MARZO 2015 N 1. PRIMO TRIMESTRE. MARZO

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1 MARZO 2015 N 1. PRIMO TRIMESTRE. MARZO Trimestrale della Parrocchia di San Martino in Tirano Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale D.l. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 - DBC SONDRIO - -

2 Collegiata di San Martino VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore DOMENICA e SOLENNITÀ ore / / Cappellina della Casa di Riposo VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore Santuario della Madonna di Tirano VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore (ore da APRILE a SETTEMBRE) DOMENICA e SOLENNITÀ ore / / / / (ore da APRILE a SETTEMBRE) SANTE MESSE FERIALI ore / / / (La Messa feriale delle ore solo lunedì e venerdì) Sante Messe feriali in Parrocchia ore ore ore ore S. AGOSTINO (sospesa il sabato e mesi di luglio-agosto) S. AGOSTINO S. AGOSTINO (ora solare) S. AGOSTINO (ora legale) Intenzioni Sante Messe - Si raccolgono in sacrestia prima e dopo le Messe. Battesimi Solitamente si CELEBRANO (solo nella chiesa parrocchiale) OGNI PRIMA DOMENICA DEL MESE ALLE ORE In gennaio si celebrano alle ore 10.30, nella festa del battesimo di Gesù. Nel mese in cui si celebra la S. Pasqua saranno nella Veglia Pasquale. Prendere contatto con il parroco ALMENO UN MESE PRIMA. Meglio se prima della nascita del bambino per vivere con fede un tempo così importante. Battesimo, Comunione, Cresima in età superiore a quella consueta richiedono una apposita preparazione con tempi e modi stabiliti dalla Diocesi. Informarsi presso il parroco. Matrimoni Informarsi con largo anticipo sia sulla PREPARAZIONE (che dura circa un anno), sia sui DOCUMENTI da preparare. Funerali Si invitano i famigliari a prendere contatto PERSONALMENTE con il parroco per preparare i vari momenti della celebrazione. -2-

3 schiavitù. Catene e desiderio di libertà: chiodi che già contengono il sole della vita, la luce della liberazione, la sete del vivere: è l'esperienza della Pasqua. E ora siamo prossimi alla Pasqua che può farci capire ciò che ci sfama e disseta. Forse non conosciamo ancora la radice della nostra fame e sete e l insopportabile vuoto continua a tormentarci. Così accumuliamo cose nella speranza di poterne poi disporre ma, facilmente, ci scopriamo schiavi di esse. Vogliamo essere liberi, ma ci consegniamo ad altre forme di schia- È l evento più alto per noi cristiani. Ci assicura una luce, una verità, un rifiorire di vita. R iconosciamo la Quaresima come il tempo più impegnativo dal punto di vista spirituale: c è il digiuno, la penitenza, la carità, la preghiera... È il tempo della cenere e della coscienza, in cui il pensiero sulla nostra vita e la qualità del nostro agire s impone da sé. È il tempo della sabbia e del deserto, cioè tempo di prova e scelta. Tempo nudo, che ci invita a percorrere con serietà la nostra esistenza come itinerario che conduce a Dio e ai fratelli. Questo periodo così austero ci riporta simbolicamente nel deserto assieme al popolo in catene che grida e cammina per essere liberato dalla -3- Un pensiero del Prevost PASQUA, SCRIGNO PER RISORGERE

4 vitù e il nostro quotidiano si trasforma in affanno. Siamo disposti a fare carte false per raggiungere momenti di felicità pura, momenti in cui si crede di toccare il cielo con il dito, attimi di emozione indicibile in cui scompare la pesantezza del vivere per trovare finalmente casa, sentirci degli arrivati. Eppure siamo viandanti e pellegrini su questa terra. Sì, viandanti dal percorso incerto e dal passo malfermo a cui la meta sfugge, se il traguardo non è la Pasqua. Lo scrigno dei vangeli contiene questa buona notizia: la passione, morte e risurrezione di Gesù sono vita per l uomo. Rifiorisce il deserto. La schiavitù non può più incatenare la libertà. La morte non può più inchiodare la vita. Diventiamo dei risorti, siamo i risorti del Risorto. Auguri. Don Paolo Visita Anziani e Ammalati Le Persone anziane che non escono di casa o gli Ammalati che desiderano una visita del sacerdote comunichino in parrocchia il loro desiderio. Telefonare al Poi don Paolo o don Nicola o don Alberto si premuniranno di far visita. Anche per la zona di Madonna sarebbe bene comunicare in parrocchia. Il parroco trasmetterà ai sacerdoti impegnati in Santuario di prestare attenzione alle persone richiedenti. ENTRATE: dal 21 nov al 02 mar Da Questue celebrazioni: 6.451,92 Da Candele votive: Da Funerali: 3.320,00 Da Battesimi: 340,00 Da Novum Canticum: 400,00 Da visite ammalati: 125,00 Da Brevi manu: 800,00-500,00-480,00-50, ,00 200,00-100,00-30,00-100,00-150,00-4-

5 CONSIGLIO PASTORALE D a quando è stato rinnovato (1 aprile 2014), il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito per la quarta volta lunedì 2 febbraio 2015 alle ore presso la sala parrocchiale. Attualmente il consiglio conta 19 membri: preti e suore compresi. Il parroco ha introdotto la serata con la preghiera tratta dai vespri del giorno e ha sintetizzato i punti del verbale della precedente riunione (ingresso di don Nicola, incontro su Don Braga, Visita pastorale, Festa patronale di San Martino). Si è salutato il nuovo rettore del Santuario (di recente subentrato a Mons. Aldo Passerini) Don Giampiero Franzi. All ordine del giorno vi erano i seguenti punti: 1. Riflessi, Ripercussioni e Rimbalzi sulla Visita Pastorale di novembre. A. Emerge qualche nota da sostenere e incentivare? B. Ci sono linee preferenziali da coltivare meglio? C. Si riscontrano differenze dalla relazione di presentazione della Parrocchia alla Visita Pastorale? D. Quali sono le cause (se si evidenziano) della poco incisivi- tà della vita cristiana. 2. Tempo di Avvento e Natale: osservazioni possibili Quaresima: qualcosa di nuovo? 4. Varie ed eventuali Lo scambio di considerazioni è stato ricco e positivo. Gli interventi mirati e pertinenti. In merito alla Visita del Vescovo si poteva fare qualcosa di meglio nella distribuzioni degli incontri. Es. per la visita in Santuario non c è stato quel giusto scambio di considerazioni sul suo ruolo nella realtà diocesana e locale. Le difficoltà sono state il tempo e forse la poca determinazione nel coinvolgere le diverse realtà parrocchiali. Comunque in generale si è riscontrata una buona partecipazione ad alcuni appuntamenti e una coinvolgente capacità del Vescovo nel sapersi relazionare con le varie assemblee partecipanti. Occorrerà puntare su un maggior attenzione al fare e agire che evidenzi responsabilità e coinvolgimento. Per gli adolescenti e i giovani è importanti ritrovarsi su qualche progetto mirato che li entusiasmi nell operare. -5-

