Rassegna Stampa. Lunedì 03 Marzo 2014

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1 Rassegna Stampa Lunedì 03 Marzo 2014

2 Sommario Testata Data Pag. Titolo p. 1. FONDO COMETA PLUS 24 - supp. Il Sole 24 Ore 1 Quello che vogliamo dal Governo - Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite (Criscione;Incorvati Lucilla;Pe) Sole 24 Ore (Il) 03/03/ Previdenza. Fondi pensione «portabiti» ma solo in casi limitati Casa e salute permettono di avere subito fino al 75% (Argentino Giuseppe) Fondi pensione Sole 24 Ore (Il) 17 Previdenza e professioni - Inarcassa, fatturato estero esente dall'«integrativo» (De Cesari Maria Carla) PLUS 24 - supp. Il Sole 24 Ore PLUS 24 - supp. Il Sole 24 Ore PLUS 24 - supp. Il Sole 24 Ore PLUS 24 - supp. Il Sole 24 Ore 1 Tre ricette per integrare la pensione (Frisone Marcello) 37 Fondi pensione aperti In cifre - Fondi pensione aperti e l'arma a doppio taglio del benchmark (Ursino Gianfranco) 13 Soldi in testa - Idee in gara per costruire il futuro (Lo Conte Marco) Previdenza Sole 24 Ore (Il) 02/03/ Confcommercio. Intesa con sindacati sulla bilateralità Sole 24 Ore (Il) 12 In vista del nuovo Durc - Le aziende non paghino il riassetto dell'inps Sole 24 Ore (Il) 17 Lavoro - Inps, è allarme rettifiche (Maccarone Giuseppe) Sole 24 Ore (Il) 18 Libera circolazione - Per gli immigrati arriva il permesso unico (Ludovico) Sole 24 Ore (Il) 21 Verso il Dm - Gli avvocati promuovono i pareri sui parametri (Maciocchi Patrizia)

3 Estratto da pag. 1 ^MÊÊ^j^^m il mercato ci crede» per investire in minibond ^V9^^^H di Andrea Gennai di Vitaliano D'Angerio ihilflll^b RISPARMIO E INVESTIMENTI 9 Listini europei Quando la small cap fa gola di Lucilia Incurvati 10 Wealth management Non solo gestori di liquidità di Lucilia Incurvati 11 Mercati Commodity in rialzo, tutta colpa del meteo di Andrea Gennai 12 Investire per il futuro Tre ricette per int egra re la pensione di Marcello Frisone 13 Dramma interno L'infezione Ucraina contagia le valute dell'est di Mauro Del Corno 14 M Sole risolve Spariscono soldi dalla PostePay ricevuta come regalo di laurea di Federico Pezzatti FONDO COMETA Pag. 1

4 CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. CON IL NUOVO GOVERNO Italiani pronti a qualche sacrificio sulle rendite Ma in cambio chiedono robusti tagli alle tasse sul lavoro. Il 50% vuole anche maggiori incentivi per i consumi Antonio Criscione D Una richiesta chiara: il punto di partenzaèlariduzionedella tassazione sul lavoro. La richiesta al governo di Matteo Renzi che viene dagli italiani, intervistati da Ipr Marketing in esclusiva per Plus24, è inequivocabile: l'imposta da ridurre è quella sul reddito, il punto dove gli italiani sono più propensi a "cedere" è invece il mondodellapatrimoniale. Nellepagine che seguono ci sono le richieste Governo ovviamente più "tecniche" e mirate che vengono dai soggetti associativi ed istituzionali che operano nel mondo del risparmio, ma sembrava opportuno partire dando la voce ai cittadini comuni, che in quanto tale rappresentano una platea più vasta del tradizionale pubblico di risparmiatori di Plus24. Antonio Noto, presidente di IPR Marketing spiega: «La cosa che mi ha colpito in senso positivo di questo sondaggio è che gli italiani hanno chiaro in mente cosa questo Governo deve fare in termini di tasse. Come se si aspettassero risposte chiare come le hanno nel loro immaginario». Un segnale chiaro dunque, ma anche maturo secondo le indicazioni dell'esperto degli orientamenti della pubblica opinione. Aggiunge infatti Noto: «Quello che emerge è che gli italiani sembrano più maturi di gran parte della classe politica. Hanno dato infatti risposte molto razionali. Quando si è trattato di individuare quali tasse ridurre hanno privilegiato quelle più legate allo sviluppo dell'economia, non solo al benessere della propria famiglia. Capita spesso di sentire invece politici che non sembrano avere una percezione così chiara della situazione come quella espressa dagli italiani in questo sondaggio». La tassazione della "rendita" è stato un argomento molto dibattuto fin da prima che il governo di Matteo Renzi ricevesse la fiducia delle Camere agli inizi di questa settimana. Si è molto parlato dell'aumento della tassazione sulla rendita (si veda anche il commento di Luigi Guiso a pagina 9) a favore di un alleggerimento del prelievo sul lavoro. Sarà musica per le orecchie del Governo, visto che l'argomento "rendite" è restato in questi giorni una delle leve sulle quali si punta per recuperare risorse da destinare al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. Il sondaggio IPR Marketing mostra gli italiani in linea con questo orientamento programmatico. Se si vanno avedere da vicino i risultati e ci si chiede quale sia l'imposta da ridurre, per il 49% non ci sono dubbi: il prelievo sui redditi da lavoro, e solamente il 3% chiederebbe una riduzione del prelievo sulle rendite finanziarie. Dovendo proprio aumentare qualche imposta? Patrimoni e rendite finanziarie (rispettivamente 44 e 30 per cento). Inoltre è stato chiesto un incoraggiamento dei consumi. Un dato che mostra le difficoltà degli italiani a fare fronte alle esigenze quotidiane con le entrate del loro lavoro. Se si potesse tornare invece a proposito delle misure recenti in materia di risparmio, la risposta prevalente è stata quella di abbassare il bollo sui conti correnti. Meno sensibilità invece da parte degli italiani c'è sugli aspetti di "sistema". Il favore al calo delle aliquote prevale infatti sulla richiesta di una semplificazione effettiva degli adempimenti relativi alle imposte. Due domande si sono indirizzate ad aspetti più generali di "politica economica". Uno relativo alla possibilità di sforare il tetto del 3 per cento nel rapporto debito/pii, secondo un'ipotesi che ritorna piuttosto regolarmente nel dibattito politico. A parte una grande confusione(il5o% del campione non risponde), nel 41% gli italiani pensano che lo "sforamento" sia possibile e solo nel 9% dei casi la risposta è no. L'altro aspetto invece esplorato dal sondaggio riguarda il rientro di capitali dall'estero. Nel 57% dei casi è stato risposto che non è giusto eliminare o ridurre le sanzioni per il rimpatrio. Non è bassaperò neanche la percentuale dei favorevoli, che si attesta al 34 per cento. Estratto da pag. 1 FONDO COMETA Pag. 2

