ELEMENTI DI ECONOMIA E GESTIONE DELL IMPRESA

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1 Università degli Studi della Tuscia Viterbo FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE ELEMENTI DI ECONOMIA E GESTIONE DELL IMPRESA DISPENSA PER IL CORSO DI: ECONOMIA DEI MERCATI, DELLE ISTITUZIONI E DELLE AZIENDE PUBBLICHE Anno Accademico

2 INDICE Premessa. I postulati della teoria dell impresa pag I fattori produttivi 1.1 IL CAPITALE: CLASSIFICAZIONE, RILEVAZIONE E VALUTAZIONE pag A LA CLASSIFICAZIONE DEL CAPITALE 1.1.B LA RILEVAZIONE DEL CAPITALE 1.1.C LA VALUTAZIONE DEL CAPITALE 1.2 IL LAVORO NELL IMPRESA pag A IL LAVORO DIPENDENTE 1.2.B IL LAVORO AUTONOMO 1.3 TIPOLOGIE DI IMPRESE pag A IMPRESE IN FORMA INDIVIDUALE 1.3.B IMPRESE IN FORMA ASSOCIATA (SOCIETÀ) 1.3.C DIFFUSIONE DELLE DIVERSE TIPOLOGIE DI IMPRESE 2. Valutazione ed analisi dei risultati economici 2.1 STRUTTURA DEL BILANCIO pag LE COMPONENTI DEL REDDITO D ESERCIZIO pag Analisi preventiva delle strategie di gestione 3.1 IL CONTESTO DECISIONALE DELL IMPRESA pag ANALISI DEGLI INVESTIMENTI pag A L ANALISI COSTI-BENEFICI: ASPETTI ECONOMICI 4.2.B L ANALISI COSTI-BENEFICI: ASPETTI FINANZIARI 3.3 LA CONDIZIONE DI BREAK-EVEN pag

3 PREMESSA I POSTULATI DELLA TEORIA DELL IMPRESA 1) La massimizzazione del profitto Secondo l impostazione neoclassica della teoria dell impresa, l imprenditore opera per realizzare il massimo profitto. L entità del profitto (π) è determinata dalla differenza tra i ricavi (R) ed i costi (C), simbolicamente l espressione assume la forma seguente: π = R - C I valori di R, C sommano i risultati delle attività condotte nel corso di un ciclo di produzione e, quindi, riguardano un arco di tempo limitato. Vi sono tuttavia decisioni che impegnano l imprenditore per un arco di tempo più lungo; in questa eventualità l imprenditore definisce le proprie strategie per più cicli produttivi e, pertanto, dovrà tenere conto dei valori dei parametri che si realizzeranno nell arco dell intero periodo considerato. La durata di questo periodo, che viene indicato come orizzonte economico, è un elemento soggettivo e dipende dalla maggiore o minore propensione dell imprenditore a rinunciare a redditi immediati, generalmente inferiori, per ottenere redditi più alti in futuro. È necessario, in questo caso, per renderli comparabili, riportare finanziariamente all attualità i valori che si realizzano in tempi diversi. Nell ipotesi che il periodo considerato abbia una durata di n anni, il valore attuale degli n profitti (π 0 ) è determinato dalla seguente espressione 1 : 1 Come è noto, il valore dell interesse è dato dal prodotto fra capitale, tasso di interesse e tempo: I = C 0. r. t essendo C 0 il capitale iniziale, r il saggio d interesse e t il tempo. Per una durata pari all esercizio amministrativo t diviene uguale all unità e, pertanto, l espressione cambia in I = C 0. r Se si vuole conoscere l entita del capitale C 1 alla fine dell esercizio, si deve sommare al capitale iniziale il valore degli interessi: C 1 = C 0 + I = C 0 + C 0. r = C 0 (1 + r) Il fattore (1+r), che si indica anche con il lettera q, rappresenta il montante di una unità di capitale e viene definito di capitalizzazione semplice. Volendo risalire al valore di C 0, conoscendo il valore finale C 1, si ha: C 0 = C 1 / (1 + r) = C 1. 1/(1 + r) Il fattore 1/(1+r) viene definito di sconto razionale e consente di riportare all attualità il valore del capitale che si realizza alla fine dell esercizio. Procedendo nel calcolo si ha: C 2 = C 1 + I = C 1 + C. 1 r = C 1 (1 + r) = C 0 (1 + r) (1 + r) = C 0 (1+r) 2 In generale, sarà allora: C n = C. 0 (1+r) n Il fattore (1+r) n rappresenta in questo caso il montante di una unità di capitale ad interesse composto e si definisce di capitalizzazione composta; il suo inverso, 1/(1+r) n, viene detto fattore di sconto composto

4 Si può affermare, allora, che l obiettivo dell imprenditore è rappresentato dalla massimizzazione del valore attuale dei profitti riferiti all arco di tempo compreso nel suo orizzonte economico. Il postulato della massimizzazione del profitto è stato sottoposto, nel tempo, a diverse critiche. Le motivazioni sono riconducibili alla seguente osservazione: insieme alla massimizzazione del profitto esistono altri obiettivi che l imprenditore intende perseguire? In altre parole, possono sussistere altre motivazioni nella conduzione dell attività che migliorano il senso di soddisfazione, cioè il livello di utilità, dell imprenditore? Indubbiamente il conseguimento del profitto rappresenta l obiettivo primario che spinge l imprenditore ad intraprendere un attività, ma è altrettanto evidente che il suo livello di utilità non cresce proporzionalmente all aumentare del profitto. Infatti l utilità marginale del profitto tende a decrescere e, oltre un certo limite, può anche divenire negativa in quanto subentrano altre motivazioni che possono assumere un peso maggiore e, pertanto, prioritario rispetto all ulteriore incremento del profitto. Se, ad esempio, la possibilità di conseguire profitti sempre più alti è legata ad un rischio progressivamente crescente, probabilmente l imprenditore sarà disposto a rinunciare ad una parte del profitto pur di abbassare il rischio connesso al suo conseguimento; la riduzione del rischio, pertanto, diviene un elemento che condiziona la ricerca del massimo profitto. Nel dettare i comportamenti degli imprenditori, inoltre, intervengono ulteriori stimoli legati ad aspetti cosiddetti extramercantili. Il prestigio che l imprenditore attribuisce al possesso di certi beni, il senso di soddisfazione legato alla realizzazione di prodotti di qualità, l importanza attribuita ai valori sociali o al rispetto dell ambiente sono tutte motivazioni che condizionano l obiettivo della massimizzazione del profitto. Queste osservazioni sono alla base dell ipotesi che l imprenditore operi le proprie scelte in base ad una funzione di utilità pluridimensionale nella quale sono contemplati diversi obiettivi e la cui rappresentazione è la seguente: U = f (p 1, p 2,..., p n ) in cui p 1, p 2,, p n esprimono i livelli dei diversi obiettivi imprenditoriali. Il significato che la funzione assume appare chiaro: il livello di utilità dell imprenditore è legato, secondo una determinata relazione, al livello raggiunto per ciascuno degli obiettivi. In ragione della natura pluridimensionale della funzione, la massimizzazione dell utilità dell imprenditore si presenta assai complessa. Il problema si semplifica notevolmente nel caso in cui l imprenditore sia in grado di specificare per n-1 obiettivi un livello minimo che egli ritiene soddisfacente. In questo caso la funzione di utilità diviene monodimensionale e la ricerca del massimo valore risulta molto più semplice. Questa circostanza, però, non si verifica molto spesso, sia per le caratteristiche intrinseche di alcuni obiettivi che per la difficoltà di individuare preliminarmente dei valori che fanno scattare la soglia di soddisfazione. Più frequente, invece, è il caso in cui l imprenditore è in grado di disporre i diversi obiettivi in ordine d importanza; quando ciò accade si originano delle funzioni di utilità lessicografiche che possono essere massimizzate con l ausilio di opportuni strumenti analitici

