DEL PAPA IL BACIO E LA CAREZZA. Contributi anti barriere. La seconda vita di Milena. gennaio - marzo 2014

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1 Trimestrale di informazione sul mondo dell handicap e della solidarietà Anno XXII n. 80 gennaio - marzo 2014 IL BACIO E LA CAREZZA DEL PAPA Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: P.I. spa - Spedizione in abbon. postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 2 DCB (Varese) - Taxe perçue La seconda vita di Milena Contributi anti barriere

2 SOMMARIO Cari lettori 3 Tra le righe Il giudizio 4 L Avvocato risponde Invalidità parziale e pensione 6 Spazio aperto Risparmiare sull assicurazione auto 7 L esperto risponde Parcheggi disabili differenziati 8 Attualità Contro lo stigma della malattia mentale 10 La nuova vita di Milena 14 In Romagna trova casa il dopo di noi 16 Il bacio e la carezza del Papa 18 Ma la chiesa è pronta ad accogliere? 19 Esperienze Più servizi per muoversi in carrozzina 21 Esperienze La vita spezzata di Irene 22 Sport Un gruppo sportivo nuovo di zecca 24 Personaggi Splendidamente abile 26 Mobilità L Adt presta gratuitamente o dona ausili di ogni tipo 28 Contributi antibarriere 29 Parcheggi sulle strisce blu: problema ancora irrisolto 29 Assistenza Congedi straordinari allargati ai parenti di terzo grado 30 Stop alle penalizzazioni per i permessi legge Vita da dentro Il cuore dei padri verso i figli 31 Ai Lettori: 2014 con Lisdha News!!! Resta fermo a 15 euro il contributo minimo per ricevere la nostra rivista. Anche per il 2014, abbiamo deciso di mantenere fermo a 15 euro il contributo minimo richiesto per ricevere Lisdha News. Ovviamente ringraziamo di cuore i tanti nostri lettori che, avendone la possibilità, ci sostengono con contributi più elevati, mostrando di credere nel valore dell'informazione che da molti anni cer- In copertina: Giusy chiamo Versace di in offrire. compagnia dell allenatore Andrea Giannini - (foto Bieffe) LISDHA NEWS Direttore Editoriale Fabrizio Chianelli Direttore Responsabile Marcella Codini Hanno collaborato a questo numero Chiara Ambrosioni Laura Belloni Valentina Bertocchi Bruno Biasci Roberto Bof Ennio Codini Carlo Alberto Coletto Dana Della Bosca Emanuela Giuliani Giuseppe Giuliani Giuseppe Lacroce Olympia Obonyo Anno XXII - Numero 80 - Gennaio-Marzo 2014 Redazione e amministrazione via Proserpio Varese tel. 0332/499854, 0332/225543; 348/ fax 0332/ info@lisdhanews.it Il sito internet è offerto da Weblink Servizi Telematici, vicolo San Michele 2/a, Varese. Grafica e impaginazione Emmevi Grafica (Va) Stampa Litografia Stephan Germignaga (Va) Controlla sull etichetta la scadenza del tuo abbonamento Autorizzazione Tribunale di Varese n. 624 del 19/2/1992 Come ricevere la rivista Per ricevere Lisdha News occorre versare un contributo minimo annuo di 15 euro sul ccp n intestato a Associazione Il Girasole onlus Lisdha News. Per chi paga tramite bonifico l IBAN: IT77M L Associazione Il Girasole, Editore della rivista Lisdha News, è iscritta alla sezione provinciale delle Associazioni di Volontariato, pertanto è onlus di diritto. I versamenti effettuati a favore dell Associazione possono essere detratti in sede di dichiarazione dei redditi. Consigliamo pertanto di conservare le ricevute dei versamenti effettuati. In ottemperanza alla Legge 675/96 La informiamo che il Suo nominativo compare nella banca dati dell'associazione Il Girasole, editore di "Lisdha news" e viene utilizzato per l'invio del periodico e di eventuale altro materiale informativo. Ai sensi dell'art. 13 l. 675/96 potrà, in ogni momento, avere accesso ai dati, chiederne la modifica o la cancellazione scrivendo a: Il Girasole, via Proserpio 13, Varese. 2- LISDHA NEWS

3 Nuove occasioni per incontrarci. Per una volta prendo il posto della nostra bravissima e insostituibile editorialista Laura Belloni. Lo faccio per tanti validi motivi. Innanzitutto ne approfitto per rivolgere a voi i migliori auguri per questo 2014 appena iniziato. Noi della redazione di Lisdha news desideriamo potervi accompagnare offrendovi un servizio utile, in questo anno che si preannuncia non facile per tutti, ma soprattutto per le persone che necessitano di un'attenzione particolare a causa della loro situazione di disabilità e che rischiano per la penuria di risorse di vedersi negare anche i pur insufficienti servizi finora offerti. Poi, come forse avete notato, sbirciando la copertina, Laura questa volta desidera raccontarci un evento molto particolare di cui è stata protagonista e ha bisogno di un po' più di spazio di quello riservato alla sua rubrica...così la ritroverete a pagina 18. Ma una cosa molto importante che vorrei comunicarvi è il fatto che in questi mesi ci siamo impegnati per migliorare il servizio che desideriamo rendere a voi lettori, oltre che attraverso la puntuale informazione offerta dalla rivista, anche tramite i nuovi strumenti di comunicazione offerti dal web. Così abbiamo aperto una pagina Facebook (sì anche noi!) sulla quale vi invitiamo a seguirci e abbiamo completamente rinnovato il nostro sito internet Due strumenti che non sostituiscono l'informazione offerta dal nostro periodico, ma la integrano e a cui vi chiediamo di partecipare attivamente, offrendoci i vostri suggerimenti e le vostre riflessioni. Su questo numero della rivista abbiamo poi tante cose interessanti da proporvi. Attraverso le riflessioni dello psichiatra Alberto Salmoiraghi (pag.10) ci inoltriamo nelle diverse sfaccettature della malattia mentale. Non mancano poi, anche questa volta, le esperienze di persone con disabilità: tra cui la testimonianza piena di dolore e di rabbia di Irene Rossi (pag.22) e l incredibile storia di Milena Di Gennaro (pag. 14) che forse molti di voi ricorderanno, in quanto protagonista tempo fa di una puntata della trasmissione Amore Criminale in onda su Rai 3. Ci chiediamo poi, attraverso l'articolo di Emanuela Giuliani (pag.19) se i gesti di tenerezza e di accoglienza di Papa Francesco avranno un seguito in una rinnovata attenzione da parte della Chiesa e delle nostre parrocchie alle persone più deboli. Inoltre approfondiremo una forma di aiuto molto utile per le persone con disabilità e le loro famiglie: i contributi per l'eliminazione delle barriere architettoniche, la cui domanda va presentata nelle prossime settimane (pag. 29). Speravamo poi di riuscire a darvi una notizia tanto attesa dai nostri lettori varesini: ossia la possibilità anche a Varese per il disabile che trova occupati i posti a lui riservati, di parcheggiare gratuitamente sui parcheggi a pagamento, delimitati dalle strisce blu. Purtroppo, al momento in cui andiamo in stampa, il relativo provvedimento è ancora arenato per motivi diversi da quelli della sosta dei disabili (pag. 29). Ma, a questo punto, non mi resta che augurarvi buona lettura e ancora Buon Anno! direttore LISDHA NEWS - 3

4 TRA LE RIGHE di Ennio Codini IL GIUDIZIO La decadenza di Berlusconi ha scatenato ancor di più le passioni a favore e contro un uomo. E possibile un modo diverso, più pacato di guardare a questa vicenda e al governo futuro dell Italia? propria certezza, che strumenti abbiamo noi che non abbiamo nemmeno vissuto il processo per essere certi della colpevolezza o dell innocenza? Mentre scrivo queste pagine si compie un passaggio importante della vicenda politica di Silvio Berlusconi. Il Senato dichiara la sua decadenza. Alla base di tutto, una condanna definitiva in sede penale. Sono questi momenti nei quali tutti o quasi hanno un opinione. E per lo più si tratta di opinioni forti, radicali. E giusto, dicono gli uni, un uomo così deve uscire dalla politica! No, dicono gli altri, è un ingiustizia, una persecuzione! Pare impossibile in momenti come questo una riflessione pacata e condivisibile al di là degli schieramenti. Ma è proprio quel che si vuole proporre con queste pagine. Alla base di tutto c è una sentenza. Nel valutarla bisogna sfuggire anzitutto ad un errore molto comune, ossia quello di credere di sapere se l imputato è colpevole o innocente. Non è così. Il problema non è che noi non siamo dei giudici professionisti; la legge addirittura prevede che in certi casi ci sia la giuria popolare, dunque una giuria composta da persone come noi. Ma i giudici popolari seguono passo dopo passo il loro processo. Noi, invece, abbiamo al più letto qualche cronaca. Che elementi abbiamo per dire se i giudici hanno lavorato bene o male? E poi lo sappiamo, neppure col processo si raggiunge sicuramente la verità. Il processo è uno strumento certo sofisticato ma fallibile. Ma se nemmeno il processo dà una vera e Qualcuno obietterà: «Non ci interessano questi discorsi. Se Berlusconi sia colpevole o innocente noi lo sappiamo a prescindere dal processo!» E questo un modo di vedere straordinariamente diffuso. I colpevolisti ragionano così: «E un avventuriero. I soldi li ha fatti con espedienti, o peggio. A lui del resto delle regole non gliene importa nulla. Colpevole!». Gli innocentisti, invece, ragionano così: «E uno che ha fatto il bene dell Italia. I soldi li ha fatti lavorando duro e con intelligenza. Dunque è innocente!». Ma questi ragionamenti sono sbagliati. A proposito del primo mi ricordo di quando anni orsono un avvocato penalista mi parlò del suo lavoro. «Ah, diceva, spesso i miei clienti sono innocenti e colpevoli insieme. Sono colpevoli, nel senso che conducono una vita criminale, ma sono innocenti nel senso che quel delitto di cui sono accusati non l hanno commesso.» Questo è importante: per tanto che sia negativo il nostro giudizio su Berlusconi, noi non possiamo desumere da questo giudizio che la condanna che l ha portato fuori dal Parlamento sia stata giusta. Ma anche il ragionamento degli innocentisti è sbagliato. Essi seguono uno schema logico tanto diffuso quanto fallace. In estrema sintesi: se una perso- 4- LISDHA NEWS