6 Il contesto attuale di vita non facilita la prassi espressiva della fede con i riti della Chiesa: anche da noi stanno arrivando forme di ritualità che non sono quelle canoniche. Rievangelizzare il popolo di Dio. In merito al tempo di Avvento è stato evidenziato l impegno della Novena con una buona partecipazione di ragazzi e mamme in quasi tutto l arco dei nove giorni. Per la Quaresima è stata accolta la proposta del Consiglio Vicariale dal titolo Un abbraccio tra cielo e terra. Nella catechesi parrocchiale e nella predicazione verrà sviluppato il tema La Quaresima è: Tempo propizio per ritornare al Signore. Tempo per vivere la solidarietà attraverso la condivisione che inizia dal non sciupare cibo, parole, denaro, luce, tempo e amore. Ci sarà per tutti, piccoli e grandi una iniziativa settimanale. Il giovedì sera viene proposta la catechesi per gli adulti e il venerdì la Via Crucis animata dai vari gruppi parrocchiali Tra le varie il parroco ha sottolineato che la Parrocchia di Cologna è ora legata pastoralmente a Tirano e Baruffini. Occorrerà prendere in considerazione un eventuale spostamento della S. Messa delle ore alle ore e ciò com- porterà anche un cambiamento in Santuario. Al momento comunque si sta ancora valutando. Inoltre il parroco ha comunicato con rincrescimento che il sacrestano (Sig. Marco Garutti) dal 1 gennaio 2015 non è più assunto a tempo pieno. Il suo contratto è stato ridotto a 30 ore settimanali con il martedì solitamente come giorno libero. Questo per contenere le spese. In merito a ciò si sono fatti degli interventi non solo limitando il riscaldamento in chiesa ma anche operando degli interventi per diminuire la dispersione di calore nelle case parrocchiali e nella gestione dell impianto dell oratorio-cinema. Anche il Bollettino ha qualche difficoltà negli abbonamenti: negli ultimi anni gli abbonati sono diminuiti di circa un ottantina all anno tra decessi e coloro che non rinnovano. Prima di concludere don Nicola ha espresso l intenzione di rimotivare il coro dei ragazzi/ giovani e di sostenere il canto delle varie Messe. Alle ore il Consiglio si è chiuso con il segno della croce e un arrivederci a dopo Pasqua. -6-

7 COMUNITA PASTORALE Tirano, Baruffini, Cologna: Un Comune, tre Parrocchie ora anche una Comunità Parrocchiale D a domenica 4 gennaio 2015 la vita pastorale della Parrocchia di Cologna è stata affidata alle cure del Prevosto di Tirano. Entra così a far parte della realtà pastorale della Parrocchia di Tirano, come lo è già la Parrocchia di Baruffini. Queste tre Parrocchie costituiscono così una Comunità Pastorale. Ossia tre Parrocchie distinte ma unite da un servizio e una attività pastorale uniche del parroco di Tirano e dei sacerdoti che con lui condivido il ministero in loco. Certamente la mancanza della presenza effettiva e costante di un sacerdote nelle singole parrocchie è un limite, ma tutti conosciamo l esiguo numero dei sacerdoti e quindi occorre aiutarsi e in qualcosa adattarsi alla nuova realtà. -7-

8 cattolici e riformati S i è svolta giovedì 22 gennaio, nella chiesa collegiata di S. Vittore Mauro a Poschiavo, la preghiera ecumenica in occasione della Settimana di preghiera per l unità dei cristiani.. All incontro erano riuniti i fedeli cattolici della Valposchiavo unitamente ai Fratelli Riformati della valle; un nutrito gruppo di fedeli proveniente dai Vicariati di Tirano e Grosio si è unito alla preghiera. Nella bella cornice della Collegiata poschiavina, le due fedi cristiane si sono unite nella comune preghiera al Padre, chiedendo il dono della pace, la forza dell unità nella diversità. L incontro è stato guidato dal parroco don Witold Kopece e dal pastore protestante Antonio Di Passa, unitamente ad alcuni confratelli della valle e dei vicariati. Dopo la confessione dei peccati, ampio spazio al brano evangelico della Samaritana al pozzo. Il pastore Antonio, con profonda passione ed estrema chiarezza, ha sbriciolato la Parola ascoltata con una riflessione. L'acqua - ha affermato - è elemento base della terra, ci può cambiare; le storie della Bibbia parlano di un popolo del deserto ma legatissimo all'acqua! Nel nuovo testamento Giovanni che battezza con l acqua del deserto. Per la nostra sopravvivenza, non vi è un sostituto dell'acqua; così per lo spirito non c è che Gesù e la sua Parola! Non possiamo obbligare a gustare la bontà del Signore. Non possiamo obbligare. Possiamo solo offrire. L'acqua non sale più in alto della sua sorgente. Quindi se l'acqua buona non è versata, come ne possono bere i giovani? Gesù non giudica la donna samaritana, la sprona a vedersi e a riconoscere il suo bisogno d'acqua. La roccia è dura, l'acqua, con delicatezza, la scava: è il persistere che fa ottenere risultati. Il pastore ha poi concluso la riflessione giocando con le formule chimiche. L idrogeno brucia, l ossigeno alimenta il fuoco ha spiegato ; il miscuglio dei due, l acqua (H2O) spegne il fuoco... Solo se siamo insieme possiamo godere dell'acqua che Cristo ci dona e che ci porta al miracolo, perché l'acqua fa prodigi, è molecola della vita, forza purificante e trasformante. Davanti a noi c'è la brocca (Samaritana). Berremo? Saremo costanti?. L incontro si è concluso elevando al Padre le intenzioni di preghiera e chiedendo, attraverso il Padre nostro, il dono dell unità e della pace. Una serata che è stata occasione di essere uniti nella diversità, insieme nel rispetto di ciascuno, fratelli anche se divisi. Marco, Camilla -8-

