L EVOLUZIONE DEL TERZIARIO
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- Albano Tucci
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1 L EVOLUZIONE DEL TERZIARIO i servizi distributivi e i servizi alle imprese nella bassa bergamasca Settore Istruzione, Formazione, Lavoro e Attività Produttive Servizio Lavoro
2 Indice Presentazione pag Introduzione pag Il quadro socio-economico del territorio e le attività terziarie pag Il contesto provinciale in sintesi Gli aspetti demografici La struttura industriale e terziaria Le strutture di vendita I fabbisogni del mercato del lavoro: assunzioni e formazione Il Sistema Informativo Excelsior I dati dei Centri per l impiego Le infrastrutture: ruolo e problematiche Considerazioni introduttive Lo scenario europeo Lo scenario provinciale alla luce del quadro nazionale e regionale L analisi empirica dei fabbisogni del mercato del lavoro nelle attività terziarie pag Gli strumenti di analisi L indagine Obiettivi e target population Metodologia di indagine I risultati I focus group Studi di caso Caso di studio 1: Padana S.p.A Caso di studio 2: Gru-be.r.g. s.r.l Commenti finali ai casi di studio Conclusioni pag. 80 Bibliografia pag. 81 Allegato 1 pag. 82 Allegato 2 pag. 93
3 Presentazione Di fronte alla continua evoluzione del sistema economico-produttivo e alle trasformazioni radicali del mercato del lavoro, la Provincia di Bergamo, attraverso l Osservatorio provinciale del mercato del lavoro, ha ritenuto opportuno avviare percorsi di ricerca e di studio volti ad osservare, analizzare e monitorare le dinamiche in corso, affinché possano essere implementate azioni di politica attiva del lavoro efficaci, mirate e innovative. L evoluzione del terziario. I servizi distributivi e i servizi alle imprese nella bassa bergamasca rappresenta, in questo quadro, una prima esperienza di ricerca, realizzata con l Università degli Studi di Bergamo, volta a rilevare i movimenti in atto in un settore del sistema produttivo locale che, negli ultimi anni, ha acquisito un peso significativo sia dal punto vista economico che occupazionale. La ricerca, nello specifico, ha inteso rilevare i fabbisogni formativi e occupazionali delle imprese della bassa bergamasca, sia mediante un loro coinvolgimento attivo sia attraverso un confronto con i consulenti del lavoro e le parti sociali. L obiettivo così perseguito è quello di comprendere le trasformazioni in atto per favorire la definizione di misure di politica formativa e del lavoro maggiormente mirate e, di conseguenza, efficaci. Assessore all Istruzione, Formazione e Lavoro Giuliano Capetti 5
4 1. Introduzione Il Decreto Legislativo 469/1997 e la Legge Regionale di attuazione 52/1998 affidano alle Regioni e agli Enti Locali funzioni e compiti in materia di collocamento e politiche attive del lavoro. Obiettivo della riforma è il passaggio da un sistema di gestione del mercato del lavoro di carattere meramente amministrativo alla costruzione di una rete di servizi per il lavoro dove cittadini e imprese possano trovare adeguate risposte ai loro bisogni di informazione, consulenza e orientamento sul lavoro. In particolare spetta alle Amministrazioni Provinciali l'organizzazione e la gestione della Rete territoriale dei servizi per l'impiego, garantendone l'integrazione con le funzioni già esercitate in materia di orientamento, formazione professionale e istruzione. La Provincia di Bergamo, in qualità di ente intermedio che cura gli interessi e promuove lo sviluppo della comunità provinciale (D.lgs. n. 267/2000) e nell ambito del contesto sopraccitato intende svolgere un ruolo di valorizzazione, sviluppo di sinergie e integrazione dei servizi tra le diverse realtà operanti sul territorio. Con deliberazione di Giunta Provinciale n. 429 del , esecutiva ai sensi di legge, è stato costituito il Comitato Scientifico dell Osservatorio Provinciale del mercato del lavoro. Come previsto dal Piano Provinciale per le politiche attive del lavoro, nell ambito delle attività dell Osservatorio Provinciale del mercato del lavoro, vengono studiate ed attivate iniziative di formazione destinate a soddisfare i fabbisogni del territorio. La ricerca qui presentata è stato svolta su incarico dell Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro ed è volta a rilevare e analizzare le dinamiche del mercato del lavoro locale, al fine di progettare e implementare risposte efficaci ai bisogni di formazione, orientamento e accompagnamento al lavoro del territorio. La ricerca è mirata all analisi della situazione economica e occupazionale del settore terziario (in particolare Commercio, Trasporti e Servizi per le Imprese) della provincia di Bergamo al fine di individuare e comprendere i fabbisogni formativi e professionali delle imprese del territorio e predisporre, quindi, interventi mirati di politica formativa e del lavoro. L analisi riguarda la situazione delle imprese che operano nei servizi distribuitivi e nei servizi alle imprese del territorio provinciale, con un approfondimento mirato al territorio della bassa bergamasca (Comuni territorialmente competenti dei Centri per l impiego di Treviglio e di Romano di Lombardia). Per la precisione ricordiamo qui di seguito i Comuni compresi nei due Centri per l impiego in questione e riportiamo la cartina dei Centri per l impiego della provincia di Bergamo, in modo da inquadrare visivamente il territorio considerato. Il Centro per l impiego di Romano di Lombardia comprende: Antegnate - Barbata - Bariano - Calcio - Cividate al Piano - Cortenuova - Covo - Fara Olivana con Sola - Fontanella - Ghisalba - Isso - Martinengo - Morengo - Pumenengo - Romano di Lombardia Torre Pallavicina. Il Centro per l impiego di Treviglio comprende: Arcene - Arzago d'adda - Boltiere - Brignano Gera d'adda - Calvenzano - Canonica d'adda - Caravaggio - Casirate d'adda - Castel Rozzone - Ciserano - Cologno al Serio - Comun Nuovo - Fara Gera d'adda - Fornovo San Giovanni - Lurano - Misano di Gera d'adda - Mozzanica - Osio Sotto - Pagazzano - Pognano - Pontirolo Nuovo - Spirano - Treviglio - Urgnano - Verdellino Verdello. 7
5 Comuni compresi nei Centri per l Impiego di Romano di Lombardia e di Treviglio Le attività terziarie oggetto dello studio sono le seguenti, corrispondenti alle sezioni ATECO2002 indicate tra parentesi: - Commercio al dettaglio, all ingrosso ecc. (Sez. G); - Trasporti, magazzinaggio, e comunicazioni (Sez. I); - Intermediazione monetaria e finanziaria (Sez. J); - Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali (Sez. K). La ricerca riguarda le imprese con più di 15 dipendenti. Lo studio presenta innanzitutto una sintetica analisi socio-economica della provincia di Bergamo con particolare riferimento al settore terziario (paragrafo 2.1) e alcuni cenni ai fabbisogni del mercato del mercato del lavoro. Il quadro socio-economico, delle attività terziarie e delle problematiche delle infrastrutture è poi dettagliato territorialmente con riferimento ai territori della bassa bergamasca (2.2, 2.3, 2.4, 2.). Nel paragrafo 3 e nei relativi sottoparagrafi sono presentati i risultati originali di questo studio. In particolare, i risultati di un indagine sul campo, le considerazioni emerse in due 8
6 focus group mirati al confronto e all individuazione dei fabbisogni formativi e professionali degli ambiti settoriali e territoriali oggetto di indagine e due interessanti studi di caso relativi ad aziende della bassa bergamasca. L indagine ha avuto l obiettivo di fare un quadro della situazione esistente relativamente all occupazione, formazione e innovazione e di comprendere le dinamiche in atto e le prospettive, in termini di criticità e possibilità di sviluppo. Nel paragrafo 4, infine, sono indicate alcune raccomandazioni e considerazioni di sintesi. 9
7 2. Il quadro socio-economico del territorio e le attività terziarie 2.1 Il contesto provinciale in sintesi Circa l 11% della popolazione residente in Lombardia al 1/1/2007 si trova nella provincia di Bergamo ( residenti). Dal punto di vista demografico la provincia ha registrato nell arco del periodo una crescita del 7,3%, che nel contesto lombardo la colloca, insieme a Lodi e Brescia, tra le province a più intenso sviluppo demografico. Il marcato sviluppo industriale dell area orientale della regione, il congestionamento della provincia di Milano (al gennaio 2007 accoglie il 40% dei residenti della Lombardia) e la consistente variazione della popolazione straniera ( stranieri residenti al 1/1/2007 contro i poco più di residenti nel 2001)) hanno contribuito all aumento demografico, che peraltro si accompagna alla dinamica di numerosi altri aspetti economici della provincia. Rispetto ai principali indicatori macroeconomici la provincia di Bergamo ha, infatti, un peso non irrilevante nel contesto regionale. Per il valore aggiunto, nel 2005, la provincia di Bergamo copre il 10,2% del valore aggiunto a prezzi correnti della Lombardia; se si limita l osservazione all industria in senso stretto il peso della provincia diviene ancora più consistente, pari al 12,4%. La nota specializzazione nelle costruzioni (questo settore copre il 7,3% del valore aggiunto a prezzi correnti provinciale contro un dato regionale del 5,9% e nazionale del 6%) fa sì che, per questo settore, il peso nel contesto regionale si aggiri attorno al 15%. Il ruolo di rilievo che nell economia bergamasca assumono i due sopraccitati settori (industria in senso stretto e costruzioni, che insieme costituiscono le attività classificate come industriali e rappresentano il 42,5% del valore aggiunto della provincia; vedasi Grafico 1), nonché le caratteristiche strutturali e di localizzazione geografica fanno sì che in termini relativi si registri una tendenziale situazione di minor sviluppo delle attività terziarie. Con riferimento alla composizione del valore aggiunto per settori (Grafico 2.1.1), i servizi coprono solo il 56,5% del dato provinciale (a livello regionale la compostone del VA registra una quota dei servizi pari al 64,9% del totale e in ambito nazionale addirittura pari al 70,9%). Pur con le caratteristiche di specializzazione segnalate, il sistema economico di Bergamo ha un impatto interessante anche rispetto al contesto nazionale: l incidenza del valore aggiunto provinciale sul totale nazionale nel 2005 è decisamente rilevante (2,08%). Merita, inoltre, di essere segnalato che l economia provinciale ha dimostrato nel recente passato comportamenti economici dinamici. Bergamo, infatti, si è collocata nel 2005 in diciassettesima posizione in graduatoria relativamente al PIL pro-capite, che è stato pari a euro; in questo anno la provincia ha guadagnato 7 posizioni rispetto al 2003 nella graduatoria nazionale. Con riferimento specificamente ai servizi, il valore aggiunto a prezzi costanti è riferito per il 34% al Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni, e per il 4,6% all Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali. Da questo punto di vista il dato appare allineato alla realtà regionale. 10
8 Grafico Quota del valore aggiunto per settore (anno 2005) in provincia di Bergamo, in Lombardia, nel Nord-Ovest e in Italia 80,0 70,0 60,0 56,5 64,9 67,0 70,9 50,0 42,5 40,0 30,0 33,9 31,7 26,9 20,0 10,0 0,0 1,0 1,1 1,3 2,3 Agricoltura Industria Servizi Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-Tagliacarne Bergamo Lombardia Nord-Ovest Italia Dal punto di vista occupazionale, i dati dell indagine sulle forze lavoro relativi alla media annua del 2006 (Tabella e Grafici 2.1.2, e 2.1.4) evidenziano che il tasso di disoccupazione della provincia di Bergamo è tra i più bassi del paese: con un valore pari al 3,0% si colloca infatti in nona posizione nella graduatoria nazionale in ordine crescente). La situazione è particolarmente positiva per il tasso di disoccupazione maschile, che essendo pari a 1,7% occupa il quarto rango in ordine crescente nazionale. Il tasso di disoccupazione femminile pari al 5% segnala un certo squilibrio di genere nel mercato del lavoro locale; tuttavia nel contesto nazionale il tasso di disoccupazione femminile di Bergamo mantiene un rango discreto (ventitreesima posizione). Tabella Tasso di attività, di occupazione e di disoccupazione, per genere (anni 2006, 2005, 2004) Tasso di attività Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Anno 2006 M F Totale M F Totale M F Totale LOMBARDIA 78,7 59,4 69,1 76,4 56,5 66,6 2,9 4,8 3,7 Bergamo 80,5 54,2 67,7 79,1 51,5 65,7 1,7 5,0 3,0 ITALIA 74,6 50,8 62,7 70,5 46,3 58,4 5,4 8,8 6,8 Anno 2005 M F Totale M F Totale M F Totale LOMBARDIA 78,1 58,3 68,3 75,6 55,1 65,5 3,1 5,4 4,1 Bergamo 80,3 54,3 67,7 78,9 51,4 65,5 1,8 5,3 3,2 ITALIA 74,4 50,4 62,4 69,7 45,3 57,5 6,2 10,1 7,7 Anno 2004 M F Totale M F Totale M F Totale LOMBARDIA 77,9 58,5 68,3 75,6 55,1 65,5 2,9 5,6 4,0 Bergamo 78,0 54,7 66,6 75,9 51,9 64,2 2,7 5,0 3,6 ITALIA 74,5 50,6 62,5 69,7 45,2 57,4 6,4 10,5 8,0 Fonte: Istat, Indagine Forze di Lavoro 11
9 Grafico Tassi di attività e di occupazione in provincia di Bergamo, in Lombardia e in Italia (anno 2006) Tasso di attività Tasso di occupazione 0 M F Totale M F Totale Fonte: Istat, Indagine Forze Lavoro Bergamo Lombardia Italia Se osserviamo il tasso di occupazione, i consistenti squilibri di genere appaiono piuttosto evidenti: maschi 79,1 % (rango 4), femmine 51,5% (rango 57). Nel complesso, il tasso di occupazione provinciale pari al 66,7% appare discreto (rango 26), come pure il tasso di attività. Anche con riferimento a questi indicatori però la maschilizzazione del mercato del lavoro bergamasco appare piuttosto evidente. Il tasso di occupazione maschile è nettamente più elevato di quello lombardo ed anche il tasso di attività maschile assume valori più alti del dato regionale. Il tutto a fronte di valori dei corrispondenti tassi femminili sensibilmente inferiori al dato regionale. Grafico Tasso di disoccupazione in provincia di Bergamo, in Lombardia e in Italia (anno 2006) M F Totale Fonte: Istat, Indagine Forze Lavoro Bergamo Lombardia Italia 12
10 Dal punto di vista delle infrastrutture nel complesso la situazione della provincia appare a prima vista relativamente discreta in quanto Bergamo si colloca nella graduatoria generale, in 30-esima posizione, facendo registrare un indice generale (base valore nazionale=100) pari a 106,4 nel 2004 (nel 1991 l indicatore era pari a 101). Se però si considera che il valore medio dell indice lombardo è pari a 123,9 e che a livello provinciale si riscontrano decisamente buone dotazioni nelle categorie aeroporti ed impianti e reti energetico-ambientali - rispetto alle quali Bergamo si piazza rispettivamente in 12-esima e quarta posizione - appare evidente che sugli altri aspetti infrastrutturali esistono criticità e problemi, su cui ci si soffermeràa nel seguito del rapporto e di cui è necessario tenere conto rispetto alla prospettive di sviluppo e programmazione del territorio. Il Grafico evidenzia chiaramente le criticità infrastrutturali della provincia e la sua posizione rispetto alla Lombardia e all Italia. Si nota infatti che gli indicatori delle infrastrutture economiche del 2004 sono tutti a parte quelli degli Aeroporti e degli Impianti e reti energetico-ambientali inferiori ai dati del Nord- Ovest. Grafico Indicatori delle infrastrutture economiche: anno 2004 Fonte: Annuario Statistico Regionale Le linee di dinamicità e di criticità di questo breve profilo provinciale sottolineano alcune problematiche salienti per l economia provinciale e fanno intravedere che si tratta di un territorio che è e sarà soggetto a pressioni di rinnovamento e crescita dei diversi aspetti e che, perciò, richiederà un costante monitoraggio nell intento di creare sinergie dei diversi aspetti socio-economici e delle varie aree del territorio. In particolare, la cruciale interazione tra sviluppo industriale e terziario, il necessario accompagnamento di una situazione demografica che favorisca al meglio l incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché di dotazioni infrastrutturali che garantiscano una adeguata mobilità dei flussi connessi alle attività industriali e terziarie e dei lavoratori e/o 13
11 residenti, sono fattori che richiedono un armonico ed articolato monitoraggio per la competitività del sistema socio-economico bergamasco. In quest ottica, l integrazione tra analisi di approfondimento e studi che esaminano il sistema nel complesso può consentire di guidare una crescita che offra elementi di positività sia per singoli settori e/o territori sia per il sistema nel complesso. Date queste brevi premesse generali sulla connotazione della provincia, focalizziamo l attenzione sugli aspetti che si collegano con gli obiettivi di questo studio, in particolare analizziamo le caratteristiche di base della struttura demografica e del sistema industriale e terziario, con riferimento anche alla situazione territoriale sub-provinciale relativa alla bassa bergamasca (territori dei Centri per l impiego di Romano di Lombardia e Treviglio). 2.2 Gli aspetti demografici Sebbene una approfondita analisi degli aspetti socio-economici non rientri negli obiettivi di questo studio, pare opportuno individuare alcuni elementi socio-economici di base. L analisi della caratterizzazione demografica delle aree oggetto di studio, infatti, consente di connotare la popolazione rispetto alla quale vanno valutati interventi di programmazione e gestione del territorio e rispetto alla quale il sistema economico nelle sue componenti di domanda di lavoro e di offerta di prodotti e servizi si trova ad interagire in modo diretto. Nell analizzare le dinamica rispetto alle diverse realtà territoriali della provincia facciamo riferimento in prima battuta al decennio (Tabella 2.2.1). In questo periodo la popolazione provinciale residente è aumentata del 9,9%, mentre nella bassa bergamasca gli incrementi demografici sono stati notevolmente più accentuati (nell ordine di più del 11% come si osserva dalla Tabella 3). Nell arco di un decennio dunque la pressione demografica della provincia e, in particolare, di queste aree ha subito variazioni abbastanza rilevanti. Al fine di individuare le tendenze più recenti focalizziamo ora l attenzione al sottoperiodo (Tabelle 2.2.2, 2.2.3, e e Grafico 2.2.1). In questo arco temporale la crescita è stata particolarmente marcata nei territori della bassa bergamasca. La crescita demografica ha inciso sulla struttura della popolazione per genere: nel 2002, infatti, la composizione per sesso era perfettamente allineata al dato provinciale; nel 2006, invece, la componente maschile appare prevalente, contrariamente a quello che si registra nel resto della provincia. Un fattore ha inciso sia sull aumento della popolazione sia sulla distribuzione di genere è la consistente presenza di residenti stranieri ( la quota di residenti stranieri è del 9,2% nell area di Romano di Lombardia e del 8% a Treviglio, contro il 6,9% della provincia). La quota di residenti stranieri maschi è notevolmente superiore a quella delle femmine e incide fortemente sulla composizione per genere. Tabella Popolazione residente per area: anni 1996, 2002 e 2006 AREA Resto BG Cpi Romano Cpi Treviglio Provincia BG Fonte: elaborazioni su dati Istat 14
12 Tabella Variazioni percentuali della popolazione residente per area AREA Variazioni % Variazioni % Variazioni % Resto BG 4,4 5,6 9,2 Cpi Romano 5,5 8,1 11,4 Cpi Treviglio 4,5 8,4 12,6 Provincia BG 4,5 6,2 9,9 Fonte: elaborazioni su dati Istat Grafico Variazioni percentuali della popolazione residente per area Provincia BG CPI Treviglio CPI Romano Resto BG Variazione % Fonte: elaborazioni su dati Istat Variazioni % Variazioni % Tabella Popolazione residente per genere 01/01/ /01/2006 AREA Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Resto BG CpiRomano di Lombardia Cpi Treviglio Provincia BG Fonte: elaborazioni su dati Istat 15
13 Tabella Variazione della popolazione residente nel periodo per genere Variazione assoluta Variazione percentuale AREA Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Resto BG ,4 4,9 5,6 Cpi Romano di Lombardia ,9 6,3 8,1 Cpi Treviglio ,0 6,8 8,4 Provincia BG ,2 5,3 6,2 Fonte: elaborazioni su dati Istat Tabella Popolazione residente per genere (composizione percentuale) 01/01/ /01/2006 AREA Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Resto BG 49,0 51,0 100,0 49,3 50,7 100,0 Cpi Romano di Lombardia 49,8 50,2 100,0 50,6 49,4 100,0 Cpi Treviglio 49,6 50,4 100,0 50,3 49,7 100,0 Provincia BG 49,1 50,9 100,0 49,6 50,4 100,0 Fonte: elaborazioni su dati Istat L analisi di alcuni indicatori costruiti su dati demografici ci consentono di comprendere meglio i vincoli demografici rispetto all offerta sul mercato del lavoro, alle esigenze formative e alle attività di servizi necessari al territorio. Osservando l indice di vecchiaia (Tabella 2.2.6), la bassa bergamasca sembra caratterizzata da una minore pressione della popolazione anziana rispetto al dato generale della provincia. Anche l indice di dipendenza (Tabella 2.2.7) esprime una connotazione estremamente positiva di questi territori rispetto al dato complessivo provinciale. La quota di popolazione oltre i 65 anni (Tabella 2.2.8) appare nettamente inferiore a quello dell intera provincia. In sintesi, i diversi indicatori sembrano evidenziare che la bassa bergamasca rappresenti un territorio in cui l offerta di lavoro costituisce una componente rilevante della popolazione, anche se in quest ambito l informazione che emerge dalla dinamica dell indice di ricambio (Tabella 2.2.9) evidenzia un tendenziale invecchiamento delle forze lavoro. Tabella Indice di vecchiaia* AREA 01/01/ /01/ /01/2006 Cpi Romano di Lombardia 81,3 96,5 101,7 Cpi Treviglio 90,8 102,7 107,0 Provincia BG 96,4 108,0 113,3 Fonte: elaborazioni su dati Istat * Nota: l'indice di vecchiaia è dato da: (popolazione oltre 65 anni/popolazione 0-14 anni) *
14 Tabella Indice di dipendenza* AREA 01/01/ /01/ /01/2006 Cpi Romano di Lombardia 39,3 41,1 43,8 Cpi Treviglio 38,1 41,4 44,1 Provincia BG 40,2 44,2 47,2 Fonte: elaborazioni su dati Istat *Nota: l'indice di dipendenza è definito come segue: ( popolazione da 0 a 14 anni + la popolazione oltre 65 anni)/ popolazione residente da 15 anni a 64 anni * 100 Tabella Percentuale di popolazione oltre 65 anni AREA 01/01/ /01/ /01/2006 Cpi Romano di Lombardia 12,1 14,3 16,3 Cpi Treviglio 13,1 14,8 15,8 Provincia BG 14,1 15,9 17,0 Fonte: elaborazioni su dati Istat Tabella Indice di ricambio* AREA 01/01/ /01/ /01/2006 Cpi Romano di Lombardia 75,2 96,5 101,7 Cpi Treviglio 84,6 102,7 107,0 Provincia BG 90,3 119,3 109,6 Fonte: elaborazioni su dati Istat *Nota: L'indice di ricambio è dato da:( popolazione da 60 a 64 anni/popolazione su popolazione da 15 a19 anni) *