5 na ha fatto cose buone, non può aver fatto cose malvage. Ma quando mai? La storia del mondo è piena di persone che hanno compiuto opere buone e poi hanno commesso dei crimini. Non dobbiamo immaginare il criminale come uno di quegli individui sinistri proposti a volte da romanzi e film nei quali sembra non possa esserci nulla di buono. Spesso i criminali sono persone normali o addirittura con grandi qualità. E triste. Ma è così. E allora dobbiamo rassegnarci al silenzio per non aver niente di sensato da dire? Ma è mai possibile che una sentenza e un successivo voto del Parlamento con conseguenze così importanti sulla vita del paese non possano essere giudicate dai cittadini? No. Possiamo giudicare. Ma non sull innocenza o meno di Silvio Berlusconi. La domanda che dobbiamo farci è un altra. Colpevole o innocente che sia, è giusto che Silvio Berlusconi sia escluso dal Parlamento e assoggettato ad una pena? Qualcuno dirà: «Ovvio che è giusto, è stato condannato!». Ma la questione non è così scontata. Per rispondere alla domanda dobbiamo prima dare una risposta difficile. Qual è la nostra immagine dei leader politici? Non di Silvio Berlusconi, ma dei leader politici in genere? Li vediamo come persone eccezionali, radicalmente diverse da noi, oppure li consideriamo uomini tutto sommato come noi? C è un modo di vedere questi leader, proposto dai mass media, e forse prima ancora dalla scuola, probabilmente istintivo e sovente accreditato dagli stessi leader politici, secondo cui si tratta di persone davvero eccezionali, provviste di capacità non paragonabili a quelle degli uomini comuni. Tu, uomo comune, fatichi dalla mattina alla sera facendo un lavoro che vale magari solo milletrecento euro al mese. Ma loro no, loro sono diversi, loro possono essere alla guida di un impero economico o alla guida di una grande città e insieme capi partito e insieme alla guida del governo e tutte queste cose le fanno così bene che tu, uomo comune, puoi al più vagamente immaginare quello che fanno. Se si ragiona così, e se il leader in questione è il nostro leader, si può bene pensare che una sentenza non possa bastare a metterlo fuori gioco. Perché il leader viene percepito come difficilissimo da sostituire, per definizione in quanto persona eccezionale, e allora abbiamo che per sanzionare un eventuale colpa si rischia di mandare in rovina un intera parte politica, la nostra, che ovviamente noi consideriamo importante per il paese, se non essenziale. Un esito che ben può apparire inaccettabile per la sproporzione tra il beneficio e il pregiudizio. Anche per questo nei tempi antichi i re erano immuni da ogni possibile giudizio. E se anche non si tratta del mio leader, se sono onesto devo dire che è meglio resti, che si deve evitare un uscita di scena traumatica, perché è nell interesse di tutti che una parte politica diversa dalla mia ma comunque importante abbia una guida efficace. C è però un modo diverso di vedere i leader: gente che deve avere delle qualità, ovvio, ma qualità tutto sommato abbastanza comuni. In questa prospettiva il leader politico anche se nazionale, ci appare simile, che so, al sindaco del nostro paese o all amministratore del nostro condominio. E allora cambia tutto. Allora se c è una sentenza, se anche essa riguarda il mio leader politico dirò che va applicata con tutte le sue conseguenze, come avverrebbe per un altra persona. Non perché sono sicuro della colpevolezza, ma perché è necessario che certe vicende gravi a un certo punto si chiudano con un verdetto definitivo, e non c è motivo di fare un eccezione perché si tratta del mio leader. E certo un peccato perderlo, ma io e gli altri che la pensano come me ne troveremo un altro. Come faremmo col nostro amministratore di condominio, pur apprezzato, ma condannato con una sentenza gli impedisse di continuare l attività. Ci sono buone ragioni per pensare che questo secondo modo di vedere sia più vicino al vero e per molti aspetti preferibile. Non per caso è assai diffuso nelle democrazie più consolidate. Certo, è difficile adottarlo ora, di fronte ad un politico come Silvio Berlusconi che ha fatto dell eccezionalità un connotato della sua immagine e, più in generale, in un paese dove sempre più si votano i leader piuttosto che i partiti. La mitizzazione dei leader è una caratteristica dell Italia di oggi. E non è per caso, dietro c è la crisi delle ideologie su cui si fondavano i vecchi partiti, e più in generale c è la stessa crisi del nostro mondo che porta molti a cercare rifugio seguendo uomini reputati eccezionali. Però, non possiamo perdere la fiducia in noi stessi al punto di pensare di aver bisogno per il governo di pochi, pochissimi illuminati del tutto diversi da noi. Anche perché davvero, fermo restando il ruolo di supporto degli specialisti, ai politici oggi come in passato dobbiamo chiedere anzitutto qualità umane ordinarie: integrità, sincerità, coraggio, tenacia, realismo, passione per i risultati concreti Purtroppo i meccanismi selettivi operanti in questi anni hanno fatto sì che di politici con queste qualità in Italia ce ne sono pochissimi. Ma nel paese di gente normale con queste qualità ce n è, sicché il ricambio a destra come a sinistra è in realtà sempre possibile. LISDHA NEWS - 5

6 L AVVOCATO RISPONDE di Fabrizio Chianelli INVALIDITÀ PARZIALE E PENSIONE Ecco quali sono le agevolazioni. perché la scuola non è paritaria. Posso fare ricorso? Lettera firmata Sono stato riconosciuto invalido all'80%, senza lo stato di handicap in situazione di gravità ex Lege 104/92. Svolgendo attività lavorativa, a quali agevolazioni ho diritto relativamente alla pensione? Lettera firmata Il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (articolo 1, comma 8) prevede la possibilità per i lavoratori, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, con invalidità non inferiore all 80%, di anticipare l età pensionabile (pensione di vecchiaia) a 55 anni per le donne e a 60 per gli uomini. La Legge 23 dicembre 2000, n. 388 (articolo 80, comma 3) consente ai lavoratori sordomuti e agli invalidi per qualsiasi causa (ai quali sia stata riconosciuta un'invalidità superiore al 74% o assimilabile) di richiedere, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto come disabile, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa. Il beneficio è riconosciuto fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa utile ai fini del diritto alla pensione e dell'anzianità contributiva. Per quanto riguarda le singole agevolazioni fiscali previste per i disabili, non essendoci lo stato di gravità occorre valutare caso per caso in funzione delle specifiche limitazioni psicofisiche. Per un esame complessivo della materia è possibile visionare la guida alle agevolazioni fiscali per i disabili disponibile sul sito dell agenzia delle entrate cercando su Google agenzia entrate guide fiscali. INDENNITÀ DI FREQUENZA Mio figlio disabile grave frequenta una scuola dell infanzia privata. Ho richiesto l indennità di frequenza e l Inps dopo una lunga istruttoria mi ha risposto che non può erogarla L indennità di frequenza è prevista dalla legge 289 dell 11/10/1990 che, all art.1, riconosce ai mutilati ed invalidi civili minori di anni 18 una provvidenza economica che dovrebbe rimborsare le spese sostenute dalla famiglia per la frequenza di centri terapeutici, di riabilitazione, di scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle professionali, a partire dall asilo nido (grazie ad una sentenza della corte costituzionale). La legge, per quanto riguarda le strutture a fini terapeutici, riabilitativi e di recupero delle persone portatrici di handicap, specifica che debbono operare in regime convenzionale. Invece relativamente alla formazione scolastica parla di scuole, pubbliche o private, di ogni ordine e grado senza alcun riferimento a convenzioni, parificazioni o paritarietà. L interpretazione dell Inps appare quindi di tipo restrittivo, non giustificata dal dato letterale della norma, pur trovando una sua logicità dal punto di vista di una interpretazione sistematica. Infatti anche le scuole dell infanzia paritarie devono seguire gli obiettivi fissati dal Ministero dell Istruzione e la qualifica delle insegnanti è predeterminata in modo rigoroso, diversamente da quanto accade nelle scuole private non paritarie. Non avendo trovato giurisprudenza in merito, non sono in grado di darle certezze per un eventuale ricorso che, comunque, vista la durata È possibile inviare i propri quesiti a Lisdha news, L Avvocato risponde via Proserpio, Varese, avvocatorisponde@lisdhanews.it 6- LISDHA NEWS