9 oi dialogoi Al bar i nostri due amici sorbiscono un buon caffè mentre danno un'occhiata ai giornali. Ma non c'è tra loro alcun commento, come di consueto accade, ed a rompere il ghiaccio ci pensa Simone Nessun commento ai fatti del giorno, Matteo? Sei tutto pensieroso! Guarda che un buon caffè va bevuto con le tre esse : seduti, sereni e scottante. Cosa ti frulla per la mente questa volta? Matteo Hai ragione, Simone. È un periodo che mi passano tanti pensieri per la mente e, per quanto mi arrovelli a darmene una spiegazione, non ne vengo a capo una mazza. Simone E che sarà mai! Fuori il rospo e vedrai che una soluzione la troviamo. Matteo Questa volta mi ritrovo veramente in braghe di tela. Dunque: mio nipote e la sua compagna hanno avuto da poco un bel bambino. Me lo hanno comunicato per telefono con tanta gioia che mi son fatto dovere di andare a conoscerlo dopo appena qualche giorno: veramente un gran bel bambino! Simone Ma questa è una gran bella notizia! Non ne sei contento? Matteo Certo che sono contento. Ma le complicanze arrivano proprio ora in occasione del battesimo. Dunque: i genitori portano il bambino in Chiesa per il battesimo e con loro ci sono anche il padrino e la madrina che avrebbero il preciso ruolo di affiancare, o sostituire, alla bisogna, i genitori per far crescere sano ed educato il bambino. E la cerimonia, in generale, si chiude con pranzo o cena, -9-

10 in armonia, tra i convitati. Simone Vedo che hai le idee abbastanza chiare, Matteo. Solo consentimi di aggiungere la vera finalità del Battesimo Cristiano. Lo spiega chiaramente Papa Francesco: «Con il Battesimo si passa da sotto la legge a sotto la grazia. Col Battesimo Gesù Cristo ci ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia». Ma ritorniamo a noi: mi vuoi dire perchè sei preoccupato? Matteo Adesso, Simone, mi hai confuso maggiormente le idee. E vengo piatto. Dunque: il papà e la mamma del piccolo non sono sposati né in Chiesa né allo stato civile, sono dei buoni conviventi. Il padrino e la madrina designati, poi, hanno avviato la pratica di separazione legale del loro matrimonio. Mi dici tu: questo battesimo sarà poi possibile? E sto povero bambino che colpa ha per essere venuto al mondo? Simone Ora capisco, Matteo, le tue preoccupazioni. E ti dirò che non sono certamente io che posso sognare la soluzione al problema. Lasciami però riportare la definizione che dà Papa Francesco della famiglia. Egli afferma:...la fraternità si comincia a imparare solitamente in seno alla famiglia, sopratutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. Matteo Bravo, Simone, ora proprio non ci capisco più niente. Ma, secondo te, come andrà a finire? Simone Vedi, Matteo, io so per certo due cose: che la misericordia del Padreterno è infinita e che a tutto c'è una soluzione, basta volerlo veramente. Beh, intanto credo sia doveroso parlarne serenamente col nostro Prevosto; converrai che nessuno può aiutarci meglio di un sacerdote a trovare una soluzione. effeti

11 MILANO EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA A cura di Giovanni Marchesi In vista di questo evento che si aprirà il 1 maggio 2015 a Milano, di cui spesso abbiamo sentito parlare in questi ultimi tempi, propongo alcuni stralci di un articolo di Enzo Bianchi apparso su La Stampa domenica 15 febbraio 2015 che può aiutarci a riflettere su un evento che con il titolo NUTRIRE IL PIANETA può essere facilmente scambiato come moderna attuazione dell opera di misericordia DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI L a febbre per l Expo di Milano è salita, e grande è l attesa per la kermesse, intensa la sua preparazione: ormai è presentata ogni giorno di più come il grande evento, capace di mutare la sorte del nostro paese e del nostro futuro. Dai diversi annunci quotidiani di iniziative e incontri culturali tutto sembra nuovissimo e inedito: si è portati a credere che si stia andando verso un evento escatologico. Anche l area cattolica si è mobilitata e, come quasi sempre succede, lo sta facendo per lo più appiattendosi sui percorsi più facili e imitandone lo stile, nella speranza di ottenere la stessa performance che eccita tutti. (...) EXPO: Un iniziativa risalente già alla fine dell Ottocento, dotata di una logica propria; un evento di grande significato tecnico, economico e sociale è oggi rivestito di una capacità spirituale, è indicato, attraverso menzogne e ipocrisie, come portatore di valori per il fatto stesso di prodursi. Come se tutti avessero dimenticato la corruzione che ha ammorbato la preparazione dell evento e che non dà garanzie di non contaminarne anche gli sviluppi successivi, come se si ignorasse che la logica dominante è

12 quella dell agrobusiness in mano alle grandi multinazionali. Nutrire il pianeta diventa uno slogan, ripetuto a basso prezzo anche da chi non si sogna nemmeno di muovere un dito per nutrire gli affamati in carne ed ossa. Si finge di ignorare che questo ideale straordinario di previdenza indispensabile richiede da parte nostra un cambiamento di stili di vita, una consapevolezza del fatto che la dignità umana è rispettata solo attraverso l uguaglianza e la giustizia: se regna l iniquità letteralmente la nonequità - e si persevera nel consentire una economia di esclusione, non si nutre il pianeta ma si continuano a creare reietti dalla tavola del mondo. ( ) Papa Francesco in un messaggio inviato a quanti, nell hangar della Bicocca, erano impegnati nelle prove generali per l Expo ha pronunciato una frase che dovrebbe essere il vero monito perché l Expo si orienti davvero a nutrire il pianeta. Ha ricordato una sentenza ascoltata da un vecchio contadino: Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai! Parole dure come pietre, ma che sentiamo vere perché ogni giorno ormai ne facciamo esperienza attraverso alluvioni, esondazioni, frane di una terra che abbiamo devastato negandole la possibilità di obbedire alle leggi della natura. Una terra che sfruttiamo e spremiamo per una produzione che sia vincente sul mercato, una terra che non consideriamo più né madre né sorella ma solo matrice da sfruttare senza limiti e con tutti i mezzi, anche a costo di depauperarla e desertificarla nel domani. (...) Siamo succubi di un economia che vive di adorazione del Dio denaro, alienata al denaro, prostrata davanti alle esigenze del mercato e segnata da una competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole. Ci siamo talmente imbarbariti da chiamare legge del mercato la legge della giungla, il primitivo prevaricare del più forte sul più debole. ( ) Occorre dunque che ci poniamo alcune domande: può essere straordinario il compito di nutrire il pianeta,

