CENTENARIO DELLE PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITA
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- Gloria Monaco
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1 1 CENTENARIO DELLE PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITA CELEBRAZIONE EUCARISTICA, SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GUARDIA, TORTONA, 28 GIUGNO 2015 Parola del vescovo all inizio della S. Messa: Grazie, caro Direttore generale per queste parole, cara Madre, care Sorelle. Noi sentiamo in questo momento l abbraccio di Don Orione, perché questo motivo di rendimento di grazie cento anni della vita di un Istituto di carità, di amore per la Chiesa, per i piccoli, sono espressione del suo amore. E noi sentiamo in questo abbraccio che ci presenta a Dio, perché questo è rendimento di grazie. È vedere come tutto viene da Lui a modello di quel rendimento di grazie, che la Vergine Maria fa con il suo Magnificat : grandi cose ha fatto il Signore. È questo il motivo profondo della nostra gioia intima di famiglia. C è anche il mio grazie per la vostra testimonianza che rende bella, rende più bella questa nostra Chiesa di Tortona. Sentiamo anche, come sempre, la nostra inadeguatezza, la nostra indegnità, ma ci soccorre come sempre la sua misericordia, che ci rende meno indegni di celebrare questi santi misteri. (atto di dolore) Testo del Vangelo (Mc 5,21-43): In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: Chi mi ha toccato?». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori,
2 prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. 2 Omelia del vescovo Vittorio: (Un momento di silenzio prolungato, e uno sguardo a don Orione) Chissà se se fossi tu, se fossi tu San Luigi a parlare a queste tue figlie, che cosa le diresti. Vorrei essere così docile da poter dire almeno una sola parola, di quelle che Don Luigi direbbe a voi. Ascoltiamo insieme questa Parola che la liturgia ci dona, che è la parola del Signore; come sempre ogni domenica, ogni volta che ci raduniamo per la celebrazione il Signore Risorto continua a parlare alla sua Chiesa. Questa ostinazione del Signore di volerci parlare a fronte alla nostra ostinazione in un ascolto molto debole, selettivo, lento. Ci conforta l ostinazione che il Signore ha nel volerci parlare. Ci rassicura anche Abbiamo ascoltato di questa bellissima pagina del Vangelo di Marco, che continua il racconto che abbiamo iniziato domenica scorsa del capitolo 4 e 5 del Vangelo secondo Marco, che raggruppa una serie di miracoli a partire da quello fatto nella notte di tempesta sul mare di Galilea, quando lui si è alzato e ha minacciato il vento e ha imposto al mare di placarsi. Poi è arrivato all altra riva, nella terra dei Geraseni, come abbiamo letto nella liturgia, e si è incontrato con quel uomo posseduto da una legione di spiriti immondi e ha mostrato la sua potenza, non solo sulle forze della natura, ma anche, come nella notte sul mare, ma anche di fronte alle potenze del male. Poi hanno ripreso la barca e sono tornati da dove venivano e li accadde quanto abbiamo ascoltato. C è una folla che si raduna lungo il mare in attesa del ritorno del Signore Gesù. E appena arriva, questa folla si stringe attorno a lui. Fra tutti emerge una voce, quella di Giairo, è il capo della sinagoga, è un uomo buono, ha nel cuore una pena infinita: sua figlia è gravemente malata. E supplica il Signore di andare a far visita alla sua figlioletta. Gesù accoglie questo invito e si mette in cammino. In mezzo a questa folla, la prima cosa che i suoi devono fare, ed è stato e rimane il tratto caratteristico del ministero apostolico, gli apostoli 12, intorno a lui, la prima cosa che devono fare, è fare la guardia del corpo di Gesù. È ancora così oggi per i successori degli apostoli: custodire il corpo di Gesù, non per limitarne la potenza, ma perché possa espandere la sua potenza. E Gesù cammina per andare alla casa di Gairo, mentre la folla preme attorno a lui. Dentro questa folla bisognosa di salvezza, una folla di malati, una folla di uomini sofferenti che chiedono salvezza, c è una donna che da 12 anni vive a bagno nel suo sangue. Ha perso tutto quello che aveva per cercare di curarsi, ma aveva solo peggiorato la situazione. 12 anni, una situazione che la
