CARITÀ COMUNICARE ANNO VI N. 15. povertà SPIRITUALITÀ mondialità. Comunicare carità _ p.1. La pastorale delle comunicazioni - prima parte _ p.

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1 ANNO VI N MAGGIO 2010 povertà SPIRITUALITÀ mondialità Comunicare carità _ p.1 La pastorale delle comunicazioni - prima parte _ p.2 COMUNICARE CARITÀ Potete trovare questa newsletter sul sito della nostra diocesi: e sul blog splinder.com/ 2 La conoscenza riempie di orgoglio, mentre l'amore edifica. Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto Noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c'è alcun dio, se non uno solo. In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra - e difatti ci sono molti dèi e molti signori -, per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per Lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a Lui. Ma non tutti hanno la conoscenza. [ ] (1Cor 8,1-7) La Caritas di Porto - Santa Rufina ha promosso un percorso di tre incontri di aggiornamento e formazione per gli operatori diocesani, sul tema Comunicare carità. Nel n.12/2010 abbiamo pubblicato la relazione della prima giornata. Il secondo appuntamento è stato curato da Mons. Dario Edoardo Viganò, Collaboratore dell Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana. Riportiamo di seguito la prima parte della relazione tratta dal suo intervento

2 LA PASTORALE DELLE COMUNICAZIONI 1. Breve storia della comunicazione sociale in Italia dal 1960 al 2000 Negli Anni Sessanta, caratterizzati dalla sospirata distensione internazionale, dal boom economico, da un ampia diffusione di cinema e televisione, emerge nella Chiesa la consapevolezza dell importanza dei media. Già nel 1936 Pio XI aveva promulgato l enciclica sul cinema VIGILANTI CURA («È necessario e urgente il provvedere che i progressi dell'arte, della scienza e della stessa perfezione tecnica e industria umana, come sono veri doni di Dio, così alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime siano ordinati, e servano praticamente all estensione del Regno di Dio in terra, affinché tutti, come ci fa pregare la Santa Chiesa, profittiamo di essi in modo da non perdere i beni eterni»). Paolo VI con il libro dei Vangeli durante il Concilio ecumenico Vaticano II ( Con il Concilio Vaticano II convengono in Italia culture e tradizioni mai viste prima, che esprimono tra i loro frutti il decreto INTER MIRIFICA del 1963: «Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l'ingegno umano è riuscito, con l'aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare sollecitudine quelle che più direttamente riguardano le facoltà spirituali dell'uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che, per loro natura, sono in grado di raggiungere e influenzare non solo i singoli, ma le stesse masse e l'intera umanità. Rientrano in tale categoria la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili. A ragione quindi essi possono essere chiamati: strumenti di comunicazione sociale». Vengono istituite le Giornate mondiali delle comunicazioni sociali, nascono la Federazione Italiana Settimanali Cattolici e il quotidiano Avvenire. Hanno un grande successo i cinema parrocchiali. Negli Anni Settanta al contrario abbiamo una grande crisi economica e politica; l Italia affronta il terrorismo e gli anni di piombo; inizia la liberalizzazione del sistema radiotelevisivo. La Chiesa risponde a queste istanze con il pontificato complesso e duro di Paolo VI, in stretta relazione con la Democrazia Cristiana; la Chiesa si sente un po assediata, chiudono i cineforum parrocchiali per evitare i dibattiti arrabbiati. Nel 1971 la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, per disposizione del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulga l istruzione COMMUNIO ET PROGRESSIO sugli strumenti della comunicazione sociale: «La comunione e il progresso della società umana - 2 -

3 costituiscono lo scopo primario della comunicazione sociale e dei suoi strumenti, quali la stampa, il cinema, la radio e la televisione. Il loro continuo perfezionamento infatti ne estende la diffusione a nuove moltitudini di persone e li rende più accessibili ai singoli, favorendo una sempre maggiore e profonda incidenza di questi strumenti nella mentalità e nel modo di vivere degli uomini». La Chiesa italiana amplia il Servizio Informazioni Settimanali e nascono le prime esperienze televisive in ambito ecclesiale. Negli Anni Ottanta ci sono grandi novità, i prodromi di una implosione dell URSS, e inizia la crisi della politica italiana, mai finita. Il Papa polacco porta una visione dei problemi economici molto differente da quella italiana. Si consolida il duopolio televisivo Rai-Fininvest; nascono il Centro Televisivo Vaticano, il Consorzio Radiotelevisioni Libere Locali, la Società per l informazione religiosa. Nel 1982 la Commissione Episcopale per le Comunicazioni Sociali pubblica il documento LE SALE CINEMATOGRAFICHE PARROCCHIALI, in cui si sollecita un rinnovamento dei cinema parrocchiali sotto la forma della Sala della Comunità: «La fitta rete di sale cinematografiche dipendenti dall autorità ecclesiastica, tuttora esistente in Italia, può costituire una preziosa base per realizzare una presenza qualificata dei cattolici in alcuni settori della comunicazione sociale. Perché ciò avvenga, è necessario che le predette strutture perseguano l obiettivo primario, identificato dall ACEC [Associazione Cattolica Esercenti Cinema] nella "sala della comunità", la cui valorizzazione è da considerare la risposta alle istanze di rinnovamento pastorale e alle diffuse esigenze di partecipazione che emergono dalla società e ancor più fortemente dal seno della Chiesa "comunione comunità"». In Italia il decennio è segnato dalla fortissima esperienza del Convegno ecclesiale di Loreto del 1985, RICONCILIAZIONE CRISTIANA E COMUNITÀ DEGLI UOMINI, grazie al quale la Chiesa diventa protagonista nel dibattito pubblico. In quell occasione il Papa in visita pastorale auspica: «Anche e particolarmente in una società pluralistica e parzialmente scristianizzata, la Chiesa è chiamata a operare, con umile coraggio e piena fiducia nel Signore, affinché la fede cristiana abbia, o recuperi, un ruolo-guida e un efficacia trainante, nel cammino verso il futuro. [ ] Occorre superare quella frattura tra Vangelo e cultura che è il dramma della nostra epoca; occorre por mano a un opera di inculturazione della fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e i modelli di vita, in modo che il cristianesimo continui ad offrire, anche all uomo della società industriale avanzata, il senso e l orientamento dell esistenza. [ ] Un ulteriore settore in cui è essenziale - 3 -

