Catechesi n. 405 IL VANGELO DI MATTEO 1 / 17

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1 IL VANGELO DI MATTEO 1 / 17

2 Che cosa è un vangelo? Nel linguaggio di oggi il termine vangelo (grec0 to evangelion ), sarebbe da tradursi con evangelizzazione, un annuncio di una buona notizia. È originariamente, un nomen actionis, indica un azione, non indica assolutamente dei libretti. Il fatto che ci sia un annuncio che dice che Gesù è risorto dai morti: questo è il vangelo di Dio. I quattro libretti che noi chiamiamo vangeli, non si chiamavano così all inizio. Vangelo è un titolo che si è affermato nel corso del II secolo, un secolo dopo la genesi dei vangeli, la loro 2 / 17

3 comparizione. All inizio si chiamavano katà (secondo) Marco, Luca, Matteo, Giovanni. Questa espressione secondo, corrisponde al nostro alla : alla Marco, alla Matteo più o meno, potremmo dire, alla maniera di Marco, alla maniera di Matteo. E anche un po misterioso il perché portino questi nomi, che sono attestati da sempre. Ad un certo punto nel corso del II secolo, troviamo l espressione le memorie degli apostoli, chiamate anche vangeli e da lì in avanti questo termine si precisa sempre di più, nel senso che viene sempre più legato a queste opere. Cosa sono allora questi libretti se scolliamo loro l etichetta vangelo? Sono raccolte di tradizioni su Gesù. Attorno all avvenimento Gesù, coloro che hanno creduto in lui, hanno cominciato anche a raccontare qualcosa. All inizio non hanno raccontato tanto la vita di Gesù, le sue vicende biografiche. Hanno proclamato che era risorto e hanno raccontato come era morto. Nei vangeli la parte costitutiva è il racconto della passione e qualcosa sulla resurrezione. Perché la resurrezione non è tanto raccontabile. La tradizione intorno a Gesù si incentra sulla sua resurrezione il terzo giorno, sulla sua morte, interpretata nel suo significato di morte per i nostri peccati. Certamente è stato molto importante il racconto della sua esecuzione, della sua morte e del procedimento giuridico, assolutamente ingiusto, che ha condotto alla sua fine. Poi, probabilmente spinti da alcune curiosità, legittime in chi crede in Gesù, sono venute fuori anche altre narrazioni. Per esempio narrazioni di guarigioni, di esorcismi, narrazioni che contenevano parole importanti. Molto presto si sono raccolte delle piccole tradizioni. 3 / 17

4 Abbiamo dei racconti in una tradizione che va profilandosi, diversificata a seconda delle comunità, secondo le cose che venivano a sapere questi uomini della vicenda di Gesù e da testimoni oculari che nel frattempo erano però diventati ministri della Parola. Gente cioè che era stata con Gesù di Nazareth, che magari se l era data a gambe durante la Passione, e che adesso credeva alla Resurrezione e quindi raccontava quello che aveva vissuto, ma con quella maggiore chiarezza che veniva dalla resurrezione. Nella storia del cristianesimo, il Vangelo di Matteo, è stato senz altro il vangelo più popolare, più letto e commentato e, anche se quello di Marco è considerato il primo in origine cronologico, l opera di Matteo rimane una presenza capitale all interno della Chiesa, che la propone spesso nella liturgia e nella catechesi. Nella composizione dei singoli vangeli, ogni evangelista ha una sua prospettiva, segue un suo progetto, disegna un suo ritratto della figura di Cristo, risponde alle esigenze della comunità cui indirizza il suo racconto. Per Matteo si pensa a destinatari di origine ebraica convertiti al cristianesimo, legati alle loro radici, ma spesso in tensione con gli ambienti da cui provenivano. Si spiega, così, la ricchezza delle citazioni, delle allusioni e dei rimandi all Antico Testamento nel vangelo di Matteo. In questa linea si può interpretare il rilievo dato ai primi cinque libri biblici - conosciuti come Pentateuco o Torah - che costituiscono la legge per eccellenza. Gli insegnamenti di Gesù sono raccolti in cinque grandi discorsi: il primo ha come sfondo un monte - ed è perciò chiamato il Discorso della montagna (capitoli 5-7) - e può essere interpretato in riferimento al Sinai: Cristo non è venuto ad abolire la legge di Mosè ma a portarla a pienezza. 4 / 17

