Facoltà di scienze della Formazione TESINA
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1 Facoltà di scienze della Formazione Laurea triennale in Formazione e Risorse Umane Corso di Politica Economica e Gestione delle Risorse Umane Prof. Aldo Gandiglio TESINA CAPITALE UMANO CONOSCENZA - CRESCITA ECONOMICA A cura di : Marcello Granati A.A. 2013/2014
2 INDICE INTRODUZIONE 1. IL CAPITALE UMANO ACQUISITO ATTRAVERSO L ISTRUZIONE 2. MA QUANTO RENDE INVESTIRE IN ISTRUZIONE IN TERMINI PERSONALI? 3. L ISTRUZIONE ED IL SUO RUOLO SOCIALE RAPPORTO NAZIONALE SULLE COMPETENZE DEGLI ADULTI PIAAC-OCSE 4. I LIVELLI DI COMPETENZA PIAAC 5. IL CAPITALE UMANO ACQUISITO ATTRAVERSO LA FORMAZIONE SUL POSTO DI LAVORO 6. L INNOVAZIONE E IL CONTRIBUTO DELLE IMPRESE ALLA CRESCITA 7. IL RAPPORTO DEL WORLD ECONOMIC FORUM SUL CAPITALE UMANO
3 INTRODUZIONE Una prima e fondamentale considerazione, le economie industriali moderne risultano sempre più caratterizzate da rapide trasformazioni nelle conoscenze tecnologiche scientifiche e più in generale, dei fattori immateriali che influenzano in maniera significativa la crescita. Il concetto di capitale umano indica l insieme delle conoscenze e delle capacità produttive acquisite da un individuo attraverso l istruzione, la formazione e l esperienza lavorativa. Tali capacità e conoscenze influenzano non solo la sua realizzazione economica e sociale (ad esempio determinano la sua produttività e quindi il suo valore nel mercato del lavoro) ma hanno un impatto sulla società di cui egli fa parte. Questa tipologia di risorse immateriali in quanto non indicate nelle risultanze contabili, concorrono alla gestione giocando spesso un ruolo fondamentale ai fini del successo dell impresa. Lo studio del capitale umano viene solitamente diviso in due macroaree 1. IL CAPITALE UMANO ACQUISITO ATTRAVERSO L ISTRUZIONE Già dai primi anni 90 giungono dalla commissione europea sistematiche indicazioni in materia di formazione e istruzione, e nel dicembre del 93 viene anche pubblicato il Libro bianco sulla crescita, competitività, occupazione (cap 7) che segnala l importanza e la necessità di investire sul capitale umano, adeguando i sistemi di istruzione e formazione professionale, definendo con i seguenti punti, alcuni obiettivi considerati prioritari e imprescindibili per i sistemi di istruzione degli stati nazionali rispetto alla formazione del cittadino europeo nella società della conoscenza: accrescere lo sviluppo personale lungo l arco di tutta la vita attraverso il lifelong learning; sviluppare l autonomia e la responsabilità della persona abituandola ad osservare, a sapersi informare, a giudicare, a scegliere; sviluppare le capacità relazionali, quali cooperare e lavorare in gruppo; sviluppare la creatività individuale; sviluppare la capacità di imparare a imparare. ( La serietà e il senso di responsabilità con la quale le indicazioni della comunità europea sono state recepite dal nostro paese, sono testimoniate dalle 4 riforme che si sono succedute negli ultimi 20 anni, dal ministero Berlinguer, Moratti sino alla riforma Gelmini, passando per il ministro Fioroni ) Se si analizza il concetto in termini personali occorre sottolineare che per investire in istruzione- formazione e continuare a migliorare e aggiornare le conoscenze lungo tutto il corso della vita, gli individui hanno bisogno di interesse convinzione e motivazione, per far si che le conoscenze acquisite possano incidere e fare la differenza nella loro vita, sino alla propria autorealizzazione. Già nel 1954 Abraham Harold MASLOW nella teoria dei bisogni sosteneva, la disponibilità di beni materiali o primari è condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere il reale benessere di un individuo. Solitamente il primo e più immediato approccio alla valutazione dei rendimenti dell istruzione consiste nel considerare il differenziale salariale tra individui che hanno un diverso livello d istruzione, a parità di altre caratteristiche osservabili che influenzano il salario (età, esperienza lavorativa, sesso ecc.).
