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1 Si riporta, a titolo di esempio, una proiezione dello stock e delle catture di nasello nel lungo termine (29-23), ottenuta simulando diversi scenari, modellati stocasticamente, e in particolare una riduzione graduale di F di status quo del 14% all anno, fino al raggiungimento di F.1 nel 22 (figura 2.29). R (migliaia) Reclutamento e vettore di F F 25. SSB tonnellate Catture tonnellate % 25% 5% 75% 95% Vettore di F 5% Figura Proiezione a lungo termine calcolata per il nasello della GSA 1 con raggiungimento di F.1 nel 22 e mantenimento della stessa pressione di pesca fino al 23. Il reclutamento è della stessa entità iniziale ma con variazioni casuali. Sono indicati tratteggiati gli intervalli di confidenza del bootstrap. I risultati mostrano una netta crescita della biomassa di riproduttori (SSB) e un aumento significativo delle catture nel lungo periodo. Le simulazioni condotte con il modello ALADYM hanno inoltre messo in luce che diverse strategie di gestione, attuate in forma complementare (ritiro definitivo, fermo temporaneo e aumento della maglia), potrebbero permettere, nel medio-lungo periodo, di meglio utilizzare il potenziale produttivo dei tre stock (Piani di Gestione, MiPAAF). 129

2 Bibliografia - Abella A., Belluscio A., Bertrand J., Carbonara P.L., Giordano D., Sbrana M., Zamboni A. (1999) - Use of MEDITS trawl survey data and commercial fleet information for the assessment of some Mediterranean demersal resources. Aquat. Living Resour.,12 (3): Abelló P., Abella A., Adamidou A., Jukić-Peladić S., Spedicato M.T., Tursi A. (22) - Global population characteristics of two decapod crustaceans of commercial interest (Nephrops norvegicus and Parapenaeus longirostris) along the European Mediterranean coasts. Scientia Marina, 66 (Suppl. 2): Lembo G., Abella A., Fiorentino F., Martino S., Spedicato M.T. (29) - ALADYM: an age and length-based single species simulator for exploring alternative management strategies. Aquat. Living Resour., 22: Lembo G., Silecchia T., Carbonara P., Spedicato M.T. (2a) - Nursery areas of Merluccius merluccius in the Italian Seas and in the East Side of the Adriatic Sea. Biol. Mar. Mediterr., 7 (3): Lembo G., Silecchia T., Carbonara P., Contegiacomo M., Spedicato M.T. (2b) - Localization of nursery areas of Parapenaeus longirostris (Lucas, 1846) in the Central-Southern Tyrrhenian Sea by Geostatistics. Crustaceana, 73 (1): Lembo G., Spedicato M.T., Silecchia T., D agostino V. (1998) - Distribution of nursery areas of Merluccius merluccius obtained by geostatistical techniques. Cah. Options Méditerr., 35: Lleonart J., Salat J. (1997) - VIT: Software for fishery analysis. User s manual. FAO Computerised Information Series (Fisheries), 11, Roma: 15 pp. - Needle C.L. (23) - Survey-based assessments with SURBA. Working Document to the ICES Working Group on Methods of Fish Stock Assessment, Copenhagen. - SIBM (21) - Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei mari circostanti l Italia. Relazione finale della Società Italiana di Biologia Marina al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali: 271 pp. - Spedicato M.T., Carbonara P., Rinelli P., Silecchia T., Lembo G. (26) - Biological reference points based on spawning stock biomass levels: the case of red mullet (Mullus barbatus L., 1758). Biol. Mar. Mediterr., 13 (3): Spedicato M.T., Greco S., Lembo G., Perdichizzi F., Carbonara P. (1995) - Prime valutazioni sulla struttura dello stock di Aristeus antennatus (Risso, 1816) nel Tirreno Centro-Meridionale. Biol. Mar. Mediterr., 2 (2): Spedicato M.T., Lembo G. (1994) - Considerazioni sullo stato di sfruttamento delle risorse demersali (Fiume Garigliano - Capo Suvero). Biol. Mar. Mediterr., 1 (2): Spedicato M.T., Lembo G., Silecchia T., Carbonara P. (1998a) - Contributo alla valutazione dello stato di sfruttamento del gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea, Risso, 1827) nel Tirreno Centro-Meridionale. Biol. Mar. Mediterr., 5 (2): Spedicato M.T., Lembo G., Carbonara P., Silecchia T. (1998b) - Valutazione delle risorse demersali dal Fiume Garigliano a Capo Suvero. Biol. Mar. Mediterr., 5 (3): Spedicato M.T., Poulard J.C., Politou C.Y., Radtke K., Lembo G., Petitgas P. (21) - Using the ALADYM simulation model for exploring the effects of management scenarios on fish population metrics. Aquat. Living Resour., 23: STECF (211) - Report of the SGMED-1-3 Working Group on the Mediterranean Part II: 648 pp. ( ec.europa.eu/home). Box 2.1 Risultati di un esperimento pilota di gestione partecipativa Le tecniche di analisi delle decisioni con criteri multipli (MCDA, Multi-Criteria Decision Analysis; e.g. Belton e Stewart., 22; Leung, 26) possono fornire l impianto metodologico per il coinvolgimento degli operatori della pesca e, più in generale, degli stakeholder a diversi livelli, nel tentativo di attuare una gestione delle risorse fondata sui princìpi della condivisione delle conoscenze e dell assunzione di responsabilità. Questo meccanismo, con approccio dal basso, potrebbe imprimere un inversione di tendenza agli schemi operativi finora applicati, che purtroppo non hanno sortito, non solo in Mediterraneo, i risultati auspicati. La gestione partecipativa implica, infatti, che gli stakeholder esprimano in modo quantitativo la propria percezione della situazione corrente, ne diventino interpreti attivi e propongano criteri per pervenire a sintesi decisionali. La gestione delle risorse alieutiche rappresenta un tipico campo di applicazione di problemi che hanno obiettivi multipli e spesso conflittuali; l approccio multi-obiettivo è pertanto più appropriato (Mardle e Pascoe, 1999). 13 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

3 Un esercizio preliminare, costruito nell ambito del progetto Europeo IMAGE (Indicators for fisheries MAnaGement in Europe; 6 Programma quadro; è stato realizzato coinvolgendo rappresentanti degli operatori del settore, degli ambientalisti, dei ricercatori, in modo tale che fornissero il proprio contributo in termini di sapere e responsabilità, per analizzare due problemi chiave per la gestione della pesca in Mediterraneo: 1) come gli stakeholder percepiscono lo schema operativo che presiede alla valutazione delle risorse e il sistema degli indicatori; 2) come gli stakeholder percepiscono i potenziali effetti della riduzione della pressione di pesca attuata con diverse misure di gestione (piani di gestione). Il primo problema è stato affrontato applicando le tecniche di Analisi Gerarchica (Analytic Hierarchy Process, AHP, Saaty, 28), identificando dapprima l obiettivo principale, ossia contribuire ad una gestione sostenibile della pesca, quindi le componenti da prendere in considerazione ecologica, economica e di pressione e i fattori ritenuti strategici ai fini dell obiettivo principale: 3 per la componente ecologica (mantenere a livelli di sicurezza il potenziale riproduttivo, conservare abbondanza e biodiversità, preservare la struttura delle popolazioni e delle comunità ittiche); 3 per la componente di pressione e impatto (mantenere o ridurre la mortalità, mantenere o ridurre l intensità di pesca, ridurre gli scarti); 2 per la componente economica (ottimizzare i ricavi, migliorare l efficienza dei costi). A ogni fattore così identificato erano associati gruppi di indicatori, includendo quelli già contemplati nel programma di Raccolta Dati (DCF). A questo punto erano testate 38 combinazioni appaiate con 11 stakeholder. Obiettivi e tecniche operative erano illustrate durante seminari tematici o con contatti via web. Il secondo problema è stato affrontato invece mediante un modello di supporto alle decisioni (NSFDSS, Non-Structural Fuzzy Decision Support System; Tam et al., 26) per classificare le diverse misure di gestione sulla base di criteri predefiniti. L obiettivo generale, anche in questo caso, era lo sviluppo sostenibile della pesca demersale nel lungo periodo; e i fattori di decisione erano così raggruppati: 3 nel dominio ecologico (mantenere il potenziale riproduttivo a livelli di sicurezza, mantenere una struttura adeguata delle popolazioni, mantenere una struttura adeguata per la frazione dei riproduttori); 2 nel dominio economico (ottimizzare la produzione, ottimizzare i ricavi) e 2 per il dominio sociale (mantenere i livelli di occupazione, minimizzare gli effetti sulla piccola pesca). Anche in questo caso erano costruite comparazioni appaiate e, per ogni fattore di decisione, venivano classificate differenti misure di gestione: ridurre la capacità della flotta, adottare calendari regolari di sospensione temporanea della pesca, aumentare la maglia delle reti a strascico, applicare tutte le misure citate, mantenere lo status quo. In questo caso erano testate 91 comparazioni appaiate. È interessante notare che, con riferimento al primo esercizio, gli indicatori, tasso di scarto delle specie commerciali, valore dello sbarcato/costo del carburante, biomassa dei riproduttori, proporzione dei pesci di grandi dimensioni, ottenevano il più elevato punteggio delle preferenze aggregate, ed è anche significativo che il criterio ridurre lo scarto ricevesse la priorità più elevata. Nel secondo esercizio, invece, il vettore delle preferenze aggregate classificava applicare tutte le misure e aumentare la maglia delle reti come prima e seconda alternativa, mentre l opzione mantenere lo status quo era classificata all ultimo posto. I risultati di questo esperimento pilota aprono una prospettiva sull utilità di realizzare, su più ampia scala, processi decisionali che prevedano un coinvolgimento più consapevole e partecipato dei diversi portatori di interessi. 131

4 Bibliografia - Belton V., Stewart T. (22) - Multiple Criteria Decision Analysis - An integrated approach. Kluwer Academic Press, Boston. - Leung P. S. (26) - Multiple-criteria decision making (MCDM) applications in fishery management. Int. J. Environmental Technology and Management, 6 (1/2): Mardle S., Pascoe S. (1999) - A review of applications of multiple-criteria decision-making techniques. Marine Resource Economics, 14: Saaty T.L. (28) - Decision making with the analytic hierarchy process. Int. J. Services Sciences, 1 (1): Tam C.M., Tong T.K.L., Chiu G.W.C. (26) - Comparing non-structural fuzzy decision support system and analytical hierarchy process in decision-making for construction problems. European Journal of Operational Research, 174 (2): GSA 11 - Mari di Sardegna Follesa M.C., Locci I., Pesci P., Floris E., Cau A. Le valutazioni sullo stato delle risorse demersali condotte nei Mari di Sardegna, utilizzando sia approcci empirici (indicatori e le loro tendenze temporali), che approcci basati sui modelli di dinamica di popolazione, evidenziano una condizione di sfruttamento delle risorse sicuramente migliore di quella registrata in altre aree italiane. L attuale condizione di sfruttamento trova origine nell azione combinata dell applicazione delle normative gestionali e della contemporanea evoluzione della flotta registrati nei mari sardi negli ultimi anni. Alla fine degli anni ottanta, nei mari isolani, si riscontrava una generale condizione di overfishing delle risorse neritiche a cui si contrapponeva un minore sfruttamento di quelle epi-mesobatiali (Cau, 28). Nella fascia costiera, infatti, alla normale attività della pesca artigianale si sovrapponeva quella delle imbarcazioni a strascico di basso tonnellaggio in legno, obsolete e poco adatte a una pesca d altura. Questa situazione stava progressivamente determinando una riduzione nella disponibilità delle risorse costiere con conseguenti ripercussioni nella sfera economico-sociale e conflitti tra lo strascico e la pesca artigianale. L incremento dei tassi di mortalità totale Z, registrati in questi ultimi anni per il gambero rosso e la diminuzione degli stessi per la triglia rossa, sottolineano come il perdurare di normative, quali il fermo biologico, il radicale ammodernamento della flotta peschereccia, il conseguente spostamento della pressione di pesca verso zone profonde e una conseguente più corretta ripartizione dello sforzo da pesca, abbiano portato a un generale miglioramento dello sfruttamento delle risorse neritiche. Un analisi dettagliata dei risultati relativi ai dati delle categorie sistematiche e delle principali specie demersali è riportata di seguito. Abbondanza e demografia Indici di biomassa della comunità In Sardegna (GSA 11), i teleostei costituiscono la categoria più rappresentata in peso nelle catture a strascico (figura 2.3); seguono i selaci, i cefalopodi e infine i crostacei, rappresentati per lo più da specie di piccole dimensioni che poco contribuiscono al peso totale per la categoria (figura 2.3). Gli indici di biomassa dei teleostei hanno mostrato un decremento dal 1994 fino al 22, seguito da una graduale ripresa nei valori degli indici ponderali fino al raggiungimento del valore massimo registrato nel 21 (893,7 kg/km 2 ). I cefalopodi hanno registrato un incremento ponderale nelle catture nel periodo compreso tra il 1996 e il 21, a cui ha fatto seguito una diminuzione 132 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

5 nei valori fino al minimo del 27 (21,7 kg/km 2 ). Gli indici di biomassa dei Selaci si sono mantenuti, tra il 1994 e il 28, intorno a un valore medio pari a 86, ± 29,8 kg/km 2. Negli ultimi due anni si è registrato un incremento significativo nelle catture (29: 126,3 kg/km 2 ; 21: 227,5 kg/ km 2 ). Tale incremento è stato registrato anche per la categoria dei crostacei (29: 18,3 kg/km 2 ; 21: 34,5 kg/km 2, contro un valore medio del periodo pari a 11,3 ± 4,2 kg/km 2 ). 1.2 Indici di biomassa dei Teleostei 14 Indici di biomassa dei Cefalopodi kg/km kg/km kg/km Indici di biomassa dei Selaci kg/km Indici di biomassa dei Crostacei Figura GSA 11. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali categorie faunistiche: Teleostei, Selaci, Cefalopodi, Crostacei (Dati: MEDITS ). Indici di biomassa e densità delle principali specie bersaglio della pesca Tra le specie in esame, il nasello è di gran lunga quello maggiormente rappresentato nelle catture sia dal punto di vista ponderale che numerico: gli indici di abbondanza medi sono risultati pari a individui/km 2 e 61,9 kg/km 2 (figura 2.31). In Sardegna gli indici di biomassa di questa specie mostrano un incremento statisticamente significativo (test di Spearman), mentre gli indici di densità non hanno mostrato nessun andamento significativo. La triglia di fango, che, tra le specie bersaglio, segue il nasello in ordine di importanza numerica e ponderale, mostra l assenza di un andamento temporale, sia per gli indici di biomassa che per quelli di densità. L ultimo anno di indagine ha tuttavia fatto registrare un incremento per entrambi i valori (figura 2.31). Gli indici di abbondanza dello scampo non hanno evidenziato alcun trend statisticamente significativo (figura 2.31). È presente tuttavia un lieve e graduale incremento dei valori a partire dal 21; a questo trend fa eccezione il 29 in cui è stato registrato una brusca diminuzione in entrambi gli indici. 133

6 Il gambero rosso presenta un andamento variabile con i valori massimi nel periodo centrale della serie storica (2-22). Una leggera ripresa dei valori viene registrata nell ultimo anno (21) (figura 2.31). Anche il moscardino presenta una certa variabilità nei valori degli indici di biomassa e densità; non è emerso alcun trend statisticamente significativo. kg/km Indici di biomassa del nasello n/km Indici di densità del nasello Indici di biomassa della triglia di fango Indici di densità della triglia di fango kg/km n/km Indici di biomassa dello scampo 4 Indici di densità dello scampo kg/km n/km Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

7 Indici di biomassa del gambero rosso Indici di densità del gambero rosso kg/km n/km Indici di biomassa del moscardino Indici di densità del moscardino kg/km n/km Figura GSA 11. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e di densità (n/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali specie bersaglio stimati sul loro areale di distribuzione (Dati: MEDITS ). Struttura di taglia al 95 percentile delle principali specie bersaglio Le taglie al 95 percentile delle specie esaminate sono risultate notevolmente costanti nel tempo, con l unica eccezione del gambero rosso. Questo crostaceo, infatti, ha mostrato un trend in diminuzione, confermato statisticamente dal test di Spearman. Fino al 21 la taglia al 95 percentile era superiore a 53,5 mm di LC e non mostrava segni di decremento, dal 22 tuttavia i valori sono gradualmente diminuiti, raggiungendo il valore minimo (46, mm LC) nel 25 e 29. Le altre quattro specie esaminate hanno mostrato solo lievi variazioni temporali nel periodo indagato ( ) potenziale indice di una certa stabilità degli stock (tabella 2.9). 135

8 Tabella GSA 11. Struttura di taglia: la lunghezza al 95 percentile per specie (LT = Lunghezza Totale, LDM = Lunghezza Dorsale del Mantello, LC = Lunghezza Carapace). In grassetto sono riportati i valori significativi del rho di Spearman. Nasello Triglia di fango Scampo Gambero rosso Moscardino Anno LT(cm) LT(cm) LC(mm) LC(mm) LDM(cm) rho di Spearman Biologia e distribuzione spaziale Il periodo di riproduzione Il periodo di riproduzione è stato stimato combinando i dati ottenuti sia dalle campagne sperimentali (GRUND e MEDITS), sia dalle catture commerciali (CAMPBIOL) (tabella 2.1). Nel caso di Merluccius merluccius il reperimento di esemplari con gonade matura è risultato esiguo. Dai pochi dati a disposizione è emerso che la specie, pur esibendo un periodo riproduttivo esteso a tutto l anno, presenta un picco di attività sessuale nel periodo gennaio-marzo. Il periodo riproduttivo di Mullus barbatus si concentra nel periodo tardo-primaverile estivo, quello di Eledone cirrhosa è incentrato in primavera-estate. Gli esemplari maturi di Aristaeomorpha foliacea si riproducono prevalentemente nei mesi estivi con un picco nel mese di luglio. Tabella Periodi di picco riproduttivo per le specie bersaglio nella GSA 11. Informazioni integrate fra le campagne MEDITS, GRUND e le catture commerciali di tutti i segmenti di flotta combinati. Mesi Specie G F M A M G L A S O N D M. merluccius X X X X X X X X X X M. barbatus X X X N. norvegicus X X X E. cirrhosa X X X X X A. foliacea X X X 136 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

9 Aree e intensità del reclutamento La distribuzione geografica delle aree di nursery del nasello è stata oggetto di studio nella GSA 11, utilizzando i metodi della geostatistica (indicator kriging e bayesian kriging) sui dati raccolti durante le campagne di pesca sperimentali. Analisi recenti (progetto Nursery, SIBM, MiPAAF) hanno confermato la presenza di importanti zone di concentrazione delle reclute nella regione occidentale della GSA. In particolare le reclute di nasello sono presenti in tutta l area, principalmente tra 1 e 3 m, con maggiore persistenza al largo di Buggerru (Sardegna Sud-occidentale) (figura 2.32); alte concentrazioni di giovanili sono state rinvenute anche nella costa Nord-occidentale. In media le reclute di nasello dei survey autunnali erano individui più piccoli di 12,6 cm (±,1) e appartenenti al gruppo di età. Figura GSA 11. Aree di nursery del nasello con indicazione della persistenza. 137

10 Le reclute di triglia di fango sono risultate sempre abbondanti lungo la fascia costiera della costa occidentale dell isola, con maggiori concentrazioni a Sud dell isola di S. Antioco e nel Golfo di Cagliari. I giovanili del moscardino sono risultati particolarmente abbondanti lungo le coste occidentali e meridionali dell isola; un area di nursery è stata individuata al largo di Buggerru, in prossimità dell area di reclutamento identificata per il nasello. Il reclutamento, calcolato con i dati relativi alle campagne MEDITS ( ) non ha mostrato alcuna fluttuazione annuale statisticamente significativa. Valutazione mediante modelli di stock assessment Le valutazioni sono state condotte utilizzando il software Yield (Branch et al., 2) e per mezzo della routine LCA implementata nel software VIT (Lleonart e Salat, 1997) con dati MEDITS L analisi con VIT è stata condotta utilizzando una mortalità da pesca vettoriale ottenuta tramite la routine ProdBiom (Abella, 1997). Aristaeomorpha foliacea - gambero rosso La mortalità da pesca è risultata compresa tra,6 (F 1999 ) e 1,2 (F 29 ). Questi valori risultano tutti superiori al valore stimato del reference point F max =,5 ottenuto con l analisi di Yield per Recruit. Il calcolo del tasso di sfruttamento ha fornito risultati compresi tra,6 (E 27 ) e,7 (E 29 ), tutti superiori a,5, confermando ulteriormente l indicazione di sfruttamento eccessivo per la risorsa. Questi risultati indicano come lo stock di gambero rosso della GSA 11 sia sovrasfruttato e come tale condizione sembri accentuarsi negli ultimi anni. I valori di F stimati, notevolmente superiori al Target Reference Point F.1 sono indicatori di un eccessivo sfruttamento della risorsa; la causa del quale potrebbe essere dovuta al notevole incremento nello sforzo da pesca osservato in Sardegna a partire dal 1991 (Sabatini et al., 22). Situazioni di locale overfishing del gambero rosso sono state infatti registrate in alcune zone della Sardegna, come la costa orientale, con una riduzione degli indici di biomassa e valori di mortalità da pesca più alti di F.1. Anche il progressivo incremento dei tassi di mortalità da pesca registrati nella Sardegna Sud-occidentale a partire dal 1994, con il superamento di F max nel 21, sono da considerare come un importante segnale di overfishing del gambero nell area (Sabatini et al., 26). Mullus barbatus - triglia di fango La mortalità da pesca è risultata compresa tra,4 (F 1996 ) e,7 (F 1994 ). Questi valori dal 21 risultano prossimi o superiori al valore stimato del reference point F max =,6 ottenuto con l analisi di Yield per Recruit. Il calcolo del tasso di sfruttamento ha fornito risultati compresi tra,6 (E 27 ) e,8 (E 1994 ). A partire dal 21 si osserva una riduzione dei valori di E che si mantengono intorno a,6. Questi risultati indicano un progressivo miglioramento dello sfruttamento della risorsa. Tale condizione sembra sottolineare gli effetti benefici dovuti alla modificazione della flottiglia e quindi al cambiamento delle abitudini di pesca della flotta sarda. Alcune piccole imbarcazioni a strascico sono state infatti attrezzate per la pesca con attrezzi fissi con una conseguente maggiore salvaguardia e controllo delle zone costiere. Di contro, l ammodernamento dei pescherecci di medio e grosso tonnellaggio in barche più sicure per la pesca d altura ha aumentato la pressione di pesca in aree più distanti di solito meno sfruttate. 138 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

11 Merluccius merluccius - nasello L analisi Yield per Recruit ha portato alla stima del Target Reference Point F.1 pari a,15, in linea con la proposta dell SGMED 1-3 che propone F 19 come management reference point in grado di garantire livelli di rendimento elevati a lungo temine. Le analisi dello sfruttamento hanno messo in evidenza per il nasello (periodo indagato ) mortalità da pesca comprese tra,6 (F 7 ) e,942 (F 4 ) e tasso di sfruttamento medio pari a,7. Tali risultati indicano una situazione di overfishing che comunque si mantiene stabile negli anni. Questa situazione potrebbe essere imputabile al fatto che in generale in Sardegna le catture provengono quasi esclusivamente dalla pesca a strascico, che insiste maggiormente sulla porzione giovane della popolazione, senza intaccare lo stock dei grossi riproduttori che garantiscono un costante reclutamento negli anni. Conclusioni Sembrerebbe che la politica, adottata sia a livello regionale che nazionale, per una gestione più razionale delle risorse demersali, incominci a dare i suoi risultati, anche se dovrebbe essere esercitato un maggiore controllo della pressione di pesca nella fascia batiale. Si auspica che ulteriori normative, quale la regolamentazione di attrezzi più selettivi e la chiusura periodica delle nursery areas, vengano in seguito adottate al fine di mantenere o migliorare ulteriormente la condizione degli stock attualmente raggiunta. La piccola pesca La pesca artigianale è presente in maniera capillare su tutto il territorio sardo dando occupazione a un importante numero di operatori del settore. Gli attrezzi maggiormente utilizzati dalle marinerie locali sono rappresentati principalmente dalle reti da posta seguite da nasse e palamiti. L utilizzo delle reti da posta, come in generale di tutti gli attrezzi fissi, presenta un regime decisamente stagionale, in quanto gli operatori sono soliti calare in mare reti di maglia differente, a seconda dell abbondanza delle specie in un determinato periodo. Cospicuo risulta il fatturato derivante dalla pesca dell aragosta rossa Palinurus elephas (euro 7-9/kg) nel periodo consentito dalla legislazione (marzo-agosto) (cfr. box Peculiarità di pesca ). In generale il mix produttivo della piccola pesca è caratterizzato da un ventaglio di specie molto ampio in cui prevalgono triglie di scoglio, Mullus surmuletus, e polpi, Octopus vulgaris (tabella 2.11). Tabella Dati sbarcato di Mullus surmuletus e Octopus vulgaris nella GSA 11 relativi al periodo (Fonte dati Irepa). Mullus surmuletus Octopus vulgaris Reti da posta Reti da posta Nasse , ,

12 La pesca della triglia di scoglio viene praticata principalmente nel periodo autunnale e, negli ultimi anni, anche nel periodo primaverile (in quanto non più attivo il fermo di pesca). Le nasse per la cattura del polpo vengono invece utilizzate esclusivamente nel periodo primaverile-estivo. Anche la cattura della triglia di scoglio rappresenta, come già visto per l aragosta, una buona fonte di reddito per i pescatori locali, aggirandosi intorno a circa 4 tonnellate annue. Cospicui risultano anche i quantitativi di polpo comune, pescati, oltre che con le nasse, anche con le reti da posta. Bibliografia - Abella A., Caddy J.F., Serena F. (1997) - Do natural mortality and availability decline with age? An alternative yield paradigm for juvenile fisheries, illustrated by the hake Merluccius merluccius fishery in the Mediterranean. IFREMER Aquat. Living Resour., 1: Branch T.A., Kirkwood G.P., Nicholson S.A., Lawlor B., Zara S.J. (2) - YIELD version 1.. MRAG Ltd; London, UK. - Cau A. (28) - Valutazione Risorse Demersali - Gruppo Nazionali Demersali - G.R.U.N.D. - GSA 11 - Mari circostanti la Sardegna. Relazione finale. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Roma. - Lleonart J., Salat J. (1997) - VIT: Software for fishery analysis. User s manual. FAO Computerised Information Series (Fisheries), 11, Roma: 15 pp. - Sabatini A., Cuccu D., Follesa M.C., Murenu M., Cau A. (22) - Status of red shrimp (Aristaeomorpha foliacea) population in the Sardinian Seas. GFCM-SAC. Working paper, Roma: 12 pp. - Sabatini A., Cabiddu S., Cuccu D., Murenu M., Pendugiu A.A., Pesci P., Follesa M.C., Cau A. (26) - Searching adequate BPR for Aristaeomorpha foliacea stock off southern coats of Sardinia. Biol. Mar. Mediterr., 13 (3): Box 2.11 Peculiarità di pesca La pesca mirata alla cattura dell aragosta rossa Palinurus elephas ha avuto inizio, nei mari circostanti la Sardegna, fra il 189 e il 19 e riveste storicamente un ruolo di primaria importanza per la piccola pesca artigianale di numerose marinerie locali sarde. Tale attività, esercitata principalmente lungo la costa occidentale dell isola, coinvolge oltre il 25% delle imbarcazioni della pesca artigianale (dati Irepa 29) ed è regolamentata dal decreto regionale dell Assessore della Difesa dell Ambiente 412 del 1 maggio 1995 (divieto di pesca dal 1 settembre al 28 febbraio) e dal reg. (CE) 1967/26 (taglia minima di cattura di 9 mm di lunghezza carapace).tali regolamentazioni gestionali non appaiono attualmente sufficienti a garantire uno sfruttamento razionale della risorsa. La crescente richiesta del prodotto ha portato infatti negli anni a un aumento progressivo dello sforzo di pesca, con un netto incremento del prelievo e una netta diminuzione delle classi modali di cattura. Questo allarmante quadro dello stato della risorsa ha reso indispensabile la ricerca di politiche di gestione innovative attraverso nuove regolamentazioni dell attività di pesca, oltre che all adozione di provvedimenti che portassero all incremento dello stock. In questa ottica la Regione Sardegna, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell Ambiente dell Università di Cagliari, ha realizzato diversi interventi di tutela della risorsa. Tra queste iniziative vi è l istituzione nel 1998 di un area di ripopolamento dell aragosta al largo delle coste del Sinis (Sardegna centro-occidentale). L iniziativa, che ha coinvolto la cooperativa di pesca Su Pallosu, rappresenta un modello che può essere vantaggiosamente applicato in altre aree del mare territoriale (Follesa et al., 28, 29, 211). L aumento della biomassa del crostaceo all interno e all esterno dell area e l attiva partecipazione degli operatori hanno infatti indotto a estendere l esperienza di Su Pallosu in altre 5 zone di mare selezionate (14 sub-aree). Tali aree, ecologicamente idonee, sono utilizzate per la reimmissione degli individui giovanili e per il ripopolamento, nelle marinerie 14 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

13 dove la pesca dell aragosta riveste particolare importanza. Nelle aree identificate, definite assieme alle varie marinerie e agli operatori della pesca professionale, gli esemplari pescati sottotaglia vengono marcati e conferiti all interno delle zone di tutela biologica, dove rimangono per tutta la durata del progetto. L incremento in biomassa all interno delle aree, a causa dell immissione e dell incremento ponderale degli individui, e la successiva uscita di questi al di fuori delle aree di tutela garantiranno un aumento della biomassa commerciale, con un aumento del reddito degli stessi operatori della pesca coinvolti nelle iniziative. Il progetto finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna (decreto regionale 269/DecA/84 11 agosto 29) è realizzato e gestito dal Dipartimento di Scienze della Vita e dell Ambiente dell Università di Cagliari e avrà la durata di tre anni. Bibliografia - Follesa, M.C., Cuccu D., Cannas R., Cabiddu S., Murenu M., Sabatini A., Cau A. (28) - Effects of protection on spiny lobster abundance and size (Palinurus elephas Fabr. 1787) in a Central Western Mediterranean Area. Hydrobiol. 66: Follesa, M.C., Cuccu D., Cannas R., Sabatini A., Deiana A.M., Cau A. (29) - Movement patterns of the spiny lobster Palinurus elephas (Fabricius, 1787) from a central western Mediterranean protected area. Sci. Mar. 73: Follesa, M.C., Cannas R., Cau Al., Cuccu D., Gastoni A., Ortu A., Pedoni C., Porcu C., Cau A. (211) - Spillover effects of a Mediterranean marine protected area on the European spiny lobster Palinurus elephas resource. Aquatic. Conserv. Mar. Freshw. Ecosyst. 21: GSA 16 - Coste meridionali della Sicilia Fiorentino F., Bono G., Gancitano V., Garofalo G., Gristina M., Ragonese S., Vitale S. Riguardo al problema dell individuazione delle Unità di Stock, le informazioni disponibili (Fiorentino et al., 24) consentono di distinguere in prima approssimazione le principali specie commerciali pescate nello Stretto di Sicilia in due tipologie: le specie costiere, con i cicli vitali che si svolgono completamente sulla piattaforma continentale (triglie, pagelli, polpi, ecc.), in cui è ragionevole supporre l esistenza di stock separati sul lato siciliano e africano dello Stretto; le specie che svolgono i loro cicli vitali sia sulla piattaforma che sulla scarpata continentale, che sono pescate nelle acque internazionali su entrambi i versanti. Per queste specie (gamberi rosa, gamberi rossi e merluzzi) le valutazioni sono condotte considerando la popolazione come un unico stock. Abbondanza e demografia Indici di biomassa della comunità Considerando l insieme delle specie, dal 1994 al 21 gli indici di abbondanza in termini di indici in peso mostrano valori che oscillano tra un minimo di 313 (21) e un massimo di 696 kg per km 2 (29) con un trend statisticamente significativo. I Teleostei, che rappresentano la categoria più abbondante, mostrano negli ultimi anni (27-29) una fase di crescita che non ha subìto grandi variazioni nel 21. Nel caso dei pesci cartilaginei gli indici mostrano un significativo andamento crescente, mentre nei Cefalopodi fluttuano senza trend evidenti. I Crostacei, infine, mostrano un trend di crescita statisticamente significativo nell intero periodo esaminato (figura 2.33). 141

