Fondazione Teatro La Fenice di Venezia Area Formazione, Ricerca, Progetti innovativi

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1 Fondazione Teatro La Fenice di Venezia Area Formazione, Ricerca, Progetti innovativi EduMediaTeca / CESPEME Newsletter MARZO 2011 INCONTRI CON L ORCHESTRA: ALLA SCOPERTA DELLA MUSICA SINFONICA Anno IV - STAGIONE 2010/11 - PROVE APERTE Teatro La Fenice Venerdì 1 aprile 2011, ore 10.30: MOZART, MAHLER Gentili insegnanti, in relazione al programma formativo che mette a disposizione del mondo scolastico e universitario l occasione di provare emozionanti esperienze d ascolto dal vivo dell Orchestra del Teatro La Fenice nell esecuzione di pezzi per grande organico strumentale condotti da eminenti direttori, siamo lieti oggi di inviarvi le risorse introduttive al repertorio che verrà proposto nel QUINTO APPUNTAMENTO di Venerdì 1 aprile 2011 (Teatro La Fenice dalle alle 12.30) ricordando che il relativo sussidio multimediale di guida all ascolto verrà donato, esclusivamente alle classi partecipanti, successivamente all esperienza, dovendosi da parte nostra prima ottenere copia della documentazione del concerto da cui ricavare gli estratti didatticamente significativi. Per questa proposta abbiamo ottenuto l ESAURIMENTO DI TUTTI I POSTI DISPONIBILI e ringraziamo in maniera particolare tutte quelle scuole che, nonostante sia annunciato per quella data uno sciopero nazionale dei trasporti, si sono autonomamente organizzate per poter assistere alla prova diretta dal M Diego Matheuz. Siamo in attesa da parte del direttore artistico del comunicato ufficiale riguardante l apertura al pubblico della prova stessa e contiamo nei prossimi giorni di darne avviso a tutte le scuole prenotate.

2 Il prezzo di ingresso alla prova (e del sussidio didattico sul repertorio eseguito) è di 5,00 euro per tutti (gratuito per 2 insegnanti a classe/gruppo di 25 alunni c.ca) con posto unico numerato (a partire dalla platea sino agli altri ordini) da pagarsi alla Biglietteria. Vi anticipiamo che sarà possibile acquistare in prevendita i biglietti a partire dal giorno 30 marzo. In relazione ai due conclusivi appuntamenti con l Orchestra comunichiamo agli interessati che la prova prevista per venerdì 15 aprile é anch essa esaurita in ogni ordine e grado di posti, mentre abbiamo ancora la possibilità di accogliere classi venerdì 6 maggio al Teatro Malibran, ricordando che nell occasione sarà possibile prenotare una visita al Teatro la Fenice, prima o dopo la prova, al prezzo di ingresso speciale di soli 3. Un cordiale saluto AREA FORMAZIONE, RICERCA, PROGETTI INNOVATIVI Info: tel / / fax edu1@teatrolafenice.org. Diego Matheuz Vincenzo Paci

3 Fondazione Teatro La Fenice di Venezia Area Formazione Ricerca Progetti innovativi, S. Marco Venezia tel / fax oppure (organizzazione e informazioni) edumediateca@teatrolafenice.org (sussidi e stage) INVITO A TEATRO: Incontri con l Orchestra: alla scoperta della musica sinfonica PROVA APERTA ALLE SCUOLE venerdì 1 aprile 2011 ore Venezia Teatro La Fenice Orchestra del Teatro La Fenice direttore Diego Matheuz Vincenzo Paci clarinetto di bassetto

4 PROGRAMMA WOLFGANG AMADEUS MOZART Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV 622 (versione ricostruita per clarinetto di bassetto) Allegro Adagio Rondo: Allegro Vincenzo Paci clarinetto di bassetto GUSTAV MAHLER Sinfonia n. 1 in re maggiore Titano (versione definitiva, in quattro movimenti) Langsam. Schleppend, wie ein Naturlaut - Im Anfang sehr gemächlich (Lento, strascicato, come un suono della natura - All inizio molto tranquillo) Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell - Trio: Recht gemächlich (Vigorosamente mosso, ma non troppo presto - Trio: molto tranquillo) Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen (Solenne e misurato, senza strascicare) Stürmisch bewegt (Tempestosamente agitato)

5 Risorse di Studio La Stagione sinfonica 2010/11 del Teatro La Fenice si svolge Nel segno di Mahler, compositore che il Teatro intende ricordare a cento anni dalla morte non solo nella sua veste di musicista ma anche in quelle di affermato direttore di teatro e direttore d orchestra. La quinta prova aperta alle scuole del Progetto formativo denominato Incontro con l Orchestra: alla scoperta della Musica sinfonica accosta nel programma la sua prima rilevante composizione sinfonica, la Sinfonia n. 1 in re maggiore Titano (nella versione definitiva in quattro movimenti), e uno dei concerti più intensi e innovativi del Mozart maturo, il Concerto per clarinetto e orchestra K. 622, pezzo in cui lo strumento solistico, proposto nell originaria, rarissima versione che si estende nelle note gravi (il clarinetto di bassetto ), assume una particolare rilevanza contrappuntistica ed espressiva, inedita per l epoca. Proprio la differenza, di percezione acustica e visiva, che caratterizzerà la ricezione dei due brani potrà risultare utile all insegnante per evidenziare agli allievi alcune tappe fondamentali della scrittura sinfonica: la diversa composizione ( organico ) di un orchestra alla fine del Settecento e quella di un secolo dopo, la differenza tra la Forma-Concerto (in cui uno o più strumenti - concertino - ottengono momenti solistici dialogando oppure distinguendosi dagli altri - il Tutti ) e la Forma-Sinfonia che (oltre a diverse ripartizioni strutturali) non si basa su distinzioni o gerarchie tra strumenti del primo tipo (ne esistono però altre da individuare, ad esempio tra gli strumenti che propongono la melodia e quelli che accompagnano, quelli che assumono funzioni prevalentemente armoniche e quelli che sostengono il ritmo ecc.) ma su dinamiche di combinazioni timbriche ispirate a contrasti tra famiglie strumentali o (come avviene piuttosto con Mahler) ad alchimie combinatorie indistinguibili al solo ascolto (ecco che però la vista dell orchestra diventa determinante!)perché estremamente raffinate e complesse. Nell augurare perciò un buon ascolto e soprattutto un buon lavoro didattico successivo, si propongono a questo scopo qui di seguito alcune basilari annotazioni informative elaborate da Pietro Tessarin, nostro collaboratore a progetto, che sintetizzano e anticipano alcune delle osservazioni storiche o formali trattate poi più diffusamente e criticamente nei saggi di guida all ascolto che completano le presenti risorse. Domenico Cardone