4 Questo metodo fornisce una delle regolarità empiriche più consolidate in economia del lavoro: la relazione positiva tra scolarizzazione e redditi percepiti. Secondo i dati dell Ocse, ad esempio, nella maggioranza dei paesi sviluppati le persone con un titolo di istruzione equivalente alla nostra laurea specialistica guadagnano almeno il 50 per cento in più di quelle che hanno ottenuto il diploma di scuola secondaria (tav. 1). I differenziali salariali tra questi ultimi e quelli in possesso della licenza media sono meno accentuati, ma comunque compresi tra il 15 e il 30 per cento. In Italia i differenziali salariali per livelli di istruzione sono in linea con la media dell Ocse e seguono una dinamica temporale simile a quella osservata in altri paesi, pur con qualche sfasamento3. L uso del differenziale salariale come indicatore della redditività dell investimento in istruzione appare tuttavia inappropriato, perchè si trascurano, da un lato, i costi dell istruzione e, dall altro, i benefici che derivano dalle migliori prospettive occupazionali. Il valore attuale netto (VAN) dell investimento in termini di matematica finanziaria e di finanza aziendale, fa sorgere anche diversi costi in capo all individuo che intende istruirsi." Questi costi possono essere divisi in tre tipologie a) costi monetari diretti (tasse, libri, ecc.); b) costi opportunità c) costi dello sforzo o costi non monetari Quando si vuole calcolare il VAN, in realtà sorgono immediatamente dei problemi. Il primo problema è dato dal fatto che i costi non nono immediatamente misurabili. In particolare non sono misurabili i costi non monetari. Il secondo è quello di stabilire un valore al tasso di rendimento dell istruzione. Tuttavia quello che intendiamo analizzare nel valore dell istruzione, non è l analisi finanziaria dei costi, problema che interessava le banche americane negli anni 70 e 80 che dovevano stabilire il tasso di interesse da chiedere quando concedevano prestiti per lo studio, ma riteniamo più interessante ed utile concentrarsi sui rendimenti generati dall istruzione, sia in termini personali di possibilità occupazionali, e di retribuzione in rapporto al livello di scolarità raggiunta, sia in termini sociali e di sviluppo economico che osserveremo in seguito. 2. MA QUANTO RENDE INVESTIRE IN ISTRUZIONE IN TERMINI PERSONALI? È ormai evidente che l istruzione aumenta le potenzialità cognitive dell individuo, l inclusione sociale e la capacità di ciascuno di comprendere il mondo che lo circonda, diventando parte consapevole e attiva della società in cui si vive. Amartya Sen, illustra come sia estremamente riduttivo limitare l obiettivo dell istruzione al raggiungimento di un traguardo economico. A questo proposito è utile approfondire il suo contributo su due concetti, il primo quello di: FUNCTIONING il concetto aristotelico di funzionamento, condizionato da quelli definiti da SEN fattori di conversione, rappresentati dalle condizioni personali, quali la condizione fisica, il sesso, l età, la razza, le abilità intellettuali, ecc e sociali quali il background socio-culturale, il sistema di protezione sociale, ecc. elementi che si rivelano fondamentali per il secondo concetto quello di CAPABILITIES le capacità cognitive sono una delle dimensioni rilevanti del benessere individuale, ma la misurazione di tali capacità, fermo restando che a livello macro, indicatori quali i tassi di scolarità,