5 2) Le condizioni del mercato Il secondo postulato della teoria neoclassica dell impresa afferma che l imprenditore agisce in un mercato caratterizzato da un regime di concorrenza perfetta. Un mercato si definisce tale se si verificano le seguenti condizioni: - presenza di un grande numero di imprese; - perfetta omogeneità dei prodotti; - libero ingresso da parte di altre imprese; - perfetta conoscenza della situazione del mercato da parte di tutti gli operatori; - completa mobilità dei fattori produttivi. Se si esaminano attentamente le singole condizioni si nota che, ad esclusione dell ultima, rispetto alla quale possono esistere vincoli strutturali che impediscono l incontro tra la domanda e l offerta, esse trovano sufficiente riscontro nella realtà dei diversi settori produttivi. Il numero delle imprese è tale che nessuna è in grado di offrire una quantità di prodotto capace di influenzarne il prezzo. Inoltre, la possibilità di libero ingresso nel mercato impedisce che qualche impresa si appropri di una fetta importante del mercato stesso al punto da influenzarne i prezzi. L omogeneità dei prodotti, d altra parte, rende impossibile agli imprenditori di esigere valutazioni diverse per i propri prodotti; in questo caso infatti il consumatore rivolgerebbe le sue richieste altrove. Questo meccanismo, come è noto, conduce alla definizione di un unico prezzo che deriva dall incontro della domanda con l offerta. L impossibilità di intervento dell imprenditore nella definizione del prezzo riguarda anche i fattori produttivi che egli deve reperire sul mercato, infatti le quantità che egli utilizza non sono tali da poterne influenzare il prezzo di acquisto. In definitiva, le condizioni del mercato impongono all imprenditore di considerare i prezzi dei prodotti e dei fattori con cui si confronta come elementi dati sui quali egli non ha alcuna possibilità di intervento, ponendolo nelle condizioni di price taker. Va osservato come molti imprenditori si propongano di adottare delle strategie che consentano loro di svincolarsi dalla scomoda posizione di price taker, ossia di passivi recettori del prezzo che si forma nel mercato, per raggiungere quella, certamente migliore, del price maker, ossia di colui che impone il prezzo dei suoi prodotti ai propri clienti. Naturalmente per realizzare un tale proposito è necessario caratterizzare e qualificare le produzioni in modo da renderle di interesse per un certo numero di consumatori, creando quella che viene definita una nicchia di mercato. Non è certamente un compito semplice da assolvere, ma, una volta raggiunto questo risultato, l imprenditore può contare su dei considerevoli vantaggi. 3) La conoscenza della tecnica Il terzo postulato della teoria dell impresa afferma che l imprenditore possiede le conoscenze tecniche necessarie per condurre in modo efficiente i processi produttivi. Egli, cioè, è a conoscenza delle funzioni di produzione che gli consentono di trasformare nel modo tecnicamente più efficiente i fattori della produzione in prodotti. È questa una condizione necessaria, ma non sufficiente, per il perseguimento dell obiettivo della massimizzazione del profitto; infatti, l imprenditore dovrà tradurre in termini economici le diverse soluzioni tecniche e scegliere quelle che forniscono il - 5 -

6 maggior contributo alla formazione del profitto, nel rispetto dei sistema di vincoli all interno del quale si trova ad operare. La funzione di produzione ci dice quale è la quantità di prodotto che è possibile ottenere impiegando una data quantità di fattori. Per la produzione di un determinato bene saranno a disposizione diverse tecniche a ciascuna delle quali corrisponderà un differente livello tecnologico. Dal punto di vista analitico, una funzione di produzione può essere rappresentata con un equazione in cui il livello produttivo (y) dipende dalla quantità dei fattori (v 1, v 2,, v n ) impiegati per realizzarlo: y = f (v 1, v 2,, v n ) Se i fattori della produzione vengono considerati dal punto di vista del controllo che l imprenditore può esercitare su di essi, si è soliti suddividerli in due categorie: alla prima appartengono i fattori cosiddetti esogeni perché sfuggono al controllo dell imprenditore il quale, quindi, li dovrà assumere per l influenza che esercitano; alla seconda i fattori endogeni che, viceversa, ricadono sotto il controllo dell imprenditore. Sono fattori esogeni quelli che fanno capo alle risorse naturali o al contesto ambientale e sociale e dei quali l imprenditore dovrà opportunamente tenere conto nella scelta delle attività, delle tecniche e dei livelli produttivi che ogni attività può esprimere in conseguenza della loro manifestazione. Sono fattori endogeni tutti gli altri, rappresentati dal lavoro e dalle componenti del capitale. I fattori endogeni vengono ulteriormente distinti in base alla loro disponibilità temporale. Un analisi condotta nel medio o lungo periodo, infatti, non determina differenziazioni tra i diversi fattori, perché in questo arco temporale la disponibilità di tutti i fattori endogeni può essere variata dall imprenditore; viceversa, un analisi condotta nel breve periodo, ad esempio nell arco del ciclo produttivo, comporta una suddivisione tra i fattori disponibili in quantità fissa, rappresentati dagli elementi strutturali dell impresa, e i fattori variabili sui quali l imprenditore può intervenire modificandone la quantità