7 dei giudizi, risulterebbe incompatibile con le esigenze di suo figlio. Se è possibile risulterebbe più economico trasferire suo figlio in un asilo pubblico. ESPOSIZIONE CONTRASSEGNO INVALIDI Ho ricevuto una multa per transito limitato in centro storico rilevato automaticamente. Io ho il contrassegno per portatori di handicap che metto ben in vista quando parcheggio ma non durante il transito. Posso far annullare la multa se invio la documentazione al Comando della Polizia Municipale? Segnalo che c'era il cartello che indicava il transito permesso per portatori di handicap. Z.K. Gallipoli Il Dpr 503 del 24/07/1996 all art. 11 prevede espressamente la possibilità di circolazione dei veicoli muniti di contrassegno nelle zone a traffico limitato e nelle aree pedonali urbane. In quest articolo non si parla di esposizione ma soltanto di persone detentrici del contrassegno. L art. 12 però specifica che il contrassegno deve essere apposto sulla parte anteriore del veicolo ed è valido per tutto il territorio nazionale. Vista la normativa risulta evidente che l esposizione del contrassegno è obbligatoria. Comunque io manderei ugualmente una raccomandata con ricevuta di ritorno nella quale venga spiegato che lei, quando veniva multata, deteneva il contrassegno e allegherei la fotocopia dello stesso unitamente alla carta d identità richiedendo di annullare la multa. Per quanto riguarda l utilizzo del contrassegno in comuni diversi dal proprio, soprattutto se si tratta di grandi città, è consigliabile telefonare al comando della polizia municipale per segnalare la targa del veicolo ed il numero di contrassegno posseduto, evitando così di dover rispondere a contravvenzioni inflitte dai sistemi automatici di rilevamento. RISPARMIARE SULL ASSICURAZIONE AUTO Un nostro lettore affetto da sclerosi multipla ci manda questi suggerimenti su come risparmiare sull'assicurazione auto. E possibile risparmiare sui contratti di Rca (responsabilità civile assicurazioni auto) senza imbattersi in pubblicità o siti ingannevoli. Ecco come fare: SPAZIO APERTO 1) posizionarsi sul sito dell Autorità per la Vigilanza sulle Assicurazioni ( 2) cliccare sul pannello tuopreventivatore che si trova in alto a sinistra 3) registrarsi e accedere al servizio con nome utente e password. (non trattandosi di un social network non si rischia nulla in termini di privacy) 4) tenere a portata di mano patente (e i relativi punti che al massimo sono 30), libretto auto e ultimo attestato di rischio 5) inserire i dati richiesti e attendere circa 20 minuti la risposta sull indicata (vale la pena) 6) la prima assicurazione di solito è quella più conveniente e riproporre il preventivo con quella 7) una volta ottenuto il nuovo preventivo stipulare l assicurazione on-line ricordando che: - la Legge Bersani bis permette ai familiari conviventi di ottenere la classe di merito più bassa in famiglia - il periodo di franchigia di 15 giorni (dopo la scadenza della stessa) non è più obbligatorio. Per fare tutto questo ci vuole il collegamento al web ed una stampante/scanner. Giuseppe Lacroce Per qualsiasi chiarimento contattatemi al o scrivetemi su varese.risparmia@libero.it I VOSTRI QUESITI SU INTERNET Potete trovare tutti i precedenti quesiti della rubrica L Avvocato risponde suddivisi per materie sul nostro sito internet all indirizzo: rubrica L Avvocato risponde LISDHA NEWS - 7

8 L ESPERTO RISPONDE a cura di Bruno Biasci PARCHEGGI DISABILI DIFFERENZIATI Perché è inapplicabile la proposta del nostro lettore che vorrebbe due tipologie di contrassegni a seconda che la persona sia o meno in carrozzina. Penso che per migliorare e parzialmente risolvere i problemi di parcheggio per disabili si potrebbe modificare la norma relativa al tagliando disabili per le auto, distinguendo tra chi ha una disabilità motoria con necessità di ausili come le carrozzine (e veicoli speciali adattati) e chi no e creare due tipi di tagliandi: - uno per il disabile motorio con ausili a ruote, carrozzine e anche rampe di carico sull auto, che quindi ha bisogno di un posto auto grande (anche per la rampa di carico) e vicino al luogo interessato (ospedale, scuola, posta, municipio ecc..); - un secondo (con un colore e un simbolo nuovo) per gli altri tipi di disabili che possono deambulare senza carrozzina e che necessitano di un posto auto di dimensione comune (2,5 m x 5 m), sempre vicino ai luoghi di destinazione. In questo modo al disabile con carrozzina e/o rampa potrebbe essere consentito di raggiungere i luoghi necessari, senza doversi contendere il posto auto con altri disabili e il numero di posti auto attualmente riservati potrebbe così diventare sufficiente. Per la seconda categoria le amministrazioni dovrebbero solo ridipingere di colore diverso dei posti auto di dimensione comune, sempre nelle vicinanze dei luoghi necessari. Il posto auto per i disabili in carrozzina andrebbe ingrandito, dove è possibile, per consentire ai veicoli speciali di aprire la rampa o la piattaforma elevatrice. Sarebbe utile aumentare il controllo dei posti auto specifici per disabili con carrozzina (vedi park tutor ed altre soluzioni con telecamere). Con questa soluzione il disabile con carrozzina potrebbe trovare finalmente un posto auto idoneo per uscire in sicurezza dall auto, ed il secondo tipo di disabile (senza carrozzina) troverebbe posto ugualmente o addirittura più facilmente vicino al luogo di interesse. Che ne pensate? Paolo Simoni Astrattamente la proposta potrebbe anche essere valida, ma è inattuabile per diversi motivi. Come lei saprà è in corso di sostituzione l'attuale contrassegno arancione con quello blu che ha valore europeo. La novità è contenuta nel Decreto del Presidente della Repubblica approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 25 maggio Importanti sono le modifiche dell art. 381 del Regolamento di esecuzione e attuazione del Codice della strada il quale prevede che, in luogo dell attuale contrassegno arancione, venga adottato un modello unico di contrassegno per i disabili conforme al modello comunitario. Con il Contrassegno Unificato Disabili Europeo (Cude), la persona disabile potrà circolare e veder riconosciuti i suoi diritti non solo se viaggia in auto per l Europa, ma anche se circola o sosta in tutti i comuni italiani. L'adozione di due tipi di contrassegno come da lei proposto sarebbe inoltre discriminante: chi può stabilire la linea che divide due tipi di handicap? Secondo la sua tesi per esempio il disabile in carrozzina che non trova lo stallo arancione e staziona la macchina in quello riservato al deambulante con le stampelle verrebbe multato. E' invece importante che se lo stallo arancione è occupato la persona disabile (con qualsiasi forma di disabilità ma munito di contrassegno), pur rinunciando forzatamente alla maggior dimensione dello stallo riservato, e quindi con maggiori difficoltà di imbarco e sbarco, possa sempre gratuitamente parcheggiare nello stallo più vicino anche se delimitato da strisce blu. Tenga presente che in questo senso è stato anche modificato il Codice della Strada con il Dpr 151/1912, anche se alcuni comuni, veramente pochi e tra questi Varese, non hanno ancora recepito questa possibilità data al disabile. È possibile inviare i propri quesiti in tema di barriere architettoniche a Lisdha news, L Esperto risponde via Proserpio, Varese, info@lisdhanews.it. 8- LISDHA NEWS