15 2.3 La struttura industriale e terziaria Nell arco degli ultimi degli tre censimenti industriali dal 1981 al 2001 gli addetti risultanti dai dati censuari (Tabella 2.3.1) sono aumentati a livello provinciale del 16,7%. Nelle aree dei Centri per l impiego in esame gli addetti sono variati in misura superiore, in particolare del 19,1%. L occupazione delle attività industriali è rimasta pressoché stazionaria (nella provincia però si è registrato addirittura un calo), mentre le attività commerciali e dei servizi alle imprese hanno registrato una crescita superiore a quella del resto della bergamasca. Agli inizi degli anni duemila, quindi, il sistema industriale provinciale e, nello specifico, delle aree di Romano di Lombardia e di Treviglio si presenta come un sistema che ha registrato una buona dinamicità occupazionale e che ha visto lo sviluppo del commercio e dei servizi quali attività di consolidamento economico del territorio e di affiancamento alle attività produttive. Dal punto di vista della struttura produttiva le unità locali del Commercio (sez. G) ammontano, nel 2001, a unità e quelle dei servizi alle imprese (sez. I, J, K) a Nel complesso, quindi, queste unità locali nei territori di Romano di Lombardia e di Treviglio rappresentano il 44,7% delle unità locali presenti su questi territori (l analoga quota nel Cpi di Bergamo è pari al 61, 9%). La quota indicata ovviamente comprende numerose unità di piccola dimensione. L occupazione delle attività terziarie (sez. G, I, J, K) nel complesso copre nel 2001 il 36,8% degli addetti di questi Cpi. Passando alla dinamica più recente e restringendo l attenzione alle unità locali con 15 o più addetti e alle sezioni ATECO 2002 che sono specifico obiettivo di questo studio, ci riferiamo ai dati del Censimento 2001 e li aggiorniamo con i dati ASIA unità locali del (Tabelle 2.3.2, 2.3.3, 2.3.4, e Grafico 2.3.1). Se si considera l ultimo ventennio precedente gli anni duemila ( ) e si considerano solo le unità locali con 15 o più addetti, il sistema industriale bergamasco conferma una crescita di un certo rilievo: +14% in termini addetti alle unità locali. Anche nel caso delle unità locali con almeno 15 addetti si riscontra che il dato complessivo è il risultato di dinamiche occupazionali molto diversificate a seconda delle sezioni ATECO 2002 di attività economica, in particolare come precedentemente osservato della stazionarietà delle attività industriali e del commercio e della vivace dinamica dei servizi in generale e, in particolare, delle attività Immobiliari, noleggio,informatica, ricerca, ecc. (sezione K) e dei Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (sezione I). Più del 18% dei addetti della 1 ASIA (Archivio Statistico delle Imprese Attive) con dati di unità locali è stato prodotto per la prima volta con riferimento all anno L Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA) è iniziato con riferimento al 1996 secondo quanto richiesto dalll Unione europea, con il regolamento n.2186/93 del Consiglio dell UE relativo al coordinamento comunitario dello sviluppo dei registri di imprese utilizzati a fini statistici. L archivio Asia è stato realizzato, e aggiornato annualmente, mediante un complesso processo di integrazione di informazioni desunte da fonti amministrative e da fonti statistiche. Esso consente di costruire statistiche la numerosità delle imprese e l occupazione a livello territoriale molto dettagliato. La costruzione di un «archivio integrato imprese-unità locali» è risultato indispensabile, poiché le singole fonti statistiche non sono in grado di supportare stime di aggregati economici con un dettaglio più fine di quello regionale. Il processo di stima adottato e l operare attraverso integrazione di archivi rende il dato parzialmente comparabile con quello censuario (che tra l altro si riferisce anche ad una diversa periodicità temporale nell arco dell anno). 18
16 provinciali al 2001 si trova nelle aree dei Centri per l impiego di Romano di Lombardia e di Treviglio; il peso di queste aree si conferma e si rafforza: nel 2004 la quota di addetti in questi territori è oltre il 20% del totale provinciale. Tabella Addetti alle unita' locali SEZIONI ATTIVITA Anno Cpi Romano Cpi ATECO 2002 Treviglio Bassa BG Resto BG Totale G - Commercio al dettaglio, all ingrosso ecc I - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni J - Intermediazione monetaria e finanziaria K - Att. Immobiliari, noleggio,informatica, ricerca ecc Attività industriali Costruzioni Altre attività Servizi Totale Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Censimenti industriali, anni vari 19
17 Grafico Addetti alle unita' locali di 15 o più addetti per sezioni Anno 1981 Anno 1991 Anno 2001 Anno G I J K G I J K G I J K G I J K Fonte: elaborazioni su Censimenti industriali e Asia Bassa BG Resto BG Tabella Addetti alle unità locali di 15 o più addetti SEZIONI ATTIVITA ATECO 2002 G - Commercio al dettaglio, all ingrosso ecc. I Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni J - Intermediazione monetaria e finanziaria K - Att. immobiliari, noleggio,informatica, ricerca ecc. Altre divisioni Totale Anno Cpi Romano Cpi Treviglio Bassa BG Resto BG Totale Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Censimenti industriali, anni vari e ASIA unità locali
18 Tabella Addetti alle unita' locali di 15 o più addetti. Composizione percentuale delle sezioni per area SEZIONI Cpi Cpi Bassa Resto ATTIVITA Anno Roma Treviglio BG BG ATECO 2002 no Totale G - Commercio ,64 10,72 12,36 87, al dettaglio, ,17 9,73 10,91 89, all ingrosso ecc ,35 11,56 13,91 86, I Trasporti, ,64 15,98 16,62 83, magazzinaggio ,04 18,35 19,39 80, e comunicazioni ,31 12,42 13,73 86, J ,00 5,70 5,70 94, Intermediazione monetaria e ,82 7,38 9,20 90, finanziaria ,24 8,72 10,96 89, ,69 14,70 16,39 83, ,27 10,13 11,41 88, K - Att. immobiliari, noleggio,informa tica, ricerca ecc ,05 19,79 23,84 76, ,61 16,51 20,12 79, Attività industriali ,19 15,49 19,69 80, ,51 15,87 20,38 79, ,98 6,22 15,20 84, Costruzioni ,41 7,81 11,21 88, ,00 10,83 19,83 80, ,01 13,32 17,33 82, Altre attività Servizi ,01 13,18 17,18 82, ,21 12,38 16,60 83, ,55 15,19 18,74 81, Totale ,70 14,21 17,91 82, ,30 14,50 18,80 81, Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Censimenti industriali, anni vari 21
19 Tabella Numeri indice (base 1981=100) degli addetti alle unità locali di 15 o più addetti SEZIONI ATTIVITA ATECO 2002 G - Commercio al dettaglio, Anno Cpi Romano Cpi Treviglio Bassa BG Resto BG Totale ,9 132,0 128,3 147,8 145, ,8 231,8 241,9 211,2 215,0 all ingrosso ecc ,0 231,4 263,9 235,4 238,9 I - Trasporti, ,6 160,7 163,3 135,3 140,0 magazzinaggio e ,0 177,1 188,2 235,7 227,8 comunicazioni ,6 241,5 242,1 220,5 224,1 J - Intermediazione 1991 n.d. 157,3 196,2 117,0 121,6 monetaria e 2001 n.d. 167,4 210,5 103,3 109,4 finanziaria 2004 n.d. 216,7 270,2 120,8 129,3 K - Att.immobiliari, ,6 161,2 162,7 247,8 233,9 noleggio,informatica, ,4 676,1 730,5 457,5 502,3 ricerca ecc ,3 1012,3 1014,4 466,9 556, ,0 92,1 94,7 98,7 97,9 Altre sezioni ,6 104,5 110,9 111,7 111, ,9 88,2 94,5 85,9 87, ,6 96,6 98,7 104,3 103,3 Totale ,1 118,3 124,3 123,8 123, ,9 110,1 114,8 96,7 104,4 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat; Censimenti industriali, anni vari e ASIA Unità locali, 2004 Tabella Variazioni percentuali degli addetti alle unità locali di 15 o più addetti SEZIONI ATTIVITA ATECO 2002 G - Commercio al dettaglio, Periodo Cpi Romano Cpi Treviglio Bassa BG Resto BG Totale ,9 32,0 28,3 47,8 45, ,2 75,7 88,6 43,0 47,9 all ingrosso ecc ,8-0,2 9,1 11,4 11,1 I - Trasporti, ,6 60,7 63,3 35,3 40,0 magazzinaggio e ,1 10,2 15,3 74,2 62,7 comunicazioni ,9 36,4 28,6-6,4-1,6 J - Intermediazione n.d. 57,3 96,2 17,0 21,6 monetaria e ,8 6,4 7,2-11,8-10,0 finanziaria ,3 29,5 28,4 17,0 18,2 K - Att.immobiliari, ,6 61,2 62,7 147,8 133,9 noleggio,informatica, ,7 319,3 348,9 84,6 114,8 ricerca ecc ,0 49,7 38,9 2,1 10, ,0-7,9-5,3-1,3-2,1 Altre sezioni ,1 13,5 17,1 13,2 13, ,2-15,6-14,8-23,1-21, ,6-3,4-1,3 4,3 3,3 Totale ,4 22,4 25,9 18,7 20, ,1-6,9-7,6-21,9-15,7 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, Censimenti industriali, anni vari e ASIA Unità locali,
20 2.4 Le strutture di vendita Lo sviluppo delle strutture di vendita nella provincia di Bergamo ha subito nell ultimo decennio un notevole sviluppo e riassetto dimensionale e territoriale, che ha riguardato anche in modo piuttosto marcato le aree dei Centri per l impiego di Romano di Lombardia e Treviglio. I dati 2 diffusi dall Osservatorio regionale del Commercio sono stati rielaborati al fine di evidenziare la situazione specifica dei territori oggetto di studio. Come emerge dalla Tabella 2.4.1, le grandi strutture di vendita (GDO) hanno accumulato dal 30/6/2003 al 30/6/2006 una crescita generalizzata delle superfici di vendita che ha coinvolto sia gli alimentari che i non alimentari e che si è realizzata su tutto il territorio provinciale. Dal punto di vista della numerosità delle strutture, l incremento numerico è stato a favore dei centri commerciali; in particolare sull incremento di 3 centri commerciali in provincia, uno è localizzato nell area di Romano di Lombardia. La quota di superficie coperta dalle grandi strutture di vendita sul dato provinciale è decisamente significativa. Nel complesso, infatti, la bassa bergamasca (Grafico 2.4.1) copre più di un quarto della superficie provinciale (la situazione è analoga per le strutture alimentari e non alimentari). Il dato, in particolare, risente del Centro Commerciale di Cortenuova e di quello di Romano di Lombardia (vedi allegato 2). Tabella GDO - Grandi strutture: centri commerciali (CC), numeri e superfici Superficie Superficie Anno Area CC N non alimentare alimentare Superficie totale 30/06/2003 Cpi Treviglio Cpi Romano Resto BG Provincia BG /06/2006 Cpi Treviglio Cpi Romano Resto BG Provincia BG Variazione Cpi Treviglio Cpi Romano Resto BG Provincia BG Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Regionale del Commercio 2 Osservatorio Regionale del Commercio: Sistema Informativo Commercio - Atto ricognitivo della rilevazione dei punti di vendita effettuata con i Comuni - Sezione riguardante il commercio al dettaglio in sede fissa autorizzato al 30 giugno 2006 ( D.D.U.O. - Decreto Dirigenziale Unità Organizzativa n 2334 del , pubblicato sul BURL del supplemento straordinario. 23
21 Grafico Distribuzione percentuale (sul totale provincia) della Superficie delle Grandi Strutture (30/6/2006) Sup totale Sup non alim Sup alim Percentuale superficie CPI Treviglio CPI Romano Le medie strutture di vendita sono incrementate nell arco di circa tre anni (dal 2003 al 2006) in misura sensibile sebbene in misura minore del dato provinciale (+ 9,2% contro il 12,2% provinciale; vedasi Tabella per le dimensioni di superficie). Al 2006 la superficie delle medie strutture di vendita presenti nell area di Romano di Lombardia e di Treviglio si aggira anch essa attorno ad una quota della superficie provinciale pari ad un quarto (Grafico 2.4.2). La diffusione delle medie strutture è rilevante soprattutto nell area di Treviglio, che è meno presidiata dai centri commerciali. Tabella MDO -_Medie Strutture: superfici Superficie Anno Area alimentare Superficie non alimentare Superficie totale 30/06/2003 Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG /06/2006 Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG Variazione Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Regionale del Commercio 24
22 Grafico Distribuzione percentuale (sul totale provincia) della superficie delle Medie Strutture (30/6/2006) Sup totale Sup non alim Sup alim Percentuale Superficie CPI Treviglio CPI Romano La crescita delle strutture di vendita medio grandi ha penalizzato in misura notevole gli esercizi di vicinato. In queste realtà, infatti, la polverizzazione della distribuzione commerciale ha subito una contrazione pari a -41 esercizi di vicinato (Tabella 2.4.3), ovvero una riduzione di circa l 11%. Se si considera che nel resto della provincia gli esercizi di vicinato hanno nello stesso periodo registrato una crescita, il cambiamento strutturale di queste aree territoriali è evidente. La quota di superficie commerciale di questa tipologia di esercizi (nell ordine del 13% circa a seconda della tipologia di superficie; Grafico 2.4.3) conferma la debolezza del sistema distributivo locale su questo fronte e la sua attuale caratterizzazione verso una forte concentrazione su unità medio grandi. Gli anni osservati hanno dato un forte impulso per un settore commerciale modernamente organizzato, quindi con potenziale domanda di figure professionali tipiche del commercio. Il successo economico di un sistema distributivo così organizzato comporta anche capacità di attrazione della clientela su larga scala; resta pertanto da valutare l effettiva capacità di questa nuova caratterizzazione delle struttura commerciale dell area di consolidarsi ed accrescere il suo impatto sia in termini di offerte di lavoro sia di impulso economico e sociale della zona. 25
23 Tabella Esercizi vicinato: numeri e superfici Anno Area N alim. N non alim. N merceologia mista Superfici e alimentar e Sup. non alim. Superficie merceologia mista 30/06/2003 Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG /06/2006 Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG Variazione Cpi Romano Cpi Treviglio Resto BG Provincia BG Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio del Commercio Grafico Distribuzione percentuale (sul totale provincia) della superficie degli esercizi di vicinato (30/6/2006) Sup totale Sup mista Sup non alim Sup alim Percentuale superficie CPI Treviglio CPI Romano 26
24 2.5 I fabbisogni del mercato del lavoro: assunzioni e formazione Il Sistema Informativo Excelsior L indagine Excelsior come è noto raccoglie in tutte le province e regioni italiane le indicazioni delle imprese sulle entrate ed uscite di dipendenti previste dalle imprese del settore privato ed extra-agricolo (imprese con almeno 1 dipendente). Rileva, inoltre, i titoli di studio e vari aspetti relativi alla formazione ed esperienza lavorativa. L indagine Excelsior stima per il 2007 in provincia di Bergamo assunzioni, dimissioni o uscite relativamente al lavoro dipendente con un saldo positivo di unità. Il saldo tra assunzioni ed uscite, pur essendo sempre positivo, risulta leggermente minore del dato medio degli ultimi tre anni (2.220). Il dato numerico delle assunzioni va tuttavia ritenuto una stima approssimata 3 e anche parziale in quanto il campo di osservazione dell indagine è limitato al settore privato ed extra agricolo. Le stime, inoltre, non consentono di avere informazioni rispetto al dettaglio territoriale sub-provinciale. Le tendenze e le cifre stimate sono comunque utili per valutare le situazioni provinciali comparativamente alla situazione nazionale e regionale. Ci sembra perciò opportuno richiamare brevemente alcuni dati relativi alla provincia di Bergamo, soprattutto per gli aspetti che più riguardano le tematiche che sono in seguito approfondite con lo studio sul campo. Poco più di un quarto delle imprese prevede di assumere nel 2007, si tratta di una quota leggermente superiore al dato regionale (24,0) e di poco inferiore alla media nazionale (26,5). Rispetto all indagine relativa al 2006, la quota delle imprese orientate ad assumere è in crescita (nel 2006 era il 20,1%). È opportuno tuttavia osservare che la motivazione di gran lunga prevalente per l assunzione prevista è la domanda in crescita o in ripresa ; si tratta, quindi, di un dato molto sensibile al ciclo economico, che nel periodo della rilevazione sembrava in via di consolidamento. Un altro aspetto interessante riguarda il fatto che si riscontra una tendenziale variazione nei profili di assunzione. Prevalgono le qualifiche operaie, ma sembra aumentare anche il fabbisogno di professioni specializzate e di laureati, che potrebbe essere un indicatore di un riassetto organizzativo e del capitale umano delle imprese e un maggior equilibrio tra crescita dell occupazione e della produttività. Le assunzioni per livello di istruzione richiesto indicano una crescita apprezzabile della richiesta del titolo universitario che riguarda il 10,1% delle assunzioni previste (contro il 6,8% nella precedente rilevazione), una quota meno distante che nel passato rispetto alla Lombardia (13,7%) e superiore al dato medio nazionale (9%). Gli indirizzi di studio universitario più richiesti sono, nell ordine: economico, sanitario e paramedico, ingegneria industriale, altri indirizzi di ingegneria, chimico-farmaceutico. Nelle assunzioni previste con livello di studio secondario o diploma (pari al 32,2% del totale, come nella scorsa indagine) prevalgono - ma in gran parte dei casi non è indicato un diploma specifico - gli indirizzi amministrativo-commerciale, meccanico, turistico-alberghiero, chimico, elettrotecnico e informatico. Tra i livelli di qualifica professionale più segnalati, quello meccanico, l amministrativo-commerciale, l edile, il socio.sanitario e il turisticoalberghiero. 3 La misura delle consistenze assolute dei movimenti risente della difficoltà, da parte soprattutto delle imprese minori, di prevedere i flussi effettivi del turn over del proprio personale in un arco temporale non brevissimo. Si ha quindi in media una sottostima dei movimenti complessivi sul mercato del lavoro, soprattutto dei passaggi interaziendali e della mobilità nel breve periodo. L indagine Excelsior inoltre prescinde per necessità dal contributo occupazionale della nati-mortalità d impresa. 27
25 La dinamica occupazionale diminuisce al crescere delle dimensioni d impresa: 2,6 nelle imprese fino a 9 dipendenti, 0,2 tra 10 e 49 dipendenti e stazionarietà nelle imprese con oltre 50 dipendenti. Questa correlazione inversa non c è nel commercio dove a fronte di una stazionarietà delle piccolissime imprese e di una flessione (-0,3) delle medie, aumenta invece il saldo previsto (0,8) da quelle con oltre 50 dipendenti, anch esse però in contrazione rispetto all anno precedente. La modalità di assunzione prevalente è il contratto a tempo indeterminato (53,7% sul totale delle assunzioni previste), una quota significativamente superiore al dato medio regionale (49,7) e nazionale (45,4). Il contratto a tempo determinato è previsto in un terzo dei casi (33,9%); è perciò abbastanza allineato al dato della Lombardia (pari a 35,9%) e inferiore a quello nazionale (41,1%). L apprendistato copre il 9,3% delle assunzioni previste, poco al di sotto del valore medio regionale e nazionale (9,6) e in riduzione rispetto alla previsione di un anno fa (10,5%). Il part time è previsto per il 12,3% delle assunzioni (per il 17,4 e il 23,7 nel commercio e negli altri servizi), una quota inferiore al dato regionale (13) e nazionale (15). La segnalazione del genere ritenuto più adatto allo svolgimento della professione richiesta conferma una relativa maggior maschilizzazione della domanda di lavoro in provincia di Bergamo: la preferenza per il genere maschile è indicata espressamente per il 47,2% delle nuove assunzioni (38,2% in Lombardia, 42,3% in Italia). La quota di dirigenti, quadri, impiegati e tecnici, pari in media al 30,5%, risulta del 43,7% nel commercio e del 41,7% negli altri servizi. La distribuzione per grandi gruppi professionali delle assunzioni conferma la tendenza ad uno slittamento verso un livello medio alto della domanda di lavoro. Significativo l incremento relativo dei dirigenti e delle professioni ad elevata specializzazione (19,4% contro il 16,2% precedente). Questo dato segnala una ancora scarsa specializzazione del mercato del lavoro locale. L offerta di lavoro sembra da questo punto di vista carente a causa della riduzione, anche demografica, dei giovani presenti sul mercato e di un mancato incontro tra aspettative retributive e professionalità domandate. Anche per questo le assunzioni previste di lavoratori immigrati stranieri restano alte: dal 19,8% delle assunzioni totali previste al 29,1% I dati dei Centri per l impiego Come osservato nell introduzione, il Decreto Legislativo 469/97 e la Legge Regionale di attuazione 52/98 affidano alle Regioni e agli Enti Locali funzioni e compiti in materia di collocamento e politiche attive del lavoro. Con riferimento a queste attività le Amministrazioni provinciali gestiscono, tra le altre cose, il sistema informativo dei Centri per l impiego. Il sistema informativo dei Centri per l impiego contiene le comunicazioni da parte delle aziende sui movimenti di lavoratori e sulle dichiarazioni di disponibilità delle persone in cerca di lavori. Il sistema informativo quindi contiene informazioni su assunzioni, cessazioni, trasformazioni e proroghe di dipendenti delle unità locali localizzate in provincia di Bergamo. I dati non fanno quindi riferimento alla residenza dei lavoratori; comprendono sia i residenti che i non residenti in provincia. Si tratta di un sistema che ha grandi potenzialità informative ed anche vari problemi connessi all allineamento temporale delle informazioni e alla eterogeneità in cui esse vengono fornite ed archiviate. È infatti paradossale che potenzialità dei grandi archivi amministrativi e dei flussi informativi dei Centri per l impiego siano utilizzate poco, in maniera non integrata. Per poter appieno sfruttare le potenzialità 28
26 dell archivio è quindi necessario uno sforzo di omogeneizzazione dei dati e di sistematizzazione in modo da poter automatizzare la coerenza e qualità del sistema e poter utilizzare i dati a fini statistici. La Provincia di Bergamo ha effettuato un primo sforzo in questa direzione ed i risultati delle prime analisi sono presentati e discussi nel volume Il mercato del lavoro in provincia di Bergamo, dicembre In questa sede non entriamo pertanto nel merito dell analisi e interpretazione dei dati dei Centri per l impiego; ricordiamo solo alcune cifre relative ai Cpi di Romano di Lombardia e di Treviglio utili per dare un ulteriore tassello informativo delle caratteristiche delle attività terziarie in esame in questo studio Nel 2006, la quota di avviamenti diretti per il settore del Commercio (sez. G) è stata il 6,8% del totale avviamenti nel Cpi di Romano di Lombardia e del 7,1% nel Cpi di Treviglio (si osservi che la quota registrata in provincia è pari al 9,2%). Per quanto riguarda le attività terziarie per le imprese (sez. J, K) la quota è stata del 4,7% nel Cpi di Romano di Lombardia e del 22,4% nel Cpi di Treviglio (si osservi che la quota registrata in provincia è pari al 12,1%). Nel settore dei trasporti (sez. I) la quota è stata del 1,8% nel Cpi di Romano di Lombardia e del 4,7% nel Cpi di Treviglio (si osservi che la quota registrata in provincia è pari al 6,7%). È necessario sottolineare che i dati relativi risentono della numerosità assoluta degli avviamenti, che nel caso dei Cpi sono ovviamente molto inferiori a quelli della provincia nel complesso. Ciò premesso appare comunque indiscutibile che la composizione settoriale delle attività nei Cpi in questione, in particolare a Treviglio, ha registrato uno spostamento sensibile a favore delle attività terziarie. 29