7 1. I FATTORI PRODUTTIVI DELL IMPRESA I fattori della produzione rappresentano i beni e i servizi che l impresa trasforma in altri beni, i prodotti, o in altri servizi le cui caratteristiche risultano di maggiore utilità per l imprenditore. Qualunque sia il settore produttivo in cui opera un impresa i fattori produttivi si distinguono in capitale e lavoro. Nel caso di alcune particolari imprese, fra i fattori produttivi devono essere considerate delle componenti che rientrano fra le risorse naturali (si pensi, ad esempio, alla terra per le imprese agricole, ai giacimenti per le imprese di estrazione petrolifera o mineraria, al mare per le imprese del settore ittico o turistico). In alcune attività queste ultime assumono un ruolo talmente rilevante da venire scorporate dal capitale ed essere considerate come un fattore a sé stante. Tale specificità è legata, oltre al ruolo fondamentale che rivestono questi fattori produttivi, alla loro connotazione temporale. I fattori della produzione, infatti, possono essere classificati adottando un criterio che fa riferimento alla loro durata o, analogamente, al livello di logorio che subiscono all atto del loro utilizzo. Sono fattori a logorio totale quelli che esauriscono tutta la loro potenzialità produttiva al momento del loro impiego, sono fattori a logorio parziale quelli che sono in grado di erogare i loro servizi per un certo numero di cicli produttivi e, infine, sono fattori a logorio nullo (o perenni) quelli che nel tempo non sono soggetti a consumarsi. Con riferimento a questo tipo di classificazione, le risorse naturali risultano gli unici fattori a logorio nullo e, quindi, in grado di fornire i propri servizi per un numero illimitato di cicli produttivi. Quest ultima affermazione muove dall ipotesi, non sempre verificata nella realtà, che la loro disponibilità e qualità rimanga inalterata nel tempo. Un ulteriore modalità di classificazione dei fattori produttivi è determinata dalla possibilità di controllo che l imprenditore è in grado di esercitare si di essi; in base a questo criterio, come già accennato nella premessa, vengono distinti fattori esogeni ed endogeni. I fattori esogeni manifestano la loro presenza e la loro intensità in maniera del tutto indipendente dalla volontà dell imprenditore; in questa categoria rientrano aspetti quali le caratteristiche ambientali, l andamento meteorologico, le regole stabilite all interno del quadro politico-istituzionale, l evoluzione dei mercati dei prodotti e dei fattori, la situazione economica generale, ecc. Fa parte integrante della capacità imprenditoriale prevedere quanto più possibile questi fenomeni ed operare le scelte in modo da limitare le conseguenze negative o sfruttare i possibili benefici che possono derivare dalla loro manifestazione. I fattori endogeni, invece, ricadono sotto il controllo dell imprenditore il quale, attraverso le sue scelte, ne determina disponibilità e livelli di utilizzo. Un elemento essenziale nella corretta gestione dell impresa è la piena conoscenza della dotazione di fattori della produzione di cui l impresa stessa dispone; a questo scopo è necessario procedere ad una loro descrizione, quantificazione e valutazione, operazioni che devono essere eseguite facendo costante riferimento al contributo che sono in grado di offrire alla conduzione ed ai risultati dell attività produttiva. E quindi una premessa essenziale allo sviluppo di qualunque tipo di analisi preventiva o di - 7 -

8 valutazione consuntiva l individuazione dei fattori produttivi dell impresa, la descrizione delle loro caratteristiche e, problema più complesso, l attribuzione dei valori più corretti rispetto agli obiettivi gestionali che l imprenditore si prefigge. 1.1 IL CAPITALE: CLASSIFICAZIONE, RILEVAZIONE E VALUTAZIONE 1.1.A LA CLASSIFICAZIONE DEL CAPITALE Le componenti del capitale assumono nel tempo configurazioni molto diverse. Quelle disponibili in forma monetaria (contanti, depositi bancari, crediti da clienti, ecc.) vengono dette indifferenziate. Sono invece differenziate le componenti che hanno assunto una determinata connotazione tecnica; fra queste vengono annoverati i fattori produttivi a logorio nullo, a logorio parziale ed a logorio totale. In origine il capitale è rappresentato solo in forma indifferenziata, ma, nel momento in cui l imprenditore investe il denaro per l acquisizione dell azienda, parte del capitale cambia aspetto ed assume una forma differenziata; considerando le diverse prerogative che il capitale può assumere è quindi necessario procedere ad una sua classificazione. Le modalità di classificazione del capitale possono variare in funzione degli scopi dell analisi; è così possibile definire differenti aggregazioni delle varie componenti che risultano maggiormente funzionali rispetto a finalità giuridiche, fiscali, estimative, economiche o finanziarie. Per gli scopi gestionali le diverse componenti del capitale vengono classificate secondo il criterio schematizzato in figura 1. Nella parte di sinistra del prospetto sono elencate le componenti lorde del capitale di un impresa le quali sono distinte in circolanti e fisse. Sono considerate circolanti le componenti che fluttuano nel tempo con continuità, e fra le quali si trovano i fattori a logorio totale; sono considerate fisse le componenti che concorrono a formare la struttura dell impresa e fra le quali vengono annoverati i fattori a logorio parziale e nullo. Al capitale circolante vengono assegnate le liquidità, sia immediate che differite, che rappresentano il capitale indifferenziato e le rimanenze, costituite dalle componenti differenziate del capitale circolante. Nel capitale fisso vengono incluse le componenti del capitale a logorio parziale e gli investimenti, la cui durata si protrae nel medio-lungo periodo. Nello schema, alla classificazione economica si è fatta corrispondere la classificazione finanziaria che definisce disponibili le componenti del capitale circolante e immobilizzate (o indisponibili) le componenti del capitale fisso. Infatti, da un punto di vista finanziario, le componenti che si rifanno al capitale circolante sono convertibili in moneta in un arco temporale limitato; ciò non accade per le componenti del capitale immobilizzato, in quanto eventuali disinvestimenti modificano la struttura dell impresa determinando una variazione delle sue stesse potenzialità produttive 2. 2 Un esame più attento delle due classificazioni porterebbe a distinguere alcune delle componenti del capitale circolante come indisponibili da un punto di vista finanziario. Le rimanenze di materie prime di produzione aziendale, ad esempio, rientrerebbero in questa categoria

