Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori

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1 Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori Anno 2 - N. 2 - Aprile Luglio Registrazione n. 336 del 20 Dicembre Distribuzione gratuita Intervista al Procuratore Generale della Corte dei Conti 100 anni con Don Rizzo

2 Periodico QUADRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA BANCA DON RIZZO Anno 2, n. 2, Aprile Luglio 2012 DIRETTORE RESPONSABILE Antonio prof. Fundarò COMITATO DI DIREZIONE Giuseppe dott. Mistretta Presidente Banca Don Rizzo Carmelo dott. Guido Direttore Generale Banca Don Rizzo Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca Don Rizzo Antonio prof. Fundarò Direttore Responsabile Pasquale prof. Hamel Responsabile Comitato Scientifico Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca Don Rizzo REDAZIONE Ufficio marketing e comunicazione Via Stefano Polizzi, 13, Alcamo (Tp) PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE Stampa Stampato in Italia presso Litotipografia Abate Michele, Paceco (TP). Fotografie, testi e illustrazioni La rivista pubblica solo gli articoli commissionati. Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato Editoriale alla seguente proposteecontributi@donrizzo.it Grafica ed impaginazione ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio. L editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte. I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono utilizzati esclusivamente per l invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo. Resta ferma la possibilità per l interessato di esercitare i diritti di cui all articolo 13 della legge 675/96. Pubblicazione quadrimestrale.

3 Emilia Lipari, la tradizione di famiglia, il suo amore per la Banca Lo Zingaro: una natura che parla all uomo 4 LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE Come nasce un evento P.L.A.S. 20 LETTERA APERTA DEL DIRETTORE GENERALE Programma JESSICA L Europa con 150 milioni di euro per progetti legati all energia Intervista al Dott. Coppola, Procuratore Generale della Corte dei Conti della Sicilia Emilia Lipari, la tradizione di famiglia, il suo amore per la Banca Castellammare del Golfo Una leggenda sempre attuale Lo Zingaro: una natura che parla all uomo La macchina del tempo nei locali del Castello arabo-normanno di Castellammare del Golfo Il restauro del Crocifisso in sughero 5 21 Scopello: una borgata d altri tempi 6 22 Una bellezza sconosciuta: il Monte Inici 8 24 Castellammare da gustare Soadi, giovane azienda, nel campo del caffè in cialde Ricami e sfilati tradizionali siciliani realizzati a mano da Enza Barone e dalla sua bottega Agesp e la migliore gestione dei rifiuti La DA.SCA azienda leader nel rispetto ambientale La straordinaria Poesia di Liliana Patti

4 SOMMARIO Turi Simeti: Superfici verso ambienti Scrivere il futuro. Costituita l associazione dei Soci Giovani Bcc Don Rizzo 36 Turi Simeti: Superfici verso ambienti 48 Banca di Credito Cooperativo Giuseppe Toniolo di Genzano Una vita da bancari 38 Lo spread come indicatore di crisi La filiale di Castellammare del Golfo nel territorio Scrivere il futuro Costituita l associazione dei Soci Giovani Bcc Don Rizzo L accesso al credito agli studenti 44 I mutui prima casa per i giovani 46 Le iniziative della Banca Don Rizzo nell ambito della cooperazione 47 Il credito cooperativo: differente per genesi 49 Come mettere a valore le aree protette del trapanese Sorri-Denti per sempre anni con Don Rizzo La cerimonia alla Fondazione Orestiadi di Gibellina gli autori di questo numero

5 Lettera aperta del Presidente Anche il 2012 si caratterizza per il fatto di essere un anno difficile, dal punto di vista economico, finanziario e sociale, mettendo a dura prova le nostre comunità locali. I recenti dati forniti da Banca d Italia ci mostrano, infatti, un paese che non riesce ad uscire dalla grave crisi che ha colpito indistintamente tutte le regioni della nazione. La recessione che stiamo affrontando, comunque, non è soltanto quella dei mercati in senso stretto, ma è anche legata al basso livello di fiducia verso l intero sistema creditizio da parte delle comunità, i veri anelli deboli di tale crisi. In qualità di Presidente di una BCC, ritengo che le banche che operano nelle comunità locali abbiano un ruolo di rilievo per la crescita economica e della società civile. La conoscenza del territorio, la vicinanza agli operatori economici consentono di abbattere i costi connessi con la valutazione del merito creditizio e con la gestione degli affidamenti. Si rende in questo modo Giuseppe Mistretta Presidente Banca Don Rizzo possibile l accesso ai finanziamenti bancari da parte di categorie di clientela che altrimenti ne resterebbero escluse. Nel nostro Paese l importanza dell articolazione a livello locale del sistema creditizio risulta accentuata dalla struttura produttiva dell economia, caratterizzata da una presenza rilevante delle imprese di dimensione medio-piccola; in alcune aree esse rappresentano il segmento più dinamico dell attività economica. In questo contesto il Credito Cooperativo ha accompagnato e assecondato i mutamenti strutturali dell economia italiana, rimanendone al tempo stesso profondamente influenzato. Nel corso degli anni si è rafforzato il collegamento tra le istituzioni finanziarie cooperative e le realtà produttive locali; si è arricchito il contenuto dell attività bancaria svolta. Siffatta evoluzione è intervenuta in un quadro di coerenza e continuità con la funzione originaria pensata dai promotori delle prime casse rurali; non ha alterato gli obiettivi della salvaguardia e della valorizzazione della finalità mutualistica, della prospettiva localistica, dei princìpi etici e solidaristici. L essere radicati nei mercati locali, vicini alle esigenze della clientela minore, inclini a instaurare relazioni di lungo periodo, forti del controllo sociale esercitato nella comunità locale, impegnati a vivificare i princìpi mutualistici, costituisce per una Banca di Credito Cooperativo un fattore di vantaggio competitivo. È in questo quadro di riferimento che occorre valutare la capacità delle BCC di sostenere e sviluppare il rapporto con le piccole e medie imprese agevolandone la cooperazione stessa. Ne risulterebbe accresciuta la solidità delle economie locali. 4 Banca Don Rizzo