5 Il regno di Dio è il tema centrale della predicazione e dell azione di Gesù. Nel secondo discorso, detto missionario (capitolo 10), il regno è annunziato, accolto e rifiutato. Nel terzo, il discorso in parabole (capitolo 13), il regno è descritto nella sua crescita lenta ma inarrestabile nella storia. Nel quarto discorso (capitolo 18) è la Chiesa - un argomento caro a Matteo - che diventa il segno del regno durante il cammino della storia, nell attesa che esso giunga a pienezza nella salvezza finale (quinto discorso, escatologico, capitolo 24). 5 / 17

6 Questa struttura fondamentale (i 5 discorsi) è preceduta da due blocchi importanti: il vangelo dell infanzia (cc. 1-2) e la presentazione di Gesù in pubblico: battesimo e tentazioni (cc. 3-4). Questa è l opera di Matteo: un grandioso abbozzo della storia di Cristo, della Chiesa e del regno. L autore - luogo - data di composizione La tradizione unanime della Chiesa antica attribuisce il primo vangelo a Matteo, chiamato anche Levi, l apostolo che Gesù chiamò al suo seguito, distogliendolo dalla professione di pubblicano, 6 / 17

7 cioè di esattore delle imposte (9, 9-13). La stessa tradizione, attestata fin dal II secolo, afferma che Matteo scrisse il primo vangelo, forse tra gli anni 40 e 50, in Palestina, per i cristiani convertiti dal giudaismo, in aramaico, la lingua comune in Palestina ai tempi di Gesù, ma di esso non abbiamo traccia. A noi, invece è giunto il testo greco di Matteo, scritto probabilmente nel decennio che va dal 70 all 80 d.c. Se il Vangelo fu scritto dopo il 70 d.c., ci sono ottime ragioni per pensare che sia stato scritto fuori della Palestina. Numerosi studiosi indicano Antiochia di Siria, una città dove i giudeo-cristiani (cristiani convertiti provenienti dal giudaesimo) e gli etnico-cristiani (i neo-convertiti al cristianesimo) si incontravano e convivevano, e dove le questioni delle relazioni tra la legge e il vangelo erano con ogni probabilità molto scottanti. Il materiale peculiare a Matteo è meglio spiegato se considerato come attinto direttamente a tradizioni palestinesi, il che sarebbe stato possibile nella Siria. Le fonti Oltre al materiale di Marco e Q, Matteo ne contiene dell altro suo proprio. Dato che Mc e Q sono fonti scritte, numerosi critici pensano a un terzo documento per il materiale peculiare a Matteo. Non c è alcuna ragione valida che impedisca di pensare che questo materiale sia consistito in brani sparsi di tradizione orale messi per la prima volta in iscritto da Matteo. Caratteristiche letterarie E convinzione oggi comune che i ricordi di Gesù, cioè le sue parole e i suoi gesti, non siano 7 / 17

8 stati tramandati meccanicamente, ma raccolti, ordinati, elaborati in base alle esigenze della fede delle diverse comunità cristiane: esigenze pastorali, di culto e altro. Tutto questo avvenne prima che i diversi evangelisti fissassero i ricordi nei loro scritti, orientandoli e scegliendoli in modo da mettere in luce - a loro volta - il proprio particolare punto di vista: un conto è la prospettiva teologica di Matteo, un conto quella di Marco, un conto quella di Luca. Possiamo dire che i ricordi che risalgono a Gesù, furono tramandati obbedendo a una duplice finalità: alla memoria di Gesù, a cui restano sempre fedeli, e alla propria contemporaneità, a cui si rivolgono. Storia e fede, dunque, ricordo e teologia, i due aspetti sono indissolubilmente uniti. Perciò nel Vangelo noi sentiamo la voce di Gesù, la voce della Tradizione (la predicazione orale degli Apostoli) che l evangelista ha messo per iscritto, attualizzando a sua volta il messaggio e infine la voce della Chiesa che lo ha predicato. Ma per una lettura attenta dei Vangeli, bisogna tenere presente alcune regole: - Per leggere un brano evangelico è indispensabile ricostruire il sottofondo veterotestamentario, esplicito e implicito, a cui esso fa riferimento. Tale ricostruzione serve per cogliere, da una parte, la continuità di Gesù e, dall altra, la sua insopprimibile novità. Questo è particolarmente importante per il Vangelo di Matteo. - Occorre inoltre - ed è la seconda regola - studiare il singolo brano alla luce di tutto il contesto evangelico e, dove è possibile, fare il confronto con i testi paralleli degli altri evangelisti. Il 8 / 17