5 oppure i tassi di successo scolastico possono fornire indicazioni utili in tal senso, questo tipo di fattori appaiono inadeguati, ad un indagine più dettagliata. In effetti, si tratta di indicatori che non dicono nulla sull adeguatezza della formazione impartita nel sistema educativo e della preparazione da esso garantita in relazione sia alle necessità del mercato del lavoro sia in relazione ad un grado soddisfacente di inclusione sociale. La possibilità di frequentare il sistema educativo sino ai gradi più alti rappresenta un importante pre-condizione, la circostanza di essere o meno in grado di risolvere problemi tipici di una knowledge society costituisce il vero problema cui devono confrontarsi le generazioni più giovani. In altre parole è possibile ipotizzare che una scarsa dotazione di abilità cognitive in alcuni specifici campi del sapere provochi una frattura fra poveri e non poveri, in termini di competenze. Così come nel caso della povertà in termini di reddito anche questa diversa forma di povertà in termini di competenze può essere relativa, cioè misurata in relazione ad un qualche valore centrale della distribuzione, o assoluta. Considerando le competenze cognitive, una soglia assoluta di povertà può essere fissata al di sotto quel livello minimale di conoscenze necessarie per vivere nel contesto sociale di riferimento Ma quali sono le abilità cognitive in grado di determinare virtuosi processi di inclusione sociale e lavorativa correlati a livelli di reddito adeguati? Il conflitto oggi è fra chi è occupato o occupabile e chi viceversa è escluso da queste condizioni. Ne è derivata una riduzione della partecipazione attiva di una parte della popolazione dalla produzione di reddito, ponendosi quindi nuovi problemi di distribuzione del reddito fra lavoro e non lavoro. I principali fattori all origine dell innalzamento del rapporto fra lavoratori qualificati e lavoratori non qualificati sono stati individuati nella diffusione delle ICT, (tecnologie comunicazione informazione) nella rilocalizzazione della produzione a minor intensità di lavoro qualificato nei paesi in via di sviluppo, nelle modifiche nell organizzazione delle imprese. Ogni serio insegnamento deve porsi come obiettivo irrinunciabile quello di insegnare ad apprendere Gli obiettivi formativi vanno quindi adeguati alla nuova realtà della società odierna, facendoli ruotare intorno ad alcuni elementi essenziali un aumento della cultura generale, come capacità di interpretare e gestire la complessità, di adeguarsi al mutamento, di informarsi, di capire, di creare e di comunicare, anche al di fuori del proprio Paese; lo sviluppo di flessibilità mentale, intraprendenza ed autonomia di azione come obiettivi trasversali e indispensabili in qualsiasi percorso formativo; la capacità di entrare in una logica di formazione continua, con una particolare attenzione all uso delle nuove tecnologie della comunicazione e dell informazione; la disponibilità a cambiare, anche più volte nel corso della vita, la propria collocazione professionale. Giungere ad una stima corretta e che non lasci dubbi riguardo al rendimento dell istruzione non è una cosa semplice se si ragiona su quelle che sono le implicazioni nelle politiche economiche in questo settore. Si giunge alla questione ancora aperta dell investire in istruzione pubblica, se si vuol far crescere la produttività degli individui che non possono permettersi un.istruzione privata. Se si vogliono dare pari opportunità bisogna investire in un tipo di istruzione accessibile a tutti. A questo punto un economista di Harvard MICHAEL SPENCE, dimostrò che anche qualora l istruzione non incrementasse la produttività degli individui, investire in una forma di istruzione accessibile a tutti migliora il benessere sociale." Il modello di SPENCE(1974) noto come il the job market signalling game dimostra come l istruzione funzioni come un segnale dell abilità degli individui in presenza di asimmetrie informative, e grazie al suo ruolo di segnale migliora il benessere sociale." (L informazione è asimmetrica quando una caratteristica rilevante in un processo di interazione è nota solo ad un agente economico ed è ignota agli altri agenti economici)"