14 Indici di biomassa dei Teleostei Indici di biomassa dei Selaci kg/km kg/km Indici di biomassa dei Cefalopodi Indici di biomassa dei Crostacei kg/km kg/km Figura GSA 16. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali categorie faunistiche: Teleostei, Selaci, Cefalopodi, Crostacei (Dati: MEDITS ). Indici di biomassa e densità delle principali specie bersaglio della pesca Le serie storiche degli indici di abbondanze in peso delle specie bersaglio sono mostrate in figura Il nasello (M. merluccius) mostra dapprima una fase di crescita delle abbondanze, culminate in un picco nel 25, e mantenutesi poi su valori elevati. Per la triglia di fango (M. barbatus) si osserva una tendenza significativa all aumento della biomassa nell intero periodo considerato. Tale crescita si registra anche per lo scampo (N. norvegicus). Nel caso del gambero rosa (P. longirostris) si osserva un andamento ciclico, con il picco dell intera serie storica rilevato nel 29. Gli indici di biomassa del gambero rosso (A. foliacea) mostrano ampie fluttuazione senza evidenti tendenze di lungo termine. Se si considerano le specie bersaglio in termini di abbondanza numerica (figura 2.34), nel caso del nasello (M. merluccius) si nota inizialmente una fase di riduzione seguita da una ripresa delle abbondanze, culminate in un picco nel 25, cui segue una nuova fase di decremento in numero. La triglia di fango (M. barbatus) mostra nel periodo esaminato una fase di crescita con un elevato indice di abbondanza nel 23 e nel 25 dovuto a picchi di reclutamento. Per lo scampo (N. norvegicus) si osserva una tendenza in crescita, a partire dal 25 con un picco nel 29 e una successiva diminuzione nel 21. Il gambero rosa (P. longirostris) mostra un andamento ciclico, con l ultimo massimo rilevato nel 29. Infine, il gambero rosso (A. foliacea) mostra indici di abbondanza crescenti nel periodo seguiti da una riduzione delle abbondanze nel Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

15 7 Indici di biomassa di M. merluccius 25 Indici di densità di M. merluccius kg/km n/km kg/km Indici di biomassa di M. barbatus n/km Indici di densità di M. barbatus kg/km Indici di biomassa di N. norvegicus n/km Indici di densità di N. norvegicus kg/km Indici di biomassa di A. foliacea n/km Indici di densità di A. foliacea

16 kg/km Indici di biomassa di P. longirostris n/km Indici di densità di P. longirostris Figura GSA 16. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e di densità (n/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiatre) delle principali specie bersaglio stimati sull loro areale di distribuzione (Dati: MEDITS ). Struttura di taglia al 95 percentile delle principali specie bersaglio Nella tabella 2.12 sono riportate le taglie al 95 percentile ottenute dall analisi delle distribuzioni annuali lunghezza/frequenza a sessi combinati relative alle campagne MEDITS ; è riportato anche il valore del rho di Spearman, coefficiente che fornisce un interpretazione delle variazioni di questo indice nell intero arco temporale considerato. In nessuna delle specie esaminate emergono variazioni significative delle taglie nell intervallo di tempo considerato. Tabella GSA 16. Struttura di taglia: la lunghezza al 95 percentile per specie (LT = Lunghezza Totale, LDM = Lunghezza Dorsale del Mantello, LC = Lunghezza Carapace). Nasello Triglia di fango Scampo Gambero rosa Gambero rosso Anno LT (cm) LT (cm) LC (mm) LC (mm) LC (mm) rho di Spearman Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

17 Aree e intensità del reclutamento La presenza di correnti intense e stabili influenza la biologia riproduttiva, l attività di deposizione e i processi di reclutamento delle risorse da pesca nell area. Una recente sintesi sulla distribuzione delle aree di nursery delle principali specie demersali e delle relazioni con le correnti e i principali processi oceanografici nella GSA 16 sono riportati in Garofalo et al. (211) e nella letteratura ivi citata (figura 2.35). Figura Le principali nursery nella GSA 16 di triglia di fango, merluzzo, moscardino bianco, gambero rosa, mostella di fango, scampo e gambero rosso. Sono inoltre indicate le principali caratteristiche idrologiche (ABV: Vortice del Banco Avventura; AIS: Corrente Atlantica; ISV: Vortice Ionico) e morfobatimetriche del settore Nord dello Stretto di Sicilia (da Garofalo et al., 211, modificato). Se si considerano gli indici di reclutamento dal 1994, le principali specie bersaglio hanno mostrato buoni indici di reclutamento nella seconda metà degli anni 2. Sono da segnalare i picchi di reclutamento della serie temporale rilevati per il gambero rosa nella primavera del 24 e per la triglia di fango nell autunno del 24. Tali picchi sono da mettere in relazione alla forte anomalia delle temperature delle acque superficiali nello Stretto di Sicilia registrate nell autunno del 23. Valutazioni dello stato di sfruttamento disponibili nello Stretto di Sicilia Le valutazioni sullo stato delle risorse demersali condotte nell area, utilizzando modelli di dinamica di popolazione, hanno da tempo indicato condizioni di sovrapesca. Una prima valutazione dello stato di sfruttamento del complesso delle risorse demersali nello Stretto di Sicilia, condotta da Levi e Andreoli (1989), mediante un modello globale basato su dati di cattura e sforzo, ha indicato che la consistenza della flotta operante nell area aveva superato i livelli compatibili con la massima produzione sostenibile (MSY) sin dai primi anni ottanta. 145

18 Le condizioni di sovrapesca, sia in termini di eccesso di sforzo di pesca che precoce lunghezza di prima cattura, sono state successivamente evidenziate per tutte le principali specie bersaglio dello strascico nell area. Una sintesi delle valutazioni condotte a partire dai primi anni novanta a oggi è riportata in tabella Tabella Sintesi delle valutazioni sullo stato delle risorse demersali condotte nello Stretto di Sicilia. Specie Autore Triglia di fango Levi et al., 1993 Gambero rosa Levi et al., 1995 Gambero viola GSA Periodo 15 e , 13, 14, 15 e e 16 Ragonese e Bianchini, 1996 Merluzzo 15 e 16 Gancitano et al., 27 Merluzzo SGMED, Gambero rosso 15 e 16 Gancitano et al., 21 Fragolino Gancitano et al., 21 Gambero rosa Ben Mariem et al., e , 13, 14, 15 e Metodo Produzione per recluta (BHM & TBM) su dati di campagna Produzione per recluta (BHM & TBM) su dati commerciali Produzione e Biomassa per recluta (BHM) su dati di campagna Indice di sfruttamento corrente Indice di sfruttamento ottimale E c =,7-,75 E max =,44; E.1 =,59 E c =,8 E max =,67; E.1 =,66 F c =,6 F max =,6 Analisi di coorte e F c =,54 produzione e biomassa per recluta su dati commerciali F.1 =,27 Surba e Modello globale su dati di campagna F c =,47 F MBP =,395 Analisi di coorte e F c =,44 produzione e biomassa per recluta su dati commerciali F max =,47; F.1 =,28 Analisi di coorte e F c (strascico)=,23; produzione e biomassa per F c (artigianale)=,4 recluta su dati commerciali F max =,28; F.1 =,16 Produzione e biomassa F c =1,16-1,25 per recluta (VIT) su dati commerciali F.1 =1, Stato di sfruttamento e indicazioni gestionali e note Sovrapesca. La riduzione della mortalità da pesca del 4% e l aumento della maglia da 32 a 4 mm duplicherebbe il valore economico del pescato Sovrapesca. Più efficiente sfruttamento riducendo la mortalità da pesca del 2% o aumentando la maglia da 32 a 4 mm Sfruttamento prossimo al massimo Sovrapesca. Riduzione della mortalità da pesca di circa il 7% Sovrapesca. Riduzione della mortalità da pesca di circa il 2% Sovrapesca. Riduzione della mortalità da pesca di circa il 35% Sovrapesca. Riduzione del 5% della mortalità da pesca dello strascico Sovrapesca. Riduzione del 2% della mortalità da pesca 146 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

19 Considerato che il gambero rosa costituisce la principale risorsa da pesca dello Stretto di Sicilia, è utile riportare più in dettaglio alcune informazioni su questa specie. Si tratta di una risorsa pescata su fondi da pesca distribuiti su un area molto vasta (figura 2.36). Nella seconda metà degli anni duemila la cattura complessiva di Italia, Tunisia e Malta, nello Stretto di Sicilia, è risultata compresa tra 6. e 1. t, con la quota pescata dalla flotta siciliana pari a circa l 85% del totale. Nella seconda metà degli anni ottanta, quando il gambero era pescato esclusivamente dalla flotta siciliana, tale valore era compreso tra 4. e 6.5 t, con un incremento della produzione di circa il 5%. Figura I principali fondi da pesca delle strascicanti siciliane costiere (in nero) e alturiere (in colore) nello Stretto di Sicilia e nelle aree adiacenti. Le zone in cui opera la flotta alturiera sono distinte in Ponente (in rosso), Kelibia (in blu) e Sud di Lampedusa (in verde) (da Levi et al., 1995, modificato). Una recente valutazione congiunta di ricercatori italiani, tunisini e maltesi, condotta nell ambito del progetto sub-regionale della FAO MedSudMed su dati di sbarcati commerciali del 27 e 28 mediante l analisi di coorte in taglia, ha consentito una prima stima dello stato di sfruttamento dell intero stock dello Stretto di Sicilia (Ben Meriem et al., 21). I risultati hanno mostrato la presenza di un alta percentuale di individui sottomisura (2 mm di lunghezza del carapace) nel pescato delle imbarcazioni italiane di più piccole dimensioni (12<LFT<24 m). La mortalità media da pesca nel periodo esaminato (F c ) è stata stimata compresa tra 1,16 e 1,25. Considerando gli indici di produzione e biomassa dello stock di riproduttori per recluta in funzione della mortalità da pesca, la mortalità da pesca media corrente, pari a 1,21 e corrispondente al valore di ascissa 1 in figura 2.37, essendo a destra dei valori target (TRP=F.1 ) configura uno stato di sovrapesca della risorsa nell area. 147

20 ,5 SSB/R (g) ,5 1 Y/R (g) 1,5 2 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,9,8,7,6,5,4,3,2,1 Moltiplicatore di F c SSB Y/R ITA 12_24 ITA >24 TUN Figura Curve di produzione (Y/R) e biomassa di riproduttori (SSB/R) per recluta del gambero rosa (sessi combinati) nello Stretto di Sicilia ottenute mediante l analisi di coorte in taglia in funzione del valore corrente di mortalità da pesca di 1.21, corrispondente alla retta continua x=1. è riportato come linea tratteggiata il valore corrispondente a F.1 (x=.77 di F C, pari ad una nuova mortalità da pesca di.93 ). Le curve di produzione per recluta sono riportate anche mantenendo distinte le imbarcazioni italiane più piccole (ITA 12_24), le più grandi (ITA >24) e le tunisine (TUN). Il contributo delle strascicanti maltesi alla produzione non è mostrato in quanto inferiore a 1% del totale (da Ben Meriem et al., 21, modificato). Considerando F.1 come Target Reference Point (TRP), per ricondurre lo stato di sfruttamento entro condizioni di maggiore sostenibilità bio-economica è auspicabile ridurre il valore della mortalità da pesca che ha agito negli anni di circa il 2% (F da 1.21 a.93). Altre analisi più recenti, basate sul modello ALADYM (Lembo et al., 29), hanno consentito di valutare che la riduzione dei gamberi sottomisura nelle catture consentirebbe di avere miglioramenti sostanziali della produttività dello stock, sia in termini di quantitativi che di reddito, con una diminuzione più contenuta e selettiva dello sforzo di pesca (protezione delle aree di nursery) (Fiorentino, 21). Se si considerano le informazioni sullo stato delle risorse, raccolte direttamente con le campagne di pesca sperimentale, è da segnalare che la maggior parte delle risorse nell area più prossima alla costa siciliana (GSA 16) ha mostrato, nel periodo , segnali di ripresa sia in termini di abbondanze che di indici di reclutamento (Gancitano et al., 21). Il caso della triglia di fango può essere considerato esemplificativo della situazione di quelle risorse demersali costiere, a rapida crescita e con giovane età di prima maturità (1 anno), che hanno mostrato un progressivo e significativo incremento di abbondanza a partire dai primi anni novanta (figura 2.34). Se si considera il gambero rosa, che costituisce la più importante risorsa demersale dell area, è interessante notare una fluttuazione ciclica, con periodo di circa 4-5 anni, sovrapposta a un trend complessivo di crescita dell abbondanza della risorsa (figura 2.34). Significativi segnali di miglioramento delle condizioni delle risorse emergono anche dall andamento degli indici dello stato delle comunità demersali nell area. È evidente, ad esempio, un miglioramento della frazione di pesci superiore ai 3 cm di lunghezza nelle catture delle campagne di pesca e risulta altresì aumentata la lunghezza media degli animali più grandi catturati. Un altro segnale positivo è il significativo aumento dell abbondanza dei selaci nella GSA 16, che costituiscono un taxon molto sensibile alla pressione di pesca (Gancitano et al., 21). Va ricordato che il miglioramento evidenziato non deve essere considerato al di fuori delle indicazioni di lungo periodo, che riguardano le potenzialità produttive degli stock commerciali, derivati 148 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

21 da modelli di dinamica di popolazione, che tuttora individuano condizioni di sovrasfruttamento per la maggior parte delle risorse dell area (tabella 2.13). Il miglioramento di abbondanze registrato nei trawl surveys è dovuto verosimilmente all azione sinergica di diversi fattori. Tra questi si ritiene che i principali siano: una minore pressione di pesca sulla piattaforma, dovuta a una diminuzione della capacità delle flottiglie costiere solo parzialmente compensata dall aumento dell efficienza; lo spostamento di parte della capacità alturiera con target il gambero rosso all esterno della GSA 16, verso fondi batiali del Mediterraneo orientale (Garofalo et al., 27); i cambiamenti climatici e il regime idrologico favorevoli al reclutamento delle risorse demersali costiere. A parità di biomassa di riproduttori di triglia di fango, si assiste a una maggiore efficacia del reclutamento di giovanili allo stock, negli anni in cui la temperatura dell acqua superficiale durante la fase di pre-reclutamento è più calda della media (Levi et al., 23). Dinamiche simili sono emerse anche per il polpo comune (Garofalo et al., 21). Purtroppo la riduzione dei trawl surveys alla sola GSA 16 non consente di utilizzare le informazioni dirette sull abbondanza e la demografia delle risorse che si trovano nelle altre GSA dello Stretto di Sicilia. Tali aree dovrebbero, invece, essere adeguatamente considerate in ragione della loro evidente importanza economica e geo-politica. Limitandosi alle sole attività di pesca è da menzionare il fatto che, negli ultimi anni, alla diminuzione della capacità della flotta a strascico italiana operante nell area è corrisposto un aumento della flotta Tunisina. In molte aree di pesca a gambero rosa di ponente (GSA 12) e di Kelibia (GSA 13), frequentate fino ad anni recenti soltanto da barche italiane, le barche tunisine sono ormai le più numerose. Conflitti tra le imbarcazioni italiane operanti a Sud di Lampedusa (GSA 14) e le imbarcazioni tunisine, egiziane e cipriote sono diventati all ordine del giorno. La riduzione dei controlli libici sui fondi entro la zona di pesca rivendicata dalla Libia, in seguito alla rivoluzione, ha consentito il ritorno dei pescherecci mazaresi che lavorano a gambero sui fondi rimasti non sfruttati per sei anni, con rendimenti fino a 35 kg di gambero rosso di elevata pezzatura per giornata di pesca. Questi recenti sviluppi rendono sempre più urgente la redazione e l adozione di un Piano di Gestione Mediterraneo per la pesca alturiera nello Stretto di Sicilia, con chiari obiettivi generali e specifici condivisi tra i Paesi che pescano nell area e di regole gestionali comuni. Tale strumento sarà essenziale per la risoluzione dei conflitti di pesca tra le flotte che sfruttano stock di risorse condivise. Bibliografia - Ben Meriem S., Fiorentino F., Dimeck M., Gancitano V., Knittweis L., Jarboui O., Ceriola L., Arneri E. (21) - Assessment of the shared stock of deep water pink shrimp (Parapenaeus longirostris Lucas, 1841) in the MedSudMed area. Working Group on stock assessment of demersal species. SAC GFCM Stock Assessment Forms. - Fiorentino F., Garofalo G., Gristina G., Gancitano S., Norrito G. (24) - Some relevant information on the spatial distribution of demersal resources, benthic biocoenoses and fishing pressure in the Strait of Sicily. In: Report of the MedSudMed Expert Consultation on Spatial Distribution of Demersal Resources in the Straits of Sicily and the Influence of Environmental Factors and Fishery Characteristics. MedSudMed Technical Documents, 2: Fiorentino F. (21) - Alcuni spunti per migliorare la sostenibilità bio-economica della pesca del gambero rosa dello Stretto di Sicilia.In: Osservatorio della Pesca del Mediterraneo (ed.). Rapporto Annuale 21 sulla Pesca e sull Acquacoltura in Sicilia: Gancitano V., Cusumano S., Badalucco C., Rizzo P., Comparetto G., Sabatella E., Fiorentino F. (27) - Analisi di coorte in lunghezza del nasello (Merluccius merluccius, L., 1758) (Pisces-Merluccidae) nello Stretto di Sicilia. Biol. Mar. Mediterr., 14 (2): Gancitano V., Cusumano S., Giusto G.B., Garofalo G., Ingrande G., Sabatella E., Ragonese S., Fiorentino F. (28) - Valutazione dello stato di sfruttamento del gambero rosso Aristaeomorpha foliacea (Risso, 1827) (Crustacea; Decapoda) nello Stretto di Sicilia. Biol. Mar. Mediterr., 15 (1): Gancitano V., Basilone G., Bonanno A., Cuttitta A., Garofalo G., Giusto G.B., Gristina M., Mazzola S., Patti B., Sinacori G., 149

22 Fiorentino F. (21) - GSA 16 Lo Stretto di Sicilia. In: Mannini A., Relini G. (eds), Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei mari italiani. Anno 28. Biol. Mar. Mediterr. 17 ( Suppl. 3): Garofalo G., Ceriola L., Gristina M., Fiorentino F., Pace R. (21) - Nurseries, spawning grounds, and recruitment of Octopus vulgaris in the Strait of Sicily, central Mediterranean Sea. ICES J. Mar. Sci., 67 (7): Garofalo G., Fortibuoni T., Gristina M., Sinopoli M., Fiorentino F. (211) - Persistence and co-occurrence of demersal nurseries in the Strait of Sicily (central Mediterranean): Implications for fishery management. J. Sea Res. 66 (2): Garofalo G., Giusto G.B., Cusumano S., Ingrande G., Sinacori G., Gristina M., Fiorentino F. (27) - Sulla cattura per unità di sforzo della pesca a gamberi rossi sui fondi batiali del Mediterraneo orientale. Biol. Mar. Mediterr., 14 (2): Lembo G., Abella A., Fiorentino F., Martino S., Spedicato M.T. (29) - ALADYM: an age and length-based single species simulator for exploring alternative management strategies. Aquat. Living Resour., 22: Levi D., Andreoli M.G. (1989) - Valutazione approssimata delle risorse demersali nei mari italiani. Oebalia, 15 (2): Levi D., Andreoli G., Giusto G.B. (1993) - An analysis based on trawl-survey data of the state of the Italian stock of Mullus barbatus in the Sicilian Channel, including management advice. Fish. Res. 17: Levi D., Andreoli M.G., Giusto R.M. (1995) - First assessment of the rose shrimp, Parapenaeus longirostris (Lucas 1846), in the central Mediterranean. Fish. Res., 21: Levi D., Andreoli M. G., Bonanno A., Fiorentino F., Garofalo G., Mazzola S., Norrito G., Patti B., Pernice G., Ragonese S., Giusto G.B., Rizzo P. (23) - Embedding sea surface temperature anomalies in the stock recruitment relationship of red mullet (Mullus barbatus L.) in the Strait of Sicily. Sci. Mar., 67 (Suppl. 1): Ragonese S., Bianchini M.L. (1996) - Growth, mortality and yield-per-recruit of the deep-water shrimp Aristeus antennatus (Crustacea-Aristeidae) of the Strait of Sicily (Mediterranean Sea). Fish. Res., 26: GSA 17 - Adriatico settentrionale Piccinetti C., Manfredi C. Le informazioni sulle principali risorse della GSA 17 derivano da molteplici pubblicazioni elaborate dai ricercatori che operano in Adriatico utilizzando i dati di campagne di pesca della serie Pipeta, GRUND, MEDITS e del campionamento effettuato in maniera coordinata dai laboratori di ricerca di Italia, Slovenia e Croazia. Le elaborazioni sono state spesso svolte in comune tra questi Istituti e presentate, discusse e pubblicate in ambito AdriaMed, il programma di collaborazione internazionale in ambito FAO relativo all Adriatico (Jukić et al., 1999; Vrgoč et al., 24). La GSA 17 costituisce un ambito unico ove, con vincoli spaziali, i motopesca dei tre Paesi costieri, Slovenia, Croazia e Italia operano sulle stesse risorse; le risorse biologiche sono infatti comuni, sia perché pescate nelle stesse aree dai M/p di diverse nazionalità, sia per i cicli biologici che si svolgono in maniera integrata nelle acque territoriali dei diversi Paesi. Ad esempio, le sogliole si riproducono nelle acque costiere dell Istria e della Slovenia e i giovani si accrescono nelle lagune e lungo le coste italiane; gli stadi giovanili delle seppie e delle triglie di fango si concentrano lungo le coste italiane per poi spostarsi, crescendo, verso le acque croate. Le campagne di campionamento a mare sulle risorse demersali denominate MEDITS, a partire dal 1996, sono state effettuate congiuntamente dai tre Istituti di ricerca: Laboratorio di Biologia Marina e pesca dell Università di Bologna in Fano per la parte italiana, Istituto di Oceanografia e Pesca di Split per la parte jugoslava e poi croata, Istituto di Pesca di Lubljana per la Slovenia. L insieme delle informazioni raccolte costituisce una base dati comune, che viene aggiornata annualmente e che supera la divisione insita in tutte le ricerche precedenti, ove veniva considerata solo una parte dell area, dato che nessun istituto aveva accesso alle acque territoriali degli altri Paesi. Questa base dati comune è indispensabile per conoscere lo stato delle risorse biologiche nella GSA 17, ma quando si parla di pesca italiana nella GSA 17, si deve tener conto che i M/p italiani non possono accedere alle acque territoriali degli altri Paesi e viceversa, per cui per collegare la flotta con le catture e con le risorse disponibili occorre analizzare la situazione per l area ove 15 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

23 operano i M/p italiani, ovvero le sole acque territoriali italiane e quelle internazionali. Per quanto concerne le risorse demersali, in Adriatico non vi è una separazione tra specie pescate con reti a strascico e con gli attrezzi della piccola pesca. Vi è infatti un area ove entrambi i sistemi di pesca prelevano le stesse risorse e vi sono piccoli motopesca che operano con reti a strascico su profondità di 1-15 metri, a distanza di 3 miglia dalla costa. In Alto Adriatico, fino al 21, era consentita la pesca a strascico anche a 1. metri dalla costa per l esercizio di alcune pesche speciali. Questa situazione ha limitato fortemente lo sviluppo di una pesca con attrezzi fissi per le risorse demersali, che viene effettuata su una ristretta fascia costiera. Tra le forme di piccola pesca vanno ricordate la pesca delle seppie con le nasse, praticata da oltre un secolo nella fascia costiera nei mesi di aprile e maggio, e la pesca delle pannocchie (Squilla mantis) con dei piccoli nassini, che si è sviluppata di recente in Friuli Venezia Giulia. Da segnalare la pesca del gasteropode Nassarius mutabilis, detto lumachino o bombolino, che occupa diverse centinaia di pescatori nella GSA 17. La pesca con reti da posta è svolta prevalentemente da piccoli motopesca veloci, che calano ciascuno m di reti nella fascia costiera preclusa allo strascico o nei periodi di inattività dello strascico (fine settimana, periodi di fermo temporaneo di pesca) anche a 4-6 miglia dalla costa. Essi catturano, in particolare nei mesi estivi, pannocchie, seppie, sogliole e gallinelle. Limitatamente alla parte più meridionale della GSA 17 viene esercitata la pesca con tremaglio sulle secche rocciose, anche distanti dalla costa. Situazione notevolmente diversa si ha per la piccola pesca sulle coste orientali della GSA 17, dove migliaia di piccoli natanti esercitano la pesca con attrezzi fissi entro 1 miglio dalle coste delle numerose isole e catturano specie molto diverse, quali scorfani, triglidi, pesci san pietro, pagelli, polpi, operando a volte su fondi rocciosi ove lo strascico non opera. La pesca dei molluschi bivalvi con motopesca dotati di draga turbosoffiante è molto sviluppata e riguarda solo le specie Chamelea gallina, Ensis minor e Callista chione; sono circa 6 i motopesca italiani che effettuano questa pesca, per altro hanno anche altre licenze di pesca e spesso superano le 1 TSL. Questi motopesca operano su risorse che vengono gestite regolando l intensità di pesca nel tempo e nello spazio e chiudendo a rotazione delle aree; si effettuano inoltre operazioni di semina di novellame. Di seguito, nella descrizione degli indici di abbondanza e dei parametri biologici, verranno considerate alcune specie catturate quasi esclusivamente con reti a strascico (naselli, scampi, moscardini, triglie, moli) e specie catturate anche con attrezzi fissi (pagelli, seppie, pannocchie) in quanto le specie risentono del prelievo complessivo. Distribuzione e indici di abbondanza Sono poche le specie che presentano una distribuzione che si estende su più del 5% della superficie della GSA 17. La maggior parte delle specie vive su una parte modesta dell intera superficie della GSA e tali aree, diverse tra le specie, sono collegate ai particolari tipi di sedimento, a biocenosi, a profondità diverse. In ogni zona le specie pescabili sono differenti da quelle pescabili in altre zone o in altre stagioni e di ciò occorre tener conto nel gestire l attività di pesca. Per le specie principali è riportata l area di distribuzione delle specie nell intera GSA 17, come risulta dalle catture nelle campagne MEDITS dal 1994 al 21. Abbondanza e demografia Indici di biomassa della comunità Le serie storiche degli indici di biomassa delle principali categorie faunistiche catturate durante 151

24 le campagne MEDITS nell area delle acque territoriali italiane e internazionali della GSA 17 sono riportate nella figura Indici di biomassa dei Teleostei Indici di biomassa dei Selaci kg/km kg/km Indici di biomassa dei Cefalopodi Indici di biomassa dei Crostacei kg/km kg/km Figura GSA 17. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali categorie faunistiche: Teleostei, Selaci, Cefalopodi, Crostacei stimati sull area delle acque nazionali italiane e internazionali (Dati: MEDITS ). La biomassa dei pesci ossei varia ma senza alcuna tendenza temporale significativa; si evidenzia tuttavia, dal 25, la continua diminuzione di questa categoria faunistica. L abbondanza dei Selaci rimane abbastanza costante su valori bassi, ad eccezione del 1998, quando una cattura eccezionale dello spinarolo effettuata in una stazione ha fatto registrare un picco di biomassa. I cefalopodi, caratterizzati da cicli biologici brevi di 1-2 anni, mostrano ampie fluttuazioni senza evidenziare alcun trend significativo nel tempo. I crostacei mostrano nel complesso una riduzione dell abbondanza. Indici di biomassa e densità delle principali specie bersaglio della pesca Sono poche le specie che presentano una distribuzione che si estende su più del 5% della superficie della GSA 17. La maggior parte delle specie occupa aree limitate dell intera GSA, collegate al tipo di sedimento, alle biocenosi, alla profondità. Nel gestire l attività di pesca è necessario quindi tenere conto che le risorse disponibili variano con la zona e con la stagione. I naselli sono distribuiti in modo ineguale in Adriatico centro-settentrionale, poiché quasi assenti nell area a Nord del Po e più numerosi nella fossa del Medio Adriatico, ove si concentrano le forme giovanili. Si evidenzia una diminuzione temporale del nasello in termini di biomassa. Anche gli indici di densità, dopo un picco di abbondanza nel 25, mostrano una continua diminuzione negli anni successivi, fino a toccare il minimo storico della serie nel 21, evidenziando una chiara situazione di sofferenza per questa specie. La triglia di fango evidenzia indici di densità e 152 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

25 di biomassa abbastanza costanti nel tempo. Il valore elevato di biomassa e densità della triglia di fango registrato nel 1999 è dovuto al fatto che il campionamento è stato effettuato in tarda estate a causa del conflitto in atto nei Balcani, determinando la consistente cattura di reclute. Il pagello fragolino evidenzia nel complesso un sensibile incremento temporale di abbondanza, pur con fluttuazioni tra gli anni, principalmente legato alla cattura delle reclute. Questa specie ha una distribuzione degli adulti prevalentemente lungo la costa orientale dove è pescata principalmente con attrezzi fissi; lungo le coste italiane vi è, nei mesi estivi, una concentrazione di forme giovanili catturate in parte con reti a strascico. Il merlano ha una distribuzione limitata al Nord Adriatico dove rappresenta una specie importante e sostituisce il nasello nelle catture della pesca a strascico. Questa specie mostra ampie fluttuazioni di abbondanza. è interessante notare come i valori massimi (1998, 25, 29) sono stati registrati due anni dopo i valori minimi (1996, 23, 27), evidenziando la capacità di recupero della specie pur partendo da densità molto basse. Sia gli indici di biomassa che gli indici di densità dello scampo mostrano una significativa diminuzione temporale. La maggiore abbondanza di questa specie si rinviene nell Adriatico centrale, nell area di Pomo. La pannocchia, per la sua distribuzione costiera, è pescata sia con attrezzi fissi che con reti a strascico. Poiché questa specie vive in gallerie profonde dalle quali esce nelle ore notturne, gli indici di biomassa e di densità ottenuti dalla campagna MEDITS, che opera solo di giorno, sono largamente sottostimati e mostrano ampie fluttuazioni. I valori di biomassa del moscardino bianco oscillano tra un massimo nel 1994 e un minimo nel 1999, mentre gli indici di densità oscillano tra un massimo nel 1994 e un minimo nel 29. Questa specie è assente in Alto Adriatico. Le biomasse e le densità dei tre cefalopodi considerate, moscardino bianco, moscardino muschiato e seppia, variano senza mostrare alcuna tendenza temporale (figura 2.39). Indici di biomassa del nasello Indici di densità del nasello kg/km n/km Indici di biomassa della triglia di fango Indici di densità della triglia di fango kg/km n/km

26 Indici di biomassa del moscardino bianco Indici di densità del moscardino bianco kg/km n/km Indici di biomassa dello scampo 35 Indici di densità dello scampo kg/km n/km kg/km Indici di biomassa della pannocchia n/km Indici di densità della pannocchia Indici di biomassa del moscardino muschiato Indici di densità del moscardino muschiato kg/km n/km Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

27 Indici di biomassa della seppia Indici di densità della seppia kg/km n/km Indici di biomassa del pagello fragolino Indici di densità del pagello fragolino kg/km n/km Indici di biomassa del merlano Indici di densità del merlano kg/km n/km Figura GSA 17. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e di densità (n/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali specie bersaglio stimati sull area delle acque nazionali italiane e internazionali (Dati: MEDITS ). Struttura di taglia al 95 percentile delle principali specie bersaglio Le strutture di lunghezza ottenute dal campionamento effettuato nelle campagne MEDITS risentono della rete utilizzata che ha una maglia del sacco molto piccola (2 mm di apertura). Questa maglia è utilizzata per avere una stima dell importanza delle classi giovanili che non si può avere con il campionamento biologico del pescato commerciale. Le taglie al 95 percentile delle specie esaminate catturate nelle campagne MEDITS non hanno mostrato variazioni significative temporali, 155