27 2.6 Le infrastrutture: ruolo e problematiche Considerazioni introduttive La presente sezione di approfondimento, dedicata alla descrizione e alla sintesi critica dei principali elementi dell assetto infrastrutturale della bassa bergamasca, risponde alla considerazione che è impossibile comprendere appieno le potenzialità e le criticità legate allo sviluppo del settore terziario senza collocarle nel quadro dell evoluzione delle infrastrutture. In generale, una rete di infrastrutture moderne ed efficienti, e soprattutto integrate ad ogni livello del tessuto produttivo, sia sul piano micro che macroeconomico, costituisce uno dei motori dello sviluppo locale. D altro canto, la dotazione di un sistema di vie di comunicazione ottimale per ciascuna area non è questione che possa definirsi in modo autonomo, ma è comunque il risultato di un processo complesso che si svolge in ambiti territoriali e decisionali diversi, caratterizzati da obiettivi plausibilmente non coincidenti, ossia è in buona parte un esternalità. È vero che istituzioni internazionali, di livello europeo possono vincolare le decisioni strategiche dei sistemi nazionali; che questi a loro volta influenzano, nel loro rapporto gerarchico le decisioni regionali, e successivamente quelle provinciali, comunali, per arrivare a condizionare le scelte dei singoli cittadini, ma esiste anche un nesso causale esattamente opposto che, in virtù degli spazi di autonomia decisionale che si determinano ad ogni livello, produce il radicarsi di comportamenti dettati dal perseguimento dell interesse microeconomico, che non necessariamente si coordinano per produrre il raggiungimento dell ottimo collettivo (sempre che quest ultimo sia stata definito ad un qualunque livello). L attuale assetto infrastrutturale è dunque la risultante dell operare delle forze di mercato e delle istituzioni e gli squilibri che in esso si manifestano non sono che il riflesso dell incapacità tanto del mercato, quanto delle istituzioni, di valutare correttamente o in tempi adeguati ciò che effettivamente conduce alla prosperità e successivamente di implementarlo in opportune strategie d azione. Ad oggi, le reti di comunicazione con riferimento al panorama internazionale ed europeo, rappresentano sia un elemento da affrontare criticamente in una prospettiva di adeguamento, sia una fonte di potenziale accelerazione della crescita economica. La tempestività nell attuare il miglioramento della qualità/quantità delle vie di comunicazione è la condizione essenziale a collocare qualunque area su sentieri di crescita economica tendenziale. L analisi che segue si propone di offrire spunti interpretativi utili a comprendere le ragioni degli squilibri infrastrutturali e le strategie volte al loro risanamento. A tal fine tracciando alcuni elementi di scenario a partire dal piano internazionale si scende a quello nazionale, regionale, fino ad arrivare alle questioni proprie dell area della provincia di Bergamo. Di passo in passo nell analisi si tenta di scindere e caratterizzare le problematiche generali da quelle specifiche, ma sempre con un focus sugli aspetti che possano avere una pertinenza con le sfide poste dal percorso di sviluppo nell area oggetto del presente rapporto di ricerca. 30
28 2.6.2 Lo scenario europeo 4 Il mutamento quantitativo e strutturale della domanda di mobilità 5 ha implicato il verificarsi di eventi collaterali negativi, fra cui si annoverano la congestione del traffico 6 sui grandi assi stradali e ferroviari, nelle aree metropolitane ed in prossimità delle città e degli aeroporti; il degrado ambientale dato dalle varie forme di inquinamento, ivi compreso quello acustico; il peggioramento della qualità della vita che si trasforma spesso in danno alla salute dei cittadini, anche per l aumento degli incidenti collegati all inadeguatezza delle infrastrutture. La spiegazione degli squilibri è da ricondurre tanto ad elementi sul lato dell offerta, quanto ad elementi sul lato della domanda. Evidentemente l offerta (attraverso mutamenti negli indirizzi della politica economica o direttamente mediante le istituzioni preposte alla costruzione delle infrastrutture) non si è adeguata prontamente alle nuove esigenze del mercato, né sul piano puramente quantitativo dell aumento delle dotazioni infrastrutturali, né ancor meno sul piano qualitativo, offrendo soluzioni capaci di prevenire o almeno contenere l insorgere degli squilibri menzionati. D altro canto, la crescita della domanda è stata determinata da un insieme complesso e, in larga misura, incontrollabile di fattori che si possono ricondurre a tre nuclei essenziali: a) i mutamenti demografico/sociali 7 ; b) l avvento di nuove modalità organizzative della produzione 8 ; c) la presenza di esternalità negative associate alla scelta delle modalità di trasporto 9. 4 La trattazione trae informazioni di carattere quantitativo dalle seguenti fonti: Sito Ufficiale Unione Europea, Sezione trasporti ACI Annuario Statistico 2007; PTCP Provincia di Bergamo, Sezione D5, infrastrutture per la mobilità. 5 In Europa si ha un bacino di 350 milioni abitanti che nel 1970 si spostavano mediamente 17 Km/giorno, mentre oggi percorrono 35 Km/giorno. Il traffico ferroviario è cresciuto nell ultimo ventennio ad un ritmo medio annuo dell 1,6%. A tutta evidenza i flussi di mobilità sono sostanzialmente raddoppiati. A questo incremento quantitativo ha fatto seguito anche una variazione qualitativa, ossia il progressivo radicarsi di uno squilibrio fra la crescita dell'utilizzo trasporto su strada rispetto alle altre modalità. Attualmente, infatti, nel comparto passeggeri circa l 80% avviene su strada. Lo stesso fenomeno si registra anche rispetto al traffico merci, dove la minore incidenza (44%) è determinata dall utilizzo della navigazione a corto raggio, che assorbe il 41% della domanda di mobilità. 6 È stato stimato che in assenza di correttivi gli attuali costi di congestione (oggi pari a 0,5% PIL comunitario) salirebbero entro il 2010 ad un ritmo di 80 miliardi di euro anno, così da arrivare ad assorbire una quota dell 1% del PIL. 7 L aumento della popolazione, dovuto sia dalle dinamiche di nati/mortalità, ma in misura più considerevole da ascrivere ai flussi migratori e all allargamento dei confini dell Unione, ha non solo indotto l ovvio incremento del numero dei passeggeri e dei traffici di merci, ma ha causato una vera e propria esplosione nell utilizzo degli autoveicoli: la variazione media annua del numero di autovetture circolanti si attesta su 3 milioni di unità, ed ha implicato un triplicamento del parco macchine negli ultimi 30 anni. 8 Per quanto riguarda lo spostamento delle merci, l aumento dei traffici, oltre che dall aumento della domanda di fattori e prodotti, dagli effetti dell abbattimento delle barriere doganali, e dalla diminuzione dei costi di trasporto (per effetto di miglioramenti tecnologici a vari livelli), è dipeso dal mutamento ormai sempre più diffuso delle strutture organizzative delle unità produttive. In questo senso, da un lato, i vantaggi di costi, hanno reso le pratiche di delocalizzazione una consuetudine; ma si è anche assistito all affermarsi di un modo di produrre per flussi e non per stock, che contrappone la filosofia del just-in-time a quella della produzione per il magazzino, ed implica un sempre più ampio ricorso delle imprese all outsourcing, piuttosto che allo svolgimento interno di tutte le fasi della produzione. Ovviamente il vantaggio economico di questo tipo di organizzazione è inscindibilmente legato alla presenza di reti di infrastrutture capillarmente diffuse ed efficacemente interconnesse. E chiaro che, rimanendo costante la dotazione infrastrutturale, il diffondersi di questa filosofia organizzativa ha prodotto una tendenziale saturazione delle possibilità di utilizzo delle vie di comunicazione. Con riferimento alle merci, la ragione dello squilibrio nelle modalità di trasporto, che comunque privilegia la strada, alle ferrovie, porti ed aeroporti, è da ricercare in cause economiche/istituzionali: da un lato i costi in termini di denaro, tempi e rischi connessi a questa modalità di trasporto sono significativamente inferiori a quelli dei mezzi alternativi; dall altro, le istituzioni, né attraverso interventi normativi, né tramite interventi 31
29 Le problematiche fin qui delineate sono diffuse a livello comunitario. Esse possono poi essere declinate ai vari contesti nazionali, regionali e provinciali. La Comunità europea, però, ha elaborato strategie di azione comuni; esse riconducono l attività di pianificazione delle infrastrutture ai principi di sviluppo sostenibile e di sussidiarietà 10. L adozione del principio di sviluppo sostenibile ha implicazioni pratiche sulla progettualità delle infrastrutture, infatti ha indotto le autorità comunitarie ad emanare direttive 11 che: a) privilegiano il trasporto pubblico rispetto a quello privato; b) privilegiano il trasporto ferroviario rispetto a quello su strada. Con specifico riferimento all area della bergamasca meridionale, gli interventi di diretto impatto sono quelli previsti sulle reti ferroviarie e stradali, sebbene a livello indiretto appaiano indicazioni in tema di logistica/intermodalità e aeroporti che vengono recepiti ai livelli istituzionali inferiori, come si vedrà nel seguito dell esposizione. I nodi di rilievo sono costituiti dai collegamenti Torino-Lione (Lione- Torino-Milano-Trieste) e l Asse del Brennero (Monaco-Verona). Accanto alla rete ferroviaria, la Comunità prevede anche lo Schema della rete stradale Transeuropea di trasporto per il 2010 nella quale si inserisce la realizzazione dell'asse autostradale Pedemontana lombarda. Il ritardo nelle dotazioni infrastrutturali della regione sono sicuramente uno degli elementi critici per la competitività e sviluppo della regione e della provincia di Bergamo. A fine di monitorare le opere infrastrutturali prioritarie per il rafforzamento del sistema dei trasporti lombardo Confindustria ha avviato un attività di monitoraggio, attraverso la costituzione dell Osservatorio Territoriale delle Infrastrutture Lombarde (OTI). La bassa bergamasca viene influenzata direttamente o indirettamente da tre progetto di opere infrastrutturali: il progetto dell Alta Capacità ferroviaria, l autostrada Bre.Be.Mi e la Pedemontana. Le schede descrittive dei progetti sono tutte accomunate dalla sottolineatura diretti di costruzione, hanno reso più attraenti le infrastrutture non stradali, né hanno creato le condizioni per l intermodalità, che a tutt oggi, benché auspicata, è ben lungi dall essere realizzata. 9 Un eccessivo utilizzo delle autovetture private, o del trasporto stradale delle merci, pur nella consapevolezza che la scelta individuale provochi, a livello sistemico una dannosa situazione di congestione, si giustifica con il fatto che nessun individuo viene singolarmente chiamato a pagare per il danno sociale che produce. La divergenza fra interesse individuale (che spinge all uso del mezzo privato perché più flessibile e comodo), ed interesse pubblico (che richiederebbe un minor numero di veicoli in circolazione per evitare la congestione del traffico, degrado ambientale e danno alla salute pubblica), può essere riconciliata ricorrendo ai noti strumenti normativi e della tassazione. L elevato utilizzo del mezzo privato si spiega anche in termini sociologici: al possesso dell automobile non è legato solo un elemento di status, quanto il simbolo di una libertà acquisita, proprio quest ultima leva spiega la netta preferenza per l utilizzo del mezzo privato, rispetto a quello pubblico negli spostamenti. 10 Lo sviluppo sostenibile pone attenzione all utilizzo delle risorse, soprattutto in ottica intertemporale, al fine di garantire che le scelte correnti non compromettano il benessere delle generazioni future, soprattutto inducendo danni ambientali e sociali (in termini di equità) irreversibili. La sussidiarietà prevede che le istituzioni comunitarie intervengano nei contesti locali ogniqualvolta riscontrino conflitti d interesse, nell intento di salvaguardare gli interessi comunitari, ritenuti prioritari; oppure quando le linee di indirizzo generali pure approvate dagli stati membri, vengano disattese a livello locale. 11 A livello normativo, i principi sopra menzionati trovano espressione nello "Schema Direttore Europeo della rete AV, con un Orizzonte 2010" approvato dal Consiglio d Europa ad inizio del 1991, che insieme al Libro Bianco del 1992, individuano nella realizzazione di reti transeuropee dedicate all Alta Velocità e al trasporto combinato, una condizione essenziale per una crescita della coesione e della competitività dell area comunitaria. Il documento è stato aggiornato nel 1995 attraverso il Piano di Sviluppo CEE per il 2010, Trans European High Speed Network che definisce i caratteri quali-quantitativi della rete ferroviaria: per l anno 2010 l Europa dovrebbe possedere Km di nuove linee ad alta velocità, i Km esistenti dovrebbero essere adeguati, e sono previsti ulteriori Km di interconnessione. Il piano individua anche i punti nodali della rete. 32
30 del grave ritardo nello stato di avanzamento dei lavori (per i dettagli sulle caratteristiche dei progetti vedasi Allegato 1) Lo scenario provinciale alla luce del quadro nazionale e regionale 12 Il passaggio all analisi del contesto nazionale pone in evidenza problematiche simili a quelle enucleate in ambito europeo: in virtù dell incremento dell interazione spaziale innescata dai processi di globalizzazione e dal progresso tecnologico, anche nel nostro Paese si evidenziano fenomeni di congestione del traffico, dovuti alla forte crescita del decentramento produttivo e dell uso del mezzo privato. Nel caso italiano lo squilibrio modale è da imputare soprattutto alla mancanza di collegamenti all interno delle singole reti e al basso grado di integrazione fra le diverse modalità di trasporto. Altra peculiarità nazionale è la conferma, anche a livello di dotazioni infrastrutturali, della disomogeneità fra le diverse aree, che accentua le difficoltà di pianificazione e coordinazione che le istituzioni si trovano ad affrontare. La specificità nazionale si riscontra nel forte aumento del pendolarismo come causa della congestione del traffico. Dal punto di vista normativo, il problema della congestione del traffico è affrontato nel contesto descritto analiticamente nell Allegato 1. Il riferimento fondamentale per l indirizzo delle infrastrutture, comunque, è la legge 245 del 1984 (aggiornata con cadenza triennale) che ha portato alla istituzione del Sistema Nazionale Integrato di Trasporti (SNIT) la cui finalità è l integrazione delle infrastrutture e dei servizi di interesse nazionale. Nella sfera della pianificazioni SNIT di impatto locale, a livello bergamasco, gli interventi previsti riguardano il raddoppio della capacità di trasporto sugli assi Milano-Venezia del sistema ferroviario (progetto Alta Capacità), mentre sul fronte stradale sono i progetti della Pedemontana lombarda e dell Autostrada Bre.Be.Mi. (all'interno dei cosiddetti interventi tracciati in variante/opere di emergenza). Una delle aree a massima congestione è la fascia Pedemontana che corrisponde all area con maggior densità di popolazione, ma anche dove si riscontra un elevata presenza di aree industriali di riconversione in terziario che complessivamente producono alti livelli di domanda della mobilità per i collegamenti regionali, nazionali ed internazionali. A livello provinciale (per informazioni più analitiche vedasi Allegato 1) non si riscontrano criticità sostanzialmente differenti rispetto a quelle evidenziate per gli altri livelli territoriali. Rispetto alle dotazioni infrastrutturali provinciali, le criticità rilevanti sono determinate dalla rete stradale e dalla rete ferroviaria. Una peculiarità negativa locale è rappresentata dal ponte sul fiume Adda. Un altra esternalità che aumenta le pressioni sulle già carenti infrastrutture deriva dalla buona dotazione infrastrutturale della provincia per quanto riguarda gli aeroporti. A livello provinciale, infatti, è collocato l aeroporto di Orio al Serio. È un aeroporto internazionale che negli ultimi dieci anni ha conosciuto una notevole espansione, per il flusso di passeggeri, ma soprattutto per la quantità di merci movimentate (è al terzo posto in Italia dopo Malpensa e Fiumicino), in virtù della specializzazione nel settore cargo legato ai corrieri aerei DHL ed UPS. La dinamica passata è stata soddisfacente dal punto di vista dello sviluppo aeroportuale anche se ha enfatizzato la criticità della rete viaria. Per quanto riguarda 12 Il paragrafo trae informazioni di carattere quantitativo dalle seguenti fonti: ACI Annuario Statistico 2007; ACI, Cartografie tematiche 2006; Le Infrastrutture in Italia. Collana Informazioni n.7, ISTAT 2006; Indagine sul fenomeno del pendolarismo. Gli scenari e le strategie. Censis Ministero dei Trasporti 11/2007; PTCP Provincia di Bergamo, Sezione D5, infrastrutture per la mobilità. 33
31 il futuro è poi da valutare quale possa essere l espansione futura dell aeroporto e il suo ruolo nel contesto locale, regionale e nazionale. La provincia può sostanzialmente essere suddivisa in 3 distinte sotto-aree: la fascia montana che si estende dalla Val Brembana alla Val Cavallina, l area urbana di Bergamo e del suo hinterland e la fascia pedecollinare e della pianura. Le diverse caratteristiche di queste aree configurano un quadro problematico e composito che rendono necessaria e auspicabile una programmazione coordinata delle vocazioni economico-sociali delle tre sotto-aree provinciali. Va tuttavia segnalato che la situazione più complessa dal punto di vista delle infrastrutture e del ruolo che esse possono esercitare sul territorio è proprio rappresentata dalla zona meridionale della provincia e in particolare sulle attività terziarie. Pertanto, è fortemente connesso con le problematiche affrontate in questo studio; sarà perciò un aspetto da tenere in considerazione in sede di valutazione delle prospettive del territorio. Per ragioni storiche si tratta dell area più disomogenea rispetto al capoluogo, da un punto di vista economico/sociale. Il rapporto fra Bergamo e il centro più importante della bassa, Treviglio, è stato ed è spesso dialettico, se non apertamente conflittuale. Il problema della dotazione infrastrutturale (carente anche a causa del deterioramento nel corso del tempo dei livelli di efficienza) è in un certo senso secondario rispetto alla questione del ruolo da attribuire a questa specifica porzione del territorio provinciale nel quadro del rafforzamento competitivo. Da un lato le linee programmatiche della provincia prefigurano una riqualificazione verso attività terziarie, motivata dal fatto che proprio in quest area si localizzeranno sia il tracciato della Bre.Be.Mi, sia il tracciato dell Alta Capacità Torino-Verona, con le annesse infrastrutture intermodali/logistiche. Dall altro è la tensione prodotta nell area trevigliese dalla stretta relazione con l hinterland milanese, che si farà ancora più forte al completamento del quadruplicamento della linea ferroviaria Milano-Treviglio, che invece tende a richiedere un uso del territorio per l edificazione abitativa. A ciò si assomma una scarsa vocazione per le attività terziarie in loco, perché la tradizione consolidata è preminentemente artigianale/agricola. 34
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35 3. L analisi empirica dei fabbisogni del mercato del lavoro nelle attività terziarie 3.1 Gli strumenti di analisi Il quadro dei fabbisogni del mercato del lavoro e del contesto occupazionale, organizzativo e di innovazione che lo caratterizza è stato messo a punto integrando le informazioni raccolte attraverso tre diversi strumenti metodologici. Il primo è consistito in un indagine sul campo presso le imprese. Il secondo è la realizzazione di due focus group. Il terzo, infine, si è avvalso di studi di caso relativi a imprese del terziario localizzate l una nell area di Romano di Lombardia, l altra in quella di Treviglio, aziende che sono state ritenute particolarmente significative per la loro vivacità imprenditoriale. Nei paragrafi seguenti viene illustrata la metodologia seguita nell utilizzo dei diversi strumenti di analisi e i risultati emersi. 3.2 L indagine Obiettivi e target population Al fine di approfondire la conoscenza dei fabbisogni formativi e professionali del mercato del lavoro anche in relazione alle caratteristiche e ai modi di operare delle aziende, è stata realizzata un indagine presso le imprese della provincia di Bergamo, con particolare riferimento a quelle della bassa bergamasca. La popolazione obiettivo (target population) dell indagine è l insieme delle imprese che svolgono come settore prevalente le attività terziarie oggetto del presente studio, ovvero Commercio al dettaglio, all ingrosso ecc. (Sez. G), Trasporti, magazzinaggio, e comunicazioni (Sez. I), Intermediazione monetaria e finanziaria (Sez. J), Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali (Sez. K). Obiettivo dell indagine è stato quello di conoscere le caratteristiche generali dell impresa, l occupazione, i mercati su cui l impresa opera, la formazione e l innovazione. Ciascun argomento sopraccitato è stato affrontato in una specifica sezione del questionario. L intervista, inoltre, è stata strutturata in modo da cogliere le caratteristiche della situazione attuale, la recente evoluzione e le criticità di breve termine, insomma di fare un quadro delle dinamiche in atto e delle prospettive di sviluppo, con particolare attenzione alla individuazione delle competenze necessarie all azienda e gli eventuali fabbisogni di manodopera e relativa formazione Metodologia di indagine Il questionario appositamente redatto è articolato in cinque sezioni ed è stato preventivamente testato. Esso è stato stilato inizialmente in forma cartacea e poi adattato per una versione web. Si è infatti adottata una rilevazione mixed mode, lasciando all intervistato la scelta del modo di compilazione (on-line o invio via fax del questionario cartaceo). L indagine è stata rivolta alla totalità delle imprese localizzate nei territori dei Centri per l impiego di Romano di Lombardia e di Treviglio che svolgono attività nelle sezioni sopraccitate. L indagine è inoltre stata estesa al resto della provincia; per questa realtà territoriale si è però proceduto attraverso un campionamento probabilistico stratificato 38