6 l istruzione può rivestire un ruolo importante nel migliorare il benessere dell economia anche se non direttamente legata alla produttività degli individui ma entra nella sua funzione di utilità anche in maniera diretta, dato che gli individui possono anche provare piacere dall acquisire istruzione, al di la del valore che questa avrà poi sul mercato del lavoro 3. L ISTRUZIONE ED IL SUO RUOLO SOCIALE RAPPORTO NAZIONALE SULLE COMPETENZE DEGLI ADULTI PIAAC-OCSE Come è noto, uno dei fattori principali su cui l Italia può fondare il suo sviluppo economico e sociale, in mancanza di materie prime, è rappresentato dalle competenze dei suoi cittadini. Per questo motivo, l utilizzo sempre più esteso di innovazioni, non solo tecnologiche, nei vari settori e la globalizzazione aggiungono una forte pressione nel trovare politiche adeguate a garantire che le persone abbiano le competenze necessarie per vivere e lavorare nella società del XXI secolo. In questa prospettiva assume dunque grande rilievo la conoscenza dei livelli di competenze posseduti dai cittadini italiani tra i 16 ed i 65 anni, l identificazione dei processi di acquisizione e sviluppo delle stesse, l individuazione di categorie o aree territoriali che denotano particolari sofferenze." Il presente volume illustra i risultati di un indagine promossa dall OCSE. Più precisamente si tratta del primo ciclo dell Indagine sulle Competenze degli Adulti, realizzata nell ambito del Programme for the International Assessment for Adult Competencies (PIAAC). A questa iniziativa, svolta nel periodo , hanno aderito 24 Paesi di tutto il mondo; essa ha quindi il pregio di consentire un approccio comparato, assai utile nella valutazione della competitivi del nostro Paese. In Italia l indagine. stata realizzata dall ISFOL su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L indagine PIAAC consente ai Paesi aderenti al Programma di disporre di una base dati statisticamente valida al fine di valutare l efficacia dei sistemi di istruzione e formazione relativamente alle competenze chiave, gli effetti che queste hanno nel posizionare i lavoratori nel mercato del lavoro, quali risultano essere le migliori politiche per accrescere l occupabilità e per favorire sistemi di apprendimento durante tutto l arco della vita. Il quadro complessivo di ciascun Paese già in se ricco di importanti informazioni beneficia, inoltre, del confronto internazionale. I risultati relativi all Italia non possono non essere fonte di preoccupazione, per i gravi problemi che denunciano. Il nostro Paese si colloca all ultimo posto della graduatoria competenze alfabetiche (literacy), anche se rispetto alle precedenti indagini OCSE la distanza dagli altri Paesi si è ridotta. Inoltre l Italia risulta penultima nelle competenze matematiche (numeracy), fondamentali per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta. Accanto alle ombre emergono, invero, anche alcune luci: -- assai positiva la tendenza al miglioramento dei livelli di competenza del segmento femminile; -- si riscontra inoltre un processo di contenimento dell analfabetismo. Diminuisce, rispetto alle precedenti indagini internazionali (IALS e ALL), la percentuale di popolazione che si posiziona nei livelli pi. bassi di competenza (la quota sotto il livello 1 passa dal 14% a circa il 5,5%), mentre. aumentata al contempo la percentuale di popolazione a livello 2 (dal 34,5% al 42,3%); -- si riduce la forbice tra giovani e anziani. Il gap tra la fascia dei 16-24enni e la fascia dei 55-64enni passa, per quanto riguarda le competenze alfabetiche, da 63 punti delle precedenti indagini ai 30 di PIAAC; con un miglioramento delle fasce di età più mature; -- infine si riduce lo scarto con la media OCSE relativamente alle competenze alfabetiche e si riscontra un miglioramento complessivo del ranking dell Italia rispetto alle altre indagini svolte negli ultimi anni, mentre gran parte degli altri Paesi rimane stabile.