13 ma a chi lo affidiamo? È lasciato alla programmazione di multinazionali che obbediscono sempre e solo alle leggi del proprio tornaconto? Se invece nutrire il pianeta è compito comune e appartiene alla responsabilità di perseguire il bene comune, chi sono i soggetti che se ne incaricano, con quali mezzi a disposizione, con quali criteri di giustizia ed equità, con quale compatibilità con la pace, la solidarietà, la dignità umana, la fratellanza universale?... Non facciamo dell evento dell Expo la fiera degli auguri, il campionario dei proclami di intenti caritatevoli: sia invece occasione per affrontare seriamente, responsabilmente e concretamente i temi urgenti della fame e della povertà, ormai presenti anche in mezzo al mondo industrializzato, gli appelli improcrastinabili che la terra ci rivolge per la sua custodia e salvaguardia, il rispetto dei diritti delle generazioni future. Per tutti occorrerebbe che l Expo diventasse l occasione per far risuonare il comandamento: Ama la terra come te stesso!. EXPO e SANTA SEDE Non di solo pane vive l uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, è da questa frase del Vangelo che si sviluppa il messaggio che la Santa Sede vuole trasmettere attraverso la sua partecipazione a Expo Milano Il cibo come valore primario nella vita degli uomini, da sempre oggetto di riti, simboli, racconti, calendari e regole ma anche strumento per conoscere la propria identità e costruire relazioni con il mondo, il creato, il tempo e la storia. La Santa Sede vuole concentrare l attenzione dei visitatori sulla forte rilevanza simbolica dell operazione del nutrire. Il cibo si raffigura quindi non solo come nutrimento per il corpo, ma come gesto del nutrire che diventa pasto e convivium, momento di incontro e di comunione, di educazione e di crescita. Tutto ciò in netta contrapposizione con quella cultura dello scarto, che sempre di più oggi influenza la nostra società generando iniquità e situazioni di povertà che rappresentano delle vere e proprie piaghe. Attraverso il suo Padiglione, la Santa Sede vuole offrire ai visitatori uno spazio di riflessione attorno alle problematiche che ancora oggi sono connesse all alimentazione e all accesso al cibo, mettendo in luce come l operazione antropologica del nutrire sia al cuore dell esperienza cristiana e della riflessione culturale e spirituale che ha generato dentro la storia

14 ATTEGGIAMENTI COMUNI E GESTI RITUALI BREVI nella liturgia Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l efficacia (Sacrosanctum Concilium = SC 7). Ora, il Concilio Vatcano II ha richiamato ripetutamente l attenzione affinché sia facilitata la comprensione della liturgia da parte del popolo, in modo che la sua partecipazione possa essere piena e attiva (SC 21). Per questa ragione ci sembra necessario che i riti siano compresi e acquisiti nel loro valore umano, biblico, liturgico. Il nostro intento è quello di far conoscere il significato dei vari gesti e simboli liturgici che si compiono nella celebrazione per diventare partecipanti consapevoli del valore umano e divino dell azione liturgica. Papa Francesco è intervenuto più volte a proposito della sacra liturgia, soprattutto durante le Omelie che quotidianamente tiene a Santa Marta. Gli atteggiamenti comuni dell assemblea a volte passano in secondo ordine: la maggior parte dei fedeli raccolti nella na- vata non ha funzioni specifiche da svolgere. Ma a celebrare, oltre il presbitero, i lettori, i cantori, è anche l assemblea nella quale, a vario titolo, anche questi sono compresi. Poche volte chi presiede richiama e sottolinea il senso, la ragion d essere, il modo di compiere, nel rito, atteggiamenti comuni e gesti brevi. L Ordinamento generale del Messale romano (OGMR), al n 42, sottolinea la loro importanza: L atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la santa liturgia: manifesta infatti e favorisce l intenzione e i sentimenti dell animo di coloro che partecipano. Ci fa capire che non si celebra solo con il cervello, ma anche con tutto il corpo. Vogliamo quindi presentare, brevemente, gli atteggiamenti comuni a tutta l assemblea: Stare in piedi è l atteggiamento più importante durante la messa (anche se qualcuno può pensare che sia un non volersi inginocchiare davanti a Dio, invece significa che per mezzo del battesimo siamo già risorti, rial

15 zati di tra i morti attraverso Cristo e con Cristo, dice san Paolo (Efesini 5,14). Nella chiesa antica, e lo vedo ancor oggi in qualche monastero, era vietato mettersi in ginocchio la domenica, giorno della resurrezione: Noi preghiamo in piedi perché è un segno di resurrezione (S. Agostino). Stare seduti è una posizione di riposo, ma questo apparente far niente è destinato interamente ad un migliore ascolto della Parola (non della lettura!) o alla preghiera personale durante la presentazione dei doni e dopo la comunione. Stare in ginocchio era, nella chiesa antica, il grande atteggiamento penitenziale e implorativo (chi scrive ricorda la ripetuta esortazione flectamus genua = pieghiamo le ginocchia); oggi è un atteggiamento di adorazione chiesto ai fedeli alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi (OGMR, n 43). Ora presentiamo e consideriamo succintamente anche i gesti rituali brevi: Fare il segno di croce è rimandare al battesimo, è convergenza dell intero rito; è segno ricchissimo di significato: lo strumento del supplizio di Gesù è diventato il simbolo della Redenzione, segno perfetto dell amore del Padre e dell amore del Figlio incarnato. Facciamo bene questo segno di croce, con fede e amore, senza precipitazione. Battersi il petto luogo vitale del cuore e del respiro, è un gesto che significa: Sono io!, riconoscendosi pubblicamente peccatori; Il triplice segno prima del Vangelo nel suo significato è poco conosciuto; fatto meccanicamente, sembra quasi un segno cabalistico; invece, preso singolarmente, è segno molto bello: in fronte chiede che questo evangelo penetri la mia intelligenza perché io lo comprenda, la mia bocca perché lo proclami e il mio cuore perché lo ami. Guardare l ostia e il calice è così frequente vedere i fedeli chinare il capo proprio quando il celebrante eleva l ostia e il calice per mostrarli; nel XII secolo fu introdotta l elevazione proprio perché l ostia fosse vista e adorata. Allora è bene prima guar