6 IL CONCERTO E un genere musicale che vede come protagonisti uno o più strumenti solisti contrapposti all'orchestra. Ai primi del Settecento il contrasto è netto (gli strumenti solisti rimpiazzano nella funzione preminente la voce umana che, appunto, gli strumenti accompagnavano...); si facciano ascoltare esempi di concerto grosso, i primi di estrazione romana, di Torelli e soprattutto di Corelli, questi ultimi codificati nell articolazione propria della sonata da chiesa e da camera; poi quelli, di straordinaria teatralità e sperimentazione timbrica (come solisti o in concertino troviamo strumenti a fiato o a pizzico, tra cui i salmoé - storpiatura del francese chalumeau - sorta di primitivo clarinetto), della successiva scuola veneziana che ne assume il primato: Albinoni (L Adagio)e Vivaldi (Il Cimento dell armonia e dell invenzione contenente Le stagioni). Nella seconda metà del Settecento il concerto per strumento solista assume un carattere sempre più virtuosistico, allo scopo di esaltare le capacità tecniche dello strumentista oltre a quelle musicali. Il predominio dello strumento solista condiziona la struttura del concerto stesso, che viene determinata dalle caratteristiche tecniche dello strumento per il quale è composto. La struttura ricalca lo schema della cosiddetta forma-sonata in tre movimenti. Le varianti a questa forma nel primo movimento sono le seguenti: l esposizione è affidata dapprima alla sola orchestra, quindi ripresa, ampliata e modificata con l aggiunta di passaggi virtuosistici dallo strumento solista accompagnato dall orchestra; alla fine della ripresa viene inserita una cadenza, ovvero un episodio solistico di bravura, che inizialmente veniva improvvisata e successivamente scritta per esteso dal compositore. Durante l Ottocento il concerto tende progressivamente al sinfonismo compatto. Johannes Brahms ( ), ad esempio, nei suoi concerti abbandona il virtuosismo del solista a favore di una concezione maggiormente sinfonica dello strumento, non più contrapposto all orchestra, bensì integrato ad essa in un continuo intreccio tematico. Ed è già il caso del Concerto per clarinetto di Mozart che ascolteremo, dalla densa scrittura orchestrale che lascia vedere, pur nel protagonismo del solista che enuncia temi cantabili, sognanti e dolci, episodi di evidente stampo contrappuntistico. LA SINFONIA. Intesa come composizione orchestrale concertistica autonoma, si è affermata, come il concerto, nella seconda metà del Settecento. L impianto strutturale è fondato sulla forma sonata in quattro movimenti. Il linguaggio sinfonico contempla una molteplice articolazione del discorso musicale su diversi piani sonori variamente individuati tra le famiglie degli strumenti orchestrali: archi, legni, ottoni e percussioni. Il compositore trova nella sinfonia il terreno ideale per sfruttare appieno le possibilità timbriche, tecniche ed espressive dei singoli strumenti e delle loro combinazioni. In epoca romantica, attraverso le composizioni di Schubert, Mendelssohn, Schumann e Brahms, la sinfonia venne ampliandosi nelle struttura, nelle elaborazioni tematiche, nell organico strumentale e nell impiego timbrico, fino a giungere alle colossali costruzioni di Anton Bruckner ( ) e Mahler.

7 Il Concerto per clarinetto e orchestra K. 622 (la lettera K sempre presente nelle composizioni di Mozart indica l'iniziale del cognome di chi per primo catalogò le sue opere: Ludwig von Köchel; spesso la lettera K è accompagnata da una V per indicare la parola catalogo - in tedesco Verzeichnis -, quindi KV significa Catalogo Köchel) venne ultimato da Mozart nel 1791, due mesi prima di morire all età di 35 anni. L interesse che Mozart colse nel clarinetto pare risalire ai tempi del suo primo viaggio a Mannheim nel 1763, quando ne udì per la prima volta la particolare sonorità dall orchestra di corte, famosa per le proprie esecuzioni anche in virtù della vasta compagine di strumentisti di cui vantava: alla sua nascita contava 48 esecutori, mentre nel 1778 arrivava fino a 90. Se si pensa che l'orchestra del compositore Giovanni Battista Sammartini ( ) non superava le 20 unità, questi numeri assumono una certa importanza. Recatosi a Londra l anno dopo, nel 1764, Mozart ascoltò nuovamente il timbro del clarinetto nelle sinfonie di Carl Friedrich Abel ( ) e Johann Christian Bach ( ). Nacque così una passione che avrebbe legato Mozart al più giovane strumento della famiglia dei legni, le cui particolari caratteristiche fisiche lo rendevano una sorta di fusione tra due strumenti diversi: nessun altro legno presentava una così forte differenza timbrica tra il registro grave e i registri acuti. L inizio della composizione del Concerto K. 622 coincise per Mozart con un periodo di intensa attività artistica: gli era appena stato commissionato il Requiem e doveva ancora terminare due opere liriche: La clemenza di Tito e Die Zauberflöte (Il flauto magico). Sebbene impegnato su composizioni tanto diverse tra loro, Mozart non si era certo stancato di sperimentare nuove ricette orchestrali e non mancò di stupire ancora una volta con una delle sue invenzioni: il clarinetto solista in orchestra. Il genio mozartiano con questo suo ultimo azzardo aveva scorto nel clarinetto quelle doti di calda sonorità che avrebbero incantato i compositori romantici come il tedesco Carl Maria von Weber ( ), che scrisse due concerti per clarinetto solista. Bisognava però apportare qualche correzione, per così dire, al consueto impianto orchestrale che egli solitamente adottava per altri strumenti solistici come il pianoforte, cui era molto affezionato, o come il violino, strumento cardine della sua gioventù. Per esaltare al meglio il colore del clarinetto era necessario rinunciare alla sonorità brillante di oboi e trombe, così da lasciare il solista su un piano di assoluta preminenza. Mozart dedicò l intera composizione all amico Anton Stadler ( ), il più grande clarinettista dell epoca. Stadler era il solo ad utilizzare il cosiddetto clarinetto di bassetto in grado di raggiungere note un po più gravi rispetto ai clarinetti che vengono normalmente utilizzati oggi. Dopo la morte di Mozart, il mercato editoriale dell'epoca preferì mettere in circolazione una versione adattata del concerto, in modo che potesse essere eseguito con una taglia più comune di clarinetto. La ricostruzione filologica del testo mozartiano tentata successivamente, in assenza di una copia autografa testimone della volontà del compositore, è stata operazione tutt'altro che semplice; si aggiunga che lo strumento di Stadler è stato identificato con precisione solo negli ultimi decenni, consentendo di comprendere meglio i problemi testuali e di avvicinarsi a questa composizione con nuovi mezzi esecutivi. L Orchestra del Teatro La Fenice sotto la direzione di Diego Matheuz ci ripropone la versione ricostruita del Concerto per clarinetto K. 622 (suonato da Vincenzo Paci) in una forma vicina a quella udita dal pubblico dell epoca. Oltre al clarinetto vero e proprio, ne esistono altri di diversa altezza: uno dei più caratteristici è il clarinetto di bassetto (nell immagine qui a fianco), dal timbro severo e pastoso. Molto amato da Mozart, che fu uno dei primi a intuirne le possibilità espressive all interno dell orchestra, il clarinetto è uno strumento molto versatile: lo troviamo impiegato non solo nella musica classica, ma anche in quella bandistica (dove ha la funzione del violino nell orchestra, ha cioè il compito di enunciare le principali frasi melodiche) e in quelle jazz.

