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1 Ulss n.1 Conferenza Sindaci Ulss n.1 Piano di Zona Famiglia, Infanzia, Adolescenza, Minori e Giovani Persone anziane Disabilità Dipendenze Salute mentale Marginalità sociale Immigrazione Servizio integrazione lavorativa Volume 3 Allegati

2 Indice del Piano di Zona ULSS 1 Belluno. VOLUME 2 - ALLEGATI Il processo di costruzione del Piano di Zona - Deliberazione n. 2 del della Conferenza dei Sindaci Formale avvio del procedimento di elaborazione del Piano di Zona pag. 3 - Bando per l adesione alla Programmazione partecipata pag. 7 L analisi - L analisi territoriale pag La demografia pag Le famiglie pag I flussi migratori pag Lavoro e occupazione pag. 136 Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in condizione di disagio e giovani - Relazione sintetica dei bisogni rilevati dal tavolo tecnico territoriale DGR 2416/08, nell area famiglia infanzia adolescenza minori in situazione di disagio e giovani pag Accordo quadro pag. Persone anziane - residenzialità - Criticità, legate alla sostenibilità economica del sistema residenziale anziani. pag Scheda investimenti strutturali previsti, dal 2010 al 2015, nel sistema residenziale anziani. pag. 179 Disabilità - Sviluppo dell offerta residenziale per persone con disabilità, attivazione nuove unità di offerta per la residenzialità delle persone disabili pag Sviluppo dell offerta di centri diurni e semiresidenziali per persone con disabilita pag Caratteristiche dell Utenza in carico ai servizi area disabilita anno 2009 pag. 187 Dipendenze - Progetto dettagliato Prevenzione globale pag Progetto dettagliato Verso l autonomia pag. 205 Marginalità Sociale - Rilevazione utenti pag Linee guida pag Progetto dettagliato Pegaso pag Progetto dettagliato Occupabilità oltre la crisi pag. 245 Immigrazione - Rete di lavoro del tavolo immigrazione pag Progetti e servizi pag. 265 Il quadro delle risorse economiche - Criterio di calcolo delle previsioni di costi e finanziamenti pag. 173

3 . Conferenza dei Sindaci Il processo di costruzione del Piano di Zona Allegati: A. Deliberazione n. 2 del della Conferenza dei Sindaci Formale avvio del procedimento di elaborazione del Piano di Zona B. Bando per l adesione alla Programmazione partecipata. 1

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5 Conferenza dei Sindaci dell ULSS n.1 Deliberazione n. 2 del OGGETTO: Formale avvio del procedimento di elaborazione del nuovo Piano di Zona anni La Conferenza dei Sindaci dell ULSS n.1 riunita nella seduta dell 1/03/10, in ottemperanza alle direttive regionali impartite con le DGRV n. 157/10; Conclusa la discussione sul punto n. 4 Avvio formale del procedimento di elaborazione del nuovo Piano di Zona anni determinazioni conseguenti ; Premesso che con D.G.R.V. n. 157 del 26/01/10 Approvazione delle Linee Guida Regionali sui Piani di Zona ((L.328/2000, L.L.R.R. n. 56/1994, n. 5/1996, n.11/2001, DGR n.1764/2004, DGR n. 3702/2006, DGR n.1809/2009) la Giunta Regionale ha impartito le direttive per la programmazione operativa locale oggetto del Piano di Zona 2011/2015; Sottolineato che al punto 7.2 della citata Deliberazione vengono individuate le fasi di costruzione e gestione del Piano di Zona ed in particolare le seguenti fasi di lavoro concernenti l avvio dello stesso: 1. Avvio del procedimento, a cura del Presidente della Conferenza dei Sindaci di concerto con il Direttore Generale dell Azienda Ulss che a questo fine si avvale del Direttore dei Servizi Sociali; 2. Costituzione del gruppo di coordinamento tecnico; 3. Definizione della struttura organizzativa e delle responsabilità: individuazione dei tavoli tematici e nomina dei rispettivi referenti; 4. Avvio delle procedure di consultazione e di concertazione; Atteso che il Comitato Esecutivo nella seduta del 15 febbraio 2010 ha definito l articolazione delle suddette fasi di lavoro, al fine di sottoporre alla Conferenza dei Sindaci, riunita in Assemblea Generale, l avvio formale del procedimento di elaborazione del Piano di Zona di durata quinquennale con particolare riferimento a: 1. INDIVIDUAZIONE DELL ORGANO DI GOVERNO POLITICO composto da: Esecutivo della Conferenza dei Sindaci Direttore Generale che si avvale del Direttore dei Servizi Sociali dell Ulss 1 Presidente della Provincia o suo delegato 2. NOMINA DEL GRUPPO DI COORDINAMENTO TECNICO articolato in 7 aree obbligatorie di seguito descritto: Area Anziani: Arrigo Boito - Responsabile dei Serivizi Sociali dei Comuni di Forno di Zoldo e Longarone - Domiciliarità Anziani: Adriana Campo Bagatin - Referente servizi domiciliari Ser.S.A. S.p.A. Area Disabili: Rossella di Marzo Coordinatrice UO Disabilità Ulss 1 - Dirigente UO Disabilità Distretto n.1 Cadore Area Infanzia Adolescenza Famiglia: Arrigoni Maria Coordinatrice UO IAF Ulss 1 Dirigente UOIAF Distretto n. 3 Belluno Area Dipendenze: Alfio De Sandre Direttore Dipartimento per le Dipendenze Area Salute Mentale: Bruno Forti Direttore Dipartimento Salute Mentale Area Inclusione Sociale: Anna Viviani Responsabile dei Servizi Sociali del Comune di Belluno Area Immigrazione: Milena Maia LOUREIRO Psicologa Ricercatrice Responsabile Rapporti Esterni e Progetti Centro Internazionale del Libro Parlato 3