36 rappresentativo. Il tasso di campionamento è stato pari al 16%. Nel complesso il campione teorico è stato di 200 unità. Per quanto riguarda l elenco delle aziende da intervistare (elenco completo per la bassa bergamasca e campione per il resto della provincia) si è deciso di utilizzare la base anagrafica del Registro Imprese che la CCIAA, con delibera di Giunta del 8/6/2007, ha ceduto alla Provincia di Bergamo (Assessorato alle Attività Produttive) ai fini del tavolo di progetto per la realizzazione del Documento di Analisi e Indirizzo per lo Sviluppo del Sistema Industriale Lombardo (DAISSIL). Il database contiene dati aggiornati a fine giugno 2007 ed è ritenuto essere completo di attributi anagrafici e codici di classificazione statistici. Si è riscontrata una certa incompletezza nei numeri telefonici e nell indirizzario . Ai fini dell indagine si è perciò proceduto ad un miglioramento della qualità dell informazione integrando e correggendo numeri telefonici e indirizzi , tramite rilevazione ad hoc e anche contatto diretto con le aziende. La banca dati da cui sono state estratte le imprese da intervistare si compone per i territori della bassa bergamasca di: 31 imprese appartenenti a Commercio al dettaglio, all ingrosso ecc. (Sez. G); 28 imprese del comparto Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (Sez. I); 6 imprese appartenenti al settore dell Intermediazione monetaria e finanziaria (Sez. J); 46 imprese del comparto Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali (Sez. K). Le imprese del resto della provincia da cui è stato estratto il campione stratificato per sezione di attività sono 569. Si tratta di imprese con 15 o più addetti. La distribuzione settoriale delle popolazione del resto della provincia è abbastanza simile a quella della bassa bergamasca per quasi tutte le sezioni, ad eccezione che per il commercio dove le strutture di grandi dimensione nell ambito delle attività terziarie pari o maggior di 15 addetti pesano relativamente un po di più, come è logico attendersi per attività legate fortemente alla dimensione dei centri urbani e alla presenza demografica. L indagine è stata avviata attraverso un contatto telefonico diretto che, illustrando brevemente l obiettivo dello studio, individuava il referente aziendale adeguato e registrava se si desiderava procedere all intervista attraverso trasmissione via fax o attraverso compilazione via web. Successivamente il questionario e la lettera di presentazione sono state inviate (via fax o via ; nel caso di invio della lettera tramite , veniva indicato il link per l accesso al questionario web). La rilevazione è avvenuta nell ultimo trimestre del Sono state completate 66 interviste che, considerati i tassi attuali correnti di partecipazione alle indagini e il periodo di lavoro particolarmente intenso per le attività settoriali coinvolte, corrispondono a una partecipazione all indagine decisamente apprezzabile. Delle imprese intervistate 30 sono nella bassa bergamasca e 36 nel resto della provincia di Bergamo. 39
37 3.2.3 I risultati Le caratteristiche delle imprese intervistate Esaminiamo innanzitutto le caratteristiche settoriali, dimensionali, territoriali delle imprese intervistate. Obiettivo dell informazione contenuta nelle prime tabelle (fino a Tabella e Grafico 3.2.3) è quello di descrivere la situazione effettivamente osservata. Si tratta dei dati relativi alle interviste effettivamente svolte e, pertanto, le differenze nelle distribuzioni delle diverse aree risentono, oltre che delle caratteristiche settoriali delle aree esaminate, anche del fatto che nel caso del resto della provincia la rilevazione è stata su base campionaria, mentre per le aree di Romano di Lombardia e di Treviglio la rilevazione è stata di tipo censuario. Quando passiamo alle successive analisi da Tabella in avanti e da Grafico ai dati sono applicati opportuni fattori di correzione (fattore di correzione relativo alla mancata risposta, fattore di riporto connessi ai criteri di stima campionaria) diversificati in relazione alle diverse strategie di selezione (campionaria o totale) delle unità contattate per ottenere stime relative alla popolazione obiettivo dell indagine. La Tabella e il Grafico riportano la distribuzione delle aziende intervistate per settore prevalente di attività e area. Come si vede, le interviste sono distribuite in modo equilibrato e coerente con le caratteristiche della popolazione obiettivo sulle diverse attività terziarie. Dal questionario si ricava anche l appartenenza o meno a gruppi di imprese e la plurilocalizzazione: più della metà del campione effettivo è composto da imprese monolocalizzate; nell ambito delle plurilocalizzate si riscontra una certa presenza di imprese con più di 5 unità locali (il 13,6% delle imprese intervistate). Nel complesso, quindi, le aziende intervistate si riferiscono a 217 unità locali di cui 122 appartengono a imprese localizzate nell area di Romano di Lombardia e di Treviglio. Il 71% delle imprese non fa parte di un gruppo, mentre il 18% circa appartiene a un gruppo, ma solo come controllata. Tra le imprese che fanno parte di un gruppo è nettamente prevalente la nazionalità italiana del vertice, in particolare il vertice delle imprese appartenenti a gruppo è nel 79% italiano. Più del 75% delle imprese ha tra 15 e 50 addetti (Tabella e Grafico 3.2.2). Dal punto di vista territoriale, la distribuzione dimensionale delle imprese della bassa bergamasca presenta un maggior peso nelle classi più elevate (oltre 50 addetti). La distribuzione del fatturato mostra, infine, che più del 45% delle aziende intervistate ha risultati economici di rilievo: ha avuto, infatti, nel 2006 un fatturato superiore a migliaia di euro (Tabella e Grafico 3.2.3). Passando ora ad analizzare i diversi aspetti rilevati dall indagine, analizziamo innanzitutto la stima della composizione percentuale degli addetti per categoria professionale. È interessante osservare come la struttura dell occupazione indipendente nelle aree di Romano di Lombardia e di Treviglio sia fortemente caratterizzata da soci di cooperative (Tabella 3.2.4) e anche dal punto di vista della caratterizzazione dell occupazione dipendente prevalga la connotazione impiegatizia e di quadri direttivi (Tabella 3.2.5). 40
38 Tabella Distribuzione percentuale delle interviste per settore prevalente dell'impresa Settore prevalente Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli;vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione AREA RESTO BG ROMANO - TREVIGLIO Totale BG 14,3 6,7 10,8 Commercio all'ingrosso 14,3 26,7 20,0 Commercio al dettaglio 20,0 6,7 13,9 Trasporti, magazzinaggio 25,7 16,7 21,5 Intermediazione monetaria e finanziaria 14,3 16,7 15,4 Attività immobiliari 11,4 26,7 18,5 Totale 100,0 100,0 100,0 Frequenza dei valori mancanti = 1 Grafico Distribuzione percentuale delle interviste per settore prevalente dell'impresa Attività immobiliari Intermediazione monetaria e finanziaria Trasporti, magazzinaggio Commercio al dettaglio Commercio all'ingrosso Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale del numero totale di addetti dell'impresa AREA Classe Addetti Totale ROMANO L.DIA - RESTO BG BG TREVIGLIO ,4 33,3 43, ,4 36,7 33, ,7 10,0 7, ,6 16,7 12,3 >250 2,9 3,3 3,1 Totale 100,0 100,0 100,0 Frequenza dei valori mancanti = 1 41
39 Grafico Distribuzione percentuale delle imprese per classe di addetti >250 Classe addetti ,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale delle imprese per classi di fatturato AREA Classe di fatturato Totale (migliaia di euro) ROMANO L.DIA - RESTO BG BG TREVIGLIO da 0 a ,9 10,0 7,8 da 1034 a ,8 13,3 12,5 da 1551 a ,8 10,0 10,9 da 2581 a ,4 16,7 23,4 più di ,2 50,0 45,3 Totale 100,0 100,0 100,0 Frequenza dei valori mancanti = 2 42
40 Grafico Distribuzione percentuale delle imprese per classi di fatturato più di 5151 Classe di fatturato da 2581 a 5150 da 1551 a 2580 da 1034 a 1550 da 0 a ,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 Frequenza dei valori mancanti = 2 Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale del numero di addetti indipendenti per categoria professionale Addetti Indipendenti AREA ROMANO - RESTO BG TREVIGLIO Totale BG Imprenditori, titolari, gerenti, liberi professionisti, ecc. 98,7 12,9 73,2 Soci di coop. 0,6 85,6 25,9 Coadiuvanti familiari 0,7 1,5 0,9 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione del numero di addetti dipendenti per categoria professionale Addetti Dipendenti AREA Totale ROMANO - RESTO BG BG TREVIGLIO Dirigenti 1,6 2,7 1,7 Quadri, direttivi 3,0 15,4 4,8 Impiegati 33,3 52,0 36,0 Operai e personale ausiliario 59,5 28,4 55,1 Apprendisti 2,6 1,5 2,4 Totale 100,0 100,0 100,0 43
41 Assunzioni Pur con i limiti che può avere una stima di questo tipo di variabile (le assunzioni previste), che dal punto di vista della rilevazione è molto soggetta al ciclo economico e a valutazioni soggettive ed imprecise e dal punto di vista della copertura della popolazione obiettivo non tiene e non può tenere conto delle nuove attività e dei cambiamenti settoriali delle imprese, indicativamente le assunzioni previste per il 2008 relativamente alle attività terziarie oggetto di indagine si aggirano per la provincia sulle unità, di cui circa il 16% sono localizzate nella bassa bergamasca. Prescindendo comunque dai dati assoluti che risentono dei limiti sopraccitati e degli andamenti congiunturali nonché di percezione degli imprenditori, soffermiamo l attenzione su alcuni aspetti che caratterizzano la composizione delle assunzioni e che, quindi, pur essendo stimati riflettono le tendenze del mercato del lavoro locale. Un primo dato interessante riguarda il motivo (Tabella 3.2.6) e la composizione per aree funzionale (Tabella 3.2.7) delle assunzioni. Nella bassa bergamasca si osserva un rilevante peso di nuove figure professionali quale motivazione di assunzione; l area funzionale del commercio, marketing e comunicazione registra una quota di assunzioni decisamente più rilevante rispetto al resto della bergamasca; questo dato sembra coerente con le dinamiche in atto nelle attività commerciali. Anche la domanda di assunzioni nell area amministrativa e finanziaria pur avendo nel complesso delle assunzioni un peso più modesto, sembra più pronunciata nella bassa bergamasca rispetto al resto della provincia. Più limitato rispetto a quanto avviene nel resto della provincia appare, invece, il peso delle assunzioni nelle attività di logistica, magazzino e trasporti. Anche questo dato appare coerente con quanto emerge da altri risultati acquisiti nel corso di questo studio e riflette in parte la situazione di crisi dei trasporti, soprattutto con riferimento alle imprese di piccola dimensione che più sono presenti nei territori di Romano di Lombardia e di Treviglio. Dal punto di vista della durata del contratto, le previsioni 2008 accentuano la prevalenza, che tradizionalmente si osserva, per i contratti a tempo indeterminato, rendendola ancora più netta. Anche da questo punto di vista, tuttavia, il mercato del lavoro della bassa sembra differenziarsi leggermente dal resto della provincia, con una presenza rilevante dei contratti a tempo determinato della durata di 1 anno (Tabella 3.2.8). La distribuzione delle assunzioni per classe di fatturato, pur confermando la tendenza ad assumere soprattutto da parte delle grandi imprese, non appare tuttavia concentrata solo nelle classi dimensionali elevate (Tabella e Grafico 3.2.4), soprattutto nella bassa bergamasca. Se si fa poi riferimento alla assunzioni a tempo indeterminato, che costituiscono la componente più solida del mercato del lavoro, si nota che (Tabella e Grafico 3.2.5) in particolare nei territori di Romano di Lombardia e di Treviglio le assunzioni sono tendenzialmente distribuite su varie classi di fatturato. Le informazioni raccolte relativamente alla distinzione tra assunzioni per lavoro a tempo pieno e part-time sono soprattutto nella bassa bergamasca praticamente ad esclusivo favore del tempo pieno. Questi dati sembrano accentuare i risultati evidenziati anche da altri studi relativamente alla minor presenza di part-time in provincia e risentono indirettamente della maschilizzazione del mercato del lavoro locale. 44
42 Tabella Stima composizione percentuale assunzioni previste 2008 per motivo assunzione AREA sostituzioni nuove figure totale RESTO BG 55,5 44,5 100,0 ROMANO-TREVIGLIO 8,7 91,3 100,0 Totale provincia 44,7 55,3 100,0 Tabella Stima numero assunzioni previste per il 2008 per area funzionale AREA Area funzionale Totale ROMANO - RESTO BG BG TREVIGLIO Amministrativa e finanziaria 4,0 8,1 4,6 Commercio, marketing, comunicazione 11,0 42,7 16,1 Informatica/sistemi informativi 0,86 0,00 0,72 Logistica, magazzino e trasporti 84,1 49,2 78,6 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale della stima assunzioni previste per il 2008 per durata del contratto AREA A tempo indeterminato A tempo determinato fino ad 1 anno A tempo determinato di oltre 1 anno Totale RESTO BG 83,9 11,7 4,4 100,0 ROMANO - TREVIGLIO 70,9 29,1 0,0 100,0 Totale provincia 81,8 14,5 3,7 100,0 Tabella Distribuzione percentuale della stima assunzioni previste per il 2008 per classe di fatturato dell impresa N. totale assunzioni previste per il 2008 Classe di fatturato dell'impresa AREA nell'anno 2006 ROMANO - RESTO BG TREVIGLIO Totale BG da 0 a ,9 1,9 da 517 a ,5 0,5 da 1034 a ,0 12,8 31,1 da 1551 a ,0 0,0 0,0 da 2581 a ,6 13,1 6,6 più di ,9 60,2 59,9 Totale 100,0 100,0 100,0 45
43 Grafico Distribuzione percentuale del numero di assunzioni previste per il 2008 per classe di fatturato più di 5151 Classe di fatturato da 2581 a 5150 da 1551 a 2580 da 1034 a 1550 da 517 a 1033 da 0 a 516 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale della stima assunzioni a tempo indeterminato previste per il 2008 per classe di fatturato N. assunzioni 2008 dipendenti a tempo indeterminato Classe di fatturato dell'impresa nell'anno 2006 AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO da 0 a ,8 3,5 da 517 a ,0 0,9 da 1034 a ,3 23,6 57,9 da 1551 a ,1 0,0 0,0 da 2581 a ,8 24,3 9,2 più di ,8 26,3 28,5 Totale 100,0 100,0 100,0 Grafico Distribuzione percentuale del numero di assunzioni a tempo indeterminato previste per il 2008 per classe di fatturato più di 5151 Classe di fatturato da 2581 a 5150 da 1551 a 2580 da 1034 a 1550 da 517 a 1033 da 0 a 516 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 Romano-Treviglio Totale BG 46
44 Mercati Dal punto di vista della diffusione territoriale dei mercati serviti appare evidente un sostanziale collegamento ed interesse ai mercati vicini: il 94% ha fornito, infatt,i nel periodo servizi all interno della regione (Tabella ). Merita tuttavia di essere segnalato che si registra anche una ampia apertura su mercati diversi, che vanno dall Italia settentrionale (il 60% delle aziende ha fornito servizi in quest area), al resto del territorio nazionale (il 37% ha detto di aver fornito servizi in Italia), ad altri paesi europei (il 29% ha confermato di averli forniti), fino ad arrivare ai mercati non europei per i quali si registra comunque un 19% di aziende che ha fornito servizi oltre i confini comunitari. Con riferimento alla tipologia di clientela, le attività terziarie analizzate emerge che forniscono prevalentemente alle altre imprese di produzione e ai consumatori finali (vedasi quote medie di fatturato in Tabella ); tuttavia anche la fornitura alle altre imprese di servizi copre mediamente una quota di fatturato che si aggira attorno al 20%. Tabella Stima delle percentuali di imprese che hanno fornito servizi nelle diverse aree: periodo AREA Totale ROMANO - RESTO BG BG TREVIGLIO Regione Lombardia 94,3 92,9 93,7 Italia Settentrionale 57,1 64,3 60,3 Italia Centrale e Meridionale 40,0 32,1 36,5 Altri paesi europei 25,7 32,1 28,6 Altri paesi extraeuropei 17,1 21,4 19,0 Tabella Stima quote medie di fatturato per tipologia di clientela AREA Tipologia clientela Totale ROMANO - RESTO BG BG TREVIGLIO Altre imprese di produzione 31,3 51,9 40,7 Altre imprese di servizi 20,7 17,5 19,2 Settore pubblico 3,8 2,2 3,1 Consumatori finali 35,1 27,4 31,6 Altri 6,3 1,0 3,9 Formazione La distribuzione degli addetti partecipanti a corsi di formazione professionali analizzata rispetto alla dimensione di impresa non sembra avere connotazioni specifiche nelle diverse aree territoriali analizzate se si fa riferimento al fatturato e, pertanto, consideriamo solo il dato complessivo provinciale (Tabella e Grafico allegato alla tabella). La distribuzione per classi di fatturato, infatti, mostra una evidente correlazione con la dimensione aziendale. Questo risultato è pienamente allineato a quanto noto in letteratura e confermato in altre 47
45 indagini, quale ad esempio il Sistema Informativo Excelsior. La distribuzione per classi di fatturato sconta una tendenziale relazione con la dimensione occupazionale. Tuttavia se si fa riferimento alle attività terziarie da noi considerate si osserva un discreto peso relativo della media impresa sulla domanda (interna o esterna) di formazione. Risultati analoghi si riscontrano se si fa riferimento al numero di ore (Tabella e grafico allegato e Grafico 3.2.6). Dal punto di vista delle tendenze in atto, circa l 82% delle imprese ha dichiarato che nel 2007 la formazione professionale interna è rimasta simile e il 18% circa che è aumentata; il dato della bassa bergamasca è sostanzialmente allineato al dato provinciale, con un leggero spostamento a favore della percentuale di coloro che hanno aumentato la formazione. Per quanto riguarda la formazione esterna la tendenza a restare invariata rispetto al 2007 si regista in circa il 70% delle imprese. La quota di coloro che l hanno aumentata è pertanto superiore rispetto alla formazione interna: attorno al 26%, con una certa variabilità tra le diverse aree territoriali considerate. Non manca qualcuno che ha segnalato una riduzione. Estendendo la valutazione alla previsione , sia per la formazione interna che esterna, in circa il 70% delle imprese si conferma che la formazione resterà sostanzialmente invariata; una certa dinamicità nell aumento della formazione rimane quindi aperta per alcune aziende. Tabella Distribuzione percentuale della stima del numero di addetti partecipanti a corsi di formazione nel 2006 per classe di fatturato Classe di fatturato dell'impresa nell'anno 2006 N. addetti partecipanti a corsi di formazione 2006 da 0 a 516 1,9 da 517 a ,5 da 1034 a ,0 da 1551 a ,9 da 2581 a ,5 più di ,2 Totale 100,0 Distribuzione percentuale della stima del numero di addetti partecipanti a corsi di formazione nel 2006 più di 5151 Classe di fatturato da 2581 a 5150 da 1551 a 2580 da 1034 a 1550 da 517 a 1033 da 0 a 516 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 48
46 Tabella Distribuzione percentuale stima del n. ore a corsi di formazione nel 2006 Classe N. ore totali corsi di formazione 2006 Addetti AREA Totale ROMANO - RESTO BG BG TREVIGLIO ,5 0,4 0, ,3 0, ,5 16,8 18, ,2 11,3 6, ,8 6,3 41, ,3 21, ,5 11,8 100,0 100,0 100,0 Grafico - Distribuzione percentuale della stima del numero ore corsi di formazione nel Classe addetti ,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 Romano-Treviglio Totale BG 49
47 Grafico Distribuzione percentuale del numero ore corsi di formazione 2006 Classe di fatturato da 2581 a 5150 da 1034 a 1550 da 0 a Percentuale Romano-Treviglio Totale BG Per quanto riguarda la formazione professionale l indagine evidenzia che, nel complesso, più di un terzo delle imprese della provincia di Bergamo ha partecipato (con uno o più addetti) ad attività di formazione professionale nel periodo Circa il 30% delle aziende i cui addetti hanno partecipato alla formazione, lo ha fatto con riferimento sia a corsi interni che esterni all impresa. Un buon 45% delle imprese che hanno fatto partecipare addetti alle attività formative si sono rivolti a corsi esterni all azienda. Solo il 25% delle aziende si è avvalsa per la formazione soltanto di corsi interni. Le tabelle e i grafici di seguito riportati illustrano la distribuzione percentuale delle diverse attività di formazione in relazione a diversi aspetti (dimensione imprese, area funzionale etc.) (da Tabelle a e Grafici e 3.2.8). Tabella Distribuzione percentuale stima attività formazione professionale esterna 2007 per dimensione aziendale Classe Addetti Formazione professionale Interna 2007 nel Resto Provincia Rimasto simile a 2006 Aumentato ,4 0, ,5 0, ,1 89, ,5 5, ,3 5, ,2 0,0 Totale 100,0 100,0 50
48 Tabella Distribuzione percentuale stima attività formazione professionale Interna 2007 Cpi Romano e Treviglio Classe Addetti Rimasta simile a 2006 Aumentata ,9 0, ,8 0, ,1 47, ,3 0, ,1 26, ,0 26,4 Totale 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale stima attività formazione professionale Interna 2008/2009 nella Provincia di Bergamo Classe Addetti Formazione professionale Interna 2008/2009 Provincia Bergamo Rimane simile a 2006 Aumenta Diminuisce ,3 2,4 0, ,6 27,5 47, ,3 49,5 52, ,5 2,2 0, ,1 18,4 0, ,0 0,0 0, ,3 0,0 0,0 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale stima attività formazione professionale Esterna 2008/2009 nella Provincia di Bergamo Classe Addetti Formazione professionale Esterna 2008/2009 Rimasto simile a 2006 Provincia Bergamo Aumentato ,9 7, ,7 20, ,3 57, ,4 1, ,9 13, ,2 0, ,5 0,0 Totale 100,0 100,0 51
49 Tabella Distribuzione percentuale della stima corsi formazione per addetti AREA Corsi ROMANO - Totale BG RESTO BG TREVIGLIO Interni 18,4 14,2 17,7 Esterni 34,5 27,5 33,4 Interni ed Esterni 20,6 21,7 20,7 No corsi 26,6 36,6 28,2 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale della stima del numero totale di ore dedicate a corsi di formazione professionale nel 2006 per materia AREA Materia / Oggetto della formazione RESTO BG ROMANO- Totale BG TREVIGLIO Lingue straniere 0,0 4,7 1,3 Vendita/marketing 36,1 20,3 31,7 Contabilita' finanza 0,7 15,8 4,8 Gestione aziendale e amministrazione 1,2 13,5 4,6 Lavoro di ufficio e segreteria 0,2 3,1 1,0 Sviluppo abilità personali, conoscenza contesto lavorativo 42,4 2,6 31,5 Informatica 0,0 0,8 0,2 Tecniche e tecnologie di produzione 0,7 31,2 9,0 Ambiente, sicurezza sul lavoro, salvaguardia della salute 3,6 1,3 3,0 Altro 15,1 6,7 12,8 Totale 100,0 100,0 100,0 Grafico Distribuzione percentuale della stima del numero totale di ore dedicate a corsi di formazione professionale nel 2006 per materia Ambiente, sicurezza sul lavoro, salvaguardia della salute Informatica Lavoro di ufficio e segreteria Contabilita' finanza Lingue straniere Romano-Treviglio Totale BG 52
50 Tabella Distribuzione percentuale della stima del numero totale di ore dedicate a corsi di formazione professionale nel 2006 per organismo erogatore Università 0,0 0,0 0,0 Organismi pubblici di istruzione (inclusi i Centri regionali per la formazione) 6,1 2,3 5,3 Società di consulenza e formazione 8,5 22,0 11,5 Fornitori di macchinari o software, altre imprese (incluse quelle del gruppo) 1,0 16,2 4,4 Organizzazioni imprenditoriali, camere di commercio, associazioni di settore 3,7 18,0 6,8 Strutture sindacali dei lavoratori, nazionali o locali 2,1 0,0 1,6 Altro 78,7 38,0 69,7 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale stima attività formazione professionale esterna 2007 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale stima formazione professionale interna per il biennio 2008/2009 Volume attività di formazione AREA Organismo erogatore Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO Istituti scolastici pubblici e privati 0,0 3,5 0,8 Volume attività di formazione AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO Rimasto simile a ,9 57,0 70,6 Aumentato 23,4 39,1 25,6 Diminuito 3,7 3,9 3,7 AREA ROMANO- RESTO BG TREVIGLIO Totale BG Rimasto simile a ,5 80,9 67,7 Aumentato 33,6 14,4 30,9 Diminuito 0,9 4,8 1,4 Totale 100,0 100,0 100,0 53