8 La sinfonia n. 1 Der Titan (Il Titano) di Gustav Mahler che ascolteremo interpretata dall Orchestra della Fenice diretta da Diego Matheuz è strutturata secondo i quattro movimenti con cui è giunta ai nostri giorni. La versione originaria della Sinfonia in re maggiore per grande orchestra comprendeva infatti un altro movimento Blumine - Raccolta di fiori - (in programma al Teatro Malibran venerdì 10 giugno), che Mahler ritenne opportuno eliminare perchè troppo sentimentale e non adeguato alla statura complessiva dell opera nella sua versione definitiva. La Prima sinfonia impegnò Mahler per lungo tempo. Le testimonianze dirette del compositore, che attestano il completamento del lavoro, risalgono al 29 marzo 1888, quando scrisse due lettere: una diretta ai propri genitori, l altra all amico Friedrich Löhr. Il musicista, leggiamo in quest ultima missiva, si lasciò andare a un moto di gioia e di completa liberazione: «finalmente l ho terminata [...] Divenuta troppo urgente, bisognava che uscisse da me, sgorgando come un torrente di montagna! [...] Per sei settimane non ho quasi mai lasciato il mio tavolo di lavoro!». La sinfonia venne eseguita per la prima volta a Budapest nel 1889 sotto la direzione del compositore stesso ma l umiliante fiasco che provocò nel pubblico dell epoca spinse Mahler a dare qualche spiegazione, qualche chiave di lettura a chi avesse dovuto ascoltarla. Così, in occasione della seconda esecuzione della sinfonia (Amburgo 1893), Mahler introdusse un programma ispirato al romanzo Der Titan (Il Titano) dello scrittore tedesco Jean Paul ( ) e alle figure differenti dei suoi protagonisti: Roquairol e Albano. L uno doppio dell altro perchè espressioni di diverse condotte di vita: una sorta di libertino, scettico e cinico il primo, che vive degli intrighi e delle false apparenze che dominano presso la corte del secondo. Quest ultimo è un principe, sempre entusiasmato da ardori idealisti, dalla freschezza quasi ingenua dei suoi buoni propositi - arruolarsi nell esercito della Rivoluzione francese - che solo alla fine del romanzo, dopo numerose esperienze ed eroici sogni scopre la sua origine, assumendo in pieno il suo ruolo di regnante. Il terzo movimento della Sinfonia n. 1 di Gustav Mahler è ispirato a questa incisione di Moritz von Schwind ( ), dal titolo Il Funerale del cacciatore. Ciò che deve aver attratto Mahler non è tanto la raffigurazione in sè, irrilevante, quanto il grottesco che da essa promana e, per dirla alla Mahler, «il clima espressivo che si deve definire, e dal quale poi d un tratto, come il fulmine da una nuvola nera, erompe il quarto tempo». Il corteo degli animali potrebbe a prima vista colpirci per una certa allegria che traspare dai sogghigni dei loro musi. In realtà sotto questa superficiale coltre interpretativa si nasconde una parodia della stessa allegria che, ancora una volta seguendo Mahler (nel programma per il pubblico, redatto ad Amburgo nel 1893) «carica la processione di sinistri presentimenti».

9 Il titolo e la struttura dell opera si presentavano nel seguente ordine: Titano, poema sonoro in forma di sinfonia. Prima parte: «Dai giorni della giovinezza», un po di fiori, frutti e spine. 1. «Primavera senza fine» (introduzione e Allegro comodo) L introduzione rappresenta il destarsi della natura dal lungo sonno invernale 2. «Blumine» (Andante) 3. «A vele spiegate» (Scherzo) Seconda parte: «Commedia humana» 4. «Arenato!» (Marcia funebre «nello stile di Callot») A illustrazione di questo movimento valga quanto segue. Lo stimolo esterno per questo brano musicale è venuto all autore da una stampa caricaturale ben nota in Austria a tutti i bambini: «Il funerale del cacciatore», tratta da un vecchio libro di fiabe. Gli animali del bosco accompagnano alla tomba la bara del cacciatore morto: le lepri portano lo stendardo, davanti c è un gruppo di musicanti boemi con i quali suonano gatti, rospi, cornacchie ecc., e cervi, caprioli, volpi e altri animali del bosco alati o a quattro zampe seguono il corteo in atteggiamenti farseschi. In questa collocazione il pezzo è pensato con espressione di un amore ora ironicamente allegro, ora carico di sinistri presentimenti; segue subito 5. «Dall Inferno» (Allegro furioso) come improvviso scoppio di disperazione di un cuore ferito nel profondo. Le imprese dei protagonisti insieme ai loro ideali e agli slanci eroici evocati nel romanzo di Jean Paul, possono suggerire una certa vicinanza alle indicazioni di questo programma. Mahler tuttavia aveva in mente qualcosa di ben più vasto che neppure uno scritto-guida avrebbe avuto l ardire di esprimere: uno spirito di forza eroica, quasi un anima della natura, in lotta contro il destino, lotta che mette alla prova la vita di questo ideale trasfigurato di eroe, lotta da cui potrebbe rimanere sopraffatto. Il significato allora del titolo Titan che Mahler attribuì alla sua prima sinfonia non va oltre a un richiamo vago dell omonimo romanzo, senza bisogno di veri e propri riferimenti extramusicali. Quello che Mahler indicò a proposito della seconda parte della sinfonia e cioè quando allude a Callot, è un omaggio allo scrittore romantico Ernst Theodor Hoffman ( ), tanto affascinato da figure grottescamente demoniache in opere quali Gli elisir del diavolo, che valgono tuttavia, citando il critico e musicologo Paolo Petazzi, «a chiarire alcuni aspetti della cultura letteraria in cui il giovane compositore si riconosceva». Mahler volendo evitare gli equivoci che potevano nascere dalle varie indicazioni di carattere letterario, decise perciò di cancellare tanto il titolo (Der Titan) quanto la dicitura di poema sinfonico (composizione musicale che basava l orientamento del suo sviluppo sulla base di un evento storico, sulla vita di un artista). «Sono molto fiero di questa mia opera giovanile». Così due anni prima di morire e al termine di una gloriosa carriera che lo aveva visto ultimare ben nove sinfonie e iniziarne una decima, Mahler riuscì a guardare quella sua prima grande fatica con la dovuta tranquillità e con la consapevolezza di aver compiuto un vero capolavoro. Pietro Tessarin

10 Diego Matheuz Nato a Barquisimeto in Venezuela nel 1984, ha iniziato lo studio del violino al Conservatorio Jacinto Lara della città natale proseguendolo presso l'academia Latinoamericana de Violín di Caracas con José Francisco del Castillo ed entrando fin da subito a far parte del Sistema Nacional de Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela fondato nel 1975 da José Antonio Abreu. Sotto la guida dello stesso Abreu ha iniziato nel 2005 lo studio della direzione d'orchestra attirando ben presto l'attenzione di Sir Simon Rattle, che lo ha invitato a dirigere una prova dell'orquesta Sinfónica de la Juventud Venezolana Simón Bolívar durante la sua visita del luglio 2007, e di Claudio Abbado, con cui ha collaborato a Caracas, Lucerna e Bologna. È stato inoltre assistente di Gustavo Dudamel in tournée con l'orquesta Bolívar e in Svezia con i Göteborgs Symfoniker. Nel 2008 ha lavorato con Pinchas Zukerman alla National Arts Centre Orchestra di Ottawa e nel febbraio 2010 è stato assistente alla Los Angeles Philharmonic, che ha diretto in alcuni concerti didattici. Il suo debutto internazionale come direttore è avvenuto nel marzo 2008 al Festival Casals di Puerto Rico con l'orchestra Bolívar, di cui è tuttora uno dei primi violini e che ha recentemente diretto al Festival di Lucerna. Nell'ottobre 2008 Claudio Abbado l'ha invitato a debuttare a Bologna sul podio dell'orchestra Mozart, di cui nel 2009 è stato nominato direttore ospite principale. Nel settembre 2009 ha sostituito Antonio Pappano nelle tournée a Milano, Torino e Lucerna dell'orchestra dell'accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nel 2010 ha debuttato con l'orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, con il Maggio Musicale Fiorentino, con l'orchestra Filarmonica della Scala e, in luglio, con l'orchestra Verdi di Milano per il concerto conclusivo del Festival di Spoleto. Nell'ottobre 2010 ha debuttato sulla scena lirica con Rigoletto al Teatro La Fenice di Venezia.

