ASPETTI NORMATIVI PER LA GESTIONE DEGLI SCARTI DA GIARDINO

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1 ASPETTI NORMATIVI PER LA GESTIONE DEGLI SCARTI DA GIARDINO PORDENONE 14 MARZO 2009 Dott. Stefania Grillo

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3 SVILUPPO SOSTENIBILE Sviluppo sostenibile: a) interazione tra economia, società e ambiente b) equilibrio dinamico c) beneficio per le persone e per gli ecosistemi d) consapevolezza nel riorientare il modo di produrre e consumare

4 SOSTENIBILITA ECONOMICA Richiede la conoscenza dei limiti e delle potenzialità della crescita economica e la conoscenza del loro impatto sulla società e sull ambiente. Se si vuole sostituire un modello dannoso di sviluppo con un altro virtuoso bisogna tener conto appunto del rapporto costi/benefici- Se i costi sono superiori ai benefici questo modello non viene applicato e lo sviluppo sostenibile non viene perseguito. E quindi necessario anche un modello di cambiamento economico

5 SOSTENIBILITA ECOLOGICA O AMBIENTALE E la consapevolezza delle risorse naturali, delle fragilita dell ambiente e dell impatto che hanno su di esso le attività e le decisioni umane E una componente essenziale di quel nucleo di valori che formano la base su cui rimodellare la globalizzazione. E possibile creare una COMUNITA SOSTENIBILE? Qual è la difficoltà? Superare le semplici definizioni e giungere ad una definizione operativa QUAL E LA CHIAVE? Non vi è necessità di inventare nulla Gli ecosistemi naturali sono comunità sostenibili di piante animali microroganismi intrinsecamente e inappuntabilmente capaci di sostenere la vita.

6 SOSTENIBILITA ECOLOGICA O AMBIENTALE Una comunità umana sostenibile imparerà ad interagire con la capacità intrinseca della natura di sostenere la vita Sostenibilità non significa che le cose non cambino, non si tratta di uno stato di immobilità ma di un processo dinamico di evoluzione Bisogna comprendere quei principi organizzativi, comuni a tutti i sistemi viventi, che gli ecosistemi hanno sviluppato allo scopo di sostenere la rete della vita I sistemi viventi sono delle reti autogenerative: a livello di struttura organizzativa si presentano racchiuse da confini, ma in realtà restano aperte a continui flussi di energia e materia Questa visione sistemica della vita consente di identificare alcuni principi dell ecologia

7 I 6 PRINCIPI DELL ECOLOGIA 1) RETI: a tutti i livelli del mondo naturale troviamo dei sistemi viventi nidificati all interno di altri sistemi viventi. 2) CICLI: per restare in vita tutti gli organismi viventi devono continuamente attingere a flussi di materia ed energia dell ambiente. Tutti producono rifiuti ma un ecosistema non produce alcun rifiuto 3) ENERGIA SOLARE: trasformata in energia chimica dalla fotosintesi alimenta i cicli ecologici 4) SODALIZI: scambi di energia e risorse all interno di un ecosistema: cooperazione 5) DIVERSITA : gli ecosistemi recuperano grazie alla ricchezza e alla complessità delle reti ecologiche 6) EQUILIBRIO DINAMICO: ecosistema come rete flessibile in costante fluttuazione SONO FORME DI SAGGEZZA

8 RIFIUTO Che cos è un rifiuto? qualsiasi sostanza od oggetto riportato nell Allegato A della parte IV del Codice Ambientale (D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152) e di cui il DETENTORE si disfi abbia deciso abbia l obbligo di disfarsi (art. 183, comma 1, lett. a) Chi è il detentore? il produttore di rifiuti o il soggetto che li detiene (art. 183, comma 1, lett. c) Chi è il produttore? la persona la cui attività ha prodotto rifiuti cioè il produttore iniziale e la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento, di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti (art. 183, comma 1, lett. b)

9 RIFIUTO La classificazione dei rifiuti segue due criteri (art. 184,c.1): 1) L ORIGINE: rifiuti urbani e rifiuti speciali Es. di rifiuto urbano: i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali (art. 184, c. 2, lett. e); Es. di rifiuto speciale: rifiuti da attività di servizio (art. 184, comma 3, lett. f), rifiuti da lavorazioni artigianali (art. 184, comma 3, lett. d) 2) LA PERICOLOSITA : rifiuti pericolosi e non pericolosi Sono considerati rifiuti pericolosi non domestici quelli indicati nell elenco dell Allegato D alla parte IV del Codice Ambientale contrassegnati da un asterisco * Ad esempio un rifiuto agrochimico non è pericoloso ma lo diventa quando contiene sostanze pericolose