9 Figura 1 - Composizione del capitale di un impresa - 9 -

10 Il prospetto di figura 1 evidenzia, oltre alle componenti definite lorde, la presenza di capitale di terzi, il quale include i finanziamenti provenienti da terze economie e, pertanto, individua i debiti che l imprenditore ha contratto per assicurare un adeguato finanziamento all attività che conduce. Anche il capitale di terzi viene classificato con riferimento alla connotazione temporale, in particolare per quanto riguarda i tempi di restituzione dei finanziamenti; vengono così distinti dei debiti a breve, se la scadenza ricade entro il periodo stabilito per determinare il risultato della gestione (esercizio amministrativo), e dei debiti a medio/lungo periodo, se i pagamenti si protraggono per un periodo più lungo. La durata di un prestito dipende dalla sua causale: quelli concessi per il finanziamento del capitale circolante sono generalmente prestiti a breve scadenza, quelli concessi per il finanziamento del capitale fisso sono a media o a lunga scadenza. La parte di capitale investita direttamente dall impresa rappresenta il capitale netto ed è determinata dalla differenza tra il capitale lordo e i debiti contratti. Così, anche se è il capitale lordo che rappresenta l entità complessiva dei beni immessi nella produzione, per l imprenditore è importante conoscere l ammontare del capitale netto che lui ha investito nella gestione. Nei casi in cui risulta difficoltoso operare una ricostruzione del valore del capitale netto, è possibile desumerlo dalla differenza fra il capitale lordo e il capitale di terzi: Capitale Netto = Capitale Lordo Capitale di Terzi Tale difficoltà può insorgere in particolare nelle piccole imprese individuali, in quanto il capitale netto è determinato dal valore originario dei beni acquisiti o conferiti cui vanno aggiunti gli eventuali apporti, sotto forma di finanziamenti diretti e/o di redditi non prelevati, e da cui vanno detratti i prelevamenti di entità maggiore agli utili maturati. Nelle imprese collettive (società) l evoluzione del capitale netto è tenuta sotto controllo poiché ogni variazione deve essere deliberata dai soci e trascritta su un apposito registro. In questo caso le voci che concorrono a determinare l entità del capitale netto sono, oltre al capitale sociale, vale a dire la quota versata dai soci o dagli azionisti all atto della costituzione o durante la vita dell impresa, le riserve (cioè parte dei redditi accantonati per future esigenze), gli utili non ancora distribuiti e le perdite non ancora ripartite. Con riferimento alla classificazione di figura 1, nel seguito vengono elencate le componenti che appartengono alle diverse categorie di capitale lordo e capitale di terzi. 1.1.B LA RILEVAZIONE DEL CAPITALE Lo schema di classificazione definito nel paragrafo precedente costituisce il riferimento per procedere alla ricognizione della consistenza delle componenti del capitale ed alla loro successiva valutazione. La rilevazione dei beni di cui dispone l impresa per la sua attività (capitale lordo), dei finanziamenti a cui ha fatto ricorso per potersene dotare (capitale di terzi) e delle relative caratteristiche e quantità, solitamente definita come inventario, si rende particolarmente utile per almeno due ragioni. La prima riguarda la necessità di verificare la presenza, l entità e lo stato di efficienza delle dotazioni di cui dispone l impresa, in particolare quelle destinate allo svolgimento della sua attività (rimanenze e immobilizzazioni materiali). La conoscenza di tali informazioni consente di valutare l adeguatezza dei fattori produttivi in relazione alle strategie imprenditoriali e, nel caso questa non risultasse soddisfacente, di valutare

11 l ipotesi di procedere ad una loro acquisizione o sostituzione. La seconda ragione è legata all importanza di determinare il valore del capitale (lordo) investito nell impresa e quanto di questo sia di proprietà degli imprenditori (capitale netto). Infatti, solo attraverso la conoscenza dell entità dell investimento prodotto sarà possibile giudicare la bontà dei risultati della gestione, attraverso un confronto fra il reddito prodotto dall impresa e l ammontare delle risorse impegnate per il suo ottenimento. Proprio per questo motivo è importate eseguire la rilevazione e la valutazione del capitale dell impresa all inizio dell esercizio amministrativo, generalmente identificato con il 1 gennaio, in modo da conoscere l entità dell investimento che viene impegnato nell attività in corso di avviamento. E appena il caso di sottolineare come l inventario iniziale, ovvero riferito all apertura dell esercizio amministrativo, coincide con l inventario finale dell esercizio amministrativo precedente, in virtù della contiguità temporale che caratterizza due esercizi consecutivi. Dell importanza del confronto fra la consistenza del capitale all inizio ed alla fine dell esercizio amministrativo, e delle indicazioni che da tale comparazione possono essere desunte, si parlerà nel capitolo relativo alla valutazione dei risultati economici dell impresa. COMPONENTI DEL CAPITALE LORDO Come si è detto, il capitale lordo è distinto in capitale circolante (disponibile) e capitale fisso (o immobilizzato). La componente circolante, costituita da capitali in forma indifferenziata e differenziata il cui periodo di disponibilità o di utilizzo (fattori a logorio totale) è compreso nell arco dell esercizio amministrativo, comprende le seguenti componenti. - RIQUIDITÀ IMMEDIATE: sono costituite dai valori presenti in cassa (contante, assegni, valori monetizzabili) e dalle disponibilità dei conti correnti bancari e postali - QIQUIDITÀ DIFFERITE: rappresentano i crediti a breve termine, vale a dire quelli riscuotibili orientativamente nell arco di un anno. Comprendono: i crediti verso clienti; verso eventuali imprese collegate, controllate o controllanti; verso l erario e gli enti previdenziali; titoli di credito a pronta negoziazione, come buoni ordinari del tesoro (BOT) o certificati di credito del tesoro (CCT); altri crediti riscuotibili nel corso dell esercizio amministrativo. - QIMANENZE: sono le componenti differenziate del capitale circolante e includono: Materie prime: appartengono a questa classe i fattori a logorio totale acquistati o di produzione aziendale che non sono stati ancora utilizzati. Per le giacenze relative ai mezzi tecnici acquistati sarà opportuna una preordinata classificazione dei diversi articoli allo scopo di ottenere un raggruppamento funzionale e, per ciascun articolo considerato distintamente, sarà necessario indicare il nome, le caratteristiche e la quantità. Le materie prime di produzione aziendale sono i fattori a logorio totale prodotti direttamente all impresa; la loro presenza e l importanza è strettamente legata alla tipologia dell impresa ed al settore produttivo in cui opera. Laddove siano presenti è importante rilevarle con le stesse modalità adottate per le materie prime acquistate. Prodotti finiti e merci: questa classe comprende i beni destinati alla vendita che sono stati realizzati (prodotti finiti) o acquistati (merci) negli esercizi precedenti e che non sono stati ancora venduti. Per essi sarà necessario specificare il tipo, la qualità e la quantità e, ai fini della valutazione, evidenziare eventuali particolari prerogative. Prodotti in corso di lavorazione: sono le attività che non hanno ancora completato il loro