6 I responsabili dei tavoli tematici dipendenti da Istituzioni Pubbliche (Ulss Comuni, o da Società a partecipazione pubblica, vengono autorizzati a svolgere tale funzione in orario di lavoro. Alla responsabile del tavolo tematico Area Immigrazione è corrisposto un compenso forfettario lordo pari ad 5.000, RIORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELL UFFICIO DI PIANO composto da: Claudia Faneo (borsista) Paolo Dal Bianco (consulente Ca Foscari formazione e ricerca) e da consulente di cui sono in corso le procedure selettive per l affidamento dell incarico. Compiti dell Ufficio di Piano sono i seguenti: Monitoraggio e valutazione terza annualità Piano di Zona ; Comparazione dati e risultati del triennio ; Valutazione risultati con evidenziazione dei risultati ottenuti e degli obiettivi non realizzati, e individuazione dei punti di forza e delle criticità; Supporto tecnico operativo al gruppo di coordinamento tecnico e ai singoli tavoli tematici. Al consulente vengono, tra gli altri, affidati i seguenti compiti: Analisi del contesto socio ambientale con lettura dei processi di cambiamento e dei nuovi bisogni Costituzione schema comune per lo sviluppo dell elaborazione dei tavoli tematici sulla base di quanto previsto al punto della DGR n.157/10; Coordinamento e supervisione del processo di elaborazione del PdZ Editing del PdZ 4. ATTIVAZIONE PARTECIPAZIONE FORMALE DEI SOGGETTI DEL TERZO SETTORE attraverso Bando pubblico con il quale i soggetti possono, indicando le singole aree tematiche, esprimere la loro manifestazione di interesse a: Partecipazione (consultazione ed informazione) Concertazione ovvero rapporti di partnership nell attuazione del PdZ per i quali si impegnano ad investire risorse proprie 5. COSTITUZIONE TAVOLO AREA N. 8 facoltativo in quanto area non prevista dalla DGRV n.157/10 che si dovrà occupare di: Redazione atto di indirizzo di recepimento ai sensi della L.R. n.23/06 per affidamento di servizi socio sanitari ed educativi in convenzione a Cooperative Sociali di cui all art. 1 della L. 381/91 lett. a); Regolamento attinente la compartecipazione ai costi dei servizi socio sanitari e sociali Accordi, atti di intesa, protocolli, ecc Il tavolo è attivato dal Direttore dei Servizi Sociali che lo coordina e può giovarsi di consulenze su materie specifiche di rilevante complessità tecnico giuridica. 6. ELABORAZIONE DEL PIANO DI ZONA suddivisa in tre fasi per ognuna delle quali il Gruppo Tecnico elabora il procedimento e lo sottopone all Organo di Governo Politico per la valutazione e decisioni conseguenti di indirizzo e/o approvazione Fase 1) entro il 31 maggio Presentazione del Piano di lavoro per Area Specifica - Individuazione dei bisogni e delle priorità con riferimento particolare alle linee di sviluppo - Definizione dei soggetti del terzo settore sia per la partecipazione che per la concertazione All Organo di Governo Politico è affidata la validazione del Piano di Lavoro Fase 2) entro il 31 luglio 4

7 Partendo da un analisi dei bisogni e delle priorità si procede alla definizione delle linee guida operative per ogni anno di esecuzione del Piano di Zona, per ciascuna area con esposizione di: Obiettivi Strategie Azioni Progetti Risorse Indicatori di verifica e risultato strumenti di supporto procedurale operativo e gestionale (regolamenti protocolli, ecc..) Devono trovare particolare evidenza, nella presentazione all Organo di Governo Politico, i punti critici delle varie Aree sui quali risultano necessari l indirizzo e la decisione da parte dell organo politico istituzionale. Fase 3) entro il 31 ottobre Il gruppo tecnico presenta la proposta elaborata ed articolata nella annualità e corredata da atti di accordo, di intesa e di indirizzo. In particolare la proposta è corredata da una valutazione relativa alla sostenibilità economica delle azioni previste. Il Piano di Zona così elaborato viene sottoposto alla validazione dell Organo di Indirizzo Politico che lo sottopone ai Comitati dei Sindaci di Distretto e alla Conferenza dei Sindaci. Il Piano di Zona è approvato con accordo di programma dalla Conferenza dei Sindaci e dal Direttore Generale dell A. Ulss n. 1 entro il 31 dicembre Azioni di accompagnamento: L organo di Governo Politico, di concerto o su richiesta del Gruppo di Coordinamento Tecnico e dell Ufficio di Piano, attiva giornate formative e/o seminari, anche in collaborazione con la Direzione Regionale dei Servizi Sociali e con Ca Foscari Formazione e Ricerca, e autorizza il Direttore dei Servizi Sociali ad attuare singole e specifiche consulenze di supporto all interno del budget assegnato all Ufficio di Piano nel Bilancio Economico Preventivo 2010 Gestione Servizi Sociali. Considerata inoltre, la previsione di cui al Punto 3.3 della citata DGRV n.157/10, di attivazione dei processi partecipativi degli Attori Locali del Terzo Settore basato sui principi di trasparenza ed efficacia, di cui al punto 4 del presente provvedimento, con particolare riferimento a: Azioni di consultazione finalizzate ad informare i soggetti coinvolti sui contenuti della programmazione per raccogliere indicazioni, proposte e consigli utili a migliorare i contenuti programmatori Azioni di concertazione finalizzate a coinvolgere i soggetti selezionati in un processo di confronto e partecipazione attiva alle decisioni che saranno formalmente individuate dai soggetti titolari del Piano di Zona. Tale coinvolgimento si configura quale instaurazione di un rapporto di partenariato tra il soggetto pubblico e gli attori della Comunità locale. Ritenuto a tal fine necessario attivare un bando, il cui testo è allegato al presente atto, rivolto ai soggetti del Terzo Settore che intendano manifestare l interesse a partecipare alla elaborazione e attuazione del Piano di Zona nelle forma della consultazione o della concertazione; Visto il Regolamento di funzionamento della Conferenza dei Sindaci approvato il 21/6/2002 Accertato che l Assemblea della Conferenza dei Sindaci si è espressa con votazione palese : votanti 24 favorevoli 24 contrari / astenuti / 5