51 Grafico Distribuzione percentuale della stima del volume attività di formazione professionale interna per il biennio 2008/2009 Diminuito Aumentato Rimasto simile a Frequenza dei valori mancanti = Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale stima corsi formazione 2006 per apprendisti e personale contratto d'inserimento AREA Corsi ROMANO- Totale BG RESTO BG TREVIGLIO Interni 13,5 4,8 12,2 Esterni 17,9 8,5 16,5 Interni ed Esterni 3,9 0,0 3,3 No corsi 64,7 86,7 68,0 Totale 100,0 100,0 100,0 Innovazione La tendenza all innovazione tecnologica della bassa bergamasca sembra sostanzialmente allineata alla situazione provinciale. Circa il 40% delle imprese non ha effettuato innovazione non tecnologica nel periodo Tra le innovazioni effettuate le innovazioni organizzative appaiono leggermente prevalenti. Dal punto di vista revisionale, tuttavia, appare una certa predisposizione a innovazioni non tecnologiche: il 50% circa delle imprese dichiara infatti di pensare a questa tipologia di innovazione per gli anni Per quanto riguarda l innovazione tecnologica la diffusione appare ancora più scarsa: circa il 48% delle imprese non ha effettuato innovazione tecnologica. Circa il 40% tuttavia prevede di fare innovazioni tecnologiche nel biennio Le tabelle e i grafici di seguito riportati illustrano in dettaglio alcuni dati specifici, in alcuni casi tuttavia calcolati su un numero limitato di osservazioni. 54
52 Tabella Distribuzione percentuale attività/progetti nel triennio destinati all'introduzione di innovazioni non tecnologiche Totale 100,0 100,0 100,0 Distribuzione percentuale attività/progetti nel triennio destinati all'introduzione di innovazioni non tecnologiche Nessuna innovazione non tecnologica Inn. di organizzazione e marketing Innovazioni di marketing Innovazioni organizzative Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale attività/progetti nel triennio destinati all'introduzione di innovazioni tecnologiche AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO Innovazioni organizzative 23,5 30,8 26,7 Innovazioni di marketing 17,7 7,7 13,3 Inn. di organizzazione e marketing 17,7 26,9 21,7 Nessuna innovazione non tecnologica 41,2 34,6 38,3 AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO Innovazioni di prodotto/servizio 23,5 7,1 16,1 Innovazioni di processo 8,8 14,3 11,3 Inn. di prodotto/servizio e di processo 17,7 32,1 24,2 Nessuna innovazione tecnologica 50,0 46,4 48,4 Totale 100,0 100,0 100,0 55
53 Grafico Distribuzione percentuale attività/progetti nel triennio destinati all'introduzione di innovazioni tecnologiche Nessuna innovazione tecnologica Inn. di prodotto/servizio e di processo Innovazioni di processo Innovazioni di prodotto/servizio Romano-Treviglio Totale BG Tabella Distribuzione percentuale cooperazione con altre imprese o istituzioni riguardo alle innovazioni introdotte nel triennio Sì 32,3 50,0 40,0 Totale 100,0 100,0 100,0 AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO No 67,7 50,0 60,0 Tabella Percentuali di imprese che hanno apportato innovazioni organizzative nei diversi settori nel triennio Settori AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO Management 30,4 47,6 38,6 Commerciale 60,9 66,7 63,6 Amministrativa 65,2 47,6 56,8 Finanziaria 21,7 4,8 13,6 Ricerca e sviluppo 4,4 23,8 13,6 Gestione del personale 39,1 42,9 40,9 Logistica e trasporti 30,4 38,1 34,1 Tabella Distribuzione percentuale Innovazione tecnologica prevista per il biennio AREA Totale ROMANO- RESTO BG BG TREVIGLIO No 62,2 52,8 60,7 Sì 37,8 47,2 39,3 Totale 100,0 100,0 100,0 56
54 Tabella Distribuzione percentuale stima Innovazione Non tecnologica prevista per il biennio AREA ROMANO- Totale BG RESTO BG TREVIGLIO No 49,2 48,9 49,1 Sì 50,8 51,1 50,9 Totale 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale delle imprese che hanno svolto attività destinate all'introduzione di innovazioni tecnologiche per dimensione aziendale Classe Addetti prodotto/servizio processo Innovazioni Tecnologiche prodotto/servizio e di processo Nessuna innovazione tecnologica ,0.. 6, ,0 14,3 6,7 26, ,0 71,4 46,7 50, ,0. 13,3 6, ,0. 26,7 10, , ,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 Tabella Distribuzione percentuale delle imprese che hanno svolto attività destinate all'introduzione di innovazioni non tecnologiche per classe di fatturato Innovazioni Non Tecnologiche Classe di fatturato (migliaia di euro) organizzazione Nessuna inn. organizzative marketing e marketing non tecnologica da 0 a ,33... da 517 a ,33 8,7 da 1034 a ,33 26,08 da 1551 a ,35 da 2581 a ,5 16,67 34,78 più di ,67 62,5 66,67 26,09 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 57
55 3.3 I focus group Sono stati effettuati, nel mese di dicembre 2007, due focus group della durata di circa due ore ciascuno. L interazione sociale che si è creata durante la loro realizzazione ha costituito un importante risorsa per la crescita culturale dei partecipanti al focus group e per l inquadramento complessivo delle tematiche del progetto di ricerca. In sede di preparazione dei focus group è stata predisposta una griglia che è servita da guida al coordinatore della discussione. Nella fase di svolgimento dei focus group il coordinatore ha introdotto il tema dell indagine ai partecipanti, quindi ha guidato gli intervistati verso gli argomenti che interessavano la ricerca seguendo la tecnica dello stimolo-risposta. I gruppi, che erano piuttosto omogenei dal punto di vista delle loro caratteristiche sociali e culturali, hanno partecipato alla discussione in modo aperto e collaborativo. Le conclusioni emerse pur se espresse in termini diversi nel corso della discussione - sono nella sostanza state condivise da tutti i partecipanti. Il primo focus group ha visto la partecipazione di referenti dei soggetti facenti parte del Comitato scientifico dell Osservatorio provinciale del Mercato del Lavoro. Nel complesso hanno partecipato al focus group 7 soggetti, oltre agli esponenti del gruppo di lavoro e un collaboratore del Servizio Lavoro della Provincia, che ha partecipato come uditore. Il focus group è stato orientato a cogliere le valutazioni sullo stato e le criticità della formazione per le attività terziarie in provincia e nella bassa bergamasca e i fabbisogni prioritari. Il secondo focus group si è svolto con vari consulenti del lavoro ed è stato mirato, oltre che ad alcuni approfondimenti tematici, all individuazione delle peculiarità dei territori di Romano di Lombardia e Treviglio. Proprio in funzione di questo obiettivo, erano stati invitati a far parte del focus group due consulenti del lavoro che operano in quelle aree: in particolare uno di Romano di Lombardia ed un altro di Treviglio. La presenza di soggetti che operano sul territorio è stata tra l altro molto utile per individuare le eventuali specificità. Pur con alcuni approfondimenti e sfumature diverse, il secondo focus group ha espresso considerazioni allineate a quanto emerso nel precedente incontro e con alcune precisazioni nella sostanza sono state riconfermate le considerazioni espresse durante il primo focus group. Nel seguito, pertanto, riferiamo il quadro complessivo individuato tramite i focus group. Una prima considerazione emersa riguarda la carenza di formazione efficace e non adeguatamente mirata alle reali esigenze del mercato del lavoro. In generale, dunque, appare opportuno riflettere anche sulla qualità della formazione che viene erogata. Occorre disporre di un quadro organico di riferimento e di un preciso coordinamento fra formazione e esigenze del mercato. A questo si aggiunge un esigenza di maggiore efficacia dei processi formativi conseguibile con una migliorata preparazione dei formatori. Una seconda considerazione sempre di carattere generale prende spunto dalla riflessione che il territorio provinciale si sta radicalmente modificando sia per fenomeni di delocalizzazione sia per cambiamenti infrastrutturali, quindi - in termini prospettici - sembra opportuno che la formazione non sia mirata solo a particolari mansioni, ma piuttosto che sia tale da saper cogliere i processi di trasformazione in atto. Un ulteriore elemento di carattere generale riguarda il fatto che i requisiti per l accesso alla formazione costituiscono attualmente un freno per le micro-aziende e per quelle piccole (fino 58
56 a 10 dipendenti), che in realtà sarebbero le entità più bisognose di interventi di tipo formativo. Per le realtà medio piccole occorre però una formazione più generale finalizzata a loro. Si è, inoltre, osservato che la domanda di formazione nella bassa bergamasca è legata in buona parte anche ad esigenze di riqualificazione del personale dei settori deboli. Il mercato del lavoro è in una fase in cui occorre riqualificare le persone provenienti da esperienze lavorative diverse, espulse in particolare dall industria manifatturiera e dai trasporti. I trasporti, infatti, sono un settore in crisi, caratterizzato da aziende medio piccole. Anche nel caso di imprese più grandi si tratta di un settore attualmente in fase di riorganizzazione e che pertanto richiederà rinnovate figure professionali. Dal punto di vista più specifico dei fabbisogni formativi, si è condiviso che le mansioni più richieste siano ancora quelle tradizionali soprattutto nell ambito del commercio e dei servizi amministrativi. Nell ambito del commercio, nei negozi e nei centri commerciali si riscontra una preparazione del personale non adeguata o che comunque necessita di miglioramenti sia con riferimento alla conoscenza merceologica, sia nel rapporto con la clientela (miglior approccio alla clientela; per la clientela straniera anche conoscenza delle lingue). La domanda di assunzioni e formazione nel settore del commercio appare rilevante nella bassa bergamasca alla luce dei recenti sviluppi nell area. D altro canto, le parti presenti al focus group hanno rilevato che tali attività commerciali potrebbero essere prossime alla saturazione. Nonostante questo avvertimento, tuttavia, si ritiene che almeno nel breve termine i fabbisogni di lavoro e di formazione vadano confermati. Per quanto riguarda i servizi amministrativi, una delle figure professionali più ricercate sembra essere quella dell amministratore del personale, per la quale si richiedono competenze in merito a norme contrattuali, normative fiscali, diritto del lavoro, paghe e contributi. La formazione necessaria dovrebbe affiancare l impostazione pratica a quella teorica. Si è rilevata, inoltre, carenza di formazione nelle aree delle lingue straniere. Su questo fronte c è un esigenza non solo rispetto alle lingue estere (utili ad esempio nel settore del commercio, oltre che del turismo, etc.), ma anche rispetto all insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Questa esigenza di formazione linguistica dell italiano è molto sentita nel settore dei trasporti dove si evidenzia elevata presenza di extra-comunitari e anche utile - ad esempio - per ovviare a problemi di non rispetto delle normative sulla sicurezza, ad esempio nel settore del noleggio delle gru. Si è osservato, infine, che esiste anche un problema di non adeguata preparazione degli imprenditori. La mentalità imprenditoriale locale è spesso legata ad un modello artigianale al quale non è connaturato lo spirito innovativo. L impulso verso l innovazione sembra debba essere promosso dall esterno o attraverso politiche di incentivazione e di formazione. La formazione dei titolari in linea di principio sarebbe molto utile poiché la preparazione spesso non è adeguata ai nuovi scenari economici e non è orientata all innovazione. Alcune aziende, inoltre, sono in fase di ricambio generazionale e, quindi, l esigenza di comprendere il mercato delle imprese bergamasche ed i rinnovati criteri di competitività del sistema è un elemento che difficilmente può svilupparsi secondo un processo di formazione on the job. Si tratterebbe di strutturare una formazione per piccole imprese che introduca gli elementi essenziali per comprendere le chiavi strategiche della competitività e alcune nozioni gestionali di base. 59
57 L utenza target di questo tipo di formazione è però estremamente eterogenea sia dal punto di vista dei fabbisogni formativi specifici sia per quanto concerne il background di conoscenze dei potenziali partecipanti (imprenditori). Si tratta quindi di un iniziativa formativa che si presenta estremamente difficile da strutturare e calibrare. Un aspetto interessante riguarda l opinione condivisa dai partecipanti al focus group in merito alla mancanza della cultura del lavoro, che genera a sua volta una discrasia fra formazionecapitale umano e innovazione-capitale fisico. Da parte del mondo del lavoro viene rilevato ancora uno scollamento tra istruzione e formazione. Il problema riguarda un po tutti i livelli formativi e le tipologie di formazione. Si auspica, quindi, una crescente interazione tra formatori e mondo del lavoro. Si deve comprendere che per il futuro non si potrà prescindere dalla formazione intesa in senso permanente e non sporadico e integrato con i fabbisogni del mondo del lavoro. 60
58 3.4 Studi di caso Caso di Studio 1: Padana S.p.A. L azienda è una lavanderia industriale che svolge servizi legati al noleggio di biancheria ad imprese del settore della ristorazione, ubicata a Bariano (sud-est della provincia di Bergamo). L informazione relativa al caso è stata tratta dall intervista diretta 1. Ai fini della comprensione delle criticità connesse all azienda in esame, si è ritenuto opportuno dividere la trattazione in due sezioni: la prima di inquadramento dei tratti e delle dinamiche salienti del settore delle lavanderie industriali; la seconda focalizzata sugli aspetti specifici dell azienda prescelta. Sintesi delle principali caratteristiche e dinamiche recenti del settore delle lavanderie industriali 2 Nel corso dell ultimo quindicennio, l industria delle lavanderie ha subito una trasformazione, probabilmente non ancora compiuta, che l ha condotta verso nuove forme organizzative più stabili e strutturate e con una diversa base territoriale. L attività tradizionale del settore è il ricondizionamento di materiali tessili, attraverso il lavaggio, la disinfezione e la sterilizzazione, quali fasi di un processo integrato di servizi che si completano con l offerta al cliente di attività di noleggio, trasporto e logistica, nonché di gestione del guardaroba presso i committenti dei prodotti lavorati, anche attraverso sistemi automatizzati. Più recente è il servizio di fornitura e manutenzione degli abiti da lavoro (a protezione di lavoratori a rischio quali: personale delle autoambulanze, personale che opera all aperto, etc.) e di manufatti (come, ad esempio, nell industria elettronica, alimentare e farmaceutica dove è necessario proteggere anche i prodotti). Per approntare un simile sistema, il comparto delle lavanderie industriali si avvale di un processo produttivo a forte contenuto innovativo e di tecnologie idonee a ridurre e monitorare l impatto sul territorio degli impianti di produzione. La clientela tipo delle lavanderie industriali è costituita di norma da altre imprese dei servizi del commercio e dell industria che affidano all'esterno il servizio, allo scopo di concentrare le risorse sugli obiettivi principali della loro attività. Affidando all'esterno il lavaggio della biancheria il cliente risolve una serie di problematiche che fanno riferimento soprattutto all'impiego di personale dedicato a tali funzioni, alla dotazione di macchinari e spazi specifici, alle garanzie igieniche e funzionali dei risultati. Il comparto conta, a livello nazionale, attualmente circa 600 imprese con un fatturato di 1,3 miliardi di euro l anno ed occupa oltre dipendenti, generando pertanto un fatturato per addetto di circa I mercati di maggiore dimensione per le imprese del settore sono il sanitario-ospedaliero pubblico e privato (630 milioni di ), l alberghiero e la ristorazione (500 milioni di esclusi i servizi per le imprese di ristorazione), che si concentrano in larga misura nel territorio del centro-nord, nonostante il maggiore dinamismo recente delle attività nel sud del Paese. I servizi di lavaggio e ricondizionamento degli abiti da lavoro, attualmente 1 L intervista è stata svolta con i proprietari dell azienda F.lli Pisacane e al suo manager Ing. Italo Pace, a cui si rivolgono i più sentiti ringraziamenti per la disponibilità e la collaborazione. Le immagini sono state tratte dal sito aziendale 2 Le informazioni relative a questa sezione sono state tratte da: Osservatorio sul settore delle lavanderie industriali. Primo Rapporto, pubblicato a cura dell Ente Bilaterale delle Lavanderie Industriali (EBLI) e redatto da HERMES LAB srl (2006). 61
59 contribuiscono al giro d affari del settore con un fatturato di soli 150 milioni di, ma rappresentano il mercato con le più consistenti potenzialità di crescita. La dimensione media d impresa è di 26 addetti. Il settore si colloca perciò al 50 posto fra i 24 settori rilevati dall Istat con il Censimento Industria e Servizi del 2001, con il 55% delle imprese che occupa fra dipendenti, con il 35% delle imprese al di sotto dei 10 dipendenti e solo il 3% con oltre 100 addetti. Una minoranza di imprese (14%) è plurilocalizzata e fra queste comunque solo 1 su 5 offre i propri servizi oltre i confini della regione di localizzazione. Nonostante la dimensione, oltre la metà delle imprese è costituita in forma di società di capitale. Sebbene sia elevato il numero di micro-imprese, le imprese individuali rappresentano soltanto il 13%, con una quota di occupazione pari al 5,5%. Dal punto di vista occupazionale, il settore rivela Imprese del Settore Lavanderie Industriali peculiarità sia sul fronte delle caratterizzazioni professionali, sia sul fronte della dinamica di periodo. Da un lato, infatti, si osserva una forte presenza femminile (che rappresenta ben il 65% degli occupati), a cui si associa un preponderante ricorso a contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato (93%). Dall altro si è assistito al mancato utilizzo, in questi ultimi anni, di processi di espulsione di manodopera o di fruizione della cassa integrazione guadagni straordinaria. All opposto la crescita occupazionale negli ultimi dieci anni si è attestata sul 9%, nonostante le congiunture nazionali ed internazionali, e la previsione per il prossimo futuro è di un ulteriore aumento di tale percentuale. Le tendenze principali del settore, che vedono tanto un mutamento della sua geografia, con una maggiore diffusione sul territorio nazionale, quanto della sua struttura, attraverso il consolidamento delle dimensioni aziendali, hanno accompagnato una parallela evoluzione del mercato e della domanda, che si riconduce in parte a fattori esogeni, ed in parte è stata sollecitata dagli stessi comportamenti strategici delle imprese. Gli elementi esogeni riguardano principalmente l evoluzione della localizzazione della clientela, la cui presenza si è ampliata nelle regioni del Centro e del Sud, soprattutto per lo sviluppo dell'industria del turismo e per l incremento della spesa sanitaria. La vicinanza al cliente costituisce un fattore competitivo fondamentale poiché la logistica, e in particolare le attività di trasporto sporco/pulito, rappresenta una componente importante del servizio, i cui costi crescono proporzionalmente alla distanza del cliente. Il principale fattore di cambiamento innescato dai comportamenti strategici delle imprese del settore, attiene invece la gamma dei servizi offerti, che si è evoluta ed ampliata rispetto ai tradizionali servizi di lavaggio di capi di proprietà dei clienti, passando da semplice subfornitura di un servizio ad offerta di una gamma di soluzioni caratterizzata da un maggior apporto progettuale e propositivo. Fra questi si annoverano: lava-nolo, trasporto (sporcopulito), logistica presso il cliente, sterilizzazione e disinfezione, altri servizi accessori. Il 25% delle imprese eroga tutti i servizi, oltre 60% almeno tre su cinque. Il fatturato generato da questi servizi si ripartisce per il 76% sul lava-nolo, per l 11% sul lavaggio di dispositivi tessili della clientela, con quote del 3% ciascuna sul trasporto (sporco/pulito), logistica e % 42 7% 18 3% % Fino a 9 addetti e oltre 62
60 sterilizzazione, mentre il restante 4% deriva da altri servizi. Si deve in proposito osservare che solo la metà delle imprese ricorre a sub-fornitura o a società esterne, e comunque relativamente ad un ristretto numero di servizi, quali trasporto e lavaggio. A livello intermedio fra tendenza esogena e spinta delle imprese, opera l evoluzione della domanda nel campo del ricondizionamento degli abiti da lavoro: da un lato vi è infatti un autonomo innalzamento degli standard ambientali che le imprese sono tenute a rispettare (e che i clienti richiedono); dall altro le lavanderie industriali provvedono in proprio ad individuare trattamenti mirati, che rispondano non solo alle caratteristiche tecniche dei nuovi materiali, ma anche alle nuove esigenze della clientela con nuovi standard contrattuali. La dinamica del settore risulta perciò trainata dalla domanda: gran parte delle aziende (50%) ha un parco clienti di unità. 1/4 di esse ha un numero di clienti più elevato (tra 500 e 1000), mentre solo il 4% ha meno di 10 clienti. La tendenza è comunque complessivamente in crescita: negli ultimi 3 anni il 52% delle aziende ha esteso il proprio portafoglio clienti, solo il 7% lo ha ridotto. La relativa forza contrattuale delle imprese è inoltre evidenziata dal basso grado di dipendenza dai clienti, approssimato dal peso relativo degli stessi sul fatturato complessivo. Per gran parte degli operatori (64%) i primi tre clienti contribuiscono a meno del 20% fatturato; solo per meno di 1 impresa su 10 il peso supera 60% (soprattutto per quanti operano nel settore sanità e assistenza, o a contatto con la P.A.). I segnali della crescita sono evidenti, ma alla positività del fenomeno fa riscontro la maggiore complessità gestionale/organizzativa che le imprese devono affrontare, per poter prosperare nel nuovo contesto competitivo. Certamente le imprese sono consapevoli di tali processi, e della loro natura strutturale, tanto che ad oggi, l 80% delle imprese dichiara di aver effettuato negli ultimi 3 anni più investimenti che in passato. Occorre peraltro osservare che le difficoltà di transizione non mancano. Il comparto delle lavanderie industriali ha concentrato da sempre il suo sforzo nel fornire ai mercati di riferimento dispositivi tessili visibilmente puliti. Tuttavia, il mercato odierno richiede ben più che la semplice pulizia, imponendo più elevati standard di qualità igienico-sanitari, attraverso l operare congiunto di pressioni concorrenziali e vincoli normativi. Sono significative in tal senso, l innovazione di prodotto che ha portato allo sviluppo dei Kit sterili in TTR (Tessuto Tecnico Ricondizionato) quale alternativa ai produttori multinazionali di TNT (Tessuto Non Tessuto) e la necessità per le imprese di ottenere certificazioni ex-norma UNI-EN (sul controllo della carica batteriologica residua), che comporta una innovazione dei processi produttivi, implicando una verifica della qualità nel corso della lavorazione, e non più semplicemente sul prodotto già processato. Il percorso di trasformazione indispensabile al recupero della competitività e dell efficienza è complessivamente gravoso, tanto che la mancanza di un processo di qualità, particolarmente sentito nel settore che opera per il mercato della ristorazione/alberghiero, ha determinato nel mondo delle lavanderie un deficit strategico significativo. È possibile ipotizzare nell immediato futuro che sul mercato permarranno solo quelle imprese che avranno fatto la scelta dell innovazione dei processi, ovvero quelle aziende che sapranno promuovere la trasformazione da un mercato regolato oggi quasi esclusivamente dai prezzi, ad un mercato la cui competizione si realizzerà attraverso la qualità dei servizi resi. Per completezza della trattazione, di seguito si riportano i principali dati quantitativi relativi al settore, tratti dal rapporto EBLI (2006). 63
