RICERCA-AZIONE PER L EMERSIONE E LO SVILUPPO NEL DISTRETTO DEL VESTIARIO DELLA VALLE DEL LIRI

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "RICERCA-AZIONE PER L EMERSIONE E LO SVILUPPO NEL DISTRETTO DEL VESTIARIO DELLA VALLE DEL LIRI"

Transcript

1 Provincia di Frosinone PROGETTO R.E.TE. RICERCA-AZIONE PER L EMERSIONE E LO SVILUPPO NEL DISTRETTO DEL VESTIARIO DELLA VALLE DEL LIRI RAPPORTO DI RICERCA Frosinone Marzo 2007

2 INDICE Il gruppo di lavoro...4 Prefazione dell Assessore provinciale alle politiche del lavoro...5 Prefazione del Presidente della C.C.I.A.A....7 Premessa...8 INTRODUZIONE Perché la R.E.TE.? Descrizione del progetto La ricerca territoriale La struttura del Rapporto...13 SEZIONE PRIMA - IL QUADRO DI CONTESTO...15 CAPITOLO I IL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI FROSINONE: QUADRO GENERALE Caratteristiche del territorio e demografia La produzione del reddito e la struttura produttiva Il mercato del lavoro locale Il lavoro sommerso e gli infortuni nei luoghi di lavoro Il sistema creditizio...32 CAPITOLO II IL DISTRETTO INDUSTRIALE DELLA VALLE DEL LIRI Introduzione: cos è un distretto industriale? La legislazione sui distretti Principali caratteristiche del distretto industriale della Valle del Liri Alcune considerazioni generali sui distretti del tessile abbigliamento...42 CAPITOLO III I CONTRATTI DI RIALLINEAMENTO NEL TESSILE ABBIGLIAMENTO L iter legislativo e le caratteristiche del riallineamento I contratti di riallineamento nella Provincia di Frosinone...48 SEZIONE SECONDA LA RICERCA SUL CAMPO...50 CAPITOLO IV - IL TESSILE ABBIGLIAMENTO IN PROVINCIA DI FROSINONE ED IN ITALIA: IL PUNTO DI VISTA DEI TESTIMONI PRIVILEGIATI Introduzione Il settore tessile abbigliamento nell economia italiana La concorrenza estera Il posizionamento del tessile abbigliamento nell economia provinciale Punti di forza e di debolezza delle aziende del vestiario di Sora Il lavoro non regolare Le politiche per l emersione Le azioni da avviare a sostegno del settore...60 CAPITOLO V LE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL VESTIARIO COINVOLTE NEL PROGETTO CCIAA-CNA Introduzione La situazione attuale e futura del settore e delle aziende Le attività sostenibili per il futuro del settore La predisposizione delle aziende al cambiamento Le relazioni con le altre imprese La disponibilità degli imprenditori a partecipare agli incontri collettivi Le aspettative rispetto ad un nuovo ciclo di incontri fra imprese

3 CAPITOLO VI LE INTERVISTE ALLE IMPRESE DEL CAMPIONE Premessa metodologica Le caratteristiche strutturali delle imprese Le specializzazioni produttive ed il posizionamento sul mercato Profilo ed aspettative degli imprenditori I lavoratori nelle aziende del Distretto Il rapporto con il territorio e le criticità...93 CONCLUSIONI E PROSPETTIVE Premessa Sintesi dei principali risultati dell attività di ricerca Le proposte...99 ALLEGATI Allegato 1 Riepilogo delle interviste Allegato 2 Traccia di intervista per i testimoni privilegiati nazionali Allegato 3 - Traccia di intervista per i testimoni privilegiati locali Allegato 4 - Traccia di intervista per i colloqui con gli imprenditori coinvolti nel progetto Camera di Commercio/Cna Allegato 5 - Questionario per le aziende del campione selezionato APPENDICE NORMATIVA SUI DISTRETTI INDUSTRIALI BIBLIOGRAFIA RASSEGNA STAMPA SITOGRAFIA

4 Il gruppo di lavoro Supervisione - Giuseppe Masetti Ufficio Studi C.C.I.A.A. Frosinone - Dario Fiore - Ufficio Studi C.C.I.A.A. Frosinone - Gerardo Segneri Presidente Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare - Alessandro Alaimo Coordinatore Progetto R.E.TE. Coordinamento ricerca - Alessandro Alaimo - Coordinatore Progetto R.E.TE. Attività di ricerca - Rossano Giannetti Responsabile area ricerca Progetto R.E.TE. - Manuela Vargiu Collaboratrice Progetto R.E.TE. - Verusca Parente Stagista della Commissione provinciale per l emersione - Antonella Passaquindici Stagista della Commissione provinciale per l emersione Rapporto di ricerca: - a cura di Alessandro Alaimo Si ringraziano per la disponibilità ed i preziosi contributi forniti: Paolo Gentilezza (Direttore Inps di Frosinone), Angelo Necci (Presidente C.L.E.S. Frosinone e Direttore della Direzione Provinciale del Lavoro), Davide Rossi (Cna Frosinone), Ivan De Santis (Funzionario comandato Commissione provinciale per l emersione e dipendente A.S.L. di Frosinone) ed i dipendenti dell Ufficio Studi della Camera di Commercio di Frosinone. 4

5 Prefazione dell Assessore provinciale alle politiche del lavoro Un recente aggiornamento 1 dell Istat sul valore aggiunto prodotto nell area del sommerso economico indica un peso sul Pil tra un valore minimo del 16,6% (pari a circa 230 miliardi di euro) ed un valore massimo del 17,7% (pari a circa 246 miliardi di euro), dati inferiori a quelli dell anno 2000 (allora la forbice era compresa tra il 17,7% ed il 18,8%), ma comunque assolutamente indicativi di un disagio effettivo del sistema economico nazionale. In particolare, l Istat stima in 2 milioni e 794 mila le unità di lavoratori non regolari su un totale di 24 milioni e 294, con un tasso di irregolarità che si attesta all 11,5% (-1,8% rispetto al 2000), ed una percentuale del 5,7% di irregolarità nel settore industriale, macro settore in cui si collocano anche le aziende del vestiario del Distretto industriale della Valle del Liri. Se scendiamo poi ai dati Istat 2, relativi all anno 2003, sui tassi di irregolarità a livello provinciale, la Provincia di Frosinone supera in modo consistente il valore medio nazionale, attestandosi, per percentuale di lavoratori non regolari, tra il 14,7% ed il 19,3%, percentuale che aumenta se si considera il settore dell industria (tra il 16,3% ed il 23,9%). La ricerca sul Distretto tessile della Valle del Liri, condotta su iniziativa della Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare grazie all impegno finanziario della Provincia di Frosinone e della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Frosinone, conferma, attraverso un analisi puntuale e dettagliata, la presenza di lavoro sommerso nel comparto industriale del vestiario, stimando addirittura dei tassi di irregolarità superiori alla media relativa al settore industria nel suo complesso. Questa ricerca assume particolare valore anche perché ha saputo indagare il sistema delle imprese a trecentosessanta gradi, ricostruendo le caratteristiche del sistema distrettuale ed individuando, oltre ai punti di debolezza legati all utilizzo di manodopera irregolare, anche un interessante propensione allo sviluppo di diverse realtà imprenditoriali contattate, che, se sostenute adeguatamente, potrebbero, attraverso graduali percorsi di regolarizzazione del personale ed iniziative finalizzate all innovazione, rafforzare la propria posizione sui mercati. Occorre, quindi, fare in modo che gli interventi previsti dalla Regione a sostegno del Distretto del tessile della Valle del Liri perseguano in via prioritaria il consolidamento delle imprese esistenti attraverso un loro riposizionamento su fasce di produzione di qualità medio-alta, che consenta loro di fronteggiare i problemi di concorrenza generati dalla globalizzazione dei mercati. Lo sviluppo delle imprese dovrà altresì tenere conto del problema occupazionale esistente nell area distrettuale, sia dal punto di vista della stabilità dei posti di lavoro esistenti (e della creazione di nuove opportunità di inserimento, soprattutto per i giovani e per le donne) che della qualità e della sicurezza dei processi di lavoro. Per il raggiungimento di questi obiettivi sarà fondamentale agire sulla valorizzazione delle risorse umane, attraverso la formazione e la riqualificazione dei lavoratori e degli imprenditori ed, in questo contesto, prevedere azioni formative ed informative utili a promuovere la legalità e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono certo che nei prossimi anni l impegno finalizzato all emersione del lavoro non regolare, profuso dalla Provincia di Frosinone, in particolare da questo Assessorato, non potrà che proseguire e consolidarsi, sia attraverso il supporto determinante alla Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare, luogo ideale di dialogo e 1 Istat, La misura dell economia sommersa secondo le statistiche ufficiali, dicembre Istat, Lavoro non regolare a livello provinciale, luglio

6 concertazione, sia attraverso un rafforzamento della collaborazione istituzionale avviata con la Camera di Commercio di Frosinone, il C.L.E.S. e con l Assessorato al Lavoro, Pari Opportunità e Politiche Giovanili della Regione Lazio. Assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione professionale Simone Costanzo 6

7 Prefazione del Presidente della C.C.I.A.A. La Camera di Commercio I.A.A. di Frosinone è probabilmente l Ente che ha maggiormente sostenuto le attività della Commissione Provinciale per l emersione del lavoro non regolare, sia ospitandone i lavori presso la sede camerale, sia assicurando un contributo annuo per le spese di funzionamento, sia finanziando, insieme ad altri Enti, due importanti progetti di ricerca (il primo concernente il lavoro sommerso nell edilizia, e il secondo in materia di lavoro sommerso nel settore del tessile-abbigliamento). E quindi con particolare soddisfazione che salutiamo la pubblicazione del Rapporto di ricerca per l emersione e lo sviluppo nel distretto del vestiario della Valle del Liri, al quale ha collaborato intensamente anche l Ufficio Studi camerale. Questa seconda ricerca della Commissione è poi particolarmente interessante dal nostro punto di vista, in quanto è condotta su un distretto industriale di recente riconoscimento da parte della Regione Lazio, e come è noto le politiche distrettuali hanno rappresentato uno dei principali assi strategici delle politiche di intervento messe in campo dall Ente Camerale negli ultimi anni. In questo senso la ricerca sul sommerso nel distretto del vestiario della Valle del Liri integra e completa l ampia attività di indagine e di ricerca economica (realizzata sia direttamente dal ns. Ufficio Studi, sia con l autorevole supporto dell Istituto Tagliacarne) che ha consentito di conoscere la realtà effettiva del distretto e di programmare efficaci interventi per la crescita e lo sviluppo del settore, e per questo riteniamo di dover rivolgere un forte apprezzamento ai ricercatori che hanno condotto l indagine e ai Componenti della Commissione Provinciale di Frosinone per l emersione del lavoro non regolare che hanno programmato l iniziativa. Presidente della Camera di Commercio I.A.A. di Frosinone Mario Papetti 7

8 Premessa La pubblicazione del Rapporto di ricerca per l emersione e lo sviluppo nel distretto del vestiario della Valle del Liri (Progetto R.E.T.E.) rappresenta un momento di grande soddisfazione sia per tutti i Componenti della Commissione Provinciale di Frosinone per l emersione del lavoro non regolare, che hanno promosso e condiviso gli scopi della ricerca, sia per i due Enti che ne hanno sostenuto i costi di realizzazione, l Amministrazione Provinciale di Frosinone e la Camera di Commercio I.A.A. di Frosinone. L acquisizione di ulteriori ed importanti elementi di conoscenza sulle specifiche caratteristiche del lavoro sommerso in un determinato settore economico, oltre ad essere un elemento rilevante per l attività della Commissione, assume un significato ancora più pregnante nel caso di uno specifico distretto industriale formalmente riconosciuto, quello del distretto del vestiario della Valle del Liri, oggetto di forti interventi di sostegno da parte delle Istituzioni, con risorse finanziarie cospicue, e considerato comunque strategico per le politiche di crescita e di sviluppo del territorio. L esistenza di consistenti fenomeni di lavoro sommerso, e quindi di imprese non regolari, rappresenta, infatti, in questo contesto un forte fattore negativo di freno e di ostacolo al posizionamento competitivo dell intero distretto (in aperta competizione con altre realtà produttive italiane ed anche internazionali), che deve necessariamente collocarsi, pena la propria sopravvivenza, su nicchie di mercato di produzione medio-alta, e nel quale devono essere aiutate ad affermarsi un congruo numero di imprese dinamiche e innovative, che siano leader trainanti dell intero sistema. Il contributo che viene fornito dal Rapporto conclusivo del Progetto R.E.T.E. diventa quindi essenziale e strategico per le politiche di sviluppo delle Istituzioni operanti sul territorio (Regione, Provincia, Camera di Commercio, Comuni), e rafforza concettualmente le azioni e gli interventi di sostegno già programmati, tra i quali in primo luogo il rafforzamento delle relazioni interne alle imprese del distretto e il rafforzamento delle strutture consortili, a cominciare da quelle già esistenti (in particolare la Società Consortile mista pubblico-privata Sviluppo Tessile Lazio) che, pur con molte difficoltà, stanno cominciando ad ottenere i primi risultati. A conclusione di questa premessa, va formulato un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla ricerca, ed in modo particolare al Dr. Alessandro Alaimo, Coordinatore del Progetto R.E.T.E., che ha messo a frutto in questo lavoro una consolidata esperienza, maturata in diverse realtà territoriali, di profondo conoscitore delle migliori e più efficaci modalità per individuare ed esplorare le complesse e diversificate manifestazioni del lavoro sommerso ed irregolare. Presidente della Commissione Provinciale di Frosinone per l emersione del lavoro non regolare Gerardo Segneri Responsabile del Servizio Studi e Statistica della Camera di Commercio I.A.A. di Frosinone Giuseppe Masetti 8

9 INTRODUZIONE 3 3 Alessandro Alaimo. 9

10 1. Perché la R.E.TE.? Il presente Rapporto di ricerca rappresenta il punto di arrivo della prima fase del Progetto R.E.TE. Ricerca Azione per lo sviluppo del Distretto del Vestiario della Valle del Liri -, avviato grazie all impulso della Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare 4 ed il finanziamento concesso dalla Camera di Commercio di Frosinone e dalla Provincia di Frosinone. Prima di descrivere il percorso che ha caratterizzato le attività di ricerca e gli argomenti trattati nel Rapporto, è doveroso ricostruire le finalità complessive del Progetto R.E.TE., poiché l attività di analisi territoriale, svolta nel periodo aprile-ottobre 2005, rappresenta il primo step di una serie di iniziative, conoscitive e propositive, volte a sostenere i processi di sviluppo avviati nell ambito del Distretto Industriale, a partire dal punto di vista specifico dell emersione e della regolarizzazione del lavoro. Le politiche per l emersione, e le conseguenti azioni connesse, sono strumentali rispetto al recupero di contributi ed imposte, ma, viste nella loro complessità ed articolazione 5, ossia nella loro naturale trasversalità, rappresentano uno strumento fondamentale per il consolidamento dei processi di sviluppo locale 6. Esse, attraverso la valorizzazione delle risorse lavorative e imprenditoriali nascoste e sommerse, possono indirizzare il sistema delle imprese e dei lavoratori nella direzione della qualità del lavoro, della sicurezza, della legalità, della responsabilità sociale delle imprese 7, e favorire così percorsi virtuosi di crescita che rafforzino le risorse presenti nella realtà locale. La promozione delle iniziative nasce, quindi, dal basso, grazie alla concertazione di tutti i soggetti del territorio (imprenditoriali, sociali ed istituzionali) ed alla valorizzazione del network 8, attraverso una logica collaborativa e di integrazione. In particolare, visto l andamento altalenante degli interventi per l emersione fino ad oggi proposti, si sostiene da più parti la necessità di passare dal concetto di emersione al concetto di accompagnamento al consolidamento, assumendo, quindi, come strategica 4 Costituita alla fine del 2001 in base al dettato normativo dell articolo 78, Legge 448/98. 5 Esse possono contemplare azioni di sensibilizzazione rispetto alla regolarità e la legalità, attività di analisi territoriale, iniziative congiunte e collettive con le parti sociali per la definizione di piattaforme articolate di interventi (Avvisi Comuni), formazione e riqualificazione dei disoccupati, promozione degli incentivi esistenti per la creazione ed il sostegno dell imprenditoria, supporto ai Centri per l impiego rispetto alle diverse attività di inserimento occupazionale, ecc. 6 Da sempre in Italia i sistemi locali e lo sviluppo territoriale hanno contribuito alla crescita del Paese, ricevendo negli ultimi anni anche un riconoscimento ufficiale, grazie alla ridefinizione degli assetti istituzionali, che ha consentito di trasferire gran parte delle funzioni amministrative verso le Regioni e gli enti locali. E chiaro che le dinamiche dello sviluppo locale connotano fortemente il quadro economico, ma anche sociale, del nostro Paese, ma è anche evidente che oggi, sempre di più, si confrontano con le dinamiche globali dello sviluppo capitalistico, con la concorrenza leale e sleale che ne segue. L utilizzo di lavoro irregolare, come dimostrano molti studi effettuati nel corso degli anni (Vedi la banca dati emersione del Progetto Rete Europea per l emersione di Italia Lavoro rappresenta un elemento di blocco rispetto alle dinamiche dello sviluppo, perché i lavoratori sono scarsamente qualificati, le aziende sono piccole e scarsamente organizzate, incapaci di lavorare in rete; se a questi fattori si aggiungono i problemi della litigiosità istituzionale, della burocrazia inefficiente, degli interessi locali contrapposti ben si capisce che il sistema istituzionale ed imprenditoriale nel suo complesso fatica a creare una sufficiente massa critica che gli consenta di uscire dal guscio del localismo. 7 Per un approfondimento sulla CSR vedi e 8 Riprendendo una tesi di Porter, si può affermare che l interconnessione economica è leggibile attraverso i rapporti verticali fornitore/cliente o i rapporti orizzontali di concorrenza o complementarità fra le imprese [ ]; ma anche dall esistenza di comuni campi di interesse fra le imprese e le istituzioni. Conta che vi sia una pluralità di imprese, non la loro dimensione (non conta cioè che le imprese siano tutte piccole; conta che le imprese abbiano interconnessioni, non che appartengano allo stesso settore). E l esistenza o lo spessore dei distretti (cioè la varietà e la qualità delle imprese e delle istituzioni che ne fanno parte e l estensione delle loro interconnessioni) a influenzare la competitività delle singole imprese. Cit., Viesti (2000), pag

11 una politica di premialità e di sviluppo, con meccanismi di valorizzazione degli elementi di qualità del sistema produttivo e con sistemi di sostegno per quelle imprese che decidano di emergere e nel medio periodo qualificare la propria produzione 9. In sintesi, quindi, nell ambito del Progetto si propone una tesi che: collega l emersione allo sviluppo locale 10 ; osserva il tema della regolarità da diversi punti di vista, e non soltanto quello di tipo economico-fiscale; consente di affrontare il livello locale dell intervento attraverso iniziative specifiche e sperimentali; valorizza azioni di tipo sinergico che siano capaci di attivare, nell ottica del network tra i diversi attori del territorio, iniziative locali trasferibili e modellizzabili. 2. Descrizione del progetto L attenzione 11, rivolta dalla Commissione provinciale per l emersione, alle imprese ed ai lavoratori del comprensorio produttivo di Sora nasce, innanzitutto, dalla constatazione dell esistenza di irregolarità d impresa e di lavoro nelle aziende dell abbigliamento, nonostante i diversi tentativi fatti negli anni passati dalle parti sociali per aggredire il problema, in particolare attraverso le politiche dei contratti di riallineamento 12 ; ed altresì dalla volontà di comprendere a fondo i meccanismi di un sistema produttivo che, nonostante il recente riconoscimento di Distretto industriale 13, negli ultimi anni ha risentito della crisi più ampia che ha coinvolto il settore 14 a livello nazionale ed europeo, legata principalmente ad una concorrenza estera sempre più aggressiva (in primis quella cinese e dei Paesi dell Est), alla stagnazione economica seguita alla tragedia dell 11 settembre 2001 ed all introduzione della moneta unica, che ha ridotto la capacità di esportazione delle piccole imprese che producono tessuti e vestiario. E necessario anche notare che la crisi delle aziende del vestiario rientra in un fenomeno più ampio di deindustrializzazione e terziarizzazione che coinvolge, ormai da alcuni anni, la struttura produttiva provinciale 15. D altra parte, il fallimento delle politiche di emersione sopra richiamate ha dimostrato che alle aziende non occorrono soltanto interventi episodici tesi ad alleggerire il peso del costo del lavoro oppure il carico fiscale 16, ma anche il supporto di azioni complesse e coordinate di sviluppo che, con il coinvolgimento delle istituzioni locali e dei diversi 9 Cit., Cgil, Cisl, Uil (2006), p [ ] Le politiche per l emersione ultime nate delle politiche di sviluppo non appaiono solo utili in sé, per i risultati che possono raggiungere e per l attenzione che richiamano sullo sviluppo locale. [ ] Esse possono trascinare, per così dire, ad affrontare il livello locale dell intervento dove, scrive Trigilia, bisogna «sostenere e stimolare gli attori locali, pubblici e privati, a creare un ambiente sociale favorevole alla crescita dell imprenditorialità locale ed esterna, al rafforzamento del mercato e dunque a uno sviluppo più autonomo». Cit., Meldolesi (2000), pp Cfr. i verbali delle riunioni della Commissione provinciale sul sito 12 Per un approfondimento sui contratti di riallineamento vedi Capitolo III. 13 Legge Regionale n. 36 del 19 dicembre 2001 e Deliberazione di Giunta Regionale n. 311 dell 11 aprile 2003 (per l analisi della normativa di riferimento vedi l appendice alla fine del Rapporto). 14 Nel complesso delle imprese del settore moda, dal 2002 al 2005 si è registrata una significativa riduzione, sia del fatturato che delle esportazioni. Il fatturato totale passa da milioni di euro nel 2002 a milioni di euro nel 2005, mentre l export si riduce da milioni di euro nel 2002 a milioni di euro nel L occupazione del comparto scende, dal 2002 al 2004, da a addetti. Il numero delle imprese nel settore in questo quadriennio è diminuito del 4,3%, con una punta del 11,8% per le imprese artigiane. Cfr., Masetti (2006), p Cfr. Capitolo Come avvenuto con la Legge 383/2001 e successive modificazioni. 11

12 portatori di interessi del territorio, riescano a sollevare la produzione su standard di qualità sempre più elevati (di prodotto e di processo), quindi a rendere il sistema più aggressivo e competitivo rispetto alla concorrenza, posizionandolo su nicchie di mercato più ristrette, ma di maggiore qualità (anche attraverso l introduzione di forme di associazionismo d impresa). In sintesi, quindi, i principali problemi individuati in fase progettuale sono stati: crisi del settore moda, legata principalmente alla concorrenza internazionale; presenza di irregolarità d impresa e di lavoro; scarsa propensione all associazionismo da parte delle imprese; debolezza delle politiche di commercializzazione, di marchio e di internazionalizzazione; complessità del contesto politico-istituzionale locale; scarso coordinamento tra le iniziative avviate sul territorio. E significativo sottolineare che, tra i colli di bottiglia del sistema locale distrettuale, sono stati annoverati sia la problematicità del contesto politico istituzionale locale, sia le difficoltà di coordinamento tra le diverse iniziative avviate sul territorio. In virtù di questa ipotesi, il Progetto R.E.TE. si è posto anche l obiettivo di contribuire alla creazione di un ambiente istituzionale più favorevole alla crescita del sistema distrettuale, come si può desumere da un passo tratto dalla scheda originaria di progetto: La Commissione per l emersione ha voluto avviare un percorso di sviluppo locale ed emersione prettamente tarato sulle specificità settoriali e locali delle imprese e dei lavoratori del Distretto della Valle del Liri. Per il perseguimento di questo obiettivo è stata ipotizzata una sequenza di azioni specifiche, consequenziali e correlate: analisi della realtà produttiva delle aziende del vestiario; azione di animazione istituzionale, attraverso il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali in un Tavolo settoriale locale al fine di concertare soluzioni comuni e condivise per il rilancio del settore moda; azione di animazione territoriale rivolta agli imprenditori, in sinergia con le altre iniziative a sostegno del Distretto. Proprio nell ottica del rafforzamento del network, il progetto si è anche mosso in linea con le iniziative avviate nei primi mesi del 2005 dalla CCIAA, dalla Cna e dalla Società Consortile Sviluppo Tessile Lazio, finalizzate a sostenere le imprese del Distretto attraverso incontri tematici a carattere seminariale e la creazione di un catalogo promozionale orientato a promuovere le produzioni locali. Inoltre, negli ultimi mesi del 2005 il Progetto è stato presentato e discusso anche in sede regionale, grazie alla disponibilità fornita dall Assessorato al lavoro della Regione Lazio e dall Agenzia regionale Lazio Lavoro 17 : l occasione è stata utile anche per riprendere 17 Una sintesi dei principali risultati della ricerca è stata pubblicata nel Rapporto annuale regionale sul mercato del lavoro Anno 2005 (Cfr. bibliografia). 12

13 le fila rispetto alla costituzione della Commissione regionale per l emersione del lavoro non regolare 18, passaggio fondamentale per potenziare le iniziative a sostegno del lavoro regolare e dell emersione, attraverso una governance regionale di coordinamento degli interventi abile nel valorizzare gli input provenienti dal livello locale. 3. La ricerca territoriale La ricerca è stata condotta attraverso una preliminare analisi desk di contesto ed una successiva rilevazione diretta svolta direttamente sul campo (in particolare, il censimento territoriale delle attività produttive, le interviste aperte a testimoni privilegiati ed aziende e le interviste semi-strutturate ad un campione di aziende). Questa seconda fase, in particolare, ha consentito ai ricercatori di dialogare direttamente con gli attori territoriali più rappresentativi del contesto socio economico e di scovare aspetti della realtà non individuabili attraverso le statistiche ufficiali 19 ; anzi i risultati ottenuti si sono rivelati molto sorprendenti, perché in alcuni casi (si pensi, ad esempio, all individuazione del numero di imprese attive sul territorio) hanno offerto un quadro che ha consentito di leggere ed interpretare al meglio anche i dati statistici (amministrativi e non). L aver indagato una piccola realtà territoriale sporcandosi le scarpe, ha permesso, inoltre, di effettuare azioni soft di animazione territoriale, ossia di sensibilizzare i soggetti del contesto rispetto alle motivazioni dell azione progettuale intrapresa e di avviarli ad iniziative più specifiche di coinvolgimento (che saranno realizzate nell ambito della successiva fase del Progetto denominata Azionare la R.E.TE), in una logica di sviluppo dal basso (bottom up), quindi attraverso un approccio orientato allo sviluppo locale ed al potenziamento del capitale sociale 20 locale. E questa, in sintesi, la filosofia di fondo che ha permeato l attività di ricerca svolta nella prima fase del progetto, di cui nella seconda sezione del Rapporto vengono descritti i risultati. 4. La struttura del Rapporto La prima sezione del Rapporto restituisce il quadro di contesto della Provincia di Frosinone, declinandolo ovviamente rispetto al settore del tessile abbigliamento, ed in particolare: descrive il contesto socio-economico locale (con attenzione particolare alle questioni inerenti il mercato del lavoro); ricostruisce il quadro teorico e normativo sui Distretti Industriali; ripercorre brevemente l esperienza delle politiche di riallineamento nel settore tessile abbigliamento. La seconda parte del rapporto descrive dettagliatamente i risultati dell attività di ricerca sul campo: le interviste ai testimoni privilegiati; 18 Questa struttura è stata ufficialmente resa operativa negli ultimi mesi del Cfr. Comitato per l emersione del lavoro non regolare (2002). 20 Il capitale sociale si può [ ] considerare come l insieme delle relazioni sociali di cui un soggetto individuale (per esempio un imprenditore o un lavoratore) o un soggetto collettivo (privato o pubblico) dispone in un determinato momento. Attraverso il capitale di relazioni si rendono disponibili risorse cognitive, come le informazioni, o normative, come la fiducia, che permettono agli attori di realizzare obiettivi che non sarebbero altrimenti raggiungibili, o lo sarebbero a costi molto più alti. Cit., Trigilia (2001), p

14 le interviste alle aziende coinvolte nel progetto di animazione della CCIAA e della Cna; le interviste ad un campione di aziende selezionato dalle liste della Camera di Commercio. La sezione conclusiva riprende sinteticamente i principali risultati dell analisi condotta e propone alcune possibili linee finalizzate alla prosecuzione delle attività. Il lavoro si conclude con un ampia sezione di documenti allegati ed un appendice legislativa sui distretti industriali. 14

