STORIA DELLA LINGUA ITALIANA (ISTITUZIONALE)

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1 STORIA DELLA LINGUA ITALIANA (ISTITUZIONALE) PROF. MICHELE COLOMBO A.A Università Cattolica del Sacro Cuore - Facoltà di Lettere e Filosofia Introduzione Il corso di Storia della lingua italiana, per la parte istituzionale, che tratta i contenuti basilari della materia, i primi 6 cfu, svolgentisi nel primo semestre e sempre uguali di anno in anno, è tenuto dal professor Michele Colombo, per gli studenti di tutte le branche della facoltà di Lettere e Filosofia. Il corso intende fornire informazioni di base sulla linguistica storica italiana, ossia la disciplina che studia il passaggio dal latino all italiano, e sulla storia della lingua italiana, ossia la storia culturale, stilistica e letteraria dell italiano usato dai letterati nel corso dei secoli o su cui alcuni teorici si sono fermati a riflettere. A lezione il professore illustra esclusivamente la linguistica storica dell italiano, che è ciò che questa dispensa esaurisce, comprendendo gli appunti completi di tutto il corso tenuto a lezione dal professore, integrati con la dispensa che egli mette a disposizione degli studenti (comunque reperibile in fotocopisteria) ed integrati minutamente e precisamente con il volume da studiare a riguardo, G. Patota, Nuovi lineamenti di grammatica storica dell italiano, Bologna, Il Mulino, Accanto al corso del professore è tuttavia attivato un seminario, tenuto da uno dei suoi assistenti, che esamina alcuni momenti significativi della storia della lingua italiana, ricostituendo un utile ma non indispensabile sussidio allo studio, lasciato all iniziativa domestica degli studenti, dell altro testo da portare per l esame, C. Marazzini, La lingua italiana. Storia, testi, strumenti, Il Mulino, Bologna, L esame è di media difficoltà e può riuscire ostico nelle nozioni di linguistica storica, ma con un po di studio è fattibile. Il problema è che, qualora si avessero 12 cfu nel piano di studio, non si può spezzare questa parte istituzionale dagli altri 6 cfu del monografico, che però è solitamente breve e semplice. All esame vengono chiesti alcuni fenomeni linguistici pratici, spesso applicati a singole parole, di cui bisogna saper ricostruire il passaggio dal latino all italiano, ed alcuni momenti od autori significativi per la riflessione teorica sulla lingua italiana. Interrogano solitamente gli assistenti, mentre il professore interroga sul monografico. Scribamates thinking good, feeling better! Pagina 1

2 Cenni di Fonematica e Fonetica - Alfabeto fonetico: è l insieme di lettere o grafemi riconosciuti dall Api (Association Phonétique Internationale) per trascrivere i fonemi di quasi tutte le lingue del mondo; da non confondere con l alfabeto comune di ogni lingua. - Sillaba: è un insieme di lettere che, secondo canoni varianti di lingua in lingua, può essere raggruppato; più sillabe costituiscono una parola o lemma. Si dividono in sillabe aperte o libere se finiscono in vocale, o sillabe chiuse o implicate se finiscono in consonante. - Foni e fonemi: un fono è la minima entità fonico-acustica della lingua, indipendente dal significato del suono, la cui trascrizione è tra parentesi quadre; un fonema è la minima entità linguistica con valore distintivo, dipendente dal significato del suono, la cui trascrizione è tra barre inclinate a destra. I foni sono le realizzazioni possibili di un fonema (eg canna: / kanna/ - [ kanna] [ hanna] [ ganna] a seconda dei dialetti). - Divisione in sordi e sonori: i fonemi sono detti sordi se, pronunciati, fanno rimanere inerti le corde vocali, invece sono detti sonori se, pronunciati, fanno vibrare le corde vocali. - Divisione in tonici ed atoni: i fonemi sono detti tonici se su di essi cade l accento, ed atoni se su di essi non cade l accento. L accento è un segmento ad apice, posto prima