9 confronto è indispensabile per una lettura che voglia essere in grado di avvertire gli interessi particolari di un evangelista, le sue sottolineature, le sue preoccupazioni, il suo disegno teologico e il modo con cui svolge il discorso, la sua originalità nel predicare il mistero di Gesù. - In terzo luogo, occorre collocare il brano nella vita di Gesù e nella vita della successiva comunità. Abbiamo detto, infatti, che le parole di Gesù vissero nella Chiesa, continuamente predicate, rilette e approfondite in base ai bisogni e ai problemi pastorali delle diverse comunità. - Infine, occorre leggere il testo alla luce della nostra vita attuale, così da ripetere, a partire dai nostri problemi e delle nostre situazioni, quello che le comunità di allora hanno fatto a partire dai loro problemi e dalle loro situazioni. Caratteristiche dottrinali Matteo è molto interessato alla dottrina di Gesù. I discorsi sono più numerosi e più ampi degli altri Vangeli. La stessa disposizione della materia sembra seguire un ordine didattico, che fa perno a cinque grandi discorsi: quello della montagna, quello missionario, il discorso in parabole, quello ecclesiale e quello escatologico. In questo il Vangelo di Matteo si diversifica molto da quello di Marco, il quale riferisce pochi discorsi e preferisce i fatti. 9 / 17

10 Ma nonostante questo innegabile interesse per la dottrina di Gesù, Matteo non vuole assolutamente ridurre il Vangelo a una dottrina. Egli è ben consapevole che il Vangelo è innanzitutto una persona e una storia. Ecco perché, dietro la struttura letteraria che fa perno sui cinque discorsi, è visibile la storia di Gesù, identica al racconto di Marco: dalla Galilea alla Giudea, dal battesimo nel Giordano alla passione/risurrezione. Matteo unisce sapientemente racconto e catechesi, storia e dottrina: la dottrina nasce dalla storia di Gesù, la illustra e la commenta. Dire che la catechesi di Matteo spiega una storia, significa affermare che il suo Vangelo è in primo luogo cristologico. L unico protagonista è Gesù, e il primo intento dell evangelista è di mostrarci il significato salvifico della sua persona e della sua parola. Gesù è il Maestro, il nuovo Mosè superiore all antico, il profeta portatore della parola di Dio ultima e definitiva. In tal modo il giudaesimo è invitato a superarsi perché la parola ultima non è quella di Mosè, né la tradizione dei padri, ma la parola di Gesù. Ma il Vangelo di Matteo è anche sensibile alla Chiesa e Matteo è l unico evangelista che mette in bocca a Gesù la parola ecclesia (16,18 e 18,17). Ma soprattutto è ecclesiale perché i temi che tratta sono scelti in base alle esigenze della comunità. Un primo importante problema è la continuità con l Antico Testamento. Continuità che sembrava messa in questione dal rifiuto che il popolo giudaico ha opposto a Gesù. Matteo si preoccupa continuamente di mostrare che la storia di Gesù e della sua comunità è in armonia con le Scritture, ecco perché l evangelista cita con frequenza l Antico Testamento. 10 / 17

11 Siamo in una comunità giudeo-cristiana degli anni 80, circondata da un giudaesimo che, avendo perso la propria consistenza politica dopo la catastrofe dell anno 70, si stringe intorno alla Legge e a una rinnovata fedeltà ai principi e alla prassi giudaica. L evangelista si preoccupa di indicare l originalità cristiana e le caratteristiche della giustizia evangelica. Ecco perché Matteo sviluppa il suo Vangelo attraverso un continuo dibattito/confronto con la dottrina degli scribi e dei farisei. Né mancano, infine, i problemi interni alla stessa comunità cristiana. Molte sono le situazioni che necessitano di chiarezza: come concepire la missione in mezzo ai pagani e come condurla? Come risolvere, alla luce delle esigenze di Gesù, alcuni casi della vita, quali il matrimonio, le ricchezze, l autorità? Che posizione prendere di fronte alle divisioni che affiorano nella stessa comunità, di fronte ai peccati che continuano a riprodursi e agli scandali? Sono alcuni interrogativi molto concreti che Matteo non passa in alcun modo sotto silenzio. Anche per questo il suo Vangelo ci risulta particolarmente vivo e attuale. 11 / 17