8 D E L I B E R A Di dare atto di quanto in premessa; di dare avvio ai sensi della DGRV n.157/10 al procedimento di elaborazione del Piano di Zona secondo lo schema di attuazione riportato in premessa, con particolare riferimento a: Insediamento e composizione all Organo di governo politico; Nomina gruppo del coordinamento tecnico; Compiti e funzioni dell Ufficio di Piano; Attuazione partecipazione formale soggetti del Terzo Settore; Fasi di elaborazione del Piano di Zona; di dare atto che i soggetti responsabili delle Aree tematiche del Tavolo Tecnico di Coordinamento dipendenti dei Comuni o Azienda Ulss o società a partecipazione pubblica vengono autorizzati a svolgere il loro compito durante l orario di lavoro; di riconoscere un compenso forfetario lordo pari ad 5.000,00 alla Responsabile tavolo tematico Area Immigrazione; di approvare l allegato Bando rivolto ai soggetti del Terzo Settore che vogliono partecipare al procedimento di elaborazione del Piano di Zona ai sensi del punto 3.3 Attori Locali della DGRV n.157/10 Linee Guida Regionali sui Piani di Zona, e che prevede specificazione puntuale delle azioni di consultazione e concertazione e delle aree tematiche di interesse; di dare atto che tale Bando va pubblicato sul sito della A. Ulss n. 1 e sugli Albi dei Comuni della Conferenza dei Sindaci a partire dalla data di approvazione del presente provvedimento sino al 31 marzo 2010; di delegare l organo di governo politico a definire le azioni di accompagnamento al processo di elaborazione del Piano di Zona e l attuazione di specifiche consulenze di supporto su questioni di rilavante complessità tecnica e giuridica di destinare a copertura dei costi dell Ufficio di Piano e delle spese relative al processo di elaborazione del Piano di Zona l importo di ,00 comprensivo delle funzioni giuridiche a supporto della Conferenza dei Sindaci, come previsto nel Bilancio Economico Preventivo 2010 Gestione Servizi Sociali, secondo lo schema allegato. Il Segretario della Conferenza dei Sindaci dell Ulss n.1 Belluno Dr. Arrigo Boito Il Presidente del. della Conferenza dei Sindaci dell Ulss n.1 Belluno dr. Angelo Paganin 6

9 Allegato B Il Processo di costruzione del Piano di Zona Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 Piano di Zona Bando per l adesione alla Programmazione partecipata La Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 La Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 157 del 26/01/2010, relativa a Linee guida Regionali sui Piani di Zona che ha definito le linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona , al punto 3.3 riconosce il ruolo degli Attori locali, nella programmazione, l organizzazione e la gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. L elenco di questi attori locali, identificati in organismi non lucrativi di utilità sociale, previsto dal comma 4 dell art 1 della L.328/00 include: gli organismi della cooperazione, le associazioni, gli enti di promozione sociale, le fondazioni e gli enti di patronato, le organizzazioni di volontariato, gli enti privati accreditati, le organizzazioni sindacali, altri enti riconosciuti, e confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore sociale. Inoltre possono coinvolti altri attori interessati al sistema dei servizi sociali quali: associazioni di categoria, associazioni produttive, imprese ed altre organizzazioni che abbiano peculiare interesse allo sviluppo del sistema intergrato dei servizi sociali. La Conferenza dei Sindaci dell A. Ulss n. 1, fatta salva la titolarità decisionale in merito alle scelte da compiere sul piano politico ed operativo, riconoscendo l importanza di allargare il processo di programmazione alle componenti delle comunità locali con capacità di incidere sul sistema integrato di interventi e servizi sociali e dei servizi dell area dell integrazione socio-sanitaria; promuove il seguente bando: I soggetti di cui al comma 4 dell art. 1 della legge 328/00 sono invitati a formalizzare richiesta di iscrizione ai lavori della programmazione partecipata del Piano di Zona dei servizi alla Persona della Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 specificando 7

10 il livello di partecipazione richiesto fra quelli identificati dalla DGRV 157/10 e di seguito descritti: - Azioni di consultazione: finalizzate ad informare i soggetti coinvolti sui contenuti della programmazione per raccogliere indicazioni, proposte e consigli utili a migliorare i contenuti programmatori rispetto alle politiche, alle priorità, alle azioni, alle risorse e alle strategie di intervento; - Azioni di concertazione, finalizzate a coinvolgere i soggetti selezionati in un processo di confronto e di partecipazione attiva alle decisioni che saranno formalmente individuate dai soggetti titolari del Piano di Zona nel processo programmatorio, in merito alle politiche, alle priorità, alle azioni, alle risorse e alle strategie di intervento. Tale coinvolgimento si configura come instaurazione di un rapporto di partenariato tra il soggetto pubblico e gli attori della comunità locale dichiarano la disponibilità a partecipare anche con risorse proprie. I lavori di programmazione partecipata, coordinati dall Ufficio di Piano e dal Gruppo Guida così come nominato dalla Conferenza dei Sindaci, riguarderanno le seguenti aree di intervento: - Infanzia ed Adolescenza e Famiglia - Anziani - Disabilità - Dipendenze - Salute mentale - Inclusione sociale - Immigrazione - Atti di recepimento L.23/06, accordi, atti d intesa, protocolli Modalità di adesione. I soggetti interessati devono presentare domanda di iscrizione (modello allegato) alla Segreteria della Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 di Belluno (via Feltre Belluno) entro e non oltre il giorno 31 marzo La trasmissione della domanda può essere anticipata per posta elettronica all indirizzo: conferenza.sindaci@ulss.belluno.it 8

11 CONFERENZA DEI SINDACI ULLS 1 BELLUNO PIANO DI ZONA Il sottoscritto.in qualità di legale rappresentante di.. intende dare adesione dell...(specificare soggetto) ai lavori di programmazione partecipata per il Piano di Zona dei Servizi alla Persona Per Azioni di Consultazione per Azioni di Concertazione Li,. Dati informativi Denominazione Ragione Sociale (cooperativa- associazione- Onlus- ecc) Anno di inizio attività. Indirizzo.Città CAP Tel Fax @.. 9

12 Tavoli di lavoro prescelti Infanzia ed Adolescenza e Famiglia Referente. Telefono. Fax ..@ Anziani Referente. Telefono. Fax ..@ Disabilità Referente. Telefono. Fax ..@ Salute mentale Referente. Telefono. Fax ..@ Dipendenze Referente. Telefono. Fax ..@ Inclusione sociale Referente. Telefono. Fax ..@ 10