4 l impegno dei cristiani riguarda tutto l arco dei temi educativi e della comunicazione sociale: è qui infatti che si gioca in larga parte il presente e il futuro del rapporto tra Vangelo e cultura». Negli Anni Novanta con Tangentopoli scompare la vecchia classe politica, una bufera non di poco conto: quando c era la Democrazia Cristiana, questo partito costituiva una interfaccia tra il Vaticano e l Italia; ora invece tutti desiderano parlare con tutti, sia le curie sia tutti i partiti. Cade il Muro di Berlino, crolla l Unione Sovietica, gli Stati Uniti conoscono la fase positiva della presidenza Clinton. Il dibattito sulla Costituzione europea trasforma la percezione dell identità cristiana, con la quale bisogna fare i conti; il Papa raccomanda nella LETTERA AI VESCOVI ITALIANI del 1994: «Un bilancio onesto e veritiero degli anni dal dopoguerra ad oggi non può dimenticare tutto ciò che i cattolici, insieme ad altre forze democratiche, hanno fatto per il bene dell Italia. [ ] I laici cristiani non possono dunque, proprio in questo decisivo momento storico, sottrarsi alle loro responsabilità. Devono piuttosto testimoniare con coraggio la loro fiducia in Dio, Signore della storia [ ] attraverso una presenza unita e coerente e un servizio onesto e disinteressato nel campo sociale e politico, sempre aperti a una sincera collaborazione con tutte le forze sane della nazione». Nel 1990 entra in vigore il nuovo meccanismo di finanziamento pubblico alle istituzioni religiose; la CEI si trova nella necessità di dover convincere i fedeli a devolvere l 8 per mille del gettito IRPEF alla Chiesa cattolica. A questo scopo la Chiesa avvia un processo di pubblicizzazione di se stessa ( ciò suscita molto imbarazzo in ambito ecclesiale. Queste campagne pubblicitarie introducono nell agenda dei media delle icone: carità, vicinanza, povertà ecc.; rompono con lo stereotipo della pubblicità commerciale e anche se non raggiungono l obiettivo lasciano comunque un seme. Però negli spot non abbiamo mai un antagonista, come se la Chiesa non riconoscesse a nessuno il ruolo di nemico. Nello stesso anno 1990 il Papa pubblica l enciclica REDEMPTORIS MISSIO circa la permanente validità del mandato missionario: «Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, che sta modificando l'umanità rendendola "un villaggio globale". I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. [ ] L'impegno nei mass media non ha solo lo scopo di moltiplicare l'annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso». Come emerge dal Convegno ecclesiale di Palermo del 1995, IL VANGELO DELLA CARITÀ PER UNA NUOVA SOCIETÀ IN ITALIA, nella nota conclusiva CON IL DONO DELLA CARITÀ DENTRO LA STORIA : «La cultura odierna è diffusa e plasmata dai media in misura così rilevante, che alcuni non e

5 sitano a parlare di rivoluzione antropologica. Non si tratta infatti di semplici strumenti, ma di nuovi linguaggi e processi di comunicazione, che trasformano le attitudini psicologiche, i modi di sentire e di pensare, le abitudini di vita e di lavoro, l'organizzazione stessa della società». Troviamo in questi anni un potenziamento del Centro Televisivo Vaticano e della presenza cattolica online; nascono Sat2000 (oggi Tv2000) e Radio InBlu. Il decennio si conclude, nel 1999, con la nota della Commissione ecclesiale per le Comunicazioni Sociali LA SALA DELLA COMUNITÀ : «La sala della comunità si propone come spazio funzionale alla realizzazione di un positivo innesto tra la missione evangelizzatrice di ogni comunità particolare e le complesse dinamiche della comunicazione e della cultura che assumono sempre più dimensioni planetarie. La nuova condizione creata dai media fa sì che ogni fatto locale possa avere una risonanza mondiale e ogni evento, anche lontano, possa diventare assolutamente prossimo». La seconda parte della relazione tratta dall intervento di Mons. Dario Edoardo Viganò alla Caritas di Porto Santa Rufina verrà pubblicato prossimamente