15 SEZIONE PRIMA - IL QUADRO DI CONTESTO 15

16 CAPITOLO I IL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI FROSINONE: QUADRO GENERALE Caratteristiche del territorio e demografia Una delle peculiarità della provincia di Frosinone è quella di essere un territorio cerniera. L area, che si estende per oltre kmq ed occupa il 19,2% dell intera superficie regionale, è situata nel Basso Lazio, ai confini con l Abruzzo, il Molise e la Campania. Questa collocazione geografica la rende un territorio di passaggio. Da un lato, infatti, la Ciociaria riveste un ruolo fondamentale come nodo infrastrutturale di collegamento tra il Mezzogiorno ed il Centro-nord Italia 22 ; dall altro, come crocevia obbligato per il turismo montano, sia estivo che invernale; infatti, il flusso turistico che attraversa in maniera trasversale la provincia, è molto sostenuto. Tuttavia, è da rilevare che se il sistema infrastrutturale nord-sud è molto solido e ben sviluppato 23, la provincia ciociara risulta sprovvista di un articolazione stradale che assicuri la messa in rete dei punti nodali rilevanti del territorio e che la rende poco accessibile alle zone più esterne dalla direttrice nazionale. Questa bassa accessibilità che caratterizza il territorio tende a penalizzare l efficienza degli insediamenti produttivi più lontani dalla direttrice autostradale, nonché l organizzazione logistica, e agisce negativamente anche sui livelli di competitività delle stesse imprese. La zona in cui viviamo è caratterizzata da un paesaggio naturalistico dalle notevoli potenzialità. Il problema è che le infrastrutture viarie non sono molto sviluppate: a Veroli non esiste una super-strada come quella, ad esempio, che collega i comuni di Sora e Frosinone. La conseguenza è che le strade esistenti non sono adatte al trasporto delle merci, ma soltanto a quello delle persone 24. L aspetto geo-morfologico è caratterizzato dalla rilevante presenza di zone montuose e collinari con estese presenze ambientali protette ed in fase di naturalizzazione (es. Parco Nazionale d Abruzzo). Tale caratterizzazione incide anche sulle scelte politiche di sviluppo del territorio che vengono implementate dai rappresentanti delle comunità locali: i Comuni. L Amministrazione si è indirizzata verso la valorizzazione del turismo. Qui esistono dei punti di forza che possiamo definire naturali. Il posizionamento, ovvero la disposizione del territorio comunale su una collina che lo rende particolarmente attrattivo; la 21 Rossano Giannetti. 22 Il punto di forza della provincia è rappresentato dal corridoio autostradale centrale per i collegamenti intra-inter regionali e nazionali. Basti pensare che nel 2000 attraverso i 6 caselli autostradali della provincia di Frosinone, sono transitati 18,6 milioni (circa) di veicoli leggeri e 2,2 milioni di veicoli commerciali (Piano Territoriale Provinciale Generale della Provincia di Frosinone). Questi punti di forza fanno sì che la dotazione infrastrutturale provinciale sia di un livello leggermente inferiore a quello medio nazionale. A tal fine, se la media nazionale dell indice generale di dotazione infrastrutturale è pari a 100, in provincia la media si attesta, nel 1999, ad un valore di 87,3. Tale valore pone il territorio della Ciociaria al 54 posto in Italia ed al 13 nel Centro-Italia. 23 La provincia di Frosinone è attraversata da due direttrici longitudinali di rilevanza nazionale che collegano il nord Italia con il Mezzogiorno: l autostrada A1 Roma-Napoli e la rete ferroviaria. 24 Intervista del 19 maggio 2005 ad Anna Camiciotti (Comune di Veroli). 16

17 bellezza intrinseca del centro storico; la presenza di bravi artigiani che lavorano il ferro battuto, realizzando prodotti di estrema bellezza e rarità 25 ; il Parco Nazionale d Abruzzo che si trova a stretto contatto con i confini comunali; la Cattedrale S. Tesoro e S. Andrea, la Scala Santa, l Abbazia di Casamari e la Basilica di Santa Maria Salomè che rappresentano dei luoghi di culto/religiosi molto importanti e che favoriscono ogni anno un flusso turistico importante, costituito da religiosi, provenienti anche da Paesi stranieri (Spagna, Polonia, Germania, Francia, Regno Unito, ecc ), oltre che da cittadini italiani residenti in altre Regioni d Italia; ed infine, la presenza di una lunga distesa di foreste e macchia mediterranea. Questi sono fattori molto importanti per il turismo montano ed estivo 26. Queste desiderio di sfruttare le potenzialità turistiche dell area dovrebbe trovare un sostegno concreto nella pianificazione strategica voluta dalla Provincia di Frosinone ed esplicitata nel Patto provinciale per il turismo 27. Sulle base delle peculiarità territoriali, il Patto individua cinque direttrici di sviluppo specifiche: il turismo per motivi culturali, artistici e religiosi; il turismo per motivi di cura del corpo e salutistici (termale); il turismo per motivazioni naturalistiche ed ambientali e per lo svolgimento di attività sportive; il turismo congressuale; il turismo eno-gastronomico. Attraverso un approfondita analisi Swot ed interventi diretti per ogni segmento turistico individuato, si vogliono attivare tutti quei processi che possano far decollare il settore turistico provinciale cercando di soddisfare più bacini d utenza in un ottica sinergica e sistemica. Considerate le caratteristiche del territorio, l Amministrazione comunale è fortemente motivata a mettere in campo azioni e strumenti che valorizzino il turismo. Noi siamo fortunati perché, come può vedere, le splendide cascate del fiume Liri attirano numerosi turisti. Inoltre, siamo vicini anche al Parco Nazionale d Abruzzo, che rappresenta un altro elemento di stimolo per il settore ricettivo. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare l effetto positivo che riusciamo ad ottenere dal turismo di culto. Effettivamente, anche se nel Comune non si trovano dei luoghi religiosi così importanti e rinomati come quelli di altre città, sia della Provincia (Veroli, Alatri, Anagni, ecc ) che della Regione (Roma, ecc ), riusciamo ad avere annualmente un numero rilevante di turisti che rimangono affascinati dalle bellezze del territorio La presenza questi piccoli imprenditori ha favorito lo sviluppo di un iniziativa molto importante per l economia del comune di Veroli: la mostra del ferro battuto. Questa manifestazione, che viene promossa durante il periodo estivo lungo le stradine del centro storico, attira molti turisti sia locali che soprattutto del Centro-nord Italia. 26 Intervista del 19 maggio 2005 ad Anna Camiciotti (Comune di Veroli). 27 Sottoscritto dalle forze sociali, imprenditoriali ed istituzionali provinciali, questo documento ha come obiettivo generale la promozione di iniziative, fondate su adeguate sinergie fra attori pubblici e privati, utili a far decollare il turismo Ciociaria, in tutte le sue articolazioni, sia territoriali che settoriali. 28 Intervista del 19 maggio 2005 ad Alessandro Cerrone (Comune di Isola del Liri). 17

18 La connotazione territoriale della ciociaria 29 incide anche sulla dislocazione della popolazione. La provincia di Frosinone conta un totale di 91 comuni, seconda soltanto a quella di Roma (120 comuni), e al 31 dicembre 2002 la popolazione provinciale registra residenti 30 che rappresenta soltanto il 9,4% dell intera popolazione regionale. La maggior parte degli abitanti sono concentrati in centri di piccole dimensioni. Non è un caso che la maggior parte dei comuni conti meno di abitanti (14 centri sono fra i 300 e i abitanti e 22 fra i e i abitanti) o fra i e i abitanti (35 comuni); solo 11 centri superano i abitanti con i picchi di Cassino (32.729) e Frosinone (48.466) (Vedi tab. 1.1). Tabella n. 1.1 Popolazione residente nei comuni della provincia di Frosinone N. Comuni Valori assoluti Superf. kmq Densità (ab/kmq) 02 1 Acquafondata ,59 12,04 2 Acuto ,40 138,13 3 Alatri ,32 279,68 4 Alvito ,04 57,90 5 Amaseno ,18 55,29 6 Anagni ,50 168,64 7 Aquino ,24 278,85 8 Arce ,50 151,75 9 Arnara ,33 197,00 10 Arpino ,95 135,92 11 Atina ,81 152,13 12 Ausonia ,12 127,04 13 Belmonte Castello ,24 54,21 14 Boville Ernica ,15 315,74 15 Broccostella ,95 222,85 16 Campoli appenninico ,38 53,65 17 Casalattico ,34 23,64 18 Casalvieri ,16 117,42 19 Cassino ,82 395,18 20 Castelliri ,51 229,79 21 Castelnuovo parano ,94 88,83 22 Castrocielo ,93 134,59 23 Castro dei Volsci ,29 86,36 24 Ceccano ,50 369,32 25 Ceprano ,00 216,24 29 Il termine ciociaria deriva da ciocia, tipica calzatura di cuoio usata in passato dai pastori e dai contadini. 30 La popolazione residente è costituita dalle persone, di cittadinanza italiana e straniera, aventi dimora abituale nel territorio nazionale anche se temporaneamente assenti. Ogni persona avente dimora abituale in Italia deve iscriversi, per obbligo di legge, nell anagrafe del comune nel quale si trova la sua dimora abituale. 18

19 26 Cervaro ,19 180,45 27 Colfelice ,21 130,33 28 Collepardo ,98 37,39 29 Colle san magno ,64 18,44 30 Coreno Ausonio ,03 66,88 31 Esperia ,77 37,60 32 Falvaterra ,78 47,34 33 Ferentino ,50 250,29 34 Filettino ,66 7,24 35 Fiuggi ,07 266,71 36 Fontana Liri ,97 199,12 37 Fontechiari ,22 80,58 38 Frosinone , ,53 39 Fumone ,77 145,36 40 Gallinaro ,64 70,18 41 Giuliano di Roma ,98 66,07 42 Guarcino ,26 39,16 43 Isola del Liri ,15 751,64 44 Monte S. Giovanni C ,55 262,22 45 Morolo ,48 115,75 46 Paliano ,10 109,94 47 Pastena ,01 39,61 48 Patrica ,04 109,84 49 Pescosolido ,55 35,49 50 Picinisco ,02 19,36 51 Pico ,64 95,99 52 Piedimonte San ,39 258,88 Germano 53 Piglio ,16 133,45 54 Pignataro Interamna ,56 100,61 55 Pofi ,71 144,48 56 Pontecorvo ,23 150,16 57 Posta Fibreno ,11 138,86 58 Ripi ,43 169,17 59 Rocca d Arce ,78 87,01 60 Roccasecca ,02 173,71 61 San Biagio Saracinisco ,08 12,00 62 San Donato Val di ,74 60,91 Comino 63 San Giorgio a Liri ,49 200,58 64 San Giovanni Incarico ,85 143,86 19

20 65 Sant Ambrogio sul G ,95 109,61 66 Sant Andrea del G ,86 94,31 67 Sant Apollinare ,04 114,14 68 Sant Elia fiumerapido ,93 154,51 69 Santopadre ,48 75,23 70 San Vittore del lazio ,14 99,74 71 Serrone ,41 192,21 72 Settefrati ,55 16,99 73 Sgurgola ,32 134,58 74 Sora ,82 363,60 75 Strangolagalli ,48 238,84 76 Supino ,27 136,83 77 Terelle ,67 18,47 78 Torre Cajetani ,60 112,16 79 Torrice ,18 240,98 80 Trevi nel Lazio ,45 33,26 81 Trivigliano ,71 114,24 82 Vallecorsa ,70 77,66 83 Vallemaio ,54 53,12 84 Vallerotondo ,65 30,61 85 Veroli ,39 165,19 86 Vicalvi ,22 98,91 87 Vico nel Lazio ,75 47,39 88 Villa Latina ,02 73,27 89 Villa Santa Lucia ,15 148,43 90 Villa Santo Stefano ,27 87,86 91 Viticuso ,05 20,10 Totale ,5 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat Secondo l ultima rilevazione demografica dell Istat, relativa all anno 2003, la popolazione nella provincia di Frosinone è aumentata di oltre unità (tabella 1.2). Tale incremento è in larga parte dovuto alle iscrizioni anagrafiche successive alla regolarizzazione degli stranieri presenti in Italia 31, attraverso la sanatoria regolamentata dalla Legge 189 del 2002 (e successive modifiche), meglio conosciuta come Legge Bossi- Fini 32. In altre parole, l incremento demografico è dovuto, in buona parte, ai flussi 31 A livello nazionale tale normativa ha permesso, in un brevissimo periodo temporale, la regolarizzazione di oltre extracomunitari (soprattutto colf e badanti). Questo provvedimento ha determinato nell ultimo anno un forte incremento del numero di persone straniere regolarmente soggiornanti. Infatti, le persone straniere in Italia risultano essere , mentre, secondo il Ministero dell Interno, all inizio del 2002 gli immigrati erano Il Decreto Legge del 9 settembre 2002 n. 195 all art. 1 legalizzazione del lavoro irregolare, comma 1, recita: chiunque, nell esercizio di un attività di impresa sia in forma individuale che societaria, ha occupato nei tre mesi 20

21 migratori, piuttosto che alle nuove nascite. Infatti, se si considera il saldo naturale, ovvero la differenza tra il numero dei nati in Italia o all estero da persone residenti ed il numero dei morti, in Italia o all estero, ma già residenti in Italia, il saldo è negativo di 765 unità 33. Al contempo, il saldo migratorio, ovvero la differenza tra il numero degli iscritti ed il numero dei cancellati dai registri anagrafici dei residenti, è positivo di persone: saldo migratorio con l estero unità; saldo migratorio con l interno persone. 36 Tabella n. 1.2 Popolazione residente al 31 dicembre 2003 per provincia e movimento anagrafico Province Popolazione al Variazione annua maschi donne totale % assoluta % Viterbo , ,6 Rieti , ,2 Roma , ,9 Latina , ,0 Frosinone , ,5 Lazio ,2 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat antecedenti la data di entrata in vigore del presente decreto, alle proprie dipendenze, lavoratori extracomunitari in posizione irregolare, può denunciare, entro trenta giorni dalla medesima data, la sussistenza del rapporto di lavoro alla Prefettura-Ufficio territoriale del Governo competente per il territorio, mediante la presentazione, a proprie spese, di apposita dichiarazione attraverso gli uffici postali. [ ]. Inoltre, il secondo comma prevede che la dichiarazione contiene, a pena di inammissibilità: i dati identificativi dell imprenditore o della società e del suo legale rappresentante; l indicazione delle generalità e della nazionalità del lavoratore straniero occupato al quale si riferisce la dichiarazione; l indicazione della tipologia e delle modalità di impiego; l indicazione della retribuzione convenuta, in misura non inferiore a quella prevista dal vigente contratto collettivo nazionale di riferimento. 33 Bilancio demografico regionale Lazio ISTAT 34 Il saldo migratorio estero rappresenta la differenza tra le iscrizioni e le cancellazioni da/per l estero. 35 Il saldo migratorio interno rappresenta la differenza tra le iscrizioni e le cancellazioni da/per altro comune. 36 Fornire dei valori assoluti sull immigrazione è un operazione piuttosto ardua, soprattutto se si tiene conto dei diversi fenomeni che ad esso sono collegati (es. la clandestinità). Tuttavia, escludendo i fenomeni di illegalità, diverse analisi realizzate negli anni evidenziano una forte presenza di immigrati nel territorio laziale. Secondo i dati del Ministero dell Interno, nel Lazio sono presenti più di immigrati che rappresentano il 60% degli stranieri soggiornanti nel Centro-Italia; la maggior parte di essi stanziano nella Provincia di Roma (89,7% del totale regionale) che rappresenta un forte polo di attrazione per tutti coloro che giungono in Italia (per motivi religiosi, lavorativi, etc.). Inoltre, dall indagine Caritas, il Lazio risulta essere la seconda regione, dopo la Lombardia, per numero di immigrati presenti sul territorio. Nella Provincia di Frosinone il numero degli immigrati si attesta intorno alle unità (è bene precisare che nel 2001, secondo i dati della Caritas, gli immigrati nella provincia erano 6.491, mentre la stima effettuata dall Istituto SISTER- LAZIO, attesta il numero degli stranieri soggiornanti a persone) e rappresenta il 2,8% del totale regionale. Nel corso degli ultimi tre anni il numero della popolazione straniera nel territorio del frusinate è cresciuto in maniera costante: nel 1999 la presenza degli immigrati si attestava a unità; nel 2000 a 5.973; nel 2001 a (Fonte: Caritas, 2002). Sulla base dei dati che emergono dalla stima dell Istituto SISTER-LAZIO, la più grande comunità straniera della provincia è costituita dagli albanesi con presenze (quasi un terzo del totale). Al secondo posto la comunità marocchina con 879 presenze ed al terzo posto la comunità rumena con 518 unità. I comuni che ospitano il maggior numero di stranieri sono: Frosinone con 734 unità; Ferentino con 519 ed Alatri con 512. (Fonte: Eurispes, 2004). 21

22 È importante, infine, sottolineare che la popolazione del frusinate ha avuto un incremento costante a partire dagli inizi degli anni 60. La tabella 1.3 evidenzia la migrazione della popolazione dai piccoli centri ai comuni più grandi. In altre parole, il territorio della Ciociaria è stato interessato da quel fenomeno di spopolamento delle realtà minori, comune a tante realtà locali del Sud-Italia, conseguenza del boom economico degli anni 60. Si è assistito, quindi, nel corso degli anni ad un progressivo decremento demografico dei Comuni piccoli ed un conseguente incremento nelle realtà locali più grandi. Tabella n. 1.3 La popolazione in Provincia di Frosinone negli anni Popolazione totale Centri abitati Nuclei abitati Case sparse Fonte: nostra elaborazione su dati Censis ed Istat Fig Andamento della popolazione residente in provincia di Frosinone. Andamento demografico Pop. residente Anni Fonte: nostra elaborazione su dati Istat 1.2 La produzione del reddito e la struttura produttiva Nel 2003 Frosinone 37, con un reddito pro-capite di euro, si attesta al sessantaseiesimo posto nella graduatoria delle Province italiane. Il reddito risulta inferiore di quasi euro rispetto a quello nazionale ( euro), e del Centro-Italia ( euro) ed è molto più basso (circa euro) rispetto a quello regionale, che si attesta a euro (quinto posto nella graduatoria nazionale). Invece, ( euro) il reddito pro-capite provinciale supera quello del Mezzogiorno di circa euro. 37 I dati sul reddito sono ricavati dall analisi dell Istituto G. Tagliacarne. 22

23 Tabella n. 1.4 Graduatoria delle province in base al reddito pro-capite Regione/Province 2003 Reddito procapite Differenza con il 1995 Val. % 2003/1995 Lazio ,5 3 39,0 Viterbo ,5-7 27,1 Rieti ,8-3 30,9 Roma ,9 5 39,5 Latina ,8 0 41,0 Frosinone ,4 0 41,3 Nord-Ovest ,8 0 33,6 Nord-Est ,6 0 32,9 Centro/Italia ,6 0 38,6 Mezzogiorno/Italia ,7 0 43,6 Italia ,4 37,3 Fonte: Unioncamere-Tagliacarne La produzione del reddito totale provinciale 38, con la consequenziale suddivisione pro-capite, deriva dai seguenti settori di attività: agricoltura (1,7); industria (30,1) ed altre attività (68,2). Tabella n. 1.5 Ripartizione del valore aggiunto per settore di provenienza Frosinone Viterbo Rieti Latina Roma Lazio Centro Italia agricoltura 1,7 6,6 4,4 5,1 0,5 1,3 1,6 2,5 industria 30,1 22,8 24,8 32,5 13,7 17,0 22,4 26,6 altre attività 68,2 70,6 70,9 62,4 85,7 81,7 75,9 70,9 Fonte: Unioncamere L agricoltura del frusinate produce circa l 1,7% della ricchezza provinciale (tabella n. 1.5), valore poco più alto di quello regionale, ma più basso di quello nazionale (2,5%). Escludendo la Provincia di Roma, l agricoltura ha un incidenza inferiore anche 38 È importante sottolineare che il territorio si contraddistingue per la notevole incidenza di micro imprese (con 1 o 2 addetti in media) a scapito delle fasce immediatamente successive, valore che è particolarmente significativo se confrontato con quello delle altre aree del Centro-Italia. 23

24 rispetto alle altre province. Questo dato deriva dalla forte contrazione di manodopera impiegata in questo settore a seguito del processo di industrializzazione avviato negli anni 60. Basti pensare che nel 1951 l incidenza degli occupati in agricoltura sul totale provinciale, era del 50%; oggi, secondo i dati dell ultimo censimento Istat, rappresenta solo il 3,5% 39. L esodo di massa della popolazione nei centri abitativi, l alta senilizzazione della forza lavoro, il basso ricambio generazionale, la forte parcellizzazione dei terreni, la presenza di strutture aziendali di piccole o piccolissime dimensioni, l utilizzo di manodopera familiare, la produzione di prodotti agricoli destinati all auto-consumo 40, sono tutti fattori che indicano quanto bassa sia l incidenza dell agricoltura nella creazione del PIL totale regionale. In questo contesto, la produzione derivante dal settore primario non è orientata al mercato ed alla commercializzazione poiché esiste una scarsa visibilità presso la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) 41. [ ] Questo è tanto più evidente in relazione alla commercializzazione e valorizzazione dei prodotti tipici della provincia di Frosinone, che pur essendo promossi da diverse realtà locali, non riescono ancora a fornire, sia a livello organizzativo sia produttivo, una spinta all agricoltura locale. Le poche aziende che operano nelle aree DOC, infatti, non possono ancora essere considerate delle realtà economiche che consentono di realizzare su base territoriale uno sviluppo produttivo e distributivo. 42 Le priorità e le attività da mettere in campo, per il miglioramento della produttività del settore primario (quindi, per consentire di avere una massa critica sufficiente), sono già state individuate dalla Provincia di Frosinone, di concerto con gli stakeholders locali, nel Piano di rilancio del settore industriale del frusinate. Gli sforzi in tal senso dovrebbero essere indirizzati alla realizzazione di azioni specifiche volte a consentire la possibilità di aumento dei redditi di natura agricola, mediante politiche di integrazione con altri settori (turismo e commercio); [ ] all organizzazione di filiere nel territorio mediante politiche di integrazione con altri settori (artigianato produttivo); alla creazione di economie di rete al fine di costituire delle reti di commercializzazione di prodotti locali e di servizi turistici che possono essere offerti dal comparto agricolo (agriturismo e turismo verde ); [ ] alla realizzazione di forme di offerta diversificate, mediante canali di distribuzione tradizionale, GDO, itinerari eno-gastronomici, manifestazione di promozione di prodotti tipici ed e-commerce; [ ] alla promozione di prodotti tipici 39 Eurispes (2004) 40 Se per un verso l esodo dalle campagne ha comportato l abbandono delle vecchie professioni legate al lavoro nei campi, dall altra, questo settore non è mai stato del tutto abbandonato. Infatti, moltissime persone hanno continuato a coltivare i campi ed a produrre in modo informale, sia per integrare il reddito in forma diretta attraverso la vendita dei prodotti, sia per abbattere i costi di acquisto dei prodotti agricoli attraverso l auto-consumo. 41 Ciò renderebbe necessario potenziare gli interventi, peraltro già avviati dalla Regione Lazio, di valorizzazione dei prodotti tipici locali. 42 Provincia di Frosinone (2003). 24

25 locali mediante la realizzazione di azioni di valorizzazione comuni ed integrate con altri prodotti tipici di natura diversa; alla creazione di un marchio legato al territorio; [ ] ad azioni di marketing volte alla creazione di nuovi prodotti tipici, nonché alla riscoperta di produzioni di qualità 43. Le grandi imprese (chimiche, elettroniche, automobilistiche), che si sono localizzate nel territorio provinciale a partire dalla fine degli anni sessanta, hanno un peso davvero considerevole nell economia della Ciociaria. Infatti, sono responsabili del 30,1% della produzione totale (valore superiore sia alla media nazionale che a quella del Centro Italia), contro il 17% regionale, il 22,4% del Centro e il 26,6% di quello nazionale. Tuttavia, è da rilevare che queste aziende non hanno saputo creare sinergie con le realtà produttive locali e sono, quindi, rimaste slegate dal contesto. Questo perché è stata adottata un organizzazione della produzione tesa a massimizzare l impiego dei sistemi di automazione ed a ridurre la possibilità di esternalizzare produzioni e conoscenze al di fuori della fabbrica (modello fordista-taylorista) 44. Inoltre, lo sviluppo delle PMI dell indotto non si è realizzato anche per l incapacità di molte delle piccole aziende locali di perseguire la via dello sviluppo dimensionale e l espansione verso nuovi mercati, causa la mancanza di una radicata cultura imprenditoriale e di servizi adeguati 45. Il ruolo della grande impresa nell area è indiscutibile perché ne ha modificato il profilo, gli equilibri interni, la cultura, e ne ha determinato la ricchezza. Tuttavia, da circa un decennio il comparto industriale è in una fase di recessione, con conseguenti interruzioni di attività aziendali e numerosi lavoratori in CIG e mobilità 46. Box La struttura industriale della Provincia di Frosinone Agro-alimentare: sviluppatosi al livello industriale a partire dalla tradizione artigianale, il comparto presenta prodotti di eccellenza come pasta, olio, vino, liquori, panificazione; carta e poligrafiche: settore tradizionale la cui produzione è concentrata nell area industriale di Sora (carta pregiata, carta per la casa, cartoni da imballo). Questo settore, fiorito nel medioevo, nel tempo acquisì una crescente importanza per il territorio e continuò a svilupparsi per tutto il novecento, con realtà industriali importanti come quelle sopra menzionate; meccanica: settore più sviluppato, con forte diversificazione della produzione (dal ferro battuto, a prodotti siderurgici, agli elicotteri); chimico-farmaceutico: il settore è concentrato su produzione di vetro, 43 Ibidem 44 Il fallimento di questo modello industriale ha determinato l avvio di un nuovo modello produttivo (la fabbrica integrata ) caratterizzato da una maggiore valorizzazione della risorsa umana e dell indotto (quest ultimo localizzato all interno dello stesso stabilimento). 45 Provincia di Frosinone (2003). 46 E noto l impegno dell Assessorato provinciale al lavoro rispetto alla ricollocazione dei lavoratori in uscita dalle grandi aziende. 25

26 detersivi, cosmetici, materiali compositi, ceramiche; lapideo: filiera di imprese impegnate nelle attività di estrazione, taglio e lavorazione del marmo perlato coreno ; legno: industria del mobile; la lavorazione del legno per la produzione artigianale di mobili comparve a seguito della crisi del settore della carta ed in questo periodo il mobilio ha avuto un buon sviluppo tanto da far valere a Sora la definizione di Città del Mobile ; ma anche le industrie mobiliere scomparvero negli anni, tanto che oggi sopravvivono pochissimi artigiani del legno e nella maggior parte dei casi si dedicano più al commercio che alla produzione; tessile-abbigliamento: settore sviluppato nella zona del sorano a seguito dell insediamento di grandi fabbriche operanti nel settore che hanno beneficiato delle forti incentivazioni economiche offerte dalla ex-cassa per il Mezzogiorno; autotrasporto e logistica: polo molto importante a livello nazionale per l autotrasporto con flotte di grandi dimensioni; elettronica e telecomunicazioni: sono presenti imprese internazionali leader di settore 47. La categoria altre attività 48 rappresenta i settori produttivamente più importanti poiché è responsabile del 68,2% dell intera produzione provinciale. Il valore è molto più basso di quello regionale (81,7%), del Centro Italia (75,9%) e quasi simile a quello nazionale (70,9%); tuttavia, questa categoria compensa, in termini di incidenza su PIL il calo dell agricoltura e dell industria, dal momento che registra negli anni una crescita continua. I dati forniti dall 8 Censimento generale dell industria e dei servizi dell Istat evidenziano che le unità locali appartenenti alla categoria altre attività sono localizzate prevalentemente nei centri più grandi del frusinate. In particolare, le unità locali del commercio sono dislocate, per la maggior parte, all interno dei confini della città di Frosinone, dove si contano unità locali con un totale di addetti. Inoltre, è utile sottolineare che il settore del commercio continua ad essere predominante nell economia provinciale: infatti, ben il 32,1% delle imprese svolge questo tipo di attività (dato di rilievo rispetto alla media nazionale). Altro elemento significativo è l incidenza molto bassa (soltanto il 4,9%) delle attività che erogano servizi alle imprese. 47 Ibidem. 48 In questa categoria sono compresi tutti i settori inerenti i servizi: commercio, turismo, trasporti e comunicazioni, credito, assicurazioni, servizi alle imprese, ecc 26

27 Tabella n. 1.6 Unità locali e numero addetti altre attività Comuni Unità locali commercio Addetti commercio Unità locali altri servizi Addetti altri servizi Frosinone Cassino Alatri Sora Fiuggi Veroli Ceccano Isola del Liri Anagni Ferentino Totale Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 8 Censimento generale dell industria e dei servizi (2001) 1.3 Il mercato del lavoro locale Nel 2006 il tasso di occupazione del frusinate si attesta al 50,7%, in crescita rispetto al 50,2% del 2005, ma sempre inferiore a tutte le altre province laziali ed alla media nazionale. Gli occupati sono, in totale, 167 mila: di questi 57 mila sono donne, mentre le restanti 110 mila unità appartengono alla componente maschile della forza lavoro. Il tasso di occupazione femminile risulta essere piuttosto basso (34,7%) ed in ulteriore diminuzione rispetto al 2005 (35,5%), mentre quello maschile (66,7%) è inferiore di circa cinque punti percentuali rispetto al regionale (71,2%) e di circa quattro punti rispetto al nazionale (70,5%). È importante sottolineare che entrambi i valori risultano inferiori ai tassi di occupazione sia femminile che maschile delle altre province laziali (Tabella 1.8). Inferiore rispetto alla media nazionale (62,7%) e regionale (64,2%) è anche il tasso di attività che si attesta al 55,9% (Tabella 1.8). Tabella n. 1.7 Gli occupati in Provincia di Frosinone Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Frosinone I dati di questa tabella fanno riferimento ai risultati provinciali (e regionali) della Rilevazione sulle forze lavoro (anni 2005 e 2006). 27