6 Lettera aperta del Direttore Generale Carmelo Guido Direttore Generale Banca Don Rizzo Questo quinto numero della rivista dedica al territorio di Castellammare del Golfo la copertina e l approfondimento per fare conoscere i territori in cui opera la nostra Banca. Castellammare è un territorio di impareggiabile bellezza che, negli ultimi anni, sta conoscendo uno sviluppo turistico estremamente sostenuto, portato avanti in modo compatibile con l ambiente circostante. Si è, finalmente, cominciato a comprendere quanto il rispetto per l ambiente, correttamente utilizzato, possa essere fonte di crescita di ricchezza e di benessere per i propri abitanti. Ciò che ancora va ricercato con impegno e costanza di azioni e su cui anche la nostra Banca sta puntando, è la capacità di sfruttare al massimo le diverse ricchezze dei territori, mettendole in rete e sfruttandone le molteplici peculiarità. L agricoltura di qualità, caratteristica dei nostri territori, dovrebbe essere strettamente coniugata alle zone a più spiccata vocazione turistica, creando, in tal modo, un trait d union in tutto il territorio, caratterizzandolo non soltanto per il suo patrimonio culturale e paessagistico, ma anche per il proprio potenziale attrattivo e l eccellenza della propria offerta. Pertanto, dobbiamo continuare a lavorare, affinchè, la cultura del fare rete, attraverso i diversi nodi che legano le differenti realtà che arricchiscono i nostri territori, possa diventare un fatto consolidato e riconosciuto per tutti. La somma dei diversi talenti che possediamo è superiore in termini di valore alle offerte che ogni singolo soggetto può dare. Parliamo di processi culturali lunghi ai quali va prestata continua attenzione; bisogna lavorare sul lungo periodo, con una azione intensa sulle giovani generazioni ma, allo stesso tempo, bisogna incidere nell immediato con la costruzione di occasioni di incontro e di confronto. Abbiamo una importante missione da compiere e adeguate energie e risorse per affrontarla. Continuando a sostenerci, gli uni con gli altri, con la consapevolezza che riusciremo nei nostri intenti, lavorando con il contributo di tutti, potremo di certo ottenere benefici diffusi e non più particolari. N

7 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE La Il progetto galassia legalità del credito cooperativo Programma JESSICA L Europa con 150 milioni di euro per progetti legati all energia di Laura Tolino Intervista La Banca Europea per gli Investimenti ha dedicato alla regione Sicilia il programma JESSICA, acronimo di Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas, che mette a disposizione 150 milioni di euro per progetti legati all energia. Un progetto importante sottoscritto in presenza dei rappresentanti della Regione Siciliana e della Federazione Siciliana delle BCC, che concorre a rafforzare il ruolo del mondo del Credito Cooperativo, quale volano per lo sviluppo del territorio. L iniziativa Jessica Sicilia si rivolge a società di capitali, private o miste pubblicoprivate, ma anche ad altre istituzioni locali: Comuni, Province, Università, Aziende ospedaliere e sanitarie, strutture fieristiche, mercati agroalimentari ed Enti pubblici anche consorziati con società ed istituzioni dipendenti o controllate dall amministrazione comunale o regionale. Le aree di intervento sono quelle dell energia rinnovabile (fotovoltaico e solare termico), della cogenerazione e trigenerazione, della rete pubblica di amministrazione comunale, dell efficienza energetica nell edilizia e dei trasporti, in particolare la metanizzazione del parco auto pubblico. I progetti finanziati dovranno essere capaci di produrre ricchezza, facendo tornare capitali al fondo in modo da dar vita ad un circolo virtuoso già nel medio termine. Le caratteristiche di questi progetti sono dunque autosostenibilità, bancabilità e capacità di generare entrate. 6 Banca Don Rizzo

8 Iccrea BancaImpresa, quale soggetto gestore del fondo, con il supporto della Banca Europea per gli Investimenti e con la collaborazione di BIT S.p.A. e SINLOC S.p.A. nel ruolo di consulenti strategici, ha tenuto in questi ultimi mesi un tour in varie città siciliane, cui hanno aderito numerosi rappresentanti della pubblica amministrazione e dell imprenditoria locale, l ultimo dei quali si è svolto a Palermo lo scorso 21 giugno con la partecipazione della Banca Don Rizzo. Il progetto JESSICA è una valida opportunità da cogliere per le aziende e le amministrazioni del nostro territorio e per avere maggiori indicazioni sulle progettualità da sviluppare, utilizzando i fondi regionali strutturali messi a disposizione, è possibile contattare i colleghi di Iccrea BancaImpresa, nelle persone di: Marco Rocchi (marco.rocchi@iccreabi.bcc.it) Project Manager Finanza Straordinaria Nicolò Cusimano (nicolo.cusimano@iccreabi.bcc.it) Gestore Centro Impresa Sud Gruppo bancario Iccrea Il Gruppo bancario Iccrea riunisce le aziende che forniscono alle Banche di Credito Cooperativo un sistema di offerta competitivo, predisposto per i loro 6 milioni di clienti. Iccrea Holding S.p.A. è la Capogruppo, e controlla le società che offrono prodotti e servizi per l operatività delle BCC (segmento Institutional) e la loro clientela di elezione: piccole e medie imprese (segmento Corporate) e famiglie (segmento Retail). Iccrea Holding è altresì membro dell UNICO Banking Group, l associazione con sede a Bruxelles e che riunisce le principali banche cooperative europee. Iccrea BancaImpresa - la Banca corporate del Credito Cooperativo - offre consulenza, servizi e soluzioni finanziarie alle PMI. Presidia tutte le aree del leasing mobiliare: strumentale, auto, targato industriale e nautico. Con il leasing immobiliare ed i finanziamenti sostiene i progetti di crescita delle imprese, anche agricole, ed assiste gli imprenditori con i servizi e la consulenza nel campo della finanza straordinaria e, nel comparto estero, con attività di sostegno all import/export ed all internazionalizzazione. Attraverso le controllate BCC Factoring e BCC Lease mette a disposizione factoring e leasing operativo e canale fornitori. Completa l offerta con i derivati di copertura, i servizi assicurativi e le agevolazioni. Al operavano in Italia 412 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, con sportelli. Hanno una presenza diretta in Comuni e 101 Province. In 554 Comuni rappresentano l unica realtà bancaria. Alla stessa data la raccolta diretta di sistema era di 152,2 miliardi di euro (+0,9% annuo) mentre gli impieghi ammontavano a 139,9 miliardi di euro (+3,2% annuo). Il patrimonio è di 19,7 miliardi di euro (+3%). N