61 Grado di copertura degli immobilizzi 0,65 gg. medi di credito ai clienti 179,14 Indice di disponibilità 0,71 gg. medi di debito vs. fornitori 184,95 Indice di liquidità 0,68 Anno 2004 Lavanderie Industriali Totale Industria Conto Economico Ricavi Netti Valore Aggiunto Costo del lavoro Reddito Operativo Lordo (EBITDA) Accantonamenti operativi Reddito Operativo Netto Utile corrente ante oneri fin. (EBIT) Utile corrente ante imposte (EBT) Utile/Perdita d esercizio Passività Patrimonio Netto Fondi Accantonati Debiti Consolidati Debiti ed altre pass. a breve termine Attività Immobilizzazioni Immateriali Materiali Nette Finanziarie Attivo Corrente Magazzino e acconti fornitori Crediti Commerciali Altri Crediti Liquidità 100,00 58,3 32,3 26,0 16,9 9,1 6,6 4,2 0,7 100,00 16,4 8,0 10,6 65,0 100,00 46,1 2,3 41,6 2,2 53,9 2,0 38,9 8,7 3,8 100,00 21,4 10,8 10,6 4,8 5,7 7,8 8,8 5,5 100,00 37,0 6,9 11,4 44,6 100,00 53,3 6,2 28,7 18,3 46,7 17,1 21,3 3,8 2,7 ROA 5,2% 5,9% Rotazione del Capitale 0,78 0,75 Costo del lavoro per unità di prodotto 55% 51% Fonte: Rapporto EBLI (2006). Anno 2004 Passività Patrimonio Netto Fondi Accantonati Debiti Consolidati Debiti ed altre pass. a breve termine Attività Immobilizzazioni Immateriali Materiali Nette Finanziarie Attivo Corrente Magazzino e acconti fornitori Crediti Commerciali Altri Crediti Liquidità Fonte: Rapporto EBLI (2006) Totali medi per impresa
62 Anno Totali 000. medi per impresa Conto Economico Ricavi Netti Valore Aggiunto Costo del lavoro Reddito Operativo Lordo (EBITDA) Accantonamenti operativi Reddito Operativo Netto Utile corrente Utile/Perdita d esercizio Dipendenti ROA Rotazione del Capitale Costo del lavoro per unità di prodotto 55% Fonte: Rapporto EBLI (2006) ,9% 0,78 Aspetti specifici dell azienda PADANA S.p.A. Scheda sintetica dell azienda Costituzione 1985 Soci Fondatori Carmine, Oreste e Pino Pisacane Consiglio D Amministrazione Carmine, Enzo e Pino Pisacane Oggetto d attività Noleggio e lavaggio biancheria per aziende della ristorazione Informazioni contabili rilevanti PADANA S.p.A. Dati campionari del Anno 2007* settore Fatturato Valore Aggiunto Costo del lavoro Reddito Operativo Lordo Utile d esercizio Patrimonio Netto Debiti Consolidati Debiti a breve termine Immobilizzi Magazzino Crediti Liquidità Investimenti n.d. Occupazione 43 addetti 71 addetti gg. medi clienti 82 gg. 179 gg. gg. medi fornitori 45 gg. 185 gg. * Anni precedenti non comparabili a causa di acquisizione d azienda nel 2006 Storia La PADANA S.p.A. è stata costituita nel 1985 per fusione fra la società fondata nel 1979 dai Fratelli Pisacane e della Padana s.n.c. rilevata nell anno precedente, allo scopo di svolgere attività di noleggio e lavaggio di biancheria per ristoranti e pizzerie. La sede sociale è ubicata 65
63 a Bariano (Bg). L azienda si sviluppa su una superficie di mq coperti ed un terreno di circa mq. Caratteri salienti La PADANA S.p.A. costituisce un caso di studio interessante per due diversi ordini di ragioni: da un lato è un azienda che all interno del proprio settore appartiene al gruppo delle realtà di successo, come dimostra la dinamica dei principali indicatori (si veda la scheda sintetica); dall altro, per la localizzazione della sede sociale, potrebbe costituire mutatis mutandis un esempio di modello gestionale - organizzativo per le imprese del settore terziario operanti nel territorio della bassa bergamasca, alcune delle quali allo stato attuale non sembrano fondare le proprie possibilità di sviluppo su simili caratteri. Le peculiarità dell azienda possono essere schematicamente ricondotte agli elementi di seguito enunciati, che sono in parte da legare alla dinamica del settore descritta nella sezione precedente, ed in parte sono il frutto dell originale esperienza aziendale. Sul primo fronte operano: a) la struttura organizzativa; b) la struttura gestionale. Sul secondo fronte operano: c) la scelta del focus dell attività; d) lo spirito innovativo e l approccio al mercato; e) l organizzazione del lavoro. Esaminiamo brevemente ciascuno dei punti. a) Struttura organizzativa. Sebbene l azienda abbia i trascorsi tipici dell impresa familiare, si è trasformata in una società di capitali, modificando non solo il proprio status giuridico, ma anche la sua gestione, che è divenuta di tipo manageriale. Essa dunque denota una separazione non puramente formale fra gestione dell impresa e gestione del patrimonio familiare dei soci. Come osservato, questo tipo di struttura organizzativa è abbastanza tipica nel settore delle lavanderie industriali, anche di piccole dimensioni; tuttavia l assenza di commistione fra interessi aziendali e interessi familiari, è una sorta di tratto distintivo rispetto alla struttura organizzativa delle imprese terziarie medio-piccole del sud della provincia di Bergamo, segno di una differente cultura d impresa. Nello specifico, l organigramma aziendale è abbastanza complesso, in rapporto al numero degli addetti, come si evince dallo schema di seguito proposto. b) Struttura gestionale. Consequenziale alla scelta della struttura organizzativa è la gestione d impresa, che appare minuziosamente pianificata e oggetto di monitoraggio costante. Nessun dettaglio viene lasciato al caso, all improvvisazione o alla mera iniziativa personale (che costituisce uno dei tratti caratteristici della piccola imprenditorialità familiare). Ogni elemento responsabile dei risultati aziendali viene misurato e contabilizzato con periodicità mensile, anche tramite opportune suddivisioni dei centri di costo, al fine di verificare la rispondenza degli stessi ai dati di budget previsionale. 66
64 Struttura Organizzativa PADANA S.p.A. Consiglio d Amministrazione Vice Presidente Presidente Consigliere Direzione Generale Contabilità Produzione Commerciale Bolle Consegne Cernita Stiro Lavaggio Spedizioni Tovaglie-Lenzuola Coprimacchie Tovaglioli Smisto Pieghe Il controllo della qualità è costante e viene effettuato a vari livelli: prima dello stiro e al momento della spedizione, all interno dell ufficio tecnico che studia cicli e sistemi di lavaggio. L attenzione ai segnali di mutamento del mercato è elevata: la gamma dei servizi offerti non si limita al noleggio e lavaggio della biancheria, ma si estende alla consulenza per la soluzione di qualsiasi problema di igiene e sanificazione nonché ad una assistenza capillare sul territorio 3. L impresa fa dunque propri, in ogni aspetto della gestione, gli strumenti che normalmente si osservano a livelli dimensionali più elevati, ritenendoli il fulcro strategico del proprio successo. A dispetto di una visione della piccola impresa che si fonda su uno stereotipo di arretratezza e declino prospettico, questa realtà dimostra l esatto opposto. c) Scelta del focus dell attività. La strategia aziendale è stata quella della specializzazione rispetto alla clientela potenziale. La PADANA S.p.A., infatti, si rivolge esclusivamente ad imprese del settore della ristorazione (pizzerie, ristoranti e trattorie), con questo escludendo dal proprio portafoglio gli altri due segmenti caratteristici del mercato (sanitàospedaliero e ricondizionamento abiti da lavoro). Tale scelta, dai potenziali effetti controversi, intrapresa coraggiosamente in tempi successivi alla costituzione, e comunque in anni caratterizzati dalla maggiore dinamicità proprio dei segmenti esclusi, ha rivelato per l azienda vari aspetti positivi. La consapevolezza, infatti, di collocarsi in una nicchia del mercato ha condotto parallelamente alla 3 Citazione testuale del sito aziendale. Ristoranti 35% Hotels 9% Vari 3% Pizzerie 53% 67
65 specializzazione dei processi produttivi, portando l impresa a sviluppare al proprio interno innovazioni di processo. La scelta si è rivelata vincente anche sotto l aspetto della gestione economico finanziaria, poiché l indipendenza dalla fornitura di servizi al comparto sanitarioassistenziale ha, da un lato, consentito il contenimento dei costi (legati alle certificazioni e lavorazioni che specificamente sono imposte a fronte dei rischi igienici del segmento di mercato) e, dall altro, ha determinato minori margini di indebitamento, quali effetto dei migliori rapporti fra giorni clienti/fornitori (si deve infatti ricordare che la quasi totalità delle imprese in questo ambito appartiene alla Pubblica Amministrazione). d) Spirito innovativo e conquista dei mercati. L innovazione costituisce una costante dell attività aziendale: il piano di investimento degli ultimi due anni ha raggiunto 1,7 milioni di euro (a fronte di una dimensione di 43 addetti). Essa è garantita attraverso due modalità principali. Anzitutto viene attuata tramite un processo di acquisizione di impianti tecnologicamente avanzati. La seconda strada è quella della personalizzazione dell impianto motivata dalla volontà di adattare i macchinari così da offrire prodotti/servizi in grado di rispondere tempestivamente alle mutevoli esigenze della clientela. Nello specifico, il cuore dei macchinari della PADANA S.p.A. è costituito da due Lavacontinue Milnor di fabbricazione statunitense che constano di un insieme di sistemi computerizzati in cui le zone di caricamento sporco e pulito sono divise ed è possibile lavare separatamente vari tipi di biancheria. La gestione/controllo dell impianto è attuata da 3 diversi computer che in questo modo assicurano la continuità/qualità del trattamento dei capi. Le operazioni di trattamento comprendono le fasi di lavaggio, asciugatura, stiratura e piegatura ed avvengono a temperature superiori a 100 C, assicurando la sterilità dei capi lavorati. Asciugatura e stiratura sono ottenute con sistemi a pressione, utilizzando rispettivamente presse e sistemi di rulli (Mangani). L importante innovazione di processo è stata introdotta nella fase di piegatura. Al fine di rispondere alle esigenze di una clientela sempre più orientata alla qualità, e poiché nel settore quest ultima si associa con l igiene del prodotto fornito, nella linea di piegatura dei tovaglioli è stata introdotta (per produzione interna) una fase completamente automatizzata che porta a ripiegare, impilare e successivamente impacchettare in sacchetti plastici termosaldati, ciascun pezzo singolarmente. In ultima analisi la ricerca di un nuovo prodotto atto a soddisfare anche la clientela più esigente (che vuole la certezza della sterilità del tovagliolo che andrà ad utilizzare) ha orientato le risorse interne verso lo sviluppo di un nuovo segmento del processo produttivo. L innovazione di prodotto punta in generale sull igiene, di conseguenza il parco biancheria dell azienda, oltre ad essere costantemente rinnovato (la corrispondente voce di costo in bilancio è la seconda in ordine assoluto di grandezza e si aggira intorno ai annui) viene fornito con il sistema Ristoigien. D altro canto, la ricerca della qualità porta anche alla selezione dei materiali, che si mantiene su fibre di gamma elevata. L attenzione alla clientela si articola poi su due ulteriori pilastri strategici: la fidelizzazione e la reputazione. Sul primo fronte è ben compreso e condiviso il punto evidenziato in precedenza nella sezione generale, che la fidelizzazione passa attraverso una strategia di localizzazione opportuna. In questo caso, l azienda ha optato per la mono-localizzazione, sebbene lo scorso anno abbia acquisito un impresa operante nell area di Varese ed accresciuto i propri addetti di 68
66 12 componenti (trasferiti in loco). La decisione non ha impedito la copertura di un area relativamente vasta (vedasi mappa della clientela) in virtù della prossimità dell azienda alle principali arterie di traffico: gli autisti di norma riescono a raggiungere la clientela più lontana entro 2 ore. Ovviamente, la localizzazione è solo una condizione necessaria al mantenimento delle quote di mercato; la vicinanza col cliente, oltre che sul piano geografico, è mantenuta da un rapporto che si tiene due volte alla settimana con gli autisti per ritiri e consegne della biancheria, su base mensile con i rappresentanti, su base quotidiana direttamente con l azienda, non solo in orario di ufficio, ma attraverso un numero verde ed un sito internet sempre operativi. Sul fronte della reputazione, l azienda mostra la sua modernità inserendo nei propri obiettivi non solo i tradizionali ed auspicabili elementi di attenzione al cliente, ma quelli più ampi oggi riconosciuti nella tutela di interessi collettivi più ampi. Nello specifico, alla voce impegno del sito aziendale si riporta testualmente: Anche l'acqua viene pulita. La responsabilità della conservazione e protezione ambientale, ci impone il massimo impegno per evitare inquinamento di qualsiasi tipo. Così l attenzione della PADANA S.p.A. è volta, oggi come ieri, a far sì che tutti gli scarichi d acqua vengano trattati in modo che l acqua immessa nel territorio sia perfettamente pulita. Sotto questo punto di vista, la PADANA S.p.A. costituisce per la clientela una garanzia di continuità. Frequenti controlli giornalieri vengono effettuati dai tecnici per garantire la QUALITA' dell acqua di scarico. e) Organizzazione del lavoro. L ultimo elemento di distinzione, non certo in ordine d importanza, della gestione aziendale riguarda l organizzazione del lavoro. La tipicità settoriale richiede anche in questa sede un ciclo produttivo che si snoda lungo l intero corso dell anno senza interruzioni, ed è caratterizzato da picchi settimanali/stagionali legati alle punte di attività dei fine settimana e delle festività; il personale è in prevalenza femminile. Le importanti scelte in tema occupazionale riguardano l originale declinazione del concetto di flessibilità del lavoro. L azienda si dimostra particolarmente attenta ai livelli di soddisfazione dei dipendenti e, al contempo, vuole assicurarsi dagli stessi le massime prestazioni in rapporto al tipo di mansione ricoperta. Ciò significa che sostanzialmente non viene fatto alcun uso strategico di contratti di formazione o a tempo determinato al puro scopo di contenere i costi di gestione; all opposto vengono offerti per lo più contratti di lavoro a tempo indeterminato, così che la figura tipica interna all azienda sia quella del personale d esperienza. Le posizioni di rilievo strategico sono tendenzialmente ricoperte da laureati. La turnazione delle maestranze avviene in modo da assicurare che la settimana lavorativa possa garantire 35/37 ore di attività. La giornata del sabato è interamente libera, mentre nel corso della settimana è possibile una interruzione nelle mattine di giovedì o venerdì. Questo elemento organizzativo ha il duplice vantaggio di consentire ai dipendenti addetti alle fasi di lavorazione (specialmente donne) di utilizzare almeno una mattinata infrasettimanale alla cura familiare e garantisce agli addetti alla manutenzione di esercitare l attività ordinaria in orario diurno (contrariamente alla consuetudine del settore). Considerazioni conclusive Il quadro fin qui delineato non può che portare a concludere che la PADANA S.p.A. si configuri come una realtà dinamica e positiva in senso assoluto e non limitatamente al proprio settore di appartenenza. La chiusura di queste riflessioni non può che rinviare all intervista svolta con i titolari ed il manager, che costituisce una sintesi alle osservazioni presentate. Sollecitati ad indicare le criticità relative alla propria azione, i quesiti posti alle istituzioni e le reazioni da queste ottenute hanno centrato la propria risposta intorno al fulcro generale della qualità dei prodotti/servizi e del capitale umano. Con lucidità hanno delineato scenari di 69
67 potenzialità e problematicità per la propria azienda, legandoli al ruolo sinergico che essa svolge in un ambito più ampio con il territorio ed il sistema economico nel suo complesso. Sul piano dei potenziali opera la consapevolezza che lo sviluppo si ottenga miscelando opportunamente leve endogene ed esogene in questo caso focalizzate, da un lato, su una cultura imprenditoriale, (i cui caratteri principali sono la gestione manageriale, lo spirito innovativo e l attenzione alle esigenze di tutti i soggetti, non ultimo l ambiente), dall altro sul vantaggio di una localizzazione in un area prospera, dove abbondano tanto la domanda quanto le essenziali infrastrutture viarie. D altro canto, sul lato delle problematiche non possono non essere sottolineate alcune lacune e ritardi strategici rilevanti. Essi si giocano tanto sul piano infrastrutturale (per l evidente aumento della congestione del traffico), quanto sul piano operativo, con particolare riferimento all organizzazione/qualità del lavoro. Gli strumenti normativi in teoria atti ad agevolare l accesso dei giovani, appaiono in questo caso inadeguati per l esiguità dei periodi di formazione a cui si legano gli incentivi. Nonostante l acclamato riconoscimento della necessità di livelli di formazione elevati, mancano percorsi formativi, se non assolutamente specifici, almeno adatti a creare una sintonia fra competenze acquisite dai potenziali lavoratori e competenze richieste. L onere della formazione pertanto deve essere interamente internalizzato dalle aziende con evidente distorsione delle potenzialità di crescita occupazionale. Sotto silenzio stridente passa la sostanziale assenza di un ruolo di supporto delle istituzioni locali. Tuttavia, per quest azienda che costituisce nella propria area un caso esemplare, la capacità del territorio di affrontare positivamente gli scenari futuri non dipende tanto da fattori esterni alle imprese, quanto dalla qualità del capitale umano imprenditoriale: le sfide future non riguardano solo lo sviluppo di nuove infrastrutture (che richiamano le istituzioni a saper rispondere in tempi e modi adeguati alle esigenze collettive), ma anche (e forse soprattutto) l acquisizione di una nuova cultura imprenditoriale, che non dimentichi i propri tratti di operosità e creatività, trasformandoli in dato sistematico, in bene comune atto a permanere nel tempo, non frutto estemporaneo dell esperienza di singoli individui, destinati a trascinare con sé il futuro aziendale. 70
68 3.4.2 Caso di Studio 2: Gru-be.r.g. s.r.l. L azienda selezionata per il caso di studio è la Gru-be.r.g. s.r.l. specialista nella vendita, noleggio e assistenza di gru, macchine e attrezzature edili. Ubicata da poco più di un anno a Cologno al Serio, nel complesso Cascina Casale recentemente acquistato e ristrutturato, al momento della costituzione, avvenuta nel 1994, era localizzata a Martinengo. La nuova localizzazione, a ridosso della Strada Provinciale 122 (nota come strada Francesca), importante direttrice di traffico, è una della chiavi della strategia aziendale, perché non solo accentua la visibilità, attraverso l imponenza fisica ed il pregio estetico delle strutture, ma garantisce un immediato accesso alle principali arterie viarie, condizione essenziale ad instaurare una relazione di prossimità con la clientela acquisita e potenziale. L informazione relativa al caso è stata tratta dall intervista diretta 4. Brevi osservazioni sul comparto del noleggio attrezzature e macchinari edili Benché il numero delle imprese del comparto noleggio attrezzature edili sia in crescita, come è testimoniato anche dalla presenza di una molteplicità di annunci presenti in vari siti internet, non è nota a chi scrive l esistenza di studi sistematici di settore pubblicizzati o accessibili, che ne descrivano le caratteristiche peculiari, le criticità e le performance. Pertanto le dinamiche proprie di ciascuna azienda debbono essere raffrontate a quelle del settore da cui le stesse principalmente dipendono, ossia al comparto delle imprese edili e costruzioni. Come risaputo, dopo una fase di boom, nel corso dell ultimo anno l attività edilizia ha subito un rallentamento. Esso coinvolge anche le imprese del settore noleggio attrezzature e macchinari, ma con una intensità inferiore. A fronte, infatti, di un calo della domanda di servizi determinato dalla contrazione del mercato delle costruzioni, si registra un aumento della domanda dovuta al mutamento delle attitudini organizzative delle imprese edili, che cominciano a far propria l idea di non acquistare direttamente le attrezzature. Il ricorso al nolo dei mezzi da cantiere, infatti, oltre a costituire fonte di profitto per le imprese che forniscono il servizio, è un importante strumento di contenimento quanti/qualitativo dei costi per le imprese che lo attuano: da un lato gli investimenti possono essere indirizzati solo all acquisto di quelle attrezzature che vengono ampiamente utilizzate e dunque possono essere adeguatamente ammortizzate e rifinanziate tramite il flusso di nuove commesse; si risparmia sui costi/rischi di immobilizzo del capitale legati ai tempi di non utilizzo; dall altro lato, l affidamento ad un impresa di noleggio affidabile consente di servirsi di attrezzature mai obsolete e la cui manutenzione è garantita, tempestiva e professionale. Il mercato del noleggio attrezzature e macchinari edili è soggetto a forti pressioni competitive, in particolare è un mercato dove l aumento della domanda potenziale viene subito colto dall entrata di nuove imprese concorrenti. Ciò implica che i margini di profitto sono destinati ad erodersi in tempi ristretti, soprattutto nella misura in cui si faccia leva sulle strategie di prezzo. Stante l accessibilità del mercato ai nuovi entranti (che costituisce una fonte di contenimento strutturale dei profitti) e la contrazione della domanda dei servizi di noleggio (che costituisce una fonte di contenimento congiunturale), la sopravvivenza a medio termine delle imprese del comparto deve essere giocata su strategie alternative a quelle di prezzo. 4 L intervista è stata svolta con il direttore generale e proprietario Enrico Bergamelli, a cui si rivolgono i più sentiti ringraziamenti per la disponibilità e la collaborazione. Informazioni aggiuntive ed immagini sono state tratte dal sito aziendale previa autorizzazione del titolare. 71