28 Viterbo Rieti Roma Latina Lazio ITALIA Fonte: Istat Tra il 2005 ed il 2006 si è registrato un incremento a livello provinciale di circa occupati (tabella n. 1.7). Nello specifico, si segnala una criticità, ossia che l aumento è dovuto esclusivamente alla crescita degli occupati di sesso maschile, dal momento che il numero di donne è sceso di unità. Inoltre, la suddivisione delle persone occupate per classi di età (relativa all anno 2005) indica che, anche a livello provinciale, si presentano quelle difficoltà strutturali che connotano il mercato del lavoro italiano. Infatti, sulla base delle indagini sulle forze di lavoro dell Istat, possiamo notare che il maggior numero di occupati rientra nella fascia di età compresa tra i 30 e i 54 anni, mentre risulta elevata la disoccupazione giovanile (intorno al 33%) e quella legata al re-ingresso nel mercato del lavoro dei soggetti più deboli (persone in età avanzata) a seguito di licenziamenti, C.I.G., mobilità, ecc. Box 1.2 Le forze di lavoro Le forze di lavoro comprendono le persone occupate e quelle disoccupate. 1) Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: hanno svolto almeno un ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; hanno svolto almeno un ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; sono assenti dal lavoro (ad esempio per ferie e/o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l assenza non supera i tre mesi, oppure se durante l assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l assenza non supera tre mesi. 2) Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che: - hanno effettuato almeno un azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un attività autonoma) entro le due settimane successive all intervista; - inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un attività autonoma) entro le due settimane successive all intervista, qualora fosse possibile anticipare l inizio del lavoro. 3) Inattivi: comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione. 28

29 Tabella n. 1.8 I principali indicatori del mercato del lavoro Tasso di attività 50 Tasso di occupazione 51 Tasso di disoccupazione Frosinone 50,9 57,0 55,2 55,9 44,1 50,9 50,2 50,7 13,5 10,7 8,9 9,2 Latina 47,3 59,6 59,5 62,3 43,1 54,3 53,8 56,4 8,8 8,8 9,5 9,4 Rieti 43,0 61,7 62,9 62,2 39,7 56,8 58,0 58,5 7,6 7,8 7,8 5,9 Roma 50,2 65,3 65,4 66,3 46,2 60,4 60,5 61,4 8,0 7,5 7,3 7,2 Viterbo 44,5 60,2 57,7 56,2 40,1 55,1 52,5 52,4 10,1 8,3 9,0 6,8 LAZIO 49,5 63,6 63,3 64,2 45,2 58,5 58,4 59,3 8,7 7,9 7,7 7,5 ITALIA 62,9 62,5 62,4 62,7 57,5 57,4 57,5 58,4 8,4 8,0 7,7 6,8 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat In Provincia di Frosinone, il tasso di disoccupazione dal 2005 al 2006 è cresciuto dello 0,3% (dall 8,9% al 9,2%), a differenza di quanto avvenuto nella altre quattro province laziali e della media regionale (dal 7,7% al 7,5%); il tasso di disoccupazione di Frosinone supera quello nazionale (6,8%) di 2,4 punti percentuali (Tab. 1.8). Tabella n. 1.9 Ripartizione dell occupazione per settore e territorio (2006) (dati in migliaia) Province Agricoltura Industria Servizi Dip. Indip. Totale Dip. Indip. Totale Dip. Indip. Totale Frosinone [0] Viterbo [1] Rieti Roma Il tasso di attività è il rapporto tra la popolazione attiva (sommatoria di occupati e disoccupati) e quella in età lavorativa. È bene precisare che la popolazione attiva rappresenta le persone di età maggiore a quella dell obbligo scolastico (15 anni) che svolgano una professione o che dichiarino di cercarne una. Mentre, la popolazione in età lavorativa è rappresentata dalle persone nella fascia di età tra i 16 e 64 anni. 51 Il tasso di occupazione esprime il rapporto tra la popolazione occupata e quella in età lavorativa. 52 Il tasso di disoccupazione esprime il rapporto tra le persone in cerca di occupazione (che ha cioè svolto azioni di ricerca di occupazione negli ultimi 30 giorni) e le forze di lavoro. E tuttavia necessario aggiungere che nella definizione ufficiale ISTAT, con il termine di disoccupati, si fa riferimento ad un sottogruppo di persone in cerca di occupazione e precisamente al sottogruppo di persone in età lavorativa che hanno perduto una precedente occupazione alle dipendenze per il licenziamento, fine del lavoro a tempo determinato o dimissioni. 29

30 Latina Lazio ITALIA Fonte: Istat 1.4 Il lavoro sommerso e gli infortuni nei luoghi di lavoro Questo paragrafo riporta in modo sintetico le statistiche ufficiali sul lavoro sommerso in Provincia di Frosinone, attraverso un confronto con la situazione nazionale e regionale; nella seconda parte si commentano alcuni dati relativi agli infortuni nei luoghi di lavoro ed alle malattie professionali, con particolare attenzione proprio al settore del tessile abbigliamento: la decisione di affrontare congiuntamente le due questioni è legata alla consapevolezza che sommerso e mancato rispetto della sicurezza rappresentano due facce della stessa medaglia, due criticità legate a fattori economici, ma al contempo anche culturali, attribuibili sia agli imprenditori, che, in alcuni casi, cercano di abbassare il costo del lavoro, sia ai lavoratori, che non sono sufficientemente consapevoli dei rischi che corrono quando non vengono rispettate le normative sulla sicurezza. Il lavoro sommerso ed irregolare non è sconosciuto alla realtà economicoproduttiva della Provincia del frusinate; infatti, in base ai dati Istat relativi all anno 2003 ed alle analisi realizzate dalla Commissione provinciale per l emersione, il sommerso è diffuso a macchia di leopardo in tutta la Provincia ed i settori 53 maggiormente esposti al fenomeno sono proprio il tessile/abbigliamento, oltre che l edilizia, la ristorazione, l autoriparazione ed il commercio. In Italia, la percentuale di lavoro non regolare sul totale delle ula (unità di lavoro) è pari al 13,4%. Tra il 1992 ed il 2003 il lavoro nero è sempre cresciuto, raggiungendo la punta massima del 15,1% nel 2001, per poi scendere nuovamente fino al 13,4% nel La contrazione del numero di lavoratori irregolari è avvenuta sia per il consistente utilizzo di lavoro atipico ed a termine (co.co.co., occasionali, ecc.), sia per la regolarizzazione degli immigrati legata alla sanatoria del Inoltre, potrebbero aver determinato effetti indiretti di emersione (attraverso strumenti quali il prestito d onore o il credito d imposta) anche le iniziative nazionali per l emersione del sommerso 54. A livello nazionale i settori maggiormente coinvolti dal fenomeno sono l agricoltura (32,9), i servizi (15,2%) e le costruzioni (12,5% nel 2003). Nel 2003 il valore aggiunto prodotto nell area del sommerso economico è compreso tra un minimo del 14,8% del Pil (pari a 193 miliardi di euro) ed un massimo del 16,7% (pari a 217 miliardi di euro). Nel 1992, la percentuale minima era pari 53 La Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare, oltre al settore del vestiario, ha posto nel corso degli anni la sua attenzione sul settore dell edilizia e su quello dell autoriparazione. Nel primo caso è stato redatto e pubblicato un Rapporto di ricerca intitolato Il lavoro nero, la sicurezza e gli apprendisti del settore edile di Frosinone, mentre per il settore dell autoriparazione è stato prodotto un Avviso Comune provinciale. Le due iniziative hanno visto una partecipazione attiva e determinante delle parti sociali (Vedi 54 Legge 383/2001 e successive modifiche; attività territoriali avviate dal Governo attraverso le attività delle Commissioni per l emersione del lavoro non regolare e dei tutori per l emersione; intensificazione delle attività ispettive; Legge 30/

31 al 12,9% e la massima al 15,8% (rispettivamente corrispondenti a circa 101 miliardi e 124 miliardi di euro) 55. Il tasso di sommerso nel Lazio è superiore alla media nazionale e nel 2003 si attesta al 14,4%. Il settore più esposto è l agricoltura con il 35,6% di lavoratori irregolari, seguono le costruzioni con il 20,1% ed i servizi con il 13,8%. Secondo le stime dell Istituto Nazionale di Statistica la Provincia di Frosinone presenta un tasso di sommerso compreso tra il 14,7% ed il 19,3, alla pari di Rieti e Viterbo, superiore, quindi, alla Provincia di Roma (10,1%-14,7%), ma inferiore al dato di Latina (23,9%-28,5%). A livello settoriale in Provincia di Frosinone l agricoltura mostra un tasso di ula irregolari compreso tra il 29% ed il 34,7%, l industria tra il 16,3% ed il 23,9% ed i servizi tra il 22,4% ed il 28%. Tab Tassi di irregolarità provinciali (anno 2003) (valori %) Agricoltura Industria Servizi privati Totale economia Frosinone 29,0 34,7 16,3 23,9 22,4 28,0 14,7 19,3 Latina 34,7 40,4 23,9 31,5 28,0 42,9 23,9 28,5 Rieti 29,0 34,7 23,9 31,5 17,9 22,4 14,7 19,3 Roma 34,7 40,4 1,1 8,7 15,1 17,9 10,1 14,7 Viterbo 34,7 40,4 23,9 31,5 15,1 17,9 14,7 19,3 Fonte: Istat Per quanto riguarda gli infortuni, emerge che, a livello nazionale, negli anni tra il 2001 ed il 2005 nel settore tessile il numero di quelli indennizzati decresce, in valore assoluto, di circa il 37%, passando da infortuni totali indennizzati nel 2001 a nel Nell ultimo biennio si è inoltre registrata a livello nazionale una diminuzione negli infortuni mortali, passati da 26 a A livello regionale si è passati dai 208 eventi del 2001 a 169 del 2005, con una riduzione del 18,7%, mentre in Provincia di Frosinone gli infortuni sono scesi da 88 nel 2001 a 48 nel 2005 (- 45,4%). Questi dati debbono essere interpretati tenendo conto del fatto che la reale dimensione del fenomeno infortunistico è di difficile inquadramento a causa di numerose variabili in grado di influenzare in modo determinante l insieme dei dati. Una sovrastima degli eventi può infatti derivare dall inclusione degli infortuni in itinere, generalmente intesi, nel numero globale di infortuni sul lavoro; per contro, la recente estensione della copertura assicurativa Inail a categorie di lavoratori addetti a mansioni a basso rischio può comportare un decremento dell indice di infortunio, così come la mancata segnalazione di quelli di lieve entità, che non comportano astensione dal lavoro, ma rivestono, a fini di prevenzione, un significato assai preciso. Rispetto alle malattie professionali, in Provincia di Frosinone nel 2005 sono state registrate 4 denunce, il 16% del totale regionale (25 casi). Tra il 2001 ed il 2005 vi è stata una riduzione notevole delle malattie professionali denunciate (da 12 a 5). 55 Cit., Istat (2005). 56 Gli infortuni nel settore tessile sono stati nel 2001 n. 18, nel 2002 n. 11, nel 2003 n. 15, nel 2004 n. 8, nel 2005 n. 1 (Dati Inail). 31

32 1.5 Il sistema creditizio L analisi del numero degli sportelli bancari attivi in provincia consente di scoprire che il loro numero negli ultimi anni è cresciuto di 15 unità, passando dai 153 del 1998 ai 168 del 2003 (+9%). Questo positivo trend di crescita è, tuttavia, inferiore a quello regionale, dove si è passati da a sportelli (+17,3%). La maggior parte di questi, come si evince dalla tabella 1.11, sono concentrati nella Provincia di Roma. Questo dato è particolarmente significativo perché mette a nudo il profondo squilibrio esistente tra la Provincia di Roma, che costituisce il principale centro economico ed amministrativo della Regione, e le altre province. Il rapporto tra il numero degli sportelli attivi e la popolazione residente e/o le imprese, rappresenta un dato importantissimo per analizzare il grado di dotazione infrastrutturale creditizio provinciale. Ebbene, questo dato risulta sia inferiore alla media regionale che a quella nazionale. Tabella n Sportelli attivi negli anni 1998/2003 Province Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio ITALIA Fonte: Banca d Italia Anche l ammontare dei depositi bancari 57 rappresenta un interessante indicatore della vitalità economia della realtà economica locale. Tra il 1998 ed il 2003, il sistema bancario ciociaro ha accresciuto i propri depositi in modo rilevante, passando dai del 1998 ai del Tuttavia, si continua a rilevare anche un forte squilibrio tra Roma e le altre province: il polo urbano, infatti, attrae grandi investimenti ed è caratterizzato da uno stock di depositi non paragonabile, per dimensioni, a quello delle altre province laziali. 57 Dal un punto di vista giuridico, i depositi sono regolati ai sensi dell art del Codice civile che li definisce così: Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto. 32

33 Tabella n Depositi per localizzazione anni 1998/2003 Province Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio ITALIA Fonte: Banca d Italia Infine, è necessario riportare alcuni dati sugli impieghi, ossia sui finanziamenti erogati dalle banche ai soggetti non bancari 58. Le esigenze di fondi aggiuntivi derivano sia dalla necessità dell impresa di crescere e di sviluppare le proprie dimensioni, sia da particolari esigenze nate dalla gestione della stessa: ad esempio, la carenza di liquidità immediata. Varie sono le tipologie di finanziamento, ma quelle più utilizzate, per il breve termine, sono: l apertura di credito in conto corrente; lo sconto cambiario; gli anticipi salvo buon fine su ricevute bancarie e fatture; il factoring,. Mentre, per il medio/lungo termine, i finanziamenti più conosciuti ed adottati sono: il mutuo; il leasing; le operazioni commerciali con l estero. Negli ultimi sei anni, in ambito provinciale, il trend degli impieghi è stato caratterizzato da un incremento, passando da del 1998 a nel Il dato è significativo rispetto all andamento dell economia provinciale perché la concessione di crediti indica l esistenza di condizioni favorevoli di sviluppo e di vivacità economica. Tabella n Impieghi per localizzazione anni 1998/2003 Province Viterbo Rieti Roma Latina Frosinone Lazio ITALIA Fonte: Banca d Italia 58 Questi finanziamenti, che possono essere di diverso tipo, si differenziano, sostanzialmente, in base alla scadenza: breve termine e medio/lungo termine. 33

34 E necessario, infine, citare i dati relativi alle sofferenze sugli impieghi 59 : infatti, un elevato tasso di sofferenza spinge gli Istituti di credito ad assumere comportamenti prudenziali nella concessione di credito alle imprese, circostanza questa che causa problemi nell ambito dell intero contesto produttivo territoriale. Infatti, oltre ad una razionalizzazione delle risorse, le fonti di finanziamento vengono assoggettate a vincoli più restrittivi. Tra il 1998 ed il 2003 la provincia di Frosinone ha visto un forte incremento di sofferenze sugli impieghi, passate da un valore di 16,2 (anno 1999) ad un valore di 24,0 (anno 2003). Questo dato è ancora più significativo se paragonato con l andamento regionale (tabella 1.14) che ha vissuto, al contrario, una forte contrazione dello stock di sofferenza su impieghi. Tabella n Sofferenze su impieghi anni 1998/2003 Province Viterbo 19,4 16,0 17,0 15,2 15,5 15,0 Rieti 13,3 11,9 11,1 9,2 8,6 8,9 Roma 9,2 7,3 6,9 4,9 4,8 5,1 Latina 21,7 24,3 20,9 16,5 16,8 18,8 Frosinone 19,1 16,2 22,4 22,9 22,4 24,0 Lazio 10,1 8,2 7,9 5,9 5,8 6,2 ITALIA 8,8 7,6 6,0 4,7 4,5 4,7 Fonte: Banca d Italia 59 Le sofferenze su impieghi rappresentano il valore dei rapporti di credito intrattenuti dalle banche nei confronti di soggetti in stato di insolvenza. 34

35 CAPITOLO II IL DISTRETTO INDUSTRIALE DELLA VALLE DEL LIRI Introduzione: cos è un distretto industriale? Il termine Distretto Industriale è stato utilizzato per la prima volta da Alfred Marshall nella seconda metà del XIX sec., per connotare le zone tessili di Lancashire e Sheffield. La definizione proposta da Marshall è la seguente: quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un entità socio-economica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza. Gli elementi individuati dall economista inglese erano: l individuazione di una specifica realtà sociale, oltre che economica; la specializzazione in una precisa categoria di prodotti; l accentuata divisione del lavoro tra gli attori dell area; la scomponibilità del processo produttivo; la concentrazione in un area geografica; il particolare rapporto tra le imprese: di collaborazione e concorrenza allo stesso tempo che favorisce un atmosfera industriale di sviluppo delle innovazioni dal basso. L economista, nel comprendere le condizioni migliorative dei livelli di efficienza produttiva, distingueva tra economie interne, legate allo sfruttamento delle risorse a disposizione dell impresa, ed economie esterne legate al settore in cui si opera che [ ] si possono spesso ottenere mediante la concentrazione di parecchie piccole imprese di natura simile in località particolari; o come si dice comunemente mediante l ubicazione dell industria 61. Il distretto industriale marshalliano, tuttavia, è un modello teorico in grado di interpretare solo in parte i processi di sviluppo locale che si sono realizzati in Italia. Per tale ragione, altri studiosi hanno ri-definito il modello di sviluppo locale che si è concentrato nei distretti industriali della Penisola italiana nel corso dell ultimo cinquantennio. Secondo Becattini il distretto industriale, mono o pluri-specializzato, è definibile come un sistema produttivo costituito da un grande numero di imprese, di varia dimensione e tipologia, con prevalenza della piccola dimensione, della natura artigianale e della conduzione familiare, fortemente interconnesse, che operano sulla base di interazioni locali ed in assenza di strategie esplicite di carattere globale. Il distretto è l espressione socioeconomica in cui più tipicamente si realizza il modello industriale alternativo alla grande impresa 62. Gli elementi principali che caratterizzano i distretti industriali, secondo questa scuola di pensiero, sono: 60 Rossano Giannetti 61 Marshall (1920). 62 Il modello di grande impresa si contrappone al modello di piccola impresa. Questo ultimo si configura come una società a micro-imprenditorialità diffusa, con un forte senso di comunità e dove i confini delle classi sociali sfumano a causa della compresenza in famiglia di membri con condizione socio-lavorativa differente e a causa della elevata 35

36 un limitato ambito geografico; la presenza di un insieme di imprese di piccole e medie dimensioni specializzate nelle fasi di un processo produttivo: in tal caso le imprese proliferano per imitazione attraverso una micro-imprenditorialità diffusa; la presenza di una rete stabile di relazioni commerciali esterne, dalla fornitura di materie prime alla vendita dei prodotti finiti: esiste una fitta regolazione formale ed informale dei rapporti di concorrenza e tutela degli interessi collettivi; la presenza di una cultura locale ben definita, vale a dire di valori e conoscenze condivisi; una rete di istituzioni locali favorevole all interazione, competitiva e cooperativa, sia fra imprese diverse, sia fra imprese e lavoratori: questa rete è considerata un patrimonio collettivo dell intero distretto e non solo delle singole aziende. Queste caratteristiche producono delle esternalità positive, legate sia ad un sistema di produzione concentrato per attività e dimensione, sia alla struttura sociale del distretto, assimilabile ad una comunità locale con professionalità e valori comuni, dove si respira coesione sociale, diffusione locale della conoscenza, presenza di un clima sociale favorevole. L area distrettuale, quindi, rappresenta un bacino dove coesistono un numero consistente di aziende specializzate in un determinato settore che in maniera sistemica (e sistematica) adottano meccanismi di relazione/collaborazione. Il territorio deve essere considerato come un fattore della produzione e dello sviluppo alla stessa stregua del lavoro e del capitale in quanto è il luogo dove gli attori locali (imprese, istituzioni, cittadini, etc.) organizzano la produzione vera e propria. L importanza di questo fattore produttivo ha delle ripercussioni anche nella creazione della ricchezza della nazione, poiché concorre alla formazione della catena del valore ed alla determinazione delle relazioni e dei comportamenti esistenti tra singoli soggetti economici portatori di interessi (stakeholders). L efficacia della politica economica di un Paese (politica monetaria restrittiva/espansiva, politica di bilancio, dei redditi, ecc.) dipende dalla capacità che un territorio possiede di reagire agli input esogeni. Tuttavia, la disomogeneità che caratterizza qualsiasi sistema produttivo non consente assolutamente di considerare le fluttuazioni che avvengono a livello nazionale come la somma degli andamenti dei sistemi produttivi locali; infatti, questi ultimi non reagiscono in maniera uniforme ed istantanea agli impulsi (interni ed esterni). In un caso limite, gli interventi di politica economica potrebbero risultare addirittura ininfluenti per l economia locale. Inoltre, una certa influenza sul ciclo economico provinciale è attribuibile anche alle caratteristiche merceologiche dei settori produttivi che hanno alti coefficienti di localizzazione e specializzazioni nell area. Lo sviluppo basato su fattori endogeni, quindi, individua un nuovo ruolo del territorio: non più importante per le sole risorse di cui è dotato (risorse naturali, lavoro, mobilità individuale (nel corso della vita è tipico lavorare prima sotto padrone e poi mettersi in proprio). In una società così fatta, i meccanismi di consenso sono alimentati assai più dalla speranza di successo individuale sul lungo periodo che non da contrattazioni collettive tra le controparti. Solidarietà e sfruttamento si intrecciano in un continuo flusso di interscambi formali ed informali, ed anche la famiglia gioca un ruolo economico primario come istituto che garantisce flessibilità di forza lavoro, riproduzione di sapere pratico, controllo sociale e canali di accesso a una pluralità di risorse e di opportunità. Cfr., Bonazzi; (2000), pag. 142/

37 infrastrutturali, etc.), ma anche come sede dell attività imprenditoriale ed innovativa svolta dalla popolazione. Una capacità innovativa dei sistemi locali trainata da fattori materiali e immateriali (ambiente, servizi, infrastrutture, etc.). L influenza dei diversi livelli di sviluppo, le peculiarità produttive locali e le caratteristiche geografiche del territorio, insieme ad altri fattori endogeni ed esogeni al sistema sub-regionale, condizionano fortemente i comportamenti degli operatori economici e, quindi, l andamento dell economia locale, vanificando spesso gli effetti dell utilizzo di interventi legati alla politica regionale o nazionale. 2.2 La legislazione sui distretti Il distretto industriale è stato normato 63, per la prima volta, con l art. 36, Interventi per l innovazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese, della Legge 05 ottobre Il comma 1 definisce i distretti industriali come [ ] aree territoriali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole e medie imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente, nonché alla specializzazione produttiva dell insieme delle imprese. Il comma 2 della stessa legge demanda alle Regioni, sentito il parere delle Unioni delle Camere di Commercio, Industria Agricoltura e Artigianato, il compito di individuare tali aree entro 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Due anni dopo, il 21 aprile 1993, il Decreto del Ministero dell Industria, Commercio ed Artigianato stabilisce i criteri di riferimento per l individuazione, da parte delle Regioni, dei Distretti Industriali. In particolare, sono cinque gli elementi che devono contestualmente coesistere perché un area sia riconosciuta distretto industriale: un indice di industrializzazione manifatturiera calcolato in termini di addetti, come quota percentuale di occupazione nell industria manifatturiera locale, che sia superiore al 30% dell analogo dato nazionale; un indice di densità imprenditoriale dell industria manifatturiera, calcolato in termini di unità locali in rapporto alla popolazione residente superiore alla media nazionale; un indice di specializzazione produttiva, calcolato in termini di addetti come quota percentuale di occupazione in una determinata attività manifatturiera rispetto al totale degli addetti al settore manifatturiero, superiore del 30% dell analogo dato nazionale; un livello di occupazione nell attività manifatturiera di specializzazione che sia superiore al 30% degli occupati manifatturieri dell area; una quota di occupazione nelle piccole imprese operanti nell attività manifatturiera di specializzazione che sia superiore al 50% degli occupati in tutte le imprese operanti nell attività di specializzazione dell area. I parametri individuati con il decreto citato sono stati sottoposti a numerose critiche poiché risultavano troppo rigidi e causavano difficoltà alle Regioni nell individuazione di 63 Per maggiori dettagli sulla normativa che regolamenta i distretti si rimanda alla specifica appendice normativa. 37

38 queste aree produttive distrettuali. L impossibilità del verificarsi contemporaneo delle condizioni sopra riportate ha bloccato di fatto, in diverse realtà regionali, il riconoscimento formale di zone ad elevata vocazione industriale. Pertanto, sia nell agosto 1997, con la Legge n. 266, che nel 1999 con la Legge n. 140, il legislatore ha nuovamente messo mano alla delicata questione dei distretti industriali, esplicitando delle condizioni meno vincolanti e restrittive. In particolare, è stata introdotta una distinzione tra sistemi produttivi locali e distretti industriali. I primi sono stati definiti come contesti produttivi omogenei, caratterizzati da un elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e da una peculiare organizzazione interna; i secondi sono definiti come sistemi produttivi locali 64 caratterizzati da un elevata concentrazione di imprese industriali nonché dalla specializzazione produttiva di sistemi di imprese. 2.3 Principali caratteristiche del distretto industriale della Valle del Liri Con Legge Regionale n. 36 del 19 dicembre 2001, Norme per l incremento dello sviluppo economico, della coesione sociale e dell occupazione nel Lazio. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei Distretti Industriali e delle aree laziali di investimento, la Regione Lazio ha posto le basi per individuare le aree ad alta vocazione industriale al fine di circoscrivere i distretti industriali. Successivamente, con deliberazione n. 311 della Giunta Regionale del Lazio dell 11 aprile 2003, Legge regionale 19 dicembre 2001, n. 36, prima attuazione. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle aree laziali d'investimento, l area della Valle del Liri in Provincia di Frosinone è stata riconosciuta come distretto industriale del tessile e abbigliamento 65. Il distretto industriale del tessile/abbigliamento della Valle del Liri si estende prevalentemente a est ed a nord-est del capoluogo (si veda la tabella n. 2.1 per l individuazione particolareggiata dei comuni del distretto); interessa venti comuni dell area (27,4% della Provincia) e comprende oltre il 52% delle aziende provinciali del comparto su cui gravita oltre il 72% dell occupazione totale del settore 66. Secondo i dati ufficiali forniti dalla Regione Lazio, le aziende sono per la maggior parte specializzate nella confezione di capi di abbigliamento esterno (come ad esempio indumenti da lavoro, biancheria personale, abbigliamento sportivo, ecc.) e contano una dimensione media di dieci addetti, configurandosi, quindi, come realtà produttive di piccole dimensioni. I rapporti di produzione sono per lo più di tipo conto terzista (così detta produzione a façon), e circa il 40% delle aziende produce semilavorati e prodotti finiti non destinati alla commercializzazione. Soltanto il 5% delle imprese esporta all estero. Quindi, la maggior parte delle aziende produttrici si colloca in una posizione intermedia nella produzione del valore aggiunto, intervenendo su tessuti e filati acquisiti sul mercato e affidando il proprio prodotto ai commitments senza curarne la commercializzazione. 64 I sistemi produttivi locali (S.P.L.) non devono essere confusi con i sistemi locali del lavoro (S.L.L.). Questi ultimi sono aggregazioni di comuni che derivano da una ricerca, condotta a seguito del censimento generale della popolazione del 1991, dell ISTAT e dell IRPET, in collaborazione con l Università Newcastle. L obiettivo della ricerca è stata la costruzione dei movimenti degli individui per motivi di lavoro in diverse aree comunali. 65 Con questa Deliberazione sono state definite anche altre aree distrettuali ed altri sistemi produttivi locali. In particolare, per quanto riguarda la Provincia di Frosinone, sono stati riconosciuti anche il distretto del marmo dei Monti Ausoni ed il sistema produttivo locale del Chimico-farmaceutico del Lazio meridionale (Province di Roma, Latina e Frosinone). 66 Dati C.I.I.S. 38

39 Tabella n. 2.1 I comuni del Distretto Industriale della Valle del Liri N. Comuni Popolazione residente 2002 Popolazione residente 2001 Valori assoluti Superficie territoriale (Kmq) Densità (ab/kmq) Alvito ,04 57,90 2 Arce ,50 151,75 3 Arpino ,95 135,92 4 Boville Ernica ,15 315,74 5 Broccostella ,95 222,85 6 Castelnuovo Parano ,94 88,83 7 Gallinaro ,64 70,18 8 Isola del Liri ,15 751,64 9 Monte San Giovanni Campano ,55 262,22 10 Pescosolido ,55 35,49 11 Pico ,64 95,99 12 Pignataro Interamna ,56 100,61 13 Ripi ,43 169,17 14 San Donato Val Comino 15 San Giorgio a Liri 16 Sant Elia Fiumerapido ,74 60, ,49 200, ,93 154,51 17 Sora ,82 363,60 18 Strangolagalli ,48 238,84 19 Veroli ,39 165,19 20 Villa Latina ,02 73,27 Totale distretto ,92 177,97 Totale Pr. Frosinone ,58 149,54 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 39

40 Nell area distrettuale il totale degli occupati ammonta a unità, a fronte delle ( secondo la Rilevazione sulle forze lavoro Istat del 2006) dell intera provincia di Frosinone 67 (il 31,28% del totale). La tabella 2.2 evidenzia che la maggior parte della popolazione occupata è compresa nella fascia di età 30/54 anni dove si registrano i più alti tassi di occupazione e conseguentemente il più basso tasso di disoccupazione. Inoltre, questi dati evidenziano una similitudine con i dati nazionali poiché la maggior parte dell occupazione, sulla base del censimento Istat, si concentra nella fascia d età compresa tra i 30 e 54 anni. Tabella n. 2.2 Gli occupati per classi di età nel Distretto Industriale N. Comuni Totale 1 Alvito Arce Arpino Boville Ernica Broccostella Castelnuovo Parano Gallinaro Isola del Liri Monte San Giovanni Campano Pescosolido Pico Pignataro Interamna Ripi San Donato Val Comino San Giorgio a Liri Sant Elia Fiumerapido Sora Strangolagalli Veroli Questi dati sono desunti dal 14 Censimento ISTAT generale della popolazione 2001, che consente un analisi per singolo comune. 40