12 ciclo e i cui prodotti, talora definiti come semilavorati, sono ancora oggetto di trasformazione o di realizzazione nell ambito dei relativi processi di produzione. Per individuare il valore di questi beni, oltre alla tipologia ed alla quantità, andrà indicata la fase del ciclo di lavorazione cui sono giunti. Il capitale fisso, costituito da capitali in forma indifferenziata e differenziata il cui periodo di disponibilità o di utilizzo (fattori a logorio parziale o nullo) comprende più esercizi amministrativi, è distinto in tre componenti. - MMMOBILIZZAZIONI MATERIALI: di questa categoria fanno parte le strutture produttive che possiedono una connotazione fisica (aspetto che le distingue dalle immateriali e dalle finanziarie); la tipologia e la funzione che possono assumere tali strutture è molto diversa in relazione alla attività che svolge l impresa e, di conseguenza, la loro modalità di classificazione e rilevazione non può prescindere da questo aspetto. In termini molto generali possono essere individuate le seguenti componenti: Terreni e fabbricati: per i terreni di proprietà dell impresa è opportuno rilevare i singoli appezzamenti o lotti indicandone la localizzazione, la dimensione e gli estremi catastali; solo nel caso di imprese che operano nel settore agricolo si rende necessaria una descrizione più approfondita che ne metta in luce le diverse prerogative utili a evidenziarne le finalità produttive. I fabbricati, possedendo configurazioni e utilizzazioni molto diversificate, vanno distinti in base alla loro natura: capannoni, magazzini, sede degli uffici, locali comuni, costruzioni tecniche, ecc; per ciascuno di essi dovranno essere specificate le informazioni utili per identificarne le caratteristiche costruttive, lo stato di manutenzione e i dati necessari per ricostruirne il valore. In questa categoria vanno annoverati anche gli interventi eseguiti per consentire o facilitare lo spostamento degli autoveicoli e dei mezzi di carico (realizzazione e sistemazione della viabilità interna) e per rispondere a particolari esigenze di sicurezza (muri di cinta, recinzioni, ) o estetiche (aiuole, siepi, ). Impianti e macchinari: rientrano in questa categoria le dotazioni di beni di tipo meccanico, elettrico, elettronico presenti presso le diverse strutture dell impresa. Tali dotazioni presentano caratteristiche molto diverse, sia dal punto di vista tecnico che economico, al variare dell indirizzo produttivo dell impresa e, all interno di questo, delle diverse linee di produzione. In generale, per ciascuno degli impianti e dei macchinari presenti, è necessario procedere alla loro rilevazione e descrizione evidenziandone le principali caratteristiche, quali marca, potenza, capacità di lavoro, anno d acquisto e condizioni di funzionamento. L eventuale esistenza di un officina per l esecuzione di interventi di riparazione e manutenzione delle strutture comporterà la presenza dei macchinari specifici (compressori, saldatrici, generatori di corrente, ) i quali andranno a costituire una dotazione che richiede una puntuale elencazione e descrizione, ponendo in evidenza, anche in questo caso, marca, capacità di lavoro, anno di acquisto e tutte le altre informazioni necessarie alla loro caratterizzazione. Attrezzature industriali e commerciali: all interno dei capannoni industriali e dei locali eventualmente adibiti all attività commerciale sono generalmente presenti delle attrezzature il cui scopo è quello di adattare la struttura del fabbricato allo svolgimento dell attività che vi viene condotta. Queste possono rivestire funzioni molto diverse, quali supporto o servizio strutturale per gli impianti e i macchinari, sicurezza e benessere dei lavoratori, miglioramento dell efficienza o dell estetica, ecc. Come per la altre immobilizzazioni materiali, oltre a rilevare le caratteristiche utili all inventario, andranno specificate tutte le informazioni necessarie ad eseguirne una valutazione come l anno di realizzazione, la durata prevista e lo stato di manutenzione