9 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Il progetto legalità Intervista al Dott. Coppola, Procuratore Generale della Corte dei Conti della Sicilia di Antonio Fundarò la richiesta fattami di rilasciare un intervista sul tema della legalità. La cosa mi è particolarmente gradita perché richiestami da una rivista curata dalla Banca Don Rizzo che ha le sue radici e la sua sede legale nella stessa città che mi ha data i natali, la bellissima Alcamo, ai cui operosi, ingegnosi ed infaticabili cittadini va tutta la mia stima ed il mio incondizionato affetto». Con queste parole il Procuratore generale della Corte dei Conti Coppola, dà il suo saluto alla rivista della Banca Don Rizzo. Quanto è difficile essere oggi uomo di giustizia, quanto è importante garantire esempi buoni di legalità e di giustizia, e quanto è difficile agire sulle coscienze delle nuove generazioni per cambiare stili e comportamenti di una Italia troppo sovente caratterizzata da malaffare e corruzione? Lo abbiamo chiesto, grazie all aiuto delle strumentalità informatiche, al procuratore Coppola, una istituzione di tutto rispetto, simbolo di impegno civico e di buona giustizia. Intervista«Accolgo volentieri 8 Banca Don Rizzo

10 Cosa si intende in generale per legalità? «La legalità è la conformità alla legge di atti o comportamenti. Il principio di legalità, sta ad indicare, in particolare, il primato della legge, e cioè la soggezione dei soggetti alle leggi nel porre in essere i propri comportamenti. Diceva Ulpiano, giureconsulto dell antica Roma, che la legalità si può riassumere in tre principi: 1) honeste vivere (vivere onestamente), alterum non laedere (non danneggiare gli altri), suum cuique tribuere (dare a ciascuno il suo). Se ciascuno di noi applicasse questi principi, il problema della legalità nemmeno si porrebbe; in pratica non ci sarebbe bisogno né di Giudici, né di Tribunali. Purtroppo ciò non avviene, e la Giustizia è lo strumento attraverso cui vengono puniti i comportamenti illegali». Visto che ci sono Giudici diversi (Ordinari, amministrativi, militari, tributari), ciò vuol dire che esistono diverse forme di legalità? «No, la legalità è una sola, ma si divide in tanti rami. Si pensi alla legalità come ad un ampia strada divisa in tante corsie. Parimenti unica è la Giustizia, anche se è divisa tra diversi Giudici con distinte competenze. Nell ambito della Magistratura, colui che promuove la Giustizia si chiama Pubblico Ministero. Vi è un Pubblico Ministero penale che persegue i reati comuni, vi è quello Militare che persegue i reati commessi dai militari, e vi è il Pubblico Ministero della Corte dei Conti che persegue i comportamenti che danneggiano il pubblico Erario. Nell ambito di quest ultimo rientra il mio Ufficio». Cosa è il Pubblico Erario? «Il Pubblico Erario è costituito dai soldi versati dai contribuenti; sono i nostri soldi pagati attraverso i tributi (imposte e tasse). Si badi bene, siamo tutti contribuenti, nessuno escluso. Anche il neonato è un contribuente, anche l ultimo dei poveri è un contribuente. Perché quando il genitore del primo compra il latte per l allattamento o il povero compra il frugale pane, entrambi diventano contribuenti, perché su quel latte e su quel pane, senza accorgersene, pagano l IVA, che è appunto un imposta». Allora siamo tutti interessati a come viene speso il Pubblico Erario? «Certamente; e la Corte dei Conti è preposta a vigilare perché i vari Sindaci, i vari Amministratori e i vari Dirigenti provinciali, regionali e statali operino avendo ben presente che ogni euro che spendono non lo escono dalle proprie tasche, ma da quello dei cittadini, con la conseguenza che, se si evitassero spese inutili, potrebbero essere pagate minori imposte. E di questi tempi il problema non è di poco conto». Cosa succede quando viene rilevato uno spreco di denaro pubblico? «Se si tratta di reato, per esempio il Dirigente Comunale che chiede una tangente per fare un atto del proprio Ufficio, scatta la sanzione penale. Ma spessissimo i cosiddetti colletti bianchi sono molto abili, riescono a districarsi tra le maglie del codice penale, ma pur non commettendo reato danneggiano ugualmente il Pubblico Erario. Si pensi, come spesso accade, ai vari contributi dati a bizzarre associazioni dagli scopi più improbabili e non certo rientranti tra le finalità pubbliche o si pensi alle assunzioni di dipendenti o di consulenti o di esperti di cui non si ha affatto bisogno.al riguardo, le notizie di cronaca che ci segnalano episodi sempre più frequenti di mala amministrazione a tutti i livelli ed in quasi tutti i settori. Quando frequentavo l Università, in diritto penale, si studiava un particolare tipo di reato contro la Pubblica Amministrazione, si chiamava peculato per distrazione. Era il reato delle persone intelligenti, non dei cosiddetti ladri da pagliaio. Intendo dire che chi si mette in tasca soldi della Pubblica Amministrazione commette il reato di peculato detto appropriativo, ma è un reato che denota scarsa intelligenza. C è, infatti, un modo più raffinato e subdolo per far sparire i soldi della Pubblica Amministrazione: basta fare pagamenti non a sé stesso, ma ad amici, a terzi insomma, per scopi che non rientrano tra le finalità pubbliche. Questo è il peculato per distrazione. Solo che il peculato per distrazione non costituisce più reato, essendo stato abrogato da circa venti anni». Allora cosa succede se per esempio, come detto prima, viene dato un contributo ad una associazioni i cui scopi non rientranti strettamente tra le finalità pubbliche o cosa succede quando si assumono dipendenti o consulenti o esperti di cui non si ha bisogno? «Succede che, se il fatto viene portato a conoscenza della Corte dei Conti, il responsabile dello spreco del denaro pubblico viene rinviato a giudizio e, se condannato, costretto a pagare di tasca propria quanto indebitamente speso. Mi diceva tempo fa un Dirigente che loro hanno più paura della Corte dei Conti che li colpisce nel portafoglio, che del Giudice penale che li colpisce nella libertà personale, visto che in carcere ormai ci vanno in pochi e, quando ci vanno, ci restano per poco tempo». Quale è l insegnamento che si può dare ai giovani? «Ai giovani va spiegato che vanno osservate le tre regole di Ulpiano, che ho prima ricordato, e che, ove riscontrino episodi di spreco di denaro pubblico, non esitino a farne denuncia, perché si tratta del loro denaro e di quello dei loro genitori e, quindi, la denuncia non è solo un dovere civico, ma corrisponde al proprio personale interesse, in quanto meno sprechi vogliono dire meno imposte e meno tasse». N