28 come evidenziato statisticamente dal test di Spearman. Il nasello mostra lievi fluttuazioni della taglia di cattura tra gli anni fino al 28; i valori più elevati della taglia al 95 percentile per gli anni 29 e 21 sono dovuti alla forte diminuzione dei giovani inferiori a 16 cm. Questa preoccupante riduzione del reclutamento si è verificata anche nelle acque territoriali croate. La taglia di cattura della triglia di fango, così come del pagello fragolino, presenta una variabilità negli anni collegabile al periodo in cui nel corso delle campagne sono state effettuate le stazioni più vicine all area costiera di concentrazione di giovani, e al lieve variare negli anni del periodo riproduttivo o del periodo di svolgimento della campagna. La quantità di reclute influenza fortemente la taglia di cattura di questa specie. Le tre specie di cefalopodi esaminate hanno mostrato delle fluttuazioni della taglia al 95 percentile, collegabili al breve ciclo vitale (inferiore a 2 anni) e alla presenza di 2 sole classi di età; l importanza delle singole classi, variabile negli anni, modifica la struttura di taglia. In particolare la seppia mostra ampie fluttuazioni collegate al breve ciclo biologico e all area di reclutamento costiero solo parzialmente interessato dal campionamento. Tabella GSA 17. Struttura di taglia: la lunghezza al 95 percentile per specie (LT = Lunghezza Totale, LDM = Lunghezza Dorsale del Mantello, LC = Lunghezza Carapace). In grassetto sono riportati i valori significativi del rho di Spearman. Triglia di Pagello Moscardino Moscardino Nasello fango fragolino bianco muschiato Seppia Scampo Anno LT (cm) LT (cm) LT (cm) LDM (cm) LDM (cm) LDM (cm) LC (mm) ,3 18, 15,5 1,3 8,5 12, ,3 17,3 2,5 12,5 9,3 9, ,5 17,5 31,5 1,8 9,8 14, 43, ,5 17,8 2, 11, 8,3 15,5 48, , 17,8 17,3 12,5 9,8 8, ,8 14, 15,5 6, 1, 8, ,5 17, 17,5 12, 8,3 17, ,5 17,5 16,5 1, 8,5 17,3 42, ,5 15,8 17,8 9,5 8,5 8, ,3 17,3 18,8 1, 8,8 12, , 15,5 15,5 1,8 8,8 15, , 16,8 15,5 11, 9,8 11, , 14,8 15, 1,5 9,5 8, ,8 16,3 16,8 11,3 9,5 13,5 41, , 17, 17, 11,8 9, 13, , 17,3 17, 11,8 7,5 14, ,8 16,5 17,3 11, 8, 13, 51,5 rho di Spearman -,16 -,541 -,332,86 -,223,65, Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

29 Biologia e distribuzione spaziale Il periodo di riproduzione Con le sole campagne a mare, ripetute negli anni nella stessa stagione, non è possibile determinare l estensione del periodo riproduttivo per le singole specie e pertanto l informazione è stata ricavata dall insieme delle ricerche effettuate nella GSA 17. Il nasello ha un periodo riproduttivo molto esteso, potendosi trovare adulti con gonadi mature in tutti i mesi dell anno; pur con le differenza legate alle diversità tra zone e taglie, si può ritenere che il picco riproduttivo si abbia nei mesi invernali. Per la triglia di fango è noto un diverso periodo di riproduzione per le triglie di taglia media e quelle molto grandi. La maggior parte delle triglie di fango si riproduce nel Medio Adriatico nel periodo maggio-giugno, mentre le triglie molto grandi hanno un periodo riproduttivo spostato a settembre-ottobre, così che si verificano due reclutamenti, quello più consistente in luglio-settembre e uno più modesto di fine inverno. Per lo scampo si ritrovano femmine con le uova in quasi tutti i mesi. Il moscardino bianco viene catturato come recluta nel corso delle campagne MEDITS in giugnoluglio, per cui la deposizione principale avviene in aprile-maggio, sia pur con differenze tra aree e anni. La seppia, tra fine marzo e giugno, si avvicina alla costa occidentale per riprodursi; lo spostamento è compiuto prima dalle seppie di dimensioni maggiori e quindi dalle seppie più piccole. Le uova, deposte su substrati, richiedono oltre un mese per la schiusa; la seppiolina, dopo la schiusa, rimane nelle aree costiere, per poi allontanarsi lentamente con la crescita. A seconda delle aree nei mesi estivi di agosto-settembre inizia la pesca della seppia, quando gli animali hanno raggiunto il peso di 1-5 grammi. Area e intensità del reclutamento Nella GSA 17, i giovanili del nasello sono concentrati sui fondi fangosi profondi oltre 1 metri dell Adriatico centrale, ove sono abbondanti i piccoli crostacei (Euphausiacea, Mysidacea e Amphipoda) che costituiscono l alimento principale delle reclute. Esiste una seconda area di nursery di naselli all interno dei canali croati, a Sud di Fiume ove vi è una fossa di poco più di 1 metri di profondità. I giovani naselli rimangono in acque profonde fino a una taglia di cm quando, cambiando l alimentazione, si spostano verso fondali a minore profondità e gradatamente coprono tutta la loro area di distribuzione. L entità del reclutamento non è identica negli anni. Per il nasello il reclutamento 29 e 21 è stato molto basso. Gli stadi giovanili della triglia di fango si concentrano in una lunga e ristretta fascia costiera. La specie si riproduce su una vasta area nella zona mediana dell Adriatico ove vivono gli adulti; le correnti trasportano uova, larve e primi stadi giovanili (fino a 3-4 cm) verso le acque costiere, profonde qualche metro, ove avviene la metamorfosi della triglia, con il passaggio da una alimentazione planctofaga a una bentofaga. Le giovani triglie si accrescono rapidamente nelle acque più calde e produttive e poi si allontanano lentamente dalla costa, distribuendosi su aree sempre più ampie. Alla fine di ottobre, quando hanno di norma raggiunto i 12 cm di lunghezza, al primo raffreddamento brusco delle acque, si spostano rapidamente dalle acque territoriali italiane verso l area centrale del bacino e le acque croate. L entità del reclutamento delle triglie è molto variabile. 157

30 Per il nasello l area di nursery è presente nell intero arco dell anno. Per le triglie di fango l area di nursery è limitata stagionalmente al periodo luglio-ottobre. Per il pagello fragolino vi è una concentrazione di stadi giovanili nelle aree costiere a bassa profondità, nel periodo estivo-autunnale e i piccoli, crescendo si allontanano verso il largo. Il merlano ha una concentrazione di forme giovanili nella fascia costiera dell Alto Adriatico nei mesi primaverili. La seppia ha una zona di concentrazione di stadi giovanili, legata alla migrazione riproduttiva che porta gli adulti ad avvicinarsi alle coste per deporre le uova su alcuni substrati, tra marzo e maggio. Le piccole seppie, nate dalle uova dopo un periodo di incubazione di oltre un mese, si allontanano dalla costa quando le acque iniziano a raffreddarsi, analogamente a quanto fanno le triglie. Per le altre specie considerate in questo lavoro, scampo, pannocchia, moscardino bianco e moscardino muschiato, non vi è una zona di nursery particolare, in quanto i giovani si trovano mescolati insieme agli adulti e non sono noti processi di concentrazione. Valutazione mediante modelli I ricercatori, che storicamente si sono interessati alle specie ittiche dell Adriatico, si sono esercitati per decenni nell utilizzo dei vari modelli che via via venivano sviluppati, ottenendo delle indicazioni che si sono mostrate negli anni successivi non sempre corrette. Alla base degli scarsi risultati vi è la mancanza di informazioni riferite alla totalità dell area di distribuzione di ogni specie o al limite a tutta la GSA 17. Per alcune specie si è constatato che le apparenti fluttuazioni di abbondanza registrate sono molto più ampie delle variazioni dell intensità di pesca nello stesso periodo ed è diffusa la convinzione che tali fluttuazioni degli indici siano collegabili più a fattori ecologici che non all attività di pesca. Gli indici di densità e biomassa ottenuti con le campagne MEDITS mostrano che dopo anni di valori molto bassi, senza alcun intervento gestionale sulla mortalità da pesca, alcune specie recuperano rapidamente e raggiungono nuovamente valori elevati. Al contrario, alcuni indici di abbondanza elevati crollano improvvisamente senza variazioni complessive dello sforzo di pesca. Ciò potrebbe indicare che i valori di mortalità naturale sono fortemente variabili nel tempo e, di conseguenza, il rapporto tra mortalità per pesca e mortalità naturale, elemento chiave per molti modelli, sia così fluttuante da renderne limitato l utilizzo. Bibliografia - Jukić S., Vrgoč N., Dadiì V., Krstulović-Šifner S., Piccinetti C., Marčeta B. (1999) - Spatial and temporal distributions of some demersal fish populations in the Adriatic Sea described by GIS technique. Acta Adriatica, 4 (Suppl.): Vrgoč N., Arneri E., Jukić-Peladić S., Krstulović-Šifner S., Mannini P., Marčeta B., Osmani K., Piccinetti C., Ungaro N. (24) - Review of current knowledge on shared demersal stocks of the Adriatic Sea. FAO-MiPAAF Scientific Cooperation to Support Responsible Fisheries in the Adriatic Sea. AdriaMed Technical Documents, 12: 91 pp. Box 2.12 Pesca del lumachino (Nassarius mutabilis L.) Il lumachino o bombolino è un piccolo gasteropode che vive nel sedimento mobile della fascia costiera fino a circa 2 metri di profondità. La pesca era effettuata fino agli anni sessanta con la rete a strascico a bocca fissa, denominata sfogliara, con maglia sottile. Attualmente la specie è oggetto di pesca con una nassa a tronco di cono al cui interno è posta 158 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

31 un esca. I cestini sono calati in file parallele a circa 1 metri uno dall altro. Essi sono salpati giornalmente e a volte ogni due giorni, rinnovando l esca. I lumachini escono dal sedimento e si dirigono verso un cestino, salgono sul bordo esterno inclinato del tronco di cono e si lasciano cadere all interno del cestino, vanno a mangiare l esca e quando vogliono uscire non riescono a risalire. Il cestino continua a catturare lumachini fino a quando vi è l esca. Il pescatore passa a recuperare i lumachini e deve separarli secondo la taglia, in quanto vi è la taglia minima legale di 2 mm, e per specie, dovendoli distinguere dal falso lumachino Nassarius nitidus, che ha le stesse abitudini e vive nello stesso fondale. Il numero di pescatori, 1-2 per motopesca, è elevato, diverse centinaia, con una produzione annuale di tonnellate di lumachini all anno. Il lumachino ha una biologia riproduttiva particolare, in quanto gli esemplari sono maschi fino a 2 mm circa e poi diventano femmine. La fecondazione è interna e la femmina depone un numero elevato di capsule ovigere, all interno delle quali vi sono 3/5 uova. Dopo un periodo di sviluppo all interno delle capsule, le larve fuoriescono e hanno una fase di vita planctonica GSA 18 - Adriatico meridionale Lembo G., Spedicato M.T. Le principali risorse demersali della pesca in Basso Adriatico sono: il nasello (Merluccius merluccius), la seppia (Sepia officinalis), lo scampo (Nephrops norvegicus), i totani (Illex sp.), il gambero rosa (Parapenaeus longirostris), i moscardini (Eledone spp.) e la triglia di fango (Mullus barbatus). Il solo nasello ha rappresentato, nel 21, circa il 13,6% delle catture del versante occidentale del bacino (dati Irepa), mentre le altre specie appena citate raggiungono tutte insieme circa il 21%. Si tratta quindi complessivamente di un pool che si attesta attorno al 34% della produzione del versante occidentale dell Adriatico meridionale. La gran parte delle risorse alieutiche del Basso Adriatico è condivisa fra Italia, Albania e Montenegro (Vrgoč et al., 24). La loro valutazione deve pertanto tenere conto dei dati delle due sponde. Allo stesso modo il raggiungimento di livelli di sfruttamento maggiormente sostenibili, ad esempio il target del Maximum Sustainable Yield (MSY) nel 215, dovrebbe assumere politiche di gestione complementari e condivise. Progetti Regionali come AdriaMed (GFCM-FAO) hanno l obiettivo, fra l altro, di armonizzare lo sviluppo delle conoscenze, di favorire l integrazione degli approcci scientifici, mediante l applicazione di metodi comuni per le valutazioni delle risorse alieutiche (stock assessment), e di promuovere l approccio di ecosistema. Un metodo scientifico che, nel tentativo di superare l incertezza delle stime, combini: le diverse fonti di dati (quelli provenienti dalle campagne sperimentali come MEDITS, che esplora la popolazione a mare e quelli provenienti dalla pesca commerciale); le entità dello stesso sistema (la comunità ittica e la popolazione); le differenti dimensioni dei fenomeni (lo spazio e il tempo); gli approcci (modelli di diversa complessità e indicatori); è naturalmente auspicabile, sebbene estremamente complesso. In questo tentativo le serie temporali degli indici di abbondanza (densità n/km 2 e biomassa kg/ km 2 ) delle singole specie e delle comunità ittiche, ottenute dalle campagne sperimentali MEDITS, 159

32 forniscono un utile contributo alla valutazione. Questo esercizio viene compiuto annualmente a livello nazionale per la redazione dell Annuario sullo stato delle risorse di pesca, curato dalla Società Italiana di Biologia Marina, e al quale si rimanda per specifici approfondimenti (SIBM, 21). Abbondanza e demografia Indici di biomassa della comunità Negli anni dal 1994 al 21, la biomassa della maggior parte dei gruppi faunistici, stimata sul versante occidentale del Basso Adriatico, varia, ma senza alcuna tendenza, ad eccezione del gruppo dei Cefalopodi che ha un aumento significativo (figura 2.4). Si evidenzia anche, in particolare nell ultimo anno, un incremento delle biomasse di Selaci e Crostacei. Indici di densità delle principali specie bersaglio della pesca A livello di popolazione, gli indici di abbondanza di alcune delle specie più importanti dell area variano senza alcuna tendenza, come l indice di densità del nasello e dello scampo, mentre per il gambero rosa si osserva una crescita significativa, dovuta all aumento dell abbondanza successivamente al 2 (figura 2.41), probabilmente come risposta all instaurarsi di cambiamenti ambientali a livello di mesoscala nel bacino Adriatico meridionale (Abelló et al., 22). kg/km Indici di biomassa Teleostei kg/km Indici di biomassa Selaci kg/km Indici di biomassa Cefalopodi kg/km Indici di biomassa Crostacei Figura GSA 18. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali categorie faunistiche: Teleostei, Selaci, Cefalopodi, Crostacei (Dati: MEDITS ). 16 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

33 Indici di biomassa del nasello (1-8 m) Indici di densità del nasello (1-8 m) kg/km n/km Indici di biomassa della triglia di fango (1-2 m) Indici di densità della triglia di fango (1-2 m) kg/km n/km Indici di biomassa dello scampo (2-8 m) Indici di densità dello scampo (2-8 m) kg/km n/km Indici di biomassa del gambero rosa (1-8 m) Indici di densità del gambero rosa (1-8 m) kg/km n/km Indici di biomassa del moscardino (1-8 m) 161

34 Indici di biomassa del moscardino (1-8 m) Indici di densità del moscardino (1-8 m) kg/km n/km Indici di biomassa del gambero rosso (2-8 m) Indici di densità del gambero rosso (2-8 m) kg/km n/km Figura GSA 18. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e di densità (n/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali specie bersaglio stimati sul loro areale di distribuzione (Dati: MEDITS ). Gli indici di abbondanza di triglia di fango e gambero rosso hanno fatto registrare variazioni significative di segno positivo. In particolare, per risorse come il gambero rosso (Aristeomorpha foliacea), ritenute sporadiche in Adriatico meridionale fino a qualche anno addietro, gli indici di densità, pur contenuti rispetto a quelli di altre specie, presentano, in alcuni anni, picchi di reclutamento considerevoli. Probabilmente anche in questo caso, i cambiamenti ambientali potrebbero aver influito sulla dinamica di popolazione dello stock, favorendo il reclutamento. Tuttavia, il 27 appare come un anno segnato da una marcata diminuzione degli indici di biomassa e densità sia per il gambero rosso che per il gambero rosa. Gli indici di abbondanza del moscardino variano senza tendenza nel corso della serie storica che evidenzia un valore di abbondanza iniziale elevato e non più raggiunto negli anni successivi. Gli andamenti delle abbondanze di nasello e gambero rosa riflettono, in buona misura, il successo del reclutamento e il 25 appare come un anno eccezionale per entrambi gli stock. Se conservati nel tempo questi effetti potrebbero comportare, in particolare per specie longeve come il nasello, l instaurarsi di classi di età forti, che possono conferire alla popolazione maggiori capacità di resilienza e consentirebbero quindi di sopportare pressioni di pesca elevate per brevi periodi. Reclutamenti e concentrazioni di reclute eccezionali non possono rappresentare, tuttavia, segnali interpretabili univocamente come condizione di benessere delle popolazioni. 162 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

35 La biomassa dei Selaci, risorse sensibili allo sfruttamento perché poco resilienti, appare in lieve aumento negli anni recenti, ma si tratta di un osservazione ancora troppo limitata nel tempo per dedurre che possa essere in atto un fenomeno in controtendenza rispetto al continuo declino di queste risorse in Adriatico (Jukić-Peladić et al., 21). Un analogo incremento, probabilmente favorito dai cambiamenti climatici verificatisi nel bacino del Basso Adriatico, si osserva per l insieme dei Crostacei. Tuttavia, perché questi indici possano essere interpretati nel senso di una ripresa da un intensa pressione di pesca occorre che anche altri indicatori, utilizzati per stimare il livello di sfruttamento degli stock, diano segnali convergenti. Struttura di taglia al 95 percentile delle principali specie bersaglio Segnali di stress dovuti a eccessivo sfruttamento possono essere anche colti da indicatori che misurano, nella struttura demografica della popolazione, la presenza di individui di maggiori dimensioni, come l indicatore L.95. Nella serie storica delle campagne sperimentali MEDITS per due specie, il moscardino E. cirrhosa e il gambero rosa P. longirostris, questo indicatore riflette tendenze significative in diminuzione (tabella 2.15). L uso degli indicatori deve tuttavia essere preferibilmente accompagnato da valutazioni basate su modelli di dinamica di popolazione, in grado di stimare quale sia la condizione attuale dello stock rispetto a punti di riferimento limite (LRP Limit Reference Point) da non oltrepassare e target (TRP Target Reference Point) a cui tendere. Tabella GSA 18. Struttura di taglia: la lunghezza al 95 percentile per specie (LT = Lunghezza Totale, LDM = Lunghezza Dorsale del Mantello, LC = Lunghezza Carapace). In grassetto sono riportati i valori significativi del rho di Spearman. Nasello Triglia di fango Moscardino Scampo Gambero rosa Totano comune Anno LT (cm) LT (cm) LDM (cm) LC (mm) LC (mm) LDM (cm) , 23, 14, 52,5 37, 17, , 23, 15, 48,5 37, 19, ,3 6,5 14,5 47, 36, 17, ,5 22,3 15, 52, 35,5 17, ,3 21,3 13,3 47, 36, 16, ,5 12,8 13,3 48, 32, 15,8 2 25,5 22,5 12, 45,5 32, 17, ,3 22,5 12,3 44,5 28,5 11, ,5 24, 13, 48, 29,5 15, ,8 21,3 13, 51, 29,5 16, ,5 2, 12,5 49, 3, 9, ,5 16,5 1,5 46, 3, 1, ,3 21, 11,3 49, 32,5 17, ,8 17, 8,5 41, 29,5 1, 28 24,3 21,5 11,5 5, 34,5 17, , 22, 12,5 42,5 33, 15, , 18,8 13,3 45,5 3,5 14,8 rho di Spearman -,45 -,254 -,65 -,4 -,523 -,

36 Biologia e distribuzione spaziale Il periodo di riproduzione Il periodo di riproduzione delle diverse specie, stimato combinando sia i dati ottenuti dalle campagne sperimentali sia i dati dello sbarcato commerciale, evidenzia un pattern di deposizione continuo per il nasello, che si riproduce tutto l anno (tabella 2.16) con un picco nei mesi tardoautunnali e invernali (dicembre-marzo), per il gambero rosa e per il totano comune, mentre la stagione riproduttiva della triglia di fango è concentrata in pochi mesi, nel periodo tardo-primaverile estivo. Una condizione intermedia si osserva per moscardino e scampo. Tabella GSA 18. Periodo riproduttivo delle diverse specie. Mesi Specie G F M A M G L A S O N D Nasello X X X X X X X X X X X X Triglia di fango X X X X Moscardino X X X X X Scampo X X X X X X X X Gambero rosa X X X X X X X X X X Totano comune X X X X X X X X X X X X Aree e intensità del reclutamento La distribuzione geografica delle aree di nursery di alcune specie chiave, come il nasello, presenta caratteristiche piuttosto stabili nel tempo come evidenziato da risultati di studi condotti nella GSA 18 negli ultimi 12 anni, utilizzando i metodi della geostatistica (Lembo et al., 2; Carlucci et al., 29; Lembo, 21). Sul versante occidentale, elevate concentrazioni di reclute sono state localizzate nel Nord della GSA 18, soprattutto in corrispondenza del Gargano e con estensione nel Golfo di Manfredonia (figura 2.42). è questa l area dove in corrispondenza della scarpata continentale si registra anche una persistenza nel tempo della concentrazione di reclute. Altre aree importanti dove si localizzano elevate concentrazioni di reclute di nasello si riscontrano anche più a Sud nella GSA, in corrispondenza di Monopoli, in un area prossima al canyon di Egnatia. L area settentrionale della GSA 18, in corrispondenza del promontorio del Gargano, rappresenta anche una localizzazione di elezione delle nursery di M. barbatus (figura 2.43). Un altra area con elevata probabilità di localizzazione di una nursery di triglia è rappresentata dalla fascia costiera a Sud di Molfetta. 164 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

37 Figura GSA 18. Aree di nursery del nasello. 165

38 Figura GSA 18. Aree di nursery della triglia di fango. 166 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

39 Valutazioni dello stato di sfruttamento mediante modelli di stock assessment Una valutazione condotta in collaborazione fra ricercatori italiani, di Montenegro e Albania sulla condizione di sfruttamento del nasello costituisce un caso emblematico e rappresentativo per la GSA 18. Come precedentemente evidenziato il nasello è un sequential spawner che si riproduce tutto l anno, con un picco nei mesi tardo autunnali e invernali (dicembre-marzo). Ha elevata fecondità e la taglia di prima maturità sessuale delle femmine in Basso Adriatico è di circa 33 cm di lunghezza totale. Il reclutamento presenta due picchi stagionali, uno alla fine della primavera (giugno-luglio) e un altro in autunno. Le zone di pesca sono localizzate sulla piattaforma continentale e sulla parte superiore della scarpata. Le catture dello strascico provengono da profondità comprese fra 5 e 5 m; il nasello è pescato con altre importanti specie commerciali: Illex coindetii, Mullus barbatus, Parapenaeus longirostris, Eledone spp., Todaropsis eblanae, Lophius spp., Pagellus spp., Phycis blennoides, Nephrops norvegicus. Le valutazioni dello stato di sfruttamento (GFCM, 211; STECF-SGMED, 211) sono state svolte utilizzando sia i dati delle campagne sperimentali (MEDITS e GRUND ), che quelli della pesca commerciale (programma di Raccolta Dati 27-29), applicando in modo complementare diversi modelli, due dei quali impostati per ricevere rispettivamente dati di campagne sperimentali (modello SURBA; Needle, 23) e della pesca commerciale (modello VIT; Lleonart e Salat, 1997) e un terzo modello (ALADYM Age Length based Dynamic Model; Lembo et al., 29; Spedicato et al., 21) basato su tecniche di simulazione, con analisi retrospettiva e di previsione. Questo modello consente la valutazione di diversi scenari a partire dai parametri di popolazione e da informazioni sul pattern di sfruttamento. Per tenere conto di elementi di incertezza nella valutazione sono state anche testate due differenti ipotesi di crescita del nasello, una lenta e una veloce. I dati sperimentali evidenziano un incremento del reclutamento fino a raggiungere il valore più alto nel 25, un brusco calo e un successivo assestamento attorno al valore medio della serie storica. In particolare, nel il reclutamento è leggermente più alto del livello medio della serie storica. Se si adotta F.1 come limit management reference point, per assicurare rendimenti sostenibili nel lungo periodo, allora la mortalità da pesca a cui tendere dovrebbe essere pari a circa,2. Secondo le analisi del 27-29, lo stock appare quindi in sovrapesca, con tassi di mortalità attorno a,95. Indipendentemente dal pattern di crescita considerato, è necessaria una consistente riduzione per raggiungere il reference point F.1. Tuttavia, considerando l alta produttività, in termini di numero di individui che entrano nella popolazione ogni anno, questo stock è potenzialmente capace di recuperare velocemente nel caso in cui si riducesse la mortalità da pesca. Infatti, la simulazione di scenari a breve termine (21-212), di mantenimento dello status quo e di riduzione della pressione di pesca, ha evidenziato che una riduzione del 3% di F stq (F =,67) produrrebbe un calo delle catture di circa il 18% rispetto al 29, ma una crescita della biomassa dei riproduttori (indicatore SSB) di circa il 43% nei tre anni successivi. Una proiezione dello stock e delle catture a lungo termine (21-23) è stata realizzata simulando diversi scenari, modellati stocasticamente, e in particolare una riduzione graduale dell F di status quo del 14% all anno, fino al raggiungimento di F.1 nel 22 (figura 2.44). I risultati mostrano una netta crescita della biomassa di riproduttori (SSB) e un aumento significativo delle catture nel lungo periodo. 167

40 Reclutamento e vettore di F R: reclute (numero in migliaia) F tonnellate SSB tonnellate Catture % 25% 5% 75% 95% Vettore di F 5% Figura Proiezione a lungo termine calcolata per il nasello della GSA 18 con raggiungimento di F.1 nel 22 e mantenimento della stessa pressione di pesca fino al 23. Il reclutamento è della stessa entità iniziale ma con variazioni casuali. Sono indicati tratteggiati gli intervalli di confidenza del bootstrap. Una previsione dei potenziali effetti del cambiamento della selettività nel lungo periodo è stata realizzata utilizzando il modello di simulazione ALADYM, mettendo a confronto lo scenario di status quo (maglia di 4 mm) e lo scenario con la nuova maglia al sacco (5 mm), mantenendo costanti gli altri elementi che contribuiscono a definire la pressione di pesca (figura 2.45). Questa previsione ha evidenziato una perdita minima delle catture nel breve periodo e una situazione stabile nel futuro, quando le catture dovrebbero assestarsi su un valore più alto dell attuale di circa il 1%. Inoltre, la sostenibilità dello stock andrebbe progressivamente migliorando al punto che SSB aumenterebbe di circa il 3% e la lunghezza media nelle catture crescerebbe di circa il 2%, ottenendo probabilmente una migliore remunerazione del prodotto. Queste stime assumono, tuttavia, come condizione, il rispetto generalizzato dell applicazione del regolamento sulla dimensione della maglia e la sopravvivenza totale dei pesci sfuggiti dalle maglie del sacco da 5 mm. 168 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

41 SBB (ton) SSB maglia da 5 mm SSB status quo Rendimento (ton) Sbarcato osservato-ovest Rendimento status quo Rendimento maglia 5 mm Lunghezza media delle catture (mm) Lunghezza media status quo Lunghezza media maglia 5 mm Figura Previsioni con il modello di simulazione ALADYM dei seguenti indicatori: SSB, rendimento e lunghezza media delle catture. L adozione, nel lungo periodo, di un piano di gestione pluriennale nel solco di quello adottato nel 28, potrebbe far recuperare per questo stock maggiori livelli di sostenibilità rispetto agli attuali livelli di sfruttamento. Bibliografia - Abelló P., Abella A., Adamidou A., Jukić-Peladić S., Spedicato M.T., Tursi A. (22) - Global population characteristics of two decapod crustaceans of commercial interest (Nephrops norvegicus and Parapenaeus longirostris) along the European Mediterranean coasts. Scientia Marina, 66 (Suppl. 2): Carlucci R., Lembo G., Maiorano P., Capezzuto F., Marano C.A., Sion L., Spedicato M.T., Ungaro N., Tursi A., D Onghia G. (29) - Nursery areas of red mullet (Mullus barbatus), hake (Merluccius merluccius) and deep-water rose shrimp (Parapenaeus longirostris) in the Eastern-Central Mediterranean Sea. Estuarine, Coastal and Shelf Science, 83: GFCM (211) - Report of the 12th session of the SAC Sub-Committee on stock assessment (SCSA). Saint George s Bay Malta, 28 November-3 December 21: 74 pp. - Jukić-Peladić S., Vrgoč N., Krstulović-Šifner S., Piccinetti C., Piccinetti-Manfrin G., Marano G., Ungaro N. (21) - Long term changes in demersal resources of the Adriatic Sea: comparison between trawl surveys carried out in 1948 and Fish. Res., 53:

42 - Lembo G., Silecchia T., Carbonara P., Spedicato M.T. (2) - Nursery areas of Merluccius merluccius in the Italian Seas and in the East Side of the Adriatic Sea. Biol. Mar. Mediterr., 7 (3): Lembo G., Abella A., Fiorentino F., Martino S., Spedicato M.T. (29) - ALADYM: an age and length-based single species simulator for exploring alternative management strategies. Aquat. Living Resour., 22: Lembo G. (Ed.) (21) - Identificazione spazio-temporale delle aree di concentrazione dei giovanili delle principali specie demersali e localizzazione geografica di aree di nursery nei mari italiani - Nursery. Progetto di ricerca SIBM-MiPAAF n 6A92. Relazione finale, Società Italiana di Biologia Marina, Genova: 12 pp. + cartografia. - Lleonart J., Salat J. (1997) - VIT: Software for fishery analysis. User s manual. FAO Computerised Information Series (Fisheries), 11, Roma: 15 pp. - Needle C.L. (23) - Survey-based assessments with SURBA. Working Document to the ICES Working Group on Methods of Fish Stock Assessment, Copenhagen. - Sartor P. (211) - The 2th Century evolution of Mediterranean exploited demersal resources under increasing fishing disturbance and environmental change. Contratto UE N SI Relazione Finale: 513 pp. - SIBM (21) - Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei mari circostanti l Italia. Relazione finale della Società Italiana di Biologia Marina al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali: 271 pp. - Spedicato M.T., Poulard J.C., Politou C.Y., Radtke K., Lembo G., Petitgas P. (21) - Using the ALADYM simulation model for exploring the effects of management scenarios on fish population metrics. Aquat. Living Resour., 23: STECF (211) - Report of the SGMED-1-3 Working Group on the Mediterranean, Part II: 648 pp. ( ec.europa.eu/home). - Vrgoč N., Arneri E., Jukić-Peladić S., Krstulović-Šifner S., Mannini P., Marčeta B., Osmani K., Piccinetti C., Ungaro N. (24) - Review of current knowledge on shared demersal stocks of the Adriatic Sea. FAO-MiPAAF Scientific Cooperation to Support Responsible Fisheries in the Adriatic Sea. GCP/RER/1/ITA/TD-12. AdriaMed Technical Documents, 12: 91 pp. Box 2.13 Un esperimento di co-gestione nell Area Marina Protetta di Torre Guaceto Nell AMP di Torre Guaceto è stato avviato fra pescatori, ente gestore dell AMP e ricercatori un esperimento di co-gestione delle risorse di pesca (Guidetti et al., 28), per consentire un prelievo controllato, tale da non dissipare, nel breve periodo, i risultati della chiusura totale della pesca nell area durata per circa 4-5 anni. L esperimento si è basato sull adozione di un protocollo condiviso che, tenendo conto delle tradizioni locali, prevedeva l uso del tremaglio (maglia con lato pari a circa 2,8 cm, altezza di circa 1,2 m, lunghezza massima di 1.2 m), ma stabiliva una frequenza di cala pari a una volta per settimana (compatibilmente con le condizioni meteomarine) e autorizzava solo 5 imbarcazioni. Lo schema operativo prevedeva inoltre che, sulla base dei risultati ottenuti, si potesse poi rimodulare il prelievo in tempi successivi. Poco dopo la riapertura della pesca, ossia dopo 4-5 anni di chiusura totale, le catture medie sono state dell ordine dei 6 kg per 1. m di rete. Le catture sono poi declinate nei due anni successivi stabilizzandosi intorno a 25 kg, dopo circa tre anni di sfruttamento controllato, un valore corrispondente a circa il doppio di quello ottenuto fuori dell AMP, stabilmente pari a circa 1 kg. Un analisi delle distribuzioni di taglia e di età della specie più importante per la pesca a Torre Guaceto, cioè la triglia di scoglio (Mullus surmuletus), ha evidenziato distribuzioni di lunghezza-frequenza con moda a cm e distribuzioni di età con maggiore frequenza attorno a 5 anni (fino a 8 anni), dimostrando che il contenimento della pressione di pesca si riflette in modo sensibile e tutto sommato rapido sulla struttura demografica delle popolazioni. Bibliografia - Guidetti P., Bussotti S., Carbonara G., Claudet J., Invidia P., Pizzolante F., Ciccolella A. (28) - La piccola pesca nelle AMP: l esperienza di Torre Guaceto (Brindisi, Adriatico meridionale). Atti del Workshop: Pesca e Gestione delle Aree Marine Protette. Porto Cesareo, Lecce 3-31 Ottobre 28. Quaderni di Thalassia Salentina, 1: Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