7 4. I LIVELLI DI COMPETENZA PIAAC Definizione livelli di proficiency, basati su intervalli di punteggi che variano da 0 a 500 punti. I livelli sono così suddivisi: inferiore a livello 1 (0-175); livello 1 ( ); livello 2 ( ); livello 3 ( ); livello 4 ( ); livello 5 ( ). Il livello inferiore a 1 indica una modestissima competenza, al limite dell analfabetismo, mentre i livelli 4 e 5 indicano la piena padronanza del dominio di competenza. Il raggiungimento del livello 3. considerato come elemento minimo indispensabile per un positivo inserimento nelle dinamiche sociali, economiche e occupazionali. LA DISTRIBUZIONE DEI LIVELLI DI COMPETENZA DELLA POPOLAZIONE ITALIANA pag 69 Gli adulti italiani (16-65 anni) si collocano per la maggior parte al Livello 2 sia nel dominio di literacy (42,3%) che nel dominio di numeracy (39,0%), il Livello 3 o superiore. raggiunto dal 29,8% della popolazione in literacy e dal 28,9% in numeracy, mentre i pi. bassi livelli di performance (Livello 1 o inferiore) vengono raggiunti dal" 27,9% della popolazione in literacy e dal 31,9% in numeracy. 5. IL CAPITALE UMANO ACQUISITO ATTRAVERSO LA FORMAZIONE SUL POSTO DI LAVORO IL MODELLO DI ROBERT LUCAS ON THE MECHANICS OF ECONOMIC DEVELOPMENT 1988 che fornisce un importante contributo alla teoria della crescita endogena che vede la variabile chiave del modello nella produzione di capitale umano che costituisce uno dei due settori produttivi che disegnano la meccanica dello sviluppo economico, insieme alla produzione del bene fisico. LUCAS è tra i primi che formalizza il ruolo del capitale umano e la capacità che esso ha di produrre esternalità positive. L istruzione, le capacità apprese attraverso l'educazione o l'esperienza di un lavoratore incrementano anche la produttività di altri lavoratori con la possibilità di scambiare le proprie conoscenze. " Le ricerche a cui LUCAS fa riferimento sono quelle condotte da UZAWA 1965 e ARROW KENNETH ARROW NEL THE ECONOMIC IMPLICATIONS OF LEARNING BY DOING DEL 1962" sosteneva che la crescita ottenibile da un incremento della produttività del lavoro potesse essere ricondotta all accumulazione di esperienza, e vedeva nel capitale e nella sua accumulazione una fonte di esternalità positiva per la crescita. ROMER invece trasferiva nella conoscenza questa fonte di esternalità positiva, egli sosteneva che un impresa che accumula conoscenza privata contribuisce in modo involontario all aumento della conoscenza pubblica, che a sua volta fa aumentare la produttività di tutto il sistema economico.