9 CONVENZIONE ONU La convenzione Onu sulle disabilità recepita da varie città italiane. E Varese? La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è nata a New York il 13 dicembre 2006 ed è adottata da 138 nazioni. Il nostro Parlamento l ha ratificata con la legge 18 del 2009 e il relativo Regolamento di applicazione è stato emesso con il Dm 167 del 2010 che ha previsto la creazione, come in ogni paese, di un Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità. In tempi più recenti la Convenzione è stata ratificata da diverse città italiane tra cui Milano. Non risulta invece Varese. La delibera di ratifica della Giunta di Milano impegna il Comune al pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità, a promuovere la loro inclusione sociale, a contrastare ogni forma di discriminazione. Nello specifico la delibera prevede azioni finalizzate a creare una nuova cultura della disabilità e stabilisce il controllo dell effettiva applicazione dei principi sanciti dalla convenzione, anche attraverso il contributo di persone con disabilità, delle loro famiglie e delle associazioni. Tra gli obiettivi quello di incentivare le misure volte ad abbattere le barriere architettoniche all interno delle abitazioni e nei luoghi pubblici. La giunta si avvarrà della collaborazione, a titolo gratuito, del giornalista Franco Bomprezzi, portavoce di Ledha, Lega per i diritti delle persone con disabilità. «È con grande gioia - ha detto Bomprezzi - che assumo questo ruolo di consulente sulle politiche per le persone con disabilità. Sono contento che il primo atto della Giunta del Comune di Milano su questo argomento sia l adozione della Convenzione Onu. Sarà questa la guida per monitorare e orientare gli interventi di programma in tutti i settori dell attività amministrativa, non soltanto per quanto riguarda i tradizionali e fondamentali servizi di welfare». L assessorato alle Politiche Sociali svilupperà e rinnoverà i servizi, a cui oggi accedono circa 5 mila persone con disabilità. Per quanto riguarda l applicazione della Convenzione in Italia è stato creato con decreto del ministro del Welfare un organo di consulenza composto da quaranta componenti oltre ai rappresentanti di diversi ministeri, istituzioni, enti pubblici e organizzazioni sindacali e datoriali; ci sono oltre quindici esponenti delle principali organizzazioni del non profit impegnate per la tutela dei disabili e dei loro familiari. ATTUALITÀ Riportiano un estratto della Convenzione Onu riguardante le barriere architettoniche che è utile tenere presente in casi di controversia con quanto prescritto dalle norme nazionali. 1. Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, gli Stati Parti devono prendere misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità, su base di eguaglianza con gli altri, l accesso all ambiente fisico, ai trasporti, all informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico, sia nelle aree urbane che nelle aree rurali. Queste misure, che includono l identificazione e l eliminazione di ostacoli e barriere all accessibilità, si applicheranno, tra l altro a: (a) Edifici, strade, trasporti e altre attrezzature interne ed esterne agli edifici, compresi scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro; (b) Ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi elettronici e quelli di emergenza. 2. Gli Stati Parti inoltre dovranno prendere appropriate misure per: (a) Sviluppare, promulgare e monitorare l applicazione degli standard minimi e delle linee guida per l accessibilità delle strutture e dei servizi aperti o offerti al pubblico; (b) Assicurare che gli enti privati, i quali forniscono strutture e servizi che sono aperti o offerti al pubblico, tengano conto ARTICOLO 9 ACCESSIBILITÀ di tutti gli aspetti dell accessibilità per le persone con disabilità; (c) Fornire a tutti coloro che siano interessati alle questioni dell accessibilità una formazione concernente i problemi di accesso con i quali si confrontano le persone con disabilità; (d) Dotare le strutture e gli edifici aperti al pubblico di segnali in caratteri Braille e in formati facilmente leggibili e comprensibili; (e) Mettere a disposizione forme di aiuto da parte di persone o di animali addestrati e servizi di mediazione, specialmente di guide, di lettori e interpreti professionisti esperti nel linguaggio dei segni allo scopo di agevolare l accessibilità a edifici ed altre strutture aperte al pubblico; (f) Promuovere altre appropriate forme di assistenza e di sostegno a persone con disabilità per assicurare il loro accesso alle informazioni; (g) Promuovere l accesso per le persone con disabilità alle nuove tecnologie ed ai sistemi di informazione e comunicazione, compreso Internet; (h) Promuovere la progettazione, lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di tecnologie e sistemi accessibili di informazione e comunicazioni sin dalle primissime fasi, in modo che tali tecnologie e sistemi divengano accessibili al minor costo. 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10 ATTUALITÀ CONTRO LO STIGMA DELLA MALATTIA MENTALE Lo psichiatra Alberto Salmoiraghi, nato in Italia, ma trasferitosi in Inghilterra, coltiva un desiderio: Spero sempre che la società in cui viviamo investa un po di tempo per capire e conoscere la malattia mentale, piuttosto che fermarsi a stereotipi e luoghi comuni. Ciò renderebbe tutti migliori. Alberto Salmoiraghi è nato a Milano e, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, si è trasferito in Inghilterra dove si è specializzato in Psichiatria. Oggi è primario di Psichiatria dell età adulta nel nord del Galles, dove vive con la sua bella famiglia. E' inoltre Direttore regionale della Terapia Acuta, docente di Psichiatria presso l Università di Liverpool e autore di diverse pubblicazioni scientifiche. Ha organizzato la prima Conferenza Internazionale sulla Psichiatria Acuta e, nel 2013, ha esordito nel mondo della narrativa con La Signora Solitudine LISDHA NEWS Alberto Salmoiraghi ci aiuterà ad avvicinarci al problema della malattia mentale e ci guiderà nel tentativo di comprenderla, attingendo alla sua vasta esperienza, accumulata in anni di lavoro accanto ai pazienti. - Professore, cosa l ha spinta a dedicare la sua vita a questa impegnativa analisi dell animo umano? «Sin dai tempi dell Università la malattia mentale mi ha affascinato in modo profondo. Il primo aspetto che mi ha incuriosito è stata la psicopatologia, lo studio dei sintomi e segni della malattia mentale. Questa disciplina è in continua evoluzione nel cercare di definire i vari aspetti e manifestazioni delle malattie mentali. La classificazione stessa è in continua evoluzione e la ricerca in psichiatria è attiva su parecchi fronti. Un altro aspetto che trovo affascinante è la varietà di questo campo che va dall antropologia alla neurologia per finire nella psicologia». - Ha quindi trovato in Inghilterra il luogo dove praticare la sua professione. Il contatto con persone con una visione della vita in qualche modo lontana dalla sua, è stata

11 DANIELLE STEEL E IL TRAGICO INCONTRO CON LA MALATTIA MENTALE Danielle Steel, nata a New York nel 1947, è una delle maggiori scrittrici di bestseller del mondo. Ha avuto una vita molto ricca: è infatti madre di 9 figli ed è stata sposata 5 volte. Oggi è single. Ha scritto quasi 100 libri, tradotti in 28 lingue e diffusi in più di 40 paesi, vendendo circa 800 milioni di copie. 21 dei suoi libri sono stati adattati per la televisione. La Steel ha scritto anche una collana di dieci libri illustrati per aiutare i bambini che si trovano di fronte a problemi come il rapporto tra fratelli, l'inserimento scolastico o la perdita di una persona cara. Danielle Steel ha anche fondato e tuttora gestisce la "Nick Traina Foundation", dedicata al figlio perduto. La storia di Nick viene raccontata in Brilla una stella. La storia di mio figlio. Il libro ripercorre senza abbellimenti, ma anche con tanta dolcezza, la storia di una mamma e del suo amato bambino. Un bambino pieno di allegria e di entusiasmo, dotato di qualità straordinarie, che, però, fin da piccolo aveva manifestato una certa instabilità di carattere, sfociata poi durante l'adolescenza in gravi episodi, fino alla terribile diagnosi: sindrome maniaco-depressiva. Nonostante gli innumerevoli consulti medici, nessuno aveva capito quale problema affliggesse Nick e la diagnosi arrivò troppo tardi. Mentre il ragazzo passava da una scuola all altra e diventava una star della punk-music con la sua band, i Link 80, iniziò finalmente la terapia con il litio. Ma era troppo tardi: a diciannove anni Nick è morto suicida. E difficile spiegare, anche per la madre, i mostri, le paure, le angosce e i tormenti con i quali Nick doveva lottare, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Nick era allegro, brillante, sorridente, carismatico e affascinante. Ma neppure la sua passione per la musica è riuscito a salvarlo. Nel suo libro Danielle Steel, madre piena di dolore ma anche di gioia per avere avuto vicino un figlio tanto speciale e ricco d amore, racconta la sua esperienza, nella speranza che possa essere d aiuto ad altri, perché chi si trova in situazioni analoghe alla sua non perda mai la fiducia e la speranza. L autrice ritiene che Nick, curato nel modo giusto, avrebbe potuto convivere con la sua malattia, il disturbo bipolare. Per questo combatte instancabilmente per aumentare la sensibilità verso le malattie mentali. Danielle Steel, Brilla una stella. La storia di mio figlio, ed.sperling & Kupfer (collana Esperienze Paperback). re un piazzamento all Università o un contratto di locazione, persino un assicurazione, quando messi a confronto con persone portatrici di altre forme di disabilità. I media hanno una grande responsabilità in questo, in quanto per anni hanno legato l idea dei malati mentali a quella di persone senza speranza e portatrici di violenza. Si tratta di percezioni errate e i dati più recenti smentiscono queste false credenze». - Cosa si fa nella pratica psichiatrica per contrastare gli atteggiamenti che costringono il malato mentale a combattere su due fronti: da un lato l'esperienza di malattia - con tutto ciò che questo comporta in termini di sofferenza, menomazioni e disabilità - e, dall'altro, le reazioni dell ambiente sociale e lo stigma che circonda il disturbo mentale? «In psichiatria è normale un approccio olistico, dove lo psichiatra è parte di un equipe che lavora con i pazienti. Molti aspetti della malattia e della disabilità vengono analizzati, studiati con l obiettivo di far recuperare una vita piena di significato alla persona sofferente. In pratica significa che oltre al controllo sintomatico, il trattamento si deve focalizzare anche sulla parte sociale, lavorativa e spirituale. Spesso si deve agire sull ambiente, a partire da quello più vicino costituito dalla famiglia, in modo da poter influenzare il benessere del paziente». una difficoltà o una possibilità in più? «E stata sia una difficoltà che una possibilità. Il sistema anglosassone è generalmente meritocratico e standardizzato, quindi facile da capire. L inserimento nel mio lavoro è stato piuttosto difficile, per ragioni sia professionali che personali. La sovrastruttura culturale della società costituisce una parte importante da capire e apprezzare ed è necessario prima distaccarsi dalle proprie sovrastrutture. Molte persone che vivono all estero hanno difficoltà in questo processo per paura di perdere la propria identità. Io, al contrario, penso che riconoscere le differenze, aiuti a definire meglio le identità. Ecco perché non capisco il razzismo». - Dedichiamoci ora alla malattia mentale. Nella sua diagnosi usa la parola stigma, un termine di origine greca. Perché? «La malattia mentale è incredibilmente stigmatizzata. Lo stigma coinvolge persino i professionisti che sono a contatto con i malati mentali. Vi è molta ignoranza sul mondo della psichiatria, sulla malattia mentale e sui pazienti che frequentano gli ambulatori o ospedali psichiatrici. La Società vive una sorta di blocco culturale quando si confronta con il mondo psichiatrico. Il tipico esempio è la depressione. Tutti diventano depressi in alcuni momenti della loro vita, ma quando la depressione raggiunge livelli patologici o clinici si stenta ad accettarla. La situazione è anche peggiore quando si parla di schizofrenia, disturbo bipolare o disturbi della personalità. Il risultato è che le persone che soffrono di una malattia mentale grave vengono trattate in modo diverso dalla Società e in qualche modo discriminate. Per esempio, è accertato che i malati mentali hanno meno possibilità di trovare un posto di lavoro, di ottene- - Le condizioni di vita delle persone con malattia mentale non dipendono quindi solo dalla gravità della malattia, ma anche dal grado di accettazione all interno della famiglia e nella società in generale? «Assolutamente. Lo stigma non è limitato alla malattia mentale, ma purtroppo si estende a molte altre disabilità. Il collegio degli psichiatri britanni- LISDHA NEWS - 11