41 20 Villa Latina Totale distretto industriale Totale Provincia Frosinone Totale Regione Lazio Totale Italia Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat 14 Censimento generale della popolazione 2001 E significativo osservare che negli ultimi anni la crisi del settore abbia causato un elevata mortalità delle imprese, come dimostrano i dati relativi alle aziende attive, di seguito sintetizzati e riportati nella tabella 2.3: anno 2001 Censimento Istat: 149 imprese attive; anno 2002 (giugno) CCIAA Frosinone: 194 imprese iscritte ed attive; anno 2004 Rapporto Eurispes su dati CCIAA Frosinone: 184 aziende iscritte ed attive; anno 2005 (marzo) CCIAA Frosinone: imprese iscritte ed attive; anno 2005 (settembre) analisi territoriale Progetto R.E.TE.: 105 aziende attive. Tabella n. 2.3 Numero delle imprese attive del Distretto ISTAT (2001) CCIAA (2002) Eurispes (2004) CCIAA (2005) Censimento Ricerca R.E.TE. (2005) Fonte: nostre elaborazioni su dati provenienti da diverse fonti In meno di 36 mesi (giugno marzo 2005), quindi, in base agli elenchi forniti dalla CCIAA di Frosinone (194 imprese versus 166 imprese), è stata registrata una contrazione di 28 aziende, che rappresentano il 14,4% del totale di quelle attive nel 2002; inoltre l attività di analisi 69 e di censimento delle imprese nell area distrettuale ha consentito ai ricercatori del progetto R.E.TE. di individuarne un numero ancora più ristretto (102 unità), a dimostrazione del fatto che non soltanto il ridimensionamento è effettivamente in atto, ma che probabilmente è di dimensioni ancora maggiori di quello che si potrebbe pensare in base al confronto con le liste ufficiali. 68 Come si vedrà più avanti, la base dati per l estrazione del campione contava in realtà 154 aziende a fronte delle 166 iscritte ed attive: questo perché alcune imprese, segnalate dalla Camera di Commercio, sono state escluse fin dall inizio della ricerca in quanto ritenute non propense ad un eventuale intervista. 69 Vedi Capitolo VI. 41

42 2.4 Alcune considerazioni generali sui distretti del tessile abbigliamento L industria del tessile abbigliamento costituisce uno dei segmenti produttivi più importanti dell economia italiana. Delle imprese registrate in Italia, il 60% operano nell abbigliamento ed il peso del comparto sul totale delle aziende manifatturiere è del 13%. Tra il 2000 ed il 2005 l industria moda ha perso il 9% delle sue aziende. Tuttavia, a fronte di questa riduzione numerica si è verificato un miglioramento qualitativo della produzione, grazie anche a casi di ristrutturazione (tramite fusioni e trasformazioni) e creazione di reti d imprese: questo ispessimento produttivo è dimostrato dall adozione di forme giuridiche più complesse rispetto alla classica ditta individuale. La crisi congiunturale e strutturale che sta coinvolgendo in maniera forte il nostro Paese, determinata dalle conseguenze dell 11 settembre 70, dalla fine 71 dell Accordo Multifibre (vedi box 2.1) e dalla concomitante accelerazione della concorrenza sleale dei Paesi asiatici 72, ha avuto notevoli ripercussioni anche sul Distretto della Valle del Liri, come dimostrano i dati della tabella precedente ed i risultati delle interviste sul campo. Box 2.1 L accordo multifibre L Accordo Multifibre nacque nel novembre del 1959 durante gli incontri promossi nell ambito del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) dove si definì una regolamentazione per la liberalizzazione del settore dei prodotti tessili ed abbigliamento, attraverso accordi transitori che miravano alla difesa delle industrie locali, consentendo ai paesi industrializzati di imporre limiti quantitativi alle importazioni provenienti dai Paesi in via di sviluppo. Nel 1961 venne siglato il primo accordo: lo Short Term Cotton Arrangement; successivamente (nel periodo ) venne siglato il Long Term Cotton Arrangement. Questi accordi sono stati siglati anche dall Unione Europea. Nel 1974, è stato firmato il Multifibre Arrangement (MFA) che, rinegoziato per quattro volte, è rimasto in vigore fino al E importante sottolineare che se l obiettivo dichiarato dell accordo multifibre era quello di favorire la progressiva liberalizzazione del commercio di prodotti tessili, di fatto, è stato utilizzato dai paesi industrializzati come strumento di protezione per l industria locale. Dal 1 gennaio 1995 questo accordo è stato sostituito con l Agreement on textiles and clothing (ATC), che prevedeva la progressiva eliminazione dei vincoli quantitativi alle importazioni, attraverso quattro fasi successive, con scadenze 1995, 1998, 2002 e Nel 1993, il Consiglio Europeo ha adottato il Regolamento (CE) n. 3030/93, che prevedeva l imposizione di vincoli quantitativi alle importazioni nel territorio comunitario di prodotti tessili e dell abbigliamento originari da un insieme di paesi terzi con i quali la Comunità aveva concluso accordi bilaterali 70 E importante sottolineare che dal 2001 il sistema manifatturiero del tessile/abbigliamento sta registrando pesanti difficoltà. I dati relativi a produzione, fatturato ed export registrano flessioni, le cui cause sono da ricercare nella sommatoria di una serie di fattori che hanno inciso negativamente sul settore. Tra i più significativi: la crisi dei consumi; il rapporto di cambio Euro/Dollaro; l aggressione da parte di paesi in via di sviluppo. 71 A dire il vero, l apertura dei mercati, in particolare, e la globalizzazione, in generale, potrebbero rappresentare una grande occasione per fare uscire dalla crisi il settore tessile. Tuttavia, è indispensabile che la liberalizzazione del commercio avvenga a condizione che siano garantite trasparenza, equità e sostenibilità nelle produzioni dei manufatti, in altre parole siano tutelati i lavoratori, i consumatori e l ambiente circostante. 72 La Cina, soprattutto, è accusata di non rispettare molte delle regole del commercio internazionale, di imporre misure protezionistiche a chi vuole importare nel Paese e di praticare il dumping sociale e ambientale. (Cfr. ad esempio Il Sole 24 ore del ). Oltre alla Cina, sono stati accusati di praticare concorrenza sleale anche l India ed il Pakistan. Questi paesi, infatti, possono contare su un basso costo del lavoro, su impianti tecnologicamente avanzati e su una significativa produzione interna di cotone e di fibre sintetiche. 42

43 o protocolli commerciali. Il 13 dicembre 2004 l Unione europea ha adottato il regolamento (CE) n. 2200/2004 del Consiglio che ha sancito, a partire dal 1 gennaio 2005, l abolizione delle quote per tutti i paesi appartenenti all Organizzazione mondiale del commercio (Omc-Wto) e per la maggior parte dei paesi esterni a tale organizzazione. Pertanto, dal 1 gennaio 2005, il commercio internazionale di prodotti tessili e dell abbigliamento è stato completamente liberalizzato ed assoggettato alle regole del GATT. Ricordo che l accordo multifibre non era nato per difendere le quote dei paesi industrializzati, bensì per permettere ai paesi terzi di introdurre i propri prodotti in quei settori che già 30 anni fa venivano considerati a basso valore aggiunto, ad alta intensità di manodopera e quindi adatti ad essere sviluppati anche nei paesi meno industrializzati 73. La concorrenza cinese non si caratterizza soltanto per il mancato rispetto degli standard minimi di prezzo e di qualità dei prodotti, ma anche per la riduzione del costo del lavoro, per la mancanza di garanzie in ordine alla sostenibilità dei processi produttivi e di tutele sociali nei confronti dei lavoratori (in particolare i bambini), per la carenza di certificazioni relativamente alla salubrità dei prodotti. Sempre più frequentemente i prodotti cinesi sono ignoti e recano marchi contraffatti, imitando noti designer di fama mondiale 74. Questi aspetti, visti nella loro complessità e nelle inevitabili connessioni, richiamano il tema della responsabilità sociale delle imprese (CSR), recentemente posto al centro dell agenda politica europea e nazionale. L Unione Europea è attiva dal 1993 per convogliare le attenzioni sul tema della CSR: nel 2000 il Consiglio Europeo di Lisbona ha fatto appello al senso di responsabilità delle imprese nel settore sociale per quanto riguarda le best practices collegate all istruzione ed alla formazione continua, all organizzazione del lavoro, alle pari opportunità, all inserimento sociale ed allo sviluppo sostenibile. L obiettivo strategico dell UE è divenire, entro il 2010, l economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell occupazione e da una maggiore coesione sociale. In seguito al vertice di Lisbona, nel 2001 la Commissione redige un Libro verde intitolato Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, in cui si lancia un dibattito sui vantaggi di tale concetto e sulle modalità con cui potrebbe essere messo in pratica su ampia scala. Il Libro verde definisce la CSR come: [ ] l integrazione volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate Intervista a TP Gli effetti della contraffazione operata dalle aziende asiatiche sono drammatici. Infatti, non sono solo i prodotti dei grandi nomi del Made in Italy (Versace, Valentino, Armani, Ferrari, Benetton, Gucci, Fendi, Della Valle, ecc ) ad essere copiati, ma sono coinvolte anche altre categorie di prodotti, come ad esempio i beni dell arredo-casa (mobili, lampade, casalinghi, elettrodomestici, rubinetterie-valvolame, ecc ). 75 Cit., Commissione delle Comunità Europee (2001), pag

44 Il Libro Verde sottolinea che la responsabilità sociale non va ritenuta un sostituto della legislazione sociale, bensì un contributo spontaneo delle imprese al progresso della società ed alla tutela dell ambiente, mediante l integrazione di preoccupazioni sociali ed ecologiche alle operazioni aziendali e nei rapporti con gli stakeholder 76. La CSR, in conclusione, è una dimensione che dovrebbe appartenere all orientamento strategico di fondo delle imprese e, quindi, indirizzare ed influenzare tutti gli ambiti della gestione aziendale: aspetti finanziari, produzione (riduzione dell impatto ambientale, sicurezza del lavoro, qualità, ecc ), marketing, risorse umane (politiche di formazione, recruitment, ecc ) e, più in generale, strategie e politiche aziendali. 76 Recentemente, l impegno verso la promozione attiva della CSR è stato confermato, sia dalla Commissione Europea (COM n. 136 del 2006) sia dal Parlamento Europeo (Risoluzione del 13 marzo 2007) Vedi bibliografia. 44

45 CAPITOLO III I CONTRATTI DI RIALLINEAMENTO NEL TESSILE ABBIGLIAMENTO L iter legislativo e le caratteristiche del riallineamento Alla fine degli anni ottanta, il legislatore, al fine di adeguare i rapporti di lavoro ai contratti collettivi nazionali in particolare nelle aree depresse dell Italia 78, ha introdotto, per la prima volta, degli strumenti di politiche dirette per l emersione del lavoro non regolare: i contratti di riallineamento. Il primo elemento legislativo che introduce questi strumenti è la Legge 389/1989 (artt. 1, 6, 7), cui segue poi la Legge 210/90 che disciplina la procedura di emersione introducendo l accordo provinciale ed il verbale di recepimento. Nel 1996 l articolo 5 della Legge 608 affronta, tra le altre cose, anche il problema del trattamento delle situazioni pregresse, che aveva rappresentato un grave limite rispetto all efficace utilizzo dello strumento. L obiettivo dei contratti di riallineamento retributivo in deroga al contratto nazionale era quello di consentire alle piccole aziende della sub-fornitura di adattarsi gradualmente alle condizioni economiche definite all interno del contratto nazionale poiché, un applicazione immediata e completa dei livelli salariali contrattuali avrebbe potuto compromettere l esistenza stessa delle imprese. Attraverso questa procedura di emersione, ciascuno degli attori coinvolti (sindacati, autorità pubbliche ed aziende) ottimizzava le proprie aspettative, a fronte di uno sforzo temporaneo: i sindacati rinunciavano temporaneamente al rispetto delle leggi e delle regole contrattuali a condizione di una loro graduale applicazione in tempi certi e con modalità predefinite; le imprese sommerse lasciavano da parte i vantaggi derivanti dalla evasione fiscale e contributiva in funzione del riconoscimento di incentivi (fiscali e contributivi) all emersione e di ulteriori benefici connessi; lo stato infine, attraverso la contropartita rappresentata dagli sgravi contributivi e dalla fiscalizzazione degli oneri sociali, perseguiva una serie di obiettivi concorrenti, quali l emersione delle imprese in nero e il recupero della legalità, l applicazione dei contratti nazionali, una maggior presenza dei sindacati nelle imprese coinvolte, la salvaguardia dei livelli occupazionali. Per poter accedere a questo regime, si dovevano rispettare delle procedure e che coinvolgevano più soggetti: parti sociali, imprenditori e lavoratori: 1. un'intesa quadro che definiva una cornice di agibilità provinciale, firmata, nei settori dove era stata resa possibile la pratica della gradualità, a livello nazionale nel tessile, regionale nel commercio e in un articolo dello stesso contratto nazionale nell agricoltura; 2. un accordo provinciale che stabiliva i tempi e i livelli dell allineamento ai trattamenti economici dei lavoratori fissati nei corrispondenti contratti collettivi nazionali di lavoro; 3. un verbale aziendale di recepimento, che doveva essere sottoscritto dall impresa con le medesime parti stipulanti l accordo provinciale, da depositare all Inps e all Ufficio provinciale del Lavoro previa adesione dei singoli lavoratori. La precondizione al verbale aziendale di recepimento era la Delega, che doveva essere concessa ai sindacati firmatari dell accordo collettivo provinciale. 77 Alessandro Alaimo, Rossano Giannetti. 78 Tale esigenza nasce dal fatto che le imprese ubicate in queste aree (più di ogni altra) non utilizzano i parametri previsti dal CCNL. Questa modalità viene utilizzata per ridurre il costo del lavoro. 45

46 Fino al 1997, il settore che è stato maggiormente coinvolto nella procedura del riallineamento retributivo è stato proprio quello del tessile abbigliamento e calzaturiero. Successivamente, con l articolo 23 della Legge 196/97 la procedura è stata estesa anche ai settori dell agricoltura e del terziario. Il lavoro nero e/o irregolare è stato sempre una componente del settore tessile/abbigliamento. In questo comparto le irregolarità sono facilmente riscontrabili proprio per le particolarità delle lavorazioni sulle quali grava l alta influenza del costo del lavoro. Dunque è su questo fattore produttivo che si operano in modo primario ed arbitrario i tagli, attraverso la mancata dichiarazione dei dipendenti o comunicando un numero di ore lavorate diverso da quelle realmente svolte. Inoltre, la stragrande maggioranza dei lavoratori è composta prevalentemente da donne; ciò rende più attuabile un lavoro non regolarizzato perché quella femminile è una componente del mercato del lavoro debole e con maggiori necessità di flessibilità 79. Complessivamente sono stati firmati 46 accordi in 21 province e sono stati presi in considerazione il 90% degli occupati del sistema moda del Mezzogiorno, ossia 115 mila dipendenti su un totale di 125 mila. Nulla sostanzialmente cambia se si considerano gli occupati dell abbigliamento e delle calzature: 93 mila su un totale di 100 mila. Al programma di riallineamento hanno aderito, per quanto concerne il solo sistema moda, circa 550 imprese, per un totale di circa 12 mila dipendenti. Escludendo lo straordinario risultato di Brindisi (86% di contratti riallineati), perché considerato un caso da trattare separatamente, il riallineamento ha raggiunto una dimensione significativa in 8 delle 21 province firmatarie di accordi provinciali. Si stima che sia stata realizzata un emersione di circa il 50% dei lavoratori totalmente irregolari, con un potenziale recupero di oltre 300 milioni di euro 80. Le prime politiche per l emersione attuate hanno dato dei frutti, anche se non hanno risolto il problema. In quel periodo il fenomeno si era ridimensionato in maniera considerevole, sia nel nord che nel sud Italia. Oggi, tuttavia, con la crisi del settore il fenomeno del sommerso sta riprendendo piede. Pertanto, per attivare dei percorsi di emersione, bisognerebbe costruire dei percorsi a livello settoriale. Possono anche esistere delle linee guida di politica del lavoro a livello generale, ma poi bisogna condurre un analisi attenta settore per settore, perché il sommerso ha peculiarità diverse in base all area geografica in cui si colloca Intervista a TP Tartaglione (1999, 2001) 81 Intervista a TP 8. 46

47 Tabella n. 3.1 Imprese e dipendenti coinvolti nei contratti di gradualità (settembre 1999) Provincia Imprese Dipendenti Tot. Addetti Sistema Moda* % lavoratori in riall. su tot. area ** Frosinone % Latina % Lazio % Chieti % L Aquila % Pescara % Teramo % Abruzzo % Bari % Brindisi % Foggia % Lecce % Taranto % Puglia % Avellino % Caserta % Napoli % Salerno % Campania % Matera % Potenza % Basilicata % Cosenza % Calabria % Catania % Messina % Palermo % Sicilia % Totale % Fonte: Elaborazione dell Osservatorio economico Filtea Cgil su dati Istat, Dpl, e Filtea. * Totale degli addetti del settore tessile abbigliamento in ciascuna provincia del riallineamento. ** Quota percentuale dei lavoratori in riallineamento sul totale degli addetti per area geografica. 47

48 3.2 I contratti di riallineamento nella Provincia di Frosinone La provincia di Frosinone, come mostra la tabella 3.1, è stata fortemente coinvolta nell applicazione della normativa dei contratti di riallineamento. Infatti, secondo i dati dell Osservatorio economico della Filtea CGIL sono state interessate 35 imprese per un totale di 657 dipendenti. Questo risultato è ancor più significativo se si considera che in Regione, oltre a quella di Frosinone, soltanto la Provincia di Latina ha sfruttato le opportunità offerte dalla normativa della gradualità. Tuttavia, i numeri di imprese e lavoratori coinvolti in Provincia di Latina sono nettamente inferiori a quelli della Provincia ciociara: 4 imprese per un totale di 135 dipendenti. In Provincia di Frosinone il riallineamento è stato sperimentato sia nella prima che nella seconda fase: tuttavia, è stato proprio durante la seconda fase che si è registrato il maggior impatto in termini di regolarizzazioni ed aziende coinvolte. Nel marzo 1996 viene sottoscritto un accordo provinciale di riallineamento che prevede il graduale passaggio dal 70% al 100% del contratto collettivo nazionale di lavoro. Tuttavia, le aziende non riescono a rispettare i parametri fissati nell accordo e nell aprile del 1998, attraverso un Accordo di sospensione, il livello minimo di riferimento del contratto provinciale viene fissato all 80%. Successivamente il Collegato alla Finanziaria del 1999 (art. 75, comma 1) esclude le Province di Frosinone e Latina dall applicazione dei contratti di gradualità, pur restando in vigore quelli precedentemente stipulati. Nell aprile del 1999 l Inps chiede il ripristino della gradualità sospesa l anno precedente: proprio sulla scia di questa esigenza viene sottoscritto un ulteriore accordo di Rimodulazione che prevede un nuovo scaglionamento fino al 100% del ccnl (dall 85% di partenza del 1 gennaio 2000 al 100% del 1 dicembre 2001). Secondo una verifica svolta dalle associazioni imprenditoriali, firmatarie nel 2001 dell accordo di riallineamento sull applicazione del contratto, risulta una generalizzata inapplicazione degli aumenti ed un assestamento massimo tra l 80% e l 85% del ccnl. Una recente ricerca 82 sul campo (per la precisione, si tratta di una tesi di laurea), realizzata proprio in Provincia di Frosinone grazie al supporto ed alla collaborazione della Commissione provinciale per l emersione del lavoro non regolare, ha consentito di chiarire meglio i motivi dell adesione e le problematiche che in molti casi non hanno permesso alle imprese di rispettare gli accordi con le parti sociali. Delle 18 aziende intervistate soltanto 9 hanno portato a termine il percorso, mentre le altre si sono fermate prima; è anche significativo sottolineare che delle 44 aziende che avevano aderito alla gradualità 22 sono risultate inesistenti perché hanno cessato l attività (il più delle volte, secondo i testimoni privilegiati) riavviata sotto altra denominazione. Pur valutando l esperienza in modo abbastanza positivo, sembra che gli imprenditori adducano il parziale fallimento dell iniziativa alla carenza di iniziative di supporto ed accompagnamento, che per altro erano state in qualche modo concordate; altri elementi di criticità sono risultati essere la ristrettezza dei tempi per l adeguamento ed il rischio di visite ispettive da parte dell Inps nei casi di inosservanza degli accordi; infine, dalle parole degli imprenditori emerge il problema della difficoltà di mantenere i livelli salariali raggiunti e della concorrenza sleale dei laboratori che hanno continuato ad operare nel sommerso. In sintesi, l esperienza del riallineamento, che pur ha saputo produrre risultati positivi, oggi appare sostanzialmente chiusa, vista anche la crescente crisi attraversata dal comparto, che in molti casi non consente alle aziende di sopravvivere neppure con l utilizzo 82 Vargiu (2004) 48

49 di lavoratori irregolari (che hanno un costo comunque superiore agli operai cinesi o indiani), a vantaggio di interventi più complessi e sistemici 83. La ricerca sopra richiamata riprendeva in sintesi anche i bisogni e le proposte 84 espresse dalle imprese, che sostanzialmente andavano nella direzione dello sviluppo e del maggiore sostegno delle Istituzioni preposte ai controlli: creazione di un centro di servizi per l acquisizione di nuove commesse e l innovazione; potenziamento delle attività ispettive per mettere fine alla concorrenza sleale; creazione di un consorzio per la produzione in conto proprio, che consenta di acquisire nuove commesse, accedere al credito e realizzare investimenti; alleggerimento del peso fiscale (nuovo contratto di settore e sgravi fiscali). 83 La Legge Finanziaria 2007 sembra fornire notizie incoraggianti a tal riguardo. 84 Queste linee di intervento sono state sostanzialmente confermate anche dalla ricerca realizzata nell ambito del Progetto R.E.TE. (Vedi Capitoli V e VI). 49

50 SEZIONE SECONDA LA RICERCA SUL CAMPO 50

51 CAPITOLO IV - IL TESSILE ABBIGLIAMENTO IN PROVINCIA DI FROSINONE ED IN ITALIA: IL PUNTO DI VISTA DEI TESTIMONI PRIVILEGIATI Introduzione Dopo una preliminare ricerca bibliografica e di contesto, di cui sono stati offerti i principali spunti nei precedenti capitoli, è stato avviato il lavoro sul campo attraverso la somministrazione di interviste a soggetti esperti delle dinamiche del settore tessile abbigliamento, oltre che a persone direttamente inserite nella realtà economica della provincia di Frosinone (i così detti testimoni privilegiati). Gli intervistati sono stati individuati sia tramite conoscenza diretta, sia a cascata, grazie alle indicazioni ricevute nel corso delle interviste stesse. Essi appartengono alle seguenti categorie: rappresentanti dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Ugl), rappresentanti degli organi datoriali (Cna, Confartigianato, Federlazio, Unione degli Industriali), rappresentanti della pubblica amministrazione (Comitato per l Emersione del Lavoro non regolare), esperti di settore (Istituto Tagliacarne, Agenzia Sviluppo Lazio, Bic Lazio). Le 20 interviste realizzate tra aprile e giugno 2005 sono state condotte in modo libero e destrutturato, seguendo un canovaccio predeterminato, ma con la possibilità di effettuare variazioni e divagazioni in corso di colloquio in modo da ottenere quante più informazioni possibili da ciascun interlocutore. E necessario sottolineare che è stata effettuata una distinzione metodologica tra testimoni privilegiati nazionali e testimoni privilegiati locali 86, ritenendo che si potessero ottenere, in alcuni casi, informazioni diverse, viste le diverse funzioni ed i diversi ambiti considerati: questo per poter ottenere una lettura della realtà in grado di coniugare il livello micro con quello meso e macro della stessa. In linea di massima, gli argomenti affrontati nel corso dei colloqui sono così sintetizzabili: il tessile abbigliamento nell economia italiana; il posizionamento del tessile abbigliamento nell economia provinciale e le sue principali caratteristiche; i punti di forza e i punti di debolezza del settore; il lavoro sommerso nel settore; le politiche per l emersione; le azioni da avviare a sostegno del settore. 4.2 Il settore tessile abbigliamento nell economia italiana Le opinioni dei testimoni privilegiati nazionali sono univoche nel considerare il comparto oggetto di indagine come connotativo dell economia italiana. Nonostante si sia molto ridimensionato negli ultimi anni, esso rappresenta ancora un polo di specializzazione significativo della manifattura italiana. Considerando i dati del 2003 e prendendo a riferimento sia il tessile che l abbigliamento, le calzature e tutto l indotto, si stimano oggi tra i e gli addetti; a livello europeo siamo noi che 85 Manuela Vargiu. 86 Vedi in allegato le due tracce di intervista. 51

52 pesiamo di più nel settore, sia nell Europa a 25 che in quella a 15. In totale, nell Europa a 25 si stimano lavoratori; è chiaro che noi, con circa unità, abbiamo ancora un peso molto importante. Sebbene le imprese siano pesantemente investite da consistenti processi di riorganizzazione. 87 Oltre al peso economico, gli intervistati segnalano un non trascurabile aspetto di inclusione sociale, vista la quota rilevante di manodopera femminile impiegata: nonostante la crisi è ancora il secondo settore in Italia, ha comunque un forte attivo nella voce esportazioni ed è uno dei comparti in cui vi è la maggior presenza di manodopera femminile, e per tale motivo ha una rilevanza sociale, oltre che economica 88 Nel corso dell ultimo decennio, le aziende del tac 89 sono state investite da una crisi strutturale e congiunturale che sembra, negli ultimi anni, aggravarsi sempre più. Le produzioni hanno subito una notevole frenata e molte unità locali hanno cessato la propria attività. Il fenomeno è ancor più accentuato nel Centro-sud Italia. In parte, la crisi è attribuibile alla crescente concorrenza dei Paesi esteri, che offrono il prodotto a costi più vantaggiosi, ed impongono alle imprese nostrane la necessità di avviare un profondo cambiamento: il settore moda è interessato attualmente da un processo di delocalizzazione, e dall immissione nel mercato di prodotti provenienti dall estremo Oriente. Questo processo sta cuasando molti cambiamenti, sia nell occupazione, sia nell assetto complessivo; noi ci aspettiamo tra i e i posti di lavoro in meno, ma potrebbero essere anche di più se l Unione europea non porrà un freno a queste importazioni incontrollate. Registriamo, infatti, su questo fronte tassi di entrata molto consistenti La concorrenza estera Il peso della concorrenza estera, quindi, sembra il maggior responsabile delle difficoltà descritte. La fine dell Accordo Multifibre 91 avvenuta il primo gennaio 2005, ha provocato una forte crescita dei volumi di prodotti realizzati in Paesi dove il costo del lavoro è estremamente basso e non confrontabile con quello italiano, quindi messi sul mercato a prezzi molto ridotti: nel momento in cui sono arrivati sul mercato dei concorrenti il cui costo della manodopera è di 30/50 volte inferiore a quello italiano le cose non hanno più funzionato; a questo si deve aggiungere che i gap di competitività non possono essere più colmati attraverso misure 87 Intervista TN7. 88 Intervista TN2. 89 Acronimo che abbrevia le parole tessile, abbigliamento, calzaturiero. 90 Intervista TN5. 91 Vedi Cap. II, box

53 macro, come ad esempio la svalutazione della moneta. Questo periodo di trasformazione sarà molto doloroso. E un problema di sistema, non solo di territorio, e riguarda l economia italiana nel suo complesso. 92 Le imprese più grandi, per motivi assolutamente non criticabili, hanno deciso di portare le produzioni all estero e ciò ha provocato la chiusura di molte realtà dell indotto. 93 Inoltre, le difficoltà che affliggono le aziende del vestiario di Sora sono aggravate anche dal tipo di modello produttivo adottato (il conto terzi), in cui la maggior parte delle piccole imprese hanno investito: questa crisi esiste sia per motivi esterni che interni: quelli esterni riguardano la concorrenza dei paesi in via di sviluppo che si affacciano sul mercato con le loro produzioni a basso costo. Il paragone con i costi che deve sostenere un paese come l Italia sono inconfrontabili perché molto più alti. I problemi interni sono dati dalla tipologia di lavorazione alla quale le piccole imprese del tessile abbigliamento si sono dedicate, quella in conto terzi, che le pone in una posizione non vantaggiosa, con scarso o nullo potere contrattuale Il posizionamento del tessile abbigliamento nell economia provinciale Il settore tessile abbigliamento ha caratterizzato sin dagli anni 60/ 70 l economia della provincia di Frosinone. La proliferazione dei piccoli laboratori di confezioni presenti nella zona di Sora e nei comuni limitrofi, è avvenuta soprattutto negli anni 80, grazie in particolare alla buona posizione geografica, che garantiva contatti sia con il mercato di Roma che con quelli della Campania. Negli ultimi anni, tuttavia, si è avuto un cospicuo ridimensionamento occupazionale: infatti, fino alla metà degli anni 90 si stimavano addetti, mentre secondo i dati dell VIII Censimento dell industria e dei servizi relativi all anno 2001 il numero effettivo sarebbe di unità (1.200 addetti in meno). Negli ultimi anni, tuttavia, anche questo numero si sarebbe ulteriormente ridimensionato. La maggior parte dei laboratori di confezioni si trova nella zona di Sora e Strangolagalli, un po meno a Isola del Liri; ci sono poche grandi industrie: la più grande, la Klopman, ha circa 700 dipendenti, ma negli ultimi anni ha subito un ridimensionamento notevole, se si pensa che 15 anni fa ne contava Il comparto continua comunque a rivestire grande importanza all interno della provincia sia per numero di addetti che per specializzazione e capacità produttiva. Esso è statisticamente 92 Intervista TN6. 93 Intervista TN2. 94 Intervista TN8. 95 Intervista TL7. 53