della sillaba il cui fonema è accentato. - Organi fonatori: parti del corpo in grado di riprodurre i suoni, usando l aria che fuoriesce dai polmoni sino alla bocca o al naso. Si dividono in fissi, quali i denti (specie gli otto incisivi), gli alveoli (la parte superiore delle gengive interne), il palato duro (la parte supero-anteriore della cavità orale); ed in mobili, quali le labbra, la lingua (divisa in apice, dorso e radice), il palato molle (detto anche velo del palato, è la parte supero-posteriore della cavità orale, terminante con l ugola), le cavità nasali (insieme di cavità mucose e cigliate), la faringe (una lunga cavità che connette alla trachea tramite l epiglottide) e la trachea (contenente le corde vocali, due pieghe muscolari). - Vocali: le vocali sono fonemi prodotti dall aria uscente senza incontrare ostacoli, e sono tutte sonore. Quelle toniche sono sette (anteriori o palatali: i e ε; centrali: a; posteriori o velari: ɔ o u), e sono disposte in un triangolo vocalico a seconda del grado di apertura della bocca, più ampio al centro e meno ampio ai lati, ed a seconda della posizione della lingua, più sul palato duro nelle anteriorpalatali, e più sul palato molle nelle posterior-velari. Per distinguere le coppie e-ε ed ɔ-o nell alfabeto latino si usano l accento grave (a sinistra, < 90 ) per le aperte ε-ɔ, ossia è-ò, e l accento acuto (a destra, > 90 ) per le chiuse e-o, ossia é-ó. Quelle atone sono cinque (a e i o u) e non hanno valori distintivi particolari. - Semiconsonanti e semivocali: sono lo iod [j] ed il vau [w], entrambe sonore, considerate semiconsonanti se sono una i ed una u atone seguite da una vocale, o semivocali se precedute da una vocale. - Dittonghi, trittonghi e iati: un dittongo è un incontro di due vocali che sia si pronunciano assieme, sia fanno parte di un unica sillaba, ed è detto ascendente se è formato da una semiconsonante e da una vocale (eg piatto), invece è detto discendente se è formato da una vocale e da una semivocale (eg mai); un trittongo è un incontro di tre vocali che né si pronunciano assieme né fanno parte di un unica sillaba, ma sono formati da semiconsonante, vocale e semivocale (eg miei), oppure da due semiconsonanti ed una vocale (eg aiuola). Lo iato è un incontro tra due vocali che né si pronunciano assieme, né fanno parte di un unica sillaba (eg reale). - Consonanti: le consonanti sono fonemi prodotti dall aria uscente incontrando ostacoli, e si dividono secondo: Scribamates thinking good, feeling better! Pagina 2

3 1) il modo in cui sono articolate, in occlusive (o momentanee o esplosive) se il canale espiatorio si chiude completamente, in fricative (o spiranti o continue o costrittive) se il canale espiatorio si chiude parzialmente, in affricate, se si fondono una occlusiva ed una fricativa; inoltre, pur rientrando nelle categorie precedenti, sono caratteristiche le nasali (occlusive), in cui l aria esce dal naso, la vibrante (fricativa), in cui la lingua vibra sugli alveoli, le laterali (fricative), in cui l aria passa ai lati della lingua; 2) il luogo in cui sono articolate, in labiali, se il canale si chiude a livello delle labbra, in labiodentali, se il canale si chiude tra labbro inferiore e denti superiori, in dentali, se il canale si chiude a livello dei denti, in alveolari, se il canale si chiude a livello degli alveoli, in palatali, se il canale si chiude a livello del palato duro, in velari, se il canale si chiude a livello del palato molle, ed in uvulari, se il canale si chiude a livello dell ugola; 3) il fatto d essere sia sorde sia sonore. Il tutto secondo il seguente schema: - Divisione in scempie e doppie: alcune consonanti, in posizione intervocalica, si dicono scempie o semplici se sono presenti una sola volta, e doppie se sono presenti due volte (eg / eko/ ed / ekko/). Sono però sempre doppie in posizione intervocalica, nell alfabeto fonetico, /ɲ, ts, dz, ʃ, λ/ (eg / oɲɲi/, / vittsi/, / mεddzo/, / laʃʃia/, / maλλia/) anche se nella trascrizione in alfabeto comune risultano scempie, ed inoltre ts e dz (come del resto ogni fonema rappresentato da due lettere, quali tʃ e dʒ) raddoppiano in trascrizione solo la prima lettera. - Diacrisìa: nell alfabeto comune, ha valore diacritico in una parola una lettera non pronunciata, aggiunta per distinguere la parola che la possiede, da un altra. Scribamates thinking good, feeling better! Pagina 3