43 2.3.7 GSA 19 - Mar Ionio occidentale Sion L., Tursi A., D Onghia G., Maiorano P., Capezzuto F., Carlucci R. In questo capitolo vengono riportate alcune considerazioni sulle serie storiche dei principali parametri descrittivi delle risorse demersali sulla base dei dati delle campagne MEDITS, CAMPBIOL e GRUND. Abbondanza e demografia Indici di biomassa della comunità I valori degli indici di biomassa dei Teleostei evidenziano principalmente una fase di riduzione fra il 1997 e il 23 e due picchi registrati nel 1997 e nel 25, con valori all incirca uguali e rispettivamente pari a 348 e 368 kg/km 2. Sia i Selaci sia i Cefalopodi, questi ultimi in modo ancora più evidente, evidenziano un trend positivo delle catture in peso. Infatti, seppure con ampie fluttuazioni, entrambe le categorie faunistiche mostrano un aumento altamente significativo delle biomasse dal 1994 al 21. Al contrario i Crostacei non mostrano nessun trend significativo nel tempo (figura 2.46). kg/km Indici di biomassa dei Teleostei kg/km Indici di biomassa dei Selaci Indici di biomassa dei Cefalopodi Indici di biomassa dei Crostacei kg/km kg/km Figura GSA 19. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali categorie faunistiche: Teleostei, Selaci, Cefalopodi, Crostacei (Dati: MEDITS ). 171

44 Indici di biomassa e densità delle principali specie bersaglio della pesca L andamento degli indici di biomassa e di densità del nasello, della triglia di fango, del gambero viola, del gambero rosa e dello scampo sono riportati in figura Il nasello non evidenzia alcuna tendenza temporale, mostrando ampie variazioni sia nei valori di biomassa che di densità. Per la triglia di fango sia l indice di densità sia quello di biomassa hanno evidenziato un trend di incremento significativo. L evidente picco registrato nel 27, per entrambi gli indici, ha riguardato un abbondante cattura rivolta alle forme giovanili. In particolare, in tale anno, la campagna è stata svolta in piena estate, periodo in cui le reclute di questa specie arrivano in abbondanza sulla piattaforma. Il gambero viola non evidenzia alcuna tendenza temporale statisticamente significativa, mostrando ampie variazioni sia nei valori di densità che in quelli di biomassa. Il gambero rosa non evidenzia alcun trend significativo per quanto riguarda le biomasse, mentre mostra un incremento delle catture per quanto concerne l indice di densità. Per lo scampo non si evidenzia nessun trend significativo per entrambi gli indici di abbondanza. Indici di biomassa del nasello Indici di densità del nasello kg/km n/km kg/km Indici di biomassa della triglia di fango n/km Indici di densità della triglia di fango Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

45 16 Indici di biomassa del gambero viola 9 Indici di densità del gambero viola 14 8 kg/km n/km Indici di biomassa del gambero rosa Indici di densità del gambero rosa 1 2. kg/km n/km Indici di biomassa dello scampo 6 Indici di densità dello scampo kg/km n/km Figura GSA 19. Indici di biomassa (kg/km 2 ) e di densità (n/km 2 ) e relativi limiti di confidenza (linee tratteggiate) delle principali specie bersaglio stimati sul loro areale di distribuzione (Dati: MEDITS ). Struttura di taglia al 95 percentile delle principali specie bersaglio La struttura di taglia al 95 percentile del nasello, della triglia di fango, del gambero viola, del gambero rosa e dello scampo è riportata in tabella Il nasello non mostra alcun trend significativo delle taglie nel tempo. In generale, la struttura di taglia evidenzia la presenza di esemplari più piccoli nel 24 e 25. La presenza di individui di taglia maggiore è stata osservata nel 1997, 21, 23, 29 e

46 Per la triglia di fango non si evidenzia alcuna riduzione significativa delle taglie nello stock sfruttato. Nel 27 risulta evidente la presenza di una cospicua frazione di esemplari giovanili, in quanto la campagna è stata effettuata tra fine luglio e inizio di agosto, periodo in cui si ritrovano gli individui nati nei precedenti mesi (maggio-giugno). La distribuzione delle taglie del gambero viola non evidenzia alcuna tendenza temporale statisticamente significativa. Per il gambero rosa non si evidenzia alcuna tendenza significativa nell indicatore di struttura di popolazione. Per lo scampo non si evidenzia nessun trend significativo dell indicatore di struttura di popolazione. Tale indicatore evidenzia la presenza di esemplari più piccoli nel 1998 e nel 2. Nel 1995 si osserva la presenza di individui di taglia maggiore. Per le specie esaminate i valori di rho di Spearman non sono risultati significativi. Tabella GSA 19. Struttura di taglia: la lunghezza al 95 percentile per specie (LT = Lunghezza Totale, LC = Lunghezza Carapace). Nasello Triglia di fango Gambero viola Gambero rosa Scampo Anno LT(cm) LT(cm) LC(mm) LC(mm) LC(mm) , 17,25 55,5 28,5 55, ,25 14,75 56, 29, 57, , 16,75 5,5 28,5 53, ,25 17,75 53,5 29, 52, , 18,25 46, 27,5 38, , 18,25 5, 29,5 47,5 2 27, 18,25 48, 3,5 37, 21 29,75 19, 52,5 29,5 5, , 18, 56, 29,5 42, 23 3,25 17,75 53, 28,5 45, , 16,75 49,5 3, 55, 25 21,25 16,75 53,5 3, 49, 26 27, 17,5 5, 29, 42, ,5 12,25 55,5 28,5 49, , 15, 53, 27,5 51,5 29 3,25 17,5 49, 29,5 53, 21 31,25 15,5 53,5 28, 53, rho di Spearman,121 -,32 -,18 -,2 -,144 Biologia e distribuzione spaziale Il periodo di riproduzione Il periodo di riproduzione è stato stimato combinando i dati ottenuti dalle campagne sperimentali GRUND e MEDITS e quelli derivanti dalle catture commerciali di tutti i segmenti di flotta combinati. Dai dati e dalle informazioni ottenute è stata costruita una tabella sulla quale sono stati indicati i periodi di riproduzione delle varie specie nella GSA 19 (tabella 2.18). Il periodo riproduttivo di M. merluccius è prolungato per tutta la durata dell anno. Per M. barbatus il periodo riproduttivo si concentra nei mesi compresi tra maggio e luglio. Per quanto riguarda i 174 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

47 crostacei, il periodo riproduttivo in A. antennatus è esteso tra maggio e settembre, invece in P. longirostris la fase riproduttiva, piuttosto prolungata, è più spostata nel periodo estivo-autunnale. Infine nello scampo, N. norvegicus, si osserva un periodo riproduttivo durante la primavera-estate, sebbene frazioni esigue di femmine mature siano state osservate anche fino a ottobre. Tabella Periodi di picco riproduttivo per le specie bersaglio nella GSA 19. Informazioni integrate fra le campagne MEDITS, GRUND e le catture commerciali di tutti i segmenti di flotta combinati. Specie G F M A M G L A S O N D M. merluccius X X X X X X X X X X X X M. barbatus X X X A. antennatus X X X X X P. longirostris X X X X X X N. norvegicus X X X X X X Aree e intensità del reclutamento I dati utilizzati per la stima dell indice di reclutamento provengono dalle campagne sperimentali MEDITS condotte dal 1994 al 21. In particolare, per quanto riguarda M. merluccius, M. barbatus, A. antennatus, P. longirostris e N. norvegicus i valori soglia utilizzati per individuare la frazione corrispondente alle reclute sono stati derivati dal progetto Nursery (MiPAAF). L andamento dell indice di reclutamento di M. merluccius è risultato piuttosto fluttuante nel tempo senza evidenziare un trend significativo. Per M. barbatus i valori dell indice sono risultati sempre piuttosto esigui, ad eccezione del biennio Tuttavia, un aumento statisticamente significativo dell indice di reclutamento è stato osservato per la specie nella GSA 19. In A. antennatus i valori dell indice di reclutamento sono risultati in generale molto bassi, verosimilmente in relazione alla distribuzione delle forme giovanili, localizzate a profondità maggiori di quelle investigate. Comunque, i valori relativamente più alti sono stati registrati negli anni 28 e 29. L indice di reclutamento di P. longirostris ha mostrato ampie oscillazioni lungo l intero periodo investigato, senza mostrare tendenze significative nell andamento temporale. Tuttavia, per il gambero rosa un incremento dei valori è stato osservato nel biennio L intensità di reclutamento di N. norvegicus ha mostrato un andamento fluttuante, senza mettere in evidenza alcun trend significativo. La distribuzione geografica delle aree di nursery di nasello, gambero rosa e scampo nella GSA 19 è stata analizzata utilizzando i metodi della geostatistica sui dati raccolti durante le campagne di pesca sperimentali GRUND e MEDITS (Carlucci et al., 29; Murenu et al., 21). L esiguità delle catture delle reclute di M. barbatus e l ampia distribuzione delle reclute del gambero viola A. antennatus sui fondi batiali fino a circa 3. m hanno impedito la stima delle aree di nursery per queste due specie nella GSA. Le più importanti aree di nursery presenti nella GSA 19 per nasello e gambero rosa sono state individuate tra 1 e 25 m, soprattutto tra Otranto e Santa Maria di Leuca e, nel Golfo di Squillace, a Sud di Capo Rizzuto e a Nord di Punta Stilo (figure 2.48 e 2.49). Tali aree di nursery sono risultate piuttosto stabili nel tempo. Per quanto riguarda lo scampo, le aree di maggiore concentrazione dei giovanili sono state rilevate con continuità temporale soprattutto al largo di Gallipoli e Torre Ovo tra 2 e 8 m di profondità (figura 2.5). Un ulteriore area di nursery per la specie è stata rilevata nel Golfo di Corigliano, a Nord del Banco dell Amendolara, entro gli 8 m di profondità. 175

48 Figura GSA 19. Aree di nursery del nasello con indicazione della persistenza. 176 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

49 Figura GSA 19. Aree di nursery del gambero rosa. 177

50 Figura GSA 19. Aree di nursery dello scampo. 178 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

51 Valutazione mediante modelli di stock assessment Merluccius merluccius - nasello L ultima valutazione dello stock del nasello nella GSA 19 è stata condotta nel 21. Il tasso di mortalità totale (Z), è stato stimato con il metodo LCCC attraverso il software FISAT II (Gayanilo et al., 25). La mortalità da pesca (F) è stata stimata attraverso il software SURBA (Cook, 1997) su dati MEDITS, utilizzando una mortalità da pesca vettoriale calcolata tramite la routine ProdBiom (Abella, 1997). Le stime di Z hanno presentato lievi variazioni non significative nel tempo, oscillando fra,85 y-1 (23) e 1,44 y-1 (28). I valori di F (per le classi d età 1-4+) oscillavano da un minimo di,71 nel 1995 a un massimo di 1,13 nel 26 senza indicare alcuna tendenza significativa nel tempo. Il tasso di sfruttamento (E) compreso tra,79 e,87 ha evidenziato uno stato di sovrasfruttamento per il nasello nella GSA 19. Si ribadisce l importanza di studi mirati alla distribuzione spazio-temporale del reclutamento in relazione non soltanto allo stock parentale (relazione stock-reclutamento) ma anche ai parametri ambientali. Ai fini di una corretta gestione della risorsa all interno della GSA 19, insieme alle ultime indicazioni gestionali, provenienti dai nuovi regolamenti comunitari (attuazione della maglia quadra, taglia minima di sbarco) che senz altro migliorerebbero lo stato di sfruttamento del nasello, sarebbe di fondamentale importanza l istituzione di zone di tutela biologica (ZTB). Parapenaeus longirostris - gambero rosa L ultima valutazione della condizione di sfruttamento del gambero rosa nella GSA 19 è stata condotta nel 21. Il tasso di mortalità totale (Z), è stato stimato con il metodo LCCC attraverso il software FISAT II (Gayanilo et al., 26). La mortalità da pesca (F) è stata stimata attraverso il software SURBA (Cook, 1997) su dati MEDITS, utilizzando una mortalità da pesca vettoriale calcolata tramite la routine ProdBiom (Abella et al., 1997). Seppure mostrando ampie fluttuazioni, Z non ha evidenziato alcun trend significativo durante il periodo investigato. Il valore più basso in assoluto è stato registrato nel 1996 (2,95 y-1) mentre il valore più elevato è stato osservato nel 28 (4,84 y-1). La F media tra le classi d età tra 1 e 3, oscillando da un minimo di 2,64 a un massimo di 4,36, non ha evidenziato alcuna variazione significativa nel trend temporale esaminato. Il tasso E, con un valore medio pari a,9, ha evidenziato un elevato stato di sovrasfruttamento del gambero rosa nella GSA 19. Si evidenzia di ridurre lo sforzo di pesca esercitato su questa risorsa al fine di evitare una bassa produttività dello stock e una conseguente riduzione dello sbarcato. L adozione della maglia quadra o l aumento (da 4 a 5 mm) della dimensione della maglia romboidale del sacco dovrebbe favorire un incremento delle catture nel brevemedio periodo, tutelando comunque la frazione dei giovani esemplari. Trattandosi di una risorsa a breve ciclo vitale, risultano importanti gli studi tra le fluttuazioni del reclutamento e le variazioni dei parametri ambientali. Comunque, qualsiasi misura gestionale dovrà tenere conto delle caratteristiche di multispecificità delle catture nello sfruttamento dello stock di gambero rosa. Nephrops norvegicus - scampo L ultima valutazione dello stock del nasello nella GSA 19 è stata condotta nel 29. Il tasso di mortalità totale (Z), è stato stimato con il metodo LCCC attraverso il software FISAT II (Gayanilo et al., 25). La mortalità da pesca (F) è stata stimata calcolata come differenza tra la mortalità totale (Z) e la mortalità naturale (M) definita in Maiorano et al., 21. I valori di Z sono stati piuttosto stabili nel tempo, oscillando da,78 y-1 (nel 1995 e nel 1996) a 1,11 y-1 nel Le stime del tasso di sfruttamento (E), comprese tra,36 e,55, hanno fornito un valore medio pari a,46 179

52 che indica una condizione di sottosfruttamento dello stock dello scampo nell area ionica, comunque vicina a uno stato di equilibrio (,5). Anche per lo scampo, l adozione della maglia quadra o l aumento (da 4 a 5 mm) della dimensione della maglia romboidale del sacco dovrebbe favorire un incremento delle catture nel medio periodo. Infine, l eventuale istituzione di ZTB lungo il versante ionico pugliese (tra Gallipoli e Taranto) e lungo quello calabro (Secca dell Amendolara) risulterebbe di fondamentale importanza al fine di tutelare le concentrazioni delle forme giovanili di questo crostaceo. Bibliografia - Abella A., Caddy J.F., Serena F. (1997) - Do natural mortality and availability decline with age? An alternative yield paradigm for juvenile fisheries, illustrated by the hake Merluccius merluccius fishery in the Mediterranean. IFREMER Aquat. Living Resour., 1: Carlucci R., Lembo G., Maiorano P., Capezzuto F., Marano C.A., Sion L., Spedicato M.T., Ungaro N., Tursi A., D Onghia G. (29) - Nursery areas of red mullet (Mullus barbatus), hake (Merluccius merluccius) and deep-water rose shrimp (Parapenaeus longirostris) in the Eastern-Central Mediterranean Sea. Estuarine, Coastal and Shelf Science, 83: Cook R.M. (1997) - Stock trends in six North Sea stocks as revealed by an analysis of research vessel surveys. ICES Journal of Marine Science 54: Gayanilo F.C., Sparre P., Pauly D. (26) - FAO-ICLARM Stock Assessment Tools II (FiSAT II) Revised Version, User s Guide. Computerized Information Series, FAO Fisheries, 8, Roma:168 pp. - Maiorano P., Sion L., Carlucci R., Capezzuto F., Giove A., Costantino G., Panza M., D onghia G., Tursi A. (21) - The demersal faunal assemblage of the North-Western Ionian Sea (Central Mediterranean): present knowledge and perspectives. Chemistry and Ecology, 26 (1): Murenu M., Cau A., Colloca F., Sartor P., Fiorentino F., Garofalo G., Piccinetti C., Manfredi C., D onghia G., Carlucci R., Donnaloia L., Lembo G. (21) - Mapping the potential locations of the European hake (Merluccius merluccius) nurseries in the Italian waters. In Nishida T., Caton A.E. (Eds), GIS/Spatial Analyses in Fishery and Aquatic Sciences (Volume 4). International Fishery GIS Society: 579 pp. Box 2.14 Effetti dell area a coralli bianchi di Santa Maria di Leuca sulle risorse demersali del Mar Ionio settentrionale La biocenosi a coralli di acque fredde o coralli bianchi, presente nel Mar Ionio settentrionale al largo di Santa Maria di Leuca (SML) tra 35 e 1.1 m di profondità, si distribuisce su un area a fondi irregolari e topografia molto complessa ove le colonie dei coralli bianchi sono prevalentemente sviluppate su mounds carbonatici. Quest area è interessata da masse d acqua ossigenate, a salinità medio-alta (12,92 C; 38,6 psu) e ricche di nutrienti provenienti dall Adriatico meridionale. Infatti, la biodiversità di questa biocenosi sembra essere correlata alla produttività primaria degli strati superficiali che, attraverso il trasporto di masse d acqua, raggiunge anche quelli profondi. In tale habitat, alla massiccia presenza delle madrepore coloniali di grosse dimensioni, Madrepora oculata e Lophelia pertusa, si associano madrepore solitarie, quali Desmophyllum cristagalli e Stenocyathus vermiformis, il corallo nero (Leiopathes glaberrima) e molte specie di poriferi sia incrostanti che massive nonchè numerose specie bentopelagiche (Tursi et al., 24; Mastrototaro et al., 21). La distribuzione e l abbondanza delle risorse demersali nell area a coralli è stata investigata utilizzando palangari di profondità e reti a strascico per valutare gli effetti della presenza dei coralli e la virtuale assenza di pesca al suo interno e l assenza dei coralli e la presenza della pesca all esterno (D Onghia et al., 21). Lo strascico all interno dell area è stato effettuato, previa mappatura, su fondali fangosi in zone intermound senza coralli. Tali studi hanno rilevato sia densità che taglie maggiori per la fauna campionata all interno dell area a coralli rispetto a quella campionata all esterno, evidenziando un effetto rifugio da parte dell habitat a coralli; esso, infatti, sembra avere un ruolo di area ripro- 18 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

53 duttiva per Helicolenus dactylopterus e Pagellus bogaraveo nonché di area di reclutamento (probabile nursery) per Etmopterus spinax, Merluccius merluccius, Micromesistius poutassou, Phycis blennoides ed H. dactylopterus (D Onghia et al., 21). Circa il 4% della fauna demersale campionata nell area a coralli è di interesse commerciale ed è stato osservato come la distribuzione della fauna all interno dell area sia spesso correlata alla localizzazione dei mounds carbonatici, come per le specie Plesionika martia e P. bogaraveo, che sembrano influenzate dalla presenza dei coralli. Di recente è stata segnalata la presenza degna di nota di Paromola cuvieri nonché dello squalo Hexanchus griseus. L area a coralli di SML svolge, quindi, una funzione di rifugio ecologico per molte specie bentoniche, demersali e bento-pelagiche (commerciali e non), garantendo la protezione sia per i riproduttori, che sfuggendo al prelievo possono riprodursi con successo, sia per le forme giovanili, che possono trovare condizioni ambientali idonee per il loro sviluppo. Di fatto, la presenza di estese formazioni a coralli spesso regola la pressione antropica, limitando soprattutto la pesca a strascico. Gli individui di molte specie che vi trovano rifugio possono quindi vivere più a lungo, raggiungere grosse dimensioni e produrre una maggiore quantità di uova-larve che poi diffondono sui fondi di pesca (thistledown effect), rinnovando gli stock sfruttati. Un habitat a coralli determina anche il fenomeno di spillover, sia degli adulti che delle forme giovanili. Con l incremento di taglia e densità degli individui, molte specie migrano verso aree circostanti dove si realizza il prelievo. Tali meccanismi forniscono pertanto biomassa ai fondi sfruttati dalla pesca, arrecando benefìci economici al settore alieutico. Malgrado l area a coralli di SML costituisca un limite alle attività di pesca a strascico (per il danno agli attrezzi operanti su questi fondali), la possibilità di effettuare catture di alto valore commerciale (esemplari di grossa taglia) spinge i pescatori a effettuare cale di pesca al limite di tale area o in particolari percorsi tra le colonie stesse dei coralli, spesso distruggendo numerose colonie e provocando danni irreparabili all ecosistema. Anche l attività di pesca mediante palangaro di profondità può determinare un considerevole impatto alla biocenosi dei coralli bianchi poiché l attrezzo spesso rimane impigliato tra le colonie, che si possono spezzare durante il recupero. Inoltre, la pesca con il palangaro altamente selettiva, rivolta a esemplari di grossa taglia, può provocare una sensibile riduzione dei riproduttori negli stock interessati dal prelievo. Tale prelievo, se non opportunamente regolamentato, potrebbe compromettere l effetto di rinnovo degli stock prodotto in tali aree rifugio. In considerazione dell importanza ecologica della biocenosi a coralli bianchi di SML, la Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo (GFCM) ha attribuito all area, nel 26, la categoria legale di Fisheries restricted area, nella quale tutte le attività di pesca e di dragaggio sono proibite. Il processo istituzionale per un area marina protetta del largo potrebbe essere condotto nell ambito del Protocollo della Convenzione di Barcellona sulle Aree Protette e Diversità Biologica in Mediterraneo (SPA Protocol), ma l istituzione di un area da tutelare spesso incontra l opposizione degli utilizzatori. Inoltre, l incertezza gestionale di un area protetta per SML deriverebbe anche dall efficacia dei controlli rispetto ai differenti impatti antropici che possono verificarsi nell area. Bibliografia - D Onghia G., Maiorano P., Sion L., Giove A., Capezzuto F., Carlucci R., Tursi A. (21) - Effects of deep-water coral banks on the abundance and size structure of the megafauna in the Mediterranean Sea. Deep-Sea Research II, 57: Mastrototaro F., D Onghia G., Corriero G., Matarrese A., Maiorano P., Panetta P., Gherardi M., Longo C., Rosso A., Sciuto F., Sanfilippo R., Gravili C., Boero F., Taviani M., Tursi A. (21) - Biodiversity of the white coral bank off Cape Santa Maria di Leuca (Mediterranean Sea): An update. Deep-Sea Research Part II, 57: Tursi A., Mastrototaro F., Matarrese A., Maiorano P., D Onghia G. (24) - Biodiversity of the white coral reefs in the Ionian Sea (Central Mediterranean). Chemistry and Ecology, 2 (Suppl. 1):

54 2.3.8 Evoluzione dello stato delle risorse demersali Relini G., Sartor P., Orsi Relini L., Piccinetti C. L analisi della variazione nel tempo della consistenza delle risorse, in particolare quelle demersali, non è certo un processo facile. Non è sufficiente analizzare le serie storiche di statistiche di pesca (informazioni tra l altro non facilmente reperibili su vasta scala temporale e spaziale), seppure standardizzandole a parametri indicatori dello sforzo di pesca (es. capacità e attività di pesca), come la potenza motrice, la stazza dell imbarcazione o le giornate di pesca. Una corretta analisi richiederebbe di prendere in considerazione anche i fattori legati all efficienza di pesca o al potere di pesca, fattori che di certo non rimangono costanti nel tempo. è fuori dubbio che l incremento della capacità di pesca e il miglioramento tecnologico dei natanti e delle attrezzature, verificatisi soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, abbiano portato a un aumento dell impatto della pesca sulle risorse e sull ambiente, anche se non facile da quantificare. Inoltre, la variazione della consistenza dello stock di una specie può essere conseguente alle naturali fluttuazioni (regolari e irregolari) delle popolazioni, che sono generalmente sotto controllo climatico. Un indice del clima molto usato è il NAO (North Atlantic Oscillation Index) e il suo andamento è stato confrontato anche in Mediterraneo con le catture e/o il reclutamento di alcune specie. Ad esempio, per il moscardino bianco si è visto in Liguria (Orsi Relini et al., 26) che le catture sono maggiori con il NAO alto. Come detto, valutare eventuali variazioni delle comunità ittiche nel tempo richiede l analisi di lunghe serie storiche di dati che, purtroppo, in Mediterraneo sono disponibili in maniera standardizzata solo per gli ultimi venti-trenta anni, da quando le ricerche sulla pesca hanno avuto un notevole salto di qualità. Per una corretta valutazione e gestione delle risorse, è infatti molto importante identificare dei corretti punti di riferimento (baselines) più indietro possibile nel tempo, sia per l abbondanza degli stock che per i livelli di mortalità da pesca (Pauly, 1995). Tuttavia, è possibile fare qualche considerazione, confrontando osservazioni fatte prima e dopo la seconda guerra mondiale con i dati attuali. Il gruppo faunistico che indubbiamente ha subìto le maggiori modifiche nel tempo è quello degli elasmobranchi (pesci cartilaginei), riportando una drastica riduzione, sia della presenza che della densità, soprattutto per le specie di taglia mediogrande (Ferretti et al., 28). Questi pesci, come viene spiegato con maggior dettaglio nella parte a loro dedicata (cfr. par ), presentano in genere lunghi cicli vitali, bassa fecondità, lenti ritmi di crescita e tardiva maturità sessuale e, di conseguenza, mostrano una scarsa resilienza alle fonti di disturbo, che si traduce in un lento ricambio delle popolazioni. Specie come il palombo, lo spinarolo e la squatina, assieme a razze e gattucci, costituivano nel passato e fino all inizio degli anni ottanta del secolo scorso, oggetto di pesca mirata e rappresentavano una frazione importante degli sbarchi commerciali per molte marinerie mediterranee, in particolare italiane e francesi. Negli ultimi decenni la consistenza delle popolazioni di questi elasmobranchi si è rarefatta notevolmente e alcuni di essi (es. Squatina spp.) si possono considerare scomparsi da molte aree (Fortibuoni et al., 29; Sartor et al., 21). Per quanto riguarda i pesci ossei, a parte la scomparsa degli storioni e la drastica riduzione dell anguilla, non ci sono specie che abbiano subìto drastici cambiamenti; infatti nessuna delle 247 specie segnalate al mercato di Genova più di cento anni fa (Parona, 1898) si può ritenere oggi scomparsa. Ci sono invece evidenze di ampie variazioni della densità nel tempo e di 182 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

55 variazioni nella struttura (in particolare di taglia) delle popolazioni. Una riduzione delle dimensioni è considerata indice di eccessivo sfruttamento della risorsa. Uno studio interessante è stato condotto per l Adriatico centro-settentrionale (cfr. box), comparando dati di pesca sperimentale provenienti dalla campagne Hvar (1948) e MEDITS (1998) (Jukić et al., 21). I dati della campagna Hvar sono molto importanti, non solo perché si tratta della prima campagna di pesca a strascico sperimentale realizzata in Mediterraneo secondo una procedura standardizzata, ma anche perché i dati furono raccolti dopo un periodo di cinque anni di interruzione della pesca, dovuto alla seconda guerra mondiale. Il lavoro di Jukić et al. (21) conferma che la differenza più importante tra le comunità demersali nei due periodi consiste nella riduzione del ruolo dei pesci cartilaginei all interno delle comunità ittiche demersali. Sembra quindi che nel passato, almeno fino ai primi decenni del secolo scorso, le comunità demersali fossero caratterizzate da una maggiore presenza di grandi predatori e di specie meno resilienti, che garantivano popolamenti più diversificati e più strutturati. I cambiamenti avvenuti nel corso del tempo possono aver prodotto una diminuzione delle connessioni trofiche, favorendo, nei tempi recenti, la dominanza di specie localizzate a livelli più bassi nella piramide alimentare, caratterizzate da più rapido accrescimento e maggiore fecondità. Analizzando i dati storici emergono anche indicazioni che la struttura di popolazione di molte specie fosse, nel passato, più bilanciata (Matta, 1958), senza la netta dominanza di esemplari di piccole dimensioni, tipica delle popolazioni attuali di molte specie, tra le quali il nasello, Merluccius merluccius. Questa caratteristica è comune a tutto il Mediterraneo; ad esempio i rapporti della Commissione SAC della FAO-CGPM ( Scientific Advisory Committee della Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo) hanno mostrato, per questi ultimi anni, uno stato di sovrasfruttamento per la maggior parte delle 14 specie demersali studiate (Lleonart e Maynou, 23). Nella maggior parte dei casi è stata diagnosticata una situazione di growth overfishing, ovvero una mortalità da pesca eccessiva sugli esemplari di piccole dimensioni (fasi giovanili) dello stock. Recentemente è stato portato a termine il progetto comunitario EVOMED (Sartor, 211), che ha investigato in diverse aree del Mediterraneo l evoluzione negli ultimi cento anni della pesca demersale, dalla struttura delle flottiglie e degli attrezzi, alle caratteristiche dei popolamenti. I risultati confermano per tutte le aree indagate i cambiamenti, sia per capacità ed efficienza di pesca sia per le variazioni a livello di struttura di comunità. Un attività del progetto EVOMED, condotta per la prima volta in Mediterraneo, ha riguardato la realizzazione di numerose interviste con vecchi pescatori e comandanti di pescherecci a strascico, per ottenere informazioni sulla pesca nei decenni passati. Questi dati, seppure necessitino di un processo di standardizzazione e validazione, rappresentano un indubbio patrimonio conoscitivo, proveniente da chi ha trascorso decenni in mare. Dai racconti dei pescatori è emersa la passione ed emozione di chi ha contribuito, lavorando in condizioni di estrema durezza, impensabili ai giorni nostri, allo sviluppo della pesca moderna, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso. Le interviste hanno confermato la maggiore presenza nelle catture del passato di specie oggi molto rare (palombi, spinaroli, squatine, in molti casi anche storioni), la maggiore taglia media per diverse specie e la maggior presenza di organismi bentonici nelle catture, mentre per i rendimenti di pesca è stato più difficile fare valutazioni precise (Sartor et al., 21; Sbrana et al., 21; Maynou et al., 211). In Liguria, anche grazie ai ricordi di vecchi capi pesca, è stata ricostruita la storia della pesca dei gamberi rossi (Relini, 27), un capitolo interessante dell evoluzione del pescato, perché una delle due specie in gioco oggi è molto ridotta, rispetto agli inizi, ma non estinta. 183