12 co ha investito molte energie e denaro nel combattere lo stigma e qualche risultato è stato ottenuto. Spero sempre che la società in cui viviamo investa un po di tempo per capire e conoscere la malattia mentale, piuttosto che fermarsi a stereotipi e luoghi comuni. Ciò renderebbe tutti migliori». - L Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato 5 pregiudizi che impediscono in tutti i paesi l accesso ottimale ai processi terapeutici ed emancipativi per chi soffre di una malattia mentale: pericolosità, inguaribilità, incomprensibilità, improduttività e irresponsabilità. Sono i problemi che incontra nel suo lavoro quotidiano? «Certamente. Come ben definito, sono pregiudizi. La realtà è molto diversa, in quanto una buona parte dei pazienti che soffrono di malattia mentale non ha nessuna di quelle caratteristiche o solamente qualcuna. Tuttavia questi pregiudizi sono condivisi da molti e di conseguenza il processo di recupero viene limitato o rallentato». - La stessa Oms, fin dal 1992, ha scelto il 10 ottobre come data annuale da dedicare alla salute mentale. Da allora, in più di 100 paesi nel mondo, il 10 ottobre si organizzano eventi culturali, scientifici e d informazione sulla salute mentale e la lotta allo stigma. Questa iniziativa ha portato a una maggiore conoscenza del problema? «Nonostante gli sforzi di tutti i paesi e dell Oms lo stigma è ancora ben presente, quindi c è ancora molto lavoro da fare. Un traguardo raggiunto a livello istituzionale è che la malattia mentale ha ora la stessa dignità e importanza di quella fisica. Gli investimenti nei servizi sono in aumento e questo non può che essere un beneficio per i pazienti. Ora bisogna guardare ai responsabili della diffusione di notizie per fermare la strumentalizzazione della malattia mentale a scopi scandalistici o utilitaristici, con il fine di vendere qualche copia in più di un giornale o avere più spettatori il sabato sera». - Nel praticare la sua professione si è specializzato nella cura di specifiche malattie mentali? «Solitamente la mia casistica è costituita da situazioni complesse, che sono in qualche modo a rischio o gravi. Generalmente i miei pazienti soffrono di schizofrenia, disturbo bipolare, disturbi di personalità, disturbo ossessivo-compulsivo, depressione e disturbi d ansia gravi. Alcool e droghe fanno spesso parte dell equazione. Inoltre dirigo un ambulatorio specialistico e un equipe per la diagnosi e il monitoraggio della Malattia di Huntington. Naturalmente il repertorio è più vasto, ma la lista sarebbe lunga e noiosa. Queste malattie vengono trattate con medicinali e vari tipi di psicoterapia. Un altro pregiudizio comune riguarda i cosiddetti psicofarmaci. I farmaci usati in psichiatria aiutano molte persone a controllare i sintomi. La ricerca comunque continua e non deve fermarsi. Il problema vero non è usare i farmaci, ma abusarne o usarli in modo non appropriato. In questo tutti i medici hanno una responsabilità, non solo in ambito psichiatrico». - Una patologia che ha avuto modo di approfondire nei suoi anni di lavoro è quella del disturbo bipolare. E una problematica a volte difficile da diagnosticare e curare, come possiamo leggere nel riquadro che racconta della scrittrice Danielle Steel e del figlio. Ci parli della sua esperienza rispetto a questo disturbo. «Il disturbo bipolare è una malattia caratterizzata da sbalzi d umore molto marcati. Non è da confondere con cambiamenti d umore che possono capitare nella vita di tutti i giorni o con 12 - LISDHA NEWS

13 l instabilità emotiva, ma piuttosto un alternanza tra depressione e mania (umore elevato). Il disturbo bipolare è una malattia grave, cronica e ricorrente. Può essere controllato molto bene con farmaci, ma vi è una parte di pazienti che non segue nessun trattamento e riesce comunque a prevenire gli episodi. Spesso chi soffre di questa malattia ha un intelligenza e un senso pratico ottimali e al di sopra della media. Vi sono molti personaggi illustri e famosi che soffrono o hanno sofferto di disturbo bipolare, come Ludwig van Beethoven, Friedrich Händel, Charles Dickens». - La sua professione prevede sicuramente momenti terribili, di grande difficoltà, nel rapportarsi con persone colpite da gravi problemi. Ma dev essere anche fonte di grande gratificazione quando giunge la consapevolezza di avere aiutato qualcuno. Professor Salmoiraghi, ci racconti di una sua grande gioia. «Mi ritengo fondamentalmente un clinico molto fortunato perché faccio un lavoro che mi piace e sono molto fiero di questo. Trovo difficile identificare una particolare gioia, forse sarebbe presuntuoso. Ogni medico ha i suoi successi e fallimenti. Cerco SOLITUDINE NEMICA O ALLEATA? Sei racconti per accostarsi a sei facce della solitudine. Nel suo La Signora Solitudine lo psichiatra Alberto Salmoiraghi attira l attenzione su diversi aspetti della Solitudine. Lo guida in un percorso ora difficile, ora più dolce, sempre attingendo dalla quotidianità della nostra vita. Tutto nasce in un momento autobiografico, in un giorno grigio. Il primo in una terra straniera. Dopo una giornata lunga e incerta, passata a camminare male e a respirare veloce racconta Salmoiraghi - provai una sensazione conosciuta ma che solo in quel momento riconobbi: solitudine. Uno stato difficile, a volte doloroso, nel quale però si possono prendere decisioni importanti e giuste per la propria vita. Il volume non vuole dare una lettura negativa della Signora Solitudine. Questa strana compagna viene tratteggiata nei suoi diversi aspetti, sottolineando come possa portare a profondi momenti di introspezione che aiuteranno, poi, a vivere meglio. Mostrando come possa diventare da Nemica, Alleata. Tra un breve excursus delicatamente tecnico e un racconto, nel ruolo di menestrello della Solitudine, Salmoiraghi racconta di Amadeus che, dalla Solitudine cittadina, passa alla Solitudine della savana, prendendo coscienza del suo stesso vivere. Prende in esame il mondo del lavoro e il valore del suo venir meno per il crescere degli anni, spiegando come anche la pigrizia debba essere coltivata con cura. Racconta di Cinque amici che, uniti dalla solitudine dell essere orfani, segnati da vite difficili, sono diventati l uno la famiglia dell altro. E ancora veniamo trasportati nella storia di Anne e Mirko che si incontrano, ma vengono separati proprio dalla paura del loro amore, un amore che li ha intrappolati. Le storie di Salmoiraghi si dipanano tra gioie e dolori, mostrando le tante sfaccettature di una stessa realtà: la Solitudine, che viene illuminata dalle pagine di questo libro. Alberto Salmoiraghi, La Signora Solitudine, Pietro Macchione Editore sempre di mantenere un certo grado di umiltà in quello che faccio e di imparare quando le cose non hanno l esito desiderato. Senza voler essere troppo romantico, ancora provo gioia ogni volta che sono a contatto con i pazienti. Provo anche gioia quando i membri dell equipe dove lavoro riconoscono gli sforzi fatti. Mi auguro di non lasciarmi intrappolare troppo dall ambizione». - Scrivendo La Signora Solitudine (vedi riquadro) ha tratteggiato degli incontri avvenuti nel corso degli anni. Il libro, ricco di informazioni, intende mettere in luce gli aspetti positivi della Solitudine. Ma, allo stesso tempo, si può capire che, se la malattia non permette di leggerne il lato positivo e rigenerante, la solitudine può avere effetti devastanti «Soffrire di una qualsiasi malattia grave o disabilità può portare a un forte senso di solitudine e diversità. Talvolta il nostro lavoro consiste nell offrire supporto e comprensione alle persone che si sentono perse. Essere un buon medico vuol dire trovare il giusto equilibrio tra la conoscenza scientifica e l aspetto umanistico. Nel libro La Signora Solitudine vi è un capitolo che tratta proprio questo tema attraverso la storia di due diversi che decidono di incontrarsi. Voglio però ricordare che il messaggio del libro è che la solitudine può essere molto positiva». Chiara Ambrosioni LISDHA NEWS - 13