4 Lingue romanze e latino - Storico-naturale o artificiale: una lingua è detta storico-naturale se parlata da una cultura esistita sulla terra, altrimenti è detta artificiale se è parlata da una cultura non esistita. - Lingue neolatine o romanze: il latino non muore ma continua nelle lingue neolatine o romanze (da latine loqui, il parlar latino, o romanice loqui, il parlare in vernacolo), ossia quelle parlate nella Romània: portoghese, spagnolo castigliano, catalano, francese, occitano, lingue romanze alpine (quelle delle alpi Retiche: ladino, romancio, franco-provenzale e friulano), italiano e dialetti italici (sardo e dialetti), dalmatico (lingua estinta), romeno. In realtà è il latino volgare, non quello classico, che si trasforma in esse, tesi straordinariamente innovativa, fino ad allora assurda, promulgata per la prima volta dal linguista tedesco dell Ottocento Friedrich Diez (pronuncia [dits]), fondatore della linguistica romanza. Si usa raggruppare le lingue romanze anzitutto in occidentali (portoghese, spagnolo castigliano, catalano, francese, occitano, lingue romanze alpine) ed in orientali (italiano e dialetti italici, dalmatico, romeno) in più famiglie, anche se non rigidamente: iberoromanze (portoghese, spagnolo castigliano, catalano), galloromanze (occitano, francese, franco-provenzale), retoromanze (romancio, ladino, friulano), italoromanze (italiano, sardo e dialetti), balcanoromanze (dalmatico, romeno). Alcune di esse sono lingue nazionali, altre sono regionali, altre sono parlate anche in nazioni vicine quali lingue ufficiali, altre sono lingue franche, alcuni linguisti parlano addirittura di Romània nova creatasi colla colonizzazione di Africa ed Americhe da parte degli Europei eredi dei latini e colla creazione di lingue creole (dette pidgins se particolarmente semplificate per uso commerciale e di convivenza), altri linguisti ancora parlano di Romània submersa, un area nella quale anticamente c è stato l impero romano, ma in cui il latino è stato soppiantato. - Sino al I dc la forza centripeta di Roma, tra burocrazia e statalismo, commercio e militare, sistema scolastico e cultura, fa sì che tutti, all interno dell impero, conoscano la stessa lingua. Plinio il Giovane racconta che un seccatore ha tormentato Tacito mentre è seduto in arena per il circo, chiedendogli se si ritenesse latino o gallico: Tacito, sdegnato, replica se lo si è riconosciuto, infatti Tacito è scambiato per Plinio il Giovane (il latino del gallico provinciale Tacito è simile a quello dell italico Plinio, infatti il latino colto è pressoché identico ovunque). - Nel VI secolo s avvia il processo di continuazione del latino volgare nelle lingue romanze, ed il punto di non ritorno avviene sotto Carlo Magno, che s accorge dell importanza della cultura e riforma il sistema culturale, ormai consapevole di ciò; al concilio di Tours dell 813 i vescovi decretano che la liturgia della chiesa debba rimanere in latino, ma la predicazione, nelle omelie, debba essere eseguita in rusticam romanam linguam aut thiotiscam, ossia nei volgari romanzi o in volgare tedesco: è la presa di coscienza del fatto che il latino volgare ormai è morto e sono nate le lingue romanze. - Lingue indoeuropee: gruppo di lingue dagli stilemi originariamente comuni, diffuse in Eurasia, divise in gruppi quali latino, greco, germanico (da cui