13 Immigrazione Referente. Telefono. Fax Atti recepimento L.23/06 Atti d intesa Accordi, protocolli Referente. Telefono. Fax ..@ La presente scheda dovrà pervenire a: Segreteria della Conferenza dei Sindaci ULSS 1 Belluno Via Feltre 57 Allegare, ai sensi dell art. 76 del DPR n. 445/2000, una autocertificazione dalla quale risultino: 1. i dati identificati del soggetto richiedente (ragione sociale, sede legale, partita iva e codice fiscale) 2. la condizione di non esclusione dalla partecipazione alle procedure di affidamento come previsto dall art. 38 del Dlgs n. 163/2006, 3. elenco attività svolte nel territorio di competenza dell ULSS 1 di Belluno/convenzioni con Comuni e/o Ulss, 4. una breve relazione, per ogni settore in cui si richiede l adesione alla programmazione partecipata, in cui emergano le motivazioni alla base della richiesta di partecipazione 5. l eventuale disponibilità in termini di risorse umane e finanziarie per partecipare anche direttamente alla realizzazione degli obiettivi del Piano di Zona, 6. gli estremi di iscrizione in un registro regionale, 7. il rispetto del Contratto di Lavoro e del Contratto Integrativo regionale nonché il regolare versamento degli oneri contributivi Firma

14 Informativa sulla tutela della privacy Ai sensi del D.Lgs 196/2003, Codice in materia di protezione dei dati personali, si autorizza il trattamento dei dati forniti alla Conferenza dei Sindaci dell ULSS 1 di Belluno, che saranno utilizzati dalla stessa nel rispetto della normativa vigente e per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali. Il trattamento avverrà mediante strumenti idonei a garantirne la sicurezza. Firma: 12

15 . Conferenza dei Sindaci L analisi Allegati: A. L analisi territoriale B. La demografia C. Le relazioni familiari D. I flussi migratori E. Lavoro, addetti e occupati 13

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17 Analisi della situazione socio economica dell ULSS 1 Belluno. Parte prima: Analisi territoriale L evoluzione della popolazione bellunese è lo specchio delle diverse opportunità-difficoltà che i residenti incontrano nel momento in cui scelgono o adottano una soluzione stabile o temporanea per la loro permanenza in una località. Il dato generale indica una lenta crescita della popolazione residente negli ultimi quindici anni ma, come tutte le informazioni generali, non racconta tutta la verità. Le variazioni consistenti della popolazione, sono avvenute tutte prima del 2001 mentre, negli anni successivi, la stabilità appare più evidente. La variabilità dei comportamenti della popolazione dipende da molte cause. Alcune di queste sono generali e riguardano l intera Unione Europea, come la diminuzione della natalità e del numero di figli per famiglia, altre sono tipiche del nord est, come il ritardo nel matrimonio e il posticipare la nascita del primo figlio, altre sono tipiche del Bellunese, come l elevato numero di separazioni e divorzi altre, ancora, sono locali come le micro migrazioni interne alla Provincia. Tra quest ultime sono state rilevanti il rapporto tra la demografia e la quota altimetrica, la marginalità rispetto alle vie di Comunicazione, la presenza di determinati servizi e di attività produttive. Analizzando il dato in modo più dettagliato emerge subito il fatto che le dinamiche demografiche sono molto diverse tra Comuni e lo sono anche all interno dei singoli Comuni tra le diverse località abitate. I residenti variano dai 271 di Zoppè di Cadore ai a Belluno. La dimensione media dei Comuni è di abitanti in Provincia e nell ULSS 1, che è una dimensione molto piccola per Comunità che dovrebbero, almeno in parte, essere autosufficienti. La Provincia di Belluno è un caso particolare nel Veneto ma non nell arco alpino, dove le piccole dimensioni sono il frutto di un evoluzione storica particolare, com è possibile notare nella seguente tabella: Tabella n.1 Comuni e abitanti. Comuni Abitanti Abitanti per Comune Comune più piccolo ULSS ULSS Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Veneto Bolzano Trento Trentino AA Tirol Vorarlberg In Provincia di Trento i Comuni con meno di 300 abitanti sono diciotto, in Provincia di Bolzano sono solo due. Non intendiamo dedicare riflessioni a quest aspetto della demografia perché altri lo hanno trattato 1 ma sono evidenti due considerazioni: la prima riguarda gli insediamenti in quota 1 Guichonnet P., Storia e civiltà delle Alpi. Destino umano. Jaca Book, Milano, Batzing W. Le Alpi, Bollati Boringhieri, Torino,

18 che, per lo spazio limitato e per le esigue risorse disponibili, non potevano che essere di piccole dimensioni e che, per l isolamento rispetto ad altre Comunità, non potevano che darsi statuti autonomi; la seconda è che, oggi, queste Comunità di rado fondano la propria struttura economica su risorse locali mentre i collegamenti hanno facilitato le possibilità di relazioni proficue con le Comunità limitrofe. L attuale struttura dei villaggi e delle frazioni della montagna bellunese s è definita per espansione demografica e serviva alla colonizzazione agricola e forestale del territorio montano. Oggi mantenere Comuni di piccolissime dimensioni, produce l effetto di indebolire le Comunità locali rendendole inadatte alla realtà contemporenea. Serve un riordino amministrativo in particolar modo nella nostra Provincia. Lo stesso discorso vale per i territori dell ULSS 1 che s è dotata di una struttura amministrativa per Distretti che, in Agordino, corrisponde alla struttura della Comunità Montana ma negli altri due distretti no. La distribuzione dei Comuni per quota altimetrica tipica della residenza bellunese, si vede nei grafici seguenti: Grafico n.1 Distribuzione Comuni per quota con Belluno e Feltre Cortina Ponte Belluno Sedico Feltre Abitanti Grafico n.2 Distribuzione dei Comuni per quota senza Belluno e Feltre Cortina Mel Ponte S. Giustina 6.49 Sedico Comuni Prevalgono piccole comunità distribuite a quote differenti, più evidenti senza i Comuni più popolosi perché emerge la distanza che separa i quattro Comuni della Valbelluna e Cortina da tutti gli altri, Cortina è un Comune in alta quota che gode, però, di condizioni eccezionali. Già da questo E. Angelini, a cura di, Il privilegio delle Alpi, moltitudine di popoli, culture e paesaggi, EURAC, Fondazione Angelini, Verona,