11 Vincenzo Paci Diplomatosi con il massimo dei voti in clarinetto presso il conservatorio V. Bellini di Palermo con il M Di Noto, l artista ha poi approfondito ed ampliato la propria formazione strumentale seguendo gli insegnamenti di V. Mariozzi, R. Stoltzman, T. Friedli, A. Marriner e Sabine Meyer, i quali ne hanno sottolineato le qualità tecniche e l espressività musicale. Primo clarinetto nell Orchestra Giovanile Italiana ha svolto diverse tournèes in Italia ed in Europa, effettuando registrazioni per la Rai, radio Ungherese e per l Unione delle Radio europee. Ha conseguito l idoneità per il ruolo di primo clarinetto presso le orchestre del Teatro Regio di Torino, Arena di Verona, Orchestra des Jeunes de la Mediterraneè, E.U.Y.O. European Union Youth Orchestra ed ha collaborato con l Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma, Solisti Veneti, Radio Svizzera Italiana di Lugano,Teatro Verdi di Trieste, Teatro Bellini di Catania, Teatro Massimo di Palermo. Dal 1997 è primo clarinetto del Teatro La Fenice di Venezia, con la quale ha avuto il suo debutto come solista all interno delle stagioni sinfoniche del Teatro veneziano eseguendo la sinfonia concertante di W. A. Mozart, La Premiere Rhapsodie di Debussy ed in prima esecuzione italiana Gli amori di Teolinda di G. Meyerbeer. Ha suonato sotto la direzione di Lorin Maazel, Kurt Masur, George Pretre, Yuri Temirkanov, Myung Whun Chung, Valery Gergiev, John Eliot Gardiner, Dmitrij Kitajenko, Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Daniele Gatti, Salvatore Accardo, Luciano Berio. E stato invitato da Sabine Meyer a partecipare alla 6. Lubecker Klarinettennacht, dove è stato molto apprezzato dal pubblico e dalla critica. All intensa attività concertistica in recital solistici e con il gruppo I Virtuosi della Fenice, affianca il ruolo di docente in numerose Master Class.

12 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE WOLFGANG AMADEUS MOZART CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE K. 622 Organico: clarinetto solista, 2 flauti, 2 fagotti; 2 corni; archi. Durata: 27 minuti [...] Quello composto da Wolfgang Amadeus Mozart ( ) è il primo grande concerto per clarinetto e orchestra tramandatoci dalla storia, e nel contempo il più grande fra quelli giunti a noi. La repressa vocazione operistica che negli anni intercorsi fra II ratto dal serraglio (1782) e Le nozze di Figaro (1786) si manifestò nelle movenze "teatraleggianti" di tanti concerti per pianoforte e orchestra mozartiani (dove il solista sembra trattato alla stregua d'un personaggio scenico), pare conservarsi nella produzione estrema di Mozart, quando il teatro divenne al contrario un'insostituibile valvola di sfogo alle amarezze per la sempre più evidente estradizione che il compositore subiva dalla vita concertistica viennese, e la produzione strumentale fini per circoscriversi al piacere personale, da condividere con pochi amici. Fra questi, dal 1784, Mozart annoverava il coetaneo Anton Paul Stadler ( ), clarinettista d'alto rango, particolarmente interessato, anche come costruttore, alla sperimentazione di nuove potenzialità tecniche ed espressive legate allo strumento, nelle sue varie conformazioni. Il suo interesse, e per conseguenza quello di Mozart, cadeva in particolare sul corno di bassetto, variante grave del clarinetto, per il quale venne concepito un numero rilevante di composizioni mozartiane. Fra queste, il concerto in programma, pervenutoci però soltanto nella sua trascrizione "normalizzata", con tonalità ed estensione riadattate al taglio più acuto dello strumento tradizionale. Il Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra KV 622, nella sua versione definitiva (8 ottobre 1791), appartiene dunque ai giorni estremidella vita terrena di Mozart. Meno di due mesi lo separano dalla morte del suo autore (5 dicembre): la Clemenza di Tito ha appena concluso le sue recite praghensi (con lo stesso Stadler mattatore in due arie per voce e clarinetto obbligato), il Flauto magico è in scena a Vienna a pochi giorni, e il Requiem è già in cantiere. Sappiamo dalle biografie che erano quelli giorni difficili, nei quali la musica continuava tuttavia a sgorgare facile, artisticamente felicissima, quasi panacea liberatoria: inquietante, se riletta in prospettiva autobiografica. GUIDA ALL ASCOLTO AREA FORMAZIONE,RICERCA,PROGETTI INNOVATIVI Anton Stadler fu il più grande clarinettista del Settecento ( ). Mozart scrisse per lui il Concerto k. 622 La stessa serenità che pare emanare dal nostro concerto vive d'una sofferenza interna. La scrittura riservata al solista ricalca perfettamente la vocalità tipica dei cantanti castrati dell'epoca, quelli cui Mozart stesso aveva affidato tante parti d'eroe giovane e infelice, tormentato da mille ambasce terrene. II "canto di sbalzo" n'è la cifra distintiva: il clarinetto, come la voce, affonda nell'iperespressività del registro grave per slanciarsi subito dopo verso l'acuto, come in un grido atavico, quello dell'uomo che soffre nella sua gabbia terrena. La facciata brillante (tonalità maggiore, temi briosi, figurazioni virtuosistiche) viene di continuo appannata da brusche svolte verso toni più accorati, da certe impennate che sanno di reiterata perorazione, dagli squarci di struggente malinconia che nel movimento lento sembrano ripetere il «Porgi amor qualche ristoro / al mio duolo a' miei sospir» delle Nozze di Figaro, fino al vero e proprio momento di panico in cui tutto pare improvvisamente arrestarsi a due terzi del rondò conclusivo: proprio come nei classici, tormentatissimi rondò vocali che EDUMEDIATECA STUDIO RISORSE:PERCORSO FORMATIVO SU W. A. MOZART:CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE K. 622 CESPEME

13 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE AREA FORMAZIONE, RICERCA, PROGETTI INNOVATIVI dominano in quell'epoca la partitura di un'opera seria, nei quali il pensiero che tortura il personaggio torna incessantemente a intervalli regolari senza dargli tregua. Il tutto mirato alla piena esaltazione delle potenzialità espressive insite nella voce umanissima del clarinetto: Fino ad oggi - scriveva Bernhard Paumgartner - non è nata altra opera che abbia reso così piena giustizia allo spirito di questo strumento; è un pezzo unico nel suo genere anche fra le composizioni concertistiche di Mozart. Al primo tempo, mirabilmente costruito, col suo amabile inizio e l'affascinante dialogare del solista con l'orchestra, segue la celestiale dolcezza dell'adagio, e quindi l'alata gioiosità del fondò finale, già così lontano dall'esibizionismo virtuosistico dell'antico concertare. Ma in tutte queste pagine è confessione dolente, sorridente saggezza divenuta suono, illuminata conoscenza del bello, della felicità e transitorietà della vita. In quest'ottica, il concerto sembra dunque la trasposizione in musica dei sentimenti che in quei giorni Mozart esprimeva in una inquietante lettera all'amico Lorenzo Da Ponte (il librettista dei tre capolavori comici): II comporre mi stanca meno del riposo. Altronde non ho più da tremare. Lo sento a quel che provo che l'ora suona; sono in procinto di spirare; ho finito prima di aver goduto del mio talento. La vita era pur sì bella, la carriera s'apriva sotto auspici tanto fortunati, ma non si può cangiar il proprio destino. Se ragionevoli dubbi sussistono sull'autenticità ditale lettera, la sua eventuale creazione di fantasia ad opera di qualche biografo della prima ora la dice tuttavia lunga sull'immagine delle estreme pagine mozartiane che si diffuse all'epoca: sotto una patina di apparente serenità, quella del rimpianto per una felicità inutilmente inseguita su questa Terra. MARCO BEGHELLI [Tratto da: Programma di Sala del Teatro La Fenice - La voce, l Orchestra, stagione sinfonica 1999/ 2000] Il Concerto per clarinetto in la maggiore K. 622, scritto nell'ottobre 1791, è l'ultimo concerto del salisburghese che morirà il 5 dicembre dello stesso anno. Esso appartiene, con il Quintetto in mi bemolle KV 614 e l'ave verum, al gruppo delle composizioni composte in limine vitae, «musica che, totalmente rinnovato il linguaggio nella perfetta assimilazione del contrappunto modernamente inteso, rifiorisce in un empito incredibile d'ultima giovinezza, come una luminosa e disincarnata apparizione trascendente, epurata d'ogni vibrazione troppo umana, in un potere miracoloso di astrazione dalle miserie terrene» (Massimo Mila). Sono qui ben percepibili, rispetto alla Sinfonia n. 15, la levigatezza della scrittura orchestrale e timbrica, l'incremento della lunghezza dei singoli movimenti, la maggior densità contrappuntistica e una stupefacente sensibilità melodica e cromatica. Tuttavia questo lavoro, che mostra con assoluta chiarezza i tratti dello stile ultimo di Mozart, fu composto in funzione del solista per cui spesso l'orchestra si limita a ruoli di mero accompagnamento. Colpisce come il musicista tenga conto fin nei minimi particolari del carattere dello strumento, allora in continua evoluzione, e ne sfrutti con efficacia i vari registri, dando modo all'esecutore di dimostrare le proprie capacità nel cantabile più spiegato come nei passi più impervi di agilità. [...] MARIA GIOVANNA MIGGIANI [Tratto da: Programma di Sala del Teatro La Fenice - Stili, Interpreti, stagione sinfonica 2005/ 2006] Non nell'imperturbabilità cerco la mia salvezza. So che il brivido è il meglio dell'umanità. GOETHE, Faust È lecito credere che Mozart abbia provato il brivido faustiano di fronte al suono caldo e vellutato del clarinetto, a proposito del quale egli aveva espresso le sue lodi fin dai tempi del viaggio a Mannheim, dove EDUMEDIATECA STUDIO RISORSE: PERCORSO FORMATIVO SU W. A. MOZART: CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE K. 622 CESPEME