11 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Rubrica: Conosciamo il CDA della Banca Don Rizzo Emilia Lipari, la tradizione di famiglia, il suo amore per la Banca di Francesco Gianno Emilia Lipari nasce ad Alcamo nel Consegue il diploma di Laurea in Giurisprudenza, presso l Università Statale di Milano e svolge, a Milano, la sua prima pratica legale. Dal 2001 esercita la professione forense presso l Ordine degli Avvocati di Palermo, nell ambito del diritto civile, bancario e societario. Nel 2010 apre, a Palermo, lo Studio Legale Politeama, con due colleghe, con le quali collabora. Nel maggio del 2011, è stata eletta componente del Consiglio di Amministrazione della Banca Don Rizzo di Alcamo. Dall ottobre del 2011, è membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell Associazione IDEE, Associazione delle Donne del Credito Cooperativo. È amante del mare ed è appassionata di vela, di arte e di musica. L abbiamo voluta conoscere meglio. Consigliere, lei è una donna ed è giovane. Una grande responsabilità per chi ha alle spalle una tradizione familiare di attenzione al mondo finanziario e a questa Banca in particolare. Quale apporto Emilia Lipari darà al CdA di cui fa parte? «È vero, la mia famiglia ha un forte legame con la Banca Don Rizzo. Mio padre è stato direttore generale della Banca per circa 25 anni. Anch io avverto, dunque, un legame molto forte e particolare con questo Istituto di credito, che frequento da quando ero una bambina. La nomina ad amministratore mi da ora l opportunità di conoscere più approfonditamente le regole che governano la banca e la sua organizzazione interna e ringrazio per questo il Consiglio che mi ha proposto ed i soci che mi hanno votato. È però anche una grande responsabilità, tenuto conto, peraltro, che la Banca è cresciuta in questi anni ed il mondo finanziario e quello creditizio, insieme alle norme che li regolano, sono molto cambiati rispetto al passato e sono in continua e rapida evoluzione. È mia intenzione, comunque, contribuire al meglio al governo della Banca, apportando tutte le conoscenze che ho acquisito negli anni di professione legale. Non credo che, in sé, il fatto di essere donna determini differenze nel mio ruolo rispetto agli altri amministratori, anche se è vero che il modo di vedere ed affrontare le cose, da parte di una donna, sia spesso caratterizzato da un approccio ed una sensibilità diversi, in particolare con riferimento alle tematiche sociali e culturali. Un mio apporto specifico, proprio in quanto donna, invece, potrà certamente derivare alla Banca dall esperienza come rappresentante della Don Rizzo nell ambito del Consiglio Direttivo Nazionale di idee, Associazione delle Donne del Credito Cooperativo, Associazione volontaria e senza scopo di lucro, che si propone l obiettivo di promuovere e valorizzare il contributo delle donne del credito cooperativo attraverso lo scambio di valori, conoscenze e informazioni, per rafforzare e valorizzare la presenza femminile nella gestione del sistema del Credito Cooperativo e nell impresa. L Associazione si propone, inoltre, di rafforzare la vicinanza delle BCC alle comunità locali. Il Consiglio Direttivo è composto da 11 membri, esponenti donne di altre BCC italiane, di Iccrea Banca Impresa, di Federcasse ed Agrileasing. È, pertanto, una importante occasione di incontro, confronto e condivisione, oltre che di arricchimento personale e professionale, che servirà a me personalmente e, certamente, anche alla Banca». In un momento di forte crisi finanziaria, quale scelte consiglierebbe al CdA della Don Rizzo e cosa differenzierà queste da quelle fatte da un qualsiasi istituto finanziario e di credito? «Credo che il Consiglio di amministrazione debba continuare ad operare con grande senso di responsabilità e prudenza in particolare nell erogazione del credito, senza, però, perdere di vista i principi di mutualità che contraddistinguono le Banche di Credito cooperativo, quali banche del territorio, rispetto agli altri Istituti di credito. Bisogna mantenere ferma l attenzione alle comunità locali dove la Banca opera, sostenendo l economia reale, le piccole e medie imprese e le famiglie, e questo è tanto più importante nel periodo di grande crisi economica e di disorientamento che stiamo attraversando. Credo che la Banca Don Rizzo possa avere un importante ruolo nel sostegno e nel rilancio dell economia locale, promuovendo la crescita del territorio, finanziando le iniziative di impresa, anche giovanili, che valgono e che hanno 10 Banca Don Rizzo

12 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE sostenibilità sul mercato oltre che la capacità di crescere autonomamente una volta ottenuta la spinta iniziale. In questo il nostro Consiglio di Amministrazione gode di una maggiore possibilità di analizzare il valore e delle iniziative grazie alla conoscenza diretta dei soggetti che operano sul territorio, rispetto a quanto accade negli Istituti di credito più grandi». Cosa ha la Don Rizzo, ancora, della sua secolare tradizione cooperativa? «L attenzione costante alle necessità finanziarie dei soci ed alle iniziative economiche da questi intraprese, favorendoli nelle operazioni e nei servizi di banca. La Banca Don Rizzo, inoltre, ha continuato a mantenere vivi i valori del credito cooperativo, ponendo tra i propri obiettivi anche quello di coltivare e valorizzare gli aspetti sociali, mutualistici e culturali insiti nella tradizione del credito cooperativo e che costituiscono i valori fondamentali che hanno ispirato il nostro fondatore, Don Giuseppe Rizzo, e che rappresentano i principi cardini del nostro statuto». Cosa suggerisce ai giovani che vogliono fare impresa e come la Banca Don Rizzo sta vicino a loro? «Per fare impresa oggi, tanto più in Sicilia, ci vuole molta passione e spirito di sacrificio, soprattutto all inizio della propria attività, ed anche un po di coraggio! La situazione economica in cui viviamo, infatti, non è certamente facile, sia per la crisi che stiamo attraversando, sia a causa del veloce processo di globalizzazione che ha avuto forti ripercussioni sulle medie e piccole imprese. Il nostro sistema burocratico e la forte imposizione fiscale, inoltre, non aiutano l impresa. Ma esistono ambiti in cui ancora si può crescere, in cui la diversità e la particolarità, unite a forte passione e professionalità, continuano ad essere elementi trainanti e coinvolgenti, che possono condurre al successo di una iniziativa economica. Credo, pertanto, sia importante avere buone idee, che abbiano possibilità di concreta attuazione, da portare avanti con forza e determinazione. La Banca Don Rizzo è da sempre vicina ai giovani. Quest anno in particolare ha intrapreso una serie di importanti iniziative, volte, da un lato, a garantire la possibilità di accedere al credito in modo agevolato e, d altra parte, a consentire l acquisizione nei giovani di una sempre maggiore consapevolezza delle possibilità di lavoro offerte dal territorio, e questo attraverso l organizzazione di convegni, seminari corsi di formazione e di management d impresa per i giovani con operatori esperti. È stata, inoltre, da poco, inaugurata l Associazione dei Soci Giovani della Banca Don Rizzo, con l obiettivo di fornire opportunità di crescita formativa, professionale e culturale per i giovani, anche attraverso il confronto con il mondo imprenditoriale, istituzionale e sociale del nostro territorio». Un impegno, una scommessa «Sicuramente un grande impegno. La scommessa da vincere, credo, sia quella di continuare ad operare al meglio, incrementando le potenzialità ed eliminando le criticità, così da superare, con successo, il momento di crisi che ha investito l intero sistema bancario italiano ed internazionale». N