69 Poiché si opera nell ambito terziario un ruolo fondamentale è svolto dalla capacità di fidelizzare la clientela, garantendo l offerta di servizi riconoscibili per standard di qualità elevata, affidabilità e alto grado di personalizzazione. Aspetti specifici dell azienda GRUBERG s.r.l. Principali Informazioni Contabili Gru.be.r.g. s.r.l. Gru.be.r.g. Noleggio Informazioni Gru.be.r.g. s.r.l. Gru.be.r.g.Service s.r.l. s.r.l. contabili 31/12/ /11/2007* 31/12/ /11/2007* 31/12/ /11/2007* Immobilizzi , , , , , ,2 Clienti , , , , , ,3 Disponibilità e Liquidità , ,3 825, , , ,1 Patrimonio Netto , , , , , ,8 Debiti Consolidati , , , , , ,1 Debiti a Breve , , , , , ,0 Fatturato , , , , , ,2 Valore Aggiunto , , , , , ,0 Costo del lavoro , , , , , ,2 Reddito Operativo , , , , , ,7 Lordo Utile 964, , , ,3 7511, ,7 ROI -- 18,1% 31,1% 27,0% 13,4% 11,6% ROE 0,2% -- 27,3% 68,8% 3,6% 225,5% Dipendenti Valore Aggiunto per addetto 19983, , , , , ,6 * Bilancio Provvisorio ante scritture assestamento e chiusura Introduzione La Gru-be.r.g. s.r.l. rappresenta un caso di studio interessante perché si configura come una realtà dinamica e di successo (si vedano i dati della scheda sintetica), che deriva tali caratteri da una sapiente fusione di tradizione ed innovazione. Sostanzialmente la tradizione è mostrata dalla scelta di mantenere una struttura organizzativa basata sul modello dell impresa familiare. Nel caso in esame, i possibili aspetti sfavorevoli insiti a questo modello d impresa, tipicamente connessi al rischio di eccessiva commistione fra interessi personali dell imprenditore/proprietario e interessi della società, sono attenuati dalla presenza della seconda componente strutturale fondata sull innovazione. Fin dalla costituzione l impresa ha infatti fatto propria una cultura diversa da quella normalmente associata alla struttura familiare. Anziché essere concepita come un bene privato, destinato ad esistere in via strumentale alle esigenze del proprietario-imprenditore, l azienda diviene centro di produzione di valore per l interesse collettivo. In questo senso, la strada per la sopravvivenza a lungo termine dell impresa è da sempre individuata nell obiettivo della qualità totale, che nello specifico di questa realtà aziendale implica: scelta di prodotti caratterizzati da standard 72
70 tecnologici elevati, ricerca dell affidabilità dei prodotti/servizi, offerta di una gamma di servizi che si distinguano sul mercato per varietà, specificità, professionalità, capillarità e tempestività.. Da questo obiettivo generale discendono i tratti primari dell azienda che possono essere ricondotti a tre cardini strategici fondamentali, che di seguito verranno esaminati in maggior dettaglio: a) la scelta della specializzazione funzionale; b) la scelta del rapporto privilegiato con i fornitori; c) l orientamento al servizio mirato e alla professionalità. Specializzazione Funzionale Come si è detto la Gru-be.r.g. s.r.l. è un impresa familiare, gestita dalla famiglia Bergamelli e dal gruppo dei soci Rizzi, Gregis e Barcella, ma possiede una struttura organizzativa complessa, articolata in un gruppo di 6 distinte unità (di cui 3 partecipate), che svolgono ciascuna specifiche attività. La struttura è schematicamente evidenziata dal diagramma che segue. Struttura del gruppo attività di vendita e assistenza di gru, macchine operatrici e attrezzature edili. noleggio di gru, attrezzature edili e macchine operatrici. fornitura di servizi specialistici nell ambito delle gru edili noleggio e vendita piattaforme aeree e sollevatori telescopici; servizio di assistenza fornitura all ingrosso e noleggio di materiali edili e prodotti affini, attrezzature edili industriali, macchine edili industriali, fuori provincia (Mi, Co, Va); Area sicurezza, igiene, formazione L azienda è nata nel 1994 con lo scopo di svolgere attività di vendita ed assistenza di gru, macchine operatrici e attrezzature edili, con il primo ramo Gru-be.r.g. s.r.l. Successivamente, nel 1999 è stata costituita la Gru-be.r.g. Noleggio s.r.l., che è da sempre specializzata nell attività di noleggio di gru, di macchine operatrici e di attrezzatura da cantiere. Attualmente la società vanta un parco noleggio costituito da: 100 gru edili, 70 macchine operatrici (minipale, miniescavatori, rulli, ecc.), mq. di ponteggio zincato, mq. di casseforme in acciaio, 30 gruppi elettrogeni, 30 box da cantiere, puntelli in ferro, oltre ad una vasta gamma di macchine e attrezzature edili. L anno 2001 ha visto la costituzione del terzo ramo d azienda, la Gru-be.r.g. Service s.r.l. che esercita una funzione di 73
71 servizio specialistico nell ambito delle sole gru edili, svolgendo in particolare operazioni di assistenza, trasporto, montaggio e smontaggio. La compagine aziendale è completata dalla presenza di altre tre società, anch esse dedite allo svolgimento di attività/servizi specializzati. Spaberg S.p.A. assolve al ruolo di ramo specializzato geograficamente, infatti è la società del gruppo che opera nelle province di Milano, Varese e Como, gestendo la fornitura all ingrosso di materiali edili e prodotti affini, nonché fornitura all ingrosso e noleggio di attrezzature edili industriali e macchine edili industriali. Elevo s.r.l., come ogni altra azienda del gruppo, si pone l obiettivo di garantire alla clientela un supporto specialistico, in questo caso finalizzata all analisi delle problematiche di cantiere. In particolare opera nel noleggio e nella vendita di piattaforme aeree e sollevatori telescopici, fornendo gli annessi servizi di assistenza direttamente in cantiere. Pro.Sic s.r.l., infine, risponde alle esigenze sollecitate dalla presenza di nuove normative in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro, e sui cantieri (vedi Leggi 626 e 494), che impongono il rispetto dei nuovi vincoli; dall altro scaturisce dall autonomo e consapevole riconoscimento dell importanza di affiancare all offerta di prodotti dagli standard qualitativi elevati, anche servizi di livello comparabile, il che implica la presenza di personale con livelli di formazione elevati. La società, di conseguenza agisce su più fronti che vanno dalla fornitura diretta di servizi di consulenza tecnica, alla gestione di corsi di formazione. Sono presenti tre aree funzionali: a) area sicurezza e ambiente che si occupa di temi legati al checkup negli ambienti di lavoro (consulenza e supporto), stesura manuali della sicurezza, elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi (VdR), sorveglianza sanitaria, rilevazioni fonometriche, analisi dell ambiente di lavoro; b) area edilizia e cantieristica dedita al check-up tramite tecnici abilitati, nonché alla redazione di Piani di Sicurezza e di coordinamento (PSC), Piani Operativo di Sicurezza (POS), Gestione della Qualità in Edilizia (SOA); c) area formazione e informazione che promuove corsi di formazione, o incontri/redazione di documenti informativi, sui temi di sicurezza sul lavoro, gestione delle emergenze antincendio/primo soccorso, formazione obbligatoria per addetti all utilizzo di attrezzature speciali, check-up tecnico normativo. Oltre a ciò la società offre anche un servizio gratuito di aggiornamento on-line a cadenza mensile. Scelta dei fornitori Nel perseguimento del proprio obiettivo di qualità totale del servizio al cliente, la Grube.r.g. s.r.l. ha da sempre instaurato un rapporto del tutto particolare con i propri fornitori. È infatti evidente che per un azienda di servizio che in prima istanza noleggia prodotti acquisiti da terzi e non soggetti ad ulteriori trasformazioni interne, la via imprescindibile per il raggiungimento dell obiettivo della qualità risiede nel pregio intrinseco del prodotto da noleggiare, ossia acquisito dai fornitori: la scelta inopportuna del fornitore ha ricadute immediate e negative anzitutto sull immagine dell azienda e successivamente sulle possibilità di sopravvivenza a lungo termine. Nella fattispecie la Gru-be.r.g. s.r.l. ha scelto di legarsi ad un numero limitato di imprese che non solo sono note sul mercato per l affidabilità del proprio marchio, dunque per gli elevati standard tecnologici dei prodotti, ma anche per la condivisione di una filosofia aziendale anch essa improntata sull attenzione al cliente e sull innovazione. Rispetto a queste aziende, 74
72 la Gru-be.r.g. s.r.l. si pone non solo come acquirente di prodotti, ma come concessionario/rivenditore esclusivo a livello provinciale ed in alcuni casi a livello regionale. La particolare relazione con i fornitori è da considerarsi segno della solida reputazione dell azienda e quindi dell esistenza di un rapporto consolidato di fiducia reciproca. Di seguito sono riportati i dati relativi ai marchi utilizzati dall azienda, distinguendo fra quelli scelti per una relazione di concessionaria/esclusiva, di cui si presenta anche un riquadro contenente una brevissima descrizione e quelli che sono semplicemente marchi funzionali alla garanzia per la clientela degli standard qualitativi dei prodotti, in assenza di un rapporto esclusiva/concessionaria. Marchi dei fornitori principali Altri Marchi 75
73 DESCRIZIONE DEI MARCHI LIEBHERR è un azienda tedesca leader nella produzione gru a torre di tutti i tipi e categorie, che si distingue per il fatto di progettare e realizzare in proprio la quasi totalità dei componenti delle stesse. Le gru LIEBHERR, sono considerate a livello mondiale la massima espressione di affidabilità, tecnologia e qualità. La leadership di LIEBHERR nasce dalla filosofia societaria fondata su: forti investimenti nella ricerca e nella progettazione di nuove soluzioni tecnologiche in relazione ai bisogni reali dei propri clienti; estrema scrupolosità nella scelta dei materiali utilizzati; particolare attenzione alle tematiche di risparmio energetico. Caterpillar è leader mondiale nella produzione di macchine movimento terra. La forte e solida collaborazione con CGT Spa, fin dal 1934, ha permesso a Caterpillar di costruire una base stabile nel mercato italiano, proponendo modelli sempre più sofisticati frutto della propria tecnologia ed esperienza e una gamma sempre più completa. Faresin Building Division Spa fa parte di un gruppo di aziende che, da oltre trent anni, opera nel settore della meccanica per l edilizia e l agricoltura. Faresin propone un ampia gamma di sistemi componibili di casseforme ed attrezzatura per l edilizia adatte a rispondere alle diverse esigenze della moderna industria delle costruzioni civili ed industriali. Tratti distintivi dell azienda sono: la modularità dei prodotti offerti, l elevato grado di automazione dei cicli produttivi e l elevata formazione professionale delle maestranze. Ponteggi Dalmine opera dal 1947 nel campo dei ponteggi tubolari. Il graduale processo di diversificazione ed il costante sviluppo tecnologico hanno consentito all'azienda, nel corso degli anni, di affermarsi leader sul mercato nazionale e raggiungendo ottime quotazioni anche a livello internazionale. Dal 1999 fa parte del gruppo Marcegaglia, leader europeo nella trasformazione dell'acciaio, che garantisce una qualità costante della materia prima. EdilGru opera nel settore della progettazione e produzione di gru per l'edilizia. Dal 1972 ha iniziato a dedicarsi esclusivamente alla produzione di gru automontanti con rotazione in basso. Offre inoltre una nuova gamma di gru idrauliche a rotazione bassa, altamente affidabili, ma anche vantaggiose in termini di spazio occupato, tempo e sicurezza di montaggio e smontaggio, facilità di trasporto da un cantiere all'altro. Alimak Spa è l azienda leader, a livello mondiale, nell'ascensoristica da cantiere e industriale basata sul principio pignone-cremagliera. In particolare, la società è specializzata nella produzione di piattaforme autosollevanti ed ascensori da cantiere. Benché tra i fornitori privilegiati appaiano sei indicazioni, due sono le aziende che maggiormente hanno influito sulla storia e lo sviluppo dell azienda, ossia Liebherr e CGT- Caterpillar. Da queste imprese la Gru-be.r.g. s.r.l. ha acquisito non solo le tecnologie essenziali, ma soprattutto ha tratto elementi vitali di indirizzo della mission aziendale. Altra caratteristica certamente inusuale nell esame di casi d aziende operanti in contesti competitivi, è la trasparenza nel riconoscimento di un tributo di gratitudine nei confronti delle aziende partner. Dal sito aziendale si evince testualmente a proposito della mission: ma anche: Creare soluzioni a valore aggiunto per il cliente sfruttando le forti specializzazioni del Gruppo, nel pieno rispetto di una complementarietà tra le diverse società. Facendo nostra, fin dal 1994 (anno di costituzione di Gruberg), la filosofia LIEBHERR, abbiamo orientato l attenzione sulla soddisfazione del cliente: un cliente soddisfatto è ancora oggi la migliore pubblicità per un azienda. E a proposito del debito di gratitudine, si trae l esemplare e quanto mai raro entusiastico passaggio: 76
74 Si dice che alcuni incontri possano realmente cambiare la vita Ebbene, GRUBERG ha vissuto sulla propria pelle questa splendida esperienza! Abbiamo avuto il piacere di incontrare partner che ci hanno trasmesso - fin dall inizio della ns. attività - una filosofia che si è dimostrata vincente: fornire qualità e servizio, ascoltando le esigenze della clientela, cercando la soluzione più idonea, senza porre l attenzione a convenienze aziendali, bensì alla soddisfazione - in termini di prodotto e di prezzo del nostro cliente. Per noi è fondamentale instaurare un rapporto umano con il nostro cliente: vogliamo supportare, con competenza e professionalità, le scelte della nostra clientela ripagandola della fiducia con consigli mirati e preziosi. Tutto questo ci porta all analisi dell ultimo dato di peculiarità della Gru-be.r.g. s.r.l., che costituisce l elemento identificativo della strategia portante e privilegiata anche per il futuro. Orientamento al servizio La vocazione per il servizio al cliente, pur essendo una costante della missione della Grube.r.g. s.r.l., è il risultato di un processo evolutivo che può essere scisso in due fasi, correlate al ciclo di vita dell impresa. Con l avvio dell attività e la necessità dell azienda stessa di acquisire esperienza e professionalità specifica, l attività di servizio si è fondamentalmente limitata al livello tradizionale o grezzo del noleggio. Nella fase di consolidamento e maturità, l offerta di servizi si è raffinata ed attualmente si può parlare di servizio sofisticato e più specificamente mirato. A sua volta questa fase non deve essere concepita staticamente, ma come un percorso in divenire, soggetto ai mutamenti sollecitati sia dall evoluzione interna che esterna. La capacità di ampliare la gamma e la qualità dei servizi offerti dipenderà infatti, tanto dall accumulo di esperienza e dalla specializzazione, quanto dalla presenza di nuovi bisogni e sensibilità, oltre che dai mutamenti delle tecnologie e delle tecniche costruttive. Ciò premesso, nel comparto nolo, Gruberg Noleggio si propone sul mercato edile con soluzioni atte a soddisfare le varie esigenze cantieristiche mettendo a disposizione delle imprese costruttrici una gamma di prodotti che spazia fra: gru edili automontanti, gru automontanti su carro cingolato e gru a torre (da 3 a70 metri di sbraccio); macchine compatte movimento terra; casseri e casseforme; ponteggi; attrezzature varie da cantiere. Nell ambito dei servizi mirati, invece, la Gruberg Service fornisce: a) consulenza tecnica: assistenza alla risoluzione di problematiche di cantiere attraverso l offerta di personale specializzato e la pianificazione di percorsi di formazione mirati e qualificanti presso le aziende; b) montaggio e smontaggio; c) trasporto; d) assistenza tecnica: la riparazione degli organi meccanici di gru, macchine movimento terra, è attuata da un officina interna che garantisce la rapidità di risoluzione di usure ed avarie. Considerazioni conclusive sul caso Gruberg Anche in questo caso di studio lo scenario complessivo sottolinea una realtà ben attrezzata ad affrontare le sfide competitive che si prospettano nel prossimo futuro. Certamente il titolare 77
75 non nasconde né la relativa insoddisfazione rispetto ai risultati economici attualmente raggiunti (da ascrivere ad un quadro normativo e fiscale complessivamente poco in sintonia con le specificità del settore), né la consapevolezza di aver dovuto gestire le fasi critiche della vita aziendale, anche quelle determinate da eventi esogeni, nella totale assenza di un intervento di sostegno delle istituzioni pubbliche. All opposto la sopravvivenza dell azienda si è dimostrata un elemento prezioso per il territorio. Essa ha infatti portato alla costituzione della Pro.Sic s.r.l., che oggi è un rilevante punto di riferimento per la formazione e la diffusione dell informazione specifica al settore. Se la Gru-be.r.g. s.r.l. dovesse essere descritta da un motto, probabilmente fra quelli appropriati apparirebbe Non c è futuro senza memoria. A ben guardare l impresa è l effetto di un passaggio generazionale ben riuscito, anche se non apparente da un punto di vista giuridico-formale. L azienda nasce quando il padre dell attuale titolare decide di ritirarsi dalla propria attività, anch essa dedita alla vendita di macchine e attrezzature edili. Tecnicamente l attività paterna si conclude e prende l avvio una nuova entità che non è giuridicamente consequenziale alla precedente. Da un punto di vista sostanziale, tuttavia la continuità non è venuta meno, perchè se da un lato è vero che la missione aziendale è stata scelta ispirandosi ai più moderni criteri della total-quality, dall altro la presenza paterna è ancora viva e sentita come un fattore propulsivo, un bacino d esperienza al quale attingere nei momenti critici. Probabilmente la stessa volontà di focalizzare la propria attenzione sul cliente, non è casuale, ma deriva dall assimilazione non tanto del modello di impresa familiare, quanto del profondo valore della famiglia. Da questo elemento, il titolare ha tratto la motivazione, il senso di responsabilità, l attenzione alla tutela degli interessi del gruppo, il senso della cura delle relazioni personali strette e profonde ad ogni livello di interazione sia esterna che interna all azienda, l umiltà nell apprendere, ma anche l appagante senso di sicurezza che deriva dalla consapevolezza di progettare il futuro avendo le proprie fondamenta radicate in un solido passato. Forse, in un contesto che aprendosi alle sfide competitive tende ad esasperare il ruolo dei fattori eminentemente economici nel determinare il successo aziendale, l affermazione di un impresa come la Gru-be.r.g. potrebbe apparire una sorta di anomalia. Eppure, non fosse altro che per l atmosfera di rassicurante solidità che si coglie già attraverso un esperienza di contatto estemporaneo con questa realtà, si sarebbe tentati di concludere che simili anomalie dovrebbero essere assai più diffuse. 78
76 3.4.3 Commenti finali ai casi di studio Non è stato facile reperire aziende per svolgere interviste dirette e approfondimenti di caso. Diverse sono state le motivazioni, di cui la principale insita nella difficoltà di trovare realtà significative in senso complessivo, cioè tali da essere rappresentative delle dinamiche in atto nel terziario, ma soprattutto nello specifico del tessuto economico della bassa bergamasca. Alla luce dei mutamenti in atto ed in divenire nel territorio, la prima scelta non era caduta sulle imprese presentate, bensì avrebbe voluto comparare i caratteri della grande distribuzione nei centri commerciali nelle due realtà territoriali di maggior rilievo nella bassa bergamasca. Il proposito è stato annichilito dalla indisponibilità degli interlocutori. Anche nell assenza di ulteriori interviste un commento finale può essere tratto, integrato dalle informazioni tratte dal contatto con quanti, all opposto, hanno manifestato la loro disponibilità ad un confronto. Evidentemente la bassa bergamasca presenta un bacino di domanda di attività terziarie ampia ed ancora non interamente sfruttata dalle imprese già in loco. Si tratta di un territorio nel quale l espansione delle aziende è possibile. Tuttavia è la dinamica del processo di espansione ad essere quasi totalmente imprevedibile: quante e quali imprese sopravvivranno al cambiamento? Della criticità del momento tutte le imprese sono consapevoli, assai meno radicata è la capacità di gestirlo attivamente, anziché subirlo. Fra le lacune più gravi in questa fase di transizione, non si annoverano i ritardi istituzionali, che pure potrebbero contribuire a creare un ambiente più favorevole al prosperare della collettività con infrastrutture più numerose ed efficienti, quanto la mancanza di una nuova cultura imprenditoriale, anch essa capace di misurarsi con questo tempo, e capace di proiettare verso il futuro. In questo vuoto tendenziale di identità d impresa, comunque potenziali modelli di riferimento non mancano: i grandi gruppi confidando della forza del proprio capitale economico ostentano la propria indifferenza per la condizione in cui versano i concorrenti; altre imprese, tra l altro rappresentate emblematicamente dai casi studiati, caparbiamente difendono la possibilità di modelli di sviluppo di successo alternativi alla grande impresa, attribuendo un valore al ruolo sinergico delle relazioni, anche quando attengano alla cooperazione con i concorrenti e, a ben guardare, sembrano isole felici alle quali non si può che augurare la più lunga sopravvivenza. 79