12 Vangelo secondo Matteo 1, ] Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2] Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3] Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4] Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 12 / 17

13 5] Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6] Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7] Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8] Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9] Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10] Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11] Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12] Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13] Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14] Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15] Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 13 / 17

14 16] Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 17] La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. Anche Matteo, come Marco e Luca, inizia il suo vangelo con la storia dell infanzia di Gesù. All inizio è la genealogia (vv.1-17) che comprova la messianicità di Gesù. Tale genealogia percorre i secoli fino alla pienezza dei tempi. Dopo il ritorno da babilonia tali genealogie erano tenute in grande considerazione dai giudei. In quei tempi l ebraismo si affermava con forza e tenacia nell intrecciarsi di altri popoli. La genealogia garantiva saldezza e nobiltà al proprio curriculum personale, costituiva un onore appartenere ad antica famiglia, magari del ramo della famiglia davidica. Questa, infatti, era portatrice dell antica promessa e da essa si attendeva il discendente di Davide, l Unto per eccellenza, il Messia. 14 / 17

15 La genealogia esclude un pericolo: pensare che Gesù sia estraneo ai legami naturali di una famiglia e di un popolo, essendo stato inviato da Daio nella storia e nel mondo. In risposta, si dice che per mezzo di Giuseppe, padre suo secondo la Legge, Gesù è inserito nella successione delle generazioni. Così la Scrittura attesta che Gesù è vero uomo : non un essere celeste di cui parlano i miti. Egli è veramente nato da donna (Galati 4,4). La famiglia dalla quale nasce in un luogo ben preciso, è famiglia regale, la famiglia di Davide, portatrice della promessa messianica. Dunque Gesù è figlio di Davide. Egli è discendente di Davide in senso pieno e giuridicamente valido, erede del trono. Egli è figlio di Abramo. In Gesù non sfocia solo una linea regale; la linea degli eventi viene 15 / 17

16 fatta risalire ad Abramo, progenitore di tutto il Popolo e non di un solo ceppo. Abramo è portatore di una promessa più antica e piena di quella regale: Benedirò coloro che ti benediranno, e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra (Genesi 12,3). Il Popolo che da lui uscirà sarà principio di benedizione per l umanità; porterà benedizione attraverso i secoli fino a convergere in quell unico germoglio della stirpe, dal quale la benedizione si dilaterà al mondo. La genealogia tracciata da Matteo da Abramo a Giuseppe non è completa. Mancano alcuni membri intermedi. Matteo dà valore non all esattezza scientifica, quanto all ordine e alla consequenzialità interni. Ordine indicato al v.17: ciascuno dei tre periodi, da Abramo a Davide, da Davide all esilio babilonese, dall esilio babilonese a Cristo, comprende quattordici generazioni. Il doppio del numero sacro sette. Tale ordine mostra all intelletto illuminato dalla fede, qualcosa dell ordine e del piano di Dio nella storia: la nascita di gesù è inserita in una santa concatenazione, è preparata da Dio attraverso i secoli e le generazioni ed è avvenuta nel tempo stabilito. Questa è la provvidenza e la sapiente guida della storia da parte di Dio. Si allude a quattro donne, ma non famose; donne in secondo piano: 16 / 17

17 -Tamar (v.3) che con astuzia rivendica da Giuda il diritto negatole di avere una discedneza (Genesi 38,1-30); -Racab (v.5) prostituta cananea che generò Booz, dalla quale il Popolo eletto ebbe prezioso appoggio (Giosuè 2. 6); -Rut (v.5) moralmente a posto, ma pagana; una moabita divenuta porava di Davide (Rut 4); -la moglie di Uria (non chiamata per nome, ma sappiamo essere Bersabea); una straniera, moglie di un ittita: con lei Davide commise adulterio e da lei ebbe un figlio e successore, Salomone (2Samuele 11). Ciò che è insolito e singolare accomuna queste quattro donne. Ma il piano di Dio ugualmente si è compiuto: le vie traverse sono spesso quelle di Dio; la sua fedeltà non si smarrisce e la sua volontà di salvezza comunque si fa varco. vv Per due volte si parla del Messia. Lo scopo della genealogia è manifestare e dimostrare l autentica messianicità di Gesù. egli sintetizza tutte le promesse: non solo quelle rivolte ad una dinastia (la davidica regale), ma anche quelle fatte a tutto il Popolo santo (per Abramo). 17 / 17

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