13 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi Castellammare del Golfo Una leggenda sempre attuale di Maria Antonietta Macrì Guardando dall alto dei cieli la Sicilia, un giorno, Dio pensò che le bellezze naturali, che aveva elargito a questa terra fossero poca cosa; necessitava creare un luogo ameno, che dalla montagna si protendesse, degradando, fino al mare, un luogo, che fosse quasi sul mare, simile ad una grande scogliera lunga e prominente, che riuscisse ad ergersi dall acqua salata per essere ammirata, goduta ed abitata. Pensò di fornire tale luogo di un clima mite; pensò, altresì, che all esterno si dilatasse verso il grande golfo aperto sul Tirreno e all interno fosse un via di comunicazione e di passaggio per i pellegrini cha da Palermo si spostavano verso Trapani, Erice, Segesta e Mazara. E fu così che creò Castellammare del Golfo Se una tale leggenda fosse vera, potremmo, orgogliosamente, affermare che la cittadina ha origini divine. Certamente non è così. Ma l orgoglio deve, obbligatoriamente, sussistere. Quando si parla di Castellammare per la sua storia, per i rimandi fantastici che la caratterizzano, per l attualità, che la connota. Un richiamo storico, che si rifà a Tucidide, evidenzia che, nella zona in cui sorge l odierna Castellammare, c era una notevole e fiorente attività socio-culturale. Era allora l antico porto di Segesta e il grande scrittore Cicerone la ricorda con il nome di Emporium Segestanorum ovvero porto dei Segestani, attestante la condizione di floridezza socio-culturale in cui si trovava la nostra cittadina. A circa sei chilometri, sorgevano, e ci sono ancora le Terme Segestane, frequentate dai più illustri personaggi del mondo antico, tra cui Ercole, Enea, Cicerone, etc. Nei secoli successivi lo sviluppo di Castellammare si intreccia con quello dei Romani per tutta la durata dell impero fino al Medio Evo e, successivamente, con gli Arabi, che, come si dice ancora, misiru a peri di varvaru Segesta e si impadronirono del suo porto, dove costruirono una fortezza o Castello a mare, denominato Al Madarig, cioè I Gradini, quella scala per la quale, ancora oggi dalla Via Re Federico si scende alla Marina. Dopo gli Arabi, il castello a Mare continuò ad ingrandirsi con i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi. Verso il 1300 Castellammare era il più importante porto granario e la sua costa era fornita di grandi serbatoi di grano per il carico delle navi. Dalle grotte di Petrolo fino alla via degli Archi, anche oggi, nel sottosuolo, potremmo trovare degli antichi depositi di grano. 12 Banca Don Rizzo

14 Successivamente, in seguito al decreto strappato dalle rivali Palermo e Trapani a Re Federico che le proibiva il carico granario, Castellammare si dedicò alla produzione vinicola e riuscì ad avere un importante marineria, soprattutto, di velieri, che trasportavano vino nei porti di Anzio, Fiumicino, Civitavecchia, Livorno, etc. dove si trasferirono molte famiglie di castellammaresi. È ben chiaro che l azione socio cultrale copre un arco temporale di tremila anni di storia, di cui oggi rimane poca cosa, tracce di un antico splendore, che, forse, non si ripeterà più. Restano, però, ancora indelebili le narrazioni mitiche su Castellammare come quella del fiume Crimiso. Narra la leggenda che Laomedonte, re di Troia, fece uccidere Finodamante un nobile concittadino, che lo aveva in odio con tutti i figli maschi, risparmiando invece le figliole che, fuggendo, approdarono alla foce del fiume Crimiso, oggi San Bartolomeo. Crimiso si innamorò di una delle fanciulle, esattamente Egesta e, per starle vicino, si tramutò in cane. Tante furono le effusioni tra i due che, dopo poco tempo, Egesta si accorse di aspettare un bambino. Nacque, così, Aceste, che, divenuto grande, fondò una città nei pressi del Crimiso, che chiamò, in onore alla madre, Egesta, la Segesta tanto nota. Il Crimiso è il fiume, che prende il suo corso dalle acque provenienti dal Caldo, tra nubi di vapori, sciabordio di brevissimi flutti, con acque caldissime, verdazzurre, e che, scorrendo lento e tortuoso tra sinistre altissime pareti di roccia a strapiombo, s avviava all abbraccio del mare, nell ampio golfo, dopo avere confuso le sue correnti con quelle di un altro gelido fiume, il Freddo. Il fiume Caldo nasce dal monte Busecchio, dietro Calatafimi; il fiume Freddo dalla gola di Sorice, dietro Alcamo. Oggi il letto del fiume ha una larghezza molto limitata ed è invaso da una fitta vegetazione di burda e cannizzoli, piante palustri completamente inutili. Così le acque del Crimiso, un tempo limpide e trasparenti, sono gialle, limacciose, stagnanti e la sua corrente impetuosa è diventata inesistente, forse senza quell alone di mistero e di suggestione che tanto dominava intorno. Tutt altro che tramontato è invece il fascino del Castello, che si erge dal mare quasi a sfidare i secoli, testimone muto di millenni di storia intessuta di vicende ed avvenimenti. Le terrazze mostrano una bellezza antica, un incantevole paesaggio, quasi pittorico, appena uscito dall abile mano del suo creatore, che lascia abbracciare con lo sguardo le antiche case dei pescatori, ora abilmente trasformate in alberghetti, ristoranti, bar, il tutto dominato dall azzurro, dal sapore salino delle acque, dall odore penetrante del mare, che inebria ed incanta e seduce. Le ampie sale del castello, ora incredibilmente mutate in sale conferenze e mostre, richiamano al visitatore le feritoie baluginanti, le romantiche bifore, e l artistica scala a chiocciola che, come dice Diego Buccellato N Galatioto, par si sollevi dalle acque. Non si può parlare del Castello e dimenticare la Vasca della Regina, dove tra il cancelletto e gli scalini che suscitano ancora curiosità e tra il buio e la fuliggine dei ricordi che non sono noti, i ragazzi, ancora oggi, si scambiano effusioni e dolcezze. La leggenda finisce, intorno corrono muri alti di cemento, che proteggono il Castello e la strada, ove puntualmente il visitatore, d inverno, corre in auto, quasi rispondendo ad un arcano richiamo e, d estate, passeggia, instancabilmente, testimone di una bellezza ineguagliata. Più oltre i vicoli, ricchi di folclore, la Via dell Arco, ove la luce del sole si smorza in lievi colori, e poi Vicolo Timpa come un balcone sul mare aperto e l angolo della Maronna di l Agnuni e il ponte levatoio sospeso tra due mari, in uno sfondo tutto azzurro, ed archi e scalette che portano giù alla Cala. Questa è Castellammare, questo il suo fascino, queste le bellezze Oggi dominano case su case, palazzi, villette,che la fanno dilatare verso la periferia che porta direttamente alla Vaccheria o a Calatafimi Segesta. Ma è sempre lì, il lungo Corso Garibaldi, inesorabilmente, interrotto dalle tante stradine, che lo tagliano e dai Quattro Canti, importante crocevia per giungere alla Villa Margherita o in Via Marconi. Da una parte la montagna; dall altra il mare. Il nuovo e l antico in una fusione affascinante, che solo Castellammare sa dare.