10 RIFIUTO SI EVIDENZIA IL CONCETTO DI ASSIMILABILITA LO STATO HA COMPETENZA (art. 195, comma 2, lett. e) NELLA DETERMINAZIONE DEI CRITERI QUALITATIVI E QUALI- QUANTITATIVI PER L ASSILILAZIONE, AI FINI DELLA RACCOLTA E DELLO SMALTIMENTO, DEI RIFIUTI SPECIALI E DEI RIFIUTI URBANI IL COMUNE (art. 198, comma 3, lett. g) HA COMPETENZA A DISCIPLINARE CON APPOSITO REGOLAMENTO L ASSIMILAZIONE PER QUALITA E QUANTITA DEI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI AGLI URBANI QUINDI GLI SCARTI DA GIARDINO SONO RIFIUTI ASSIMILABILI CHE POSSONO DIVENTARE ASSIMILATI SE IL COMUNE REGOLAMENTA IN TALE DIREZIONE

11 FORMULARIO ART. 193, COMMA 1 IL FORMULARIO E UN DOCUMENTO DI IDENTIFICAZIONE DEL RIFIUTO CHE LO ACCOMPAGNA DURANTE IL TRASPORTO EFFETTUATO DA ENTI O IMPRESE. DEVE CONTENERE I SEGUENTI DATI: 1. NOME ED INDIRIZZO DEL PRODUTTORE E DEL DETENTORE 2. ORIGINE, TIPOLOGIA E QUANTITA DEL RIFIUTO 3. IMPIANTO DI DESTINAZIONE 4. DATA E PERCORSO DELL ISTRADAMENTO 5. NOME E INDIRIZZO DEL DESTINATARIO

12 FRAZIONE UMIDA e FRAZIONE SECCA ART. 183, COMMA 1, LETT. N) rifiuto organico putrescibile ad alto tenore di umidità, proveniente da raccolta differenziata o selezione o trattamento dei rifiuti urbani ART. 183, COMMA 1, LETT. O) rifiuto a bassa putrescibilità e a basso tenore di umidità proveniente da raccolta differenziata o selezione o trattamento dei rifiuti urbani, avente rilevante contenuto energetico

13 COMPOST DA RIFIUTI E COMPOST DI QUALITA ART. 183, COMMA 1, LETT. T) prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria e, in particolare, a definirne i gradi di qualità. ART. 183, COMMA 1, LETT. U) prodotto ottenuto dal compostaggio di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteristiche stabilite dall Allegato 2 del D.lgs. 217/2006: Revisione della disciplina in materia di fertilizzanti.

14 CENTRO DI RACCOLTA ART. 183, COMMA 1, LETT. CC) area presidiata ed allestita, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, per l attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento. La disciplina dei centri di raccolta è data dal DM 8 aprile L art. 1 indica tre categorie di soggetti che in maniera differenziata possono conferire i rifiuti urbani e assimilati ai centri di raccolta: 1) utenze domestiche 2) utenze non domestiche (limitatamente ai rifiuti assimilati) 3) altri soggetti tenuti in base alle normative di settore al ritiro di specifiche tipologie di rifiuti dalle utenze domestiche

15 ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI ART. 212, COMMA 5 l iscrizione all Albo è requisito per lo svolgimento di attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi ( ), di commercio ed intermediazione dei rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi, gestione di impianti di smaltimento e di recupero di titolarità di terzi ( ). ART. 212, COMMA 6 l iscrizione deve essere rinnovata ogni 5 anni e costituisce titolo per l esercizio della attività di raccolta, trasporto, commercio ed intermediazione; per le altre attività l iscrizione abilita alla gestione degli impianti il cui esercizio sia stato autorizzato o allo svolgimento delle attività soggette a iscrizione.

16 ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI ART. 212, COMMA 8 il comma 5 e 6 non si applica ai produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti ( ) a condizione che tale operazioni costituiscano parte integrante ed accessoria dell organizzazione dell impresa dalla quale i rifiuti sono prodotti ART. 212 COMMA 18 le imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto di rifiuti sottoposti a procedure semplificate ai sensi dell art. 216 ed effettivamente avviati al riciclaggio e al recupero, non sono sottoposte alle garanzie finanziarie e sono iscritte all Albo mediante l invio di comunicazione di inizio attività alla Sezione Regionale competente

17 CHI PRODUCE SCARTI DA GIARDINO? 1) Il soggetto privato produce scarti da giardino che sono qualificati come rifiuti urbani 2) I soggetti che svolgono attività di servizio, commerciali, artigianali producono rifiuti che sono qualificati speciali assimilabili ai rifiuti urbani 3) Le aziende agricole-forestali producono materiale che non rientra nel campo della nozione di rifiuto se segue determinate condizioni (art. 185 e Circ. Ispettorato Foreste 12/2008)

18 IL PRIVATO E LO SCARTO DA GIARDINO IL PRIVATO Vuole fare manutenzione del proprio giardino Come si comporta? 1. Svolge da se la propria attivita ed allora sarà produttore del rifiuto; 2. Incarica un terzo (ad es. un giardiniere).