56 I gamberi rossi nella pesca del Mar Ligure Oggi i gamberi rossi (Aristeus antennatus e Aristaeomorpha foliacea) rappresentano la voce di maggior valore della pesca ligure con circa 1-2 t annuali di sbarcato. La pesca avviene da circa 8 anni, un estensione temporale superata nel Mediterraneo apparentemente solo dall Algeria (Boutan e Argilas, 1927). La scoperta dei fondi strascicabili batiali, alla fine degli anni venti del 19, ebbe proprio nei gamberi uno degli argomenti di ricerca di maggiore interesse. Infatti, presso l Università di Genova, fu costituito un gruppo di studio della fauna profonda, formato da Raffaele Issel, direttore dell Istituto di Zoologia e dai suoi colleghi Renato Santucci e Alessandro Brian; quest ultimo, incaricato di occuparsi dei gamberi, vi dedicò gli studi più prolungati, finché la seconda guerra mondiale non pose fine a ogni attività di pesca e di ricerca. I gamberi comparvero sul mercato di Genova negli anni trenta, come un prodotto abbondante, formato in proporzioni circa uguali delle due specie A. antennatus e A. foliacea. I fondi allora sfruttati erano quelli epibatiali (limite inferiore massimo 5 m). Issel (193), lanciando il progetto di ricerca Sulla biologia dei fondi a scampi, riportò che sei pescherecci a strascico del porto di Genova avevano allargato il campo d azione ben noto delle paranze a vela (fino a 15 m) in modo da raggiungere anche più di 3 m di profondità. Fin dai primi tempi, Brian prese a frequentare il mercato di piazza Caricamento di Genova, per annotare quante ceste di gamberi vi comparivano giornalmente; contemporaneamente acquistava campioni per indagare il problema ecologico di base, cioè quale supporto trofico avessero popolazioni così abbondanti di grandi decapodi. Una decina di anni dopo, Brian (1942) riferiva che A. foliacea da un decennio era molto comune nel compartimento di Genova (la semplice presenza di A. antennatus risultava dal 1846) e che 1 e più quintali al giorno delle due specie venivano portati al mercato prima della seconda guerra mondiale; la pesca, inoltre, non aveva interruzioni stagionali. I vecchi pescatori di S. Margherita Ligure raccontano che nel 1945, alla ripresa della pesca dopo la guerra, cioè dopo una pausa forzata dell attività, si pescavano gamberi rossi fino a 1 tonnellata/ barca/giorno. Dal 195 al 196 si verificò una progressiva diminuzione delle rese, la pesca si spostò a maggiore profondità ed emerse la dominanza di A. antennatus. La ricerca riprese solo negli anni settanta con osservazioni sugli sbarcati, ma soprattutto, per la prima volta, con osservazioni a bordo. Le catture avevano un avvio a primavera (aprile-maggio), raggiungevano il massimo nella piena estate e declinavano con l autunno. Esse risultavano formate per il 9% da femmine di A. antennatus. Fu accertato che la concentrazione dei gamberi nelle zone da pesca coincideva in primavera con l incontro degli adulti dei due sessi e, dall estate all autunno, con la presenza delle femmine pronte a deporre (Relini Orsi e Relini, 1979). Con la riduzione delle femmine portatrici di ovari maturi, si riduceva il popolamento e la pesca non era più remunerativa. La consuetudine ligure di una pesca mesobatiale semestrale, tipica di questi anni, coincideva perciò con la stagione riproduttiva di A. antennatus. Il popolamento a gamberi dei fondi mesobatiali liguri costituiva un prodotto particolarmente pregiato perché prevalevano gli individui di grossa taglia. Negli anni ottanta si verificarono due fatti significativi per la pesca dei gamberi, uno negativo e uno positivo, utili entrambi a mettere in evidenza aspetti della biologia di A. antennatus. Nel 1981, in un periodo di monitoraggio delle catture (grazie a finanziamenti CNR), avvenne la scomparsa di A. antennatus dai fondali da pesca di Portofino, in una zona con progressiva riduzione, in un altra con un brusco passaggio da una buona resa a quasi zero (4 individui in 4 giornate di pesca). La scomparsa (che oggi i pescatori attribuiscono allo smaltimento di rifiuti industriali, i fanghi rossi di Scarlino, in prossi- 184 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

57 mità della Gorgona da cui le correnti muovono verso nord) fu per fortuna di breve durata, dal 198 al 1984, e avvenne in un periodo in cui, a più di trenta anni dalla fine della guerra, l abbondanza dei gamberi si era molto ridotta. Mentre a Portofino non c erano gamberi rossi in quantità commerciali, la pesca continuava nella Riviera di Ponente. A. antennatus ricomparve nell area di Portofino, sia pur in piccola quantità, nell estate del 1985 e 1986 con individui di grossa taglia, verosimilmente arrivati da zone limitrofe (ma quanto lontane?), perché dovevano essere nati e cresciuti altrove. Si poteva pertanto dedurre che i gamberi non risiedessero sui fondi da pesca, ma fossero capaci di ampi spostamenti orizzontali. La stessa deduzione si poteva ricavare dalla pesca nel canyon del fiume Roja (al confine con la Francia) dove quattordici pescherecci di San Remo a turno ripetevano la stessa cala, brevissima, più volte al giorno, giorno dopo giorno, per mesi (Orsi Relini et al., 1986). Aristeus antennatus e Aristaeomorpha foliacea nelle tavole di Alessandro Brian (1942). 185

58 Nel 1987 si osservò un eccezionale, quanto inaspettato, reclutamento con l apparizione di un gran numero di piccoli gamberi su tutti i fondi batiali, sia quelli del Golfo di Genova, sia quelli di Sanremo- Ventimiglia. Questo avvenimento consentì la ripresa della pesca nel Levante e fornì fondamentali indicazioni per lo studio della biologia e in particolare dell accrescimento di questi crostacei, che risultò correlato a una longevità decennale. La taglia riproduttiva minima delle femmine di A. antennatus cambiò da 32 mm LC a 24 mm LC; la stagione riproduttiva, che prima cominciava alla fine di giugno o a luglio, risultò anticipata a maggio e soprattutto la stagione di pesca poté estendersi di nuovo a tutto l anno come agli inizi. Dopo il reclutamento del 1987, che produsse un picco di sbarcato nel 1988, cominciò una lenta fase di declino delle catture in termini di cattura per unità di sforzo, monitorata fino al 1995 (Fiorentino et al., 1998). Gli anni successivi sono quelli delle campagne MEDITS, estese a numeri crescenti di Paesi mediterranei. In questi ultimi tempi in Liguria si è osservato che comparse di importanti quantità di giovani sono avvenute di nuovo nel 1997 e nel 29, cioè, considerando anche l episodio del 1987, a cadenza pressappoco decennale. Una periodicità simile risulta anche in altre aree del Mediterraneo occidentale, per esempio alle Baleari (Carbonell et al., 1999), e di per sé suggerisce che fattori ambientali di tipo climatico, piuttosto che la pesca, condizionino l abbondanza di A. antennatus. Al presente, agosto 211, la pesca sui fondi di Portofino è florida, con rendimenti di 5-1 kg/giorno/barca. Indubbiamente dagli anni settanta si sta pescando e monitorando quasi esclusivamente A. antennatus. A. foliacea ha importanza commerciale per la pesca italiana dalla Corsica in giù e dal Canale di Sicilia al Mar di Levante: non più in Liguria sui fondi a scampi dove, tuttavia, a primavera si possono pescare piccole quantità di giovani. Il rapporto tra le due specie delle statistiche ufficiali (circa 5:1 in favore di A. antennatus) risulta sottostimato se confrontato con i dati delle campagne sperimentali. Perché quando i gamberi viola abbondano, A. foliacea non partecipi a tali eventi, rimane da chiarire. Bibliografia - Boutan L., Argilas A. (1927) - Les trois crevettes d Algérie qui paraissent avoir un intérêt économique. Stat. d aq. et de pêche de Castiglione, II fasc., Alger: Brian A. (1942) - I crostacei eduli del mercato di Genova (Decapoda Natantia). Boll. Pesca Piscic. Idrobiol., 18: Carbonell A., Carbonell M., Demestre M., Grau A., Monserrat S. (1999) - The red shrimp Aristeus antennatus (Risso, 1816) fishery and biology in the Balearic Islands, Western Mediterranean. Fisheries Research, 44: Ferretti F., Myers R.A., Serena F., Lotze H.K. (28) - Loss of Large Predatory Sharks from the Mediterranean Sea. Conservation Biology, 22: Fiorentino F., Orsi Relini L., Zamboni A., Relini G. (1998) - Remarks about the optimal harvest strategy for red shrimps (Aristeus antennatus, Risso 1816) on the basis of the Ligurian experience. In: Lleonart J. (ed), Marine Population Dynamics, Cahiers Options Méditerranéennes, 35: Fortibuoni T., Giovanardi O., Raicevich S. (29) - Un altro mare. La pesca in alto Adriatico e Laguna di Venezia dalla caduta della Serenissima ad oggi: un analisi storica ed ecologica. Edizioni Associazione Tegnùe di Chioggia - Onlus, Chioggia: 221 pp. - Issel R. (193) - La biologia del fondo a Scampi nel Mar Ligure. Scopi e piano dell indagine. Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Univ. Genova, 1: Jukić-Peladić S., Vrgoč N., Krstulović-Šifner S., Piccinetti C., Piccinetti-Manfrin G., Marano G., Ungaro N. (21) - Long term changes in demersal resources of the Adriatic Sea: comparison between trawl surveys carried out in 1948 and Fish. Res., 53: Lleonart J., Maynou F. (23) - Fish stock assessments in the Mediterranean: state of art. Scientia Marina, 67 (Suppl. 1): Matta F. (1958) - La pesca a strascico nell Arcipelago Toscano. Boll. Pesca. Piscic. Idrobiol., 34, 13 (1-2): e Maynou F., Sbrana M., Sartor P., Maravelias C., Kavadas S., Damalas D., Cartes J.E., Osio G. (211) - Estimating trends of population decline in long-lived marine species in the Mediterranean Sea based on fishers perceptions. PLoS ONE, 6 (7): e Orsi Relini L., Mannini A., Fiorentino F., Palandri G., Relini G. (26) - Biology and fishery of Eledone cirrhosa in the Ligurian Sea. Fish. Res., 78 (1): Orsi Relini L., Relini G. (1979) - Pesca e riproduzione del gambero rosso Aristeus antennatus (Decapoda, Penaeidae) nel Mar Ligure. Quad. Civ. Staz. Idrobiol. Milano, 7: Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

59 - Orsi Relini L., Relini G., Semeria M. (1986) - Displacements of shoals of Aristeus antennatus deduced by the fishing activity of west-ligurian trawlers. Rapp. Comm. Int. Mer Médit., 3 (2): 12 pp. - Pauly D. (1995) - Anecdotes and the shifting baseline syndrome of fisheries. Trends in Ecology and Evolution, 1 (1): 43 pp. - Parona C. (1898) - La pesca marittima in Liguria. Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Univ., Genova, 3 (66): 69 pp. - Relini G. (27) - La pesca batiale in Liguria. Biol. Mar. Mediterr., 14 (2): Sartor P., Rossetti I., Balducci G., Lariccia M., Sbrana M., De Ranieri S. (21) - Fishermen perceptions on the elasmobranch abundance evolution over time in the Italian trawl fisheries. Biol. Mar. Mediterr., 17 (1): Sartor P. (211) - The 2th Century evolution of Mediterranean exploited demersal resources under increasing fishing disturbance and environmental change. Contratto UE N SI Relazione Finale: 513 pp. - Sbrana M., Maravelias C., Mariani A., Maynou F., Sartini M., Sartor P. (21) - Evomed project: fishermen interviews as source of information to reconstruct the evolution of the Mediterranean fisheries in the 2th century. Biol. Mar. Mediterr., 17 (1): Box 2.15 Analisi storica - Alto e Medio Adriatico Il prelievo delle risorse biologiche del Mare Adriatico è avvenuto nel corso dei secoli, in funzione delle possibilità di accesso alle risorse, delle tecniche di cattura e dell esperienza dei pescatori. Questo percorso evolutivo, lungo e progressivo, è stato documentato da ricerche storiche o a volte da libri o pubblicazioni locali. Nell ultimo secolo vi sono molte descrizioni dell attività di pesca, ora in una zona, ora in un altra, ora di una tipologia di pesca e a volte più tipologie insieme in una visione generale come nei tre volumi sulla pesca italiana pubblicati dall ex Ministero dell Agricoltura nel La maggior parte dei documenti si riferisce a situazioni locali, ora di un mercato ittico, ora di un sistema di pesca, ora delle condizioni socio-economiche dei pescatori. In Adriatico, per la presenza di molti istituti di ricerca lungo le sue sponde, furono svolte ricerche e documentate le situazioni di alcune risorse biologiche, in genere le più importanti e accessibili, senza una visione estesa all intero bacino; così alcune ricerche sui piccoli pelagici indicavano le fluttuazioni di abbondanza apparenti o delle catture di un area, senza alcuna possibilità di conoscere se le fluttuazioni fossero collegate a una reale variazione di abbondanza o a spostamenti più o meno ampi di una o più specie, al di fuori dell area di osservazione. Questo limite locale fu superato con l avvio della spedizione Hvar, che nel per la prima volta esplorò con metodologie uniformi la situazione dell abbondanza e distribuzione delle risorse demersali su gran parte dell Alto e Medio Adriatico, con il limite però di non aver esplorato le acque territoriali italiane. L Istituto di Oceanografia e Pesca di Spalato, che condusse questa ampia campagna, pubblicò i risultati con la composizione qualitativa e quantitativa delle 138 cale valide effettuate. Successivamente, a partire dal 1982, una lunga serie di campagne di pesca sperimentale denominata Pipeta dal nome del M/p utilizzato, venne svolta sulla stessa area dal Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, con la collaborazione dei colleghi di Spalato, con una rete simile a quella utilizzata nella spedizione Hvar, escludendo quasi sempre le acque territoriali jugoslave. Il programma fu integrato dal 1994 con il progetto MEDITS, che dal 1996 coprì in maniera regolare tutta la GSA 17, comprese le acque territoriali di tutti i Paesi costieri delle due sponde. Questa ricerca fino a oggi è stata condotta in stretta collaborazione tra gli Istituti di Fano, Spalato e Lubiana ed è l unico mezzo che permette una visione delle risorse su tutta l area, coperta con 18 stazioni. Nel 1999 fu svolto un confronto tra i risultati della spedizione Hvar e della campagna MEDITS 187

60 1998, cioè 5 anni dopo, selezionando 127 stazioni MEDITS in modo che la distribuzione fosse simile (Jukić et al., 21) e furono esaminate composizione specifica e biomassa delle catture. Il risultato mostrò una forte influenza del diverso modello di rete utilizzata sulla quantità pescata, minore con la rete MEDITS meno adatta all Adriatico, ed evidenziò una forte differenza per il gruppo degli elasmobranchi, con una riduzione di biomassa e di diversità, testimoniata dalla scomparsa di alcune specie. La biomassa di questo gruppo è passata nel tempo dal 2% della biomassa totale del 1948 al 7% del Le specie di elasmobranchi di più piccole dimensioni, come Scyliorinus canicula, Raja miraletus, non hanno presentato grosse differenze, mentre gli elasmobranchi di taglia maggiore sono scomparsi o divenuti rari nella campagna MEDITS del La distribuzione delle associazioni ittiche, elasmobranchi a parte, è risultata però simile nelle due campagne e la presenza delle specie accessorie è risultata addirittura maggiore nelle catture della campagna MEDITS La pressione di pesca in Adriatico, ridotta o annullata dalla distruzione della flotta negli anni di guerra e dai tempi necessari per la ricostruzione della flotta e l eliminazione dei campi minati, rende il survey del ancora più prezioso, perché le popolazioni ittiche dell intero bacino Adriatico potevano essere considerate delle popolazioni vergini o all inizio del loro sfruttamento. Da rilevare infine che la situazione trovata nel 1998 si è ulteriormente modificata nei 13 anni successivi, con una riduzione ulteriore dei rendimenti di pesca per molte specie. Quanto di queste variazioni sia da attribuire all attività di pesca e quanto al cambiamento delle condizioni ambientali, compresa l influenza umana sull ambiente, sarà oggetto di ulteriori indagini. Bibliografia - Jukić-Peladić S., Vrgoč N., Krstulović-Šifner S., Piccinetti C., Piccinetti-Manfrin G., Marano G., Ungaro N. (21) Long term changes in demersal resources of the Adriatic Sea: comparison between trawl surveys carried out in 1948 and Fish. Res., 53: Lo stato dei piccoli pesci pelagici Santojanni A., Angelini S., Basilone G., Biagiotti I., Bonanno A., Carpi P., De Felice A., Leonori I., Patti B., Petrillo M., Sbrana M. Biologia ed ecologia I piccoli pelagici rappresentano, a livello mondiale, circa un quarto delle catture di specie ittiche (Checkley et al., 29). Nei mari circostanti l Italia, le principali specie di piccoli pelagici presenti sono l alice o acciuga (Engraulis encrasicolus) e la sardina (Sardina pilchardus), di grande importanza sia economica che ecologica, nonché la sardinella o alaccia (Sardinella aurita) e lo spratto (Sprattus sprattus). I piccoli pelagici, nello stadio adulto, presentano una lunghezza corporea compresa indicativamente tra i 1 e i 3 cm (Fréon et al., 25); hanno durata di vita relativamente breve: le alici possono arrivare a superare i tre anni di età e le sardine i sei. Essi hanno un ruolo molto importante nell ecosistema, in quanto possono influenzare l abbondanza delle specie zooplanctoniche e fitoplanctoniche di cui si nutrono. Questa energia, catturata dai livelli più bassi della rete trofica, 188 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

61 viene resa a sua volta disponibile ai predatori dei livelli più alti, facendo sì che i piccoli pelagici possano produrre effetti anche sull abbondanza dei loro predatori naturali, quali pesci, uccelli e mammiferi marini, nonché sull attività di pesca. Merita di essere ricordato a proposito uno studio (Coll et al., 27) in grado di descrivere, con l impiego di modelli matematici, la rete trofica dell ecosistema dell Adriatico centrale e settentrionale: i risultati sottolineano l importante ruolo dell alice e della sardina, esemplificato dai potenziali effetti positivi di un aumento della loro abbondanza su un altra specie di grande interesse commerciale, quale il nasello (Merluccius merluccius). Alcuni autori ascrivono al gruppo dei piccoli pelagici anche altre specie di dimensioni maggiori, con lunghezza tra i 2 e i 6 cm; il termine anglosassone utilizzato in letteratura è infatti mediumsized pelagic fish, in contrapposizione a small pelagic fish (Freon et al., 25). Con riferimento ai nostri mari, ricordiamo qui lo sgombro (Scomber scombrus), il lanzardo (Scomber japonicus), il sugarello (Trachurus trachurus), il sugarello maggiore (Trachurus mediterraneus), il sugarello pitturato (Trachurus picturatus). Tuttavia, può essere opportuno mantenere una distinzione tra queste ultime specie e i piccoli pelagici propriamente detti. Infatti, se l alice e la sardina si nutrono tipicamente di plancton, sgombri e sugarelli, da adulti possono includere nella loro dieta altri pesci tra cui altri pelagici di taglia più piccola e, di conseguenza, la loro collocazione nella rete trofica risulta differente. Se i piccoli pelagici possono condizionare l espansione di altre specie nell ecosistema, a loro volta possono essere influenzati da altre. Una scarsa disponibilità di cibo (plancton) può ridurre drasticamente le probabilità di sopravvivenza di questi pesci, soprattutto nei loro stadi più giovani; sempre in tali stadi, inoltre, possono essere oggetto di una forte predazione (es. da parte di meduse e pesci). La probabilità di sopravvivenza, in particolare negli stadi più giovani, può variare sia da un anno all altro che nell arco di decenni, non solo a causa dell interazione con altre specie, ma anche di condizioni ambientali più o meno favorevoli. In conclusione, le popolazioni di piccoli pelagici così come i loro stock, ossia le frazioni di popolazione oggetto di pesca, sono soggette a considerevoli fluttuazioni nel tempo e nello spazio, attribuibili a molteplici fattori, non limitati all eccessiva pressione di pesca (Patti et al., 24; Santojanni et al., 26; Leonori et al., 29). Lo spazio per i piccoli pelagici ha un significato complesso. Questi organismi, infatti, sono gregari e possono formare banchi di notevoli dimensioni e con differente grado di aggregazione, composti da una o più specie, nonché compiere migrazioni sia verticali, lungo la colonna d acqua, che orizzontali, come, ad esempio, dal mare aperto alle aree costiere. Esiste una correlazione tra il grado di aggregazione e l intensità della luce. In condizioni di scarsa illuminazione o buio totale si osserva, in generale, una relativa dispersione e un attività rallentata, mentre in condizioni di luminosità elevata gli individui si uniscono maggiormente portandosi verso il fondo; va precisato che le migrazioni verticali possono, allo stesso tempo, essere messe in relazione con analoghi spostamenti delle principali prede di questi animali, ossia lo zooplancton (Morello e Arneri, 29). Questi aspetti sono importanti anche per capire come viene percepita l evoluzione nel tempo degli stock e, in particolare, se la loro consistenza in mare stia diminuendo o meno. Se, infatti, a tale scopo si basano le osservazioni sull evoluzione dei tassi di cattura giornaliera della flotta peschereccia, esiste il rischio di percepire con relativo ritardo un eventuale diminuzione della consistenza dello stock. Si pensa che questo fatto sia conseguenza della forte propensione di queste specie ad aggregarsi in banchi, che fa sì che le catture possano mantenersi costanti per un certo tempo, anche se il numero complessivo di individui in mare è effettivamente diminuito. Non è un caso che i ricercatori che valutano lo stato degli stock ittici (stock assessment) parlino di hyper-stability. 189

62 Lo stesso grado di aggregazione di questi animali può variare nello spazio e nel tempo: ad esempio, nella stagione riproduttiva tende ad aumentare. Tali variazioni implicano a loro volta cambiamenti nella catturabilità (catchability), in relazione a uno specifico attrezzo da pesca. In altri termini, la più elevata aggregazione può far aumentare la vulnerabilità a determinati (se non tutti) attrezzi di pesca. Altre informazioni sulla biologia, di cui tener conto in un ottica di gestione dell attività di pesca e di salvaguardia degli stock, riguardano la riproduzione. Sia l alice che la sardina producono più lotti di uova pelagiche durante la stessa stagione riproduttiva. In generale, l alice si riproduce nei mesi caldi e la sardina nei mesi freddi, anche se per quest ultima si ritiene, in generale, che la stagione riproduttiva tenda a essere più ampia di quella dell alice, interessando praticamente gran parte dell anno. Con riferimento all Adriatico, il periodo di riproduzione dell alice va da aprile a ottobre, con un picco in luglio-agosto; la sardina, invece, si riproduce da ottobre ad aprile-maggio, con la maggiore intensità osservata in dicembre e gennaio, sebbene alcune ricerche abbiano indicato l esistenza anche di un picco primaverile (Morello e Arneri, 29). Le migrazioni orizzontali sopra menzionate possono essere in relazione non solo con la disponibilità di cibo, ma anche con la fase riproduttiva. In Adriatico, le aree di riproduzione delle alici si collocano essenzialmente nella parte occidentale del bacino e, in particolare, in acque costiere; le principali aree di riproduzione delle sardine sono invece al largo della costa orientale, indicativamente a Nord e a Sud della Fossa di Pomo. Per le due specie si osserva quindi una certa separazione degli eventi riproduttivi sia nello spazio che nel tempo. Ciò rappresenta un aspetto molto interessante dal punto di vista ecologico: la separazione può verosimilmente ridurre la competizione per il cibo tra gli stadi più giovani di alici e sardine, stadi in cui, come si è detto, questi animali (e più in generale i pesci) presentano un elevata mortalità per vari motivi, tra cui proprio la disponibilità di cibo. Nella gestione degli stock è molto importante conoscere la taglia (e l età) alla quale una specie raggiunge la maturità sessuale. Questa sembra dipendere da diversi fattori, tra cui la temperatura e la disponibilità di cibo, sicché viene riscontrata variabilità nelle stime della lunghezza corporea alla quale il 5% degli individui ha raggiunto la maturità. Per le alici dell Adriatico, questo parametro è stato stimato intorno agli 8 cm; lo stesso livello di conoscenza non è stato ancora ottenuto per la sardina, ma una recente indagine, sia pur non basata sui metodi istologici e limitata a una piccola area dell Adriatico centrale e orientale, ha indicato un valore intorno agli 8 cm anche per questa specie (Morello e Arneri, 29). Fin qui sono stati fatti esempi relativi ad alici e sardine con riferimento a determinate aree, dando per scontato che tali popolazioni siano omogenee. Tuttavia, la realtà è più complessa, con conseguenze significative anche nella prospettiva gestionale: è infatti necessario identificare lo stock di cui si valuta lo stato di salute. Il caso dell alice adriatica è esemplificativo. Analisi dell accrescimento corporeo hanno messo in evidenza differenze tra esemplari provenienti dagli sbarcati di flottiglie operanti nei porti tra Chioggia e Ancona e in quelli tra San Benedetto del Tronto e Vieste: taglie maggiori a parità di età, colorazione più scura sono state rilevate nel secondo caso. Analisi genetiche hanno fornito risultati in linea con tale distinzione su base geografica. Tuttavia, al momento, la diversità riscontrata tra alici settentrionali e alici meridionali sembra più probabilmente dovuta a fattori ambientali piuttosto che genetici. In ogni caso, nello stock assessment delle alici in quest area dell Adriatico (si veda l ultimo paragrafo del capitolo), effettuato con applicazione di metodi di dinamica di popolazione, i dati di cattura per classe si età (dati di input) vengono preparati tenendo conto delle menzionate differenze tra Nord e Sud. 19 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

63 La pesca La pesca di queste specie è effettuata con: 1) sciabiche per la pesca del novellame (non autorizzata nel 211), presenti per lo più in Sicilia, nel Mar Ligure, nel Tirreno e nello Ionio, 2) coppie di imbarcazioni con reti da traino pelagiche (dette volanti), presenti quasi esclusivamente nell Adriatico, 3) imbarcazioni con reti a circuizione che utilizzano fonti luminose per attrarre il pesce (dette lampare), 4) imbarcazioni con reti a strascico, che contribuiscono significativamente alle catture delle specie dei generi Scomber e Trachurus. In base alle stime fornite dall Irepa, nel 21 le catture nazionali sbarcate di alici sono state pari a 54. t, di cui 39. provenienti dall Adriatico; il valore riportato per le sardine è di 16. t, di cui 8. provenienti dall Adriatico e 7. dal Tirreno; delle 1. t di sardinella 8 provengono dal Tirreno, soprattutto quello meridionale; infine, le 16 t di spratto sono tutte pescate nell Adriatico. I valori elevati di cattura sbarcata di piccoli pelagici sopra menzionati per l Adriatico sono dovuti soprattutto alla parte centrale e a quella settentrionale di tale area. Questa è, in generale, particolarmente produttiva e diverse risorse sono condivise da Italia, Croazia e Slovenia. Secondo gli studi del CNR-ISMAR di Ancona, il valore medio delle catture totali annue di alici nel triennio è di 44. t, di cui il 7% è da attribuire alla flotta italiana: tale valore è vicino al massimo storico registrato dal 1975 a oggi, ossia nel periodo , quando si sono superate le 5. t; il minimo storico è invece osservato nel 1987, in corrispondenza di un vero e proprio collasso dello stock, con meno di 5. t. Sempre secondo il CNR-ISMAR di Ancona, per le sardine, il valore massimo delle catture totali è arrivato addirittura alle 9. t nel 1981, dopodiché si è avuto un continuo declino fino al raggiungimento del minimo di 19. t nel 25; il valore medio nel triennio è di 26. t, di cui, contrariamente al caso delle alici, solo il 14% è dovuto alla flotta italiana. La destinazione del pescato segue due canali: quello della commercializzazione, affidato sia alla piccola che alla grande distribuzione, nonché quello della trasformazione. Un dossier sulla pesca in Italia pubblicato nel 28 dal Parlamento Europeo riporta che le alici in salamoia rappresentano il 9% della quantità totale di scatolame prodotto, seconde solo alle conserve di tonno (che primeggiano con circa il 7%) e seguite dalle alici sott olio; se il valore economico delle conserve di tonno è circa il 6% del totale, quello delle alici è del 17%. In merito alla regolamentazione dell attività di pesca, si ricorda che, oltre al periodo estivo di sospensione che interessa le volanti ma non le lampare, sono state stabilite taglie minime per le catture sbarcate: la pesca delle alici è vietata per esemplari di lunghezza inferiore ai 9 cm senza deroghe per il novellame, mentre il limite per le sardine è di 11 cm (reg. (CE) 1967/26) e la pesca del suo novellame, bianchetto di sardina, è stata (come accennato sopra) autorizzata con alcune restrizioni in passato. Valutazioni dello stato degli stock Il CNR-ISMAR di Ancona effettua da anni valutazioni dello stato degli stock di alici e di sardine nell Adriatico centrale e settentrionale, applicando metodi di dinamica di popolazione a serie temporali con inizio a metà degli anni settanta. Tali metodi si basano su modelli matematici (es. Virtual Population Analysis o VPA) che richiedono principalmente dati di cattura suddivisi in classi di età e stime dei tassi di mortalità naturale (ossia non dovuta alla pesca) e producono stime della biomassa in mare degli stock e dei tassi di mortalità per pesca. Secondo tali stime, lo stock di alici 191

64 è ritornato ai livelli precedenti al collasso del 1987 (figura 2.51), al quale può aver verosimilmente contribuito non solo la pesca ma anche alcune variabili legate all ambiente e/o l interazione con altre specie (Santojanni et al., 26; Leonori et al., 29); dalla stessa figura si evince un evidente declino dello stock di sardine, sebbene il trend degli ultimi anni consenta un cauto ottimismo. Nella stessa area, sempre a metà degli anni settanta, il CNR-ISMAR di Ancona ha iniziato a condurre campagne in mare per valutare mediante metodi acustici l abbondanza (le cui stime sono utilizzate nei calcoli della VPA, di cui sopra) e la distribuzione spaziale di alici, sardine, spratti (specie bersaglio) e delle altre specie di piccoli pelagici, la cui biomassa viene stimata complessivamente; a partire dal 1987, tali campagne interessano anche l Adriatico meridionale (figura 2.52) ton ton Catture totali Biomassa dello stock Figura Biomassa stimata con la VPA e catture totali di alici (sinistra) e sardine (destra) nell Adriatico centrale e settentrionale t/nm 2 6 t/nm Alici Sardine Figura Andamento della densità di biomassa (t/nm 2, tonnellate per miglio nautico quadrato) di alici e sardine nell Adriatico settentrionale (sinistra) e nell Adriatico meridionale (destra), sulla base dei metodi acustici. 192 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