14 ATTUALITÀ LA SECONDA VITA DI MILENA Milena Di Gennaro, quasi uccisa a colpi di pistola dal suo ex e per questo ora sulla sedia a rotelle, racconta la sua nuova vita. Quando ritorni alla tua realtà di tutti i giorni, ti trovi a scegliere: o ti metti a letto e fai la malata, o ti prendi la seconda vita che hai e cerchi di viverla al meglio. Io ho scelto di vivere. Era il 13 gennaio Milena (si chiama Filomena, ma tutti la chiamano così), che allora aveva 27 anni, accetta di incontrare per l ultima volta il suo ex fidanzato, Marcello Monaco, che aveva lasciato poco tempo prima perché l amore era finito e i suoi sogni e la sua vita erano volati da un altra parte, lontano da lui e dal loro paese di origine, Stornarella, in Puglia, per approdare a Roma, alla scuola per marescialli di Velletri e all Arma dei Carabinieri, nella quale lei aveva sempre fortissimamente voluto arruolarsi. Ci riesce, Milena. Ci riesce nel 2005, dopo una laurea in Psicologia presa a Roma nel 2003, vincendo il concorso per l Arma e iniziando subito il corso per diventare maresciallo. La chiamavano così anche a casa, la marescialla, per via del suo carattere forte e deciso. Marcello l aveva seguita per qualche tempo a Roma, ma la grande città non faceva per lui e dopo un paio di anni era tornato a casa, probabilmente sicuro che anche lei avrebbe fatto la stessa scelta, che in ogni caso sarebbe tornata a fare quello che avrebbe dovuto fare: sposarlo e accudirlo. Del resto, erano stati fidanzati per tanti anni, agli occhi del paese lei era già sua moglie, doveva tornare. E invece lei, dopo undici anni, lo lascia. Durante le feste di Natale, Milena osa lasciarlo, perché l amore è finito, perché la sua vita è un altra, perché ha capito che non è l uomo giusto per lei. Per Marcello è inaccettabile. La raggiunge a Roma, sotto casa sua. Dopo infinite telefonate e sms, dopo un intera notte sotto casa di Milena, il 6 gennaio, lei accetta di incontrarlo di nuovo, un ultima volta, per un ultimo chiarimento. Non è tranquilla, crede di conoscerlo a sufficienza, sa che non è mai stato un uomo violento, mai ha alzato le mani in undici anni, ma lo stesso è una situazione strana. Milena chiama il suo comandante a Velletri e lo informa di quello che sta succedendo; segue il suo consiglio di incontrarlo in un luogo affollato o in strada, consiglio che probabilmente contribuirà a salvarle la vita, cerca di rassicurarlo che non le servirà che lui venga come supporto. L incontro con Marcello, nella macchina di lui, si rivela un dialogo a senso unico: lui ha già deciso di punirla, per ciò che ha osato fare, e non c è nulla che lei possa fare per fargli accettare la sua decisione. Risponde come un automa, insiste per salire in casa: il suo atteggiamento la spaventa. Lei corre fuori dalla macchina, riguadagna il portoncino: non riesce a chiuderlo per un istante, viene scara LISDHA NEWS

15 ventata di nuovo fuori, è attonita perché non lo ha mai visto fare una cosa simile. Poi, lo vede tirare fuori la pistola, lo sente dire O mia o di nessuno. E poi lo sparo. Gli spari, che quasi la uccidono, che lesionano il midollo e i polmoni. Poi una voce che grida Fermo!, altri spari, e il suo carnefice cade a terra, mentre qualcuno la chiama, le ripete di restare sveglia, di non mollare. E il suo comandante, che aveva deciso di ignorare le sue rassicurazioni e l aveva raggiunta lo stesso. Dopo una cosa del genere, in ospedale, l unica cosa che ti importa è che sei ancora viva, dice Milena. C era ancora la speranza che le lesioni non fossero così gravi, non ne sapevo ancora niente, in realtà. All inizio, la notizia che non avrebbe più camminato è passata in sordina: nonostante tutto, ce l aveva fatta. Nonostante tutto, il mostro non aveva vinto. Era viva. Al centro riabilitativo, la realtà ha cominciato a rivelarsi. Mi hanno spiegato che il midollo, una volta che è lesionato, non si può rigenerare, non c è niente da fare. E che non avrei davvero più camminato. Ma il centro riabilitativo, l ospedale, sono comunque realtà protette. E dopo, è quando esci che ti scontri con la realtà vera, con la società, che è la prima a discriminarti. Guardi solo le barriere che ci sono! Per fortuna io avevo la mia famiglia, a cui appoggiarmi, e c era il mio comandante, che poi è diventato mio marito. In una situazione del genere, ti trovi a scegliere: o ti metti a letto e fai la malata, o ti prendi la seconda vita che hai e cerchi di viverla al meglio. Io ho scelto di vivere. Ora Milena ha due splendidi gemellini di due anni: com è fare la mamma a rotelle? Lei ride, ha una bellissima risata, e risponde: E difficile, sono due e della stessa età, con uno forse sarebbe meno impegnativo. Al mattino vanno al nido e io lavoro, al pomeriggio ho chi mi aiuta e poi c è mio marito. Adesso è il momento peggiore, perché vogliono esplorare, si fanno male, magari si nascondono in posti in cui io non posso arrivare ma cresceranno, e allora le preoccupazioni saranno certamente diverse. Ride ancora. Al momento, lavora con un contratto a tempo determinato presso il Comune di Roma, e ha accettato un posto presso l Associazione Italiana Tabaccai, offerto grazie alla trasmissione televisiva Amore Criminale, alla quale aveva partecipato: Senza quella trasmissione, probabilmente ora sarei ancora disoccupata. Io non cerco un posto di lavoro perché sono diventata disabile. Io ce l avevo, un posto di lavoro e stavo facendo un corso per questo, ma mi hanno mandata via. Dopo essere rimasta paralizzata in seguito all aggressione che ha subito (e per la quale il suo ex è stato condannato a 11 anni e 8 mesi di carcere, dei quali ha scontato 7 anni; ora è fuori ed è tornato a Stornarella, senza mai dire o fare qualcosa che assomigliasse al pentimento), Milena è stata infatti riformata dall Arma. La sua voce è piena di amarezza: Venendo a mancare l idoneità fisica, mi hanno mandata via. Per colpa di una legge, che secondo me si sarebbe potuta interpretare in altro modo, non sono stata nemmeno ammessa ai ruoli civili. Ho anche fatto appello al Capo dello Stato, ma non è servito a niente. E stata questa la cosa più difficile da accettare. Poi aggiunge: Una senatrice ha presentato un interpellanza in Parlamento. Io continuo a sperare. Ma ha ancora voglia di lottare. Continua a raccontare instancabile la sua storia perché sia di aiuto ad altre donne, perché le sproni a denunciare subito, immediatamente, alla prima avvisaglia. Per non diventare vittime di uomini che credono di possederle come oggetti. Anche perché, se si sopravvive, ci si ritrova da sole: Io ho potuto contare sulla mia famiglia, ma non ho potuto contare sullo Stato. Le vittime rimangono sole. Non capisco come non si riesca a fare qualcosa realmente, cominciando magari con corsi nelle scuole, che insegnino una mentalità diversa, per poi arrivare alle leggi. Le leggi che sono state fatte, tutto il parlare del femminicidio in realtà sono solo facciate, non servono a nulla, non risolvono nulla: non c è certezza della pena, non c è tutela per le vittime, per chi denuncia non c è nulla. C è solo indifferenza e io l ho vissuta. Ma non si è fatta abbattere e Milena, oggi, è una donna, disabile, mamma, lavoratrice La mia vita è diversa da quella che era, io sono diversa da quella che ero. Ho cercato di crearmi una vita il più normale possibile. Dana Della Bosca LISDHA NEWS - 15

16 ATTUALITÀ IN ROMAGNA TROVA CASA IL DOPO DI NOI Sulle colline tra Forlimpopoli e Bertinoro apre la più grande realtà in Italia dedicata all autismo e al disagio psichico, voluta dalle famiglie Fornino e Valmori e gestita dalla cooperativa sociale Insieme per crescere. Un centro diurno, una struttura residenziale e semiresidenziale con servizi per l assistenza e l autonomia delle persone disabili, ma anche ristorante, campi sportivi, maneggi, spazi per l infanzia e farmer market aperti a tutti. Edo Valmori è il papà di Nicolò, 21 anni, affetto da autismo, Vincenzo Fornino lo è di Antonio, 42enne che soffre di disagio psichico. La loro amicizia è nata nel A Nicolò è stato diagnosticato l autismo quando aveva 3 anni spiega Edo Valmori. Fino alle scuole medie abbiamo potuto contare su ottimi insegnanti di sostegno, che ci hanno dato un grande aiuto. In più, eravamo giovani e potevamo dedicare maggior tempo e, soprattutto, maggiori forze a Nicolò. I problemi sono aumentati quando siamo diventati anziani, lui ha raggiunto la maggiore età ed è rimasto totalmente a nostro carico. Ma ciò che preoccupava maggiormente le famiglie Fornino e Valmori era il dopo di noi. Chi si occuperà di Nicolò e di Antonio quando i genitori non ci saranno più? Abbiamo visitato strutture in giro per l Italia continua Edo Valmori, che però non ci hanno soddisfatto. Da qui l idea di creare qualcosa di nuovo. Sei anni fa, Vincenzo Fornino e Edo Valmori sono passati all azione, concedendo i terreni e spendendo gran parte dei risparmi per realizzare la Fondazione che oggi porta il loro nome e che, a pieno regime, impiegherà una cinquantina di persone, da psicoterapeuti a chef, da operatori socio-sanitari alle stesse persone con disabilità. Seimila metri quadrati di spazi coperti, 22 ettari di terreno e un nuovo modello di assistenza per le persone disabili basato sulla qualità della relazione umana, sul potenziamento delle autonomie, anche attraverso il lavoro, e sul coinvolgimento di famiglie, imprese e comunità intera. Questo progetto nasce da un atto d amore, quello che ogni padre e madre ha per i propri figli aggiunge Vincenzo Fornino. Noi, come tutti i genitori, ci siamo posti una domanda: Quando non ci saremo, che ne sarà dei nostri figli? È a questo punto che è scattata la necessità di fare qualcosa: con la famiglia Valmori, con cui siamo amici da 34 anni, abbiamo pensato che i beni terreni di questo mondo andassero usati per i nostri cari e per chi non ha avuto la fortuna di avere una vita uguale agli altri. Vogliamo, sottolineo questa parola, che nessuna delle persone che faranno parte della Fondazione, dagli amministratori, ai collaboratori al personale dice Vincenzo Fornino si dimentichi mai che al centro di questo progetto ci sono l amore e il rispetto verso il prossimo. Come fondatori conclude Vincenzo Fornino il nostro volere è che non ci siano gerarchie che imbrigliano il fare, ma persone che fanno: questo deve essere il loro dovere e la loro missione LISDHA NEWS