14 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE AREA FORMAZIONE, RICERCA, PROGETTI INNOVATIVI l'orchestra di corte ne annoverava una coppia stabile. «Ah! Se anche noi avessimo dei clarinetti! - scrisse al padre nel dicembre Lei non può credere che splendido effetto faccia una sinfonia con flauti, oboi e clarinetti». Wolfgang Amadeus ne restò davvero stregato: doveva trattarsi del brivido generato dall'improvviso schiudersi nella sua fantasia di nuove vaste possibilità creative fino ad allora impensate. L'incontro di Mozart con questo strumento ha lasciato frutti dal sapore miracoloso, che ne eguagliano se non per quantità almeno per qualità la produzione pianistica. Affinità elettive, dunque? Puntualizziamo: per qualsiasi musicista del tempo di Mozart il clarinetto era nulla più che un tubo di legno con alcuni fori e un'ancia; strumento nuovo e raro, esso non contava se non in minima parte su una letteratura in grado di valorizzarne le caratteristiche e a partire dalla quale un compositore potesse prendere le mosse per stendere sulla carta le proprie idee musicali. Si può davvero dire che Mozart ha plasmato a propria immagine e somiglianza l'idioma dello strumento, valorizzandone qualità sonore ed espressive con le quali tutta la letteratura clarinettistica posteriore (compresa l'enfasi trombettistica del Concerto in mi bemolle di Weber) dovrà fare i conti (e sia pure per distanziarsene). [...] La prossimità del clarinetto mozartiano all'ideale del canto non è desumibile solo dalla constatazione che nella stupenda aria rondò di Vitellia della Clemenza di Tito voce umana e clarinetto concertano su temi trasposti alla lettera nel Concerto KV 622, ma prima ancora dall'evidenza dell'analogia tecnica che accomuna l'agilità belcantistica vocale a quella strumentale del clarinetto: messe di voce, scalette, arpeggi, abbellimenti, portamento del suono, picchettati, sono tutte tecniche che accomunano i due idiomi, con la differenza che il clarinetto può moltiplicare l'intensità dell'effetto vocale disponendo di un'estensione più ampia e di un'agilità virtuosistica - generalmente parlando - superiore. In particolare nei movimenti lenti (e quello del Concerto KV 622 ne è un esempio sublime) l'unione tra un timbro delicato e pastoso come quello del clarinetto e l'estendersi di un 'canto' trasfigurato in suono puro consegue quella percezione dell'assenza (assenza, appunto, di un canto vero e proprio) nella quale risiede gran parte del fascino nostalgico provato dai romantici di fronte allo stile cantabile utilizzato in contesto strumentale. [...] Con un certo stile romantico esistono però anche contatti più diretti: come nei concerti per pianoforte, ma con più audacia di quelli visto che il clarinetto è strumento esclusivamente melodico, il solista non è contrapposto all'orchestra da protagonista assoluto, ma al contrario figura come primus inter pares (una caratteristica peraltro ancor più evidente nel Quintetto KV 581): in numerosi passaggi del nostro Concerto non è l'orchestra ad accompagnare il clarinetto, ma quest'ultimo a sottomettersi docilmente al ruolo di accompagnatore; ne risulta un continuo trascolorare del solista fra tematismo e atematismo per un esito chiaroscurale di fascino seducente. In questo modo il Concerto per clarinetto di Mozart prelude alla direzione più esoterica e riservata di certo melodismo romantico (non certo a quello spettacolare e pirotecnico del genere «concerto solistico», bensì piuttosto alle profondità della musica da camera), un melodismo votato a neutralizzare la rigida divisione del lavoro fra parti principali e parti di accompagnamento così tipica del Settecento galante. Concepire il clarinetto anche come parte di accompagnamento implica ad un tempo valorizzarne la tessitura grave, ed è questo uno dei più grandi meriti di Mozart per la storia dello strumento: il carattere morbido e misterioso del registro grave (chalumeau) è sfruttato nel migliore dei modi, ottenendo quelle velature di malinconia soffusa nelle quali si riconosce l'inimitabile delicatezza di tocco del grande salisburghese. Va ricordato inoltre, a proposito di estensione verso il grave, che il Concerto, come del resto il Quintetto, fu dedicato ad un ottimo strumentista (ma, come dice Bernhard Paumgartner, «non meno abile nell'arte di spillar quattrini», essendo riuscito a ricavare qualcosa «perfino EDUMEDIATECA STUDIO RISORSE: PERCORSO FORMATIVO SU W. A. MOZART: CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE K. 622 CESPEME