16 dare per vedere Colui che poi adoreremo inchinandoci, come fa anche il celebrante. Pregare il Padre Nostro è la preghiera di eccellenza perché Gesù stesso l ha insegnata ai discepoli. Si diffonde l abitudine di levare le mani verso l alto, come fa il sacerdote celebrante (in certe occasioni, potrebbe invitare anche l assemblea a farlo!) dal momento che la preghiera del Signore è recitata o cantata da tutti. Que- sto segno verso l alto è più consono a questa preghiera che il fare catena orizzontale con le mani proprio poco prima di ridarsi la mano per il gesto di pace. Il gesto di pace [ne abbiamo diffusamente parlato su Le campane di S. Martino n. 3, settembre 2014, p ] Fare l inchino è un gesto semplice del capo, che fa partecipare il corpo alla preghiera: si può fare col segno di croce all inizio della celebrazione e alla benedizione finale; alle parole del Credo: E per opera dello Spi- rito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo, per onorare l incarnazione del Signore; al momento della formula di perdono nell atto penitenziale e dopo ciascuna elevazione, come già detto. C è anche l inchino profondo di tutto il busto e non solo del capo, che sostituisce la genuflessione. Fare la genuflessione è un breve inginocchiarsi riservato alla presenza di Cristo nel sacramento del pane e del vino consacrati, alla riserva eucaristica nel tabernacolo, all Annunciazione e a Natale alle parole: E per opera dello Spirito santo si è incarnato... Ci sembra interessante la storia della genuflessione, omaggio dovuto dal vassallo al signore feudale: i cristiani ritennero che il Signore Gesù non fosse da meno dei loro signori e iniziarono a praticarla, al posto dell inchino profondo. Chiudiamo con una considerazione di ordine generale ricavata dalle parole di papa Francesco: la Messa non si sente, si partecipa!...la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l orologio... Voi venite qui, noi ci riuniamo qui, per entrare nel mistero. E questa è la liturgia, il tempo di Dio, lo spazio di Dio, la nube di Dio che ci avvolge tutti Giuseppe Garbellini

17 CORRISPONDENZA CON PAPA BENEDETTO XVI Nella concomitanza della festa patronale di San Martino, lo scorso novembre, la Corale Parrocchiale San Martino ha offerto un concerto in onore del Santo Patrono con brami musicali introdotti da testi di papa Benedetto XVI. La Corale ha pensato poi di scrivere a papa Benedetto, il quale attraverso la Segreteria di Stato, ha risposto con un ringraziamento. Riportiamo i due scritti e uno dei testi declamati. Un testo declamato Possiamo immaginare la storia del mondo come una meravigliosa sinfonia che Dio ha composto e la cui esecuzione Egli stesso, da saggio maestro d orchestra, dirige. Anche se a noi la partitura a volte sembra molto complessa e difficile, Egli la conosce dalla prima fino all ultima nota. Noi non siamo chiamati a prendere in mano la bacchetta del direttore, e ancora meno a cambiare le melodie secondo il nostro gusto. Ma siamo chiamati, ciascuno di noi al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il grande Maestro, nell eseguire il suo stupendo capolavoro. Nel corso dell esecuzione ci sarà poi anche dato di comprendere man mano il grandioso disegno della partitura divina. (discorso Sala Clementina, 18 novembre 2006)

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19 SUICIDIO: DRAMMA CHE TOCCA TUTTI NOI COSA POSSIAMO FARE? A cura di Ercole Piani G li ultimi episodi che hanno visto nella nostra comunità ancora così presente il fenomeno del suicidio ci richiede di suggerire, come in passato, alcune riflessioni. Il titolo del tema è molto ambizioso: aiutare una persona a rischio suicidale è qualcosa di delicato che meriterebbe una lunga trattazione. Per comprendere e aiutare la persona a rischio, si possono prescrivere ricette, si può fare qualcosa e soprattutto questo qualcosa è a portata di tutti? Cioè il coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di cogliere quel dolore che talora si manifesta soltanto attraverso gli sguardi delle persone. L aiuto da portare non è improvvisato o causale, dettato da qualche intuizione o semplicemente dal buon senso (anche se la maggior parte dei comportamenti risponde a regole di elementare buon senso): esistono, infatti, ricerche e iniziative che si basano su queste linee guida, fino a essere codificate da tutte le Associazioni le cui finalità sono lo stu- dio del fenomeno suicidario. Non si tratta quindi di diventare psicologi o psichiatri, ma di diventare coscienti che da parte di tutti si può intervenire e in alcuni casi ciò che si può fare è veramente decisivo. Ci sono zone, come nella nostra provincia, nella quale si muore di più per suicidio che per incidenti stradali. È importante apprendere alcune cose semplici che è opportuno fare e conoscerne altre che è bene evitare. Da parte mia, ancor prima di affrontare il tema del suicidio, sento forte il desiderio di dedicare questo nostro incontro a tutte quelle persone che hanno perso un loro caro per suicidio ed è per questo che chiedo il contributo, che si trova al termine della mia trattazione, della dottoressa Daniela Pianta, per dire qualcosa sulla sofferenza delle persone che perdono un loro familiare o amico; perché Il lutto, questo lutto in particolare, è la situazione di maggiore abbandono per le persone. Si fa poco per le famiglie dopo la morte dei propri cari. Inoltre ho conosciuto tante per

20 sone, parenti o conoscenti di un suicida, che portano su di sé il peso di aver sottovalutato alcuni segnali che, col senno di poi, non avevano capito. Voglio subito evidenziare che non esiste alcuna responsabilità perché capita anche alle persone dedicate al sostegno e all aiuto di non cogliere sempre questi segnali; quindi parlare apertamente di suicidio, serve per a- iutare tutti noi a capire questo fenomeno che accompagna la nostra esistenza. Tralascio i dati statistici che, seppur espressivi, toglierebbero, in questo contesto, spazio alle altre informazioni; soffermandomi solo sul dato che pone la Provincia di Sondrio ai vertici nella nostra nazione in sintonia con i valori riscontrati sull arco alpino in Francia, Svizzera e Austria. Il fenomeno è monitorato con at- tenzione, ma devo anche informare che l Osservatorio sul suicidio in Lombardia, nato nel settembre 1995 e col quale ho collaborato in qualità di membro, ha cessato il suo lavoro di ricerca e studio e quest Organismo era il vero presupposto per portare quei contributi che tutti noi attendiamo. Tornando al nostro argomento, tutte le volte che la notizia di un suicidio ci raggiunge in genere ci sono incredulità, sbigottimento, costernazione, sorpresa; si esprimono sentimenti forti ed eclatanti, ma poi inesorabili calano il silenzio, il disinteresse o la rassegnazione, come se davanti all evento niente fosse possibile, trattandosi di qualcosa di temuto ma ineluttabile. Quello che ogni volta ci stupisce, è che si tratta di persone che, apparentemente, non avrebbero nessun motivo per desiderare la morte: sono persone spesso giovani, in buona salute, hanno un lavoro, una famiglia, una vita "normale". Ma dietro questa facciata di "normalità", si cela un abisso di sofferenza e disperazione, invisibile agli occhi del mondo, e spesso, invisibile persino agli