inglese, tedesco, olandese, svedese ecc...), slavo (da cui russo, polacco, bulgaro, iugoslavo ecc...), celtico (da cui irlandese ecc...), sanscrito (da cui hindi ecc...), iranico (da cui persiano ecc...) ecc... Per quanto l indoeuropeo non sia mai effettivamente stato parlato da questi popoli, essendo una lingua semplicemente ricostruita dai linguisti, essa aiuta a capire la progressiva diversificazione e nascita delle lingue storico-naturali. - Variabili linguistiche: la lingua tende a modificarsi 1) in concomitanza alla variabile diacronica, ossia in base al tempo in cui è parlata: i Romani hanno regnato a lungo (circa 753 ac dc), così si hanno latino arcaico (VIII ac - fine II ac: iscrizioni, Andronico, Nevio, Ennio, commedia e tragedia), preclassico (fine II ac - metà I ac: Lucrezio, Catullo e neoteroi, Cesare, Sallustio), classico o aureo (metà I ac - morte di Augusto 14 dc: Cicerone, Livio, Virgilio, Orazio, Ovidio), Scribamates thinking good, feeling better! Pagina 4

5 postclassico o argenteo (morte di Augusto 14 dc - fine II dc: Seneca, Tacito, romanzo, satira), tardo (fine II dc - VII dc: tarda latinità pagana, latino cristiano tra apologetica e patristica); 2) in concomitanza alla variabile diatopica, ossia in base al fattore spazio: i Romani hanno colonizzato territori da ovest ad est (Osco-Sanniti, Umbri, Volsci, Etruschi, Sicilia, Sardegna, Corsica, Spagna, Illirico, Nordafrica, Grecia, Asia Minore, Gallia, Egitto, Pannonia, Britannia, Dacia, Mesopotamia ecc...), così si hanno forze a) endogene, che provengono dalla lingua stessa, come il fatto che essa è isolata e non è raggiunta da altre lingue, o che essa ha caratteri propri e non raggiunge altrove (eg MAGIS > port. masi, sp. màs, rom. mai, invece PLUS > fr. plus, it. più; FORMOSU(M) > port. formoso, sp. hermoso, rom. frumos, invece BELLU(M) > fr. beau o bel, it. bello; COMEDĔRE > port. sp. comer, invece MANDUCĀRE > fr. manger, it. mangiare; FRATRE(M) > fr. frère, it. fratello, rom. frate, invece GERMANU(M) > port. irmao, sp. hermano; MENSE(M) > port. mes, sp. mes, fr. mois, it. mese, invece LUNA(M) > rom. luna; CUM > port. com, sp. it. con, rom. cu, invece APUD HAEC > fr. avec, cat. occ. amb); b) esogene, che provengono da altre lingue, come dimostrano i concetti di influsso di sostrato (la lingua dominata sulla dominante, per il latino le lingue dei popoli italici, eg l osco-umbro ùpsannam vale OPERANDAM, così come QUANDO vale il napoletano / kwannə/ e si vede nel nesso -nn- e -nd-), adstrato (le lingue importanti che convivono colla dominante, per il latino il greco, eg il greco παραβολή > PARABOLA(M) > port. palavra, sp. palabra, fr. parole, it. parola) e superstrato (la lingua dominante sulla dominata, per il latino le lingue dei barbari, eg il fràncone werra > port. sp. it. guerra, fr. guerre), per i quali è il prestigio di una lingua ad influenzare l altra (celebre da Orazio, Epistulae II, 1 Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio ); 3) in concomitanza alla variabile diafasica, ossia in base al fattore registro nel parlare: i Romani hanno sviluppato maniere diverse di parlare a seconda del referente o del contesto (si pensi al Cicerone delle opere oratorie o a quello dell epistolario); 4) in concomitanza alla variabile diastratica, ossia in base al fattore socio-culturale: i dotti e le classi aristocratiche romane hanno avuto più esperienze e più possibilità di studio rispetto agli umili ed ai poveri; 5) in concomitanza alla variabile diamesica, ossia in base al fattore modalità di trasmissione della lingua: i Romani differenziano ciò che espongono per iscritto su iscrizioni ed opere, come oggi su riviste e libri, maggiormente sorvegliato, da ciò che dicono oralmente per strada, oggi per radio e televisione, minormente sorvegliato. Scribamates thinking good, feeling better! Pagina 5

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