8 PAUL ROMER INCREASING RETURNS AND LONG-RUN GROWTH 1986 elabora un modello di crescita con mutamento tecnologico endogeno, dove la conoscenza rappresenta un fattore produttivo centrale nella produzione, diventando anch essa un bene capitale." Si evidenzia come l investimento in conoscenza comporti una esternalità naturale. La creazione di nuova conoscenza da parte di imprese, si assume abbia un effetto positivo esterno sulle possibilità di produzione delle altre imprese, in quanto la conoscenza è una risorsa immateriale che può circolare con facilità e che non può essere perfettamente brevettata o tenuta segreta." Nel modello di ROMER le imprese innovative mirano a creare nuovi prodotti generando profitti incentivando in modo non intenzionale la conoscenza che non essendo inserita nei beni prodotti non può essere conservata come segreto commerciale. Tale conoscenza diventa disponibile anche alle altre imprese riducendo i costi di R&S per tutti." Tale modello di crescita endogena presenta una crescita continua della conoscenza indissolubilmente legata ad attività di ricerca anche mantenendo costanti tutti gli altri fattori produttivi. In altri termini la produzione di conoscenze può crescere senza limiti. Questa è nella visione di Romer la chiave della crescita delle economie capitalistiche. Che ruolo ha il capitale umano in tutto questo? La produzione di conoscenza ha due input fondamentali: lo stock di conoscenza già accumulata e le capacità dei ricercatori e sviluppatori. Ne consegue che tanto maggiore è il numero dei ricercatori impegnati nella ricerca e sviluppo (e tanto maggiori le loro capacità) tanto più rapido sarà il ritmo di creazione di nuove conoscenze e, di conseguenza, il tasso di crescita dell economia. In questo caso l elemento cruciale non è l accumulazione di capitale umano ma, piuttosto, la sua allocazione in attività di ricerca. Resta comunque il suo ruolo determinante nel sostenere la crescita dell economia. Si può discutere sui meccanismi economici sottostanti alla relazione fra capitale umano e crescita, ma sul fatto che questa relazione esista e sia positiva non sembrano sussistere dubbi. 6. L INNOVAZIONE E IL CONTRIBUTO DELLE IMPRESE ALLA CRESCITA A questo proposito va segnalata la responsabilità del sistema produttivo, il quale sembra continuare a prediligere pur con importanti eccezioni tecnologie e settori che non richiedono competenze elevate. Una domanda di lavoratori qualificati relativamente contenuta emerge anche da preliminari evidenze sulla cosiddetta fuga dei cervelli. L Italia è sesta per numero di ricercatori che hanno vinto un grant ERC (European Research Council), le borse di ricerca finanziate dalla Commissione europea; tuttavia è l unico, tra i principali paesi, per cui la maggioranza dei vincitori risiede all estero. Gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) e l innovazione accrescono l efficienza produttiva delle imprese e dell intero sistema economico; favoriscono lo sviluppo del prodotto e dell occupazione, aumentando il benessere complessivo. In Italia la spesa in R&S, un importante misura delle risorse impiegate per la produzione di innovazione, è bassa nel confronto internazionale e lontana dall obiettivo del 3 per cento fissato dalla Commissione europea nella strategia UE Una ridotta propensione alla R&S si riflette in una scarsa capacità brevettuale: secondo i dati dell OCSE, la quota italiana sul totale dei brevetti depositati presso lo European Patent Office era nel 2010 pari al 4,2 per cento, poco più della metà della Francia, un quinto della Germania, meno di un sesto degli Stati Uniti. La rilevanza dell Italia è ancora minore nei settori innovativi delle biotecnologie, dell ICT e delle nanotecnologie, settori in cui i brevetti italiani sono pari a poco più del 2 per cento del totale, contro l 8 per cento della Francia, il 16 della Germania, il 34 degli Stati Uniti. In quest ultimo paese lo straordinario sviluppo di tali settori sta ridisegnando la mappa della crescita e la nuova geografia dei lavori, come recita l ultimo libro di Enrico Moretti, professore di economia all Università di Berkeley, California. L espansione dei settori innovativi costituisce infatti il principale motore