21 occhi dei familiari e degli amici più cari. E importante sapere che, per affrontare il tema della prevenzione senza entusiasmi o facili affaccendamenti rinunciando alla rassegnazione, si possono porre alcune semplici osservazioni e raccomandazioni utili e importanti. ESSERE CONSAPEVOLI DEI SEGNALI DI ALLARME Non esiste una persona a rischio tipica. Può accadere a giovani o anziani, ricchi o poveri, colti o ignoranti. Per fortuna vi sono dei segnali d allarme che, se presi sul serio, possono salvare una vita; ecco quindi che una persona è a rischio se: - Afferma che vuole uccidersi (quasi sempre è detto, non a tutti - ma a qualcuno è confidato); - Ha difficoltà rispetto al sonno e all alimentazione; - Tende a isolarsi dagli amici e dalle occasioni sociali; - Non ha interessi per la scuola, il lavoro, gli hobby ecc.; - Si prepara alla morte con piani e programmi per la fine (quasi sempre la morte è programmata: dove - come - quando). - Regala cose di valore cui in precedenza era attaccato; - Ha tentato il suicidio in precedenza; - Corre rischi non necessari (esiste un dato non trascurabile di falsi incidenti che, in effetti, sono suicidi); - Ha avuto recenti gravi perdite nella vita; "Campo di grano con corvi", del luglio del 1890, uno dei dipinti più drammatici e disperati di Vincent Van Gogh ( ). È stato realizzato solo venti giorni prima della sua morte per suicidio

22 - E preoccupato rispetto alla morte e al morire (può sembrare paradossale ma spesso questo dato è riscontrato nelle persone che si uccidono); - Ha perso interesse per il suo aspetto; - Aumenta l uso di alcool, farmaci e droghe. COSA E IMPORTANTE FARE * Ascoltare e incoraggiare l espressione dei sentimenti, d ogni sentimento. Accettare tali sentimenti. Ascoltare, ascoltare - è importante ascoltare le parole, ancor più la persona che ci sta davanti. * Non giudicare, non entrare nel merito se il suicidio sia giusto o sbagliato o i sentimenti siano buoni o cattivi. Non fare lezioni sul valore della vita. * Impegnarsi ed essere disponibili. Dimostrare interesse e sostegno. * Non sfidare la persona a farlo. * Non mostrarsi sconvolti o scioccati; questo mette una gran distanza tra la persona a rischio e gli altri. * Non impegnarsi a mantenere il segreto. Cercare aiuto e supporto. * Offrire sempre la speranza che ci possono essere alternative, ma non offrire facili e insicure rassicurazioni. * Agire. Rimuovere sostanze e mezzi pericolosi (veleni, armi ecc.) * Cercare aiuto presso persone o enti competenti (il Centro psicosociale è aperto dal lunedì al sabato, per informazioni 0342/ ) I FALSI LUOGHI COMUNI Chi dice di uccidersi non lo farà. Non è vero. Di solito chi tenta o commette un suicidio, ha fornito indizi preoccupanti: sarete tristi quando sarò morto!, non vedo altra soluzione non sono affermazioni da sottovalutare come fossero uno scherzo. Chi tenta di togliersi la vita è matto. Non è vero. La maggioranza di chi tenta o si toglie la vita non è pazzo o psicotico. Chi cerca sollievo nella disperazione premendo il grilletto della morte, ha disturbi non eguagliabili a quelli di un malato mentale. Se una persona ha deciso di uccidersi, non c è più niente da fare. Non è vero. Anche chi accarezza l idea della morte, ondeggia sino all ultimo minuto tra la voglia di vivere e la voglia di morire. L impulso di morire può, in alcuni casi, essere bloccato. Chi tenta il suicidio non vuole essere aiutato. Non è vero. Studi accurati han

23 no accertato che più della metà delle vittime hanno chiesto aiuto a un conoscente o al medico almeno sei mesi prima della morte. Parlare di suicidio con il depresso può essere contagioso. Non è vero. Non è provato statisticamente che parlare di suicidio induca al suicidio. E vero l opposto. Discutere apertamente di suicidio può indurre chi ha quest idea a riflettere e a desistere. Il giovane si è ucciso perché non è stato aiutato dai parenti o dagli amici. Non è vero. I genitori, i fratelli, i mariti, le mogli, la generalità dei parenti e degli amici non hanno le risorse adeguate per aiutare il depresso a guarire e a salvarlo quando ha deciso di morire. L impulso può essere bloccato; se non lo è, la colpa non è certo dei parenti. Dopo il suicidio è saggio tacere. Non è vero. Il falso pudore impedisce di affrontare e denunciare la gravità dell epidemia. Conclusioni Per terminare vorrei utilizzare il pensiero di Eugenio Borgna, a mio giudizio il massimo psichiatra italiano vivente, con il quale è stato prezioso per me confrontarmi in convegni e relazioni intercorse in questi anni. In ogni esperienza di suicidio certo la speranza si oscura, anche se non sempre si oscura. Come Leopardi ha scritto, una goccia, una scintilla di speranza si nasconde anche nel suicidio, anche in questa scelta che sembra essere proprio la tomba della speranza, cioè la chiusura di ogni possibile sguardo al futuro. E in questa mancanza a volte di soccorso, di parole che aiutano, siamo tutti corresponsabili nel suicidio di chiunque, qui o al di fuori di qui, Giovane o Anziano se giunge alla morte muore anche qualcosa in noi. Cioè al coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di cogliere quel dolore che talora si manifesta soltanto attraverso gli sguardi delle persone. La psichiatria moderna tende oggi e ogni psichiatria che non faccia questo è una psichiatria antichissima e lontana a usare un linguaggio della vita quotidiana. È solo utilizzando il linguaggio dei sentimenti quotidiani, dei sentimenti apparentemente così estranei alla psichiatria, come la simpatia, come l amore, che la psichiatria riesce a comunicare qualcosa e soprattutto ad essere umana sino in fondo. Forte è poi la ten