15 Lo Zingaro: una natura che parla all uomo di Maria Antonietta Macrì Sentieri lunghi,stretti, accidentati, in cui si inerpicano pendii, creste, valloni, discese e salite; rocce aspre e maestose, che si lasciano scorgere dai rami degli alberi e degli arbusti, mentre giù si sente il mugghiare del mare, accompagnato dal vento di maestrale; poderosi pulvini d euphorbia e palmette sontuose, cespugli selvaggiamente intricati di rosmarino, che rendono difficoltoso il cammino. Silenzio intorno, qui e là interrotto dal fruscio dei cespugli e dal cinguettio di qualche uccello che pare salutare. Tutto è selvaggio, ma maestoso; tutto è naturale, ma imponente. Suggestione, meraviglia, magnificenza: questo è Lo Zingaro. Questa la prima Riserva Orientata Siciliana nata con la legge regionale N 98 del 1981; a salvarla il movimento ambientalista, che, con una vivacissima marcia di protesta, lottò contro la costruzione di una strada litoranea, che avrebbe dovuto ricongiungere San Vito Lo Capo e Scopello, una strada, che sarebbe stata sicuramente un aggressione al tratto di costa, quello compreso, cioè, tra la Cala Mazzo di Sciacca e la Tonnarella dell Uzzo. Magnifica cornice affacciata sulla parte occidentale del Golfo di Castellammare, la Riserva dello Zingaro si estende per circa 7 chilometri nella penisola di San Vito lo Capo, che si affaccia sul Tirreno, tra Castellammare del Golfo e Trapani ed ingloba un tratto di costa assolutamente incontaminata, con calette e strapiombi suggestivi, che attirano i visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Due le possibilità di percorso, che consentono di accedere alla riserva, quello da Nord, versante San Vito e quello che si snoda a Sud-Est, da Scopello, più agevole e meglio attrezzato dal punto di vista ricettivo. Unica nel suo genere; unica per la presenza di siti particolarmente importanti dal punto di vista naturalistico e per il notevolissimo valore paesaggistico, la riserva è terra vergine, che si difende ed è difesa dall aggressione umana mantenendo inalterato il suo volto; è come se il tempo si fosse fermato tra gli anfratti e i folti cespugli che offrono, in compenso uno spettacolo inusuale: alberi di alloro, la malva, il cappero, il carrubo, l oleastro, e poi il frassino, il lentisco, l agave, la palma nana; sembra che in quest angolo di paradiso siano state catalogate circa 700 specie di cui 20 endemiche o rare. Un discorso a sé meritano i fiori, dalle peonie e violacciocche ai ranuncoli, ai giaggioli e poi la leggiadria delle eriche, dei garofani, le antemidi in un tripudio di colori ed odori, che esibiscono tutta la loro bellezza. Lo Zingaro è fauna, per l esistenza di una molteplicità di uccelli, ben 39 specie che nidificano nelle varie nicchie ecologiche; una avifauna non trascurabile costituita dal corvo imperiale,il passero solitario, la coturnice, le cornacchie e le gazze, il falco pellegrino, le poiane. E poi conigli, ricci, istrici Una quantità ricca, che sottende l esistenza di una connotazione climatica particolare, mai riscontrata in nessun altro tratto della costa siciliana. Lo Zingaro è mare, ora turchino, ora celeste, cangiante verso il blu, il ceruleo, sempre cristallino e limpido, sempre trasparente e terso, inimitabile irrinunciabile con i suoi innumerevoli promontori, con gli scogli bassi e gli antri sottomarini, con le piccole spiagge di ciottolo 14 Banca Don Rizzo

16 o di sabbie, un incanto che alla sera ti inebria, quando la luna si specchia nell acqua e lascia intravedere il luccichio delle onde leggermente increspate. Un mare che lambisce poderosamente le bianchissime rocce in un gioco di silenzi e di dolcezze, che evocano un tempo lontano. La Riserva è anche archeologia, a testimoniarlo sono gli studi nella grotta dell Uzzo, in cui sono stati rinvenuti scheletri e corredi funerari utili per la comprensione della civiltà mediterranea, ma è anche storia per le tracce di capanne abitate da pastori durante il periodo dello svernamento prima della transumanza. Un paesaggio, lo Zingaro che vuol dire aria tersa, che richiama la montagna scabra, aspra, difficile, inospitale, che sa di vento, quel vento che, se soffia, sembra qui cantare armonie mai ascoltate. Ma è esso stesso armonia, quando dona al visitatore le sue bellezze e ne esige rispetto, quando elargisce i suoi profumi, che non regala, quando i rumori parlano e dicono suoni infiniti. È pace, che riempie l anima e la mente; è ricchezza, che allarga il cuore, è stanchezza, che parla all uomo dell uomo. È natura, che sa di natura. È lo Zingaro. N