54 rilevante perché offre lavoro a molte persone, ed è più importante di altri settori a parità di occupati perché è concentrato in un area abbastanza definita e rappresenta un patrimonio di capacità ereditate dal passato. E il territorio che sa fare abbigliamento, quindi, questa vocazione rappresenta una particolarità della nostra cultura, un bagaglio di conoscenze e competenze ( ). 96 Alcuni soggetti intervistati hanno affermato che, visto il peso così consistente avuto in passato, che oggi risulti arduo individuare forme di sviluppo alternative, soprattutto in quelle zone dove più intensa era la presenza di aziende di confezioni. Non credo sia più un settore trainante anche se si stanno facendo degli sforzi. Il rischio grosso è che, a mio parere, non abbiamo altre risorse alternative. 97 Il ridimensionamento del vestiario nell ambito del contesto produttivo provinciale è sia una conseguenza delle difficoltà affrontate dal sistema moda nazionale, sia un effetto della rara propensione delle aziende locali all innovazione ed alle produzioni di filiera. Emerge anche, dalle interviste, la tendenza delle aziende alla delocalizzazione nei Paesi dell Est. La situazione è cambiata fortemente. Nel sorano le aziende che avevano una media di 15 dipendenti sono crollate, sia per la concorrenza cinese, sia perché non hanno costituito una filiera. Sono rimaste per anni a lavorare a façon, quindi a lottare giorno per giorno con la concorrenza che veniva dall estero o da altre zone d Italia, soprattutto del Mezzogiorno. 98 Diversi imprenditori hanno chiuso le aziende per riaprirle in Romania, dove il costo della manodopera è più basso del nostro, ma molti hanno anche cessato definitivamente l attività Punti di forza e di debolezza delle aziende del vestiario di Sora 100 Il settore tessile abbigliamento della provincia di Frosinone si caratterizza per la presenza di micro imprese, collocate prevalentemente nel Comune di Sora o nei Comuni limitrofi. Le lavorazioni riguardano nella maggior parte dei casi il confezionamento di abbigliamento esterno per donna. Le produzioni vengono effettuate in conto terzi, per grandi imprese committenti che operano prevalentemente sui mercati nazionali. Sporadici sono i casi di laboratori che si dedicano alla produzione di un marchio d abbigliamento proprio. 96 Intervista TL4. 97 Intervista TL1. 98 Intervista TL2. 99 Intervista TL Per una più ampia trattazione relativa alla descrizione delle aziende si rimanda ai successivi due capitoli, in cui viene presentata un analisi desunta dai dati raccolti sul campo attraverso interviste dirette agli imprenditori. 54

55 I punti di debolezza delle imprese del distretto della Valle del Liri sono secondo gli intervistati sia di carattere strutturale che culturale. Un limite sarebbe già insito nel tipo di lavorazioni svolte: la produzione per conto terzi, infatti, pone gli imprenditori in una posizione di debolezza rispetto ai committenti, anche perché il valore aggiunto del prodotto è molto basso. Un ulteriore minaccia deriva dalla mancanza di adeguate infrastrutture viarie: l autostrada, infatti, è raggiungibile solo dopo aver percorso 20 Km di superstrada ed essere transitati per la città di Frosinone. Secondo alcuni intervistati uno dei punti deboli di queste imprese è rappresentato anche dalla mancanza di cultura imprenditoriale e del lavoro. Gli imprenditori, infatti, sono nella maggior parte dei casi ex dipendenti in uscita dalle grandi fabbriche di abbigliamento, attive sul territorio fino agli anni 70 grazie alle agevolazioni previste dalla Cassa per il Mezzogiorno, che, in seguito alla chiusura delle stesse hanno deciso di mettersi in proprio, pur non possedendo un adeguata formazione per la gestione d impresa. Mancano le infrastrutture, ma anche la mentalità. Non c è cultura del lavoro ( ). Noi qui siamo indietro perché non si è costruita una cultura del lavoro in grado di favorire il ricambio generazionale e la sopravvivenza del settore. Non esiste l attaccamento all azienda ed ai suoi bisogni. Oggi le imprese tendono ad ottenere il guadagno attraverso il risparmio in tecnologia e ricerca e questa strategia nel lungo periodo provoca effetti negativi. 101 Fra i punti di forza, invece, è annoverabile l abilità produttiva degli addetti che operano nelle imprese della provincia. Le capacità artigiane, consolidatesi nel tempo, consentono a queste aziende produzioni di alto livello qualitativo. Il punto di forza è che comunque si riscontra un alto livello di capacità tecnica, in particolare nel confezionamento ed assemblaggio dei capi. 102 Si ha, dunque, la presenza di manodopera specializzata, in seguito alla sedimentazione negli anni di esperienze e capacità. La crisi delle imprese del sorano pone, quindi, un problema anche in termini di ricollocamento di questa manodopera sul mercato del lavoro, operazione non semplice se si considera che la maggior parte dei lavoratori è anche di sesso femminile. I punti di forza e di debolezza del settore emersi nel corso delle interviste sono sintetizzati nello schema che segue. 101 Intervista TL Intervista TL2. 55

56 Tab. 4.1 Punti di forza e di debolezza delle aziende del vestiario della Valle del Liri Punti di Forza Punti di Debolezza Alto livello di capacità tecnica delle maestranze. Qualità medio alta delle produzioni. Capacità di produrre i capi con ciclo completo. Flessibilità delle produzioni, intesa come disponibilità verso il committente, puntualità e velocità nelle consegne. Carenza di produzione in conto proprio. Debolezza della cultura del lavoro e di attaccamento del lavoratore all impresa e ai suoi bisogni. Mancanza di una filiera di produzione fra le imprese. Assenza di grandi imprese trainanti. Incapacità delle aziende di cogliere le opportunità presentatesi nel corso degli anni (politiche di emersione, corsi di formazione, finanziamenti) Sistema di pagamenti alle aziende troppo dilazionati nel tempo (a 60, 90, 120 gg. ed anche oltre) Opportunità Concentrazione di aziende in un bacino geografico limitato e conseguente possibilità di dialogo e collaborazioni tra le stesse. Finanziamenti regionali per lo sviluppo del Distretto. Minacce Mancanza di adeguate infrastrutture. Lontananza dei prodotti dai mercati di sbocco. Debolezza della politica industriale di tutela del settore sia a livello nazionale che europeo. Scarsità di attività per la formazione e la riqualificazione. Il punto di forza individuato con maggior frequenza dagli intervistati riguarda la capacità di produrre, da parte delle aziende del territorio, manufatti di qualità medio alta, mentre il punto di debolezza maggiormente indicato è relativo alla quasi totale mancanza di realtà produttive dedite al conto proprio, con conseguente impossibilità di accedere direttamente ai mercati di sbocco ed alla commercializzazione. 4.6 Il lavoro non regolare Il tessile abbigliamento è tradizionalmente interessato dalla presenza di lavoro nero ed irregolare. Esso, risente in maniera particolare del costo del lavoro 103, e per tale motivo, vista anche la tipologia produttiva prevalente (il conto terzi), le imprese tendono a ridurre il peso di questo fattore di produzione attraverso l utilizzo di lavoratori irregolari o totalmente sommersi, aggirando gli obblighi previdenziali e contributivi. Molto diffusa, e collegata all utilizzo di lavoro irregolare, è la pratica di chiudere l impresa, per poi riaprirla con una diversa denominazione al fine di ottenere i vantaggi economici previsti per la creazione di nuove attività. Non è semplice quantificare quanto a livello nazionale il sommerso incida sul settore, ma è certamente un fenomeno rilevante ed incisivo. 103 Anche perché il comparto è caratterizzato da alta intensità di lavoro. 56

57 E difficile fare stime perché fino al 2001/2002 abbiamo vissuto una fase di emersione grazie ai contratti di riallineamento. Con la crisi del settore il fenomeno del nero è cresciuto - di quanto non so quantificarlo - ma è certo che questa inversione di tendenza l abbiamo registrata. Questo è accaduto soprattutto a Frosinone. 104 Il lavoro irregolare ha un forte peso nel settore, ed è cresciuto nel corso degli ultimi anni. Si stima in una misura tra il 25% ed il 30%. 105 Proprio la presenza di manodopera femminile renderebbe ancor più semplice e conveniente alle aziende utilizzare lavoratori irregolari. Il lavoro nero e irregolare ha sempre caratterizzato il settore tessile abbigliamento, che non a caso è stato, fin dall inizio, uno dei più coinvolti dalle iniziative di lotta al sommerso. Le irregolarità sono facilmente riscontrabili proprio per le particolarità delle lavorazioni: dipendenti non dichiarati o numero di ore lavorate diverso da quelle realmente svolte. Inoltre, la stragrande maggioranza di manodopera femminile rende più attuabile un lavoro non regolarizzato perché queste si tratta di categorie di lavoratori che hanno bisogno di una maggiore flessibilità nel lavoro. ( ). 106 Si registra un altissima percentuale (90%) di manodopera femminile, ed anche questo favorisce il nero perché nei piccoli paesi si creano dei compromessi benevoli tra la lavoratrice ed il datore. Non è giustificabile, ma il fenomeno è questo. 107 Un altro elemento interessante, fatto presente dai testimoni privilegiati nazionali, è la prevalenza di forme di lavoro grigio rispetto al totale occultamento dei lavoratori, mentre il nero interesserebbe più i laboratori gestiti dai cinesi. In questo settore da sempre si è sviluppato più il lavoro grigio piuttosto che il nero vero e proprio. Oggi le nostre stime ci dicono che il lavoro si sta polarizzando: c è una parte di nero vero e proprio, in larga parte presente nei laboratori cinesi, che non riguarda più solo S. Giuseppe Vesuviano, ma anche Roma, l Adriatico e il Veneto, zone in cui prima proprio non c era. Le produzioni in questo caso riguardano la contraffazione dei grandi marchi. 108 Tra gli intervistati vi è anche chi sostiene che il fenomeno del sommerso è destinato a scomparire, perché non rappresenta più, vista la concorrenza estera, una buona strategia per stare sul mercato: 104 Intervista TL Intervista TN Intervista TN Intervista TL Intervista TN5. 57

58 ( ) anche il sommerso è una strategia perdente perché le imprese sono fuori mercato; fino a 20 anni fa andava bene perché si abbattevano i costi del 30/40%. Oggi, una maglietta prodotta con lavoratori in nero, che si può vendere a 10/15 euro è fuori mercato, perché si trova, a parità di qualità, quella a 3/5 euro prodotta dai cinesi. Dunque anche il sommerso, a prescindere da qualsiasi giudizio di valore, non è più una strategia vincente. 109 Ci ritroviamo oggi con le imprese che in maniera diffusa non rispettano i minimi contrattuali. ( )Resistono perché con il lavoro nero riescono ad abbattere i costi, ma anche questa è una strategia che non può durare a lungo. I dipendenti devono essere pagati nel rispetto dei contratti collettivi nazionali di lavoro. 110 Con l aggravarsi della crisi del settore molti degli intervistati testimoniano un aumento del nero nelle imprese: stentano ad arrivare nuove commesse ed i rapporti con i vecchi committenti non garantiscono più gli stessi quantitativi di produzione. In tali situazioni il risparmio sul costo del lavoro si traduce, quasi automaticamente, nel ricorso a manodopera irregolare. Nel tessile abbigliamento il lavoro irregolare supera il 50%. Le aziende in nero, invece, sono poche perché gli imprenditori temono i controlli. Direi che il nero d azienda in provincia è ridotto. 111 In Provincia di Frosinone, così come a livello nazionale, la tipologia di irregolarità più diffusa riguarda l utilizzo dei lavoratori, mentre sarebbe in diminuzione il nero d impresa, ossia la presenza di imprese non regolarmente iscritte alla CCIAA. Sporadici sarebbero, quindi, i casi di aziende che operano nel completo anonimato. 4.7 Le politiche per l emersione Le politiche per l emersione succedutesi in Italia nel corso degli ultimi anni non sono state, secondo il parere degli intervistati, risolutive nell affrontare il problema, ma certamente utili nel tentativo di avviare un processo di cambiamento. Tra gli esponenti del sindacato è univoco il giudizio sull esperienza dei contratti di riallineamento. Il fallimento dello strumento, dimostrato dal fatto che la maggior parte delle aziende coinvolte dalla gradualità sono ricadute nel sommerso (il così detto effetto delfino ), deve, infatti, essere imputato alla mancanza di politiche parallele di sostegno: ad esempio, azioni di sviluppo locale, servizi per la formazione dei lavoratori e degli imprenditori, agevolazioni del sistema creditizio, adeguamento del sistema di infrastrutture utili all imprenditoria (specialmente nel Mezzogiorno). Secondo altri 112 le politiche per l emersione fino ad oggi implementate hanno previsto interventi che sostanzialmente hanno 109 Intervista TN Intervista TL Intervista TL TN4, TN6, TN7. 58

59 tollerato il sommerso, mentre sarebbe stato necessario avviare misure più incisive, di tipo repressivo, verso le aziende irregolari. Per quanto riguarda i pareri espressi sulla situazione locale, le politiche per l emersione applicate alle imprese della provincia di Frosinone sono state giudicate fallimentari o quantomeno non adeguate a riportare le imprese ad operare in un sistema di legalità. Il riallineamento ha fallito, così come la legge 383. Noi sindacalisti pensavamo che la gradualità fosse uno strumento valido, ma le imprese non hanno retto, anche perché non hanno saputo mettersi insieme e creare una filiera. I façonisti ormai hanno vita breve, non possono durare ancora per molti anni perché sono in balia del committente e soggetti alla concorrenza sleale di altre aziende estere. ( ) Bisogna produrre per il mercato globale e per una fascia alta di consumatori, in grado di acquistare capi qualità. Il riallineamento avrebbe dovuto offrire alle aziende l opportunità di continuare nel façon, ma contemporaneamente di collegarsi in una filiera. 113 Non so, ma credo che con l ultima normativa non ci sia stata una sola azienda 114 che abbia fatto richiesta di emersione, perché il sistema proposto non è stato incentivante: ( ) io ho fatto anche delle forzature, perché il mio sindacato non era d accordo, ho firmato da solo il nuovo contratto di emersione a livello provinciale, ma non ho trovato un azienda che si sia rivolta a noi per emergere ( ) O si attuano misure realmente incentivanti o si deve intervenire con i controlli e con la repressione. Tuttavia questo Governo 115 sta smantellando anche i sistemi repressivi e lasciando libere le aziende sul territorio ( ). 116 Delle 16 risposte registrate, in nove casi i giudizi sulle politiche per l emersione fino ad oggi applicate sono negativi, mentre in sette casi positivi. Si noti, tuttavia, che la maggior parte dei giudizi positivi viene espressa dai TP nazionali, mentre i TP locali sono più critici rispetto agli effetti di queste policies (vedi grafici 4.1 e 4.2). 113 Intervista TL In realtà, le aziende del vestiario coinvolte nella procedura di emersione progressiva sono state due. 115 L intervista fa riferimento alla situazione politica dell aprile Intervista TL7. 59

60 Graf Giudizio sulle politiche per l'emersione TP nazionali 3 5 efficaci non efficaci Fonte: interviste ai testimoni privilegiati Graf Giudizio sulle politiche per l'emersione TP locali 2 efficaci non efficaci 6 Fonte: interviste ai testimoni privilegiati 4.8 Le azioni da avviare a sostegno del settore Gli interventi, secondo il parere degli intervistati a livello nazionale, dovrebbero essere costruiti con un ottica di ristrutturazione generale: la concorrenza dei paesi esteri potrebbe essere aggirata se il mercato italiano decidesse di dedicarsi a produzioni d'alta qualità, destinate a nicchie di mercato occupate da consumatori attenti al fattore moda, alla qualità del capo e del tessuto, alla sapienza artigiana racchiusa nel prodotto. In un paese con una grande tradizione artigiana come la nostra bisogna saper fare evolvere i settori posizionandoli in quelle zone del 60

61 mercato che continuano ad essere vantaggiose o addirittura aprirne di nuove. 117 è necessario dare modo al mercato di organizzarsi, di spostarsi su produzioni più qualificate. 118 Gli aiuti di Stato dovrebbero, dunque, puntare alla concessione di finanziamenti mirati allo sviluppo ed all occupazione. Vi è la necessità di politiche di rilancio, di politiche industriali, di settore; il problema di questo settore in questo momento non è quello di far emergere il lavoro sommerso, perché non c è proprio lavoro per queste imprese. 119 Bisognerebbe costruire una politica di settore non solo a livello regionale o nazionale, ma europeo, per capire quale parte di aziende può sopravvivere su questo mercato e quante, invece, sono destinate a morire... pensare a un sistema di regole condivise di carattere competitivo, in cui si affronti anche la questione del dumping sociale. 120 Andrebbe, inoltre, rafforzato il sistema dei Distretti Industriali, per fare in modo che queste reti di imprese, riconosciute sulla carta, ma spesso deficitarie dal punto di vista delle collaborazioni effettivamente messe in atto, possano realmente attivarsi. Sarebbe giusto rimboccarsi le maniche e approfittare del poco tempo che ci separa dal 2008 per porre in essere strategie per il distretto differenziate per gruppi di imprese, per il distretto in generale, per l innovazione tecnologica e l innovazione di mercato, per l aggancio alle reti lunghe della globalizzazione, per la creazione di una politica economica ed industriale a favore del settore e del territorio. 121 Tra le proposte di intervento molti degli intervistati a livello locale appoggiano una trasformazione delle imprese che consenta di produrre con un marchio proprio. Inoltre, sarebbe opportuno consorziare le aziende così da dar luogo ad una filiera produttiva che possa dedicarsi a produzioni in conto proprio. Questo processo dovrebbe essere accompagnato dalle istituzioni, non soltanto attraverso la gestione delle politiche passive degli ammortizzatori sociali, ma anche tramite lo sviluppo di servizi per la formazione, l innovazione, e la commercializzazione. Costruire nicchie di mercato di alta qualità è una delle proposte più ricorrenti: 117 Intervista TN Intervista TN Intervista TN Intervista TN Ibidem o creiamo un prodotto di qualità che gli altri non sanno fare o non possiamo più competere. Certamente la situazione non è di facile 61

62 soluzione; sarebbe stato meglio intervenire anni fa, prima della liberalizzazione dei prodotti. Oggi molte aziende chiudono e non credo che domani avranno la forza di riaprire per creare un prodotto di qualità ( ). C è una fascia di mercato che richiede l alta qualità, ed è lì che dobbiamo attestarci, sempre che ci siano le forze economiche ed intellettuali. Inoltre bisognerebbe avere maggiore coraggio. 122 Rimanere nel conto terzi potrebbe essere ancora possibile, secondo altri intervistati, a patto che le aziende si consorzino e lavorino con più sinergia: altrimenti, le micro-imprese del façon in questa nuova situazione di mercato non sono in grado di sopravvivere. Tab Le azioni da avviare a sostegno del settore (riepilogo per classi di risposta). Azioni TP Locali TP Nazionali Totale Servizi reali di supporto alle imprese Ricavarsi nicchie di mercato che richiedono alta qualità Convertire le produzioni alla commercializzazione diretta, dunque al conto proprio Associare le imprese Avviare una politica industriale di tutela a livello europeo oltre che locale Fonte: interviste ai testimoni privilegiati Le risposte degli intervistati circa le azioni da avviare a sostegno delle imprese del vestiario sono tutte riconducibili alla necessità di una decisa inversione di rotta rispetto al passato, che, tuttavia, deve essere tutelata ed accompagnata dalle Istituzioni. Dovrebbe, innanzitutto, cambiare l assetto interno dell azienda ed in seconda battuta i rapporti che questa ha con l esterno. Al suo interno l impresa dovrebbe avviare una profonda ristrutturazione: sviluppare innovazione e ricerca, crescere in modo strutturale (non necessariamente in termini di addetti, ma di strategie), per offrire un servizio con ciclo completo al mercato, una filiera che vada dallo studio del fattore moda, alla progettazione del capo, alla sua realizzazione fino alla distribuzione e commercializzazione sul mercato di sbocco. Un tale rafforzamento interno permetterebbe anche la trasformazione delle relazioni dell impresa con l esterno: dedicarsi alla produzione e alla commercializzazione dei 122 Intervista TL2. 62

63 prodotti, affrancarsi dai rapporti di subfornitura e ricavarsi nicchie di mercato che richiedono l alta qualità, in cui mettere a profitto il saper fare. Il processo di riconversione potrebbe essere attuato soltanto se sostenuto adeguatamente da servizi reali di accompagnamento e da una politica industriale, sia di tutela, che di promozione e sviluppo, di cui attualmente si segnala la debolezza. La schematizzazione che segue intende riepilogare le azioni che i testimoni privilegiati auspicano al fine di rafforzare e riposizionare il settore delle confezioni del sorano. Tab. 4.3 Le azioni proposte per il rafforzamento del settore abbigliamento di Sora Cosa devono fare le imprese? Dedicarsi al conto proprio. Ricavarsi mercati di nicchia. Costituire associazioni e consorzi per la creazione di una filiera produttiva. Cosa devono fare le Istituzioni e le parti sociali? Offrire servizi reali in termini di aiuti per ricerca, innovazione e formazione continua di dipendenti e imprenditori. Favorire l accesso al credito. Ridurre il carico fiscale. Fornire assistenza per la riconversione del processo che va dalla progettazione alla commercializzazione. Implementare una politica industriale di sostegno e tutela delle imprese alla luce dei mutati scenari di mercato a livello internazionale. Fonte: interviste ai testimoni privilegiati 63

64 CAPITOLO V LE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL VESTIARIO COINVOLTE NEL PROGETTO CCIAA-CNA 5.1 Introduzione Nel periodo che ha preceduto l avvio dell indagine territoriale presso le aziende del Distretto, ed in particolare prima della scelta del campione casuale di imprese cui somministrare il questionario semistrutturato 123, dalla lista 124 fornita dalla Camera di Commercio di Frosinone sono state estrapolate tutte quelle realtà aziendali (in totale 23 unità) già coinvolte in un precedente progetto, realizzato nel corso dei primi mesi del 2005 dalla Camera di Commercio di Frosinone e dalla Cna di Frosinone 125. Nell ambito di questa iniziativa erano state realizzate diverse interviste strutturate agli imprenditori ed avviato un ciclo di incontri formativi ed informativi 126. La scelta di escludere queste aziende dall universo di riferimento, e quindi di non somministrare loro il questionario semistrutturato indirizzato alle unità del campione selezionate, è stata dettata da due ordini di ragioni: a. non riproporre una serie di domande simili a quelle già poste dalla Cna nel corso delle interviste, evitando probabili effetti di saturazione da parte degli imprenditori coinvolti; b. ipotizzare, per questo gruppo di imprese già coinvolte in incontri collettivi, un maggiore livello di maturità e predisposizione al dialogo, e quindi predisporre colloqui incentrati sulle proposte di sviluppo e sulla progettualità; in sintesi rilevare la loro disponibilità al dialogo ponendo così le basi per la successiva fase di animazione prevista dal Progetto R.E.TE. Tutte le 23 realtà individuate sono state contattate: 16 di queste hanno dato la disponibilità all intervista 127. Tre di queste hanno rifiutato l intervista, mentre le restanti quattro non sono state incluse perché temporaneamente ferme per mancanza di commesse. A ciascuna delle 16 imprese citate è stato somministrata un intervista con domande a risposta aperta 128. Due di queste, considerate casi di eccellenza 129 sul territorio, sono state intervistate anche attraverso il questionario semi-strutturato (in altre parole, sono state incluse nel campione). 5.2 La situazione attuale e futura del settore e delle aziende Il giudizio emerso è univoco nel ritenere molto critica la situazione attuale del settore tessile abbigliamento in provincia di Frosinone. La forte concorrenza cui le imprese sono sottoposte ha aggravato una situazione di difficoltà delineatasi già da un decennio, nella quale il fattore costo del lavoro pesa sempre di più. 123 Vedi capitolo successivo ed allegato Aggiornata a marzo Oltre alle 23 imprese contattate dalla Cna, dalla lista delle aziende iscritte (166 in tutto) sono state escluse altre 12 aziende, segnalate dalla Camera di Commercio, in quanto ritenute non propense ad un eventuale intervista. 126 Per un approfondimento in tal senso vedi Catalano (2005). Vedi anche i siti internet della Camera di Commercio di Frosinone e della Cna di Frosinone (Cfr. sitografia). 127 Gli incontri sono stati effettuati tra il 23 maggio 05 ed il 22 giugno Vedi allegato Sono imprese attive sui mercati internazionali, in grado di gestire produzioni in conto proprio e di offrire servizi di supporto alle altre realtà imprenditoriali del Distretto. 64

65 E una vergogna, i prezzi sono troppo bassi perché la concorrenza straniera è altissima. Tutte le grandi marche ormai portano i propri capi dai cinesi. Qui un operaio costa tantissimo il problema è l eccessivo costo della manodopera. 130 Tra i problemi segnalati, oltre alla concorrenza internazionale ed all elevato costo del lavoro, si rilevano: la carenza di commesse ed i lunghi periodi di sospensione 131 delle lavorazioni, i ristretti margini di prezzo imposti dai committenti. La mancanza di commesse ed il blocco temporaneo delle lavorazioni derivano anche dal fatto che i committenti si rivolgono sempre più ai mercati esteri: oggi il problema è che i grandi committenti non producono più in Italia perché i costi sono più elevati rispetto a quelli che si possono ottenere in Cina o in altri paesi extraeuropei. L unico modo per sopravvivere è puntare sulla produzione del pronto moda, una modalità produttiva che le aziende estere non sono ancora in grado di gestire. 132 L attuale difficoltà, inoltre, ha determinato un generale clima di pessimismo rispetto alle possibilità di ripresa del settore e molti degli imprenditori non sono in grado di dire se negli anni a venire la loro azienda sopravviverà. In questo momento non ci sono prospettive, è una situazione che di anno in anno si aggrava sempre più secondo me è un settore destinato all estinzione, almeno in questa zona. 133 Guardi, io sono proprio arrabbiato. Sono anni che lavoro, anni che faccio sacrifici, ma cosa ho ottenuto? Non ho profitti, e per questo motivo spesso ho pensato di. Non so quanto potrò ancora andare avanti. 134 La mia azienda ha resistito fino ad oggi grazie ad enormi sacrifici, ho dovuto ridurre la manodopera, da 25 a 9 dipendenti. Se continua così dovremo chiudere nel giro di un paio di anni. 135 Io non vedo prospettive, qui il settore ormai sta morendo Intervista n Ora lavoriamo per un azienda di Napoli che è il nostro unico committente da tre anni. E poco, ma non troviamo altri sbocchi, e negli ultimi anni il lavoro che ci viene assegnato è anche diminuito. Spesso, soprattutto nei periodi di cambio di stagione, stiamo fermi - Intervista n Intervista n Intervista n Intervista n Intervista n Intervista n

66 Alcuni di loro lamentano anche la chiusura dei bilanci in perdita; dal punto di vista, invece, delle tipologie contrattuali atipiche, emerge la pratica, molto diffusa nel sorano, dell associazione in partecipazione. Sono quarant anni che faccio questo mestiere. Prima si riusciva a lavorare, ma oggi neanche si sopravvive. Negli anni scorsi avevo un impresa a mio nome, una ditta individuale. Oggi sono stato costretto a creare un associazione in compartecipazione con i miei vecchi dipendenti. E l unico modo che ho per far loro guadagnare qualcosa. Col vecchio sistema ero solo io a pagare (Intervista n. 8) Vista la crisi complessiva del sistema Italia, anche i committenti avrebbero dei problemi nella vendita dei capi perché i consumatori prediligono i prodotti a bassissimo costo, che consentirebbero loro di ridurre le spese e di far quadrare il bilancio di fine mese. Presto chiuderemo, ma in qualche modo continueremo l attività a livello familiare io, mia moglie e le mie figlie. Faremo il capo su misura e qualsiasi altra cosa pur di riuscire a mangiare. Attualmente stiamo ancora lavorando, ma le quantità sono scarse, non c è più la grande produzione di un tempo perché anche i committenti vendono meno, anche il loro mercato è bloccato, il consumatore non compra più come prima e non ha torto, perché, trovandosi di fronte all inflazione attuale, rispetto a 3 anni fa ha il 50% in meno da spendere e questo vale soprattutto per le famiglie: con euro al mercato si trovano capi che, acquistati da noi, costerebbero tre volte tanto. 137 Tab Situazione attuale e futura dell impresa 1. Risentiamo della crisi 4 2. Risentiamo molto della crisi, probabilmente cesseremo l attività 7 3. Cerchiamo di aggirare la crisi attraverso investimenti 2 4. Non risentiamo della crisi 1 5. Non risponde 2 Totale risposte 16 Fonte: interviste Soltanto gli imprenditori che non producono a façon affermano di risentire della crisi in modo indiretto e di riuscire, quindi ad andare avanti. Sicuramente risentiamo della crisi, anche se noi siamo in una nicchia un po diversa da quella dei classici façonisti, quindi ne risentiamo soltanto indirettamente. In ogni caso, non è facile 137 Intervista n