17 La Fondazione Fornino-Valmori è innanzitutto un centro diurno e una struttura residenziale e semiresidenziale in cui, per qualche ora al giorno o per periodi più lunghi, le persone con disturbi dello spettro autistico o con disagi psichici possono frequentare laboratori e servizi per acquisire abilità e competenze utili nella vita di tutti i giorni o per potenziare le loro capacità relazionali, anche attraverso il lavoro o l equitazione ricreativa. Per chi viene da fuori provincia o da un altra regione c è la Casa di Nicolò, una struttura per i cosiddetti soggiorni di sollievo e di autonomia in grado di ospitare fino a sei persone insieme ai familiari, a cui presto se ne affiancherà un altra da 12 posti. Crediamo che dare un futuro a persone non completamente autonome sia un obiettivo perseguibile, perché siamo convinti che, se sostenute e inserite in un contesto educativo e lavorativo adeguato, possano sviluppare una propria identità personale e, di conseguenza, vivere con maggiore serenità e benessere dice Pietro Berti, presidente della cooperativa sociale Insieme per crescere. Per ogni ospite continua sarà progettato un percorso individualizzato, che tenga conto tanto delle sue fragilità quanto delle sue potenzialità. Pietro Berni e la famiglia Fornino. Ma oltre ai servizi e alle strutture per le famiglie che desiderano rendere più autonomi i propri figli disabili, la Fondazione Fornino Valmori punta tutto sull integrazione con il territorio. Sono infatti presenti e sono aperti a tutti un ristorante biologico a chilometro zero, un impianto sportivo (con campo da calcetto, palestra e un altro campo polifunzionale da basket, pallavolo e tennis) e tre maneggi con scuola di equitazione e 21 box per cavalli a pensione. Un farmer market venderà inoltre i prodotti biologici dell orto e della serra di 800 metri quadrati. Due sale da 149 posti a sedere sono a disposizione per convegni, corsi di formazione, incontri aziendali e presentazioni, mentre una lavanderia industriale ed ecologica servirà asili e scuole materne del circondario per il noleggio e il lavaggio dei pannolini multiuso. La Fondazione accoglie anche uno spazio infanzia, in cui è possibile portare i propri figli per il dopo-scuola o per le feste. Grande attenzione agli interventi educativi per ridurre possibili comportamenti problematici, a partire dall Aba (Applied behaviour analysis), una delle tecniche più efficaci per i bambini con autismo, ritardo mentale o disturbi del linguaggio e dello sviluppo. Tutte le attività della Fondazione Fornino-Valmori, che dovranno puntare all autosufficienza economica, saranno condotte da professionisti e offriranno impiego anche alle persone con disabilità secondo loro desideri e competenze. Per informazioni: Fondazione Fornino-Valmori Via Trò Meldola 1216 Fratta Terme di Bertinoro (Fc) Tel , mail info@fondazioneforninovalmori.it, web Fondazione Fornino-Valmori OGGI CUCINO IO L'integrazione si fa a cena, a Trento nasce il primo ristorante dedicato ai ragazzi autistici. Dal Barba è il primo ristorante pro autismo, una struttura rimessa a nuovo dalla cooperativa sociale La Ruota a Villa Lagarina. Un ristorante aperto a tutti che ospita anche una serie di attività sociali indirizzate a persone con disabilità. Il progetto ideato, da Rachele Gottardi, coinvolge i ragazzi in diversi ambiti, dalla cucina, all orto, al giardinaggio: si occupano di tutto i 25 giovani coinvolti in questa nuova sfida. Cucinano, servono ai tavoli e curano ogni dettaglio del posto. Il tavolo, ad esempio, è apparecchiato con tovagliette stampate ad hoc in Caa (Comunicazione aumentativa alternativa), con disegni che indicano come chiedere qualcosa, come per esempio dell acqua o il bis. Tovagliette illustrate utili anche per imparare ad apparecchiare in quanto sulla tovaglietta sono riportate le posizioni di forchette, piatti e bicchieri. Un ristorante dunque con e per disabili, senza esclusioni di alcun genere. La struttura è attrezzati ad accogliere famiglie e ragazzi con qualsiasi disabilità, c'è a disposizione una navetta adatta al trasporto di persone sulla sedia a rotelle e offre un servizio di accoglienza dei giovani, nel caso in cui i genitori vogliano lasciarceli per qualche ora, approfittando di fare un giro per il Trentino. E a completare il tutto si aggiunge anche la nuova app per tablet che si offre come ausilio alla comunicazione del disabile. Un metodo basato sempre sulla Caa e che permetterà di comunicare al giovane, e non, con gli altri in modo facile. Una barra verticale per scegliere le parole, una orizzontale per i verbi e un ultima per i simboli generici: con tre semplici click ecco formata la frase che verrà anche ripetuta in audio. L app però va oltre: analizza i dati e le statistiche di utilizzo di determinati simboli, in un dato periodo, in modo da poter ottimizzare gli interventi educativi e terapeutici sul disabile. L applicazione è stata progettata ed è di proprietà dalla start up roveretana Neocogita che si occupa di dispositivi tecnologici per la disabilità. (V.B.) LISDHA NEWS - 17

18 ATTUALITÀ ECCO IL BACIO E LA CAREZZA DEL PAPA Nessuno si senta inutile e solo. L incontro emozionante della nostra editorialista Laura Belloni con Papa Francesco. Abitavamo in due casette gemelle in una località allora piuttosto isolata rispetto a Varese. Eravamo arrivati da poco a causa della mia malattia che si aggravava, anche se allora camminavo ancora. Il nostro padrone di casa era loro zio e noi giocavamo insieme: Maurizio ed io avevamo la stessa età, sei anni, Alberto invece era il piccolo, ne aveva solo due. Le nostre mamme erano amiche, perché mamma Bruna era sarta e ci vestiva, a volte scappavo da lei per imparare a cucire. Poi, la vita ci separò; Maurizio ed Alberto in seminario e noi a Bologna; facemmo in tempo, però, a gioire per la nascita di Franco, il loro fratellino. Tornati a Varese, riprendemmo i contatti, mai interrotti del tutto. Un altro distacco, fino a quando ci ritrovammo dopo quasi quaranta anni, grazie ad Elena, l' architetto mia compagna di scuola, che sta seguendo i lavori alla parrocchia Beata Vergine Immacolata Lavanderie, dove don Alberto è parroco. Sì, il Signore della Storia lo è anche di quella con la esse minuscola e talvolta ama sorprenderci, riannodando i fili creduti spezzati per sempre, che legano le nostre vite. Ed ecco che martedì 24 settembre, alle nove, Olympia ed io siamo partite in auto con l'amico Gianluigi alla volta della Stazione Centrale di Milano per prendere il Freccia rossa che avrebbe condotto noi, Elena, Rosella e mia cugina Greta a Roma, dove ci saremmo ricongiunti con don Alberto e i suoi parrocchiani, per partecipare all'udienza generale di Papa Francesco. Grande era l'emozione, perché chi ha problemi di mobilità spesso deve affrontare mortificanti rifiuti, ma Elena si era informata sui nuovi servizi di assistenza ai disabili offerti da Trenitalia e tutto sembrava essere sotto controllo. Le cose belle, tuttavia, vanno conquistate e a mettere alla prova la nostra tenacia ha provveduto un ingorgo autostradale che ci ha bloccati dopo aver superato il primo casello: così abbiamo impiegato tre lunghe ore per percorrere sessanta chilometri! Il nostro treno era perso, Elena, però, con il numero del mio biglietto ormai inservibile, ha convinto un'impiegata molto gentile ad emetterne uno nuovo. Finalmente, eravamo in carrozza. Io, ben ancorata sulla mia sedia e Olympia comodamente seduta al mio fianco, guardavamo beate scorrere la ridente campagna italiana. Tutto si era placato, in perfetto orario siamo arrivati nella nostra splendida Capitale, dove abbiamo ritrovato le nostre compagne di avventura e già ci 18 - LISDHA NEWS