13 Automezzi e dotazioni uffici: gli automezzi per il trasporto di merci o persone sia internamente che esternamente all impresa devono essere descritti attraverso l indicazione del modello, degli opportuni dati tecnici, dell anno e del prezzo di acquisto e della durata prevista. Accade talora che alcuni automezzi, in particolare le autovetture, vengano utilizzati anche per scopi non strettamente attinenti alla attività della impresa; è comunque opportuno assegnare all impresa sia la proprietà che i consumi del mezzo per poter imputare ad essa i relativi costi e trarne i conseguenti benefici fiscali. Per le dotazioni dell ufficio amministrativo sarà necessario descrivere le prerogative del mobilio e delle strumentazioni informatiche, dettagliando per queste ultime le principali caratteristiche tecniche ed economiche di hardware e software. - IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI: è la componente del capitale fisso rappresentata dagli investimenti effettuati dall impresa con lo scopo di acquisire dei benefici che non hanno consistenza materiale e che distribuiscono i loro effetti per un periodo che si protrae per più esercizi amministrativi. Le principali componenti che fanno parte di questa categoria sono le spese sostenute dall impresa per la costituzione e l avviamento dell attività, per lo svolgimento di studi e ricerche, per la realizzazione di materiali e campagne pubblicitarie, per l acquisizione dei marchi e dei brevetti depositati dall impresa. Per tutti questi investimenti andrà operata, oltre a una descrizione generale, l indicazione del periodo durante il quale si prevede che si protrarranno i loro effetti e di tutte le altre informazioni utili alla loro caratterizzazione. - EMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE: gli investimenti di natura finanziaria effettuati dall impresa possono riguardare la partecipazione ad altre società, il possesso di titoli a reddito fisso, le cauzioni versate a imprese terze, i crediti riscuotibili entro un periodo certamente superiore all anno ed altri eventuali immobilizzi finanziari. In quest ultima categoria sono da includere anche gli investimenti immobiliari, non strettamente legati alla normale attività produttiva, che vengono effettuati dall impresa allo scopo di impegnare eventuali eccessi di liquidità. Per ciascuna immobilizzazione finanziaria andranno evidenziati gli opportuni dati utili a identificarne gli elementi di interesse. Per i crediti, in particolare, è importante conoscere la data di scadenza e le informazioni sul soggetto debitore per valutare l insorgenza di eventuali rischi di solvibilità. COMPONENTI DEL CAPITALE DI TERZI Il capitale di terzi è costituito dall insieme dei debiti contratti dall impresa per far fronte alle necessità finanziarie legate alla conduzione delle attività produttive ed alla realizzazione degli investimenti. Anche per il capitale di terzi, così come per il capitale lordo, la distinzione riguarda la dimensione temporale; si hanno debiti a breve termine, quando la restituzione da parte dell impresa deve avvenire entro l anno, e debiti a medio/lungo termine, quando il pagamento si protrae per un periodo più lungo. - REBITI A BREVE (ESIGIBILITÀ NELL ESERCIZIO AMMINISTRATIVO): vengono ricondotti a differenti tipologie in relazione alla figura verso cui l impresa ha contratto il debito; si distinguono gli impegni assunti dall impresa nei confronti di fornitori per gli acquisti effettuati o verso imprese collegate, i prestiti erogati dalle banche che l impresa dovrà restituire entro l esercizio amministrativo, le somme che devono essere versate per assolvere a obblighi fiscali o previdenziali. Per tutti questi debiti deve essere indicato il soggetto di riferimento, la forma e la data di pagamento; in questo modo, considerando anche i tempi di riscossione delle liquidità differite e la consistenza delle liquidità immediate, è possibile definire una sorta di scadenziario per mezzo del quale è possibile

14 prevedere l evoluzione della liquidità dell impresa nel prossimo futuro. Particolare attenzione deve essere posta all indebitamento dell impresa nei confronti degli istituti di credito, il quale può riguardare i prestiti accesi per finanziare lo svolgimento delle attività produttive e gli scoperti di conto corrente; per entrambi è importante conoscere la banca interessata e le condizioni concesse riguardo l ammontare dell affidamento (tasso di interesse e tempi di restituzione) in modo da poter operare il monitoraggio e la corretta previsione delle disponibilità monetarie dell impresa. Il capitale di terzi che l impresa deve restituire nel medio/lungo periodo viene distinto fra esigibilità oltre l esercizio e i fondi accantonati. - ESIGIBILITÀ OLTRE L ESERCIZIO AMMINISTRATIVO: la principale categoria di questa tipologia di capitale di terzi è rappresentata dai debiti contratti dall impresa con gli istituti di credito per prestiti finalizzati alla dotazione di capitali fissi, come i mutui per l acquisto o la realizzazione di immobilizzazioni, o prestiti a medio-lungo periodo a cui l impresa ricorre per fare fronte a particolari necessità finanziarie. Per ciascuno di questi debiti va indicata la causale, l ente erogatore, il tasso di concessione, la durata e l ammontare delle rate con cui avviene la restituzione. Gli altri debiti a medio-lungo termine verso altri soggetti riguardano impegni assunti dall impresa verso soci, altri finanziatori, eventuali acquirenti di obbligazioni, attraverso forme particolari la cui descrizione esula dagli scopi di questa trattazione; per tutte queste esigibilità andranno descritti i dati salienti, primi fra tutti il soggetto beneficiario, l importo e la data presunta di restituzione. - IONDI ACCANTONATI: riguardano l accumulo di cifre destinate a far fronte ad eventi futuri di diversa natura. Uno dei più importanti è il fondo per il trattamento di fine rapporto (TFR) nel quale vengono accumulati annualmente gli importi che verranno corrisposti ai dipendenti assunti a tempo indeterminato, sia amministrativi che salariati, all atto della risoluzione del rapporto di lavoro; in questo caso è necessario indicare per ogni dipendente, oltre ai dati anagrafici, la data di assunzione ed i dati utili a determinare l entità dell accantonamento. Altri fondi possono riguardare gli importi che l impresa accantona per il versamento delle imposte o a titolo precauzionale per mettersi al sicuro da rischi o dal pagamento di oneri imprevisti. 1.1.C LA VALUTAZIONE DEL CAPITALE Una volta classificate e rilevate le componenti del capitale dell impresa è necessario procedere ad una loro valutazione per conoscere l entità delle risorse complessivamente immesse nell impresa (capitale lordo) e dell investimento prodotto dall imprenditore (capitale netto), rispetto al quale egli commisurerà il reddito prodotto dalla gestione. Il problema della valutazione del capitale non sussisterebbe se tutte le componenti si presentassero in forma indifferenziata, in quanto il loro valore sarebbe espresso direttamente dalla loro consistenza monetaria. Si è visto, invece, come una parte consistente delle componenti del capitale dell impresa si presentino in forma differenziata e come, quindi, sia necessario ricorrere alla loro valutazione per esprimere in termini monetari l entità del capitale lordo e le relative quote finanziate con capitale di terzi e con capitale netto. I criteri adottati per esprimere in forma monetaria il valore delle componenti differenziate del capitale possono variare in funzione degli scopi della valutazione ma, una volta stabiliti, devono essere applicati uniformemente a tutte le componenti. Questa