65 Dal 23 il CNR-ISMAR di Ancona ha dato vita a un sistema di raccolta dati (Fishery Observing System o FOS) (Falco et al., 27) di cattura dei piccoli pelagici, in relazione alle singole cale di pesca effettuate da volanti e lampare adriatiche: è così possibile conoscere, per quelle barche su cui il FOS è installato, tragitto dell unità di pesca, localizzazione geografica, temperatura e profondità alle quali la rete ha pescato, quantità catturata e pezzatura (numero medio di esemplari in 1 kg). Nel Mar Ligure e nel Tirreno settentrionale, lo studio dei piccoli pelagici da parte dell ex Istituto di Scienze Ambientali Marine di S. Margherita Ligure, ora Dip.Te.Ris., è iniziato nel A partire dal 1998, con l introduzione del Daily Egg Production Method o DEPM, l abbondanza annuale dei riproduttori è stata valutata attraverso l analisi della capacità riproduttiva degli adulti e della mortalità naturale delle forme larvali. A seguito di tali studi si dispone oggi di stime della biomassa di alici dal 1999 al 21 e dal 24 al 28 (Melià et al., in stampa). Sempre con riferimento al Mar Ligure e al Tirreno centro-settentrionale, il CIBM di Livorno ha effettuato alcuni studi sui piccoli pelagici, non solo utilizzando metodi di dinamica di popolazione, ma prendendo in esame anche i dati delle campagne di pesca a strascico MEDITS. Sebbene tali campagne siano mirate alla valutazione delle risorse demersali, le caratteristiche della rete impiegata (ad ampia apertura verticale) permettono una cattura sistematica delle specie di piccoli pelagici. Sia per l alice che per la sardina sono stati comparati gli indici di abbondanza (kg/km 2 ) ottenuti dal 1994 al 28 con le catture sbarcate secondo l Istat e, successivamente, l Irepa, considerando che, in tale periodo, il rispettivo sforzo di pesca si è mantenuto relativamente stabile. È emersa una correlazione positiva tra sbarcati e indici di abbondanza nel caso dell alice, ma non per la sardina; quest ultima, del resto, non è la specie bersaglio principale della flotta e, quando le catture di alice sono elevate, può essere rigettata in mare. Il CNR-IAMC di Capo Granitola raccoglie dal 1997 dati di cattura sbarcata di alici e sardine unitamente al rispettivo sforzo di pesca nella marineria di Sciacca, che è la più importante per la pesca dei piccoli pelagici nello Stretto di Sicilia. Lo stesso istituto, dal 1998, effettua valutazioni annuali dell abbondanza delle due specie menzionate. Le metodologie utilizzate allo scopo sono rappresentate principalmente dalle campagne in mare con impiego di metodi acustici. Per l alice, in diversi anni, è stato applicato anche il Daily Egg Production Method (figura 2.53). Un aspetto importante osservato è dato dal fatto che le stime DEPM presentano un trend non molto diverso da quello ottenuto con i metodi acustici, sebbene, in termini di abbondanza assoluta, si attestino su livelli più bassi; tale discrepanza è tuttavia attesa, in quanto il DEPM consente di stimare solo la frazione della popolazione che si riproduce, mentre i metodi acustici valutano una frazione più ampia. Analogamente a quanto osservato nelle due figure relative alle stime ottenute per l Adriatico, i livelli di abbondanza dei due stock di alici e sardine dello Stretto di Sicilia mostrano ampie fluttuazioni (Patti et al., 24). In generale, queste possono comportare una riduzione della consistenza dello stock anche in breve tempo. Quindi, anche se la dinamica di popolazione di queste specie può essere fortemente influenzata da fattori ambientali e interazioni con altre specie, il monitoraggio delle catture e dello sforzo di pesca fornisce sempre informazioni molto importanti per la gestione degli stock. 193

66 4. 4. Tonnellate di alici Tonnellate di sardine Catture totali Biomassa acustica Biomassa DEPM Figura Biomassa e catture totali di alici (sinistra) e sardine (destra) nello Stretto di Sicilia. La biomassa delle alici è stata stimata sia con i metodi acustici che con il DEPM. Bibliografia - Checkley D., Alheit J., Oozeki Y., Roy C. (eds) (29) - Climate change and small pelagic fish. Cambridge University Press, New York: 381 pp. - Coll M., Santojanni A., Arneri E., Palomera I., Tudela S. (27) - An ecological model of the Northern and Central Adriatic Sea: analysis of the ecosystem structure and fishing impacts. J. Mar. Syst., 67: Falco P., Belardinelli A., Santojanni A., Arneri E., Cingolani N., Russo A. (27) - An observing system for the collection of fishery and oceanography data. Ocean Sci., 3: Fréon P., Cury P., Shannon L., Roy C. (25) - Sustainable exploitation of small pelagic fish stock challenged by environmental and ecosystem changes: a review. Bull. Mar. Sci., 76(2): Leonori I., Azzali M., De Felice A., Parmiggiani F., Marini M., Grilli F., Gramolini R. (29) - Small pelagic fish biomass in relation to environmental parameters in the Adriatic Sea. In: Proceedings of Joint AIOL-SItE Meeting. Ancona, 17-2 September 27: Melià P., Petrillo M., Albertelli G., Mandich A., Gatto M. (in stampa) - A bootstrap approach to account for uncertainty in egg production methods applied to small fish stocks. Fish. Res. - Morello E.B., Arneri E. (29) - Anchovy and sardine in the Adriatic Sea: an ecological review. Oceanogr. Mar. Biol. Annu. Rev., 47: Patti B., Bonanno A., Basilone G., Goncharov S., Mazzola S., Buscaino G., Cuttitta A., García Lafuente J., García A., Palumbo V., Cosimi G. (24) - Interannual fluctuations in acoustic biomass estimates and in landings of small pelagic fish populations in relation to hydrology in the Strait of Sicily. Chem. Ecol., 2(5): Santojanni A., Arneri E., Bernardini V., Cingolani N., Di Marco M., Russo A. (26) - Effects of environmental variables on recruitment of anchovy in the Adriatic Sea. Clim. Res., 31(2-3): Sbrana M., De Ranieri S., Ligas A., Reale B., Rossetti I., Sartor P. (21) - Comparison of trawl survey and commercial data on small pelagics from the FAO Geographic Sub-Area 9 (Western Mediterranean). Rapp. Comm. int. Mer Medit., 39: 658 pp. 194 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

67 2.5 Lo stato dei grandi pesci pelagici Di Natale A., Addis P., Cau A., Garibaldi F., Piccinetti C., Orsi Relini L. Generalità La pesca dei grandi pesci pelagici e, in particolar modo, degli Scombroidei, ha tradizioni antichissime in Italia. La più antica è indubbiamente la pesca del tonno (Thunnus thynnus), che veniva praticata sin dalla preistoria e che si è successivamente trasformata nella principale pesca industriale del Mediterraneo sin dai tempi dei Fenici, con le tradizionali tonnare. L ultimo secolo ha visto imponenti cambiamenti nella struttura di queste attività di pesca, con una progressiva diminuzione delle tonnare fisse e con un sempre più elevato interesse dei mercati e dei consumatori per altre specie, principalmente il pesce spada (Xiphias gladius) e, in modo minore, l alalunga (Thunnus alalunga), ma anche altre specie. La posizione centrale dell Italia nel Mediterraneo favorisce la pesca di tutte le specie che rientrano in questo settore, caratterizzato da tutti i métier noti nel Mediterraneo. Gestione Tutti i tunnidi sensu lato nel Mediterraneo e nell Atlantico rientrano nell ambito delle competenze di gestione della Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici (ICCAT), che ha sede a Madrid; le competenze si estendono anche alle altre specie accessorie catturate (ad esempio, gli squali pelagici). Le norme per la gestione emanate dall ICCAT sono esecutive per tutte le parti contraenti (CPC) ed, essendo l Unione europea parte contraente dell ICCAT, esse sono direttamente applicate anche in Italia in base all art.12 del Trattato di Lisbona. La Commissione Generale della Pesca del Mediterraneo (CGPM), la Commissione europea o i singoli Stati possono emanare norme più restrittive. La pesca dei grandi pelagici con le reti derivanti è stata proibita dal 1 gennaio 22. Periodicamente, l ICCAT, tramite il proprio Comitato Scientifico (SCRS), effettua valutazioni sullo stato dei diversi stock, sulla base dei dati forniti da tutte le CPC. In Italia, le ricerche nel settore sono state coordinate a livello centrale dalla Direzione Generale della Pesca Marittima, spesso con un coordinamento scientifico nazionale ad hoc. La pesca del tonno (Thunnus thynnus) (BFT) La pesca del tonno in Italia avveniva praticamente in tutte le stagioni. Nel periodo tardo-autunnale invernale la pesca riguardava prevalentemente tonni intergenetici, che appartengono a quella frazione dello stock che risiede per più di un anno nel Mediterraneo. In primavera e sino all inizio dell estate la pesca si concentrava sui riproduttori, mentre nella seconda parte dell estate e in autunno le catture riguardavano prevalentemente i giovani tonni. Questa situazione è cambiata recentemente, in base all adozione di norme che limitano temporalmente alcune attività di pesca. L evoluzione della pesca del tonno in Italia nell ultimo secolo è stata complessa. Si è passati progressivamente da un attività basata principalmente sulle molte decine di tonnare fisse e con componenti minoritarie di catture con lenze a mano, reti derivanti e arponi, a un attività molto più variegata a partire dagli anni sessanta. Infatti, mentre il numero delle tonnare fisse diminuiva per vari fattori prevalentemente socio-economici e ambientali, la pesca con le reti a circuizione diveniva sempre più importante, tanto da soppiantare quasi completamente le produzioni di altri attrezzi; l uso dell avvistamento aereo, a partire dal 1978 e sino alla sua proibizione nel 26, ha 195

68 aumentato in modo considerevole le capacità operative della flotta. Le catture della flotta tradizionale con arponi diminuivano anch esse con il ridursi della flotta, mentre le catture con lenze a mano si diffondevano lungo gran parte dei litorali, restando sempre piuttosto indefinite e comprendendo spesso catture cospicue di giovani tonni da parte di pescatori non professionisti. La pesca con le reti derivanti era volta prevalentemente alla cattura di giovani tonni, mentre la pesca con i palangari trovava un suo sviluppo iniziale dalla fine degli anni sessanta, per poi espandersi dagli anni ottanta in poi. Il tonno oggetto nella pesca italiana fa parte dello stock dell Atlantico Est (BFTE). Dal 1998 la pesca del tonno è regolata attraverso un sistema di quote (TAC) dall ICCAT. Storicamente, l Italia è stata il Paese che ha catturato più tonno nel Mediterraneo, con picchi di oltre 1. t nel 1976 e nel 1996 (figura 2.54) tonnellate BFT altri BFT tonnare BFT lenze BFT circuizioni BFT palangari Figura Catture di tonno (Thunnus thynnus) in tonnellate riportate dall Italia all ICCAT tra il 195 e il 21 (Fonte: banca dati ICCAT). Nel 211 la quota di tonno rosso destinata all Italia è stata di 1.787,91 t. La situazione dello stock è ancora influenzata dall imponente sovrapesca avvenuta tra la fine degli anni novanta sino al 26 (figura 2.55), malgrado i dati utilizzati per le valutazioni siano considerati poco attendibili. I dati recenti mostrano segni evidenti di un progressivo ricupero, per altro favorito da un elevato reclutamento connesso a fattori climatici favorevoli dal Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

69 F 2-5 F SSB (t) 5. Recruits (N) Run 13 Run Figura 2.55 Valutazione dello stock di tonno (Thunnus thynnus) dell Atlantico Est, comprendente il Mediterraneo. Le valutazioni riguardano la mortalità per pesca dell età 2-5 (F2-5); delle classi di età sino a >1 (F1+), la biomassa dei riproduttori in tonnellate (SSB) e il reclutamento in numero. Run 13 e Run 15 rappresentano i due scenari preferenziali selezionati dallo SCRS (Fonte: ICCAT-SCRS 21). La pesca dell alalunga (Thunnus alalunga) (ALB) La pesca dell alalunga ha anch essa caratteristiche storiche: catture si registrano nelle tonnare fisse negli ultimi cinque secoli, mentre attrezzi specifici erano sviluppati prevalentemente nelle marinerie tirreniche sin dal 17. Attualmente la pesca è concentrata nelle marinerie meridionali italiane, mentre catture sporadiche si verificano ovunque. Da sempre, la pesca di questa specie riguarda esemplari di taglia media, mentre i giovanissimi sono praticamente assenti nelle catture e gli esemplari più grandi di 12 cm sono rari. La pesca all alalunga si esercita soprattutto in primavera e in autunno, con catture non marginali anche in estate. Essa si praticava prevalentemente con reti derivanti sino alla loro proibizione, mentre ora l attrezzo principale è il palangaro da alalunga. L Italia è il Paese che riporta all ICCAT le più elevate catture di alalunga per il Mediterraneo, con punte di oltre 4.5 t nel 24 e nel 26 (figura 2.56). 197

70 tonnellate ALB altri ALB palangari Figura Catture di alalunga (Thunnus alalunga) in tonnellate, riportate dall Italia all ICCAT tra il 195 e il 21 (Fonte: banca dati ICCAT, modificata). Lo stato dello stock mediterraneo di alalunga è stato valutato per la prima volta dall ICCAT nel 211 e appare in condizioni di non sovrasfuttamento (figura 2.57). 2. Med 5, B/Bmsy 1. Med 5, F/Fmsy Med 8, B/Bmsy Med 8, F/Fmsy Figura Valutazione dello stock di alalunga (Thunnus alalunga) del Mediterraneo. Le sigle Med 5 e Med 8 rappresentano gli scenari preferenziali prescelti dallo SCRS. B/Bmsy rappresenta il rapporto tra la biomassa totale e la biomassa con il massimo rendimento sostenibile; F/Fmsy rappresenta il rapporto tra la mortalità totale per pesca e la mortalità per pesca con il massimo rendimento sostenibile (Fonte: ICCAT-SCRS 211). 198 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

71 La pesca del pesce spada (Xiphias gladius) (SWO) La pesca del pesce spada ha caratteristiche antichissime in Italia e particolarmente la pesca con l arpone, tradizionalmente esercitata nelle aree dello Stretto di Messina. Le catture principali, un tempo appannaggio proprio di questa pesca, sono state fornite anche dalle tonnare fisse, ma negli ultimi due secoli e sino al 22, anche dalle reti derivanti. Le catture di quest attrezzo sono diventate la larga maggioranza dagli anni sessanta, per poi essere affiancate da quelle del palangaro negli anni settanta e superate negli anni più recenti. La pesca con le reti derivanti era praticata dalla maggiore flotta del Mediterraneo, con quasi 8 unità, mentre quella con i palangari ha progressivamente interessato circa un migliaio di barche. La pesca con il palangaro ha subìto una variazione importante negli ultimi anni, quando si è orientata in gran parte verso una pesca di profondità, molto diversa da quella storicamente praticata negli strati superficiali; questo cambio ha comportato anche la cattura rilevante di grandi riproduttori, con effetti non ancora ben chiari sullo stock. La pesca di questa specie si pratica tradizionalmente in tutti i mari italiani e interessa tutte le taglie e tutti i mesi dell anno, fatta esclusione per il periodo di fermo di pesca stabilito dall ICCAT. Anche per questa specie, l Italia è il Paese che riporta le più elevate catture per il Mediterraneo, con un picco di 13. t nel 1988 (figura 2.58) tonnellate SWO altri SWO palangari Figura 2.58 Catture di pesce spada (Xiphias gladius) in tonnellate, ottenute con palanghari e altri attrezzi, riportate dall Italia all ICCAT tra il 195 e il 21 (Fonte: banca dati ICCAT). Lo stato dello stock mediterraneo di pesce spada è stato valutato per l ultima volta dall ICCAT nel 21. In base ai dati disponibili, lo stock appare in sovrasfruttamento, con segni di un recente parziale ricupero (figura 2.59). 199

72 REC SSB CATCH HARVEST Figura Valutazione dello stock di pesce spada (Xiphias gladius) del Mediterraneo. La linea rossa indica il gruppo di età 5+, mentre la linea verde indica il gruppo di età 1+. REC: Reclutamento in numero di individui; SSB: Biomassa di riproduttori in migliaia di tonnellate; CATCH: Catture totali in migliaia di tonnellate ufficialmente riportate all ICCAT; HARVEST: Mortalità per pesca (F) (Fonte: ICCAT-SCRS 21). La pesca dei grandi pelagici minori La pesca italiana cattura anche quantità non irrilevanti di palamita (Sarda sarda), tombarello (Auxis rochei), alletterato (Euthynnus alletteratus), tonnetto striato (Katsuwonus pelamis), aguglia imperiale (Tetrapturus belone) e di altre specie di minore interesse o rare (Di Natale et al., 29). Le catture di queste specie, prima dell applicazione del Data Collection Framework della CE, erano poco note, in quanto sfuggivano spesso alle rilevazioni statistiche. La loro pesca è solitamente di tipo artigianale, ma di grande interesse socio-economico; dopo il divieto dell uso delle reti derivanti, la pesca si svolge soprattutto con palangari o lenze a mano. Lo stato dei vari stock non è mai stato valutato. Le catture combinate riportate dall Italia all ICCAT raggiungono un massimo di circa 7. t nel 22, ma si pensa che siano di molto sottostimate (figura 2.6). 2 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

73 8 7 6 tonnellate Squali (tuti) Tunnidi (altri) Tunnidi (minori) Figura Catture di squali pelagici (15 specie), tunnidi minori (3 specie) e altri tunnidi (5 specie, inclusa l aguglia imperiale) in tonnellate, riportate dall Italia all ICCAT tra il 196 e il 29 (Fonte: banca dati ICCAT). La pesca dei grandi pelagici in Adriatico La pesca dei grandi pelagici in Adriatico ha una lunga storia per quanto riguarda il tonno, pescato con attrezzi fissi, tipo tonnare semplificate, lungo le coste orientali dell Alto Adriatico da oltre un secolo. Da oltre sessant anni esiste la pesca con reti da circuizione, che catturano da marzo a ottobre giovani tonni delle prime classi di età. Questa pesca è sorta a Trieste, poi si è sviluppata a Porto Garibaldi, Cesenatico, Rimini e Pescara con alterne vicende e con le modifiche tecnologiche legate alle caratteristiche dei M/p (in genere di modesta dimensione), alle attrezzature per salpare la rete e alla strumentazione per la ricerca dei banchi. Attualmente la pesca con reti a circuizione da parte dell Italia in Adriatico è scomparsa a causa della impossibilità di ottenere una quota, mentre è ancora attiva una flottiglia croata, che da oltre un decennio trasferisce i tonni vivi in gabbie per l ingrasso e la successiva vendita. Negli ultimi dieci anni si è sviluppata e poi si è ridotta, sempre a causa delle quote, la pesca del tonno con palangari, esercitata in quasi tutti i mesi dell anno, con base a Fano e S. Benedetto del Tronto. Forme di pesca del tonno, con lenze trainate o da fermo con pasturazione, sono sempre state fatte, sia come pesca professionale che come pesca sportiva. Le catture di tonno in Adriatico sono variate nel corso dei decenni, ma per parte italiana hanno superato in alcuni anni le 1. tonnellate. La pesca del tonno con palangari di superficie, praticata da alcuni M/p siciliani nel Basso Adriatico, ha dimostrato la possibilità di catturare anche il pesce spada, specie fino ad allora quasi sconosciuta ai pescatori dell Adriatico, non utilizzando alcuna tecnica idonea alla loro cattura. Attualmente la pesca del pesce spada viene fatta anche in Alto e Medio Adriatico dagli stessi natanti con palangari che operano per il tonno. Va segnalata la pesca tradizionale di alalunga nel periodo settembre-novembre, che si svolge in basso Adriatico e cattura prevalentemente con palangari di superficie pesci di 4-8 kg. Catture sporadiche di alalunghe e di alletterati anche di taglia maggiore vengono fatte con piccole reti a circuizione o con palangari per tonno. 21

74 La pesca delle palamite è sporadica ed è prevalente la cattura da parte della pesca ricreativa. La pesca dei grandi pelagici in Adriatico rischia di scomparire, pur in presenza di risorse biologiche, a causa di normative che impediscono la continuazione delle attività esistenti e negli ultimi anni lo sforzo di pesca e le catture per M/p sono determinate dalle norme e non dalla presenza e abbondanza delle specie pescate. Per quanto riguarda la biologia, è nota la riproduzione del tonno in basso e Medio Adriatico e, secondo la letteratura, tonni con gonadi mature venivano pescati nel golfo di Fiume. L Adriatico, per la sua elevata produttività, con abbondanza di pesce azzurro, è una zona di concentrazione trofica ed è utilizzata in particolare da tonni delle classi giovanili. Non è noto il rapporto tra il pesce spada dell Adriatico centro-meridionale con quello ionico e alcuni spadelli nati nell anno sono spesso catturati nella pesca autunnale dell alalunga. La pesca dei grandi pelagici nei mari meridionali italiani Il Mar Ionio, lo Stretto di Sicilia e il Tirreno costituiscono luoghi storici per la pesca dei grandi pelagici e molte attività di questo settore sono nate proprio nei mari meridionali italiani. La pesca del tonno vedeva un tempo decine e decine di tonnare lungo le coste, ma ormai anche l ultima tonnara (Favignana) ha smesso di calare le proprie reti da qualche anno, dopo una serie di stagioni poco produttive. Dagli anni sessanta, principalmente in Campania e in Sicilia, si è sviluppata una cospicua flotta di possenti tonnare volanti, grandi imbarcazioni che usano reti a circuizione da tonno e che, per qualche decennio, sono state la punta di diamante della produzione tonniera nazionale. Le catture erano dirette ai grandi pesci riproduttori nel periodo maggio-luglio e, quando la flotta si spostava nel Mar Ligure e alle Baleari nel periodo fine agosto-ottobre, anche alle prime classi di età. Recentemente, per via dell applicazione sempre più stringente delle normative dell IC- CAT, la flotta si è ridotta considerevolmente e le catture stabilite, ormai, si possono realizzare anche in una sola giornata di pesca, durante l unico mese in cui la pesca è consentita (15 maggio-15 giugno). Le catture, che un tempo venivano sbarcate consentendo, tra l altro, rilievi statistici formidabili, ora sono trasferite viventi nelle gabbie da ingrasso, sia nel Tirreno meridionale che all estero. Di contro, si è progressivamente sviluppata una flotta specializzata con palangari di superficie armati a tonno, che dapprima operava nei periodi tardo-invernali primaverili e poi autunnali, sempre su tonni di grande taglia, ma che recentemente ha concentrato gran parte dell attività nei primi sei mesi dell anno, con catture importanti. Catture minori si hanno con la pesca dell arpone nello Stretto di Messina e con una miriade di piccole imbarcazioni armate con lenze a mano e da traina, diffuse ovunque e di difficilissimo controllo, spesso di proprietà di pescatori non professionisti. La pesca dell alalunga ha subìto anch essa variazioni considerevoli. Tradizionalmente praticata nel Tirreno centro-meridionale, si è progressivamente estesa alle aree ioniche, dapprima lungo le coste catanesi e poi lungo quelle calabre e pugliesi, mentre per decenni non si avevano catture nello Stretto di Sicilia. Originariamente praticata con reti derivanti (palamitare e alalungare), ora è svolta esclusivamente con palangari di superficie ad ami medio-piccoli. Una parte importante delle catture si ottiene da circa un decennio nelle aree di pesca libiche, ma le alalunghe vengono tutte sbarcate nelle marinerie siciliane di base. La pesca del pesce spada è praticata da secoli nel Tirreno meridionale e nello Stretto di Messina. La pesca tradizionale con l arpone è ormai limitata a poco più di una decina d imbarcazioni, mentre la pesca storica con le reti derivanti di superficie (spadare), un tempo diffusissime in varie 22 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

75 marinerie della Campania, della Calabria, della Sicilia e della Puglia, comprese tutte le isole minori, e che forniva la maggior parte del pesce spada presente sul mercato, è ormai vietata. Anche le catture accessorie realizzate con le tonnare fisse nei bacini meridionali sono scomparse con esse. I palangari, sviluppati inizialmente nelle marinerie catanesi, si sono poi diffusi ovunque, soprattutto nelle marinerie del trapanese. Attualmente praticano la pesca tutto l anno, approvvigionando i mercati nazionali con pesci di taglia medio-grande. La pesca fatta da piccole imbarcazioni con palangari ad ami piccoli per la cattura illegale di giovanissimi pesci spada, un tempo diffusissima, si è ora fortemente ridotta. Molto importante, nei bacini meridionali, è la pesca di tutti i tunnidi minori e, recentemente, anche dell aguglia imperiale. La pesca dei tunnidi minori, condotta da centinaia di piccole imbarcazioni armate con lenze o palangari, riveste una notevole importanza socio-economica, soprattutto per le comunità costiere siciliane e calabresi. La pesca dei grandi pelagici in Sardegna La pesca dei grandi pelagici in Sardegna interessa quasi esclusivamente il tonno rosso, catturato con le tonnare fisse. Questi attrezzi affondano le loro origini nell isola alla fine del XV secolo con la dominazione spagnola. Delle 24 tonnare censite in Sardegna ai primi del novecento rimangono attive solo quella dell Isola di San Pietro e quella di Portoscuso, le uniche nel Mediterraneo. Dagli anni novanta la tonnara di corsa è stata sostituita con quella di tipo spagnolo, più maneggevole data la possibilità di effettuare un maggior numero di mattanze e quindi poter gestire meglio l approvvigionamento del prodotto. La tonnara attuale è costituita da 5 camere: il grande, il bordonaro, il bastardo, la camera e la camera della morte. Nel 211 la quota di tonno rosso destinata alle due tonnare sarde è stata di 14 t. Le catture numeriche dal 195 al 21 mostrano un andamento incostante tra il con un trend negativo fino al 198, anno in cui le attività sono state interrotte (figura 2.61) IP PS Figura 2.61 Andamento delle catture in numero di tonno (Thunnus thynnus) nelle tonnare della Sardegna, cioè quelle di Isola Piana (IP) e Porto Scuso (PS) nel periodo L attività riprese agli inizi degli anni novanta attraverso una gestione privata, molto più attenta al tornaconto economico di quanto fosse stata nell ultimo periodo di gestione. Da allora si è assistito a una costante ripresa della produzione, toccando il massimo nel 21 con circa 25 t. 23

76 La maggior parte del prodotto è venduto fresco sul mercato locale e italiano. L esportazione in Giappone ha rivestito un ruolo importante nel rilancio economico di queste attività dagli anni novanta (figura 2.62). Le due tonnare attuali assorbono circa 4 unità tra impieghi diretti e indiretti, inoltre richiamano nella zona un elevato numero di turisti e visitatori nell ambito di sagre e gare gastronomiche come il Girotonno % 2% 4% 6% 8% 1% Giappone Italia Spagna Inscatolamento Altro Figura Principali destinazioni del tonno (Thunnus thynnus) pescato nelle tonnare Sarde. La pesca dei grandi pelagici nell area Ligure-Toscana I grandi pelagici più importanti sono il tonno rosso e il pesce spada e, tra i tunnidi minori, la palamita e il tombarello. Il tonno è sicuramente pescato in Mar Ligure sin dalla preistoria, ma i documenti scritti riguardano principalmente tonnare fisse dal 16. Di tutti gli impianti del secolo scorso (Porto S. Stefano, Enfola e Bagni di Marciana sull Isola d Elba, Baratti e Camogli) (Parona, 1919), solo quest ultima tonnara viene ancora costruita e calata secondo tradizioni molto antiche. Infatti, si tratta di un tipo d impianto che esisteva in molte repliche da Marsiglia a Monterosso, per la cattura di giovani tonni che costituiscono la frazione più importante dello stock in quest area. Questa tonnarella è sopravvissuta proprio per la sua dimensione artigianale e l attività quotidiana, legata alla capacità di cattura di oltre 4 specie diverse di pesci pelagici. Dalla metà degli anni settanta, con l avvento delle tonnare volanti, si avviò lo sfruttamento delle acque del largo, con catture massive (fino a 1. t nel 1999), non solo da parte delle poche unità locali, ma anche delle flotte tonniere francesi e quelle dei compartimenti meridionali italiani, che in tarda estate-autunno venivano a chiudere la stagione in Mar Ligure. Una frazione variabile delle catture annuali veniva effettuata con palangari d altura o come cattura accessoria di reti derivanti e dalla pesca sportiva: le attuali normative, e specialmente la taglia minima di 115 cm, hanno portato a una riduzione quasi totale della pesca (Orsi Relini et al., 21). I tonni, nelle età da 1 a 4 anni, trovano in Mar Ligure un importante area trofica, grazie alla ricchezza di due sorgenti alimentari: i piccoli pesci pelagici e il krill (Meganyctiphanes norvegica). La pesca al pesce spada è stata introdotta nell area negli anni cinquanta, tramite l impiego del 24 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

77 palangaro di superficie. La stagione di pesca si estende tradizionalmente da maggio a dicembre; leggermente anticipata per i porti della Toscana e Isola d Elba, con un picco massimo ad agostosettembre, più in ritardo verso il Ponente Ligure, dove il massimo dell attività e delle catture viene raggiunto da agosto a ottobre. Il numero di barche è sempre stato molto ridotto: attualmente sono circa 55-6 in tutta l area, quasi tutte interessate dalla recente introduzione del palangaro di profondità. Alla fine degli anni ottanta è stata molto intensa l attività di pesca con reti derivanti spadare. Nel 199 le barche liguri erano in totale 17, cui però si aggiungevano molte unità dei Compartimenti marittimi meridionali che, ad agosto-settembre, si portavano in Mar Ligure per chiudere la stagione; questa eccessiva pressione di pesca, con conseguente cattura di cetacei e altre specie protette, è stata determinante per avviare la creazione del Santuario dei Cetacei. Bibliografia - Di Natale A., Srour A., Hattour A., Keskin Ç., Idrissi M., Orsi Relini L. (29) - Regional study on small tunas in the Mediterranean including the Black Sea. Studies and Reviews. General Fisheries Commission for the Mediterranean, 85. FAO, Roma: 132 pp. - ICCAT (211) - Report for Biennal period, Part 1 (21), vol. 1, Madrid: 391 pp. - ICCAT-Scrs (211) - Report for Biennal period, Part 1 (21), vol. 2, Madrid: 265 pp. - Orsi Relini L., Palandri G., Garibaldi F., Relini M., Cima C., Lanteri L. (21) - Large pelagic fish, swordfish, bluefin and small tunas, in the Ligurian Sea: biological characteristics and fishery trends. Chem. Ecol., 26 (Suppl. 1): Parona C. (1919) - Il tonno e la sua pesca. Venezia. R. Comitato Talassografico Italiano, Memoria LXVIII: 259 pp. 2.6 Lo stato dei molluschi bivalvi Arneri E., Piccinetti C. La pesca dei molluschi bivalvi con draghe Da oltre un paio di secoli viene esercitata la pesca commerciale delle vongole in Adriatico, svolta in parallelo alla raccolta manuale, attiva da millenni, quando vi erano problemi di sopravvivenza alimentare. In letteratura, la prima citazione che riguarda la pesca di vongola (Chamelea gallina) lungo le coste dell Adriatico occidentale risale a Olivi nel 1792; in quel periodo le vongole pescate nella Repubblica Veneziana venivano esportate nello Stato Pontificio. Da natanti a remi con verricelli manuali e draghe collegate al natante con una lunga asta, si è gradatamente passati alla pesca meccanica e poi, da circa 4 anni, alla draga turbosoffiante, che in Adriatico ha subìto una continua evoluzione tecnologica (Froglia, 1989). Le draghe idrauliche sono battelli omogenei da un punto di vista tecnico. Il numero attuale di imbarcazioni operanti con draghe idrauliche è di 7 (tabella 2.19). L equipaggio medio è di 2 pescatori per natante. In termini economici, il contributo del segmento delle draghe idrauliche alla produzione lorda vendibile dell intero settore italiano è pari al 4,7%. La produzione complessiva è di circa 3. t e rappresenta l 11,5% dell intera produzione della flotta da pesca. La risorsa principale è la vongola (Chamelea gallina) ma vengono pescati anche i cannolicchi (Ensis minor) e i fasolari (Callista chione). I valori medi per battello sono riportati nella tabella

78 Tabella Barche autorizzate alla pesca di molluschi con draghe idrauliche per regione, anno 29. N GT Potenza motore (kw) Lazio Campania Puglia Abruzzo Molise Marche Emilia Romagna Veneto Friuli Venezia Giulia Totale Fonte: MiPAAF. La flotta è concentrata sul litorale adriatico, con importanti poli produttivi nelle Marche (il 31% delle draghe idrauliche operative in Italia) e in Veneto (il 23%). Nel Tirreno operano 37 draghe idrauliche, 22 in Lazio e 15 in Campania che principalmente pescano cannolicchi (Ensis minor). La pesca si svolge tra i 2 e i 6 metri di profondità, su aree molto ridotte per la batimetria della zona: infatti, allontanandosi dalla costa, la profondità cresce in maniera molto più rapida rispetto all Adriatico. Tabella Valori medi per battello, pesca con draghe idrauliche, anno 29. Valori medi per battello Giorni di pesca 87 Catture giornaliere (kg) 321,3 Ricavi giornalieri (euro) 1.36,1 Catture annue (t) 28 Ricavi annui (migliaia di euro) 9 Prezzi alla produzione (euro) 3,22 Fonte: elaborazioni su dati Irepa. Per la pesca delle telline in Tirreno vi sono 144 imbarcazioni autorizzate all uso di rastrelli da natante, concentrate principalmente nel Lazio (86 unità) e in Campania (36 unità) (tabella 2.21). Le imbarcazioni autorizzate sono solite alternare l utilizzo del rastrello da natante con attrezzi da posta; la polivalenza tecnica è tipica soprattutto dei battelli campani, mentre per l area laziale si riscontra una più elevata percentuale di battelli che utilizzano esclusivamente il rastrello da natante. Tabella Barche autorizzate alla pesca con rastrelli da natante per regione. N GT Potenza motore (kw) Toscana ,9 Lazio ,8 Campania ,55 Fonte: MiPAAF. 26 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