19 attendeva il minibus della Meditral, la società che, insieme al Comune di Roma, gestisce il servizio di trasporto delle persone disabili, prenotato per condurci in albergo dall'architetto Tommaso Empler, più volte docente ai corsi da noi organizzati per progettare senza barriere architettoniche. Poco più tardi sono arrivati anche don Alberto e i suoi parrocchiani: Tu da mille strade ci raduni all'unità. Nella notte non riuscivo a dormire: mi sembrava impossibile aver potuto realizzare, senza troppe difficoltà, un'impresa impensabile solo fino a qualche anno fa. Le dure lotte, dunque, non sono state vane! All'alba del giorno dopo, ci incamminiamo verso piazza San Pietro, dove dobbiamo separarci: da una parte, Olympia ed io riuniti con altri disabili e i loro assistenti; gli altri, ai posti loro assegnati. Dopo un'oretta, il nostro gruppo viene trasferito ai piedi della scalinata preparata per l'udienza. Un agente di sorveglianza cammina avanti indietro, osservando ogni cosa. Ad un tratto, con tono solenne, dice: Ora dovete sopportare un po' di fatica ed il caldo, ma al termine, sarete portati in un luogo riparato e verrà il Papa a salutarvi ad uno ad uno. Qualcuno osa chiederne la ragione: Non chiedete a me, rispose, il Signore vi ha scelti, recitate una Ave Maria!. Prima di partire, due cuginette mi avevano affidato due lettere per il Papa e, con la forza datami da quelle parole, ho consegnato il bustone all'agente. Poi, è avvenuto quanto annunciato. Siamo stati spostati in un luogo appartato, alla sinistra della Basilica; ogni disabile aveva alle spalle il suo accompagnatore. E cominciata l'attesa, rallegrata da un clima mite e dalla luminosità del cielo. Accanto a me c'era una persona assistita dalla sorella, che, gridando, chiamava continuamente Papa Francesco, mentre con pazienza la sorella la calmava. Alle tredici, è arrivato il Pontefice. Ci avevano avvertiti di non scattare foto, ma di non perdere l'incontro con il Suo sguardo. Giunto davanti alla mia vicina, lei, con risatine di gioia, infila le sue mani nelle maniche del Papa, che si intrattenne a giocare ed a ridere con lei. Si ferma di fronte a me, ci guardiamo e gli dico: Prego per Lei. I Suoi occhi si illuminano, mi guarda ancora più profondamente e mi risponde: Grazie, ne ho molto bisogno! Guarda Olympia e si abbracciano; la mano bruna di lei si staglia sulla Sua veste, l'incontro tra il Vicario di Cristo e l'africa. Alle 20 dello stesso giorno si conclude il nostro viaggio così breve, ma tanto toccante che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Ringrazio Colui che tutto può e coloro che con uno splendido lavoro di squadra lo hanno permesso. Grazie anche a Papa Francesco che con il Suo bacio e la Sua carezza ci ha fatto sentire al centro dell'umanità e non degli scartati. Ora, anch'io voglio portare a tutti il bacio e la carezza del Papa, affinché nessuno si senta inutile e solo. Laura Belloni Tra i tanti diritti delle persone disabili c'è quello di poter vivere la propria fede e di valorizzare la propria dimensione spirituale. Eppure tante volte questo diritto è disatteso. I gesti di tenerezza e accoglienza di Papa Francesco porteranno ad un reale cambiamento? all'ascolto, importante per la costruzione di ogni L'attitudine relazione umana, diventa più che mai necessaria quando ci si incontra con la dimensione spirituale dell'altro, ancor più se quest'altro è disabile. Se già ci è difficile prestare attenzione ai richiami dello spirito, le difficoltà aumentano quando abbiamo a che fare con persone che, a motivo dei propri limiti fisici e psichici, faticano ad esprimere la loro interiorità e il loro desiderio di Dio. E guardandoci bene intorno non è poi così complicato scorgere la nostra superficialità a questo riguardo. P. S.: come in ogni redazione che si rispetti, arriva un'ultimora: Papa Francesco ha risposto alle due cuginette che mi avevano affidato le loro lettere! MA LA CHIESA È PRONTA AD ACCOGLIERE? Essa si rivela quando non ascoltiamo la voglia di rimanere in preghiera nel silenzio di una chiesa di una persona in carrozzina e le mettiamo fretta per portarla fuori appena terminata la Messa. O quando la lasciamo ultima a fare la Comunione. Per non parlare poi del momento dello scambio della pace quando si vedono mani titubanti perché non sanno come approcciarsi al disabile e spesso la soluzione più facile diventa ignorarlo, senza accorgersi così di ferirlo nella sua dignità perché lo si fa sentire un signor nessuno. Quando invece basterebbero un semplice cenno o un sorriso. LISDHA NEWS - 19

20 Durante la Celebrazione Eucaristica capita anche che alcuni guardino con insofferenza chi fa versi strani o tiene qualche comportamento non proprio consono al momento a motivo della sua disabilità. Anche a Lourdes può succedere paradossalmente che il volontario disattenda l'intimo desiderio del malato che vorrebbe stare un po' da solo nella cappella dell'adorazione oltre a partecipare alle varie liturgie comunitarie. Insomma sono tanti i modi con cui mettiamo a tacere la dimensione spirituale dell'altro quasi non avesse diritto di esistere e di esprimersi, quasi non avesse un ruolo importante nella sua vita. Eppure l'esperienza di chi vive ogni giorno fianco a fianco con disabili ci dice il contrario. Intervenendo ad un convegno tenutosi la scorso giugno a Firenze su spiritualità, salute mentale e disabilità la coordinatrice italiana dell'arca, Guendalina Malvezzi, ha narrato un piccolo ma significativo episodio il cui protagonista era stato un giovane disabile mentale al ritorno da una visita cardiologica. Chiestogli che cosa avesse visto il medico nel suo cuore aveva risposto: «È ovvio, ci ha visto Gesù». «Ah sì? E cosa ci faceva Gesù nel tuo cuore?» «Si riposava». Il suo racconto faceva eco alle parole del messaggio inviato ai partecipanti del medesimo convegno da Jean Vanier, fondatore dell'arca e di Fede e luce (realtà rivolte al variegato mondo della disabilità in cui la dimensione spirituale è sostenuta ed ascoltata), messaggio in cui invitava a guardare al disabile come ad una persona capace di amare e portare il suo dono agli altri. Parlando in un altra occasione ai sacerdoti della diocesi di Roma aveva detto: «Non si tratta di evangelizzare i poveri, perché sono loro ad evangelizzarci. Ci chiedono di lasciare i nostri troni di potere per incontrarli come testimoni di Gesù. Sono proprio loro i testimoni privilegiati di Gesù, e pochi lo sanno. Ma hanno difficoltà a trovare un posto nella Chiesa». Secondo suor Veronica Donatello, responsabile del settore per la catechesi dei disabili dell ufficio catechistico nazionale della Cei, la parola d ordine è «inclusione». Inclusione che nelle migliori intenzioni dovrebbe partire dall'andare a cercare attivamente i disabili e le loro famiglie perché si sentano parte integrante e desiderata di una comunità di fede. Ma a questo punto viene da chiedersi: quante parrocchie lo fanno, quante ad esempio si fanno carico del trasporto del disabile per farlo partecipare alla Messa o ad altri incontri? Se non ci fossero i familiari o gli amici ad accompagnarlo quanto potrebbero partecipare alla vita ecclesiale? E quanto un disabile viene coinvolto perché sia protagonista attivo (e non solo passivo) all'interno delle tante attività parrocchiali? Trovare posto nella Chiesa non significa infatti solo essere accompagnati alle celebrazioni e avere un posto in prima fila. Significa invece essere considerati pietre vive capaci di edificare insieme agli altri con quanto gli è proprio, capacità, idee, sentimenti. Ma spesso non vediamo e uno dei motivi della nostra cecità è dovuto al fatto che, come altrove, degli ambienti ecclesiali prevale la settorializzazione : ai poveri ci pensa la Caritas, ai disabili e ai malati mentali ci pensano le strutture preposte oltre alle loro famiglie. Eppure, se da un lato questo approccio rende più mirati e professionali i vari interventi, dall'altro l'intera comunità ecclesiale viene portata a viversi solo come spettatrice dell'esistenza di chi vive certe difficoltà. Si crea una distanza non solo fisica ma anche emotiva e questo facilita il disinteresse, la non comprensione dell'altro, delle sue fatiche ma anche delle sue potenzialità umane e delle sue ricchezze spirituali. Diventa allora sempre più necessario prendere coscienza che l'aspetto comunitario, la fede condivisa e vissuta insieme nella semplicità dei rapporti umani, sono fondamentali per scoprire e nutrire la dimensione spirituale di disabili e non. Jean Vanier partendo dalla sua esperienza e a proposito delle realtà da lui fondate afferma che esse «sono una scuola dove si impara ad amare». E amare «non è fare del bene, ma è rivelare l importanza e il valore dell altro. Ciò richiede tempo, molti incontri, molti pasti, molte feste... E poco a poco... il cuore cambia». Chiunque viva una vita spirituale e faccia parte di una comunità di fede non può dunque non chiedersi come lo Spirito di Dio agisca nella (e attraverso) la vita di un malato psichiatrico o di una persona paralizzata così come opera nella sua di vita. Sorvolare su questo è in fondo fare un torto sia alla persona disabile che alla comunità di fede nella quale essa potrebbe portare il suo apporto. Fosse anche solo lo sguardo di chi, nella sua semplicità, accoglie tutti, ma proprio tutti, con un sorriso. Così come fa Dio. Emanuela Giuliani 20 - LISDHA NEWS

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