19 secondo grafico si nota come vi siano quattro addensamenti, il primo dei quali raggruppa alcuni Comuni di bassa quota ed è di dimensioni contenute tra i e i residenti, un altro gruppo tra i e i residenti che si dispone su quote dai 200 agli 800 metri e una galassia di Comuni più piccoli, sempre al di sotto dei residenti, che si distribuiscono a quote più elevate. Tra essi ci sono undici piccolissimi Comuni che si distribuiscono ad ogni quota. La distribuzione per quote di questi gruppi è visibile in modo più chiaro eliminando i Comuni con più di abitanti. Grafico n.3 Distribuzione dei Comuni con meno di abitanti. Provincia di Belluno, Comuni Tra questi Comuni, che rappresentano la trama dell'insediamento urbanistico periferico della nostra Provincia, la relazione diretta tra la riduzione della dimensione demografica e aumento della quota è evidente. Nel raggruppamento di dimensioni più consistenti (nell ellisse gialla), ci sono Auronzo di Cadore, Pieve di Cadore, Longarone, Agordo, Limana, nell ULSS 1 e Cesiomaggiore, Pedavena, Trichiana, nell ULSS 2. Solo Pieve di Cadore e Auronzo stanno sopra i 700 metri, Agordo a 588 e il resto sta nei fondovalle a 400 metri di quota media. Si noti che l unico che non stia adagiato su un fondovalle è Pieve di Cadore che sta sull asse di percorrenza della valle che taglia i conoidi alle pendici delle Marmarole, sulla destra orografica del Piave. Il gruppo nell ellisse azzurra identifica un gruppo di dieci Comuni, tra i 400 e i 200 metri che, non per caso, hanno dimensioni simili, dai ai residenti, che sono solo Puos e Farra d'alpago, nell ULSS 1, gli altri, Quero, Seren del Grappa, Arsiè, Alano di Piave, Lentiai, Sospirolo, Lamon, Fonzaso sono tutti nell ULSS 2, tra i quali Lamon è quello posto più in alto e fuori mano, mentre gli altri sono sempre vicini a centri di produzione del valore e facilmente raggiungibili. Il gruppo nell ellisse verde raccoglie i cinque piccoli Comuni d alta quota di Zoppè di Cadore, Colle S. Lucia, Danta, e Selva di Cadore che, eccetto Selva, sono piccoli perché non hanno spazio disponibile per crescere. Poco più in basso, a metri, S. Nicolò Comelico e tra i 700 e i 900 metri altri otto Comuni sotto i mille abitanti che sono Cibiana di Cadore, Vallada Agordina, Lorenzago di Cadore, Rivamonte Agordino, San Tomaso Agordino, Gosaldo, Borca di Cadore, Vodo di Cadore, tutti Comuni di media montagna, che stanno tutti entro il territorio dell ULSS 1. Sempre di piccolissime dimensioni più a bassa quota troviamo Ospitale, Perarolo, e Soverzene le cui dimensioni non dipendono dalla quota ma dall essere in fondovalle angusti occupati dal greto del Piave e con poco terreno agricolo. I tre Comuni d alta quota di dimensioni più consistenti sono Livinallongo, Zoldo Alto, Cortina d Ampezzo, caratterizzati da una dispersione territoriale notevole per nuclei e centri minori, e Sappada che invece non ha una distribuzione così articolata ma si dispone in lunghezza, lungo il Piave, con le sue quattro borgate principali, su una terrazza digradante alle pendici del Monte della Piana. I sette Comuni con circa duemila residenti, dai 500 ai metri di quota sono: Pieve d'alpago, Valle di Cadore, Falcade, Calalzo di Cadore, Comelico Superiore, Domegge di Cadore, Forno di Zoldo, Santo Stefano di Cadore. 17

20 Sono Comuni assai diversi, per posizione e conformazione, tutti nel territorio dell ULSS 1, con uno spiccato carattere alpino. Hanno dimensioni simili a quelle del primo gruppo ma stanno a quote più elevate. Al di fuori degli insiemi analizzati, ci sono gli altri Comuni bellunesi intermedi, sia per le quote sia per le dimensioni. Si ricorda che per un analisi accurata della distribuzione territoriale è necessario collegarsi alla geomorfologia Provinciale che ci dice che i territori al di sopra dei 1300 metri sono quasi i 2/3 del territorio Provinciale ed ospitano pochi centri abitati (66 su 602, meno del 10%) tra i quali solo cinque capoluoghi comunali, che sono Danta di Cadore, Selva di Cadore, Colle S.Lucia, Zoppè di Cadore e Livinallongo del Col di Lana. I Comuni con un numero di residenti inferiore sono, solitamente, Comuni d'alta quota, nei quali la parte predominante del loro esteso territorio è bosco, alti pascoli e crode improduttive; per questo la densità, misurata dal numero di abitanti per chilometro quadrato, in quota è normalmente più bassa. Fanno eccezione solo due Comuni montani nei quali la superficie territoriale è minuscola pari a 8 km² a Danta e a 4,4 km² a Zoppè di Cadore. Grafico n.4 Abitanti per chilometro quadrato, in rapporto le quote dei Comuni. ULSS 1, Livinallongo Colle S Zopp 1200 Dant Selva Cortina Sappada Comelic Falcade San Pietro San Nicol Zoldo Alto 1000 San Vito Canale Rocca Alleghe Borca San Tomaso Vallada Cibiana Santo Stefano Vodo Lorenzago 800 Auronzo Gosaldo Vigo Calalzo Domegge Forno Rivamonte Tambre Cencenighe Lozz Voltago La VallePieve di Cadore 600Agordo Taibon Valle Chies Pieve Perarolo Castellavazzo Ospitale Longarone 400 Farra Puo Soverzene Belluno Limana Pont I Comuni posti tra 200 e 500 metri d altitudine sono quelli con più elevata densità di popolazione. Un elemento di riflessione è il rapporto tra la popolazione e i fattori d evoluzione futura. La quota altimetrica non è sempre lo strumento più adeguato per valutare la marginalità delle Comunità. Possiamo citarne alcuni altri: L'accessibilità in termini di tempi di percorrenza delle distanze che separano i luoghi dai servizi più importanti (si confrontino Gosaldo e Danta con Ponte nelle Alpi e Belluno); La disponibilità di spazio utilizzabile, a costi non eccessivamente elevati, ad esempio le superfici piane, la disponibilità di SAU, le pendenze dei luoghi urbanizzati, ecc. (si confrontino Cortina o Falcade con Rocca Pietore, Livinallongo o Comelico Superiore); L'esposizione, intesa come disposizione geomorfologica su versanti posti a sud piuttosto che in fondo a valli strette ed anguste o sui versanti a nord (si confrontino Auronzo, Santo Stefano e Canale d Agordo con Colle Santa Lucia e Pieve d Alpago. In un territorio montano le variabili ricordate sono determinate dall orografia che dipende dall'altitudine e della rete idrografica, entrambe tormentate e complesse come si può vedere in una semplice mappa geografica fisica della Provincia. Dal rapporto tra la popolazione e il territorio comunale deriva la densità demografica riassunta nel grafico seguente: Grafico n.5 Superficie comunale e densità della popolazione residente. ULSS 1,