15 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE AREA FORMAZIONE, RICERCA, PROGETTI INNOVATIVI nella liquidazione delle poverissime sostanze di Mozart»): quell'anton Stadler che suonava con uno strumento dall'estensione più grave dell'odierno clarinetto di circa un'ottava. Nelle scale e negli arpeggi artificiosamente spezzati degli spartiti 'normalizzati' (riadattati al taglio più acuto dello strumento tradizionale) a noi pervenuti se ne riconoscono le tracce, e in assenza dell'autografo si è tentato di ricostruirne per congettura una versione il più possibile vicina a quella originale, per un'esecuzione su strumenti moderni ispirati a quello di Stadler, cui è stato dato il nome di «clarinetto di bassetto». Si diceva che nel Concerto KV 622 alla distinzione timbrica non ne corrisponde una funzionale; se unitamente a questo aspetto consideriamo le penetranti osservazioni di Charles Rosen sulla strutturazione 'continua' del decorso melodico che Mozart consegue in questo suo tardo capolavoro, composto in modo tale che spesso le frasi si susseguono senza apparente soluzione di continuità (attraverso una sovrapposizione degli incipit e delle chiuse), allora dovremo dedurre che Mozart ha conseguito con elementi lessicali settecenteschi un tipo di continuità nella quale non è errato riconoscere i lontani prodromi della cosiddetta «melodia infinita» wagneriana: uno degli esiti compositivi più conseguenti dell'estetica della Sehnsucht 1 romantica. Diventa perciò palese la ragione dell'indicibile effetto di straniamento che il Concerto provoca all'ascolto: più volte la critica ha posto in rilievo l'unicità ammaliante di questa composizione, la sua meravigliosa capacità di avvincere l'ascoltatore con il fascino singolare che sprigiona; la ragione di questo fascino consiste proprio nell'ambivalenza tra un materiale compositivo ancora settecentesco e una tecnica elocutiva già avanguardisticamente romantica. E tutto questo senza darlo a vedere, nel nome di una 'naturalezza' dove la convenzione acquista un sapore nuovo, straniato: senza cessare di apparire tale essa si ripresenta sotto una luce nuova, che la vivifica dal suo interno, tornando ad apparire 'motivata' grazie ad un processo compositivo originalissimo che la mantiene superficialmente intatta. GIANNI RUFFIN [Tratto da: Programma di sala del concerto del 24 marzo 1991, Archivio storico del Teatro La Fenice] 1 Sehnsucht è una parola-chiave tedesca che incarna un concetto tipico della cultura romantica, reso in italiana per lo più con il termine struggimento. EDUMEDIATECA STUDIO RISORSE: PERCORSO FORMATIVO SU W. A. MOZART: CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE K. 622 CESPEME

16 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE WOLFGANG AMADEUS MOZART CENNI BIOGRAFICI Wolfgang Amadeus Mozart nasce il 27 gennaio 1756 a Salisburgo, una cittadina dell'alta Austria, dove il padre Leopold, violinista, compositore e insegnante di musica, è al servizio del Principe Vescovo. La mamma, Anna Maria Pertl, è una donna semplice e affettuosa, la sorellina maggiore, Maria Anna detta Nannerl, suona il clavicembalo. Fin dalla primissima infanzia il bambino è irresistibilmente attratto dal mondo dei suoni e apprende con incredibile velocità ciò che il padre, orgoglioso delle qualità musicali dei figli e desideroso di valorizzarle, gli insegna. Le prime composizioni di Wolfgang sei graziosi minuetti che egli inventa al clavicembalo e il padre fissa sul pentagramma risalgono al 1762, ma l'aneddotica mozartiana vuole che già a quattro anni egli suonasse il clavicembalo e il violino. Per mettere a frutto le doti dei figli, Leopold (che fu una guida valida, amorevole ed entusiasta, ma rappresentò anche un'autorità pesante alla quale Wolfgang fu costretto in varie occasioni a ribellarsi) chiede ed ottiene dall Arcivescovo Sigismondo lunghi permessi: inizia così quella serie di viaggi che dal 1762 al 1772 porteranno Wolfgang ad esibirsi nelle principali Corti europee quale virtuoso di vari strumenti, improvvisatore e compositore. La grazia disinvolta del bambino stupisce e intenerisce gli spettatori: molti anni dopo Goethe ricorderà ancora perfettamente quell'ometto con tanto di acconciatura e spadino di cui un famoso ritratto ci conserva l'immagine. I frequenti viaggi consentono al bambino di ascoltare molta musica e di venire a contatto con artisti e ambienti teatrali importanti. A Londra diviene amico di Johann Christian Bach, assiste alla rappresentazione di alcune opere italiane e ascolta la musica di Händel, a Parigi frequenta l'opéra Comique, a Schwutzingen assiste a un concerto della famosa orchestra di Mannheim (che lo colpisce per l'insolita ricchezza del suono), a Vienna assiste all'alcesti di Gluck. Nel 1769 il tredicenne Wolfgang viene nominato Maestro di Concerti a Salisburgo e parte con il padre per il primo dei tre viaggi in Italia fondamentali per la sua formazione che si concluderanno nel Nel nostro paese Wolfgang può conoscere la musica strumentale di Corelli, Tartini, Boccherini, Sammartini e frequentare i teatri dove imperano i due generi in voga l'opera seria e l'opera buffa e si danno i lavori di Piccinni, Galuppi, Stradella, Alessandro Scarlatti. Nel loro girovagare i Mozart si spingono fino a Napoli, sostano a Milano (dove il ragazzo assiste alla prima di una sua opera seria, Mitridate re di Ponto) e a Bologna. In questa città Mozart frequenta le AREA FORMAZIONE,RICERCA,PROGETTI INNOVATIVI Mozart all età di sei anni, quando era già un fanciullo prodigio. lezioni di composizione del celebre Padre Martini e, dopo un severo esame, viene insignito del titolo di Accademico Filarmonico. A Roma viene nominato Cavaliere dello Speron d'oro e a Venezia nel 1771 partecipa al Carnevale. L'ultimo viaggio in Italia riporta Wolfgang a Milano, dove mette in scena il Lucio Silla. Le opere serie di questi anni giovanili rivelano una straordinaria profondità di ispirazione e una gran voglia di prendere le distanze dallo stile tradizionale: l'innovazione più rilevante consiste nella nuova funzione attribuita all'orchestra, chiamata ad assumere un insolito ruolo di primo piano nello svolgimento dell'azione. Nel 1772 muore l Arcivescovo Sigismondo e gli succede il rigido e autoritario Geronimo von Colloredo, poco disposto a concedere viaggi e assenze ai suoi dipendenti (e tali egli considera, secondo le relazioni sociali del tempo, i due Mozart). EDUMEDIATECA STUDIORISORSE PERCORSO FORMATIVO SU:WOLFGANG AMADEUS MOZART ( ) CESPEME

17 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE Suo malgrado, Wolfgang è ora costretto a fornire musica per tutte le occasioni religiose e mondane della Corte arcivescovile. Assecondando l'apprezzamento del pubblico per l'opera buffa o di soggetto pastorale, nel 1775 Wolfgang scrive La Finta giardiniera per il teatro di Corte di Monaco e Il re pastore per la Corte arcivescovile di Salisburgo, dove rimane fino al Fra la copiosa ed eterogenea produzione musicale di questo periodo nascono cinque bellissimi Concerti per violino e orchestra, tre Messe, una quantità di Serenate, Cassazioni, Marce, Divertimenti, Arie, Cantate, Sonate da Chiesa e alcuni Concerti per pianoforte e orchestra. In un tempo ancora dominato dal suono delicato e monocorde del clavicembalo, Mozart, resosi conto delle grandi possibilità espressive del pianoforte, scriverà per questo strumento un gran numero di lavori, dalla prima giovinezza alla fine della sua vita. L'insofferenza e il desiderio di evadere dalla Corte di Salisburgo si fanno sempre più forti nel giovane musicista,che progetta assieme al padre un nuovo viaggio all'estero. Ma l'arcivescovo non concede il permesso di partire e, irritato dalle insistenze dei suoi musici, li licenzia e successivamente riassume solo Leopold. Finalmente libero, Wolfgang parte con la madre per Parigi pieno di speranze, attratto soprattutto dall'idea di poter scrivere a suo modo per i teatri francesi. Durante questo viaggio,che per il giovane artista rappresenta una sorta di iniziazione alla vita, egli incontra a Monaco Aloysia Weber, una giovane cantante di talento figlia del copista del A partire dal 1773 la vita artistica di Mozart si svolge a Salisburgo in qualità di Konzertmeister presso il principe-vescovo Colloredo (che vediamo in ritratto qui sopra). Mozart trovò insopportabile l'ambiente salisburghese e il servizio presso la corte, decidendo di troncarlo nel 1781, anno in cui si trasferì a Vienna. AREA FORMAZIONE,RICERCA,PROGETTI INNOVATIVI teatro, si innamora perdutamente di lei e ingenuamente progetta di dedicarsi alla sua carriera. Finalmente Wolfgang giunge con la madre a Parigi, dove lo attende una delle più grandi delusioni della sua vita: svanito l'interesse per il fanciullo prodigio di un tempo, ben pochi si ricordano di lui e l'approccio con l'ambiente musicale parigino si rivela subito molto difficile. Una nuova prova lo attende: Anna Maria Mozart si ammala e muore a Parigi il 3 luglio del Le tristi necessità a cui deve far fronte da solo in questo suo primo incontro con la morte turbano profondamente il ragazzo poco più che ventenne. Al dolore di figlio si aggiunge la coscienza di dover rientrare a Salisburgo senza aver potuto realizzare i suoi progetti. Cerca conforto a Monaco da Aloysia, ma lo attende un'altra delusione: l'insuccesso parigino ha pesato sui fragili sentimenti della fanciulla che ora gli è lontana, persa per sempre. Sposerà l'attore e pittore Joseph Lange, rimarranno amici per il resto della vita. Le tristi esperienze vissute e la coscienza di dover riprendere sconfitto la strada per l'odiata Salisburgo segnano e maturano dolorosamente il suo animo finora felice e pieno di illusioni: alcune composizioni di questi anni sono pervase da una struggente malinconia (vedi ad esempio il bellissimo Adagio della Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra K. 364). Nel 1779 Mozart scrive per una compagnia ambulante un Singspiel (composizione teatrale di genere comico nata nel sec. XVIII nei paesi di lingua tedesca, che alterna parti recitate a parti cantate o Aloysia Weber (qui di fianco), il primo grande amore di Mozart, sposò nel 1780 l attore Joseph Lange EDUMEDIATECA STUDIORISORSE PERCORSO FORMATIVO SU:WOLFGANG AMADEUS MOZART ( ) CESPEME

