Reti di imprese: obiettivi raggiunti, errori commessi, modifiche da apportare

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1 Reti di imprese: obiettivi raggiunti, errori commessi, modifiche da apportare Roma, 27 novembre 2014 Camera di Commercio di Roma Tempio di Adriano, Piazza di Pietra Antonio Ricciardi Presidente Officina delle Reti Ordinario di Economia Aziendale

2 Officina delle Reti: la mission Officina delle Reti nasce nel 2010 dopo solo 1 anno dall emanazione della L. 33/2009 che ha istituito il contratto di rete. La mission di Officina è aggregare conoscenze e competenze (fare rete) per migliorare la competitività delle PMI italiane ANCHE MEDIANTE IL CONTRATTO DI RETE 2

3 Il mercato globale ha cambiato le regole del gioco ma la maggior parte delle imprese non lo ha percepito Soprattutto le Pmi continuano a giocare con le vecchie regole e quindi vengono irrimediabilmente espulse dal mercato. Chi affronta l oceano con una barca di 3 metri non è coraggioso è stupido (Shackleton) 3

4 Il problema della competitività del nostro Paese è la dimensione delle imprese 4,4 milioni di imprese: il 58% delle imprese ha 1 addetto; il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti; il 99,4% delle imprese ha meno di 50 addetti (4,3 milioni di imprese); Fonte: Istat, 2013 le medie imprese manifatturiere sono (0,08% del totale)*. *Unioncamere e Mediobanca (2014), Le medie imprese industriali italiane 4

5 Le regole per essere competitivi sul mercato globale Innovazione di prodotto e di processo Maggiore produttività e diminuzione dei costi unitari Internazionalizzazione e capacità di export Disponibilità di capitali 5

6 Fonte: Intesa Sanpaolo, Mediocredito Italiano, Il primo Osservatorio sulle reti d impresa, marzo

7 Fonte: Intesa Sanpaolo, Mediocredito Italiano, Il primo Osservatorio sulle reti d impresa, marzo

8 La ridotta dimensione delle nostre imprese: limita lo sviluppo dell innovazione tecnologica; riduce la capacità di penetrare i mercati internazionali; penalizza il valore del rating assegnato dalle banche secondo i criteri di Basilea 2 e 3. 8

9 Perché l Italia è meno competitiva della Germania Fonte: Intesa Sanpaolo, Mediocredito Italiano, Il primo Osservatorio sulle reti d impresa, marzo

10 Gli effetti della globalizzazione e della dimensione delle imprese sul Pil dell Italia Anno United States Japan Germany United Kingdom France China Italy valori nominali in mld $ Fonte: Fmi, World Economic Outlook Database, October

11 Anno United States China Japan Germany France United Kingdom Brazil Russia Italy India Canada Australia Spain Korea Mexico valori nominali in mld $ Fonte: Fmi, World Economic Outlook Database, October

12 Perdiamo posizioni anche nel manifatturiero Anno 2000 L Italia: quinta potenza industriale mondiale

13 Anno 2013 L Italia: ottava potenza industriale mondiale

14 L Italia subisce anche la diminuzione della quota export sul commercio mondiale Quota export Italia: Anno 2000: 4,5% Anno 2011: 3% Anno 2013: 2,8% Fonte: Banca d Italia 14

15 Il mercato globale offre grandi opportunità: analizziamo tre casi 15

16 2014 L'economia Usa guida la ripresa globale Nel terzo trimestre 2014: Pil: +3,5% su base annua; Investimenti aziendali: +5,5%; Consumi delle famiglie: +1,8%; Export: +7,8%. 16

17 2014 Export Italia-Usa L export Italia - Stati Uniti ha chiuso i primi nove mesi del 2014 a quota 28,1 miliardi di dollari (+10,2% rispetto al 2013) Dall Ue proviene il 16,7% delle importazioni Usa NB: Dall Italia proviene solo il 2%. La Germania esporta il doppio dell Italia (circa 60 mld) Fonte: Bureau of Economic Analisys 17

18 Un altra opportunità: a fine 2014, l economia cinese potrebbe superare quella americana 18

19 In base ad una recente indagine di mercato, ai cinesi piace il made in Italy purché prodotto in Italia 19

20 Cina: alcuni dati La Cina, entro il 2014, supererà il Giappone nel consumo di beni di lusso Nell ultimo biennio i miliardari cinesi (in $) sono raddoppiati Tra il 2015 e il 2025 la classe media crescerà del 2,6% all anno e più della metà dei cinesi ne farà parte Tra il 2015 e il 2025, 700 milioni di nuovi consumatori accederanno al mercato mondiale 20

21 Corea del Sud: alcuni dati Pil: +3,5% nel ,9% nel 2015 (previsioni) 50,2 milioni di abitanti Pil pro-capite: $ (Media Ue: $) Importazioni: 53% del Pil Fonte: OECD, dati

22 Corea del Sud: un altra grande opportunità Export italiano in Corea del Sud: +11,4% (5,37 mld $) nel % (4,23 mld $) nei primi nove mesi del

23 Un impresa di piccole dimensioni non potrà mai cogliere le opportunità del mercato globale Dovrà accontentarsi del mercato nazionale, la cui domanda tende costantemente a diminuire Tuttavia, le Pmi italiane hanno prodotti adeguati per affermarsi sul mercato globale ma spesso non dispongono delle strutture e competenze adeguate 23