79 La produttività media giornaliera e annua è molto variabile da zona a zona e di anno in anno in quanto dipendente dallo stato della risorsa e dai giorni di pesca; nel corso del 29 le giornate di pesca sono state 96, con punte di 129 giorni nel Lazio; la produzione giornaliera si è aggirata sui 29 kg di prodotto con un ricavo annuo pari a 26.6 euro, in linea con il fatturato realizzato da una imbarcazione della piccola pesca. Le telline sono molto apprezzate dal mercato locale, come testimoniato dal prezzo alla produzione che sfiora i 1, euro/kg (tabella 2.22). Tabella Valori medi per battello, pesca con rastrello da natante in Campania e nel Lazio, anno 29. Valori medi per battello Giorni di pesca 95,7 Catture giornaliere (kg) 29,3 Ricavi giornalieri (euro) 278 Catture annue (kg) 2.87 Ricavi annui (euro) Prezzi alla produzione (euro) 9,48 Fonte: elaborazioni su dati Irepa. La pesca con draghe idrauliche e rastrelli da natante si può effettuare per motivi tecnici su fondali con presenza di un sedimento mobile e non particolarmente compatto, in cui la draga manuale o idraulica agisca come un setaccio. L attuale sistema gestionale è la risultante di un lungo processo di affinamento che ha coinvolto l amministrazione centrale e gli operatori del comparto, riuniti in Consorzi di Gestione su base compartimentale. La normativa adottata per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi è molto articolata e comprende l inquadramento e le norme generali che sono decise a livello centrale dalla Direzione Generale Pesca e Acquacoltura, mentre i Consorzi possono regolamentare le attività adottando misure più restrittive dei limiti imposti dalla normativa nazionale, in particolare definiscono: caratteristiche degli attrezzi, tempi di pesca e quantitativi giornalieri; semina (spostamento di individui giovani in aree a minor densità); rotazione delle aree di pesca all interno del compartimento; politica di mercato per mantenere alto il prezzo del prodotto; controllo nei punti di sbarco, sorveglianza in mare e sanzioni. I Consorzi inoltre collaborano con le Amministrazioni e gli Istituti di ricerca per quanto necessario a una corretta gestione della risorsa. Per quanto riguarda la stima dello stato di sfruttamento della risorsa vongole, vi sono delle difficoltà nell utilizzo di metodologie classiche di dinamica di popolazione, in quanto da anni i Consorzi gestiscono il prelievo con criteri più da specie allevata che da risorsa naturale. Infatti tutta la fase del prelievo è organizzata in modo che la quantità giornaliera pescata, identica per ogni motopesca all interno di un Consorzio, venga stabilita giornalmente in funzione della disponibilità della risorsa e dell andamento del mercato. La flotta peschereccia, inoltre, cerca preferenzialmente aree con alta densità di vongole e non aree con individui di taglia grande. Ne deriva che la quantità pescata giornalmente dalla flotta non dà un indicazione, neppure approssimata, dell abbondanza della risorsa in mare. I tempi di pesca come numero di giornate annuali e la quota giornaliera sono fissati a priori, come sono fissate le zone ove pescare ogni giorno e la taglia media di raccolta. Alcune aree a volte 27

80 vengono seminate con grandi quantità di individui giovanili di pochi millimetri provenienti da altre aree, e chiuse alla pesca per il tempo necessario a far crescere quanto seminato. Vi sono quindi tutti i criteri di un attività estensiva di acquacoltura. Vi sono differenze tra i Compartimenti e quindi tra i Consorzi riguardo la produttività dell area a disposizione, il numero di imbarcazioni autorizzate in relazione all area e le condizioni ambientali (ad esempio probabilità di eventi di morìa). In alcuni casi la rarefazione della risorsa e le eventuali morìe costringono i Consorzi a prolungare il fermo pesca anche per oltre 6 mesi all anno. I Consorzi hanno in tempo reale un indicazione approssimata della consistenza della risorsa in una determinata area, basandosi sui tempi di pesca necessari per raccogliere una certa quantità di prodotto. A queste indicazioni si deve aggiungere una prospezione annuale di tutta la zona condotta da un Istituto di ricerca con un sistema di campionamento simile a quello utilizzato dalla pesca commerciale. Questa prospezione scientifica (Paolini et al., 1998; Froglia, 2) ha consentito in passato e consentirà in futuro una proficua interazione tra le attività di gestione generale da parte dell Amministrazione e di gestione particolare da parte dei Consorzi. Nel complesso la pesca dei molluschi bivalvi con draghe ha avuto un grande sviluppo ed è senza ombra di dubbio il tipo di pesca che meglio risponde alle esigenze sociali ed economiche dei pescatori, come ad esempio tempi di lavoro ridotti e una pesca altamente automatizzata. Si tratta di una gestione rapida, condivisa, in cui il ruolo dei pescatori è fondamentale e che è efficace per mantenere sostenibile un prelievo adattato alla produttività dell area. Bibliografia - Froglia C. (1989) - Clam fisheries with hydraulic dredges in the Adriatic Sea. In: Caddy J.F. (ed), Marine Invertebrate Fisheries: their Assessment and Management. John Wiley and Sons, New York: Froglia C. (2) - Il contributo della ricerca scientifica alla gestione della pesca dei molluschi bivalvi con draghe idrauliche. Biologia Marina Mediterranea 7: Paolini M., Piccinetti C., Soro S. (1998) - Stock di vongole (Chamelea gallina, L.) nel compartimento marittimo di Pesaro ( ). Biologia Marina Mediterranea 5: Olivi G. (1792) - Zoologia Adriatica ossia Catalogo ragionato degli animali del golfo e della laguna di Venezia. Bassano: 334 pp. 2.7 La biodiversità: un grande valore Biodiversità marina Boero F. Dopo un lungo periodo di connessione con il bacino Indo-Pacifico, la Tetide, l antico mare che si estendeva nello spazio oggi occupato dal Mar Mediterraneo, quasi si prosciugò durante la crisi del Messiniano. In seguito, circa 5 milioni di anni fa, il bacino della Tetide fu alimentato da acque atlantiche entrate dallo stretto di Gibilterra e si formò il Mediterraneo. Ad alcuni relitti tetidei (specie sopravvissute alla crisi del Messiniano) si aggiunsero molte specie atlantiche e, da esse, si formò un contingente di specie endemiche, evolutesi grazie alle caratteristiche originali del bacino (salinità e temperatura superficiali superiori a quelle atlantiche) e alla separazione geografica dalle popolazioni originarie. L Adriatico, nel frattempo, mantenne connessioni alterne con il Mar Nero e il Mar Caspio. Avvenuta in anni recentissimi, l apertura del Canale di Suez permette che centinaia di specie tropicali, provenienti dal bacino Indo-Pacifico, entrino in Mediterraneo dove, a causa del riscaldamento 28 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

81 globale, trovano condizioni favorevoli. Oggi, il Mediterraneo è un crocevia biogeografico ad alta originalità e la biodiversità italiana ne è ampiamente testimone (vedi Bianchi et al., 24 per una sintesi). Quante sono le specie che abitano i mari italiani? La penisola italiana, con la prosecuzione della Sicilia, attraversa il bacino del Mediterraneo da Nord a Sud, dividendo la porzione occidentale da quella orientale. Questa posizione geografica fa sì che la biodiversità mediterranea sia ben rappresentata nelle acque italiane. Secondo Coll et al. (21) nel Mar Mediterraneo vivono circa 17. specie conosciute. La biodiversità dei mari italiani raggiunge numeri molto simili, ammontando a specie, di cui Protozoi, animali (536 vertebrati), 949 macrofita, microfita e 42 funghi (Relini 28; 21). La lista è in continuo aumento per l arrivo di specie non indigene (soprattutto pesci, molluschi, crostacei, e macroalghe), di solito di acque superficiali, e per la scoperta di specie autoctone nuove per la scienza, di solito poco cospicue e di profondità. L esplorazione dei bacini profondi sta portando alla scoperta di molte specie nuove e i numeri attuali sono senz altro una sottostima della vera biodiversità dei mari italiani. Oceanografia fisica e biodiversità L acqua atlantica entra da Gibilterra con una corrente superficiale che raggiunge la parte orientale del bacino, torna indietro come acqua intermedia levantina ed esce nuovamente da Gibilterra. Questa grande circolazione, da Ovest verso Est in superficie e da Est verso Ovest in profondità, interessa i primi cinquecento metri della colonna d acqua. Le acque profonde del Mediterraneo si formano in superficie, in corrispondenza di motori freddi, che innescano circolazioni verticali da Nord a Sud: il Golfo del Leone, l Alto Adriatico e il Nord Egeo sono le aree più fredde del Mediterraneo e le loro acque dense e ricche di ossigeno scendono in profondità, convogliando verso la superficie le acque profonde povere di ossigeno e ricche di nutrienti. Nel Golfo del Leone si formano le acque profonde del Mediterraneo occidentale, mentre quelle del bacino orientale si formano alternativamente in Nord Adriatico o in Nord Egeo. Le aree dei motori freddi del Mediterraneo ospitano specie endemiche ad affinità fredda, molto sensibili al riscaldamento globale. Il mancato funzionamento di uno di questi motori freddi (quello del Nord Adriatico) ha innescato il cosiddetto Eastern Mediterranean Transient, e la formazione delle acque profonde del bacino orientale è avvenuta nel Nord Egeo. In uno scenario di riscaldamento globale, il malfunzionamento dei motori freddi del Mediterraneo potrebbe portare a crisi anossiche nella parte più profonda del bacino, con gravi ripercussioni sulla biodiversità del Mediterraneo (Boero et al., 28). Liste di specie La lista delle specie mediterranee è in continuo aumento perché i nuovi ritrovamenti si sommano a quelli precedenti. Se è molto facile aggiungere specie alla lista, è molto più difficile rimuoverne, tanto che non esistono casi documentati di estinzione in Mediterraneo. I nuovi arrivati ad affinità calda gonfiano le liste, mentre è più elusiva la regressione delle specie ad affinità fredda, esemplificata dalle morie causate dall approfondarsi della stratificazione estiva delle acque. Le liste di specie a rischio non dovrebbero essere influenzate, come avviene attualmente, da eccessiva importanza attribuita a specie cospicue e/o carismatiche. La cronogeonemia potrebbe risolvere questo problema: essa si basa sulla letteratura tassonomica (Bologna, 24) e valuta la scansione temporale dei ritrovamenti delle specie. L assenza di ritrovamenti per tempi molto lunghi giustifica l ipotesi di estinzione, da valutare attraverso ricerche nell area di distribuzione del 29

82 passato. In assenza di ritrovamenti per un periodo sufficientemente lungo è ragionevole che una specie sia considerabile a rischio. Queste pratiche porterebbero a una ben diversa valutazione della biodiversità specifica del Mediterraneo rispetto a quella corrente e rappresentano la nuova sfida per lo studio della diversità della vita. Gli habitat La Direttiva Habitat identifica proprio gli habitat come bersaglio di azioni di gestione e protezione della biodiversità a livello europeo. La definizione delle tipologie di habitat marini del Mediterraneo, però, è viziata da idiosincrasie legate alle specializzazioni dei compilatori. Alcune sono troppo generiche (es. quella della stessa Direttiva Habitat), altre sono troppo dettagliate (es. quella del RAC-SPA) per essere utilizzate sia dai gestori della biodiversità sia dagli stessi ecologi (Fraschetti et al., 211). La scelta degli habitat, nonostante questi problemi, è la più razionale per la gestione della biodiversità perché, se ben attuata, permetterà di gestire e proteggere anche le specie che ancora non conosciamo, attraverso la gestione e protezione dei loro habitat. A questo scopo, gli habitat marini devono essere mappati con lo stesso dettaglio con cui sono stati mappati gli habitat terrestri. La definizione degli habitat marini considera esclusivamente il fondo del mare e non fa riferimento alla colonna d acqua, ma gli habitat pelagici sono tutt altro che omogenei. I fronti, i gyres, gli eddies e le correnti più stabili ospitano comunità di specie distribuite dai regimi correntizi, collegando gli habitat bentonici attraverso la dinamica dei cicli biologici (mobilità di larve, giovanili, adulti, e propaguli asessuali). Biodiversità e funzionamento degli ecosistemi La conoscenza della biodiversità marina permette di interpretare e comprendere il funzionamento degli ecosistemi. Il legame tra biodiversità e funzionamento degli ecosistemi non è chiaro. La maggior parte della biodiversità è costituita da specie poco cospicue e rare, apparentemente di scarso rilievo nel determinare il funzionamento degli ecosistemi che, di solito, si reggono su poche specie strutturalmente e funzionalmente importanti. Le specie importanti, però, non sono sempre le stesse. La biodiversità dell Adriatico, ad esempio, negli ultimi trent anni ha attraversato una serie di fasi che hanno modificato anche il funzionamento degli ecosistemi. Durante i primi anni ottanta (figura 2.63, a) una fase dominata dai pesci ha lasciato il passo a una fase caratterizzata dalla prevalenza di meduse (soprattutto Pelagia noctiluca) (figura 2.63, b), seguita poi dai bloom di dinoflagellati (maree rosse dei secondi anni ottanta) (figura 2.63, c) e dai batteri (mucillagini degli anni novanta) (figura 2.63, d) fino a un periodo, che perdura tuttora, di alternanza rapida del dominio di queste componenti e una diminuita pescosità sia bentonica sia pelagica (figura 2.63, f). Episodicamente, i bloom di taliacei mitigano la proliferazione microbica (figura 2.63, e). Questi periodi sono stati studiati in isolamento e non si è tenuto conto della storia del sistema per comprenderne la dinamica. È molto probabile che l impatto della pesca industriale con mezzi potentissimi sia stato cruciale nel determinare questa serie di cambiamenti di fase, esacerbando l impatto di altre attività antropiche e del riscaldamento globale. 21 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

83 Figura La storia dell Adriatico dagli anni ottanta a oggi (vedi testo per la spiegazione) (disegni di Alberto Gennari, grafica di Fabio Tresca). Tendenze La storia non si ferma e il Mediterraneo sta subendo importanti cambiamenti. Gli aspetti più importanti sono: Malfunzionamento dei motori freddi Il Nord Adriatico ha già interrotto il rifornimento di acque profonde al Mediterraneo orientale, essendo sostituito dal Nord Egeo. Lo scenario peggiore, in un periodo di riscaldamento globale, prevede un interruzione del funzionamento dei motori freddi, con diffuse anossie nella parte più profonda del bacino. Tropicalizzazione e meridionalizzazione L arrivo di centinaia di specie tropicali e l espansione verso nord delle specie meridionali stanno cambiando la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi. Regressione di specie ad affinità fredda Le specie endemiche delle aree dei motori freddi sono a rischio di estinzione. Meno pesci più meduse La rimozione dei pesci lascia spazio alle proliferazioni di meduse (cfr. box Da un mare di pesci a un mare di meduse ). Alterazione degli habitat La pressione antropica sta alterando gli habitat costieri e anche quelli profondi. 211

84 Ricerche future L Italia dispone ancora delle risorse umane per studiare la propria biodiversità marina a livello di specie e di habitat. Per ottenere risultati che permettano di proteggere e gestire questo patrimonio, però, è necessaria una strategia nazionale. Bibliografia - Bianchi C.N., Boero F., Fraschetti S., Morri C. (24) - The wildlife of the Mediterranean. In: Minelli A., Chemini G., Argano R., Ruffo S. (eds), Wildlife in Italy. Touring Editore, Milano e Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio: Boero F., Féral J.P., Azzurro E., Cardin V., Riedel B., Despalatovi M., Munda I., Moschella P., Zaouali J., Fonda Umani S., Theocharis A., Wiltshire K., Briand F. (28) - I - EXECUTIVE SUMMARY OF CIESM WORKSHOP 35 Climate warming and related changes in Mediterranean marine biota. CIESM Workshop Monographs, 35: Bologna M.A. (24) - Rarity and extinction of species. In: Minelli A., Chemini G., Argano R., Ruffo S. (eds), Wildlife in Italy. Touring Editore, Milano e Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio: Coll M., Piroddi C., Steenbeek J., Kaschner K., Ben Rais Lasram F. (21) - The Biodiversity of the Mediterranean Sea: Estimates, Patterns, and Threats. PLoS ONE 5(8): e Fraschetti S., Guarnieri G., Bevilacqua S., Terlizzi A., Claudet J., Russo G.F., Boero F. (211) - Conservation of mediterranean habitats and biodiversity countdowns: what information do we really need? Aquatic Conservation, Marine and freshwater Ecosystems, 21: Relini G. (ed.) (28) - Checklist della Flora e della Fauna dei mari italiani (I parte). Biol. Mar. Mediterr., 15 (Suppl. 1): 385 pp. - Relini G. (ed.) (21) - Checklist della Flora e della Fauna dei mari italiani (II parte). Biol. Mar. Mediterr., 17 (Suppl. 1): Biodiversità e pesca Relini G., Orsi Relini L., Lanteri L., Franco A. La biodiversità, cioè la varietà di forme, organizzazione, funzioni sotto cui si manifesta la vita, dai geni alle popolazioni, dalle specie agli ecosistemi, interagisce fortemente con la pesca nei due sensi: influisce sulla pesca ed è condizionata dalla attività alieutica. La varietà di organismi e di habitat consente di sfruttare un ampia gamma di risorse e ha spinto l uomo a inventare, in particolare in Mediterraneo, i più diversi attrezzi e sistemi di pesca, fin dal paleolitico. Questa diversità nei metodi di pesca costituisce la base di tradizioni e culture, talora anche molto antiche e localizzate, che purtroppo stanno scomparendo sotto l incalzare della globalizzazione e della politica della pesca europea, che non considera le risorse di modesta entità e distribuzione. Per avere un idea del numero di specie e dei grandi gruppi sistematici di interesse per la pesca in Italia, si può fare riferimento ai due volumi della FAO che contengono le schede per l identificazione delle specie oggetto di pesca in Mediterraneo e Mar Nero (Fisher et al., 1987). Le schede riguardano 15 grandi categorie sistematiche e 96 specie (tabella 2.23), delle quali 86 si trovano nei mari italiani e 521 sono considerate eduli (64,64%). Alcune specie vengono pescate per altri usi, per esempio le spugne, il corallo rosso, paguri e oloturie, questi ultimi utilizzati come esca. Le specie presenti nella checklist della flora e della fauna dei mari d Italia (Relini, 28; 21), appartenenti ai 15 gruppi sistematici considerati nel manuale FAO sopra ricordato, sono ben 4.657, di cui 86 sono quelle pescate e 521, come già detto, sono considerate eduli: quindi solo l 11,18% delle specie italiane è ritenuto edule. La più alta percentuale di specie considerate eduli è raggiunta dagli elasmobranchi (9%), tuttavia si tratta di un gruppo che presenta anche specie rare, specie che non vengono portate al mercato, con differenze da marineria a marineria. Dal fegato di alcuni squali viene estratto l olio, sia a scopo terapeutico sia di lubrificante, e la pelle 212 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

85 essiccata (zigrino) viene utilizzata come carta vetro molto fine. Nei pesci ossei il 39% è considerato edule; ciò non significa che tutte queste specie vengano normalmente consumate, o perché di difficile reperimento o perché il giudizio di commestibilità, e quindi il valore, varia da regione a regione. Ad esempio il pesce forca Peristedion cataphractum è normalmente mangiato in Sicilia mentre è rigettato in mare in Liguria, la castagnola (Chromis chromis) per la quale in Meridione esiste anche una pesca mirata con nasse, in Liguria non viene portata al mercato. Le mennole e gli zerri (genere Spicara) sono apprezzati nel Ponente ligure mentre lo sono poco a Genova e nel Levante. Tabella 2.23 Numero di specie nei principali gruppi sistematici di interesse per la pesca. Specie Categorie sistematiche Specie della checklist della fauna e flora dei mari italiani di interesse alieutico sec. FAO (1987) presenti nei mari italiani Specie eduli % Agnatha , Algae (macrophyta) ,2 Ascidiacea ,3 Cephalopoda ,9 Cirripedia Chondrichthyes ,3 Cnidaria ,2 Crustacea Decapoda ,1 Echinodermata ,5 Mollusca Bivalvia ,5 Mollusca Gastropoda ,5 Osteichthyes ,2 Phanerogamae Porifera Stomatopoda ,5 Totale specie Molte specie potrebbero essere utilizzate per l alimentazione umana e sono rigettate in mare con un notevole spreco di proteine. Ad esempio, i macruridi (pesci topo), per i quali in Atlantico esiste una pesca profonda mirata, da noi vengono ributtati in mare. In altri casi, norme errate non consentono l utilizzo del pesce, come nel caso del pesce luna (Mola mola) (cfr. box). Il numero di specie più importanti per la pesca in termini quantitativi e valore commerciale, cioè quelle elencate nel regolamento comunitario sulla raccolta dati per la pesca nei tre gruppi G1, G2 e G3, ammonta a oltre 12. In realtà nel 1 gruppo sono elencati una cinquantina di Selaci, la maggior parte dei quali non ha valore commerciale, ma prevalentemente naturalistico e conservazionistico. Il gruppo G1 comprende 9 Osteitti, 4 Crostacei Decapodi, 49 Selaci più Squali (non meglio definiti) più Istioforidi (in Italia viene considerata una sola specie). Il gruppo G2 comprende 19 Osteitti, 2 Crostacei, 7 Cefalopodi più Mugilidae (in Italia non vengono considerati), più Veneridae (in Italia una sola specie viene considerata nella raccolta dati per la CE). Il gruppo G3 comprende 21 Osteitti, 2 Crostacei Decapodi, 1 Mollusco Bivalve (Pecten jacobaeus). Occorre ricordare che l allocazione nei tre gruppi viene fatta in base all importanza delle specie e al 213

86 dettaglio e frequenza di raccolta delle informazioni da acquisire nella raccolta dati sulla pesca. L impatto della pesca sulla diversità biologica può avere molteplici aspetti: anzitutto gli effetti della sovrapesca, con diminuzione quali-quantitativa delle specie, modifica delle strutture di popolazione, riduzione dei riproduttori, diminuzione della diversità genetica ecc.; l impatto fisico sugli ecosistemi con modificazioni del substrato e di biocenosi preziose e qualche volta praticamente non recuperabili; l eccessivo apporto di nutrienti attraverso il rimescolamento del fondo e il rigetto dello scarto; la possibile diffusione di malattie e di specie aliene, come è avvenuto per l alga Caulerpa taxifolia. Questi effetti possono essere particolarmente pesanti nei mari italiani e più in generale nel Mediterraneo, dove, accanto all alta biodiversità (Coll et al., 21) che ha generato molteplici liste di specie e habitat protetti, permangono talora pratiche di pesca illegali e altamente distruttive, come la pesca del dattero che comporta la demolizione della roccia, l uso di esplosivi, la pesca a strascico sulle praterie di fanerogame. Se è possibile considerare queste pratiche in via di esaurimento, con la crescita dell educazione e della sensibilità ambientale, occorre ricordare che molte attività di pesca non sono monospecifiche e selettive, nel senso che, oltre alle specie bersaglio, altre specie vengono catturate e rigettate in mare irrimediabilmente danneggiate; tra queste vi possono essere anche specie protette. Riguardo alle specie bersaglio della pesca, una forte e prolungata pressione di pesca influisce sul potenziale riproduttivo delle popolazioni pescate, portandolo a livelli critici, talora molto vicini al collasso; essa, infatti, elimina per primi i riproduttori più grandi che sono quelli con più alta fecondità. Con l eliminazione dei predatori di vertice, rende più semplici le reti trofiche e il flusso di energia nell ecosistema; con la riduzione della diversità genetica genera una minore resilienza e minore stabilità nell ecosistema, una ridotta capacità di adattamento ai cambiamenti naturali dell ambiente, a quelli climatici in particolare. La gravità del fenomeno talora non è pienamente compresa, come rimane scarsamente nota la dimensione dell impatto della pesca sulla biodiversità, in particolare quella genetica, dato che questo tipo di studi riguarda per ora poche specie. Per mancanza di dati c è il rischio che seri danni possano passare inosservati. L attuale situazione, nella quale un gran numero di specie è sovrasfruttato, indica chiaramente che l attuale tasso di prelievo non è sostenibile per molti stock. È quindi urgente l applicazione delle norme per una pesca sostenibile, rispettosa dell ambiente, norme in gran parte indicate nel Codice di Condotta per una Pesca Responsabile della FAO. Esiste ormai un generale consenso (Tudela, 2; RAC/SPA, 23) sul positivo ruolo che possono avere le aree marine protette, non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche delle risorse da pesca, soprattutto di quelle costiere. In tale contesto sono importanti anche le zone di tutela biologica, dove avviene una chiusura spazio/temporale della pesca, e la costruzione di habitat artificiali (barriere artificiali) che hanno la duplice funzione di protezione e ripopolamento. Con il progredire delle conoscenze si è sempre più convinti che il mantenimento delle risorse di pesca e delle attività per la loro cattura debba essere legato a un approccio precauzionale ed ecosistemico (Boero, 29) e quindi alla conservazione della biodiversità. La politica della pesca e quella della conservazione della biodiversità devono procedere di pari passo. Anche la pesca deve essere gestita in modo tale da contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità, come previsto dalla Comunicazione della Commissione della CE (CEE, 26). In tal senso si muove il reg. (CE) 1967/26 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse da pesca nel Mar Mediterraneo, nel quale, tra l altro, sono indicati gli habitat sensibili da proteggere. 214 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

87 Bibliografia - Boero F. (29) - Recent innovations in marine biology. Marine Ecology, 3 (suppl. 1): Cattaneo-Vietti R., Bava S. (Eds.) (29) - La tonnarella e la pesca tradizionale a Camogli. Microart s, Recco (Genoa): 143 pp. - CEE (26) - Communication from the Commission. Halting the loss of biodiversity by 21 - and beyond. Sustaining ecosystem services for human well-being. SEC 67, 621. Brussels: Coll M., Piroddi C., Steenbeek J., Kaschner K., Ben Rais Lasram F., et al. (21) - The Biodiversity of the Mediterranean Sea: Estimates, Patterns, and Threats. PLoS ONE 5(8): e Fischer W., Bauchot M.L., Et Schneider M. (eds) (1987) - Fiches FAO d identification des espèces pour le besoins de la pêche (Révision 1). Méditerranée et mer Noire. Zone de pêche Végétaux et Invertebres. 2. Vertébres. Publication préparée par la FAO (Project GCP/INT/422/EEC), Roma: 153 pp. - Orsi Relini L., Garibaldi F., Lanteri L., Relini M., (21 a) - Medusivorous fishes of the Ligurian sea 1. Chub mackerels and other pelagic fish species sometimes have the medusa Pelagia noctiluca. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 39: 612 pp. - Orsi Relini L., Lanteri L., Garibaldi F., (21 b) - Medusivorous fishes of the Mediterranean. A coastal safety system against jellyfish blooms. Biol. Mar. Mediterr. 17 (1): Orsi Relini L., Palandri G., Relini M., (21 c) - Medusivorous fishes of the Ligurian sea 3. The young giant, Mola mola at the Camogli tuna trap. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 39: 613 pp. - RAC/SPA - Regional Activity Centre for Specially Protected Areas (23) - Effects of fishing practices on the Mediterranean sea: Impact on marine sensitive habitats and species, technical solution and recommendations. Project for the Preparation of a Strategic Action Plan for the Conservation of Biological Diversity in the Mediterranean Region (SAP BIO): 116 pp. - Relini M. (21) - Changes in a north western Mediterranean fish coastal assemblage on the basis of the catches of the Camogli tuna trap. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 36: 314 pp. - Relini G. (ed.) (28) - Checklist della Flora e della Fauna dei Mari Italiani (1 vol.). Biol. Mar. Mediterr. 15 (Suppl. 1): 385 pp. - Relini G. (ed.) (21) - Checklist della Flora e della Fauna dei Mari Italiani (2 vol.). Biol. Mar. Mediterr. 17 (Suppl. 1): Richardson A.J., Bakun A., Hays G.C., Gibbons M.J., (29) - The jellyfish joyride: causes, consequences and management responses to a more gelatinous future. Trends in Ecology and Evolution, 24 (6): Tudela S. (24) - Ecosystem effects of fishing in the Mediterranean: an analysis of the major threats of fishing gear and practices to biodiversity and marine habitats. FAO, Fisheries Department, Roma: 44 pp. Box 2.16 Tornerà il pesce luna sulla tavola a Portofino? Orsi Relini L. La biodiversità del pescato si può ridurre per motivi diversi, antropici e/o ambientali. In Liguria, incredibilmente, la perdita di una specie pescata per secoli è sopraggiunta per una legge comunitaria: il pesce luna (Mola mola) è stato dichiarato non utilizzabile per l alimentazione umana semplicemente perché, come Tetraodontiforme, potrebbe contenere tetrodotossine. Il pesce luna riunisce caratteristiche da record (il più grande teleosteo vivente con 2,3 t di peso; la più grande fecondità nei vertebrati, con 3 milioni di uova; la crescita più veloce con un incremento in cattività fino a,82 kg al giorno) con una scarsa conoscenza della storia vitale soprattutto in quei Paesi che non lo hanno mai considerato un pesce edule. Un vuoto di conoscenza riguarda la distribuzione nell area atlanto-mediterranea; anche nei mari italiani si alternano aree dove il ritrovamento di un esemplare fa notizia, come l Adriatico, e altre dove i giovani si addensano a centinaia come lo Stretto di Messina e il versante occidentale del promontorio di Portofino, dove le correnti locali provocano accumuli di plancton gelatinoso. In queste aree si è imparato a utilizzarlo, per cui in passato veniva regolarmente elencato tra i pesci eduli dei mari italiani. La conoscenza del pesce da parte dei pescatori liguri deriva dall esistenza di una tonnara a Camogli, un tipo di impianto che nel 16 funzionava in molte repliche da Marsiglia a La Spezia per catturare i tonni durante i loro percorsi costieri. Si tratta di una trappola 215

88 artigianale di piccole dimensioni, se confrontata con le grandi tonnare della Sardegna e della Sicilia, ma è realmente una tonnara perché inventata su misura dei tonni locali, che sono per la maggior parte giovani di 1-4 anni di età. Il termine tonnarella è per gli estranei; chi è nato a Camogli non può che parlare di tonnara. L impianto di età secolare è ancora costruito sul posto, anche se i percorsi dei tonni non sono più costieri, ma secondo rotte situate tra i limiti più esterni della distribuzione delle acciughe e quelli delle aree molto più lontane dove si concentra il krill, Meganyctiphanes norvegica. La tonnarella cattura una quarantina di specie di pesci, dalle boghe alle grandi ricciole, e ha registrato le trasformazioni della comunità ittica costiera negl ultimi 6 anni (Relini, 21), evidenziando un incremento delle specie termofile a spese delle specie di acque temperate, per esempio Scomber colias ha in gran parte sostituito Scomber scombrus. Lo stock del pesce luna è uno di quelli meno cambiato: più di cinquecento individui vide Parona durante una visita alla tonnara nel 1912 e centinaia se ne vedono oggi, non quantizzabili più precisamente perché vengono liberati e quindi entrano ed escono continuamente nella tonnara (Cattaneo-Vietti e Bava, 21). In passato, dopo immediata lavorazione sul luogo di cattura, si portava a terra la sola massa muscolare (figura 2.64), cioè i filetti, circa 3 t per anno, di un prodotto facile, gradevole, adatto tra l altro a preparare, con squisiti crostacei e cefalopodi derivanti da altre pesche locali, una insalata tiepida di mare che veniva servita come antipasto da celebri ristoranti. Mai si sentì il bisogno di una sorta di cuoco del fugu, dato che il filetto si ricavava da pesci molto giovani, di circa 5 kg di peso (cfr. coi dati record sopracitati). Figura Profilo di un giovane pesce luna, con indicazione delle masse muscolari che erano utilizzate per preparare i filetti. 216 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