18 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE AREA FORMAZIONE, RICERCA, PROGETTI INNOVATIVI suonate) di soggetto orientale, Zaide, e stringe amicizia con un singolare uomo di teatro, Emmanuel Schikaneder, che sarà dodici anni dopo l'impresario e il librettista del Flauto magico e il primo interprete di Papageno. Il ritorno all'opera seria avviene a Monaco, nel Carnevale del 1781, con Idomeneo re di Creta, il dramma per musica che rivela la piena maturità del musicista e del drammaturgo. In questa partitura Mozart sostituisce talvolta i numeri tradizionali, drammaturgicamente statici e rigidamente separati fra loro, con scene ampie e articolate che gli consentono di dare continuità all'azione e approfondire la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Mentre Wolfgang sta godendo del successo di Idomeneo gli giunge dall'arcivescovo l'ordine perentorio di rientrare a Salisburgo. Comincia ora il lungo e durissimo scontro fra la Corte e l'artista il quale, fermamente deciso a sfuggire alla sua prigione, si rifiuta di partire, dà le dimissioni e, non ottenendo alcuna risposta, va a presentarle di persona e viene messo letteralmente alla porta con un'autentica, storica pedata dal Conte Arco, il Maggiordomo del Vescovo. Indignato per la villania subita ma finalmente libero, il 9 maggio 1781 Wolfgang può scrivere al padre: Non ho più l'enorme sventura di essere al servizio della Corte salisburghese; oggi è il giorno più fortunato per me. Leopold, preoccupatissimo per il futuro del figlio, cerca invano di farlo ragionare: le numerosissime, lunghe lettere che i due si scambiano descrivono tutte le tappe di uno scontro familiare e generazionale che il musicista affronta con assoluta determinazione. È stupefacente che sia proprio lui, così timido e privo di senso pratico, a scegliere per primo la strada rischiosa della libera professione di musicista. Senza lanciare proclami né teorie, com'è nel suo carattere, a venticinque anni Mozart, deciso a difendere ad ogni costo la sua libertà artistica, inizia una nuova vita affrancandosi dal controllo del padre e stabilendosi a Vienna, una città che gli appare ricca di mille promesse. Nella capitale danubiana regna Giuseppe II, un sovrano colto e illuminato, amante della musica e delle arti, che ha riorganizzato il Burgtheater facendone il teatro di Corte e annettendovi una parte riservata esclusivamente alle opere tedesche (i popolareschi Singspiele). Mozart, che da tempo sogna di liberare i teatri del suo paese dal predominio dell'opera italiana e auspica che si cominci a pensare in tedesco e persino a cantare in tedesco, viene finalmente invitato a scrivere un'opera tedesca e sceglie un soggetto alla moda di ambientazione orientale, una 'turcheria' patetica e grottesca, ricca di avventure, gelosie e travestimenti: nasce Il Ratto dal serraglio. Nonostante alcuni tentativi di contestazione, frutto dell'ostilità di alcuni operisti rivali, il 16 luglio 1782 il Ratto trionfa al National Theater. Goethe dopo aver assistito ad una recita scrive: Tutti gli sforzi da noi compiuti per costringerci alla semplicità, alla moderazione, caddero nel vuoto all'apparire di Mozart. Il Ratto offuscò ogni altra cosa. Lontana dalla rozzezza e dalla semplicità popolare del Singspiel, questa stupenda partitura è la prima, grande opera tedesca: lo stesso Gluck ne rimane profondamente colpito e l'imperatore, sbalordito per la novità e ricchezza del lavoro, commenta: Troppo bello per i nostri orecchi, e troppe note, mio caro Mozart!. Il musicista ribatte con il suo spirito arguto: L'esatto numero indispensabile, Vostra Maestà!. Il successo del Ratto coincide con un nuovo progetto di matrimonio, del quale siamo informati grazie al carteggio tra Wolfgang e il padre, ancora una volta contrario alla decisione che il figlio sta per prendere. L'amore deluso per Aloysia, che rimarrà come una ferita insanabile nel suo animo, provoca quasi inconsciamente nel giovane un interesse verso Constanze, la sorella minore di lei. Mozart la sposerà nel 1782, lasciandosi invischiare dall'atmosfera semplice e familiare di casa Weber e dagli intrighi della suocera. Constanze, di natura leggera e istintiva, sensuale e frivola, non capirà mai la grandezza del marito; lo lascerà spesso solo, lo farà soffrire di gelosia, lo assillerà con le sue esigenze ma, grazie al suo carattere allegro e spensierato, rappresenterà per lui (che confessa di non saper stare da solo) il calore e la compagnia affettuosa di cui egli ha assolutamente bisogno. Mozart si renderà ben presto conto dei limiti di Constanze, ma la rispetterà, lavorando per lei e per i figli, che giungeranno numerosi ma dei quali solo due sopravviveranno. EDUMEDIATECA STUDIORISORSE PERCORSO FORMATIVO SU: WOLFGANG AMADEUS MOZART ( ) CESPEME