17 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Tradizioni a Castellammare del Golfo La macchina del tempo nei locali del Castello arabo-normanno di Castellammare del Golfo Il Museo etno-antropologico Annalisa Buccellato di Filippo Nobile Entrare oggi in un museo della civiltà contadina è come entrare in una macchina del tempo che ci conduce nei secoli passati, in un luogo lontano dove recuperare la propria ricchezza culturale attraverso un patrimonio di testimonianze che rievocano lo spirito dell epoca, un ventaglio di sensazioni profonde, odori e immagini. Siamo nei locali del Castello arabo-normanno di Castellammare del Golfo dove, da oltre dieci anni, ha sede il Museo etno-antropologico Annalisa Buccellato e dove ci accoglie il prof. Giuseppe Buccellato, presidente dell Associazione che lo gestisce. A lui abbiamo chiesto di farci da guida in questo breve viaggio nel tempo. «Il museo è organizzato in piccole aree espositive a tema che occupano sette sale del castello, fra cui le stalle, il granaio e l armeria», esordisce il nostro cicerone, mentre ci mostra le prime collezioni di radio, giornali, riviste, telefoni, macchine fotografiche, cineprese e grammofoni, esposti all ingresso, che timidamente sembrano volere annunciare l esplosione della comunicazione di massa del nostro tempo. «Le varie sezioni riguardano i seguenti temi: la scrittura, le immagini e i suoni; il frumento, il pane e la pasta; la terra e il lavoro; la vite e il vino; il latte, il formaggio e la ricotta; il frassino e la manna; il miele e le api; le trame e gli intrecci; i pesi e le misure; i ricami, i pizzi e i merletti; gli arredi e le suppellettili; le arti e i mestieri». Professore Buccellato, quanti sono i reperti esposti nel museo? «Gli oggetti che compongono la raccolta sono oltre 3.000, tutti catalogati secondo i dettami della Sovrintendenza ai Monumenti e Belle Arti e tutti provenienti dalla Sicilia occidentale». La nostra visita si svolge fra un infinità di oggetti piccoli e grandi, ormai scomparsi, che accendono la nostra curiosità. Ci imbattiamo in un telaio del 1863; un prezioso mulino in pietra a trazione animale, anch esso ottocentesco, che forniva una farina forse non molto raffinata ma preziosa per soddisfare il fabbisogno di un intera fattoria; un corredino finemente ricamato, del 1905; una collezione di oltre trecento antiche scatole di latta pazientemente raccolte da Enzo Navarra; due abiti da sposa, della fine dell 800; un prezioso mantice in legno e cuoio del 700; un carretto siciliano dei primi del 900. Mentre proseguiamo il nostro giro, notiamo che l allestimento permette quasi sempre allo spettatore di fruire in maniera adeguata dei pezzi esposti, che sono collocati alla giusta altezza e godono di un efficace illuminazione sia artificiale che naturale. Notiamo anche il fascino delle piccole finestre presenti in tutte le sale dei piani superiori del Castello, che, offrendo una suggestiva vista sul lungomare col frastuono delle auto e dei motorini, creano anche una sorta di controcanto rispetto all atmosfera del museo che stiamo vivendo e richiamano il visitatore alla curiosa relazione fra passato e presente. Le sale sotterranee con i muri in pietra viva, che ospitano i mestieri, non godono del beneficio della luce naturale, ma non per questo sono meno affascinanti. Qui troviamo strumenti di lavoro e manufatti di mestieri ormai scomparsi, come quello del carradore con i suoi sofisticati attrezzi per costruire e riparare carri e carrozze; quello del conciapiatti con il suo rudimentale trapano a corda per forare i cocci che poi cuciva col ferro filato, il fabbricante di campane e campanacci con i suoi stampi, martelli, pinze, tenaglie e crogioli per ramare, dai quali usciva il suono armonico che accompagnava le mandrie. 16 Banca Don Rizzo

18 Parliamo ora del target di riferimento: a chi si rivolge il Museo? «In particolare ai giovani che, percorrendo le sale espositive, hanno modo di ammirare oggetti frutto della creatività delle passate generazioni, di cui nemmeno lontanamente sospettavano l esistenza. Ma anche il pubblico meno giovane vi può trovare molteplici spunti d interesse e questo riguarda non solo gli studiosi della civiltà contadina, ma anche la gente comune e soprattutto i numerosi turisti che ogni anno scelgono i nostri luoghi per trascorrervi le vacanze, ai quali si vuole offrire, oltre al godimento delle bellezze naturali, anche una più ampia conoscenza storico-culturale del territorio.» L illustrazione degli oggetti è affidata, oltre che alla esposizione in sezioni tematiche, anche alle didascalie in lingua italiana e in dialetto siciliano. La prima edizione Di Pane in pasta, la seconda Il Latte e il Miele, hanno riscosso un grande successo. Quali sono i prossimi obiettivi? «Quest anno abbiamo avviato un progetto per le scuole, La scuola visita il museo, nel quale sono previste visite guidate e laboratori didattici dedicati ad alcune attività, dando l opportunità ai ragazzi di utilizzare direttamente gli attrezzi tradizionali impiegati nel passato. Criticità? «In primo luogo, la difficoltà di coprire le spese con le entrate. L obiettivo più importante sarebbe quello di fare camminare il museo con le sue gambe, ma allo stato attuale ciò appare complicato. E poi, una scarsa attenzione degli Enti pubblici nei confronti delle attività culturali». Quali strumenti promozionali sono usati per far conoscere il museo? «Intanto, gli strumenti usuali, come un sito internet interattivo e depliant illustrativi. Poi, tre anni fa abbiamo avviato una rassegna chiamata Il Museo racconta dedicata ogni anno a un tema sempre diverso che prevede un programma di convegni, spettacoli musicali, concerti, degustazioni, mostre fotografiche, laboratori live, visite guidate all interno del museo, balli popolari, e soprattutto, portando in piazza gli oggetti inerenti, proponiamo delle rivisitazioni storiche di antiche tecniche, infine expo di produttori e operatori del territorio che hanno un legame col tema trattato. N