15 precisazione, che potrebbe apparire superflua, si rende necessaria in quanto non è infrequente il caso in cui vengono suggeriti, e applicati in sede operativa, dei criteri che agiscono con modalità eterogenea sulle diverse componenti e che, per questa ragione, portano a determinare un entità del capitale dell impresa che, comunque si consideri, non costituisce un punto di riferimento corretto per alcun tipo di analisi. Poiché lo scopo principale della valutazione è quello di definire il rendimento del capitale che l imprenditore ha investito nell attività, è necessario che tale valutazione avvenga riferendo il valore degli investimenti al momento in cui l imprenditore li ha effettuati 3. Operando la valutazione secondo tale criterio, che rappresenta il più aderente agli scopi della gestione dell impresa, è necessario individuare la modalità corretta per stabilire il valore di ciascuna componente del capitale determinando il relativo ammontare dell investimento effettivamente prodotto dall imprenditore. Per le componenti indifferenziate del capitale lordo (liquidità immediate e differite, immobilizzazioni finanziarie) e per tutte le voci del capitale di terzi non sussistono problemi di valutazione, essendo le singole componenti già espresse in termini monetari. Per le componenti differenziate (rimanenze e immobilizzazioni materiali e immateriali), invece, è necessario procedere ad una valutazione attraverso una modalità che risulti coerente con il criterio generale con cui viene condotta la valutazione. - RIMANENZE Materie prime (fattori a logorio totale): se acquistate: prezzo d acquisto se di produzione aziendale: costo di produzione Prodotti finiti e merci: prezzo (presumibile) di vendita Prodotti in corso di lavorazione: costo di produzione (fino allo stadio attuale) - IMMOBILIZZAZIONI Materiali (fattori a logorio nullo o parziale) se a logorio nullo (terreni): valore di acquisizione se a logorio parziale: valore attuale 4 Immateriali (fattori a logorio parziale): valore attuale I fattori a logorio parziale, infatti, hanno la caratteristica di fornire i loro servizi in un arco temporale che copre più esercizi amministrativi; di conseguenza il costo sostenuto per la loro acquisizione deve essere ripartito fra i diversi anni in cui se ne prevede l utilizzazione. Il costo attribuito ad ogni esercizio amministrativo, che corrisponde alla porzione del valore iniziale che viene persa nell esercizio stesso, prende il nome di quota di ammortamento. Per determinare l ammontare della quota di ammortamento si fa ricorso a criteri 3 Sono quindi da evitare rivalutazioni di qualunque genere che introducono variazioni nell entità dell effettivo impiego di capitale prodotto dall imprenditore. Se, invece, lo scopo dell analisi è quello di stabilire quanto renderebbe il capitale nell ipotesi che l investimento venisse tutto prodotto a valori correnti, è necessario applicare le opportune rivalutazioni per giungere alla corretta determinazione del capitale stesso. Nell operare questo procedimento, comunque, deve essere usata sempre molta accortezza. Se, ad esempio, la rivalutazione di un impianto viene eseguita ricorrendo al criterio del costo di ricostruzione, il risultato potrebbe avere scarso significato se questo è stato realizzato molti anni prima. L attività produttiva condotta con tale impianto, infatti, potrebbe risultare inefficiente non consentendo di raggiungere risultati economici adeguati al valore attribuito all impianto stesso. 4 Il calcolo del valore attuale è determinato come differenza fra il prezzo di acquisto e il valore che il bene ha perso durante gli esercizi amministrativi trascorsi dal momento della sua acquisizione

16 che definiscono una annualità costante per tutto il periodo presunto di durata del bene 5. Tali criteri, che rispondono a esigenze diverse (valutazione del capitale, determinazione dei costi, analisi degli investimenti), differiscono per la modalità con cui la quota stessa viene calcolata. Uno dei metodi più frequentemente adottati, detto aritmetico, valuta l entità della quota di ammortamento dividendo per gli anni di durata del bene la differenza tra il valore a nuovo e il valore di recupero, attraverso la relazione seguente: in cui V 0 indica il valore a nuovo del bene (prezzo di acquisto), V r il valore di recupero al termine del periodo di utilizzazione 6, n gli anni di durata presunta. E questo il metodo solitamente applicato per risalire al valore attuale dei beni patrimoniali e che, quindi, consente di determinare l entità del capitale e il suo livello di redditività. Una volta attribuito il valore alle componenti differenziate è possibile determinare la consistenza del capitale lordo. La sua entità, insieme con quella del capitale di terzi e del capitale netto, può essere rappresentata in uno schema leggermente differente di quello di figura 1. In questa forma, riportata in figura 2, le componenti del capitale lordo costituiscono gli impieghi dei finanziamenti le cui fonti sono rappresentate dal capitale netto e dal capitale di terzi. Questa schematizzazione consente di determinare alcuni valori che forniscono utili indicazioni sulla situazione finanziaria e patrimoniale dell impresa; tre di questi, evidenziati in figura 2, assumono particolare interesse. Margine di tesoreria (MT): ottenuto sottraendo dalle disponibilità liquide (liquidità immediate + liquidità differite) i debiti a breve; esprime la capacità dell impresa di finanziare l attività produttiva attraverso le proprie disponibilità liquide, una volta soddisfatti i debiti assunti nel breve periodo. Margine di disponibilità (MD): ottenuto sottraendo dal capitale circolante (liquidità e rimanenze) i debiti a breve; esprime la capacità dell impresa di finanziare l attività produttiva, facendo assegnazione anche sulle rimanenze. Questo valore viene indicato anche come capitale circolante netto in quanto proviene dal capitale circolante (lordo) epurato dei debiti che contribuiscono a finanziarlo. Margine di struttura (MS): ottenuto sottraendo dal capitale netto il valore del capitale fisso (immobilizzazioni); esprime quanta parte del capitale immobilizzato risulta finanziata dal capitale netto e, quindi, può essere considerata di proprietà dell impresa. L entità assunta dai singoli margini fornisce una misura sintetica della struttura patrimoniale dell impresa che, comunque, deve essere sempre interpretata in relazione al settore di attività in cui è impegnata. Questi aspetti che, come si intuisce, rivestono grande rilevanza per l impostazione delle strategie produttive e commerciali, verranno affrontati in maniera più approfondita nell ambito dell analisi di bilancio, di cui la valutazione dell equilibrio finanziario costituisce uno dei principali aspetti. 5 La durata è presunta in quanto all atto dell acquisto non è dato conoscere con esattezza per quante annualità esso potrà essere utilizzato, considerando sia la sua usura che l eventuale obsolescenza tecnica. 6 Il valore V r, che è quello si pensa di recuperare alla fine del periodo presunto di utilizzazione, non si realizza per tutti i beni; in alcuni casi è nullo e in altri la sua dismissione può comportare dei costi aggiuntivi, come accade, ad esempio, nella demolizione di alcuni fabbricati o nello smaltimento di particolari attrezzature