24 tazione di considerare chiunque abbia tentato il suicidio oppure si sia arenato nelle sabbie terrificanti del suicidio come uno psicopatico, come qualcuno con cui non valga la pena di confrontarsi, come qualcosa di insignificante. Questi clichés, questi modi pseudoscientifici di evitare problemi umani laceranti che vive ciascuno di noi sono assolutamente intollerabili e inaccettabili. Allora è più semplice per me invitare chi vive il dramma di questo disagio di riflettere perché la possibilità di superare queste difficoltà esiste; gli operatori del nostro territorio, che sono impegnati professionalmente nell aiuto alle persone, hanno gli strumenti per conoscere, capire e aiutare; non dobbiamo più portarci dentro questo peso, è un nostro diritto trovare aiuto. Infine vorrei citare una mia esperienza che, soprattutto in questo contesto, mi piace condividere con voi; sono passati molti anni ma è ancor vivo il ricordo dell incontro con Suor Maurizia dell Ordine delle Misericordine, alla quale riportavo alcune mie preoccupazioni in merito alla morte di un conoscente nella solitudine di un suicidio e lei subito mi ha risposto: non è stato solo con lui c era il suo Angelo Custode. Credo proprio che queste donne e uomini questi nostri ragazzi e ragazze che hanno scelto di porre fine alla vita, conoscendo questa enorme sofferenza che ha caratterizzato quel periodo della loro vita, siano stati accompagnati a cospetto del Padre Celeste da quell Angelo e che Dio abbia tenuto conto del prezioso valore di quella sofferenza. Bibliografia: Ballantini M. (1999) suicidio e società una speranza dalla prevenzione Franco Angeli editore interventi di Eugenio Borgna e Ercole Piani. Pavan L. (1995), Paura della morte e suicidio, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma Cassano G. (1996) la depressione diagnosi e terapia, UTET, Torino

25 AIUTARE CHI RESTA di Daniela Pianta una persona del noq uando stro paese, della nostra cerchia di conoscenze, della nostra comunità compie un gesto così tragico come quello del suicidio subito ci chiediamo quali siano state le ragioni, come sia stato possibile. Domande aperte, senza risposte certe o definitive sulle ragioni di quel gesto. Sappiamo però con certezza che parenti, amici della persona scomparsa rimangono segnate dolorosamente, profondamente, indelebilmente da questo drammatico evento. In termini scientifici queste persone sono state denominate "sopravvissuti": è una parola forte, che solitamente usiamo per persone che attraversano esperienze estreme - pensiamo ai sopravvissuti dei campi di sterminio. Chiamarle così vuole proprio evidenziare quanto sia devastante e traumatica l'esperienza del suicidio di una persona cara. Che fare allora per loro? Importante che ognuno, la comunità tutta sia aperta e con sensibilità mandi dei segnali che questa profonda ferita è degna di rispetto, attenzione; che si può/deve parlare di quanto è accaduto, di quanto ciò abbia addolorato e profondamente ferito. Infatti, parlandone, e trovando qualcuno attento ad ascoltare, si allevia e si può diminuire il sentimento di vergogna che sempre accompagna il "sopravvissuto". Egli si pone mille interrogativi sulle ragioni, sul significato del suicidio, sentendosi quasi inevitabilmente in colpa; talvolta reagisce a questo senso di colpa non volendo più parlare di quanto accaduto, tentando di superare il trauma semplicemente con il passare del tempo

26 Sappiamo invece che si forma una sorta di catena generazionale rispetto al gesto del suicidio - un suicidio di oggi richiama quello di anni prima di un altro familiare - catena che va spezzata. E si può farlo aiutando il sopravvissuto ad elaborare quel profondo dolore. Il sopravvissuto va accolto con rispetto e aiutato ad accogliere un aiuto per sé, un aiuto professionale che si può chiedere agli operatori dei servizi per la salute mentale il Centro Psico Sociale a Tirano opera da anni, spesso silenziosamente, necessariamente con riservatezza, anche per queste delicate situazioni. DALLA BOLIVIA C arissimi Tiranesi, il tempo passa veloce ed è facile dimenticarsi delle persone e dell'esperienze vissute assieme. La distanza non aiuta a tenerci vicino per questo arrivo a tutti voi con questa lettera, anche solo per ringraziarvi degli aiuti materiali e spirituali che sempre avete avuto nei miei confronti. Da qualche settimana sono iniziate le nostre attività: la scuola di falegnameria con 14 ragazzi che vivono e studiano nella nostra casa, il convitto delle ragazze con 16 giovincelle che vengono tutte dalle comunità più lontane, l'asilo con 30 bambini e l'oratorio domenicale per evangelizzare i bambini nello stare insieme con lo stile educativo di Don Bosco. Negli ultimi anni si è notato come la gente ed anche i giovani vanno in città in cerca di lavoro o a studiare. Questo causa una diminuzione demografica che influisce molto sulle attività parrocchiali, a volte ci si scoraggia e ci si chiede se vale la pena stare qua. Cerco di scacciare questi cattivi pensieri pensando che il Signore mi ha chiamato per stare con questa gente: gente semplice, contadina, accogliente. Quest'anno sarà speciale perchè finiamo ed inaugureremo la

27 Facciata della chiesa prossima a essere dedicata nuova chiesa parrocchiale: un'avventura che mi ha coinvolto direttamente e che è durata quasi 3 anni. Abbiamo costruito questa chiesa solo con la PROVVIDENZA. Ho avuto una dimostrazione che davvero si possono fare grandi cose confidando nell'aiuto delle persone e nella generosità. L'11 aprile verrà consacrata dal Card. Francesco Coccopalmerio, il quale ha accettato il mio invito. Non è solo per inaugurare una chiesa, ma perché possa anche conoscere una "chiesa" dall'altra parte del mondo, come disse a suo tempo il Papa Francesco. C'è molta agitazione ed aspettativa an- che per la gente per questa visita unica ed eccezionale. Spero che la costruzione della chiesa non sia solo servita per dare lavoro alle persone ma che sia motivo per evangelizzare e mantenere la belle fede semplice che queste persone portano nel cuore. Anche voi cari tiranesi, avete collaborato a questo sogno e vi ringrazio di cuore. Anche se vivo lontano, mi sento sempre tiranese e vi chiedo di ricordarvi di me nelle vostre preghiere. Che il Signore vi benedica P. Stefano Mazza, parroco di Pasorapa Bolivia