19 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Tradizioni a Castellammare del Golfo Il restauro del Crocifisso in sughero di Elena Vetere Quando nel 2008, mi fu commissionato, dalla Banca Don Rizzo, il restauro del Crocifisso ottocentesco della Chiesa Madre di Castellammare del Golfo, rimasi molto perplessa perché non conoscendo ancora l opera se non sommariamente, ero convinta che forse la priorità andava ad altre opere sicuramente più pregevoli e in condizioni conservative peggiori. Ma ben presto e con grande stupore dovetti ricredermi. Dopo i primi saggi stratigrafici, mi accorsi che il colore originale si trovava sotto quattro strati di colore e due di stucco. Fu una gioia quando scoprimmo che il perizoma mal pitturato, in realtà era in oro zecchino e la scoperta ancora più significativa fu la decorazione ad estofado ancora intatta sulla parte retrostante del perizoma. Questa particolare tecnica fu importata dagli spagnoli nel 500 e usata fino alla seconda metà del seicento. Infatti già questo primo particolare mi indusse a pensare che il crocifisso fosse molto più antico. La pulitura della scultura è stata fatta completamente a bisturi poiché, vista la delicatezza del manufatto si è preferito limitare l uso di solventi che potevano risultare troppo aggressivi. In realtà rimuovendo le sovrastrutture aggiunte negli anni, anche l anatomia è risultata modificata con accenti significativi nella drammatizzazione espressiva e nella plasticità scultorea. A questo punto la convinzione che il Crocifisso risalga alla fine del cinquecento è diventata una certezza. Ma l aspetto più interessante di tutta l opera, è la tecnica costruttiva. La scultura, a grandezza d uomo, è scolpita nel sughero, con una tecnica a tutto tondo che prevede inserti di sughero modellati e assemblati da chiodi di incannucciate, una tecnica che nella nostra cultura non trova riscontri. Infatti nell Italia del sud le uniche opere in sughero, conosciute, sono quelle presepi ali con statuette della grandezza di 60 cm al massimo. E non vi è alcun riscontro con la statuaria trapanese del legno, tela e colla, dove il sughero è usato solo come riempimento. A questo punto le nostre ricerche si sono estese e spostandoci in Toscana, abbiamo visto che le uniche analogie le ritroviamo solo in due crocifissi, attribuiti rispettivamente al Verrocchio e al Pollaiolo. Da qui la ricerca sulla provenienza dell opera. Il crocifisso fu donato ai Padri Carmelitani da una famiglia di origini alcamesi, trasferitasi a Firenze. Quindi, non è difficile pensare che l opera fu commissionata ad un artista toscano. Il crocifisso fu anche vittima di un incendio, infatti sono stati ritrovati segni dei danni subiti e le mani, unici elementi scolpiti in legno, sono sicuramente postume. La complessità e l importanza dell opera meriterebbe sicuramente studi più approfonditi e sarebbe auspicabile l intervento di storici dell arte per far luce su un opera unica nel suo genere. Il restauro è stato molto complesso e la D.L svolta dal Dott. Bartolomeo Figuccio, funzionario della Soprintendenza di Trapani, è stato un momento di confronto molto utile al fine della corretta riuscita del lavoro. La reintegrazione pittorica è stata fatta con una tecnica riconoscibile, il puntinato, che permette una lettura completa dell opera senza alterarne l originalità. Oggi il Crocifisso troneggia in tutta la sua maestosità sull altare Maggiore della Madrice di Castellammare e grazie all intervento della Banca Don Rizzo è stato possibile restituire al pubblico godimento un opera di grande valore artistico e religioso. Particolare del volto dopo la pulitura Particolare del volto stuccato Particolare del volto a fine lavoro 18 Banca Don Rizzo

20 N

21 LA TRADIZIONE E L INNOVAZIONE Tradizioni a Castellammare del Golfo Come nasce un evento P.L.A.S. Per le Antiche Scale di Nello D Anna L Associazione Turistica Pro Loco di Castellammare che mi onoro di rappresentare sin dalla propria costituzione avvenuta nel giugno del 2005, nasce su iniziativa di alcuni volenterosi privati, professionisti ed operatori nel settore del turismo e sulla spinta dell allora Assessore al Turismo, che aveva palesemente espresso la necessità di poter contare sulla collaborazione di qualcuno che affiancasse l amministrazione Comunale nella promozione del territorio, nella valorizzazione delle realtà e delle potenzialità naturalistiche, storiche,turistiche ed enogastronomiche. D altronde le finalità che si prefiggono le Pro Loco sono proprio quelle della promozione del territorio. Nell anno 2007, in uno dei periodi più bui della storia più recente di Castellammare, per lo scioglimento dell Amministrazione e del Consiglio comunale, la Associazione turistica Pro Loco sorta appena 2 anni prima, si assunse l onere, in sostituzione dell Amministrazione, di mettere in cantiere una serie di iniziative al fine di rendere quanto più gradevole il soggiorno nella splendida cittadina, così ricca di bellezze naturali, ai tanti turisti e visitatori che, nella stagione estiva, ci onorano della loro presenza. Essendo state accantonate dalla Commissione Prefettizia quelle manifestazioni che l Amministrazione Comunale annualmente si faceva carico di promuovere e finanziare, (fra queste particolarmente suggestiva la Rievocazione Storica), si cominciò a lavorare su una manifestazione a carattere artistico culturale, che coinvolgesse la città ed i suoi ospiti, che richiamasse l interesse dell intera provincia e che allo stesso tempo nel tentativo di destagionalizzare venisse realizzata in un periodo che non ricadesse in pieno agosto, e così fu scelta la seconda settimana di settembre anche in 20 considerazione che nella vicina San Vito Lo Capo cui siamo collegati dalla splendida Riserva Naturale Orientata dello Zingaro a fine settembre celebrano il Cous Cous Fest. Venne ripresa un idea della socia Rosanna Fasulo che qualche anno prima aveva pensato ad una qualche manifestazione che avesse come scenario naturale il centro storico di Castellammare con le sue caratteristiche scalinate che furono all origine della definizione araba data alla cittadina del golfo Al Madarig (le scale). L idea venne trasformata in progetto dalla socia Maria Tesè e presentato alla Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, da questi valutato positivamente ed inserito fra le manifestazioni direttamente promosse e di conseguenza finanziato anche se parzialmente. Ai ragazzi di Z.E.P. (Zero Euro Production) che affiancano, da allora, l attività della Pro Loco fu affidato, infine, l incarico di realizzare la manifestazione cosa che hanno sin qui mirabilmente fatto nelle 5 edizioni precedenti. Fu subito un grande successo forse anche per il particolare momento storico in cui fu realizzata la prima edizione, ma le successive hanno solo confermato la bontà dell iniziativa. Oggi P.L.A.S. per il consenso e l enorme successo ricevuto è fra le manifestazioni al vaglio della Regione Siciliana per essere inclusa fra le manifestazioni di grande richiamo, direttamente promosse e di conseguenza annualmente finanziate. Ci auguriamo che ciò possa avvenire al più presto anche perché i costi di realizzazione sono sempre più onerosi e non facilmente sostenibili. A tale proposito un sentito ringraziamento va rivolto alla Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo, che sin dal primo anno ha sostenuto le attività promosse dalla nostra Associazione. Banca Don Rizzo

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