67 sostenere i costi, e questo è un problema complessivo, che riguarda il sistema Italia. 138 Alcuni imprenditori, infine, testimoniano attività vivaci e propense all investimento. Essi rappresentano realtà di punta del Distretto industriale, che hanno avviato investimenti per la creazione di un marchio, per la produzione in conto proprio, per la fusione con altre realtà imprenditoriali, per l innovazione di prodotto e di processo. Stiamo facendo un nostro marchio; stiamo inventando una nostra linea e questa è l unica soluzione è la prima collezione che facciamo. Questa impresa è nata dalla fusione di due vecchie aziende, abbiamo unito le nostre esperienze e ci occupiamo da una parte della ricerca del prodotto con stilisti e modellisti, e dall altra della produzione; abbiamo eliminato tanti passaggi per ridurre le spese superflue che non servono; la nostra è una produzione artigianale che va subito sul mercato. Noi acquistiamo tessuti, progettiamo, produciamo e consegniamo alla distribuzione. Non vogliamo più lavorare per conto terzi perché i margini di guadagno sono minimi. Con i prezzi ci posizioniamo sopra i prodotti cinesi del 50%, ma di sotto ai grandi marchi italiani, che pagano i prodotti ai terzisti due soldi e poi se le rivendono tantissimo perché conta la firma. Sul nostro territorio non abbiamo un centro di sviluppo per modellisti e per tale ragione dobbiamo sempre appoggiarci a Roma, pagando anticipatamente. Per acquistare i tessuti dobbiamo andare a Prato, Como, in Cina e in Turchia Le attività sostenibili per il futuro del settore Un primo elemento significativo, che denota anche un generale cambiamento di mentalità tra gli imprenditori, è che tra le possibili azioni future sono inserite la ricerca, finalizzata all innovazione ed alla qualità delle manifatture, e l individuazione di nuovi mercati di sbocco. Creare un indotto dove ci siano delle strutture cui appoggiarsi nella ricerca, nello sviluppo, perché in provincia su questo fronte non si trova niente: infatti, se serve una consulenza dobbiamo rivolgerci all esterno. 140 Inoltre, emerge la necessità di proteggere il settore dai prodotti a basso costo, di ridurre il carico fiscale per le aziende e di dare incentivi per sostenere il costo del lavoro. Sarebbe utile cercare di ridurre l importazione di prodotti stranieri e dare una mano alle piccole aziende attraverso una diminuzione del 138 Intervista n Intervista n Intervista n

68 carico fiscale. Servirebbero anche degli aiuti per gli operai, perché costano troppo. 141 Lo Stato dovrebbe andare incontro al privato, cosa che, invece, non avviene: l azienda è sottoposta a tutta una serie di costi per coprire il deficit dello Stato, e questo è impensabile. Si campa solo con il sacrificio personale, mentre dovrebbero esserci più sgravi o in ogni caso meno oppressioni a livello fiscale e statale. Non solo tasse e vincoli, altrimenti l alternativa sarà investire all estero. 142 Dalle testimonianze si evince come il finanziamento in se stesso non sia giudicato particolarmente utile: l assistenza richiesta è di tipo diverso e si riferisce in particolare ai servizi di marketing ed al sostegno alla commercializzazione. Oggi, infatti, è necessario un riposizionamento delle produzioni su mercati diversi da quelli attuali. E, tuttavia, un processo che le aziende non sono in grado di affrontare da sole, per le caratteristiche di fragilità e debolezza che queste piccole realtà a vocazione terzista portano con sé. I servizi richiesti devono, dunque, mirare a costruire una filiera di imprese che, qualora possibile, faccia crescere gradualmente le produzioni attraverso la conquista di nuovi mercati di nicchia, lo sviluppo di produzioni artigianali e di alta qualità e l'ideazione di un proprio marchio. Tab Le attività da portare avanti per il sostegno e la riqualificazione del settore Abbassamento del carico fiscale 4 Politiche protezionistiche sulle importazioni 4 Servizi alle imprese per lo sviluppo 3 Associare le imprese in una filiera di produzione 1 Concedere più finanziamenti alle imprese 1 Non so 3 Totale risposte 16 Fonte: interviste 5.4 La predisposizione delle aziende al cambiamento La crisi strutturale, che ormai il settore delle confezioni affronta da alcuni anni, pone le imprese in una situazione di forte disagio. In che modo le imprese possono affrontar il riposizionamento sul mercato, ormai necessario alla loro sopravvivenza? La loro possibile propensione al cambiamento può essere misurata, ad esempio, dalla maggiore o minore disponibilità ad essere coinvolte in attività comuni con altre imprese o con le amministrazioni locali. A tal fine, i successivi paragrafi approfondiscono quanto emerso dalle interviste circa: 141 Intervista n Intervista n

69 il livello di relazioni tra le imprese; la disponibilità delle imprese a partecipare ad un ciclo di incontri; le aspettative rispetto ad un possibile ciclo di incontri Le relazioni con le altre imprese Le interviste realizzate testimoniano, innanzi tutto, che i legami fra gli imprenditori del Distretto della Valle del Liri sono molto deboli: Ci conosciamo e collaboriamo, ma cose reali e concrete non si sono ancora viste. 143 Con le altre imprese non abbiamo grandi rapporti di lavoro. C è amicizia con alcuni imprenditori, mia moglie ad esempio prima lavorava in un altro laboratorio, ma quando ci incontriamo non parliamo di lavoro. 144 Conosco tutti, ma non c è amicizia vera, è conoscenza e basta, perché purtroppo non si può legare, a volte bisogna stare anche attenti a dire per chi stai producendo, perché gli altri sarebbero pronti a tagliarti le gambe in qualsiasi momento. 145 Le risposte degli imprenditori, da cui emerge un generale senso di sfiducia nei confronti dei colleghi, non spianano la strada ad una facile concretizzazione dei progetti finalizzati a consorziare le imprese oppure a farle collaborare. I forti ostacoli di carattere culturale potrebbero essere superati in modo graduale soltanto presentando agli interlocutori coinvolti concrete opportunità di crescita, possibilmente non troppo prorogate nel tempo La disponibilità degli imprenditori a partecipare agli incontri collettivi La maggioranza degli intervistati esprime posizioni di sfiducia circa la possibilità di risolvere i problemi attraverso incontri collettivi con altri colleghi, ritenendo inutile la realizzazione degli stessi, se prima non si risolve il problema, strutturale, della mancanza di commesse. Io ho sempre partecipato, ma le cose che sento dire sono sempre le stesse. L esperto si mette in cattedra e dice come vanno le cose in casa mia questi non capiscono che io la tecnologia la posseggo, quel che manca è il lavoro. 146 Ho partecipato a tutti gli incontri della categoria sia a livello locale che nazionale, ma l impressione non è stata positiva. La cosa 143 Intervista n Intervista n Intervista n Intervista n

70 peggiore è che la gente non ci crede più e non ha più lo spirito d iniziativa di un tempo. 147 Altri, pur dando un giudizio positivo sulla necessità di organizzare gli incontri, ritengono che da parte loro sarebbe difficile assicurare la loro presenza visti i numerosi impegni collegati alla gestione dell azienda, dal momento che anche loro sono impegnati direttamente nella produzione 148, oltre che, naturalmente, nella direzione delle stesse. Il giudizio è positivo perché è sempre utile collaborare con le associazioni e con le imprese per cercare delle soluzioni, però l incombenza del lavoro spesso porta a mettere da parte quelle che potevano essere le buone intenzioni iniziali ed a chiudersi nella propria azienda, cercando, innanzi tutto di risolvere i propri problemi. 149 Tab Giudizio sugli incontri già svolti e disponibilità ad un nuovo ciclo di riunioni Ha già partecipato ad incontri fra imprese? Si 16 No 0 Non risponde 0 Qual è il suo giudizio in merito? Positivo 4 Negativo 8 Non risponde 4 Parteciperebbe ad un nuovo ciclo di incontri? Si 11 No 5 Fonte: interviste Le aspettative rispetto ad un nuovo ciclo di incontri fra imprese Come registrato in sede di intervista, la maggior parte delle persone coinvolte si dice propensa a partecipare ad un nuovo ciclo di incontri, sebbene gli atteggiamenti siano sempre polemici, ed il giudizio sulle esperienze pregresse sia piuttosto critico, come dimostrano alcuni stralci di interviste sotto riportati. Ci sono delle proposte serie, ma non c è entusiasmo da parte dei promotori, sembra che abbiano delle grandi idee, ma la realtà poi è diversa. Si fa presto a parlare, ma bisogna stare dentro i problemi. Io comunque parteciperei, anche se non sono fiducioso, ma senza spendere nulla perché siamo all osso Intervista n Questo avviene soprattutto nelle aziende di minori dimensioni, dove non esiste una vera e propria struttura di management separata da quella della produzione e ad essa sovraordinata. 149 Intervista n Intervista n

71 Non ci serve chi sa parlare e basta, piuttosto chi conosce le cose come stanno, che conosce il territorio, le imprese e chi ha problemi come noi, chi sa di che parliamo, non chi ha le spalle coperte perché ha lo stipendio assicurato. 151 Alcuni, infine, ritengono che la definizione di nuove proposte di sviluppo nell ambito degli incontri potrebbe essere utile soprattutto a quelle aziende dedite soprattutto alla fase della produzione. Ci si aspetta sempre di più, però sono state utili perché sono state proposte cose che tu da solo non avresti mai potuto fare, anche per mancanza di tempo. 152 Box 5.1 Possibili obiettivi degli incontri collettivi secondo gli intervistati Nell ambito degli incontri: si devono ricercare e trovare possibilità di riduzione del costo del lavoro; si devono progettare servizi per il marketing; si devono realizzare studi sulle nuove tendenze della moda; si devono porre le basi per la creazione di consorzi fra imprese; si devono rafforzare i legami e le collaborazioni fra le imprese attraverso il dialogo. Fonte: interviste 151 Intervista n Intervista n

72 CAPITOLO VI LE INTERVISTE ALLE IMPRESE DEL CAMPIONE Premessa metodologica La scelta del campione è stata effettuata a partire dalla lista d aziende attive, aggiornata a marzo 2005, messa a disposizione dalla Camera di Commercio di Frosinone. Dalle 154 aziende individuate 154 è stato estratto un campione casuale di 48 unità (ossia il 31% del totale), definito in modo sistematico e ragionato (attraverso la preliminare individuazione del numero di imprese presenti in ciascun comune del Distretto). Durante la presa di contatto diretta con le unità selezionate si è constatata in molti casi l impossibilità di effettuare il colloquio; in particolare si sono rilevate situazioni di imprese: temporaneamente chiuse per mancanza di commesse; non più esistenti (fallite o chiuse definitivamente); non trovate al recapito indicato dalla lista del registro camerale. Le aziende del campione non intervistabili per i motivi sopra esposti sono state sostituite progressivamente con altre presenti nella lista. Questa selezione, insieme alle verifiche operate direttamente sul campo dalle ricercatrici, ha consentito di effettuare un censimento a vista delle imprese del Distretto Industriale della Valle del Liri (riportato nella tabella 6.1). Le aziende reperite ed attive sono state 102 (52 in meno di quelle risultanti dalla lista CCIAA); in totale sono stati somministrati 35 questionari 155 (oltre il 70% del campione). Se consideriamo l universo delle 102 aziende attive, la percentuale di interviste è di circa il 30%; considerando, inoltre che sono state intervistate, con domande aperte e non strutturate, anche 14 delle 20 aziende coinvolte dal progetto CCIAA-CNA, il numero di imprese coinvolte sale a 51, ossia il 50% di quelle censite dai ricercatori. E necessario infine segnalare che sono state individuate, ed escluse dal campione, cinque aziende di distribuzione, ossia realtà che commercializzano i prodotti, ma non sono dedita alla produzione diretta degli stessi. Le interviste sono state somministrate direttamente dai componenti dello staff di progetto 156. In questo modo è stato possibile osservare direttamente le realtà aziendali e stimare il numero dei dipendenti impiegati. Inoltre, la somministrazione guidata ha permesso di raccogliere informazioni sufficientemente esaustive, evitando il rischio di risposte parzialmente o totalmente incomplete. 153 Alessandro Alaimo, Manuela Vargiu. Elaborazioni statistiche a cura di Manuela Vargiu. 154 La base dati della CCIAA contava in realtà 166 aziende iscritte ed attive: tuttavia, sono state escluse dall universo 12 aziende perché fin dall inizio era nota la loro indisponibilità ad un eventuale intervista e/o coinvolgimento nelle attività di progetto. 155 Due imprese, già coinvolte dal progetto CCIAA-Cna, sono state nuovamente sottoposte ad intervista semistrutturata dalle nostre ricercatrici, vista l importanza che rivestono nell ambito del Distretto industriale (infatti, sono in grado di offrire servizi di supporto alle altre aziende e di stare sul mercato con un proprio marchio). 156 Hanno condotto le interviste: Verusca Parente, Antonella Passaquindici, Manuela Vargiu. 72

73 Tab Dettaglio del Censimento delle imprese registrate alla C.C.I.A.A. Comune Registrate Campione stabilito Intervistate Intervista CCIAA/Cna Rifiutano Chiuse Non reperite Distribuzione Ferme 157 Sora Monte S. Giovanni Campano Veroli Isola del Liri Strangolagalli Boville Ernica Altri Comuni del Distretto* TOT Fonte: CCIAA e censimento Rete *Un impresa, pur trasferitasi - dal Comune di Broccostella Comune compreso nel Distretto - a Posta Fibreno - Comune esterno al Distretto, è stata in ogni caso considerata nel campione, visto che il trasferimento è avvenuto da pochissimo tempo. L analisi dei dati raccolti tramite il questionario semistrutturato consente di restituire informazioni relativamente a sei aree tematiche specifiche di seguito elencate: 1. le caratteristiche strutturali delle imprese; 2. le specializzazioni produttive ed il posizionamento sul mercato; 3. il profilo e le aspettative degli imprenditori; 4. il numero e le caratteristiche lavoratori; 5. le forma di finanziamento dell impresa ed il ricorso alle agevolazioni; 6. il rapporto con il territorio e le criticità. I risultati presentati in questa sede derivano, oltre che dai dati raccolti attraverso l indagine Rete, anche da quelli del Rapporto 158 realizzato dalla Cna di Frosinone. Infatti, la Cna ha utilizzato un questionario che tratta tutte le problematiche sopra elencate: questo ha consentito, in molti casi, di aggregare le informazioni e di avere un quadro ancora più esaustivo della realtà distrettuale, oltre che di effettuare una comparazione tra i due gruppi di aziende coinvolte. 157 Aziende attive, ma temporaneamente ferme nella lavorazione per mancanza di commesse. 158 Vedi Catalano (2005). 73

74 6.2 Le caratteristiche strutturali delle imprese Circa l anno di costituzione l analisi delle risposte mostra che le imprese sono nate nella maggior parte dei casi in tempi recenti (tra il 1996 ed il 2005). L accorpamento delle classi di risposta e , raccoglie infatti, il 66% dei casi. Tab Anno di costituzione dell impresa Anno di costituzione Numero imprese Rete v.p. Rete Numero imprese Rete e Cna v.p. Rete e Cna % 11 20% % 8 15% % 15 27% % 20 36% Non risponde 0 0% 1 2% Totale imprese % % Fonte: interviste Rete e dati Cna In realtà la maggior parte di queste aziende, come emerso dal colloquio con gli intervistati, sono state costituite in seguito alla cessazione di una precedente attività, quindi, non sono di fatto attività imprenditoriali di nuova costituzione. Il dato è confermato anche conteggiando le imprese coinvolte dalla Cna. Ho iniziato aprendo la prima impresa venti anni fa. Per problemi vari abbiamo dovuto chiuderla, e nel 2003 ne ho aperta una nuova, intestandola a mia figlia Intervista IC4. 74

75 Graf Anno di costituzione delle imprese 31% 14% 20% 35% Fonte: interviste Rete Le imprese del campione sono localizzate in 11 comuni del Distretto 160. I più coinvolti per numero di aziende sono stati Sora, in cui sono state realizzate il 44% delle interviste, seguito Monte San Giovanni Campano (con il 16% delle interviste), e da Boville Ernica, Strangolagalli e Veroli (8% di interviste) 161. La sede legale e la sede operativa differiscono solo in un caso. (Impresa IC6). Tab Ripartizione sede legale per Comune Comune Imprese Rete Imprese per Comune (Dati Rete) (v.p) Imprese Cna Tot imprese per comune Imprese per comune (v.p.) Arpino 1 3% 0 1 2% Boville Ernica 3 8% 0 3 5% Isola del Liri 1 3% 3 4 7% Monte S.Giovanni Campano 7 20% % 160 Il Campione inizialmente prevedeva il coinvolgimento di 45 imprese localizzate in 13 comuni; due località sono state escluse per l impossibilità di intervistare le imprese ivi localizzate. 161 Una sola eccezione è rappresentata da un impresa di Broccostella (Comune che fa parte dell area distrettuale), da poco trasferitasi a Posta Fibreno (comune non localizzato nel Distretto industriale). Nonostante il recente trasferimento, si è ritenuto opportuno realizzare comunque l intervista. 75

76 Pescosolido 0 0% 1 1 2% Pico 1 3% 0 1 2% Pignataro Interamna 1 3% 0 1 2% Posta Fibreno 1 3% 0 1 2% S. Donato Val di Comino Sant'Elia Fiumerapido 0 0% 2 2 4% 1 3% 0 1 2% Sora 13 38% % Strangolagalli 3 8% 0 3 5% Veroli 3 8% 1 4 7% Tot % % Fonte: interviste Rete e dati Cna L 80% (28 unità) delle 35 imprese considerate è amministrata a livello familiare (Tab. 6.4), dato in linea con la forma giuridica dichiarata: infatti il 45% di queste è registrata sotto forma di ditta individuale ed il 34% come s.r.l. (tab. 6.5). Tab. 6.4 Conduzione familiare delle aziende Conduzione familiare v.a. v.p. Si 28 80% No 7 20% Tot % Fonte: interviste Rete Tab La forma giuridica delle imprese intervistate Forma Giuridica v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Ditta individuale 16 45% 24 44% Società a responsabilità Limitata Associazione in Partecipazione Associazione in Accomandita Semplice 12 34% 21 38% 2 6% 2 4% 2 6% 4 7% 76

77 Impresa Familiare 3 9% 3 5% Società a Nome Comune 0 0% 1 2% Tot % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Tra le 46 aziende che hanno risposto alla domanda concernente il fatturato (dati aggregati Rete e indagine Cna), una soltanto supera il milione di euro, mentre venti sono sotto ai 250 mila euro (il 44% del totale) (Tab. 6.6 e Graf. 6.2). Il quadro strutturale delle imprese dipinge, quindi, un tessuto produttivo quasi in miniatura, caratterizzato da una miriade di micro imprese a conduzione familiare. Tab La classe di Fatturato Classe di fatturato - Valori in Euro v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna < % 20 44% Tra e % 17 37% Tra e 4 12% 8 17% > % 1 2% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Graf La classe di fatturato delle imprese < % 12% 3% 52% Tra e Tra e > Fonte: interviste Rete e dati Cna 162 Due aziende non hanno risposto alla domanda relativa al fatturato. 77

78 Interessante anche il dato sulle forme di finanziamento, che rende evidente la prevalenza di modalità autonome, mentre sembra ininfluente il peso delle agevolazioni statali (non emergono informazioni, infatti, sull utilizzo di strumenti quali i piani di emersione, i piani di inserimento professionale, il credito d imposta, ecc.) Come vedremo più avanti, infatti, la questione del credito rappresenta uno dei nodi problematici delle aziende che operano nell ambito del Distretto. Tab. 6.7 Forme di finanziamento che l impresa utilizza? 163 Autofinanziamento Servizi parabancari 164 Agevolazioni statali Valori assoluti Fonte: interviste Rete 6.3 Le specializzazioni produttive ed il posizionamento sul mercato Le principali attività svolte dalle aziende riguardano l abbigliamento esterno donna (71% dei casi, 78% considerando anche le aziende intervistate dalla Cna), seguite dal capospalla (17% delle aziende). Tab Le attività di produzione principali Attività svolta v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Maglieria 1 3% 1 1.8% Capospalla 6 17% % Abbigliamento esterno donna Abbigliamento uomo donna 25 71% 43 78% 0 0% 1 1.8% Camiceria 1 3% 1 1.8% Abiti da lavoro 2 6% 2 3.6% Tot % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Tutte le imprese contattate utilizzano macchinari per il taglio dei tessuti, mentre soltanto sette (il 20% del campione) fanno uso di sistemi CAD (Computer Aided Design - progettazione assistita da elaboratore). Il dato non cambia di molto considerando il dato aggregato delle aziende (Rete e Cna). 163 Possibilità di fornire più risposte. 164 Leasing e factoring. 78

79 Tab L impresa dispone della macchina per il taglio dei tessuti? E dei sistemi CAD? v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Taglio % 49 89% CAD 7 20% 8 15,5% Fonte: interviste Rete e dati Cna Molto interessante è anche il dato relativo al giudizio dato dagli imprenditori sul grado di efficienza dei loro macchinari, che nel 48% dei casi è alto (dato che cresce al 64% includendo le aziende del progetto CCIAA-Cna) e nel 43% dei casi medio; soltanto 3 intervistati hanno espresso un giudizio del tutto negativo a riguardo. Tab Grado di efficienza dei macchinari v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Alto 17 48% 35 64% Medio 15 43% 17 31% Basso 3 9% 3 5% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Il grado di innovazione dei macchinari (graf. 6.3), così per come espresso dai soggetti contattati, si pone a livelli medio alti. Tale dato è in linea con l esigenza delle imprese terziste di offrire ai propri committenti un alto livello qualità delle produzioni, garantito anche laddove i macchinari non siano di ultima generazione, grazie al buon livello di manualità artigianale espresso. 79

80 Graf Grado di innovazione dei macchinari 14% Alto 37% Medio 49% Basso Fonte: interviste Rete La manutenzione dei macchinari (tab. 6.11) è nella maggior parte dei casi svolta all interno dell azienda, sia per abbassare i costi di gestione, sia perché molti imprenditori dichiarano di essere in possesso di una qualifica specifica che consente loro di riparare i macchinari (tecnico industriale), o, comunque, di avere esperienza pratica rispetto a tale attività. Tab Manutenzione dei macchinari v.a. v.p. Manutenzione interna 25 71% Manutenzione esterna 10 29% Totale % Fonte: interviste Rete La gran parte delle imprese svolge la produzione per conto terzi (77%), mentre soltanto il 17% di queste si dedica esclusivamente alla produzione in conto proprio. Ci sono poi casi in cui alla tradizionale produzione in conto terzi, si affiancano dei tentativi di produzione in conto proprio (6%). Il dato è perfettamente in linea anche se confrontato le imprese coinvolte nell indagine CCIAA-Cna. 80

81 Tab Tipologia delle produzioni Produzione v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Conto terzi 27 77% 43 78% Conto proprio 6 17% 9 16% Sia conto terzi che proprio 2 6% 3 6% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Soltanto il 37% delle aziende dichiara più di 3 committenti, mentre il 43% di queste arriva al massimo a 3 ed il 20% è monocommittente. Tale situazione, di fatto, pone i terzisti in una posizione di svantaggio competitivo, con conseguenti difficoltà di governo dei prezzi dei prodotti. Tab Numero dei committenti Committenti v.a. v.p. Tanti (>3) 13 37% Pochi (2-3) 15 43% Singolo 7 20% Totale % Fonte: interviste Rete La maggior parte delle imprese lavora in Pronto Moda (tab. 6.14), quindi contribuisce alla produzione di abiti inseriti in collezioni create in base alle ultime tendenze rilevate sul mercato. Questo, naturalmente, impone ritmi produttivi forsennati e lascia poco tempo agli imprenditori per dedicarsi alla progettazione e ad iniziative collaterali di rafforzamento delle loro aziende. Tale tendenza è in linea con la crescente pratica di affidare le produzioni in programmato, ossia quelle finalizzate alla creazione di collezioni disegnate e concepite con largo anticipo rispetto alla loro immissione sul mercato, alle imprese localizzate nei paesi a più basso costo del lavoro, quali, ad esempio, quelli del Nord Africa e dell Europa dell Est. Tab Tipologie di lavorazione v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Programmato 6 17% 10 18% Pronto Moda 29 83% 45 82% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna 81

82 L approvvigionamento di materie prime e semilavorati (Tab. 6.15) avviene nel 50% dei casi nella Regione Lazio, nel 30% dei casi nel Nord Italia e soltanto nel 20% dei casi nel territorio provinciale. Tab Luogo di approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati v.a. v.p. Nord Italia 6 30% Regione Lazio 10 50% Provincia di Frosinone 4 20% Totale % Fonte: interviste Rete Il ricorso ai fornitori esterni è, tuttavia, esiguo perché la prevalente vocazione terzista delle imprese fa sì che i materiali siano direttamente forniti dai committenti alle aziende (83% dei casi vedi tab. 6.16). La tendenza è confermata anche includendo le realtà imprenditoriali intervistate dalla Cna (74,5% dei casi). Sono, invece, le imprese che producono in conto proprio a preferire i fornitori del Nord Italia, come si evince anche dalle parole di un imprenditore: ricerco personalmente a Como stoffe e accessori particolari, per gli abiti da sposa che produco artigianalmente. 166 Tab La modalità di approvvigionamento di materie prime e semilavorati Consegna dei fornitori v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna 29 83% % Acquisto diretto 6 17% % Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Nella scelta dei fornitori il fattore discriminante risulta essere (nel 71% dei casi) il rapporto qualità prezzo; anche l importanza delle relazioni (il così detto rapporto consolidato ) incide in modo abbastanza rilevante (26% degli imprenditori). 165 Hanno risposto alla domanda soltanto 20 imprenditori. 166 Intervista IC2. 82

83 Graf. 6.4 Criteri di scelta dei fornitori Qualità - prezzo 26% 3% 71% Velocità delle consegne Rapporto consolidato Fonte: interviste Rete Le produzioni (tab. 6.17) sono rivolte principalmente al mercato nazionale (19 risposte su un totale di 38) e regionale (12 risposte). Quasi assente il mercato di sbocco locale, mentre risulta interessante il dato sui mercati internazionali (16% dei casi). Tab Mercati finali delle produzioni 167 v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Mercato locale 1 3% 3 5% Mercato regionale 12 31% 22 34% Mercato nazionale 19 50% 32 50% Mercato 6 16% 7 11% internazionale Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Tutti gli imprenditori, tranne uno, segnalano come attuale, e quindi rilevante, il fenomeno della concorrenza, imputabile ai bassi costi del lavoro e delle produzioni offerti dai Paesi dell Est europeo, dell estremo Oriente o del Nord Africa (tab. 6.18). 167 Possibilità di fornire più risposte. 83

84 Tab Giudizio sulla concorrenza nel settore v.a. Attuale 31 Potenziale 1 Totale Fonte: interviste Rete Nonostante la crisi in cui versano le imprese del Distretto selezionate, la metà di queste (18 unità) ha dichiarato di ricorrere a consulenze esterne per aumentare la competitività dell impresa. Al contrario, sono poco utilizzati i canali promozionali solo 4 intervistati su 35 pari all 11% del campione dichiara di ricorrervi e la partecipazione alle fiere campionarie (dichiarata da 6 soggetti su 35, pari al 17% del campione); infine, le collaborazioni internazionali sono registrate in un solo caso su 35. Tab Utilizzo di consulenze esterne per il marketing o il processo di produzione Si 18 No 17 Totale 35 Fonte: interviste Rete 6.4 Profilo ed aspettative degli imprenditori Soltanto 7 dei 35 imprenditori che hanno risposto alla domanda dichiarano di non aver avuto altre esperienze nel settore tessile abbigliamento prima di divenire titolari dell impresa che oggi dirigono. Si tratta, infatti, nella maggior parte dei casi, di operai che, dopo aver lavorato per alcuni anni nei laboratori della zona, si sono messi in proprio 169. Ho iniziato a lavorare come sarta, poi nel 1981 ho aperto una jeanseria con la mia famiglia. 170 Ho lavorato in Italia e in America come sarto, poi sono tornato qui e ho aperto l impresa. 171 Il titolo di studio degli imprenditori non sempre riguarda specializzazioni tecniche del settore tessile abbigliamento. Quelli che detengono un titolo di studio coerente all attività produttiva svolta rappresentano, infatti, la minoranza dei casi. Il dato è amplificato nel caso in cui il Campione sia esteso a tutte le 55 imprese (dati Rete e Cna). v.a. 168 Tre intervistati non hanno risposto a questa domanda. 169 Spinn off aziendale. 170 Intervista IC Intervista IC12. 84

85 Dunque sembra che valga più l esperienza maturata in azienda rispetto ai titoli di studio acquisiti. Tab Inerenza del percorso di studio dell imprenditore con il settore produttivo di attività Percorso inerente Percorso non inerente v.a. Rete v.p. Rete Rete e Cna v.p. Rete e Cna 15 43% 16 29% 20 57% 39 71% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Dalle risposte emerge, nonostante la crisi del settore, una forte propensione a rimanere nella produzione in conto terzi, ma attraverso la ricerca di nuovi mercati (67% degli imprenditori). Queste nuove opportunità dovrebbero riguardare prodotti di nicchia che richiedono un alto livello qualitativo. Soltanto il 22% degli imprenditori sarebbero disposti a riconvertire la propria produzione al conto proprio, anche perché questo comporterebbe l attivazione di azioni più complesse come, ad esempio, la commercializzazione del prodotto finito sul mercato. Tab Desideri espressi dagli imprenditori rispetto agli sviluppo futuri della loro attività v.a. v.p. Lavorare in conto proprio 8 22% Continuare nel conto terzi, ma su nuovi mercati 24 68,6% Internazionalizzazione 1 2,8% Ciò che facciamo ora va bene 1 2,8% Non risponde 1 2,8% Totale % Fonte: interviste Rete 85