89 Pensando a un futuro marino gelatinoso (Richardson et al., 29), un tema di moda, è facile riflettere sul fatto che il pesce luna e altre specie di pesci della tonnara di Camogli, tra cui il summenzionato S. colias, possono integrare la loro dieta con meduse (Orsi Relini et al., 21 a,b,c). L incremento di organismi gelatinosi come meduse, idrozoi, ctenofori, potrebbe favorirli; il pesce luna in particolare, il più corazzato nei confronti di organismi urticanti, tanto da poter mangiare anche la Physalia, potrebbe passare dalle centinaia alle migliaia. Se Pauly, oggi il più celebre biologo della pesca, ipotizza che i suoi nipoti potrebbero sentirsi dire mangia le tue meduse (Richardson et al., 29), si potrebbe aggiungere e la tua insalata di pesce luna, dato che anche i nemici naturali di questo pesce, cioè alcuni squali pelagici, come la verdesca, saranno scomparsi. Da un tavola d élite al consumo popolare? Se è vero che questo sarà il futuro che ci attende, perché non recuperare briciole perdute di saggezza popolare nel campo degli organismi marini e della pesca? Perché non pescare di nuovo il pesce luna? Bibliografia - Cattaneo-Vietti R., Bava S. (Eds.) (29) - La tonnarella e la pesca tradizionale a Camogli. Microart s, Recco (Genoa): 143 pp. - Orsi Relini L., Garibaldi F., Lanteri L., Relini M., (21 a) - Medusivorous fishes of the Ligurian sea 1. Chub mackerels and other pelagic fish species sometimes have the medusa Pelagia noctiluca. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 39: 612 pp. - Orsi Relini L., Lanteri L., Garibaldi F., (21 b) - Medusivorous fishes of the Mediterranean. A coastal safety system against jellyfish blooms. Biol. Mar. Mediterr. 17 (1): Orsi Relini L., Palandri G., Relini M., (21 c) - Medusivorous fishes of the Ligurian sea 3. The young giant, Mola mola at the Camogli tuna trap. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 39: 613 pp. - Relini M. (21) - Changes in a north western Mediterranean fish coastal assemblage on the basis of the catches of the Camogli tuna trap. Rapp. Comm. int. Mer Médit., 36: 314 pp. - Richardson A.J., Bakun A., Hays G.C., Gibbons M.J., (29) - The jellyfish joyride: causes, consequences and management responses to a more gelatinous future. Trends in Ecology and Evolution, 24 (6): Gli elasmobranchi Serena F. Gli elasmobranchi hanno una strategia di vita con caratteristiche biologiche e morfologiche che mantengono inalterate da milioni di anni; queste consistono in un lento accrescimento e una lunga vita (anche fino a 6-7 anni e oltre), tardo raggiungimento della maturità sessuale, l accoppiamento tra i due sessi. Si riproducono per oviparità e viviparità, di solito generano un numero ridotto di giovani e non presentano cure parentali (Hoenig e Gruber, 199). Queste caratteristiche sono tipiche di popolazioni con strategia K: in base alla teoria di selezione r/k, gli elasmobranchi, infatti, non rispondono velocemente ai cambiamenti di riduzione della popolazione dovuti a motivi naturali o al prelievo di pesca e difficilmente recuperano la perdita di biomassa (Ricklefs, 1979). I fattori che definiscono i cambiamenti nelle dimensioni di una popolazione sono molteplici, tra i principali la crescita individuale, i tassi di mortalità naturale, la riproduzione e il reclutamento. Si ipotizza per questi pesci una relazione pressoché lineare fra la dimensione dello stock adulto e il reclutamento. Se lo stock ha una deplezione si genera un meccanismo compensatorio che favorisce l aumento della fecondità individuale (Holden, 1977). 217

90 Gli elasmobranchi seguono una logica che li porta a spostarsi dalle aree di accoppiamento (Mating areas) verso le zone dove faranno nascere i piccoli o deporranno le capsule ovigere (Nursery areas), qui le femmine di solito tendono a concentrarsi in gruppo. I giovani accrescendosi cercheranno le aree di alimentazione (Feeding areas) (Serena et al., 21) (figura 2.65). Figura Strategia riproduttiva degli elasmobranchi in relazione ai loro spostamenti vitali. In molte attività di pesca questi pesci costituiscono parte del by-catch: ne consegue la mancanza di statistiche attendibili sia dello sbarcato commerciale, sia dello scartato in mare. Questo comporta difficoltà nella valutazione dello stato di sfruttamento e nella scelta di effettive misure gestionali. Nei primi anni ottanta l Italia intraprese iniziative importanti mirate alla valutazione del settore produttivo in genere e delle risorse ittiche (Cingolani et al., 1986; Relini, 1998). Negli anni novanta questo programma fu implementato dal MEDITS (Bertrand et al., 1997), coinvolgendo altri Paesi comunitari del Mediterraneo, oggi si contano oltre 25 anni di attività. I dati raccolti con questi programmi costituiscono il presupposto essenziale per stimare valori assoluti e/o relativi delle biomasse degli stock ittici, per conoscere la loro distribuzione, la biologia, nonché per definire i reference points e per formulare modelli predittivi per uno sfruttamento sostenibile delle risorse. Le serie storiche di cattura e abbondanza permettono di seguire l evoluzione dello stock, consentendo anche di mettere in relazione lo sfruttamento con i fattori biotici e ambientali (figura 2.66). 218 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

91 7 Indici di biomassa dei Selaci 6 5 kg/km Figura Andamento dell indice di biomassa dei Selaci catturati nella GSA 9, nell ambito del programma MEDITS. I modelli di valutazione di tipo analitico necessitano di parametri che stimano la crescita, i tassi di mortalità, la struttura demografica delle catture, ecc. La scarsità di informazione sugli elasmobranchi ha finora precluso l utilizzo di tali approcci per valutare il loro stato di sfruttamento nei mari italiani. I modelli dinamici di produzione richiedono meno informazione, tuttavia anche in questo caso, i dati di cattura e sforzo e le serie storiche utilizzabili non sono sufficientemente accurati e lunghe. Disponendo però di informazioni sui tassi di sopravivenza e fecondità media, si possono impiegare modelli demografici tipo life tables o matrici di Leslie (Hoenig e Gruber, 199; Simpfendorfer, 1999). La fecondità viene calcolata stimando il numero di uova che una femmina produce durante l anno, mentre per i tassi di sopravivenza è necessario stimare i tassi di mortalità naturale M, per la quale Hoenig (1983) usa equazioni che mettono in relazione la longevità e la mortalità naturale. Non sempre si può calcolare la longevità, perché spesso la lettura diretta dell età su vertebre o spine non è affidabile: in tal caso si utilizza l equazione di Pauly (198) anche per gli elasmobranchi. In Mediterraneo vivono circa 84 specie di condroitti (Serena, 25) che si distribuiscono secondo tre intervalli di profondità fondamentali: mentre Raja clavata e Scyliorhinus canicula sono ben rappresentate su tutto l intervallo batimetrico, Dasyatis pastinaca, Mustelus mustelus, Raja asterias hanno preferenza per la piattaforma continentale, mentre Galeus melastomus, Centrophorus granulosus e Etmopterus spinax preferiscono la scarpata. Alcuni elasmobranchi sono abbondanti in tutto il Mediterraneo (Scyliorhinus canicula, Raja clavata, Torpedo marmorata, Raja asterias), mentre altri sono comuni solo nell area occidentale (Torpedo nobiliana, Rostroraja alba, Oxynotus centrina) o nell area orientale (Squalus acantias, Raja radula, Raja naevus, Raja brachyura); alcune specie sembrano essere confinate in aree ristrette come Hexanchus griseus e Raja miraletus nel Mar Tirreno, M. mustelus in Adriatico; R. brachyura e Raja undulata nel Mare Egeo (figura 2.67). 219

92 Mediterraneo occidentale,8,4,1 9,8,1 16,8 1,6 3,8 5,9 4,5 4,1 1,2 2,3 6,6 7,8 3,, 2,1 32,6,8 4,9 1,5 1,4,1, Mediterraneo orientale 22,7 2,8,3 17,5,1 15,8 1,4 2,3 2,9 2, 1,6,4,7 1,7 2,,5,,3 3,2,,,,,, Squalus acanthias Raja brachyura Galeorhinus galeus Raja clavata Raja circularis Scyliorhinus canicula Raja montagui Raja miraletus Chimaera monstrosa Raja oxyrinchus Centrophorus granulosus Oxynotus centrina Heptranchias perlo Squalus blainvillei Etmopterus spinax Dalatias licha Raja fullonica Torpedo nobiliana Galeus melastomus Raja alba Raja melitensis Hexanchus griseus Centrophorus uyato Raja batis Galeus atlanticus Figura Indice di biomassa dei condroitti demersali del Mediterraneo europeo in relazione alla loro distribuzione (da Serena et al., 25). L attuale abbondanza relativa e assoluta di queste specie non riflette quella originale, perché il prelievo indiscriminato ha prodotto l estinzione locale di alcune specie, come Pristis spp, Squatina spp. anche se è possibile che altri fattori (competizione, cambiamenti climatici, inquinamento) abbiano contribuito alla loro diminuzione. Solo certi elasmobranchi hanno un interesse commerciale, come Mustelus spp., Squalus spp. e alcuni di loro mostrano segni di deplezione dovuti all eccessivo sfruttamento della marineria a strascico che concentra l attività in determinate aree. In genere gli squali catturati da questo tipo di pesca hanno dimensioni modeste e comportamenti opportunistici. Le specie pelagiche includono individui di grossa taglia (mako, verdesche, smerigli, pastinaca viola, ecc.) e costituiscono parte del by-catch della pesca a tonni e pesce spada. L informazione è scarsa e l impatto che la pesca ha su queste specie difficilmente valutabile. Gli elasmobranchi, avendo una bassa resilienza, sono tra i primi a mostrare segni di sofferenza, via via che la pressione di pesca aumenta. Di solito questi pesci si posizionano ai livelli alti delle reti trofiche e una loro diminuzione ha inevitabili conseguenze nei rapporti trofici e sull ecosistema, nonché per gli interessi economici della pesca. L industria della pesca del bivalve capasanta del Nord Carolina fallì in seguito al collasso della risorsa dovuto alla scomparsa degli squali nell area che controllavano i predatori del mollusco (Myers et al., 27; Ferretti et al., 21). Anche in molte 22 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

93 aree del Mediterraneo, soprattutto nella parte più industrializzata, l eccessiva pesca ha prodotto la rarefazione di alcune specie (Ferretti et al., 28). Criticità si hanno anche sullo status della diversità biologica, che per il Mediterraneo l IUCN ha valutato nel 23 producendo una Red List ( solamente tre specie sono considerate protette dalla CITES: lo squalo elefante, lo squalo bianco e la mobula. Da qui la necessità di gestire in maniera responsabile la risorsa e attivare programmi di conservazione della biodiversità. La FAO (1998), nell ambito del Codice di condotta per una pesca responsabile, ha lanciato l I- POA-Sharks stimolando l attivazione di piani nazionali per la conservazione degli squali. Molti Paesi hanno prodotto specifici programmi (FAO, 26), in Mediterraneo l UNEP-MAP (23) ha pubblicato il piano d azione condiviso dalle parti contraenti la Convenzione di Barcellona. Tale piano, aggiornato nel 29 dal RAC/SPA, ha prodotto piani specifici per Libia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro. La Comunità Europea nel 29 ha ufficializzato il suo Piano per contribuire alla conservazione e alla gestione degli squali per un loro sfruttamento sostenibile a lungo termine (CEE 29). L Italia ha scritto le proprie linee guida per iniziare un percorso condiviso tra MiATTM e MiPAAF (Relini et al., 21). Il MiPAAF sta partecipando a varie riunioni internazionali per acquisire gli strumenti necessari a impostare una seria politica di sfruttamento sostenibile di questa risorsa. Gli sforzi che questi due Ministeri stanno facendo trovano logica collocazione nelle richieste del Memorandum of Understanding (MoU) della Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici (Convenzione di Bonn, 1979). Bibliografia e fonti normative - Bertrand J., Gil De Sola L., Papakostantinou C., Relini G., Souplet A. (1997) - An international bottom trawl survey in the Mediterranean: the MEDITS Program. ICES annual science conference. CM 1997/Y:3: 16 pp. - Cingolani N., Coppola S.R., Mortera J. (eds) (1986) - Studio di fattibilità per un sistema di rilevazione campionaria delle statistiche della pesca (PESTAT). Istituto di ricerca sulla pesca marittima (IRPEM) Ancona, FAO, Fischeries Department (FIDI) Roma. - COM (29) 4 del 5/2/29, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio relativa a un piano d azione comunitario per la conservazione e la gestione degli squali. SEC 13, 14, FAO (1998) - The International Plan of Action for Conservation and Management of Sharks. Document FI: CSS/98/3, Consultation on Management of Fishing Capacity. Shark Fisheries and Incidental Catch of Seabirds in Longline Fisheries. Roma. - FAO (26) - Report of the FAO Expert Consultation on the Implementation of the FAO International Plan of Action for the Conservation and Management of Sharks. Fisheries Report, 795, Rome, 6-8 December 25: 24 pp. - Ferretti F., Myers R.A., Serena F., Lotze H.K. (28) - Loss of Large Predatory Sharks from the Mediterranean Sea. Conservation Biology, 22: Ferretti F., Worm B., Britten G.L., Heithaus M.R., Lotze H.K. (21) - Patterns and ecosystem consequences of shark declines in the ocean. Ecology Letters, 13: Hoenig J.M. (1983) - Empirical use of longevity data to estimate mortality rates. Fish. Bull. U.S., 81: Hoenig J.M., Gruber S.H. (199) - Life history patterns in the elasmobranches: implications for fisheries management. In: Pratt H.L. Jr., Gruber S.H., Taniuchi T. (eds), Elasmobranchs as living resources: advances in the biology, ecology, systematics, and the status of fisheries. NOAA Technical Report NMFS, 9: Holden M.J. (1977) - Elasmobranchs. In: Gulland J.A. (ed), Fish population dynamics. John Wiley e Sons, New York: Myers R.A., Baum J.K., Shepherd T., Powers S.P., Peterson C.H. (27) - Cascading effects of the loss of apex predatory sharks from a coastal ocean. Science, 315: Pauly D. (198) - On the interrelationship between natural mortality, growth parameters and mean environmental temperature in 175 fish stocks. J. Cons. Int. Explor. Mer., 39 (3): Relini G. (1998) - Valutazione delle Risorse Demersali. Biol. Mar. Mediterr., 5 (3): Relini G., Serena F., Bottaro M. (21) - Il progetto ELASMOIT. Biol. Mar. Mediterr., 17 (1): Ricklefs R.E. (1979) - Ecology (2nd ed.). Chiron Press, New York: 966 pp. - Serena F. (25) - Field identification guide to the sharks and rays of the Mediterranean and Black Sea. FAO Species Identification Guide for Fisheries Purposes, Roma: 97 pp. 221

94 - Serena F., Baino R., Rey J., Papacostantinou C., Relini G. (25) - Catch composition and abundance of deep-sea elasmobranch based on the MEDITS trawl survey. In: FAO Report on DEEP SEA 23, an International Conference on Governance and Management of Deep-sea Fisheries. FAO Fisheries Report, 772: Serena F., Mancusi C., Barone M. (eds) (21) - Field identification guide to the skates (Rajidae) of the Mediterranean Sea. Guidelines for data collection and analysis. Biol. Mar. Mediterr., 17 (Suppl. 2): 24 pp. - Simpfendorfer C.A. (1999) - Mortality estimates and demographic analysis for the Australian sharpnose shark, Rhizoprionodon taylori, from northern Australia. Fish. Bull., 97: UNEP MAP RAC/SPA (23) - Action Plan for the Conservation of Cartilaginous Fishes (Chondrichthyans) in the Mediterranean Sea. Ed. RAC/SPA, Tunis: 56 pp. Box 2.17 Da un mare di pesci a un mare di meduse Boero F. L andamento della pesca a livello globale indica che gli stock ittici sono in corso di depauperamento. Le specie di grandi dimensioni stanno diminuendo rapidamente e la pesca si concentra su specie di minori dimensioni, fenomeno noto come pesca verso la base delle reti trofiche marine (figura 2.68). A questa diminuzione corrisponde un aumento del macrozooplancton gelatinoso (cnidari, ctenofori, taliacei), forse favorito anche dal riscaldamento globale. Figura A sinistra: da un oceano ricco di grandi pesci si passa a un oceano con pesci più piccoli. A destra: un oceano con pesci più piccoli e grandi popolazioni di macrozooplancton gelatinoso (arte: Alberto Gennari, grafica: Fabio Tresca). La biomassa pelagica totale, se misurata nel suo complesso, potrebbe anche essere invariata, ma la sua composizione è radicalmente cambiata: la biomassa del plancton gelatinoso sostituisce quella dei pesci. Il caso dello ctenoforo alieno Mnemiopsis leidyi (figura 2.69), arrivato in Mar Nero nei primi anni ottanta, fu la prima prova dell impatto del macrozooplancton gelatinoso carnivoro sulle popolazioni di pesci. 222 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

95 Mnemiopsis si nutre dello zooplancton a crostacei di cui si cibano i giovanili dei pesci ed è quindi un loro competitore. Inoltre, nutrendosi anche di uova e larve di pesci, Mnemiopsis esercita una profonda pressione predatoria sulla fauna ittica. L impatto sulla pesca, da solo, potrebbe essere al di sotto dei limiti di tolleranza delle specie target ma, sommato ad altri impatti, potrebbe contribuire al collasso delle popolazioni. L impatto dei predatori gelatinosi è in continuo aumento e deve essere preso in seria considerazione, anche per non attribuire esclusivamente alla pesca eccessiva la colpa del depauperamento delle risorse ittiche. Figura Lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, alieno in Mar Nero e ora giunto anche nelle acque italiane (arte di Alberto Gennari). Figura Il poster della Campagna Occhio alla medusa per l anno 211. Il macrozooplancton gelatinoso in Italia nel Il progetto di scienza dei cittadini Occhio alla Medusa (promosso in Italia da iniziative di singoli ricercatori dell Università del Salento, del CoNISMa e del CNR-ISMAR e dalla rivista Focus) ha supplito alla mancanza di ricerche istituzionali sul plancton gelatinoso e ha permesso, nel periodo , di quantificarne la presenza lungo gli 8.5 chilometri di coste italiane. I risultati delle tre campagne mostrano come le meduse siano state abbondantissime nei tre anni considerati e che la loro diversità sia molto alta. La distribuzione delle specie, inoltre, non è risultata uniforme. Questa iniziativa, che ha ricevuto un intensissima copertura mediatica, ha portato anche alla segnalazione di specie nuove per la fauna mediterranea (lo scifozoo Catostylus tagi, di provenienza atlantica) e per la fauna italiana (lo scifozoo Phyllorhiza punctata, entrata nel bacino orientale dal canale di Suez e arrivata fino alle nostre coste). 223

96 Inoltre è stata trovata nuovamente la specie di medusa più grande del mediterraneo, lo scifozoo Drymonema dalmatinum, non riportato nei nostri mari da decenni. Il poster dell edizione 211 della campagna Occhio alla medusa (figura 2.7) mostra le principali specie di macrozooplancton gelatinoso attualmente presenti in Mediterraneo, inclusi i nuovi arrivati. Dalle meduse ai mangiameduse L abbondanza di macrozooplancton gelatinoso sembra rappresentare un opportunità di crescita per specie che lo utilizzano come risorsa trofica, come le grandi tartarughe marine, i pesci luna, i mangiameduse e anche gli sgombri e persino i tonni. Il passaggio dai pesci alle meduse, quindi, potrebbe essere seguìto da un successivo ridimensionamento delle popolazioni di plancton gelatinoso a causa dell incremento dei loro predatori. La situazione che vede un mare di pesci diventare un mare di meduse potrebbe portarci a un mare di mangiameduse (figura 2.71) come ad esempio le grandi tartarughe marine o i pesci luna. La previsione del futuro è molto incerta in discipline come l ecologia, governate da dinamiche non lineari di molte variabili che interagiscono in contemporanea, ben difficilmente modellizzabili con le pratiche sviluppate per sistemi lineari a poche variabili. L approccio ecosistemico alla biologia della pesca, in questo contesto, appare oltremodo necessario ed è evidente che le meduse dovranno entrare nelle variabili da considerare. Figura A sinistra: dai pesci grandi ai pesci piccoli (ieri). Al centro: dai pesci piccoli alle meduse (oggi). A sinistra: dalle meduse ai mangiameduse (domani) (arte di Alberto Gennari, grafica di Fabio Tresca). 224 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

97 Box 2.18 Le specie aliene e la pesca nei mari italiani Andaloro F. Le specie aliene: una minaccia alla biodiversità Le specie aliene rappresentano oggi una delle più insidiose minacce alla biodiversità in quasi tutti gli ambienti terrestri e marini del pianeta con conseguenze sull economia, sulla salute e sulla cultura dei Paesi colpiti. Secondo la Strategia Europea per la Biodiversità (UE 211) il 22% delle specie indigene europee sono minacciate da specie aliene. La necessità di prevenire e contrastare il diffondersi delle specie aliene, già enfatizzato nella Convenzione sulla Diversità Biologica (UN 1992), è diventata un bersaglio dell ultima conferenza delle Parti Contraenti (Nagoya, 21) ed è stata fatta propria dalla Strategia Europea per la Biodiversità. Raccomandazioni sulle specie aliene in Mediterraneo provengono dalla Convenzione di Barcellona (UNEP/MAP) e recentemente dalla Marine Strategy Framework Directive (28/56/EC). Tra i numerosi impegni internazionali sulle specie aliene, vanno ricordati GIPS (Global Invasive Species Program), ISSG-IUCN (Invasive Species Specialist Group del World Conservation Union), ERNAIS (European Researcher Network on Alien Invasive Species) e DAISIE (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe). Le specie aliene in mare Il mare era stato, in passato, l ambiente meno colpito dalle specie aliene essendo molto limitate le vie di introduzione volontarie e involontarie. Più recentemente la globalizzazione e l aumento del traffico marittimo hanno portato a un aumento delle specie aliene in tutti i mari del pianeta, considerando, inoltre, che queste si insediano più facilmente in ambienti stressati e in presenza di specie indigene sovrasfruttate. Le vie di introduzione delle specie aliene possono essere volontarie e involontarie. In mare le vie volontarie sono rappresentate dall acquacoltura, dall acquariofilia e da altre forme di importazione come quella delle esche vive. Vie involontarie sono le acque di zavorra delle navi e il fouling degli scafi, anche l importazione di animali vivi o morti può essere una via di introduzione involontaria di patogeni alieni. Le specie non indigene in Mediterraneo Il Mediterraneo è oggi uno dei mari del mondo più colpiti dalla invasione biologica, sia in termini di numero di specie (Costello et al., 21) che di velocità d invasione (Zenetos, 21). L elevato numero di specie aliene in Mediterraneo è causato, oltre che dalle introduzioni, anche dalla loro migrazione attraverso lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Suez. La migrazione atlantica - I profondi cambiamenti geomorfologici e climatici del Mediterraneo dal Cambriano a oggi hanno inciso sulla sua biodiversità. In termini zoogeografici le specie autoctone e le specie endemiche, secondo Por e Dimentman (1985), dovrebbero essere cercate tra la fauna messiniana (sopravvissuta alla crisi di salinità), mentre le altre specie sarebbero, invece, pseudo-endemiche penetrate dall Atlantico dopo l apertura del Mediterraneo avvenuta nel Pleistocene. A causa di questa colonizzazione relativamente recente, il Mediterraneo non può essere considerato una regione zoogeografica autonoma e mostra una più alta ricettività alle specie aliene rispetto ad ambienti altamente competitivi e specializzati. 225

98 A causa del basso endemismo nella sua biodiversità, in Mediterraneo è preferibile utilizzare il termine specie non indigena (NIS) piuttosto che aliena. La migrazione lessepsiana - Nel 192, 33 anni dopo l apertura del Canale di Suez realizzato dall architetto Ferdinand de Lesseps, è stato ritrovato a Haifa Atherinomorus lacunosus, la prima specie ittica del Mar Rosso catturata in Mediterraneo. Da allora i ritrovamenti di specie indopacifiche in Mediterraneo orientale sono stati frequenti e il fenomeno è stato definito da Por migrazione lessepsiana. La diga di Assuan nel 1971, modificando la salinità del delta del Nilo, prima ipoalino, ha incrementato l insediamento delle specie lessepsiane. La dimensione del problema - Nonostante il crescente impegno scientifico non si dispone di dati certi sul numero delle NIS in Mediterraneo, ciò è dovuto sia alla difficoltà di validare molti ritrovamenti, sia alla divergenza di opinioni tra gli esperti. Di molte specie si ha un solo ritrovamento, altre sono rare e quelle insediate (che compiono in Mediterraneo il loro ciclo vitale) non superano il 2% delle specie ritrovate. Delle 17. specie marine che costituiscono la biodiversità mediterranea, secondo Coll et al. (21), 6 sono NIS, numero probabilmente sottostimato secondo i dati di RAC/SPA e dell Agenzia europea per l ambiente che ne stimano circa 1.. Secondo ISPRA il 45% delle NIS in Mediterraneo è migrato attraverso Suez, il 9% attraverso Gibilterra, il 16% è stato introdotto dal traffico marittimo, l 8% attraverso l acquacoltura e l acquariofilia e il 22% ha origine diversa o sconosciuta. In Mediterraneo la maggior parte delle NIS ha affinità tropicale o subtropicale ciò porta a correlare il rapido incremento dei ritrovamenti degli ultimi 3 anni anche al cambiamento climatico, definendo un fenomeno di tropicalizzazione del Mediterraneo (Andaloro e Rinaldi, 1998; Bianchi, 27). L impatto delle specie non indigene sulla pesca italiana Le NIS di maggiore interesse per la pesca appartengono ai gruppi dei pesci, dei crostacei e dei molluschi. Su 149 specie di pesci non indigeni segnalati in Mediterraneo solo 45 sono state trovate in acque italiane (27 di origine atlantica, 14 indopacifica e 4 dubbia), ma per 25 specie si è avuta una sola segnalazione. Su 71 specie di crostacei non indigeni segnalati in Mediterraneo 16 sono state trovate in acque italiane (9 sono di origine atlantica e 7 indopacifica), ma solo 5 hanno valore commerciale e per 9 specie si ha una sola segnalazione. Su 163 specie di molluschi non indigeni segnalati in Mediterraneo 35 sono state trovate in acque italiane (1 atlantiche e 25 indopacifiche), ma solamente 1 hanno valore commerciale e 12 sono state trovste una sola volta. L impatto delle specie non indigene sulla pesca può essere diretto, per la loro cattura addizionale o sostitutiva rispetto alle specie indigene, o indiretto, a causa delle modificazioni indotte all habitat, delle interazioni con gli attrezzi da pesca e per la loro eventuale tossicità. La cattura di specie non indigene nei mari italiani è da ritenersi ancora occasionale sebbene alcune specie non sono rare. è infatti ricorrente, soprattutto nei mari meridionali, la cattura di specie lessepsiane, come il pesce flauto (Fistularia commersonii) e il pesce coniglio (Siganus luridus), e di specie atlantiche, come la ricciola fasciata (Seriola fasciata), che in alcuni casi possono anche raggiungere il mercato. Un caso a parte è rappresentato da tre specie introdotte dall acquacoltura: la vongola filippina (Ruditapes philippinarum) che ha essenzialmente sostituito la vongola verace (Ruditapes decussatus) in Alto Adriatico, l ostrica giapponese (Crassostrea gigas) che compete con l ostrica comune (Ostrea edulis) e il gambero giapponese (Marsupenaeus japonicus) che oggi, in alcune aree, rappresenta una cattura frequente. La situazione è molto diversa nel bacino orientale, dove la cattura di specie 226 Sezione prima - Capitolo 2 - Aspetti ecologici

99 indopacifiche ha quasi raggiunto, in termini di biomassa, quella di specie indigene, come in Libano dove le NIS rappresentano il 37% della produzione ittica (Carpentieri et al., 29). Le modifiche degli habitat da parte delle NIS possono avere gravi conseguenze sulla pesca: è questo il caso delle alghe infestanti, Caulerpa racemosa e Caulerpa taxifolia, che provocano in alcune aree seri problemi alla pesca costiera. Queste alghe durante alcuni periodi dell anno riducono le fronde che intasano le reti da posta, e inoltre, alterano le biocenosi bentoniche con conseguenze probabilmente dannose per le specie indigene. La tossicità di alcune specie aliene può avere un impatto sulla pesca. è questo il caso di Ostreopsis ovata e di altre harmful algae e delle caulerpe che contengono la tossina Caulerpenina. La tossicità di queste alghe aliene può portare a una sofferenza degli organismi che se ne alimentano e può rendere non commestibili specie come mitili, ostriche e ricci di mare. Vi sono anche NIS tossiche come i tetraodontiformi che contengono la tetrodotossina, a questo ordine appartengono i pesci palla e i pesci lepre. I pesci palla trovati nei mari italiani sono Diodon hystrix, Chilomycterus reticulatus, Sphoeroides marmoratus e Sphoeroides pachygaster, ma solo questa ultima e stata catturata più volte. A preoccupare di più è il pesce lepre indopacifico Lagocephalus sceleratus, che ha provocato alcuni decessi nel bacino di levante del Mediterraneo, ma non è mai stato segnalato nei mari italiani. La vendita di tetraodontidi è comunque vietata in Italia. I pescatori hanno un ruolo rilevante nella lotta alle bioinvasioni poiché rappresentano la fonte più importante di informazioni ed è grazie a loro che molte specie sono state trovate. L impegno nazionale contro le specie aliene marine In Italia, il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare (MiATTM) ha realizzato dal 2, in convenzione con l ISPRA, la banca dati, la cartografia e la banca dei tessuti delle NIS nei mari italiani; inoltre ha effettuato lo studio delle ballast water in alcuni porti campione. Il MiATTM, nell ambito della Strategia Mediterranea per prevenire il trasferimento degli organismi marini attraverso le ballast water (UNEP/MAP/211), sta realizzando un early warning system per alcuni porti selezionati attraverso l analisi del rischio. Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali ha invece realizzato, con l assistenza tecnica di ISPRA, il registro delle specie esotiche in acquacoltura ai sensi del reg. 78/27/UE. Bibliografia - Andaloro F., Rinaldi A. (1998) - Fish biodiversity change in Mediterranean sea as tropicalisation phenomenon indicator. In: Enne G., D angelo M. e Zanolla C. (eds), Prooceding of international seminar: Indicator for assessing desertification in the Mediterranean. Porto Torres: Bianchi C. N. (27) - Biodiversity Issues for the forthcoming tropical Mediterranean Sea. Hydrobiologia, 58 (1): Carpentieri P., Lelli S., Colloca F., Mohanna C., Bartolino V., Moubayed S., Ardizzone G. (29) - Incidence of lessepsian migrants on landings of the artisanal fishery of south Lebanon. Marine Biodiversity Records, 2: e71 - Coll M., Piroddi C., Steenbeek J., Kaschner K., Ben Rais Lasram F., et al. (21) - The Biodiversity of the Mediterranean Sea: Estimates, Patterns, and Threats. PLoS ONE 5(8): e Costello M.J., Coll M., Danovaro R., Halpin P., Ojaveer H. Miloslavich P. (21) - A census of marine biodiversity knowledge, resources and future challenges. PLoS ONE, 5(8): e Por F. D., Dimentman C., (1985) - Continuity of Messinian biota in the Mediterranean basin. In: Stanley D. J., Wezel F. C. (eds), Geological Evolution of the Mediterranean basin. Springer-Verlag, Berlin: Zenetos A. (21) - Trend in alien species in the Mediterranean. An answer to Gail 29 Talking stock: inventory of alien species in Mediterranean Sea. Biological invasion,12:

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