17 Figura 2 Schematizzazione alternativa del capitale dell impresa

18 ~~~~~~~~~~~~~ ESEMPIO ~~~~~~~~~~~~~ L inventario condotto in un impresa ha fornito i dati elencati nel prospetto seguente. Procedere ad una loro classificazione evidenziando l entità di capitale lordo e capitale netto e determinare il valore dei margini di tesoreria, disponibilità e struttura. ELENCO DELLE COMPONENTI Valore ( x1.000) STRUTTURE Terreni e fabbricati Attrezzature industriali 215 Impianti e macchinari 500 Automezzi 650 MAGAZZINI Rimanenze materie prime 3 Rimanenze prodotti 10 Prodotti semilavorati 185 UFFICIO AMMINISTRATIVO Cassa 73 Banca 352 Fornitori 120 Clienti 155 Crediti diversi 5 Debiti erariali 7 Debiti v/enti previdenziali 4 Mutui fondiari 355 Prestiti di conduzione 180 Altri finanziamenti poliennali 25 Fondo TFR 225 UFFICIO COMMERCIALE/DIREZIONE Buoni del Tesoro 20 Quote di altre imprese 150 Spese di pubblicità 35 Marchio

19 Classificando le singole componenti nella forma opportuna e sommando i relativi valori si perviene alla determinazione del capitale lordo e del capitale di terzi. ATTIVITA (IMPIEGHI) PASSIVITA (FONTI) Denaro, valori e assegni in cassa 73 Debiti verso fornitori 120 Depositi bancari e postali 352 Debiti verso banche 180 Liquidità Immediate 425 Debiti tributari ed erariali 7 Crediti verso clienti 155 Debiti verso enti previdenziali 4 Titoli di credito e azioni 20 Esigibilità nell esercizio 311 Altri crediti 5 DEBITI A BREVE 311 Liquidità Differite 180 Materie prime 3 Debiti verso banche 355 Prodotti in corso di lavorazione 185 Debiti verso altri finanziatori 25 Prodotti finiti e merci 10 Esigibilità oltre L esercizio 380 Rimanenze 198 Trattamento di fine rapporto 225 CAPITALE CIRCOLANTE 803 Fondi Accantonati 225 DEBITI MEDIO/LUNGO 605 Terreni e fabbricati Impianti e macchinari 500 CAPITALE DI TERZI 916 Attrezzature industriali e commerciali 215 Automezzi e dotazioni uffici 650 Immobilizzazioni Materiali Ricerca, sviluppo e pubblicità 35 Brevetti, licenze e marchi 25 Immobilizzazioni immateriali 60 Partecipazioni in altre imprese 150 Immobilizzazioni Finanziarie 150 CAPITALE IMMOBILIZZATO CAPITALE LORDO CAPITALE NETTO Il valore del capitale netto, rappresentato dalla differenza fra capitale lordo e capitale di terzi, risulta pari a: C N = Capitale Lordo (C L ) Capitale di Terzi (C T ) = = I valori delle diverse voci ottenute dalla classificazione delle componenti del capitale consentono di procedere alla determinazione degli indici patrimoniali: MT = Liquidità - Debiti a breve = = MD = Capitale circolante - Debiti a breve = = MS = Capitale netto Immobilizzazioni = =

20 1.2 Il lavoro nell impresa A IL LAVORO DIPENDENTE I lavoratori dipendenti sono definiti come tutte le persone che, per contratto, lavorano per un altra istituzione, percependo una remunerazione (registrata come redditi da lavoro dipendente). A tale categoria appartengono tutte le persone assunte da un datore di lavoro (impresa, unità istituzionale dell amministrazione pubblica o istituzione senza scopo di lucro) sulla base di un contratto di lavoro. La classificazione del rapporto di lavoro dipendente avviene in relazione a due aspetti principali essenziali: durata del contratto (tempo indeterminato o tempo determinato) e durata della prestazione (tempo pieno o tempo ridotto). Una ulteriore distinzione può essere effettuata fra le modalità di lavoro distinguendo da quella classica (quando il lavoratore svolge la sua attività presso l impresa con la quale ha stipulato il contratto di lavoro) le altre che presentano caratteri particolari, come il lavoro a domicilio, il lavoro interinale e il telelavoro 8. Fra i contratti a tempo indeterminato, oltre a quelli tipici regolati dal contratto nazionale di categoria, sono inclusi i contratti part-time, che regolano i rapporti di lavoro con una prestazione settimanale ridotta rispetto a quella definita nel contratto nazionale di categoria, e i contratti di job-sharing, o lavoro a coppia, che prevedono lo svolgimento del lavoro equivalente ad una prestazione a tempo pieno attraverso l impiego di due occupati. Le forme di lavoro a tempo determinato possono assumere caratterizzazioni molto differenti. Il contratto a tempo determinato in senso stretto, che può essere a tempo pieno o a tempo ridotto, presenta, se si esclude l apposizione di un termine temporale, le stesse caratteristiche di un contratto tipico o part-time. Viene denominato in senso stretto per distinguerlo dalle altre tipologie contrattuali a tempo determinato. Fra queste sono da considerare: - apprendistato, che ha la caratteristica principale nella natura mista del contratto; la prestazione lavorativa, infatti, viene scambiata non solo con il salario, ma anche con l addestramento teorico- pratico, finalizzato alla qualifica professionale; - formazione e lavoro, nella quale, analogamente all apprendistato, il datore di lavoro è sottoposto all obbligo di provvedere all addestramento professionale del giovane assunto (contratto di lavoro a causa mista); - stage o tirocinio, che rappresenta per i giovani un occasione per entrare in contatto con il mondo del lavoro, alternando momenti di studio e lavoro, senza dare origine ad un rapporto di lavoro vero e proprio; 7 Il contenuto di questo paragrafo rappresenta una sintesi del documento Proposta di classificazione dei rapporti di lavoro subordinato e delle attività di lavoro autonomo: analisi del quadro normativo curato da Nadia Di Veroli e Roberta Rizzi dell ISTAT e presentato nel Gennaio L aspetto caratteristico del lavoro a domicilio e del telelavoro è che il lavoratore può rendere la propria prestazione senza recarsi presso il luogo di lavoro. Il lavoro a domicilio, dal punto di vista retributivo, si può considerare una forma di lavoro a cottimo, ossia un rapporto di lavoro subordinato dove però la remunerazione del lavoratore è commisurata al lavoro commissionato. Nel caso del telelavoro l attività lavorativa è svolta attraverso l utilizzo di strumenti informatici che consentono sia il contatto continuo tra datore di lavoro e lavoratore sia una forma di controllo da parte del datore di lavoro nei confronti del lavoratore. Il lavoro interinale è caratterizzato dalla presenza di un terzo soggetto (l agenzia) che assume i dipendenti (con contratto per prestazione di lavoro temporaneo) per poi fornirli (con un contratto di fornitura) alle imprese richiedenti

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