9 della crescita della produttività e dell occupazione: si stima che a ogni nuovo lavoro high-tech creato in una data area metropolitana si associno cinque nuovi posti di lavoro in altri settori, spesso anche nei servizi a più basso contenuto di istruzione e competenze. L utilizzo di indicatori quali la spesa in R&S o il numero di brevetti comporta inevitabilmente una sottostima dello sforzo innovativo, soprattutto nei paesi, come l Italia, dove dominante è la presenza di imprese di dimensione piccola e media, che tipicamente innovano senza registrare ufficialmente spese in R&S. Tuttavia, le innovazioni realizzate da queste imprese sono spesso soltanto incrementali, portano alla realizzazione di prodotti che sono nuovi per l impresa ma non per il mercato; ne risulta nel complesso affievolito l effetto sul potenziale di crescita. 7. IL RAPPORTO DEL WORLD ECONOMIC FORUM SUL CAPITALE UMANO 2013 Proprio in merito a tale questione, il World Economic Forum, ha pubblicato il primo rapporto sul capitale umano, una classifica che valuta la capacità dei vari paesi di valorizzare i propri lavoratori, basandosi su quattro parametri: istruzione, salute e benessere, occupazione e ambiente di lavoro. L Italia, come ci illustra Saadia Zahidi, Head of gender Parity and Human Capital del World Economic Forum, investe poco in capitale umano e si classifica solo al 37esimo posto su scala mondiale. La classifica vede al primo posto la Svizzera, seguita dalla Finlandia e da Singapore, Olanda, Svezia e Germania. Il Bel paese si colloca in 37esima posizione e nell area dell Europa supera solo la Lettonia, Croazia, Polonia e Grecia. Infatti, la Spagna è al 29esimo posto, la Francia al 21esimo, mentre la Gran Bretagna raggiunge il nono posto. Il capitale umano oggi riveste un ruolo centrale nello sviluppo del sistema economico di ogni paese, e proprio su questo aspetto si concentrarono gli studi di Gary Becker, premio Nobel nel E proprio in merito all'importanza del capitale umano, nel corso del Festival dell economia di Trento del 2007, aveva espresso la propria idea: Il successo e la crescita saranno in quei Paesi che sapranno investire nei propri cittadini. Perché il capitale umano è sempre più importante; perché non basta possedere petrolio e materie prime per prosperare; perché le persone e non le risorse o le macchine determinano già, ma lo faranno sempre di più, la nostra ricchezza. Questa è la mia visione dell umanità: le persone sono importanti. Becker riteneva che il miglior investimento sia la conoscenza e che il capitale umano, e dunque le informazioni, le abitudini stesse delle persone, siano decisivi. Di più: i Paesi crollano se non investono nelle persone. Il XXI secolo segnerà la rivoluzione del capitale umano e la conoscenza sarà è già il fondamento di ogni aspetto della vita umana -sottolineava Becker, il quale riteneva che tanto maggiore sarà il livello delle competenze, tanto maggiori saranno anche i benefici economici e i livelli di reddito di chi queste conoscenze ha saputo acquisire e sviluppare. L'economista, sottolineava come l alta formazione significhi stipendi migliori e che la formazione e la conoscenza non hanno ricadute solo sulla sfera economica: hanno a che fare anche con salute, matrimonio, famiglia, crescita dei figli, capacità di pianificare meglio le risorse, migliore adattabilità agli imprevisti.
10 BIBLIOGRAFIA Sen A.K., (1985), Commodities and Capabilities, Oxford, Oxford University Press Sen A.K., (1993), Capability and Well-being, in M.C. Nussbaum e A.K. Sen (eds), The quality of Life, Oxford, Clarendon Press, pp Domenici G. (1998), op.cit. p 17 insegnare ad apprendere PIAAC-OCSE ottobre 2013 RAPPORTO NAZIONALE SULLE COMPETENZE DEGLI ADULTI Robert E. LUCAS, Jr. ON THE MECHANICS OF ECONOMIC DEVELOPMENT* University ofchicago, Chicago, 1L 60637, USA February 1988 Kenneth J. Arrow Stanford University - Department of Economics 1962 The Economic Implications of Learning by Doing Paul M. Romer Increasing Returns and Long-Run Growth The Journal of Political Economy (Oct., 1986) Federico Cingano e Piero Cipollone Questioni di Economia e Finanza-Settembre 2009 Ignazio Visco- il capitale sociale: la forza del paese CONVEGNO BIENNALE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA 29 marzo 2014 OCSE (2007), Valutare le competenze in scienze, lettura e matematica. Quadro di riferimento di PISA 2006, Armando, Roma Saadia Zahidi 2013 World Economic ForumThe Human Capital Report
11 Gary Becker Festival dell'economia di Trento 2007
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