3 rende anche impura. Il numero 12. Tre volte tre e ancora una volta tre: un numero che ci dice di pienezza, di una condizione mortale, senza speranza, senza via di uscita. Questa donna nel cuore ha una certezza: se anche solo riuscissi a toccare le sue vesti, sono certa che sarei guarita. E ci riesce. Come avrà fatto facendosi largo tra la folla. Ci riesce. Quasi impercepibilmente riesce e sfiorare le vesti, il lembo del mantello, l ultima frangia del mantello di Gesù, riesce a sfiorare le vesti di Gesù. E immediatamente Gesù avverte che qualcuno lo ha toccato. Fatto strano. Anche Pietro si stupisce quando Gesù chiede conto di chi lo ha toccato. Pietro stesso dice: ma Signore mio, ma chi ti ha toccato, non vedi che non riusciamo nemmeno ad andare alla casa di Giairo. Tutti ti hanno toccato, nessuno ti ha toccato Chi mi ha toccato dice Gesù perché ho sentito che una forza è uscita da me. E questa donna ormai si trova scoperta. Lei non avrebbe potuto fare quel gesto, la sua condizione di impurità non le permetteva di toccare. Questa donna si vede scoperta e così umilmente si prostra a dichiarare che cosa è avvenuto. Lei che si sentiva sanata profondamente, da dentro. Lei che dopo 12 anni per la prima volta sentiva che il suo corpo era stato raggiunto da una potenza di salvezza. Che cosa ha salvato questa donna? È Gesù che ce lo dice: la fede, la fede, va in pace e sii guarita dal tuo male. Una guarigione che entra più in profondità, anche a rispetto del suo flusso di sangue. La tua fede. E qui capiamo che cosa è accaduto. È accaduto che fra tutti coloro che circondavano il corpo di Gesù, lei sola, piccola, aveva quella fede che poteva ricevere quella potenza, come se fosse l unica ad avere un vaso con il quale poter attingere alla sorgente di salvezza, che è il Corpo di Gesù. La sua fede è come un piccolo vaso, con il quale lei attinge alla potenza della salvezza che esce dal Corpo di Gesù. E dunque la fede che le permette di essere guarita. Che permette al Signore di guarirla. Ed è ancora la fede in ciò che segue. Una volta arrivato in casa di Giairo, quando lo raggiunge la notizia che quella ragazza è morta, non c è più niente da fare, perché importunare ancora il Maestro? E anche qui un altra parola che esorta alla fede: Gesù chiede a Giairo di rimanere saldo nell atteggiamento che lui aveva nel momento in cui tra la folla ha fatto sentire la sua voce: vieni a casa mia, mia figlia è malata. Non temere gli dice - continua ad avere fede, soltanto abbi fede. È sempre la fede che permette a Lui ad agire. Fede salda, quella di Giairo e capace di stare di fronte alla morte della figlia continuando a fidarsi del Maestro in forza di questa sua parola. Ed è grazie a questa fede che Gesù può operare questo miracolo, che profuma di risurrezione. I termini che l evangelista usa sono i termini, le parole della risurrezione; questo rialzare questa ragazza dalla morte alla vita. Esperienza di vita e di risurrezione, di una vita che continua: datele da mangiare. Bene. E noi. E voi sorelle piccole, piccole suore missionarie della carità, voi dove siete in tutto questo? Ma come è accaduto che Gesù ha dovuto aver bisogno del lembo del suo mantello per poter guarire questa donna? Come è accaduto questo fatto? 3
4 Non basta una fede pensata, occorre una fede professata e non semplicemente con le parole, ma con dei gesti. Questa donna sa che può essere sanata da Gesù, ma deve professare questa sua fede appunto toccando il lembo del mantello di Gesù. Il Signore Gesù ha voluto scegliere questo percorso. Il Verbo Eterno si è Incarnato, perché Lui potesse essere incontrato da noi e perché noi potessimo fare esperienza di Lui, del suo Corpo. La potenza di salvezza che è in Dio ha potuto raggiungerci per via dell Incarnazione e il Signore Gesù ha voluto attraverso il suo Corpo e anche le sue vesti, ha voluto raggiungere noi, che ci accostiamo a Lui, - Dio lo voglia, - con questo atteggiamento di fede. Occorre una sua presenza. La sua presenza, la presenza del suo Corpo è per questa folla di malati, per questi cuori sofferenti, per questo Giairo, padre sofferente per la malattia della figlia. La sua presenza, l esperienza possibile del suo Corpo è l antidoto di salvezza contro il veleno mortale che circola nelle nostre vene. La possibilità di fare un gesto di fede, un atto di fede. Ma dite un po : è stata forse sospesa la sapienza dell Incarnazione? Si è forse pentito di questo metodo? La Santissima Trinità si è forse pentita del metodo dell Incarnazione? Entra in contraddizione con il metodo con il quale ha voluto manifestarsi? O non è stato forse prolungato questo metodo, per cui ci viene dato di poter sperimentare la sua presenza, per poter fare anche noi i gesti di fede, che professano la fede, venendone noi per primi riempiti di Lui. Che cosa siete voi Piccole Suore Missionarie della Carità se non il lembo del suo mantello, che raggiunge i piccoli, i poveri, gli ultimi, quelli che tu amavi Don Luigi! Che cosa siete voi, se non questo? Un pretesto dentro la sapienza dell Incarnazione dell amore di Dio. E quanti in questi anni, in questi cento anni sono stati raggiunti dai vostri gesti di carità, che sono i piccoli, cioè coloro che più di tutti, sono capaci di fede, perché a loro voi lo sapete bene a loro, ai piccoli, ai vostri piccoli, la fede è sentimento naturale del loro cuore. È istinto vitale