86 6.5 I lavoratori nelle aziende del Distretto Nelle 35 imprese coinvolte risultano essere impiegati, secondo le dichiarazioni degli imprenditori, 327 lavoratori: 310 di questi sono di sesso femminile (95%). Ridotto è il numero di extracomunitari: quelli dichiarati dagli imprenditori sarebbero, infatti, soltanto 16. La media dei lavoratori dichiarati, considerando anche quelli associati in partecipazione, ammonta a 9 unità per azienda, contro i dieci che risultano dai dati ufficiali 172. Tab Numero dei lavoratori dichiarati (Rete) Maschi Femmine Totale lavoratori Di cui extracomunitari v.a v.p. 5% 95% 100% 5% Età Media 34 anni Fonte: interviste Rete Includendo nell analisi anche le aziende coinvolte nel progetto CCIAA-Cna il numero dei lavoratori sale a 594 e la media per impresa cresce fino a 12 unità. L età media è piuttosto bassa dal momento che supera di poco i 30 anni. Tab Numero dei lavoratori dichiarati (Rete e Cna) Maschi Femmine Totale lavoratori Età Media v.a anni v.p. 7% 93% 100% Fonte: interviste Rete e dati Cna Grazie all azione di ricerca sul campo è stato anche possibile, per quanto concerne il numero dei lavoratori impiegati nelle imprese, operare un confronto tra la realtà osservata e quella che risulta, invece, dalle fonti amministrative ufficiali 173, in particolare quelle dell Inps (la fonte utilizzata è rappresentata dai Modelli DM ). Questo metodo, pur risentendo di limiti legati al periodo temporale in cui si è svolta l analisi (quindi, alla mancanza di continuità nella rilevazione 175 ), ai possibili errori derivanti da un osservazione di tipo qualitativo (attribuibili sia ai ricercatori, sia agli imprenditori intervistati 176 ), oltre che dalla discrepanza tra periodo di rilevazione ed aggiornamento delle liste Inps, ha consentito di effettuare delle stime sulla presenza di 172 Vedi Capitolo II. 173 Cfr. Comitato per l emersione del lavoro non regolare (2002). 174 Il modello DM10 è utilizzato dal datore di lavoro per denunciare all'inps le retribuzioni mensili corrisposte ai lavoratori dipendenti, i contributi dovuti e l'eventuale conguaglio delle prestazioni anticipate per conto dell'inps, delle agevolazioni e degli sgravi. ( 175 Per motivi di tempo, di risorse e di opportunità legata al rischio di innescare reazioni negative negli imprenditori, non è stato possibile ripetere la rilevazione in momenti diversi e a distanze di tempo prestabilite. 176 Grazie all impegno delle ricercatrici, l osservazione delle realtà aziendali ha consentito di rilevare il numero dei lavoratori, ossia di osservare le unità presenti al momento dell intervista, quindi, di contare eventuali lavoratori addizionali, non dichiarati dagli imprenditori e/o non iscritti all Inps; a loro volta, gli imprenditori, che dovrebbero per logica dichiarare soltanto i lavoratori in regola (quindi, quelli iscritti all Inps), nel corso dei colloqui, vista la differenza tra lavoratori dichiarati e lavoratori Inps hanno evidentemente dichiarato addetti extra rispetto a quelli regolarmente assunti. 86

87 lavoro nero nelle imprese del vestiario. La tabella che segue riporta i risultati della comparazione effettuata: per tale stima sono state utilizzate 18 delle 35 aziende coinvolte; negli altri casi le aziende sono state escluse per due motivi: a) aziende non presenti nella lista Inps; b) aziende presenti nella lista Inps, ma con un numero di lavoratori iscritti maggiore di quelli osservati e/o dichiarati. Tab Stima presenza di lavoro non regolare Num. aziende N. lav. Dich. N. lav. osservati N. lav. Inps Differenza tra lav. osservati e lav. dichiarati Differenza tra lav. osservati e lav. Inps Differenza tra lav. dichiarati dagli imprenditori e lav. Inps % di lavoro non regolare 14,4% 51,6% 37,2% % media di lavoro non regolare 34,4% Fonte: elaborazioni su dati Rete e Inps Sono sette le aziende in cui non sarebbe stata rilevata la presenza di lavoratori irregolari, mentre nelle restanti 11 le diverse stime effettuate testimoniano discrepanze e, quindi, probabili irregolarità. In particolare, il tasso di sommerso è stato calcolato utilizzando la base dati Inps ed il confronto tra lavoratori osservati e lavoratori dichiarati. Si passa (Tab. 6.24) da una percentuale minima del 14,4% (calcolata in base alla differenza tra lavoratori osservati e lavoratori dichiarati dai soggetti che hanno risposto alle domande), ad un valore massimo del 51,6% (calcolato in base alla differenza tra lavoratori osservati e lavoratori Inps), passando da un valore percentuale del 37,2% (calcolato in base alla differenza tra lavoratori dichiarati e lavoratori Inps). La percentuale media di irregolarità di lavoro sarebbe quindi, nelle 18 aziende considerate, pari al 34,4%. Emerge, in particolare, un dato significativo, ossia che gli stessi imprenditori avrebbero dichiarato la presenza di lavoratori non iscritti all Inps. Oltre alla rilevazione del numero dei lavoratori ed alle stime di irregolarità, sono emerse notizie interessanti sul livello formativo degli stessi, il grado di specializzazione, il salario, il legame con l impresa, la modalità di ricerca del lavoro e di reperimento da parte delle aziende, i rischi legati alla sicurezza, la formazione interna, le prospettive occupazionali del settore (previsione di nuove assunzioni). Il titolo di studio dei lavoratori è nella maggior parte dei casi (66%) la scuola dell obbligo, a dimostrazione che il grado di scolarizzazione è basso. Tab Scolarizzazione media v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Scuola dell obbligo 23 66% 39 74% Diploma 12 44% 14 26% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna 87

88 La minor presenza di dipendenti diplomati spiega anche la bassissima incidenza di operai specializzati (11% nel campione Rete e addirittura 4% nel campione allargato Cna) a fronte del grande numero operai generici (intorno al 90% del totale) e della totale assenza di aziende che utilizzano impiegati. Tab Qualifica prevalente dei lavoratori per azienda v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Impiegati Operai specializzati 4 11% 4 7% Operai generici 31 89% 51 93% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Una consistente parte degli imprenditori (il 31%) dichiara di corrispondere ai propri dipendenti un salario inferiore al minimo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Le cause di tale situazione sono imputabili secondo gli intervistati ai bassissimi o nulli margini di guadagno perseguibili in questo momento di crisi economica. Graf Corrispondenza dei salari con i contratti collettivi nazionali di lavoro 31% Ccnl Non in linea Ccnl 69% Fonte: interviste Rete Secondo il 71% degli imprenditori esiste un buon legame dei lavoratori con l azienda, in altri termini si riscontra un alto livello di fidelizzazione verso l azienda. Evidentemente, la dimensione piccola delle aziende e la gestione di tipo familiare favoriscono la creazione di rapporti consolidati e di un ambiente informale in cui i lavoratori vivono volentieri. 88

89 Tab Legame dei lavoratori con l impresa e gli imprenditori v.a. v.p. Buono 25 71% Non buono 10 29% Totale % Fonte: interviste Rete Anche la modalità di reperimento della manodopera, che nella maggior parte dei casi avviene attraverso i canali familiari o amicali e l autocandidatura, testimonia dei rapporti di lavoro chiaramente informali ed influenzati dal fattore territoriale. Graf. 6.6 Modalità di reperimento della manodopera Collocamento Amicale - familiare Autocandidatura Fonte: interviste Rete Nonostante questo, il 46% degli imprenditori ritiene che non sia facile trovare nel territorio del Distretto industriale, o meglio non lo è più come in passato. Il ricambio generazionale è esiguo, come lo è il numero di nuove imprese nate su iniziativa di ex lavoratori. I casi di gemmazione testimoniati dagli imprenditori, infatti, sono solo cinque. Una delle ragazze che ha lavorato con me per un certo periodo circa tre anni fa si è messa in proprio, ed ha aperto un suo laboratorio dall altra parte della strada. Ma la crisi la sentiamo tutti infatti 89

90 credo che ora non lavori, o meglio che forse stia lavorando, ma in nero almeno a quanto ne so io. 177 Tab Difficoltà di reperimento della manodopera Si 16 46% No 19 54% Totale Fonte: interviste Rete I contratti offerti ai lavoratori sono nella maggior parte dei casi a tempo indeterminato e a tempo pieno. Il part-time, nonostante i lavoratori siano nella maggior parte donne, viene concesso raramente. Soltanto 3 aziende dichiarano di utilizzare l apprendistato ed il tirocinio e lo fanno nei casi in cui il lavoratore sia di nuova assunzione e non abbia ancora esperienza nel settore. Tab Tipologia di contratto dei lavoratori dichiarata dagli imprenditori Contratto a tempo indeterminato v.a. v.p % Contratto a tempo 8 23% determinato Contratto tirocinio / 3 5% apprendistato Collaborazione coordinata e 1 3% continuativa Totale % Fonte: interviste Rete Nel corso delle rilevazioni una piccola percentuale di imprenditori (l 11%) ha dichiarato di operare in strutture ancora non adeguate agli standard imposti dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Alcuni esempi riguardano la mancanza di uscite di sicurezza o di estintori e la mancanza di un adeguato impianto di illuminazione. Tab Rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro v.a. v.p. Si, impianti a norma 31 89% No, impianti da adeguare 4 11% Totale Fonte: interviste Rete 177 Intervista IC9. 90

91 Le informazioni ricavate dalle interviste sono confermate e completate dai dati relativi alle attività ispettive dell ASL di Sora e della Direzione Provinciale del Lavoro. Dall analisi delle prescrizioni impartite dai tecnici della prevenzione riportate in Tab emerge che le maggiori violazioni alla normativa sulla sicurezza nelle aziende che operano all interno del Distretto tessile di Sora riguardano, per quanto riguarda l anno 2001, la mancata denuncia dell impianto elettrico di messa a terra (art. 328 del DPR 547/55). Le altre principali violazioni riguardano l altezza degli ambienti di lavoro, la pulizia dei bagni e dei pavimenti, la mancanza di estintori e la mancata valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro (art. 4 del D.Lgs 626/94). Tab Tipologia di violazioni rilevate dallo SpreSAL della ASL nel tessile abbigliamento (anno 2001) Tipologia di violazione Totale numero Sanzioni Mancata denuncia dell impianto elettrico di messa a terra all autorità competente 22 Altezza dei locali di lavoro inferiore al minimo previsto Mancata valutazione dei rischi o autocertificazione dell avvenuta valutazione Mancata Tenuta del Registro degli infortuni 2 Mancanza di Estintori portatili 2 Carenza di pulizia dei bagni, spogliatoio e 1 refettorio Mancata pulizia dei pavimenti e locali di lavoro 1 Uscita d emergenza non idonea 1 Totale 35 Fonte: ASL di Sora Dai dati forniti dal Servizio Ispezioni Lavoro della DPL riportati nella Tab si rileva che su un totale di 15 aziende ispezionate nel settore del tessile di Sora negli anni dei 377 lavoratori complessivamente occupati, 219 sono risultati non regolari (58%). Le violazioni più ricorrenti si riferiscono al diffuso ricorso alle associazioni in partecipazione e alla corresponsione di salari inferiori a quelli contrattuali anche da parte di aziende che non hanno proceduto alla stipula dei previsti accordi di gradualità

92 Tab Ispezioni della DPL nelle aziende del Distretto tessile di Sora, anni N. Aziende Visitate Diffide Regolari Irregolari Lavoratori occupati nelle aziende visitate Lavoratori a cui si riferiscono le irregolarità accertate Contestazioni notazioni illeciti amministrativi Rapporti per illeciti amministrativi Fonte: DPL di Frosinone La formazione interna è rivolta prevalentemente ai dipendenti (29 imprese su 35). Sono pochi (17%) i casi in cui la formazione è indirizzata anche agli imprenditori. Soltanto tre aziende hanno dichiarato attività formative rivolte ad entrambe le categorie citate. A prescindere dai beneficiari a cui si rivolge, la formazione è svolta nella maggior parte dei casi in azienda e raramente affidata all esterno. Tab Utenza di riferimento delle azioni formative interne v.a. v.p. Formazione ai dipendenti 29 83% Formazione agli imprenditori 6 17% Totale % Fonte: interviste Rete Tab Luogo di svolgimento delle azioni formative v.a. v.p. Formazione interna 29 83% Formazione esterna 6 17% Totale % Fonte: interviste Rete La situazione di difficoltà delle aziende è testimoniata anche dal fatto che soltanto il 29% di queste prevede nuove assunzioni nel breve periodo. Fra le imprese intenzionate ad acquisire nuovo personale, rientrano tutte quelle che si stanno dedicando alle produzioni in conto proprio. 92

93 Tab A breve sono previste nuove assunzioni? v.a. v.p. Si 10 29% No 25 71% Totale % Fonte: interviste Rete 6.6 Il rapporto con il territorio e le criticità Il livello d integrazione delle imprese nell ambito del territorio provinciale è stato misurato attraverso la rilevazione del giudizio espresso rispetto al rapporto con gli istituti di credito, gli istituti bancari, gli enti locali e gli enti ispettivi. I giudizi sul rapporto con le banche denotano una situazione media, dal momento che soltanto il 23% degli imprenditori lo ritiene buono, ed il 20% difficile. I problemi con le banche nascono, tra l altro, dal fatto che le aziende sono vittime di un sistema di pagamenti eccessivamente dilazionati nel tempo (30, 60, 90, 120 gg.) e questo crea loro problemi di solvibilità. Tab Il rapporto con gli istituti di credito v.a. v.p. Buono 8 23% Ordinario 20 57% Difficile 7 20% Totale % Fonte: interviste Rete La maggior parte degli imprenditori (tab. 6.37) sceglie le banche in base a rapporti consolidati, mentre soltanto il 19% di questi utilizza il criterio dei servizi offerti: la scelta, quindi, ricade più sull abitudine e sulla fiducia, che non sulla valutazione di offerte vantaggiose e coerenti alla strategia aziendale. Tab Criteri di scelta degli istituti bancari v.a. v.p. Rapporto consolidato 19 51% Costo del denaro 11 30% Servizi offerti 5 19% Totale Fonte: interviste Rete 178 Possibilità di fornire più risposte. 93

94 I giudizi circa il legame con gli enti locali rispecchiano la stessa situazione osservata in precedenza: rapporti pressoché ordinari, ma con un 20% di testimonianze che denunciano relazioni critiche. Tab Il rapporto con gli enti locali v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Buoni 5 14% 14 32% Ordinari 23 66% 23 52% Difficili 7 20% 7 16% tot % % Fonte: interviste Rete e dati Cna La situazione relazionale peggiora sensibilmente nel caso degli enti ispettivi: il 63% del campione, infatti, li giudica difficili. Tab Il rapporto con gli enti ispettivi v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Buoni 6 17% 14 31% Ordinari 7 20% 22 49% Difficili 22 63% 9 20% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna I rapporti con gli Enti Pubblici (tab. 6.40) sono descritti come sostanzialmente ordinari nel 66% dei casi. Tuttavia, considerando anche le aziende contattate dalla Cna, il valore percentuale dei giudizi negativi sale al 42%. Tab Il rapporto con gli Enti Pubblici v.a. Rete v.p. Rete v.a. Rete e Cna v.p. Rete e Cna Buoni 6 17% 7 13% Ordinari 23 66% 24 45% Difficili 6 17% 22 42% Totale % % Fonte: interviste Rete e dati Cna Infine, il 46% degli imprenditori intervistati nell ambito Progetto R.E.TE. auspica che nel tempo possano migliorare i rapporti con la pubblica amministrazione, a 179 Undici imprenditori intervistati dalla Cna non hanno risposto a questa domanda. 180 Dieci imprenditori intervistati dalla Cna non hanno risposto a questa domanda. 181 Due imprenditori intervistati dalla Cna non hanno risposto a questa domanda. 94

95 dimostrazione del fatto che esiste ancora un certo grado di sfiducia nei confronti delle iniziative pubbliche a sostegno del settore. Graf I rapporti auspicati con la Pubblica Amministrazione 20% 46% 34% Miglioramento dei rapporti Mantenimento dei rapporti attuali Disinteresse - sfiducia Fonte: interviste Rete Le criticità individuate dal campione di imprese (tab. 6.41) riguardano in prima istanza gli ostacoli apportati dall alto costo del lavoro (34% di risposte), che le pone in una situazione di svantaggio competitivo a livello internazionale. Seguono il problema dell accesso al credito (21% di risposte) e, a pari percentuale, l efficienza della pubblica amministrazione, le infrastrutture e la mancanza di commesse (12%). Tab Le criticità v.a. v.p. Accesso al credito 16 21% Efficienza della p.a. 9 12% Infrastrutture 9 12% Elevato costo del lavoro 26 34% Mancanza di cooperazione 8 10% Mancanza di commesse 9 12% Totale % Fonte: interviste Rete 182 Possibilità di fornire più risposte. 95

Acquafondata Piazza Municipio Acquafondata. Acquafondata Piazza Caduti, Acquafondata. Acuto Via Cincinnato, Acuto

Acquafondata Piazza Municipio Acquafondata. Acquafondata Piazza Caduti, Acquafondata. Acuto Via Cincinnato, Acuto Comune Acquafondata Piazza Caduti, 1-03040 Acquafondata Acuto Viale Roma, 15-03010 Acuto Alatri Piazza Santa Maria Maggiore, 2-03011 Alatri Alvito Piazza Marconi, 3-03041 Alvito Amaseno Via Umberto I -

Dettagli

Alto Sangro : località di montagna vicino a Settefrati

Alto Sangro : località di montagna vicino a Settefrati Settefrati Dintorni Localita vicine a Settefrati Alto Sangro : località di montagna vicino a Settefrati Il comprensorio sciistico dell'alto Sangro è il più grnade di tutto il centro Italia e comprende

Dettagli

L Azienda è suddivisa in quattro Distretti Sanitari e quattro Poli Ospedalieri: DISTRETTI:

L Azienda è suddivisa in quattro Distretti Sanitari e quattro Poli Ospedalieri: DISTRETTI: FROSINONE L Azienda è suddivisa in quattro Distretti Sanitari e quattro Poli Ospedalieri: DISTRETTI: Distretto A (86.263 ab.), Distretto B (181.476 ab.), Distretto C (107.109 ab.), Distretto D (119.477

Dettagli

Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura 1/52

Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura 1/52 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura 1/52 Le Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura Legge 29-12-1993 n. 580 Riordinamento delle camere di commercio, industria, artigianato

Dettagli

CONOSCENZA GEOGRAFICA E TOPONOMASTICA RELATIVA AL TERRITORIO PROVINCIALE. E

CONOSCENZA GEOGRAFICA E TOPONOMASTICA RELATIVA AL TERRITORIO PROVINCIALE. E ELENCO QUIZ RELATIVI ALLA PROVA SCRITTA DELL ESAME DI CUI ALL ART. 6 COMMA 3 DELLA L. 15/01/1992 n 21 ELABORATI SULLA B ASE DEL PROGRAMMA DI CUI ALL ART. 19 DELLA L. REGIONALE n 58 DEL 27/01/ 1993. CONOSCENZA

Dettagli

ASE.1.1 ANALISI SWOT. Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Guidata "Borsacchio" Comune di Giulianova. Regione Abruzzo

ASE.1.1 ANALISI SWOT. Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Guidata Borsacchio Comune di Giulianova. Regione Abruzzo Regione Abruzzo Comune di Roseto degli Abruzzi Comune di Giulianova Piano di Assetto Naturalistico della Riserva Guidata "Borsacchio" ASE.1.1 ANALISI SWOT Maggio 2008 Analisi SWOT L analisi delle variabili

Dettagli

Gli occupati stranieri pag. 2. I disoccupati stranieri pag. 4. La tipologia di impiego pag. 6

Gli occupati stranieri pag. 2. I disoccupati stranieri pag. 4. La tipologia di impiego pag. 6 Studi e ricerche sull economia dell immigrazione Il mercato del lavoro straniero in Italia Anno 2011 Gli occupati stranieri pag. 2 I disoccupati stranieri pag. 4 La tipologia di impiego pag. 6 1 Gli occupati

Dettagli

Le dinamiche economiche provinciali nel Dott. Silvio Di Lorenzo Presidente Camera di Commercio di Chieti

Le dinamiche economiche provinciali nel Dott. Silvio Di Lorenzo Presidente Camera di Commercio di Chieti Le dinamiche economiche provinciali nel 2010 Dott. Silvio Di Lorenzo Presidente Camera di Commercio di Chieti Analisi dell andamento dell economia economia provinciale, attraverso i principali indicatori

Dettagli

10 IL MERCATO DEL LAVORO

10 IL MERCATO DEL LAVORO IL MERCATO DEL LAVORO 10.1 Il quadro nazionale L andamento del mercato del lavoro nel contesto nazionale può essere un utile strumento per meglio inquadrare le dinamiche occupazionali conosciute a livello

Dettagli

CONSIDERAZIONI SULLA REALTA SOCIO-ECONOMICA DELLA PROVINCIA DI GROSSETO

CONSIDERAZIONI SULLA REALTA SOCIO-ECONOMICA DELLA PROVINCIA DI GROSSETO CONSIDERAZIONI SULLA REALTA SOCIO-ECONOMICA DELLA PROVINCIA DI GROSSETO Mauro Schiano UFFICIO STUDI - CAMERA DI COMMERCIO GROSSETO Grosseto 12 settembre 2013 Il lavoro che non c è Alcune caratteristiche

Dettagli

fiscale.partita IVA C H I E D E

fiscale.partita IVA C H I E D E Spett.le COMITATO DI GESTIONE DELL ATC (Ambito Territoriale di Caccia) FR/ (*) Via Brighindi,5 03100 F R O S I N O N E OGGETTO: richiesta di risarcimento danni arrecati alle produzioni agricole (sia vegetali

Dettagli

LE MULTE NEI COMUNI DEL LAZIO Comune per Comune le sanzioni per infrazioni stradali accertate

LE MULTE NEI COMUNI DEL LAZIO Comune per Comune le sanzioni per infrazioni stradali accertate PROVINCIA: FROSINONE Acuto 3.000 1,6 Alatri 118.282 4,0 Alvito 410 0,1 Amaseno 33.443 7,6 Anagni 18.150 0,8 Aquino 1.336 0,2 Arce 465 0,1 Arpino 52.057 6,9 Atina 503.565 110,5 Ausonia 379.576 143,9 Belmonte

Dettagli

INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE DETERMINAZIONE. Estensore COLOMBI ANTONIO. Responsabile del procedimento ANTONIO COLOMBI

INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE DETERMINAZIONE. Estensore COLOMBI ANTONIO. Responsabile del procedimento ANTONIO COLOMBI REGIONE LAZIO Direzione Regionale: INFRASTRUTTURE, AMBIENTE E POLITICHE ABITATIVE Area: DETERMINAZIONE N. G00203 del 13/01/2014 Proposta n. 21450 del 17/12/2013 Oggetto: OCDPC n. 52 del 20 febbraio 2013,

Dettagli

LA REGIONE FUNZIONALE DEL BELLINZONESE

LA REGIONE FUNZIONALE DEL BELLINZONESE LA REGIONE FUNZIONALE DEL BELLINZONESE Alcuni dati di sintesi*: Popolazione: 49 489 (14% Ti) Superficie: 161 Km/q (5.8% Ti) Pil procapite: +4% rispetto al Pil pc ticinese Pil: 15% del Pil ticinese Occupazione:

Dettagli

1. La popolazione residente

1. La popolazione residente 1. La popolazione residente La popolazione residente in Italia al 31/12/2009 è pari a 60.340.328 unità, con un incremento di 295.260 unità (+0,5%) rispetto al 31 dicembre dell anno precedente dovuto prevalentemente

Dettagli

La popolazione di Cusano Milanino

La popolazione di Cusano Milanino La popolazione di Cusano Milanino 2011 Censimento e Anagrafe La popolazione legale viene rilevata ufficialmente con i censimenti. Dal 1861, data dell Unità d Italia, si sono svolti ogni 10 anni. Hanno

Dettagli

Scheda dati Roma ANALISI ECONOMICA

Scheda dati Roma ANALISI ECONOMICA ANALISI ECONOMICA Nei primi anni 2000 l area di Roma e della sua provincia crescevano a ritmi superiori alla media nazionale dell 1% annuo circa. Dal 2008, invece, registriamo tassi di contrazione delle

Dettagli

L ATTRATTIVITA DEL TERRITORIO MACERATESE

L ATTRATTIVITA DEL TERRITORIO MACERATESE L ATTRATTIVITA DEL TERRITORIO MACERATESE Lorenza NATALI 1 Camera di Commercio I.A.A. di Macerata Settore II Sviluppo e Sostegno Economico Area Promozione e Informazione Economica RISORSE UMANE STRUTTURE

Dettagli

LA POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE AL 1 GENNAIO 2007 IN ITALIA ED A FAENZA UN CONFRONTO

LA POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE AL 1 GENNAIO 2007 IN ITALIA ED A FAENZA UN CONFRONTO COMUNE DI FAENZA SETTORE SVILUPPO ECONOMICO Servizio Aziende e Partecipazioni comunali LA POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE AL 1 GENNAIO 2007 IN ITALIA ED A FAENZA UN CONFRONTO Edizione 1/ST/st/01.12.2007

Dettagli

Rapporto Economia Provinciale Analisi per Cluster

Rapporto Economia Provinciale Analisi per Cluster Rapporto Economia Provinciale 2009 271 Analisi per Cluster Analisi per Cluster 273 Cluster Per trarre qualche informazione dall andamento degli indicatori economici che ormai da sette anni vengono monitorati,

Dettagli

Popolazione, offerta di lavoro, valore aggiunto, consumi e demografia delle imprese a L Aquila

Popolazione, offerta di lavoro, valore aggiunto, consumi e demografia delle imprese a L Aquila Popolazione, offerta di lavoro, valore aggiunto, consumi e demografia delle imprese a L Aquila Aprile 2016 UFFICIO STUDI 1 1. La popolazione residente nella regione Abruzzo attualmente supera 1,3 milioni

Dettagli

Analisi del Trasporto Pubblico Locale a livello regionale Dati del triennio Regioni del Centro Italia

Analisi del Trasporto Pubblico Locale a livello regionale Dati del triennio Regioni del Centro Italia 1553 Analisi del Pubblico Locale a livello regionale 80 1554 Analisi del Pubblico Locale a livello regionale 81 Analisi del Pubblico Locale a livello regionale 2.2 Enti committenti comunali Si riportano

Dettagli

L economia del Lazio nel 2009

L economia del Lazio nel 2009 L economia del Lazio nel 2009 Evidenza dai conti regionali Istat pubblicati il 28 settembre 2010 Servizio Analisi e Finanza Sviluppo Lazio L economia del Lazio nel 2009 1. Premessa Il 28 settembre, l Istat

Dettagli

LA REGIONE FUNZIONALE DEL LOCARNESE E VALLEMAGGIA

LA REGIONE FUNZIONALE DEL LOCARNESE E VALLEMAGGIA LA REGIONE FUNZIONALE DEL LOCARNESE E VALLEMAGGIA Alcuni dati di sintesi*: Popolazione: 68 070 (20% Ti) Superficie: 1 120 Km/q (41% Ti) Pil procapite: -24.6% rispetto al Pil pc ticinese Pil: 15% del Pil

Dettagli

Tutte le parrocchie della Diocesi di Sora-Cassino- Aquino-Pontecorvo

Tutte le parrocchie della Diocesi di Sora-Cassino- Aquino-Pontecorvo Tutte le parrocchie della Diocesi di Sora-Cassino- Aquino-Pontecorvo STATO ATTUALE Elenco completo dei NOMI DELLE PARROCCHIE: 1. Parrocchia S. Maria Assunta (Cattedrale in Sora) 2. Parrocchia S. Restituta

Dettagli

Osservatorio per le Politiche Sociali - Terzo Rapporto

Osservatorio per le Politiche Sociali - Terzo Rapporto 1 STRUTTURA E DINAMICA DEMOGRAFICA Il capitolo si articola in due paragrafi. Nel primo sono riportati i dati e i commenti riguardanti la struttura demografica della popolazione della Valle d Aosta. Nel

Dettagli

Indice delle tavole e dei grafici

Indice delle tavole e dei grafici INDICI DELLE TAVOLE E DEI GRAFICI Indice delle tavole 1. DEMOGRAFIA Tav.1 - TASSI DI NATALITA' E DI MORTALITA' NELLA PROVINCIA DI BIELLA, IN PIEMONTE ED IN ITALIA (valori per 1.000 residenti) 2 Tav.2 -

Dettagli

L.R. 23 Gennaio 2006, n. 1 Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità (1)

L.R. 23 Gennaio 2006, n. 1 Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità (1) L.R. 23 Gennaio 2006, n. 1 Istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità (1) SOMMARIO Art. 1 - Oggetto e finalità Art. 2 - Definizioni Art. 3 - Requisiti per l individuazione

Dettagli

Viterbo. Rapporto 2011 sullo. stato delle province del Lazio: Il quadro di sintesi. 27 febbraio Sala del Consiglio Provinciale

Viterbo. Rapporto 2011 sullo. stato delle province del Lazio: Il quadro di sintesi. 27 febbraio Sala del Consiglio Provinciale Demografia e inclusione sociale Economia, ricchezza e sviluppo del territorio Risorse del territorio Sicurezza Rapporto 2011 sullo stato delle province del Lazio: Viterbo Il quadro di sintesi 27 febbraio

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA PREMESSO CHE: Norme per il turismo in Lombardia, viene delineato un