77 4. Conclusioni e raccomandazioni La ricerca pone in luce le criticità e le potenzialità dei territori della bassa bergamasca, in particolare per quanto riguarda le attività terziarie del commercio, trasporti e terziario per le imprese. Ne emerge un quadro che, pur allineato alla situazione generale della provincia, presenta elementi di specificità in relazione alla dinamica di alcuni settori, alle potenzialità imprenditoriali locali non appieno sfruttate, alle evoluzioni infrastrutturali che si prevede agiscano sul territorio nel prossimo futuro. La crisi di alcuni settori manifatturieri e dei trasporti, nonché il forte sviluppo delle strutture commerciali fanno intravedere nel breve periodo una domanda relativamente consistente di lavoro e di formazione per figure tradizionali connesse al commercio (commesse con capacità di relazionarsi con la clientela, conoscenza lingue in sostanza figure professionali anche di maggior qualità; magazzinaggio) e alla amministrazione. Questo evidenzia l esigenza di formazione di categorie espulse dal mondo del lavoro. Appare d altro canto evidente che il territorio potrà subire in un orizzonte di tempo non molto lontano ulteriori cambiamenti strutturali e, quindi, si raccomanda un azione di monitoraggio dell evoluzione e della conseguente domanda di lavoro e formazione è assolutamente necessaria. In particolare, questa azione deve essere realizzata in un ottica di sistema e quindi collegata con gli altri assetti territoriali della provincia. Gli interessanti casi di studio esaminati mettono in evidenza una potenziale vivacità imprenditoriale dei soggetti che operano sul territorio, vivacità che purtroppo non si è fino ad ora manifestata che in alcune situazioni specifiche come quelle analizzate in questo studio. Al fine di valorizzare le potenzialità implicite nelle risorse umane del territorio probabilmente anche una formazione generale di accompagnamento, destinata ad imprenditori, ancorché difficile da realizzare in modo incisivo ed adeguato, potrebbe essere un elemento cruciale per il decollo e la diversificazione delle attività terziarie dei territori di Romano di Lombardia e di Treviglio. A tal proposito, dallo studio emerge anche il suggerimento di approfondimenti nella direzione di analisi mirate al ruolo dell innovazione sulla formazione e su altre attività terziarie come il turismo che svolgono funzioni sinergiche in particolare con il commercio. L interesse da parte delle imprese per l innovazione e la formazione appare crescente ed il riconoscimento del ruolo di questi due fattori appare poter essere facilmente recepito. Sicuramente un azione di accompagnamento e formazione è basilare per ottenere risultati incisivi e adeguati alla evoluzione del territorio. Nell ambiente competitivo attuale dominato da velocità, interconnessione, immaterialità nonché da un cambiamento permanente e diffuso, la formazione e la conoscenza assumono, rispetto al capitale fisico, un valore sempre maggiore, proprio perché è l individuo, con il suo patrimonio di competenze, idee, relazioni e comportamenti, che rappresenta l asset strategico su cui investire. La formazione si pone come utile strumento per lo sviluppo delle conoscenze e competenze possedute dagli individui e, quindi, dalle organizzazioni in modo da consentire un continuo adattamento alle mutevoli condizioni organizzative, tecnologiche e di processo dell ambiente socio-economico. La formazione ha infatti il ruolo di nodo di raccordo fra le potenzialità e i bisogni dell individuo e le potenzialità e i bisogni dell organizzazione e del territorio. La formazione, quindi, in un simile scenario, non può essere un attività sporadica, bensì un attività continua nel tempo, la quale deve accompagnare la crescita della professionalità individuale, collettiva ed organizzativa. Nell economia della conoscenza la formazione, sia essa permanente o continua, rappresenta un elemento critico «per l avvio, la realizzazione e l implementazione di processi d innovazione» (Bettiol, 2004). In sintesi, gli elementi emersi da questo studio forniscono gli spunti di breve termine per le politiche attive del lavoro, ma 80
78 necessitano di essere via via aggiornati ed analizzati anche con le azioni in atto rispetto al sistema provinciale nel complesso. Bibliografia Regione Lombardia, Unioncamere, Istat, Annuario Statistico Regionale, anni vari. Provincia di Bergamo, Il Mercato del lavoro in provincia di Bergamo, novembre Unioncamere, Le previsioni occupazionali e i fabbisogni professionali per il 2007, Principali risultati per la provincia di Bergamo, Roma Unioncamere, Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior 2007, Roma Si ringraziano i componenti dell Osservatorio provinciale del Mercato del Lavoro per la collaborazione prestata. 81
79 ALLEGATO 1 82
80 DATI DI APPROFONDIMENTO SULLA PROBLEMATICA INFRASTRUTTURALE In merito al pendolarismo, secondo l analisi del Censis (2007) pubblicata dal Ministero dei Trasporti sono più di 13 milioni i pendolari italiani, cresciuti fra il 2001 e il 2007 del 35,8%, a un tasso medio annuo del 6%, quindi pari a un incremento di 3,5 milioni di persone. [ ] Gli spostamenti quotidiani fuori dal comune di residenza per motivi di studio o lavoro (soprattutto di impiegati, operai e insegnanti) hanno conosciuto pertanto un fortissimo ciclo espansivo. Si tratta di una crescita straordinaria connessa alla recente evoluzione socioeconomica del Paese e dovuta, in particolare, almeno a tre aspetti: a) l aumento degli occupati, [ ] b) l incremento degli studenti delle scuole secondarie di II grado e degli iscritti all università, [ ] c) ma soprattutto i fenomeni di diffusione abitativa che hanno cambiato le concentrazioni urbane in molte aree del Paese 5. Allo stato attuale, nonostante il fatto che la rete stradale dal sia cresciuta del 3,9%, e l offerta di trasporto collettivo sia cresciuta nell ordine del 6,3% rispetto ai treni/km e del 5,2% rispetto ai posti/km offerti, la domanda risulta ancora ampiamente insoddisfatta, e dunque i problemi innescati dalla congestione e dal pendolarismo, irrisolti. Per far fronte alle varie esigenze infrastrutturali, sul piano normativo di ambito nazionale, dal 1984 opera il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL) che si fonda su tre principi fondamentali: 1) la riorganizzazione della rete e dei servizi della logistica (ottimizzando uso dell'esistente); 2) la liberalizzazione del settore per il superamento dei monopoli esistenti; 3) innovazione tecnologica e gestionale per favorire la sostenibilità. Tuttavia, il testo normativo fondamentale per l indirizzo delle infrastrutture è la legge 245 del 1984 (aggiornata con cadenza triennale) che ha portato alla istituzione del Sistema Nazionale Integrato di Trasporti (SNIT) la cui finalità è l integrazione delle infrastrutture e dei servizi di interesse nazionale, definendo l offerta di mobilità per persone e merci con finanziamenti a carico dello Stato 6. Lo SNIT individua le principali criticità italiane nei bassi livelli di accessibilità dei servizi, nell eccessiva crescita del traffico e nella prevalenza del modo stradale che induce esternalità negative in termini di impatto ambientale e di incidentalità; pone inoltre attenzione sugli incrementi di traffico non uniformemente distribuiti nella rete, poiché concentrati sulle direttrici che coinvolgono nodi urbani e metropolitani. A fronte di tali identificazioni, stabilisce tra i propri obiettivi l'aumento dell'accessibilità delle aree periferiche attraverso la realizzazione di infrastrutture a rete e di infrastrutture logistiche 5 La stessa relazione Censis prosegue poi sostenendo che: L andamento dei prezzi delle case ha indotto indirettamente il trasferimento di ampie quote di popolazione e ciò ha prodotto: una progressiva erosione di residenti nelle aree metropolitane (-4,8% tra il 1991 e il 2006); un netto aumento di residenti nei comuni della prima cintura (+9,3% tra il 1991 e il 2006); e, ancor più, della seconda corona urbana (+13,8%). Il pendolarismo è, infatti, un fenomeno che si manifesta soprattutto a livello locale, con spostamenti in gran parte su percorsi di limitata estensione territoriale. Per quasi l 80% la destinazione è fra comuni della stessa provincia di residenza. Solo nel 4% dei casi si tratta di tragitti extraregionali. La distanza percorsa in media è di 24,2 km, con il 28% dei viaggiatori pendolari che copre giornalmente tratte superiori ai 25 km. [ ] Nel pendolarismo quotidiano si conferma il ruolo predominante dell auto privata, usata dal 70,2% dei pendolari, soprattutto dai lavoratori (l 80,7% contro il 35,7% degli studenti). Il 5,9% ricorre invece a moto e motorini. Il treno viene utilizzato dal 14,8% dei pendolari, cioè quasi 2 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi. La percentuale sale notevolmente tra gli studenti (32,7%) e scende al 9,3% tra i lavoratori. All ultimo posto gli autobus extraurbani e le corriere, con una quota di mercato del 10,7% (28% per gli studenti, e 5,5% per i lavoratori). 6 A livello di competenza decisionale, tutti gli interventi non SNIT vengono regolati a livello regionale, entro il Piano Regionale dei Trasporti (PRT). 83
81 intermedie per completare la rete nazionale dei centri merci (intermodalità). Inoltre definisce una chiara articolazione delle competenze dei diversi livelli di governo in modo gerarchico, dando ai governi locali un quadro di riferimento entro cui operare le scelte infrastrutturali. Infine, perseguendo l obiettivo del coordinamento degli interventi ai vari livelli, mette in relazione gli interventi infrastrutturali previsti dal PGT con le politiche di Sviluppo economico-territoriale, nell ambito di una più ampia strategia di riqualificazione e di risanamento dei trasporti locali 7. Passando all ambito regionale 8, le criticità più rilevanti si evidenziano nella congestione del traffico che si verifica a carico degli assi viari posti sulle principali direttrici nord/sud ed est/ovest, e degli accessi all'area metropolitana milanese, sia rispetto alla mobilità stradale che ferroviaria. A ciò si aggiungono gli effetti dovuti allo sviluppo degli insediamenti abitativi (che accentuano il già osservato fenomeno del pendolarismo), ed ai processi di polverizzazione del tessuto produttivo e di terziarizzazione che hanno determinato un diffuso deficit di offerta di mobilità a fronte di un incremento della domanda di trasporto. Un fattore di criticità precipuo è costituito dal fatto che l 80% della rete viaria minore e della rete ferroviaria nella regione ha una configurazione che risale agli inizi del '900, delineando quindi una grave mancanza di adeguamento alle esigenze evolutive nel tempo. Una delle aree a massima congestione è la fascia Pedemontana che corrisponde all'area con maggior densità di popolazione, ma anche dove si riscontra un elevata presenza di aree industriali di riconversione in terziario che complessivamente producono alti livelli di domanda della mobilità per i collegamenti regionali, nazionali ed internazionali. 7 Fonte: Nuovo Piano dei trasporti e logistica, Ministero Trasporti e navigazione, Luglio Il paragrafo trae informazioni di carattere quantitativo dalle seguenti fonti: Le Infrastrutture in Italia. Collana Informazioni n.7, ISTAT 2006; Sito Ufficiale della Regione Lombardia, Direzione Generale Infrastrutture e Mobilità Sito Ufficiale Osservatorio Territoriale Infrastrutture Lombardia (OTI) PTCP Provincia di Bergamo, Sezione D5, infrastrutture per la mobilità. 84
82 Indici di dotazione delle infrastrutture dei trasporti: rete stradale (anni vari) Km strade comunali per 10 kmq di superficie territoriale (1999) Km strade provinciali per 10 kmq di superficie territoriale (2000) Km strade statali per 10 kmq di superficie territoriale (1996) Km strade autostrade per 10 kmq di superficie territoriale (2003) Somma Strade (kilometraggio in rapporto a superficie regionale) Ranking dotazione stradale Tasso di mortalità stradale (per 1000 incidenti ) Ranking sicurezza stradale Piemonte 20,9 42,6 12,4 31,1 107,0 6 36,6 11 Valle D'Aosta 8,6 15,3 8,0 33,7 65, ,7 15 Lombardia 24,5 33,2 12,9 24,2 94, ,2 3 Trentino A.A. 12,5 19,6 12,3 13,8 58, ,8 16 Veneto 23,1 38,3 13,4 25,8 100,6 9 38,1 14 Friuli V.G. 17,5 27,7 15,7 26,7 87, ,6 9 Liguria 35,3 48,6 20,1 69,2 173,2 1 13,4 1 Emilia Romagna 22,3 32,6 13,3 25,7 93, ,3 7 Toscana 19,9 31,7 14,6 18,4 84, ,4 4 Umbria 24,6 32,4 16,8 7,0 80, ,8 17 Marche 23,7 53,9 12,9 17,4 107,9 5 25,7 6 Lazio 24,6 39,4 14,5 27,3 105,8 7 17,8 2 Abruzzo 27,5 44,5 20,1 32,7 124,8 3 29,8 8 Molise 24,0 42,1 24,3 8,1 98, ,2 20 Campania 30,7 50,2 20,0 32,5 133,4 2 36,8 12 Puglia 23,8 42,7 14,5 16,2 97, ,5 18 Basilicata 20,0 28,6 19,0 2,9 70, ,6 19 Calabria 28,3 42,1 22,5 19,6 112,5 4 36,2 10 Sicilia 19,2 47,6 14,7 23,0 104,5 8 25,2 5 Sardegna 16,8 22,6 12,1 0,0 51, ,1 13 ITALIA 22,4 36,8 15,7 22,8 97,6 33,4 Il raffronto dei dati lombardi con quelli delle altre regioni (si vedano le due tabelle degli indici di dotazione) consente di evidenziare tre elementi peculiari: a) la posizione di eccellenza nella dotazione di infrastrutture aeroportuali ed intermodali (secondo posto dopo il Lazio); b) la buona posizione in termini di dotazione ferroviaria (terzo posto); c) l assoluta inadeguatezza della dotazione stradale sotto il profilo puramente quantitativo (dodicesima posizione), che non si giustifica con impedimenti di carattere morfologico, ma almeno si attenua nell esame del dato qualitativo espresso dall indice di sicurezza stradale (che si attesta in terza posizione). D altro canto il buon posizionamento a livello regionale, non deve far dimenticare che il problema della dotazione infrastrutturale deve avere ambiti territoriali di riferimento più ampi, e nella fattispecie, almeno europei 9. 9 Entrando nello specifico delle varie tipologie infrastrutturali, si osserva che la rete ferroviaria lombarda, pur contando su oltre 1500 km di linea e più di 400 stazioni, è ancora inadeguata allo sviluppo della Lombardia, soprattutto sul fronte delle capacità delle linee confluenti sul nodo di Milano (vedi mappa dello stato attuale della rete). Anche le rete viaria che consta di oltre km di strade (di cui 560 di autostrade, 900 di strade statali, circa di strade provinciali e più di km di strade comunali, di cui un terzo di tipo extraurbano) pur nella sua estensione è insufficiente rispetto alla crescente richiesta di mobilità (vedi mappa della rete stradale). 85
83 Indici di dotazione delle infrastrutture dei trasporti: rete ferroviaria, intermodalità, aeroporti (anni vari) Km rete ferroviaria FS per 1000 kmq di superficie territoriale (2004) Centri intermodali per kmq di superficie territoriale (1999) Superficie piste (in mq) aeroporti per kmq di superficie territoriale (2003) Area di sedime degli aeroporti (in mq) per 1000 kmq di superficie territoriale (2003) Ranking dotazione altre infrastrutture Piemonte 71,9 5,9 13,1 205,1 11 Valle D'Aosta 24,9 0,0 11,4 85,8 17 Lombardia 66,0 6,7 38,2 909,8 2 Trentino A.A. 26,6 0,7 2,8 29,8 19 Veneto 62,9 3,3 31,5 513,1 4 Friuli V.G. 59,8 3,8 17,2 308,0 9 Liguria 35,3 91,2 36,1 599,5 3 Emilia Romagna 47,4 5,4 18,6 370,7 8 Toscana 63,8 6,5 21,7 417,1 5 Umbria 43,5 0,0 9,9 208,1 12 Marche 39,8 2,1 13,7 199,1 13 Lazio 65,4 2,3 53, ,5 1 Abruzzo 50,0 0,9 10,2 151,4 16 Molise 63,6 0,0 0,0 0,0 18 Campania 73,0 1,5 8,7 147,2 15 Puglia 42,4 1,0 25,2 422,0 6 Basilicata 34,8 0,0 0,0 0,0 20 Calabria 57,0 0,7 24,9 374,0 7 Sicilia 54,4 1,9 27,9 257,9 10 Sardegna 18,4 0,8 16,9 210,0 14 ITALIA 50,0 6,7 19,1 326,5 Sul fronte aeroportuale, i progressi registrati nei flussi di traffico, soprattutto in relazione all aeroporto di Malpensa, posizionano comunque quest ultimo al settimo posto nella classifica europea. Infine, nel comparto trasporto merci ed intermodalità, la Lombardia rappresenta la principale origine/destinazione italiana per il trasporto delle merci, che ammonta a circa 400 milioni di tonnellate per anno, suddivise pressoché equamente tra il traffico interno e quello proveniente o diretto da/per altre Regioni o Stati esteri. Il trasporto su gomma rappresenta circa il 90% della totalità. Ciò che negli ultimi anni ha permesso alla ferrovia di non perdere ulteriori volumi di traffico a vantaggio della strada, in Lombardia più che altrove in Italia, è stato l'affermarsi del trasporto intermodale, cioè attuato con unità di carico (container o casse mobili), che compiono la maggior parte del tragitto su ferro e la parte terminale su strada. Oggi, dei circa 24 milioni di tonnellate/anno movimentate su ferro nella Regione, 2/3 sono costituiti da trasporto intermodale, 1/3 dal traffico tradizionale (vale a dire con vagoni merci classici). L'aumento del ricorso all'intermodalità, tecnica che si è rivelata essere la più competitiva rispetto al "tuttostrada", trova peraltro un limite nella quasi saturazione dei 20 terminal intermodali dove attualmente in Lombardia è possibile operare l'interscambio di unità di carico dalla strada alla rotaia e viceversa (vedi mappe intermodalità). 86
84 Alla luce delle nuove responsabilità acquisite dalle Regioni, e della rilevanza del tema delle infrastrutture, esse tentano di rispondere alle diverse esigenze innescate dalle diversità funzionalità della mobilità attraverso interventi di potenziamento e riqualificazione dei sistemi di trasporto e dell'assetto territoriale. Pertanto a livello strategico, le azioni della Regione Lombardia sono rivolte: alla realizzazione delle grandi infrastrutture viarie e ferroviarie programmate, a partire da quelle più rilevanti sotto il profilo strategico (ad esempio quelle inserite nel sistema viabilistico Pedemontano) e/o più avanzate in termini di progettazione e procedure di approvazione (ad esempio il completamento del Passante di Milano o il metrobus di Brescia) alla riforma dell'intero trasporto pubblico regionale, basata sul principio che un regime di concorrenza regolata possa meglio garantire efficacia, efficienza e qualità dei servizi, sia ferroviari che su autobus allo sviluppo coordinato del sistema aeroportuale lombardo nei suoi diversi scali (Malpensa, Linate, Orio al Serio, Montichiari), per incrementarne le potenzialità complessive di servizi offerti e per migliorarne l'accessibilità allo sviluppo della navigazione interna come modalità di trasporto delle merci (sul Po e sul canale Mantova - Venezia), dei passeggeri (sui laghi), e a fini turistici (su tutte le vie navigabili) all'elaborazione di una strategia complessiva tesa a migliorare la sostenibilità ambientale della mobilità e a ridurre gli effetti inquinanti, particolarmente in ambito urbano: azioni coordinate con gli enti locali, risorse destinate al rinnovo del parco mezzi circolante e allo sviluppo di infrastrutture destinate a incentivare l'uso del mezzo pubblico (parcheggi, metropolitane e tram, strade e corsie protette) a nuove modalità di distribuzione delle merci basate sull'incremento dell'intermodalità strada-ferrovia, su adeguate infrastrutture (raccordi ferroviari, parcheggi), su provvedimenti organizzativi e gestionali (rinnovo parco veicoli, contributi a favore dei trasporti alternativi alla strada, sviluppo di telematica e informatica, supporto all e-commerce) 10. Riconoscendo la rilevanza della realizzazione tempestiva delle infrastrutture, nonché della corretta diffusione dell informazione, Confindustria Lombardia, con il coordinamento tecnico di Assolombarda e il contributo di tutte le Associazioni industriali territoriali lombarde aderenti a Confindustria, ha avviato un'attività di monitoraggio delle opere infrastrutturali prioritarie per il rafforzamento del sistema dei trasporti lombardo, attraverso la costituzione dell Osservatorio Territoriale delle Infrastrutture Lombarde (OTI). Al momento l OTI riporta informazioni relativamente a 51 progetti 11 ; la bassa bergamasca viene influenzata direttamente o indirettamente solo da tre di essi: il progetto dell Alta Capacità ferroviaria, l autosrada Bre.Be.Mi e la Pedemenontana. Le schede descrittive dei progetti sono tutte accomunate dalla sottolineatura del grave ritardo nello stato di avanzamento dei lavori. Vengono inoltre menzionate criticità di tipo politico, tecnico e finanziario. 10 Linee strategiche interamente tratte dal sito ufficiale della Regione Lombardia, Sezione Infrastrutture e Mobilità. 11 Di essi vengono indicati: stato di avanzamento; data inizio lavori conclusione prevista; finanziamento necessario; finanziamento ottenuto. Essi riguardano nello specifico: 2 aeroporti, 14 ferrovie, 1 fiera, 1 interporto, 3 piattaforme logistiche intermodali, 1 Porto, 29 interventi di viabilità. 87
85 Per il progetto Alta Capacità (tracciato evidenziato nella mappa riportata sopra) hanno pesato le sospensioni prodotte dalla revoca dei contratti TAV; nonostante le gare per la realizzazione della tratta Treviglio-Brescia possano partire, il giudizio della Corte di Giustizia CEE è ancora pendente. Sul piano tecnico il tracciato ferroviario AV interferisce con il raccordo autostradale Bre.Be.Mi. Ed infine sul piano finanziario, del costo totale le progetto previsto in 4,8 miliardi di euro, sono stati reperiti finanziamenti solo in misura del 42% (2 miliardi). Relativamente all autostrada Bre.Be.Mi. l elemento più critico è rappresentato dal consenso all'opera dai Comuni della Provincia di Milano attraversati. Ma non mancano perplessità sulla realizzazione, sollevate da associazioni ambientaliste e di alcuni parlamentari che hanno portato all'apertura di una procedura di infrazione presso la Commissione Europea e della quale si attende ancora l'esito. D altro canto di devono anche risolvere, sul piano tecnico, le questioni legate al collegamento con la futura tangenziale est esterna di Milano e che riguardano in particolare il tratto che collega la Paullese con la Cassanese (è necessario che questo tratto di strada sia in funzione contestualmente alla Bre.Be.Mi). Infine il progetto Pedemontana lombarda registra ritardi nell avanzamento lavori principalmente legati a problemi di natura politica (coinvolge 385 prescrizioni e da circa espropri), e di natura finanziaria (il progetto richiede 4,6 miliardi di euro, di cui solo 2,7 finanziati). 88
86 A livello provinciale 12 non si riscontrano criticità sostanzialmente differenti rispetto a quelle evidenziate per gli altri livelli territoriali. Le specificità locali sono dettate dal fatto che a questo livello di disaggregazione territoriale, i problemi acquisiscono una dimensione più pragmatica, giacché le linee di indirizzo strategico generale sono già state determinate quasi in massima parte ai livelli istituzionali gerarchicamente superiori. Ciò non significa che non vi sia spazio per la pianificazione strategica autonoma, come del resto evidenziato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che alle infrastrutture dedica un intero rapporto, in cui si distinguono il piano dello stato di fatto da quello degli scenari strategici. A quest ultimo si rinvia per i dovuti approfondimenti. In questa sede si vuole ancora una volta sottolineare sinteticamente ciò che definisce lo scenario provinciale in termini di caratteri/problematicità e strategie specifiche. Rispetto alle dotazioni provinciali, per ciò che concerne la rete stradale si osserva che gran parte delle infrastrutture odierne sono state realizzate durante il boom degli anni '60 e successivamente le variazioni sono state poco significative, comunque inadeguate a soddisfare le esigenze del territorio 13 ; tuttavia a fronte di questo aumento quantitativo, non sono stati sanati i forti limiti sul piano qualitativo, in parte legati ad aspetti tecnico-urbanistici (quali presenza di sezioni stradali inadeguate, diffusione dell attraversamento di strade di primaria importanza nei centri abitati, struttura del sistema viario concentrica sulle città principali e tale da convogliare il traffico nel centro urbano) ed in parte legati ai rapporti fra le diverse autorità preposte al governo del territorio, che spesso hanno portato alla sovrapposizione di funzioni diverse e incompatibili perché destinate a gestire fenomeni eterogenei quali spostamenti urbani, suburbani, traffico di attraversamento e di penetrazione dei centri. Con riferimento alla rete ferroviaria è emblematico un dato su tutti: benché dal 1975 al 1995 si sia registrato un aumento del 44% dei treni circolanti per passeggero al giorno, non si è avuta, alcuna variazione dei tracciati. Gli aspetti critici per il trasporto passeggeri sono legati 12 Il paragrafo trae informazioni di carattere quantitativo dalle seguenti fonti: PTCP Provincia di Bergamo, Sezione D5, infrastrutture per la mobilità; sito ufficiale della Provincia di Bergamo, sezione Progettazione Viabilità e Trasporti 13 La rete delle strade provinciali è cresciuta di 44km (da 1191 a 1235 con un incremento del 3,6%) mentre quella delle strade statali è cresciuta di 77 Km (da 2932 a 3024 con un incremento del 3,1 %). 89
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