la fede, è inscritta nei cuori. Loro, piccoli, nella fede, raggiunti dai vostri gesti, come ad essere strumento attraverso il quale l amore di Dio passa. E che cosa è la bellezza del vostro Istituto se non questo essere trasparenza del suo amore, strumento del suo amore, tramite del suo amore, in questi cento anni di carezze, di baci, di cure, di servizio. Tutti pieni di quell amore di Dio che salva, per il quale il Verbo di Dio si è fatto Carne e ha voluto portare in mezzo a noi il suo amore, e ha voluto che questo amore attraverso di noi potesse essere diffuso, e tutti noi potessimo continuare a fare esperienza di questo amore, e voi lo sapete bene salva! A volte anche guarisce. E così, Signore, nella tua misericordia e nella tua bontà, noi lo abbiamo visto: salva e a volte anche guarisce. E che cosa è questa celebrazione se non un rendimento di grazie per come Lui ci fa partecipi del suo amore, sempre per via di Incarnazione. Sono un pretesto le sue 4
5 vesti, siete un pretesto voi, pretesto dell amore per poter raggiungere i piccoli, che con il loro recipiente di fede attingono attraverso di voi quell amore che salva. E noi sentiamo come in questo, noi, voi per prime, lo sentite come da questo Signore benedetto e amato, i primi guariti siamo noi, i primi guariti, i primi sanati da dentro, i primi raggiunti dal suo amore, dove anche noi siamo chiamati a stare con quel atteggiamento unico, che permette a Lui di manifestare la sua potenza, che è appunto quello della fede. E mentre servi i piccoli, ti accorgi di dover essere alunno loro, di dover imparare da loro. Potessimo noi abbandonarci all amore di Dio, così come loro si abbandonano alle vostre cure, potessimo davvero Don Luigi, chiedilo per noi! Potessimo avere la fede dei piccoli. E senti come tutto questo è un mistero d amore che ci sommerge. Sentire poi come tutto nasce dal tuo cuore amante e amato, San Luigi; sentire come tutto questo nasce dal tuo cuore, ci fa sentire veramente dentro il suo abbraccio, è l abbraccio dell amore di Dio per noi, perché per noi, per questa Chiesa, per la famiglia orionina San Luigi è stato lembo del mantello di Gesù attraverso il quale poter fare l esperienza dell amore che salva. Signore, quanta grazia infinita, e quanta vita e quanto amore pur dentro il mistero infinito del dolore. Ma noi, è questo che sentiamo, è per questo che rendiamo grazie, per questo noi rendiamo grazie, per il tuo amore e per come tu ci fai partecipi del tuo amore e per come queste nostre sorelle si sono rese disponibili di essere testimoni dell amore suo, per cui il mondo è stato raggiunto da questa testimonianza di fede, quella dell amore, che permette al mondo di sapere che Gesù è vivo, vivo, vivo. Discorso della Madre. Prima della lettura del discorso scritto un ringraziamento spontaneo: È con grande gioia nel cuore, con grande emozione anche, che ci incontriamo qua, proprio nella casa della Madre insieme al Padre (Don Orione) che ci hanno generato come famiglia orionina, come PSMC, in modo particolare oggi, ricordando i nostri primi cento anni, speriamo che sia così. E vorrei in primo luogo ringraziare lei eccellenza. Mons. Vittorio Viola, vorrei dire: nostro padre Vescovo, della sua presenza così fraterna, affettuosa, per le sue parole, che credo Don Orione, ci avrebbe proprio detto queste parole, di poter essere noi questo lembo di Gesù. Lui usava la parola stracci nelle mani della Divina Provvidenza per poter asciugare le lagrime, per poter guarire, per poter sanare con il balsamo della carità. Grazie Mons. Vittorio di cuore, veramente di cuore, grazie per la sua presenza e anche dell apprezzamento che sentiamo lei ha del servizio che le nostre suore realizzano in questa diocesi e oltre. Grazie (segue il discorso) Il Vescovo alla conclusione, dopo il discorso della Madre: Bene, grazie, grazie Madre, grazie a tutte voi sorelle. È bello che la parola che ritorna con più frequenza in questo, che è il rendimento di grazie per eccellenza, è 5
6 Eucarestia, sia appunto il nostro grazie, anzitutto a Dio e poi un grazie che anche in fondo ci scambiamo per la testimonianza reciproca dell amore. Io, come dicevo prima, se da questa nostra Chiesa di Tortona, attraverso il cuore ardente di amore di San Luigi Orione è nata questa cascata d amore, noi non possiamo essere che grati al Signore e contemplare questa bellezza che a volte facciamo fatica a conoscere, perché siamo più presi da altre cose, siamo più presi a far calcoli, piuttosto che a fare eucarestia. E questo è un giorno invece di eucarestia, di rendimento di grazie. Invoco si tutti voi, su voi sorelle, su tutta la famiglia orionina la benedizione del Signore. Possa essere lui sempre presente come conforto, guida, sostegno e come provvidenza d amore. (benedizione) 6
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