PROTOCOLLO DI INTESA PREMESSO CHE: Norme per il turismo in Lombardia, viene delineato un PROTOCOLLO DI INTESA PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO DI UN SISTEMA TURISTICO NELL AREA DI MONZA E BRIANZA PREMESSO CHE: 1. con l approvazione della L. R. n 8 del 14 aprile 2004, Norme per il turismo in

Dettagli

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE GIOVANILE

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE GIOVANILE LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE GIOVANILE Un primo passo verso l autonomia: conoscere il mercato del lavoro e le opportunità occupazionali Tra le principali finalità perseguite dalla Regione Friuli Venezia

Dettagli

ALCUNE VALUTAZIONI SULLE DINAMICHE DEL PIL E DEI CONSUMI PER GRANDI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE

ALCUNE VALUTAZIONI SULLE DINAMICHE DEL PIL E DEI CONSUMI PER GRANDI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE ALCUNE VALUTAZIONI SULLE DINAMICHE DEL PIL E DEI CONSUMI PER GRANDI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE UFFICIO STUDI CONFCOMMERCIO - 8 giugno 2017 L Italia manifesta da almeno due decenni un tasso di crescita particolarmente

Dettagli

sottoscrizione del protocollo Terni 21 maggio 2014

sottoscrizione del protocollo Terni 21 maggio 2014 CIVITER l Italia di mezzo Civitavecchia Viterbo Terni Rieti le politiche di sviluppo territoriale integrato e il corridoio nord dell area metropolitana romana sottoscrizione del protocollo Terni 21 maggio

Dettagli

Sintesi del Contesto Statistico

Sintesi del Contesto Statistico Regione Liguria Sintesi del Contesto Statistico Elaborazioni statistiche a cura di ARSEL Liguria - Agenzia regionale per i servizi educativi e per il lavor Osservatorio sul Mercato del Lavoro 1. Il quadro

Dettagli

IL VENETO E VENETO PROMOZIONE

IL VENETO E VENETO PROMOZIONE IL VENETO E VENETO PROMOZIONE IL VENETO E L ITALIA DATI GENERALI (2015) Italia Superficie 301.338 kmq Comuni 8.003 Popolazione circa 60 milioni PIL nazionale totale 1.800 miliardi di euro Pil nazionale

Dettagli

Censis - Il Lavoro Immigrato

Censis - Il Lavoro Immigrato Censis - Il Lavoro Immigrato Soddisfatti del proprio lavoro e sempre più richii dalle aziende: gli immigrati che lavorano in Italia rappresentano oramai una dimensione decisamente significativa del nostro

Dettagli

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE BOCCI, GINOBLE, GRASSI

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE BOCCI, GINOBLE, GRASSI Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N. 602 PROPOSTA DI LEGGE D INIZIATIVA DEI DEPUTATI BOCCI, GINOBLE, GRASSI Disposizioni per la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri

Dettagli

Preservare e migliorare la rete regionale Le strategie previste nel Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti

Preservare e migliorare la rete regionale Le strategie previste nel Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti Preservare e migliorare la rete regionale Le strategie previste nel Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti Obiettivo specifico: Migliorare i collegamenti su scala regionale: rete regionale

Dettagli

NOTIZIE STATISTICHE. La condizione lavorativa in Lombardia nel 2005 (Rilevazione sulle Forze di lavoro media 2005)

NOTIZIE STATISTICHE. La condizione lavorativa in Lombardia nel 2005 (Rilevazione sulle Forze di lavoro media 2005) NOTIZIE STATISTICHE S t a t i s t i c a e O s s e r v a t o r i N u m e r o 21 m a g g io 2006 La condizione lavorativa in nel 2005 (Rilevazione sulle Forze di lavoro media 2005) La partecipazione al mercato

Dettagli

GUIDA DI APPROFONDIMENTO IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE DELLA SARDEGNA

GUIDA DI APPROFONDIMENTO IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE DELLA SARDEGNA WWW.SARDEGNAIMPRESA.EU GUIDA DI APPROFONDIMENTO IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE DELLA SARDEGNA A CURA DEL BIC SARDEGNA SPA 1 SOMMARIO PREMESSA... 3 LA DEMOGRAFIA... 3 LA RICCHEZZA PRODOTTA... 3 L APERTURA

Dettagli

Progetto promosso e finanziato dalla. Unione Regionale delle Camere di Commercio della Campania

Progetto promosso e finanziato dalla. Unione Regionale delle Camere di Commercio della Campania Osservatorio regionale sulle Infrastrutture di Trasporto e Logistica in Campania a supporto delle politiche per la competitività del territorio Progetto promosso e finanziato dalla Unione Regionale delle

Dettagli

Visioni per Vercelli 2020

Visioni per Vercelli 2020 Visioni per Vercelli 2020 Premessa. Presentazione e metodologia Le Visioni per Vercelli2020 derivano da un elaborazione di dati e risultanze a partire da: - analisi dei lavori dei 5 tavoli tematici e del

Dettagli

AUMENTA IL DIVARIO ECONOMICO E SOCIALE TRA IL NORD E IL SUD. NEL MEZZOGIORNO QUASI 1 PERSONA SU 2 E A RISCHIO POVERTA

AUMENTA IL DIVARIO ECONOMICO E SOCIALE TRA IL NORD E IL SUD. NEL MEZZOGIORNO QUASI 1 PERSONA SU 2 E A RISCHIO POVERTA Ufficio Studi CGIa 24 giugno 2017 AUMENTA IL DIVARIO ECONOMICO E SOCIALE TRA IL NORD E IL SUD. NEL MEZZOGIORNO QUASI 1 PERSONA SU 2 E A RISCHIO POVERTA In questi ultimi anni di crisi, il divario economico

Dettagli

LA REGIONE FUNZIONALE DEL MENDRISIOTTO

LA REGIONE FUNZIONALE DEL MENDRISIOTTO LA REGIONE FUNZIONALE DEL MENDRISIOTTO Alcuni dati di sintesi*: Popolazione: 52 022 (15% Ti) Superficie: 126 Km/q (4.6% Ti) Pil procapite: +18.3% rispetto al Pil pc ticinese Pil: 19% del Pil ticinese Occupazione:

Dettagli

Scheda PASL Azioni di valorizzazione dei Centri Commerciali Naturali

Scheda PASL Azioni di valorizzazione dei Centri Commerciali Naturali Scheda PASL 1.2.3.1 - Azioni di valorizzazione dei Centri Commerciali Naturali ASSE STRATEGICO DI INTERVENTO DEL PROTOCOLLO D INTESA Asse 1 Sistema delle imprese, dell'innovazione e dei beni culturali;

Dettagli

La Liguria della crisi Come uscirne?

La Liguria della crisi Come uscirne? La Liguria della crisi 2008-2016. Come uscirne? Analisi, proposte e idee per (ri)costruire e far(ci) tornare la voglia di crescere La Liguria della crisi 2008-2016. Come uscirne? Analisi, proposte e idee

Dettagli

COMUNE DI CARPI. In collaborazione con PROVINCIA DI MODENA CAMERA DI COMMERCIO DI MODENA OSSERVATORIO DEL SETTORE TESSILE ABBIGLIAMENTO

COMUNE DI CARPI. In collaborazione con PROVINCIA DI MODENA CAMERA DI COMMERCIO DI MODENA OSSERVATORIO DEL SETTORE TESSILE ABBIGLIAMENTO COMUNE DI CARPI In collaborazione con PROVINCIA DI MODENA CAMERA DI COMMERCIO DI MODENA OSSERVATORIO DEL SETTORE TESSILE ABBIGLIAMENTO NEL DISTRETTO DI CARPI SETTIMO RAPPORTO GENNAIO 2004 R&I Ricerche

Dettagli

Il territorio e la popolazione

Il territorio e la popolazione Il territorio e la popolazione 17 Superficie Il territorio Le Marche si estendono per una superficie di 9693,5 Km 2 (il 3,2% del territorio italiano), con una struttura geomorfologica costituita in prevalenza

Dettagli

Rapporto Economia Provinciale Analisi per Cluster

Rapporto Economia Provinciale Analisi per Cluster Rapporto Economia Provinciale 2008 271 Analisi per Cluster Analisi per Cluster 273 Quadro generale Per trarre qualche informazione dall andamento degli indicatori economici che ormai da sei anni vengono

Dettagli

Andamento mercato immobiliare

Andamento mercato immobiliare Andamento mercato immobiliare Saluti del Presidente dell ANCE AIES Salerno Vincenzo Russo 18 maggio 2017 Camera di Commercio di Salerno Il mercato Immobiliare italiano Il mercato immobiliare residenziale

Dettagli

POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE. Anno Anticipazione

POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE. Anno Anticipazione Ragioneria Generale I Direzione Sistemi informativi di pianificazione e controllo finanziario U.O. Statistica POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE Anno 2016 Anticipazione Indice Stranieri residenti per area

Dettagli

LA REGIONE FUNZIONALE DEL LUGANESE

LA REGIONE FUNZIONALE DEL LUGANESE LA REGIONE FUNZIONALE DEL LUGANESE Alcuni dati di sintesi*: Popolazione: 145 214 (42% Ti) Superficie: 295 Km/q (11% Ti) Pil procapite: +11.3% rispetto al Pil pc ticinese Pil: 46% del Pil ticinese Occupazione:

Dettagli

CONTIENE il report sul LAVORO DOMESTICO 2015 per la Liguria

CONTIENE il report sul LAVORO DOMESTICO 2015 per la Liguria CONTIENE il report sul LAVORO DOMESTICO 2015 per la Liguria Lavoro domestico in Liguria nel 2015 in calo per il terzo anno di fila, badanti e colf ormai in pari; più italiani e meno stranieri 29.452 i

Dettagli

Modelli di impresa e Corporate Governance Parte prima 3.3 I caratteri strutturali delle imprese italiane e la loro evoluzione

Modelli di impresa e Corporate Governance Parte prima 3.3 I caratteri strutturali delle imprese italiane e la loro evoluzione Parte prima 3.3 I caratteri strutturali delle italiane e la loro evoluzione 3.3.1 Numerosità, dimensioni e composizione settoriale 3.3.2 Le italiane nel quadro europeo 3.3.3 Primi dati sulla crisi: natalità

Dettagli

La strategia regionale di ricerca e innovazione: nuove traiettorie di sviluppo per le imprese e possibili sinergie fra i Fondi strutturali

La strategia regionale di ricerca e innovazione: nuove traiettorie di sviluppo per le imprese e possibili sinergie fra i Fondi strutturali La strategia regionale di ricerca e innovazione: nuove traiettorie di sviluppo per le imprese e possibili sinergie fra i Fondi strutturali 2014-2020 Dott. Antonio Bonaldo Direttore Sezione Ricerca e Innovazione

Dettagli

In provincia di Padova. Sintesi dei principali indicatori. Anno 2016

In provincia di Padova. Sintesi dei principali indicatori. Anno 2016 La dinamica del turismo In provincia di Padova Sintesi dei principali indicatori Anno 2016 A cura del Servizio Studi - Padova, marzo 2017 Servizio Statistica Regione Veneto e Istat Arrivi e presenze: -per

Dettagli

Muoversi nella Città Metropolitana milanese: comportamenti, territori, reti di trasporto. Franco Sacchi - Direttore del Centro Studi PIM

Muoversi nella Città Metropolitana milanese: comportamenti, territori, reti di trasporto. Franco Sacchi - Direttore del Centro Studi PIM Franco Sacchi - Direttore del Centro Studi PIM Sommario Cambiamenti nella distribuzione territoriale di popolazione e addetti ed effetti sulla domanda di mobilità Confronto con la rete infrastrutturale

Dettagli

Donne e migrazione cittadinanza attiva. A cura di Ana Agolli

Donne e migrazione cittadinanza attiva. A cura di Ana Agolli Donne e migrazione cittadinanza attiva A cura di Ana Agolli Situazione della migrazione Aumento della componente migrante; Aumento di famiglie ricongiunte; Femminilizzazione della migrazione Aumento di

Dettagli

PROGETTO INTEGRATO DI SVILUPPO LOCALE

PROGETTO INTEGRATO DI SVILUPPO LOCALE Analisi dei principali punti di forza e di debolezza e dei rischi e delle opportunità della situazione territoriale, socio-economica e ambientale (Analisi SWOT): Analisi territoriale Il territorio di riferimento

Dettagli

Le linee d azione per un nuovo assetto della PA della Lombardia. Patto per lo Sviluppo 6 maggio 2016

Le linee d azione per un nuovo assetto della PA della Lombardia. Patto per lo Sviluppo 6 maggio 2016 Le linee d azione per un nuovo assetto della PA della Lombardia Patto per lo Sviluppo 6 maggio 2016 Una riforma amministrativa per le imprese In un epoca di rapidissimi cambiamenti che interessano la società,

Dettagli

4 PRINCIPALI DATI STATISTICI 4.1 DEMOGRAFIA E DENSITÀ SUPERFICIE E DENSITÀ ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE 5

4 PRINCIPALI DATI STATISTICI 4.1 DEMOGRAFIA E DENSITÀ SUPERFICIE E DENSITÀ ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE 5 4 PRINCIPALI DATI STATISTICI 4.1 DEMOGRAFIA E DENSITÀ 4.1.1 SUPERFICIE E DENSITÀ L insieme delle tre province occidentali si estende su una superficie territoriale di circa 8500 Kmq con 1,8 milioni di

Dettagli

Osservatorio Isnet sulle Imprese Sociali in Italia. IX edizione. Luglio 2015

Osservatorio Isnet sulle Imprese Sociali in Italia. IX edizione. Luglio 2015 Osservatorio Isnet sulle Imprese Sociali in Italia IX edizione Luglio 2015 1. Introduzione L Associazione ISNET dialoga con una rete di oltre 1.000 imprese sociali in tutta Italia, con l obiettivo di favorire

Dettagli

Comitato di Sorveglianza

Comitato di Sorveglianza Comitato di Sorveglianza Punto 6 OdG Indagini valutative sulla attuazione del PON R&C 2007-2013 Roma, 13 giugno 2014 Rapporto di approfondimento sul Fondo di Garanzia Nazionale Il Fondo di Garanzia Nazionale

Dettagli

Vi proponiamo un abstract delle sezioni dedicate a:

Vi proponiamo un abstract delle sezioni dedicate a: L'Istat ha pubblicato l edizione 2011 di Noi Italia. Il sito offre un quadro d insieme dei diversi aspetti socio economici del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze

Dettagli

I lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni

I lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni I lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni VI rapporto IRES-FILLEA Roma, 15 dicembre 2011 A cura di: Emanuele Galossi Maria Mora La presenza immigrata nel settore delle costruzioni negli anni

Dettagli

Open Day sul rischio sismico Scuole dei Comuni in zona 1 (e 2) in provincia di Frosinone 18 Maggio 2012

Open Day sul rischio sismico Scuole dei Comuni in zona 1 (e 2) in provincia di Frosinone 18 Maggio 2012 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Open Day sul rischio sismico Scuole dei Comuni in zona 1 (e 2) in provincia di Frosinone 18 Maggio 2012 Premessa A seguito della sequenza sismica a Sora e

Dettagli

L OCCUPAZIONE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI

L OCCUPAZIONE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI L OCCUPAZIONE NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI Estratto dall Osservatorio Congiunturale sull Industria delle Costruzioni Luglio a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi ESTRATTO DALL'OSSERVATORIO

Dettagli

ARCHIVIO DI STATO FROSINONE

ARCHIVIO DI STATO FROSINONE ARCHIVIO DI STATO DI FROSINONE Piazzale De Matthaeis, grattacielo Edera (cod. Post. 03100); tel. 0775/851253. Consistenza totale: bb., pacchi, ~011. e regg. 19.549; mappe 5.195; pergg. e frammenti 306.

Dettagli

BILANCIO DEMOGRAFICO 2010 La popolazione del Piemonte nel 2010

BILANCIO DEMOGRAFICO 2010 La popolazione del Piemonte nel 2010 BILANCIO DEMOGRAFICO 2010 La popolazione del Piemonte nel 2010 La pubblicazione presenta i dati dei bilanci demografici ISTAT anno 2010 suddivisi per comune, provincia, Asl, comunità montane, zone altimetriche

Dettagli

Tab. 1 - POPOLAZIONE RESIDENTE Anno 2003 (valori assoluti e percentuali) PROVINCE E Popolazione al 31/12/03

Tab. 1 - POPOLAZIONE RESIDENTE Anno 2003 (valori assoluti e percentuali) PROVINCE E Popolazione al 31/12/03 La popolazione residente in Liguria nel 2003 risulta pari a 1.577.474 unità. Rispetto al 2002 essa si incrementa di 5.277 unità (+0,3%). Tale incremento è il risultato di andamenti differenziati: mentre

Dettagli

BILANCIO DEMOGRAFICO 2009 La popolazione del Piemonte nel 2009

BILANCIO DEMOGRAFICO 2009 La popolazione del Piemonte nel 2009 BILANCIO DEMOGRAFICO 2009 La popolazione del Piemonte nel 2009 La pubblicazione presenta i dati dei bilanci demografici ISTAT anno 2009 suddivisi per comune, provincia, Asl, comunità montane, zone altimetriche

Dettagli

L Italia sismica Dati socio-demografici e strutturali dei comuni del centro Italia

L Italia sismica Dati socio-demografici e strutturali dei comuni del centro Italia L Italia sismica Dati socio-demografici e strutturali dei comuni del centro Italia Chiara Caramia n. matricola 100254 Eleonora Romagnoli n. matricola 97679 Federica Rossi n. matricola 100573 Sofia Solera

Dettagli

Lombardia Statistiche Report

Lombardia Statistiche Report Lombardia Statistiche Report N 6 / 2017 5 luglio 2017 Congiuntura economica in Lombardia. I trimestre 2017 Il 2016 è stato un anno positivo per l economia lombarda. Questo dato sembra trovare conferma

Dettagli

C omune di B evagna. Statistiche Demografiche. Dati aggiornati al 31 Dicembre 2010

C omune di B evagna. Statistiche Demografiche. Dati aggiornati al 31 Dicembre 2010 C omune di B evagna Statistiche Demografiche Dati aggiornati al 31 Dicembre 2010 Corso Giacomo Matteotti, 58 06031 Bevagna (PG) Tel. 0742-368111 - fax 0742-361647 e-mail: info@comune.bevagna.pg.it Il presente

Dettagli

I MERCATI REGIONALI DEL LAVORO

I MERCATI REGIONALI DEL LAVORO SECO STATISTICHE E COMUNICAZIONI OBBLIGATORIE I MERCATI REGIONALI DEL LAVORO Le dinamiche trimestrali Aggiornamento al 3 trimestre 211 a cura del GRUPPO MULTIREGIONALE DI ANALISI DEL MERCATO DEL LAVORO

Dettagli

A1. LA DINAMICA DELLA POPOLAZIONE (I): IL QUADRO GENERALE

A1. LA DINAMICA DELLA POPOLAZIONE (I): IL QUADRO GENERALE OPEN - Fondazione Nord Est ottobre 2013 A1. LA DINAMICA DELLA POPOLAZIONE (I): IL QUADRO GENERALE La popolazione legale dichiarata sulla base delle risultanze del 15 Censimento, effettuato il 9 ottobre

Dettagli

Governare il tempo per uno sviluppo sostenibile del territorio

Governare il tempo per uno sviluppo sostenibile del territorio Governare il tempo per uno sviluppo sostenibile del territorio PRESENTAZIONE DELLA RICERCA 24 Marzo 2007 1 1. Il progetto L intervento Governare il tempo per uno sviluppo sostenibile del territorio ha

Dettagli

Abruzzo. Cresa traccia il bilancio del 2014: Pil in flessione ma ci sono timidi segnali di ripresa

Abruzzo. Cresa traccia il bilancio del 2014: Pil in flessione ma ci sono timidi segnali di ripresa Abruzzo. Cresa traccia il bilancio del 2014: Pil in flessione ma ci sono timidi segnali di ripresa - 16 giugno 2015 In un contesto nazionale ancora negativo, per il 2014 le stime disponibili ed elaborate

Dettagli

IL SISTEMA PRODUTTIVO PIEMONTESE: COMPETITIVITÀ E PERFORMANCE. 04 aprile 2016

IL SISTEMA PRODUTTIVO PIEMONTESE: COMPETITIVITÀ E PERFORMANCE. 04 aprile 2016 IL SISTEMA PRODUTTIVO PIEMONTESE: COMPETITIVITÀ E PERFORMANCE 04 aprile 2016 Il sistema produttivo piemontese 1. Sono tante o poche? 2. Sono di più o di meno rispetto al passato? 442.862 imprese registrate

Dettagli

VERSO UN METODO CONDIVISO PER LO STUDIO E LA PROMOZIONE DEL TRASPORTO FERROVIARIO MERCI NELLE 3 REGIONI DEL NORD-OVEST

VERSO UN METODO CONDIVISO PER LO STUDIO E LA PROMOZIONE DEL TRASPORTO FERROVIARIO MERCI NELLE 3 REGIONI DEL NORD-OVEST VERSO UN METODO CONDIVISO PER LO STUDIO E LA PROMOZIONE DEL TRASPORTO FERROVIARIO MERCI NELLE 3 REGIONI DEL NORD-OVEST 30 Giugno 2017 Maurizio Arnone Logistics and Transport Research Unit SiTI - Higher

Dettagli

I primati di Bologna nel mercato del lavoro nel 2007

I primati di Bologna nel mercato del lavoro nel 2007 I primati di nel mercato del lavoro nel 2007 Maggio 2008 Direttore: Gianluigi Bovini Coordinamento tecnico: Franco Chiarini Redazione: Paola Ventura Mappe tematiche: Fabrizio Dell Atti Le elaborazioni

Dettagli

BANDO B interventi a sostegno delle imprese del Distretto

BANDO B interventi a sostegno delle imprese del Distretto BANDO B interventi a sostegno delle imprese del Distretto dell abbigliamento Valle Liri a copertura del fabbisogno finanziario derivante da attività non correlate ai progetti integrati 1. PREMESSA e RIFERIMENTI

Dettagli

Popolazione. Dinamica della popolazione residente

Popolazione. Dinamica della popolazione residente AREA POPOLAZIONE I dati relativi alla Popolazione sono stati forniti dall Ufficio Anagrafe del Comune di Aosta, e dalla consultazione dell Annuario Statistico e dei Censimenti del 1981-1991-2001-2011.

Dettagli

CALABRIA DIPARTIMENTO PROGRAMMAZIONE REPUBBLICA ITALIANA

CALABRIA DIPARTIMENTO PROGRAMMAZIONE REPUBBLICA ITALIANA CONFERENZA INTERNAZIONALE SPOPOLAMENTO E RIPOPOLAMENTO NELLE AREE DEL MEDITERRANEO. ESPERIENZE A CONFRONTO. UNA STRATEGIA PER CONTRASTARE L ABBANDONO DEI COMUNI INTERNI 26-27 marzo 2009, Cosenza IL CONTRASTO

Dettagli

P R O F I L O CURRICULARE di CARLO MARCETTI. Laurea in Economia e Commercio nella Facoltà di Economia di Cagliari.

P R O F I L O CURRICULARE di CARLO MARCETTI. Laurea in Economia e Commercio nella Facoltà di Economia di Cagliari. P R O F I L O CURRICULARE di CARLO MARCETTI Nato ad Olbia 5 agosto 1948 Residente in Olbia, via Pisa 30 Laurea in Economia e Commercio nella Facoltà di Economia di Cagliari. Dottore Commercialista, iscritto

Dettagli

2.2 Le infrastrutture per lo sviluppo delle imprese

2.2 Le infrastrutture per lo sviluppo delle imprese La dinamica imprenditoriale tra il 2002 e il 2006 2.2 Le infrastrutture per lo sviluppo delle imprese La presenza di infrastrutture e di una rete di trasporto efficiente sono in grado di favorire lo sviluppo

Dettagli

COMUNICATO STAMPA RAPPORTO ANNUALE SICUREZZA LAVORO: IMPEGNO PER LA SICUREZZA SUL E DEL LAVORO

COMUNICATO STAMPA RAPPORTO ANNUALE SICUREZZA LAVORO: IMPEGNO PER LA SICUREZZA SUL E DEL LAVORO COMUNICATO STAMPA RAPPORTO ANNUALE SICUREZZA LAVORO: IMPEGNO PER LA SICUREZZA SUL E DEL LAVORO Viene presentata oggi, mercoledì 1 giugno 2011, la nuova edizione del Rapporto sulla Sicurezza e Salute nei

Dettagli

L ECONOMIA REALE NEL SISTEMA DELLE AREE NATURALI PROTETTE

L ECONOMIA REALE NEL SISTEMA DELLE AREE NATURALI PROTETTE L ECONOMIA REALE NEL SISTEMA DELLE AREE NATURALI PROTETTE Domenico Mauriello, Centro Studi Unioncamere Pescasseroli (AQ), 5 ottobre 2012 I PARCHI NAZIONALI ITALIANI ATTRAVERSO LA LENTE DELL ECONOMIA REALE

Dettagli

Immigrati in Toscana: quale cittadinanza economica?

Immigrati in Toscana: quale cittadinanza economica? I R P E T I R P E T Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana Immigrati in Toscana: quale cittadinanza economica? Teresa Savino Il processo di immigrazione in Toscana: per una nuova cittadinanza

Dettagli

Lavoro irregolare e lavoro nero

Lavoro irregolare e lavoro nero Eures-Uil di Roma e del Lazio Lavoro irregolare e lavoro nero La situazione del terziario nel Lazio Maggio 2017 Il fenomeno del lavoro nero si manifesta sotto diverse forme e non sempre è possibile rintracciare

Dettagli

3. Inquadramento statistico e socio-economico. Dati sul territorio Dati sulla popolazione Istruzione e cultura Lavoro Attività produttive

3. Inquadramento statistico e socio-economico. Dati sul territorio Dati sulla popolazione Istruzione e cultura Lavoro Attività produttive 3. Inquadramento statistico e socio-economico Dati sul territorio Dati sulla popolazione Istruzione e cultura Lavoro Attività produttive 1 Rapporto sullo Stato dell Ambiente nel Comune di Padova - 2002

Dettagli

Rapporti Annuali sulle principali Comunità straniere presenti in Italia

Rapporti Annuali sulle principali Comunità straniere presenti in Italia Rapporti Annuali sulle principali Comunità straniere presenti in Italia Roma, 20 novembre 2014 Indice 1. Il Piano dell opera: finalità ed ambiti di analisi 2. I dati salienti 3. Per approfondire 1. Il

Dettagli

Note di sintesi sull andamento del mercato del lavoro in Liguria(*) (anno 2014-anno2015)

Note di sintesi sull andamento del mercato del lavoro in Liguria(*) (anno 2014-anno2015) Note di sintesi sull andamento del mercato del lavoro in Liguria(*) (anno 2014-anno2015) OSSERVATORIO MERCATO DEL LAVORO Marzo 2016 (*) I dati e le informazioni contenute nelle Note di sintesi costituiscono

Dettagli

Una Visione per il Processo

Una Visione per il Processo 1 SCHEMA DI PIANO STRATEGICO PER IL TERRITORIO INTERESSATO DALLA DIRETTRICE FERROVIARIA TORINO LIONE Comitato di Pilotaggio Una Visione per il Processo 2 Mettere in rete i punti di forza, le eccellenze

Dettagli

IL RUOLO DI NAPOLI E DEL MEZZOGIORNO NELLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DELL ITALIA E DELL EUROPA

IL RUOLO DI NAPOLI E DEL MEZZOGIORNO NELLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DELL ITALIA E DELL EUROPA IL RUOLO DI NAPOLI E DEL MEZZOGIORNO NELLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DELL ITALIA E DELL EUROPA Presidente Istat NAPOLI E LE ALTRE CITTÀ INDUSTRIALI NEL 1903 DISTRIBUZIONE SETTORIALE DELL OCCUPAZIONE

Dettagli

DELIBERAZIONE N IX / 1510 Seduta del 30/03/2011

DELIBERAZIONE N IX / 1510 Seduta del 30/03/2011 DELIBERAZIONE N IX / 1510 Seduta del 30/03/2011 Presidente ROBERTO FORMIGONI Assessori regionali ANDREA GIBELLI Vice Presidente GIULIO DE CAPITANI DANIELE BELOTTI ROMANO LA RUSSA GIULIO BOSCAGLI CARLO

Dettagli

Osservatorio & Ricerca. La BUSS

Osservatorio & Ricerca. La BUSS La BUSS LA Il mercato del lavoro veneto nel terzo trimestre 2010: i dati Istat-Rfl 1. CONTESTO ECONOMICO: LA CRESCITA BASSA ASSORBE LENTAMENTE GLI EFFETTI DELLA CRISI...2 2. IL MERCATO DEL LAVORO: GLI

Dettagli

Il contesto economico nel 2013

Il contesto economico nel 2013 Il contesto economico nel 2013 Gran parte del mondo è ancora alle prese con i problemi e le cicatrici ereditate dalla crisi Gli Stati Uniti si interrogano sulla sostenibilità di lungo periodo della politica

Dettagli

L OSSERVATORIO GIOVANI

L OSSERVATORIO GIOVANI L OSSERVATORIO GIOVANI L OSSERVATORIO GIOVANI Introduzione Un osservatorio qualificato sulla condizione giovanile Nel nostro Paese i giovani si trovano spesso al centro del dibattito pubblico per i più

Dettagli

COMUNICATO STAMPA IL RUOLO DEL TURISMO NELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CAMPANIA

COMUNICATO STAMPA IL RUOLO DEL TURISMO NELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CAMPANIA COMUNICATO STAMPA IL RUOLO DEL TURISMO NELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CAMPANIA Rapporto sul settore turistico della Campania realizzato da SRM, Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, in collaborazione con

Dettagli