24 Le imprese italiane che esportano sono meno del 5% del totale Nel 2013, su 4,4 milioni di imprese hanno esportato solo in 214mila; il 23% (50mila) esporta il 96% del totale; il 64% (137mila) esporta beni per meno di 75mila euro. Più di 70mila imprese italiane hanno i prodotti per vendere all estero ma non esportano perché non lo sanno fare e/o non hanno la dimensione per poterlo fare 24

25 La media impresa: una grande opportunità Le medie imprese industriali italiane rappresentano circa il 16% del valore aggiunto dell industria manifatturiera. Esportano il 41,5% del fatturato Fonte: Unioncamere e Mediobanca (2014), Le medie imprese industriali italiane 25

26 Le medie imprese producono utili Risultati gennaio-settembre 2014 Fatturato: 449,3 mln (+18%) Utile netto: 70,5 mln (+81%) Fatturato: 277,3 mln (+10,2%) Utile netto: 25,9 mln (+10,2%) Fatturato: 741 mln (stabili) Reddito operativo: 130,3 mln (17,3% del fatturato) 26

27 La mission di Officina: promuovere il contratto di rete tra le piccole imprese per cominciare a pensare e ad agire come le medie imprese non modificando l attuale dimensione 27

28 Perché il contratto di rete può rendere più competitiva l industria italiana? 28

29 L essenza della rete Diverse imprese portano avanti un progetto comune sfruttando le loro complementarità, senza rinunciare alla propria autonomia imprenditoriale Fonte: Rullani E., Reti di impresa. Una scala per salire in alto,

30 La mission della rete L obiettivo strategico non è solo il superamento della crisi, ma un nuovo paradigma produttivo dotato di grandi potenzialità di espansione e valore Nota Bene La rete permette di vincere le sfide della globalizzazione 30

31 Definizione di rete un insieme di aziende, giuridicamente autonome, che si impegnano a realizzare congiuntamente la produzione e/o a condividere investimenti in R&S, formazione e marketing Anche mediante la stipula di CONTRATTI Fonte: Ricciardi A. (2003), Le reti di imprese, Franco Angeli, Milano 31

32 I vantaggi competitivi delle reti di imprese Accesso alla conoscenza e competenza di altre imprese Ingresso in nuovi mercati Maggiore visibilità Migliore accesso a capitali Incremento dell innovazione e coinnovazione mediante competenze diverse Sviluppo delle risorse umane Frazionamento dei rischi di nuovi investimenti 32

33 Le reti di imprese: qualcosa non funziona 33

34 Dopo 5 anni dalla legge 33/2009, le reti sono poche (1.837) con imprese (0,2% del totale). Inoltre, poche reti funzionano e sono effettivamente operative. 34

35 Officina delle Reti ha realizzato uno studio per verificare le strategie delle reti di successo e le cause dei fallimenti 35

36 Definire il progetto strategico Quando la rete nasce per iniziativa (spontanea) di un impresa/imprenditore leader che individua un idea progettuale e attorno ad essa coinvolge partner motivati e la finalità principale è quella di migliorare la competitività di tutti i partecipanti, la rete è più stabile e duratura 36

37 Rapporti tra partner già consolidati È stato verificato che quando il contratto di rete è stipulato tra aziende che in passato hanno già sviluppato relazioni di cooperazione (informali) aumenta il grado di successo e, quindi, il grado di stabilità della rete 37

38 Le difficoltà delle reti indotte Quando non c è un idea progettuale che parte dal basso ma la costituzione della rete è indotta da iniziative di enti territoriali, che stimolano la formazione delle reti, allora il grado di stabilità della rete è ridotto e aumentano le probabilità di insuccesso della rete 38

39 Un ruolo determinante per la stabilità della rete è svolto dal manager di rete Nelle esperienze che si stanno realizzando e che stiamo osservando, non sempre le imprese della rete sono in grado di assumere l impegno connesso alla pianificazione e alla gestione della rete 39

40 Conclusioni 40

41 La globalizzazione ha cambiato le regole del mercato Per essere competitivi, è necessario avere dimensioni adeguate L industria italiana è basata su piccole e piccolissime imprese 41

42 L organizzazione in rete può favorire l aggregazione tra imprese e lo sviluppo delle dimensioni aziendali 42

43 Per diffondere le reti di imprese in Italia è necessaria un iniziativa semplice ma allo stesso tempo dirompente: un patto con le banche 43

44 Il circolo vizioso del credit crunch Con le regole di Basilea le Pmi sono valutate più rischiose (tassi di interesse 3 volte superiori a quelli delle grandi imprese) Pertanto, le banche per finanziare le Pmi hanno bisogno di più patrimonio Attualmente il patrimonio delle banche italiane è scarso e quindi non possono finanziare le Pmi (credit crunch) 44

45 Le Pmi in Italia hanno un livello di indebitamento bancario pari al 63%. La drastica riduzione del finanziamento bancario ha pregiudicato l operatività delle Pmi e, quindi, ha bloccato l economia italiana. 45

46 Circolo virtuoso: banche - reti Le Pmi si aggregano in rete Le banche valutano il rischio della rete con lo stesso approccio utilizzato per le imprese di medie dimensioni In tal modo, attraverso la rete le Pmi ottengono i finanziamenti e a tassi più bassi Si riduce il credit crunch 46

47 Con le opportunità export offerte dal mercato globale e dai nostri distretti industriali Con la ripresa del finanziamento bancario L economia italiana può ripartire 47

48 Prof. Antonio Ricciardi Presidente Officina delle Reti Ordinario di Economia Aziendale 48

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