21 Agordo Alleghe Auronzo Belluno Borca Calalzo Castellavazzo Cencenighe Chies Cibiana Colle Comelico Cortina Danta Domegge Falcade Farra Canale Forno Gosaldo La Valle Limana Livinallongo Longarone Lorenzago Lozzo Ospitale Perarolo Pieve A. Pieve C. Ponte Puos Rivamonte Rocca S.Nicol S.Pietro S.Tomaso S.Stefano S.Vito Sappada Selva Soverzene Taibon Tambre Vallada Valle Vigo Vodo Voltago Zoldo Zopp Densit abitanti/km2 Superficie km La variabilità degli insediamenti non è ben rappresentata nemmeno dalla differente densità della popolazione residente, perché l'utilizzo dello spazio a fini urbanistici segue modelli diversi, in parte legati ai caratteri territoriali, in parte alla cultura urbanistica di riferimento e al maggior o mi- 19

22 nor grado di controllo del mercato immobiliare. L'Istat raccoglie queste informazioni distinguendo l'edificato dei capoluoghi da quello dei centri, dei nuclei e delle case sparse. Appare opportuno proporre una rapida lettura di queste diverse situazioni. Grafico n.6 Nuclei e centri abitati per quota altimetrica. Belluno, Il territorio Provinciale inferiore ai 500 metri occupa tutto il bacino della Valbelluna, in gran parte dell ULSS 2, a partire da Davestra fino a Fener, il fondovalle del Cismon, del Senaiga e del Vanoi, la val Stizzon a Seren del Grappa, la Val del Mis e del Cordevole fino alla Stanga, la pianura alluvionale dell Alpago, in esso risiedono residenti pari al 62,7% dei residenti totali. La fascia dai 500 agli 800 metri raccoglie i territori di mezzo della Valbelluna, da Cugnan a Marziai in sinistra Piave, molte delle frazioni di Lamon, risale sopra le frazioni più alte in destra Piave, arriva a coprire la parte più alta della Valle del Mis, tutto il fondovalle del Piave da Castellavazzo a Cima Gogna e del Cordevole, da La Stanga a Cenecenighe, e tutte le medie colline d Alpago. Qui risiedono persone pari al 12,5%. La fascia dagli 800 metri ai metri è esigua ed è pedemontana, e in Valbelluna occupa gli alti pascoli e comprende solo gli abitati di Aune e Le Ronce, in Alpago riguarda le frazioni più alte, mentre occupa gli alti fondovalle del Boite fino a S.Vito, del Maè fino a Dont, del Cordevole fino ad Alleghe, del Piave da Cima Gogna a S.Pietro e S.Nicolò, dell Ansiei fino a S. Marco. Qui risiedono persone pari al 13,8%. La fascia dagli ai metri è limitata in Valbelluna e si allarga nella parte più alta della Provincia occupando i territori a ridosso delle testate delle valli dolomitiche dell alto Agordino, da Alleghe a Malga Ciapela, a Villagrande, a Salesei, tutta la parte valliva della Val Boite, tutta la parte abitata del Comelico e Sappada e definisce le aree abitate intorno a Forno di Zoldo da Chiesa a Fornesige e a Mareson. Qui risiedevano persone pari al 9,4%. La fascia sopra i metri è la più consistente e, da sola, è estesa come tutte le altre insieme; occupa le crode dell Alpago, le creste Faverghera-Visentin, il Grappa, le sommità del Parco nazionale Dolomiti bellunese e tutte le Dolomiti. Qui risiedevano persone pari all 1,4%. In questi territori, con caratteri simili, gli insediamenti si distribuiscono in modo differenziato. I resi- 20

23 denti nei nuclei e nelle località abitate per quota (escludendo i residenti dei capoluoghi) si dispongono nel modo seguente: Grafico n.7 Popolazione residente in centri e nuclei abitati per quota altimetrica. Belluno, Il 40% dei residenti al di fuori dei centri capoluogo risiedeva in località poste tra i 200 e i 600 metri s.l.m., riferendoci ai dati del censimento La distribuzione per quota dei Comuni si riassume dicendo che il 4% dei Comuni sta sopra i 1.200, il 13% tra i e i 1.200, il 16% tra gli 800 e i 1.000, il 22% tra i 600 e gli 800, il 19% tra i 400 e i 600 e il rimanente 26% tra i 200 e i 400 metri. Il grafico seguente illustra la situazione relativa al numero dei Comuni per quota. Essa è spesso utilizzata per definire il grado di montagnosità di un territorio ma, come avremo modo di verificare, è questo un sistema approssimato e poco efficace. Grafico n.8 Numero dei Comuni alle diverse quote altimetriche. ULSS 1, % % % % % % Nei ragionamenti sulla quota si utilizza sempre la nozione di quota media per i Comuni (quota capoluogo più la quota minima, diviso due). Anche questo metodo produce qualche distorsione ma è più efficace della sola quota del capoluogo, che è utilizzata solitamente. I residenti per Comune, senza entrare nel dettaglio della loro reale distribuzione entro i confini comunali, ricordando, però, che al- 21

24 cuni Comuni hanno situazioni particolari come, ad esempio, Calalzo, che occupa, solo il margine meridionale del territorio comunale o Perarolo, che è il più vasto Comune della Provincia, che ha 379 residenti concentrati nel capoluogo e a Caralte. Grafico n.9 Popolazione residente alle diverse quote altimetriche. ULSS 1, % % % % % % Dal grafico si evince che il 54% dei residenti risiede a quote inferiori ai 600 metri e ciò equivale a dire che vivono nel bacino della Valbelluna. Per essi le montagne non sono il luogo della residenza ma una gradevole cornice paesaggistica. Se si vuole rappresentare in modo più efficace la stessa situazione è possibile valutare i dati assoluti che sono i seguenti: Grafico n.10 Residenti per quota media. ULSS 1, La tendenza lineare è chiara, più elevata è la quota, inferiore è il numero di residenti, anche se la distribuzione nei territori comunali potrebbe far ritenere il contrario. Il dato è confermato nelle valutazione della media dei residenti per fasce altimetriche, come si può vedere nel grafico seguente. 22