28 Carissime Sorelle, il giorno 21 febbraio 2015, dall Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, il Signore ha chiamato a sé, improvvisamente la nostra giovane sorella Suor Mery Agnese CABASSI. Nata a Tirano (Sondrio) il 15 agosto Professa a Torino Basilica di Maria Ausiliatrice il 6 agosto Appartenente all Ispettoria Lombarda Sacra Famiglia Italia. Mery nacque a Tirano all ombra del magnifico santuario della Madonna di Tirano nel giorno particolarmente dedicato alla Vergine Assunta in cielo. Si può dire che nella sua breve vita, Maria l abbia particolarmente arricchita donandole due occhi che rivelavano una profonda serenità interiore, un cuo- re sensibile e una voce armoniosa. All età di nove anni perse il papà e la mamma crebbe i due figli, Luigi Simone e Mery Agnese in un clima ricco di valori umani e cristiani in cui non mancava la gioia e la fiducia nella provvidenza. Tale ambiente sereno favorì in Mery una maturazione al senso del dovere rivelando una capacità di dono vissuto nella gioia. Trascorse la sua fanciullezza e adolescenza a contatto con le FMA dapprima nella scuola dell Infanzia e in seguito come oratoriana entusiasta e allegra. Amante del canto portava la sua nota gioiosa nel cortile dell oratorio e in Parrocchia nella catechesi e nella liturgia. Dopo aver conseguito la maturità presso l Istituto tecnico commerciale con specialità linguistica e il post diploma di esperto informatico per la gestione aziendale, lavorò come impiegata in uno studio privato ma la sua presenza in oratorio non è mai venuta meno. Di carattere sereno, sapeva animare le ricreazioni e gli incontri con le ragazze. La chiamata del Signore alla vita religiosa si fece sentire presto, ma la sofferenza di dover lasciare sola la mamma le impediva di prendere una decisione. Dopo molta preghiera e discernimento il 15 ottobre del 2002, all età di 28 anni, Mery lasciò la sua Passaggio di Suore Suor mery cadassi

29 Tirano e iniziò il cammino formativo del periodo di Verifica e Orientamento nella comunità di Milano in via Timavo. Trascose il Postulato a Torino nell impegno di approfondire una relazione più viva e autentica con Cristo. Il 6 agosto 2006 emise i primi voti religiosi, dopo aver vissuto serenamente il periodo del noviziato a Contra di Missaglia (LC). Nella sua semplicità e ricerca di quanto Dio le chiedeva, Mery aveva fatto sua un espressione di Maria che più volte ha usato nella domanda di ammissione alle varie fasi formative e di rinnovo dei voti: si sentiva come Maria uno spazio piccolo, ma fecondo, dove Dio stava compiendo grandi cose di fronte alle quali lei stessa si stupiva. Il suo primo campo di lavoro fu a Metanopoli tra i bimbi della Scuola dell Infanzia e in quel periodo cominciò a frequentare il corso biennale di qualificazione per la formazione di Animatori Musicali e anche l Istituto Superiore di Scienze Religiose. Nel 2009, venne inviata a Pavia Maria Ausiliatrice come Educatrice di Scuola dell Infanzia e insegnate di religione ai bambini di 1^ e 2^ della scuola Primaria. Nel 2012 passò a Cinisello Balsamo Gesù Adolescente dove ha realizzato con entusiasmo il laboratorio musicale e l educazione religiosa in tutte le classi della scuola dell Infanzia mentre nella parrocchia della Crocetta era impegnata nella Catechesi, faceva parte del coro e animava l oratorio. In tutte e tre le realtà i bambini, le maestre, i genitori l hanno molto amata e stimata per la sua attenzione educativa e competenza didattica. I ragazzi dell oratorio della Crocetta hanno apprezzato in lei la gioia, la capacità di ascolto e di dare consigli senza mai essere invadente. Suor Mery è sempre stata una presenza semplice, discreta e riservata, a volte silenziosa, generosa nel bisogno, sempre in punta di piedi nell avvicinare le persone, con una passione che la portava ad amare i bambini, i piccoli suoi prediletti: in mezzo a loro ha realizzato la sua vocazione ad una dedizione totale e appassionata. Maria, che l ha custodita con avorevolezza preveniente e materna, in giorno di sabato, in modo improvviso, l ha accompagnata silenziosamente all incontro con il Dio della sua vita. Anche in quel momento, nel cuore di suor Mery, amante della musica a del canto, è sgorgata spontanea, come espressione di grazie, la melodia: l anima mia magnifica il Signore!. Noi crediamo che in quest ora particolare di distacco, il Signore sta già illuminando i nostri sentieri e ci accompagna attraverso vie sassose verso nuovi volti di profezia L Ispettrice Suor Maria Teresa Cocco

30 RICORDIAMOLE Nei mesi scorsi altre tre suore FMA che hanno operato nella nostra comunità sono decedute: SR. ROSA BARLOCCO Nata a Dairago (Milano) il 28 novembre 1924 A 16 anni, in una sosta a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, si sentì attirata dal quadro di Maria che sovrasta l altar maggiore ed ebbe la sensazione che la Madonna la volesse tutta sua, per sempre. Ne parlò col parroco, suo confessore e grande devoto di don Bosco, che la indirizzò nell Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A 21 anni, il 29 gennaio 1946, Rosa lasciò la sua Dairago per Milano, via Bonvesin de la Riva. Fatta la prima professione religiosa il 6 agosto 1948 venne destinata a Triuggio come guardarobiera compito che svolse, in tempi diversi, per più di 40 anni, nelle case di Milano, via Timavo, Laigueglia. Fu a Tirano solo per due anni dal 1985 al 1987 come responsabile del Pensionato anziani nell originario fabbricato del ricovero che ristrutturato negli anni precedenti il 1 ottobre 1985 venne riaperto per l accoglienza di anziani autosufficienti. Una consorella che visse accanto a suor Rosa, la ricorda serena, accogliente, e pervasa da un ardente spirito apostolico. Suor Rosa fu davvero un anima tutta di Dio. Nella sua vita non si trovava nulla di banale, sempre presente a se stessa e in atteggiamento di disponibilità verso le sorelle. Delicata e premurosa sapeva creare un ambiente caldo e fraterno all interno della comunità per il suo carattere dolce e mite, capace di accogliere tutte con un bel sorriso. Tra i suoi scritti si legge: «Con la grazia del Signore ho lavorato per tanti anni con cuore salesiano, facendo tutto per la gloria di Dio, l amore ai giovani e il bene della Congregazione». Si è spenta il 9 dicembre 2014 a Clusone dopo una lunga sof

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