19 IL PRIVATO E LO SCARTO DA GIARDINO I produttori dei rifiuti sono i soggetti che eseguono materialmente le varie attività La posizione di produttore del rifiuto non è trasferibile con un contratto Pensiamo all esempio del contratto di appalto: committente a appaltatore La giurisprudenza a riguardo fornisce diverse interpretazioni

20 LA GIURISPRUDENZA In riferimento all appalto la giurisprudenza è concorde nel confermare che il produttore dei rifiuti è colui che esegue materialmente l attività dalla quale il rifiuto si genera, ma quando si devono evidenziare le posizioni di garanzia del committente si evidenziano diverse posizioni: Il committente può essere considerato responsabile degli illeciti commessi dall appaltatore quando abbia concorso negli illeciti medesimi. L appaltatore non è intermediario In campo ambientale non esiste una norma espressa che prevede la delega di funzioni

21 IL PRIVATO E LO SCARTO DA GIARDINO SE IL PRIVATO PRODUCE RIFIUTI DA SCARTO COSA FA? consegna i rifiuti ai centri di raccolta, senza obbligo di compilazione di formulario (art. 193, comma 4) l obbligo del formulario non riguarda i trasporti di rifiuti non pericolosi effettuati dal produttore di rifiuti stessi, in modo occasionale e saltuario, che non eccedano la quantità di 30 kg o di 30 litri.

22 IL GIARDINIERE E LO SCARTO DA GIARDINO SE IL PRIVATO AFFIDA A TERZI LA MANUTENZIONE DEL PROPRIO GIARDINO CHE PERCORSO SEGUIRANNO I RIFIUTI DA SCARTO? In questo caso il giardiniere cura il giardino, sfalcia, pota e poi trasporta i rifiuti DOVE TRASPORTA I RIFIUTI DA SFALCIO PRODOTTI? 1) IN ECOPIAZZOLA Solo quando tali rifiuti, speciali, sono considerati assimilati.

23 2) Se il rifiuto non viene previsto come assimilato dal Comune, allora verrà trasportato presso un soggetto autorizzato diverso da quello che gestisce il servizio pubblico In questo caso potremmo utilizzare l art. 266, comma 4 i rifiuti provenienti da attività di manutenzione ( ) si considerano prodotti presso la sede del domicilio del soggetto che svolge tale attività. SI TRATTA DI UNA INTERPRETAZIONE NON DI UNA CERTEZZA

24 ART. 266: ATTIVITA DI MANUTENZIONE ART. 266 COMMA 4 Se si applica questo articolo a tale attività, il rifiuto da scarto, si considera sempre prodotto nel giardino del privato ma è nella sede legale del giardiniere che iniziano gli obblighi normativi In questo caso l obbligo di ogni adempimento amministrativo relativo al trasporto e alla tassazione sorge dal momento in cui il rifiuto raggiunge la sede legale lavorativa del giardiniere.

25 IMPIANTO AUTORIZZATO O COMPOSTAGGIO 3) Si potrà pensare ad un sistema di recupero tramite compostaggio seguendo gli adempimenti normativi previsti da: - D.lgs. 152/2006 Nuovo Codice Ambiente - DM Individuazione rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ( ) - Legge 748/1984 Nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti

26 PROCEDURE PER IL COMPOSTAGGIO QUALI SONO LE PROCEDURE PER INIZIARE UN ATTIVITA DI RECUPERO TRAMITE COMPOSTAGGIO (AZIENDALE)? 1) SISTEMA AUTORIZZATORIO ART. 208 Il soggetto interessato presenta domanda alla Regione competente 2) COMUNICAZIONE DI INIZIO ATTIVITA ART Nell allegato C tale operazione di compostaggio (R3) rientra in quelle di recupero - Si tratta di attività soggetta a procedura semplificata in quanto la voce 16 del DM 5 febbraio 1998 ha emanato le norme tecniche che individuano la tipologia di rifiuti compstabili per la produzione di compost di qualità

27 RIFIUTO La gestione dei rifiuti costituisce attività di interesse pubblico e ha come finalità quella di assicurare un elevata protezione dell ambiente e controlli efficaci. La gestione dei rifiuti comporta la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo delle discariche dopo la chiusura La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, prevenzione e proporzionalità.

28 RIFIUTO Si previene la produzione di rifiuti Si riduce il più possibile la produzione di rifiuti Si riutilizza, ricicla o si recupera con altre forme il rifiuto In via residuale il rifiuto si smaltisce

29 COMPOSTAGGIO RICORDIAMOCI LA BIPARTIZIONE INIZIALE Se si vuole ottenere l autorizzazione ad una attività di recupero tramite compostaggio è necessario evidenziare se tale attività si configura come agricola o come attività di servizi, commerciale etc.

30 FINE

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