25 Grafico n.11 Media dei residenti per quota. ULSS Questi dati pongono un problema. Non esistono solo le incomprensioni tra la pianura urbana e la Provincia montana o rurale bellunese. Esiste anche un problema interno alla nostra Provincia, nella quale il 70% dei residenti e dei votanti non hanno una percezione chiara e corretta di ciò che significa vivere in quota. Siamo, sulla carta, una Provincia interamente montana ma, nella testa e nella percezione dei residenti, questa caratteristica territoriale è solo teorica e i modelli interpretativi della realtà non sono quelli di montanari consapevoli delle concrete e necessarie mediazioni che quota e pendenza portano con sé. La questione non è semplice come può apparire, perché le località abitate in quota non si distribuiscono in modo lineare come sembra dai dati comunali. Da essi potremmo trarre la conclusione che la Provincia è divisa in due distinti universi, quello della Valbelluna e la parte alta della Provincia. Ma nemmeno questo è del tutto vero. Un residente a quota di Cortina d Ampezzo non percepisce la montagna nello stesso modo nel quale la interpreta il residente a Gares (1.381) a Canale d Agordo, a Masoch (1.200) in Comune di Gosaldo o a Davedino (1.550) in Comune di Livinallongo. Come avremo modo di vedere in seguito, ci sono molte altre questioni da considerare: la quota ci aiuta a interpretarle ma non è la sola chiave da usare, pena errori gravi di valutazione. Vi è, quindi, una questione aperta di rappresentanza e di potere interno alla Provincia, tra residenti che vedono più facilmente soddisfatti i propri bisogni (e sono la maggioranza) ed altri, che sono una minoranza che, invece, per ottenere lo stesso risultato, devono sopportare costi ed oneri assai più rilevanti degli altri. Questo imporrebbe un assunzione di responsabilità dei Comuni posti a fondovalle nei confronti di quelli più marginali e in quota, al fine di ostacolare il loro svuotamento. C è bisogno di perequazione territoriale, di tariffazioni differenti, di procedure diversificate, di incentivi e di semplificazione amministrativa a favore delle aree a rischio. Ma di queste politiche flessibili ed intelligenti a favore della montagna non c è alcuna traccia. Per valutare la realtà Provinciale è necessario considerare la variabilità delle situazioni che mutano rapidamente a distanze assai ravvicinate. La demografia non fa eccezione. E del tutto evidente che c è una stretta relazione tra la geomorfologia, la struttura del paesaggio, le attività economiche prevalenti, la disciplina giuridica dei diritti reali e gli insediamenti umani. Il territorio bellunese è, nei suoi modelli insediativi, un enciclopedia alpina, perché le difficoltà economiche e la crescita demografica dell ottocento spinsero i residenti a trovare soluzioni insediative senza consumare i terreni agricoli allora assolutamente pregiati. Sono esempi di questi adattamenti Colle S.Lucia, Falcade Alto, La Valle Agordina, Zoppè di Cadore e tra i più piccoli nuclei, Valdinogher, Sappade, Bogo e Martin, Coi di Zoldo, lo splendido Colcerver ora sciaguratamente disabitato, Podenzoi, ecc. Nei casi citati la sistemazione delle abitazioni rispondeva anche a principi di risparmio energetico, poiché erano sempre costruite in modo da prendere il primo sole, su versanti esposti a sud. In altri 23

26 casi le edificazioni seguivano obiettivi funzionali ai commerci, è il caso di Ponte nelle Alpi, Perarolo (in fianco al cidolo per la raccolta del legname), Cencenighe, Longarone, Canale d Agordo. In questi casi le considerazioni precedenti non valgono più, ad esempio Canale d Agordo non vede quasi il sole durante la stagione invernale e Cencenighe sta in un posto pericolosissimo dal punto di vista idraulico. Altri paesi sono nuclei di colonizzazione ai fini forestali e del pascolo come Montanes, Campon, Le Gene, Zoppè, Soffranco, Gares, Tassei. Altri ancora erano legati allo sfruttamento minerario e delle acque come Forno di Zoldo, Pattine, Caprile, Selva, Saviner, Soverzene, Fusine, Sottoguda, Avoscan ecc. Altri sono creature della modernità turistica, senza o con scarse radici precedenti come Arabba, Corte, Nevegal, Sant Anna, parte di Falcade, parte di Selva, Pecol, Misurina, parte di Auronzo, Cortina, S. Vito, Borca. Allo stesso modo, anche oggi, la residenzialità segue alcune regole funzionali ed economiche. Oggi si costruisce vicino ai centri di produzione del valore come si faceva cento anni fa. Solo che ora questi centri si sono spostati seguendo tre soggetti produttori di valore: le attività manifatturiere (com è il caso che determina la crescita d Agordo, Taibon e La Valle, Calalzo, Domegge, Longarone), le attività turistiche (Cortina e l alta Val del Boite, Alleghe, Falcade, Auronzo, Zoldo Alto, Sappada), la presenza di servizi pubblici e privati (Ponte nelle Alpi, Belluno, Agordo, Pieve di Cadore, ecc.), che permettono di individuare i centri di attrazione delle residenze e dei flussi di mobilità delle persone. La modernità ha già spostato il grosso delle residenze e, in questo momento, si vivono le reazioni a questo spostamento, che ha prodotto la crescita delle rendite immobiliari tanto che, soprattutto nei Comuni turistici, i residenti autoctoni vengono espulsi da tali centri e sospinti nelle periferie. Così accade a Valle di Cadore, per effetto delle rendite di Cortina e S. Vito. A Voltago e Zenich per effetto delle rendite d Agordo e Taibon, a Limana per le rendite di Belluno. Questa trasformazione della struttura produttiva del valore e questo riposizionamento delle residenze ha prodotto un effetto di rotolamento a valle ovvero la tendenza a spostare la residenza nei fondovalle, sia da un Comune all altro sia all interno degli stessi Comuni. Per chiarire il concetto possiamo riferirci al caso del trasferimento di popolazione da Gosaldo ad Agordo e Sedico oppure da Tambre o Lamosano a Puos o Ponte nelle Alpi. Oppure lo spostamento di residenza da Podenzioi a Castellavazzo o Longarone, da Martin a Cenecenighe, da Dolosoledo o Padola a S. Stefano o Auronzo. Questi macro e micro spostamenti hanno, rapidamente e fortemente, mutato il quadro demografico e insediativo Provinciale. Lo si può vedere nei grafici seguenti: Grafico n.12 Variazione media annua della popolazione per quote. ULSS 1, Non ci sono variazioni alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli le variazioni medie sarebbero state di -74 e Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata di -157 in luogo di -196 e quella a quota 400 sarebbe stata -123 in luogo di -105.

