Le nuove norme sulla certificazione energetica degli edifici: la nuova definizione di impianto termico

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1 Tra le novità inserite nell'ambito del nuovo Decreto Legislativo 192/05 c'è una nuova definizione di "impianto termico" che estende quella esistente comprendendo anche gli scaldabagni. GAS.IT Le nuove norme sulla certificazione energetica degli edifici: la nuova definizione di impianto termico Il nuovo Decreto sulla "certificazione energetica degli edifici" ha innovato anche molte delle regole che erano state fissate dalla precedente Legge 10/91 e relativo Decreto 412/93. In verità, come abbiamo già fatto notare, soprattutto le disposizioni transitorie sono spesso confuse e poco chiare, tanto che hanno innescato un dibattito tutt'ora aperto sulla corretta periodicità dei controlli e delle verifiche. L'intervento che è stato fatto inserendo una differenziazione tra le diverse tipologie di caldaie e di combustibile è certamente criticabile, non perfettamente giustificato da aspetti tecnici e sembra far tornare indietro la nostra legislazione che era tra le più avanzate in Europa. Ma su una cosa il decreto può essere considerato innovativo: l'allargamento della definizione di impianto termico. Infatti, nell'allegato A al Decreto, dove si completano le definizioni, si può trovare la nuova definizione di IMPIANTO TERMICO: 1 / 5

2 "impianto termico è un impianto tecnologico destinato alla climatizzazione estiva ed invernale degli ambienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari o alla sola produzione centralizzata di acqua calda per gli stessi usi, comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolazione e di controllo ; sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento, mentre non sono considerati impianti termici apparecchi quali : stufe, caminetti, radiatori individuali, scaldacqua unifamiliari ; tali apparecchi sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nominali del focolare degli apparecchi al servizio della singola unità immobiliare è maggiore o uguale a 15 kw. " Rispetto alla definizione del passato derivante dal DPR 412/93 è stata aggiunto l'ultimo comma, quello che reinserisce gli apparecchi a gas secondari nell'ambito degli impianti termici se la somma complessiva delle potenze termiche degli stessi supera i 15 KW. E' evidente che praticamente tutti gli SCALDABAGNI individuali del tipo "istantaneo"superan o già da soli tale limite di potenza, salvo quelli di portata pari a soli 5 lt/min che, però, praticamente non è più utilizzata. Infatti anche se solitamente per gli scaldabagni l'indicazione delle caratteristiche si basa sulla p ortata all'utilizzatore di acqua calda e non già sulla potenzialità è facile dimostrare (e le caratteristiche del catalogo lo confermano) che le potenzialità al focolare di questi apparecchi sono del tutto corrispondenti a quelle delle caldaie autonome e così corrispondono: scaldabagno da: potenza utile potenza al focolare 2 / 5

3 5 lt/min 9 Kw 10 Kw 10 lt/min 18 Kw 20 Kw 11 lit/min 19 Kw 23 Kw 13 lit/min 23 kw 3 / 5

4 26 Kw 14 lit/min 25 Kw 29 Kw Questi apparecchi dispongono di bruciatori di potenzialità del tutto analoga a quella delle caldaie autonome. Il legislatore ha quindi previsto analoghi obblighi e modalità di manutenzione e di gestione. Ci sembra di poter dire che questa volta si è voluto introdurre quello che era stato lasciato fuori la scorsa volta anche per la sempre maggior criticità della situazione energetica italiana, e quindi la scelta ci sembra del tutto condivisibile. Infatti, questa tipologia di apparecchi non aveva obblighi manutentivi, per questi motivi gli utilizzatori non sono soliti far fare la necessaria manutenzione periodica se non in caso di guasto. I bruciatori sono abbandonati e tendono a peggiorare le prestazioni proprio con il passare del tempo anche perchè spesso gli apparecchi sono posti in cucina e i vapori e i grassi delle cotture tendono a sporcare i percorsi dell'aria comburente diminuendone il passaggio e pe ggiorando le condizioni della combustione. 4 / 5

5 Anche il numero di apparecchi può considerarsi significativo: nelle grandi città dove gli impianti di riscaldamento sono centralizzati la produzione dell'acqua calda più conveniente è certamente quella individuale. Si possono stimare così circa 2/3 milioni di apparecchi in tutta Italia di cui nella sola città di Milano. Non era così possibile lasciare al loro destino questi apparecchi in quanto proprio per quanto prima precisato tendono ad avere rendimenti di combustione bassi e peggiorano con tempo sino ad arrivare a valori vicini al 50%. Ora sarà necessario definire i limiti ammissibili per il rendimento di combustione che dovrà essere misurato esattamente come per le caldaie, e quale documento dovrà essere compilato come il "Libretto di impianto". Sono i quesiti che dovranno trovare risposta nei Decreti attuativi che il Ministero delle Attività Produttive sta preparando e che saranno pubblicati entro l'anno. Torneremo presto su questa implicazione che assume una importanza elevata interessando un numero rilevante di cittadini. La Redazione 5 / 5