19 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE AREA FORMAZIONE,RICERCA,PROGETTI INNOVATIVI A Vienna Wolfgang alterna l'attività concertistica con quella didattica (che detesta, ma che gli è necessaria per il mantenimento della famiglia) e si dedica instancabilmente alla composizione: appartengono a questo periodo una quindicina di Concerti per pianoforte e orchestra, alcune famose Sinfonie e un gran numero di Corali, Arie, Lieder, Quartetti. Nella ricca biblioteca musicale di un amico, il barone von Swieten, egli scopre la musica (a quel tempo pressoché sconosciuta) di Bach. Letteralmente affascinato da quello stile nobile e severo e attratto dalla perfetta costruzione della Fuga bachiana, egli allarga le sue esperienze al campo dell'antica polifonia. Il contrappunto (l'arte di sovrapporre due o più linee melodiche) entra ancora più profondamente nelle sue partiture: si tratta di una grande svolta stilistica, di cui Il Flauto magico rappresenterà il punto conclusivo. Molti lavori di questo periodo rimangono incompiuti,quasi che con essi Mozart stesse svolgendo una propria personale ricerca artistica. La fama di concertista che lo circonda, tuttavia, fa ancora di lui un musicista molto richiesto nelle Accademie e nei salotti, anche per le sue straordinarie doti di improvvisatore; ma le tanto desiderate commissioni teatrali tardano ad arrivare, perché i teatri viennesi sono ancora un feudo dei compositori italiani. Mozart scrive al padre: Mi piacerebbe mostrare che sono capace di scrivere un'opera italiana ed è felicissimo quando gli si offre l'occasione di musicare un soggetto insolito e brillante. Si tratta di una commedia di Beaumarchais, quel Matrimonio di Figaro che alla prima parigina del 1784 aveva suscitato grande scalpore per i suoi contenuti satirici e licenziosi (e soprattutto, dati i tempi, pericolosamente rivoluzionari ). Con Le nozze di Figaro ha inizio la felice collaborazione tra il musicista salisburghese e il poeta e librettista alla moda Lorenzo da Ponte. In quest'opera, senza lanciare proclami né atteggiarsi a moralista, Mozart mette a nudo le debolezze e le miserie di una società aristocratica destinata ben presto a lasciarsi travolgere dalle forze sociali emergenti (siamo alla vigilia della Rivoluzione francese). La perfetta messa a fuoco dei personaggi nuovi e complessi, la sottile ironia che affiora in tutta la partitura, la travolgente bellezza dei vasti brani d'assieme e del ricco Banda di musicanti al seguito del corteo nuziale, disegno ottocentesco di Moritz von Schwind per Le Nozze di Figaro tessuto orchestrale fanno di quest'opera un momento unico e irripetibile nel repertorio lirico di tutti i tempi. Il successo e le repliche delle Nozze non pongono fine alle incertezze professionali di Mozart né contribuiscono, come egli spera, a fargli ottenere una posizione di prestigio a Vienna. Dopo aver progettato di recarsi a Londra con Constanze e alcuni amici (e avervi rinunciato non sapendo a chi affidare i bambini), accetta una proposta di lavoro che gli viene da Praga, dove Le Nozze hanno trionfato, accogliendo con entusiasmo il suggerimento di Da Ponte di musicare il Don Giovanni. Il mito del seduttore, la complessità della sua figura e l'ambiguità della vicenda tragica e comica al tempo stesso, lo affascina a tal punto da fargli scrivere: Ho la testa e le mani piene della musica del terzo atto che non farebbe meraviglia se non diventassi un terz'atto anch'io... Sono, per così dire, totalmente immerso nella musica. Nasce così l'opera buffa più tragica, enigmatica e affascinante di tutto il teatro lirico (Cesare e Ida Paldi). EDUMEDIATECA STUDIORISORSE PERCORSO FORMATIVO SU:WOLFGANG AMADEUS MOZART ( ) CESPEME

20 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE Mozart sposò Constanze Weber, (qui in un ritratto del 1783), il 4 agosto In una lettera al padre egli dà della promessa sposa questa descrizione: Non è brutta, ma non è nemmeno proprio bella. la sua bellezza consiste in due piccoli occhi neri e in una bella figura. Siamo giunti agli ultimi tre anni di vita di Mozart: nonostante il trionfo praghese del Don Giovanni i segni di un fallimento professionale si delineano sempre più nettamente. Alla morte di Gluck Mozart viene nominato Imperial Regius Kammermusicus, ma il salario è troppo modesto e i suoi compiti sono tali da non far sperare in commesse nei teatri che contano. Si sente sempre più emarginato e frustrato, scrive di guadagnare troppo per quello che faccio, troppo poco per quello che potrei fare. Il pubblico viennese trova ora difficile la sua musica, lo si accusa di cercare lo strano e l'inusuale. Spinto da un'esigenza interiore egli ha abbandonato per sempre la facile strada del musicista alla moda e il grazioso Stile Galante per esprimersi in uno stile tutto suo, misterioso, nuovo e perciò difficile. Questa scelta contribuirà in modo determinante ad aggravare la sua situazione economica e, di conseguenza, ad immiserire la sua vita privata e professionale. Grazie tuttavia a un'innata capacità di astrarsi dalle miserie terrene, proprio in questi anni di povertà e fallimenti la produzione musicale di Mozart si arricchisce di alcuni lavori sublimi, come le ultime tre Sinfonie. Per sopperire ai bisogni della sua famiglia Mozart è costretto a mendicare aiuti dagli amicieasvenderelapropria musica. L'illusione di un cambiamento si profila nell'agosto 1789, quando Giuseppe II gli commissiona una nuova opera. Nasce Così fan tutte, simmetrico e amaro gioco delle parti nel quale il dibattito sull'amore, tanto caro alla cultura settecentesca, viene condotto per una volta alle estreme AREA FORMAZIONE,RICERCA,PROGETTI INNOVATIVI conseguenze, ovvero a un pessimismo senza salvezza, riscattato soltanto dall'apollinea struggente in quanto 'lontana' bellezza della musica. L'opera va in scena al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790 ed è accolta con favore dalla critica e dal pubblico. Nello stesso anno muore Giuseppe II e gli succede il fratello Leopoldo, poco incline alla musica. Mozart vive nella miseria e nello sconforto, la sua salute peggiora, le richieste di aiuto agli amici si fanno sempre più pressanti. Prova un'ennesima delusione: non viene invitato alla cerimonia di incoronazione di Leopoldo a Francoforte, alla quale partecipano ben diciassette musicisti. Vi si reca a sue spese, impegnando l'argenteria, ma non ottiene nulla. Torna a Vienna, nella casa economica in periferia presa in affitto da Constanze, senza alcuna prospettiva; è così deluso, stanco, malato da lasciar cadere un'offerta di lavoro che gli viene dall'inghilterra: Da Ponte, Haydn e la sua grande amica Nancy Storace lo invitano invano a raggiungerli. In queste condizioni inizia l'ultimo anno della vita di Mozart, l'anno della Clemenza di Tito, dell'ave Verum,delConcerto per clarinetto e orchestra, del Flauto magico edelrequiem. Il successo caldissimo del Flauto un Singspiel pervaso di presagi romantici destinato al pubblico incolto che affolla un teatro popolare di Vienna, una fiaba in cui Mozart proietta su un piano nuovo, fantastico e allegorico, le tematiche proprie della sua poetica (il mistero dell'amore,della vita e della morte, la faticosa ricerca della felicità, la coscienza dei limiti della natura umana, il fiducioso abbandono al proprio destino) si rivela un grosso affare per l'impresario e il consenso silenzioso del pubblico, che Mozart finalmente ritrova attorno a sé, lo commuovono e lo rendono felice. La commissione del Requiem, destinato a rimanere incompiuto, invece lo turba come un ossessivo presagio di morte. Il suo tempo sta per finire: muore a Vienna, il 5 dicembre, il funerale si svolge in un'orribile giornata, nessuno può o vuole seguire il modestissimo feretro fino al cimitero. Il corpo viene gettato nella fossa dei poveri, i resti mortali vanno perduti. LAURA CESARI [Tratto da: Laura Cesari, Così Fan Tutte, dispensa didattica a cura dell Area Formazione, Ricerca, Progetti innovativi, Fondazione Teatro la Fenice, Maggio 2002] EDUMEDIATECA STUDIORISORSE PERCORSO FORMATIVO SU:WOLFGANG AMADEUS MOZART ( ) CESPEME

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