27 Le variazioni medie dei residenti per Comune nel decennio indica che i Comuni perdono tutti residenti in particolare quelli posti a quota 300 metri e a metri, che è quella delle residenze più periferiche. Ma questo dato si ripete anche nel decennio successivo e segna una tendenza della demografia Provinciale. Grafico n.13 Variazione media annua della popolazione per quote. ULSS Non ci sono variazioni alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli le variazioni medie sarebbero state di -13 e Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata di +372 in luogo di +687 e quella a quota 400 sarebbe stata -41 in luogo di -6. Nel decennio il calo di popolazione non è più generale e nei Comuni più alti rallenta, mentre la forza attrattiva dei fondovalle si manifesta potente. La variazione media non ci dice che le variazioni sono ben più consistenti alle alte quote. L evoluzione demografica nei Comuni è visibile nel grafico seguente, dove emerge la ripresa dell esodo dalle alte quote che è superiore a quello dei dieci anni precedenti, mentre la forza attrattiva dei fondovalle si esaurisce. Grafico n.14 Variazione media annua della popolazione per quote. ULSS 1, Non ci sono variazioni alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli, le variazioni medie sarebbero state di +61 e Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata di +39 in luogo di +79 e quella a quota 400 sarebbe stata -22 in luogo di

28 I cali medi più vistosi riguardano le fasce altimetriche dei e dei m.s.l.m. Considerando le variazioni assolute della popolazione, nel lungo e nel breve periodo, è visibile una ripresa dell emorragia demografica ad alte quote (sopra i 1000 m.s.l.m), ed è modesta la crescita dei residenti in Comuni a bassa quota. Un aiuto nell interpretazione della dinamica demografica, è dato dal peso percentuale delle variazioni della popolazione residente nel lungo periodo e nel breve periodo. Grafico n.15 Variazione percentuale della popolazione per quote. ULSS 1, % -2% 0,0% 0,0% ,6% -4% -6% -5,3% -5,0% -4,6% -8% -6,4% -6,2% -6,9% -6,8% -10% -8,3% -12% -14% -13,0% Non ci sono variazioni percentuali alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli, le variazioni medie sarebbero state di -8,4% e -1,9%. Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata di -1,5% in luogo di - 1,6% e quella a quota 400 sarebbe stata -6% in luogo di -6,4% Il peso più rilevante delle riduzioni nel decennio è stato subito dalle residenze di media e d alta quota. Nei Comuni posti a quote intermedie ( ), infatti, è iniziata la produzione di valore aggiunto turistico e manifatturiero, ancorando i residenti, nei paesi che ospitavano tali attività. Nei Comuni posti ai margini di questa creazione di valore i residenti precipitano. Grafico n.16 Variazione percentuale della popolazione per quote. ULSS 1, ,0% 2,0% 2,1% 2,4% 1,8% 0,0% -2,0% 0,0% 0,0% ,2% -4,0% -6,0% -2,5% -4,2% -8,0% -6,1% -6,9% -10,0% -9,2% -12,0% -10,3% 26

29 Non ci sono variazioni percentuali alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli, le variazioni medie sarebbero state di +7,6% e +3,9%. Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata la stessa e quella a quota 400 sarebbe stata -0,9%% in luogo di -2,5% Nel decennio successivo lo spopolamento sembra attenuarsi ma non mutano di segno le variazioni, ad esclusione delle quote m.s.l.m. Singolare la ripresa a quota che evidenzia il paradosso della ricolonizzazione da parte dei residenti d aree frettolosamente abbandonate ed ora ridiventate appetibili per effetto della crescita delle rendite immobiliari a fondovalle che hanno reso vantaggioso il recupero a media quota. I Comuni cui si riferisce questo fenomeno sono, ad esempio, Taibon, La Valle Tali avviamenti, da non confondere con le assunzioni, sono cresciuti solo nel Distretto n.2 Agordo, dell 1,1%. Nel Distretto n.1 Cadore sono calati del 2,9%, nel Distretto n. 3 Belluno sono calati del 23,9%. Nell ULSS 1 il calo è stato di unità pari al - 12,3% contro un calo di unità pari al -25,5% nell ULSS 2 Feltre. Agordina e Valle di Cadore. Grafico n.17 Variazione percentuale della popolazione per quote. ULSS 1, % 6% 5,4% 4% 2% 0% -2% -4% -6% -8% -10% 0,0% 0,0% 0,5% ,0% ,6% -1,8% -3,0% -3,7% -3,9% -5,6% -7,9% Non ci sono variazioni percentuali alle quote perché tutti i Comuni a quelle quote sono nell ULSS 2 Feltre. Calcolandoli, le variazioni medie sarebbero state di -1,5% e +5,1%. Considerando i Comuni dell ULSS 2, la variazione media, alla quota 300, sarebbe stata di +4,7% in luogo del 5,4% e quella a quota 400 sarebbe stata -2%% in luogo di -1%. Il decennio successivo conferma la tendenza già emersa, con una sola variazione degna di nota, ovvero la crescita del 5,4% dei residenti a quota 300 mslm. In questo decennio va però considerato l apporto dei flussi immigratori che nel territorio ULSS 1 pari a circa circa 870 nuovi residenti ogni anno che si distribuiscono soprattutto in Comuni posti a basse quote (Belluno, Ponte, Farra d Alpago, Longarone). Oggi, nel territorio dell ULSS 1, ci sono sette Comuni con meno di 500 abitanti e sono tutti al di sopra degli 900 metri (altitudine media 915 m.s.l.m), ad esclusione di Perarolo, Ospitale e Soverzene per i quali la marginalità rispetto ai centri di produzione del valore ha lo stesso effetto della quota. Dieci Comuni hanno da 500 a abitanti e sono tutti montani (altitudine media m.s.l.m). Questi Comuni sono sicuramente sottodimensionati per poter affrontare da soli le sfide dello sviluppo locale e, in ogni caso, queste Comunità devono trovare forme di cooperazione altrimenti non avranno la possibilità di decidere in merito al loro futuro. Le piccole realtà comunali, però, hanno anche rilevanza sociale e, quindi, nelle decisioni non pesa soltanto l efficienza che, pure, resta elemento fondante di una Comunità. Diciassette Comuni 27

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