5 Estratto da pag. 1 Fotografia di IPR Marketing nei giorni della fiducia Sondaggio sul rapporto tra gli italiani e il taglio delle tasse. Valori per età e sesso del r ispondente, in percentuale Non indica Rendite Casa Lavoro Non indica Tasse locali sugli immobili Imposte sul reddito Imposte sui redditi finanziari Imposte sulle imprese Imposte sui patrimoni Imposte sui redditi finanziari Non indica Imposte sui patrimoni Imposte sulle imprese Tasse locali sugli immobili Imposte sul reddito I QUESTIONAR! Le interviste sono state condotte con il sistema Telematico "Tempo Reale" IL CAMPIONE Panel residenti in Italia, disaggregati per sesso, età ed area di residenza. Rispondenti: 91% TOT ETÀ IN FASCE E OLTRE ÏT TOT ETÀ IN FASCE E OLTRE 53 Offrire una semplificazione effettiva Non indica Incentivo al consumo Piani dì accumulo per i figli Pensioni integrative Non indica 11 Abbassare il bollo sui conti correnti Ripristinare la deduzione per le polizze vita Abbassare il prelìevo sulle rendite finanziarie 17 Non indica Sì No Sì Non indica IL PERIODO Le interviste sono state realizzate il 25 Febbraio 2014 IL COMMITTENTE E IL FORNITORE Plus24 - II Sole 24 Ore; IPR Marketing direttore: Antonio Noto FONDO COMETA Pag. 3

6 Estratto da pag. 1 ILLUSTTRAZIONE DI STEFANO MARRA I MINISTRI /1 I MINISTRI /1 LE DICHIARAZIONI DI RENZI & C. I MINISTRI / 2 IL PREMIER/I Tassazione sulle rendite «Sì c'è spazio per aumentare la tassazione delle rendite finanziarie, non dico sui Bot ma sulle rendite pure, questo per abbassare il costo del lavoro. Abbiamo una tassazione sulle rendite finanziarie tra le più basse in Europa». (Ballarò, 25 febbraio) IL PREMIER/2 Cuneo fiscale «Entro un mese diamo il percorso preciso su quanto e dove prendiamo i soldi per la riduzione di due cifre percentuali del cuneo fiscale. Sul cuneo fiscale, ci sono scuole pensiero diverse e Padoan si è preso tempo per verificarle». (Ballarò, 25 febbraio) Non faremo una patrimoniale Graziano Delrio in televisione, ha escluso una patrimoniale. (In mezzora, 23 febbraio) Non faremo una patrimoniale Graziano Delrio in televisione, ha escluso una patrimoniale. (In mezzora, 23 febbraio) Modifiche al fisco per la crescita II ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, «il sistema tributario può e deve essere modificato favorendo la crescita». E soprattutto bisogna evitare «l'addormentarsi sui risultati (della lotta au'evasione), che devono invece essere confermati». FONDO COMETA Pag. 4

7 «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera «Addizionale Ires, penalizzati in Europa» Regolari pagamenti della PA ridurrebbero le crisi aziendali e le sofferenze bancarie Lucilia Incorrati D Le associazioni (vedi in pagina e nelle seguenti) dovranno prendere le misure con il nuovo esecutivo che ha fornito alcune indicazioni di priorità. Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. Con la ripresa economica le banche potrebbero ritrovare condizioni favorevoli per il proprio business. C'è tutto un capitolo che riguarda le imprese in difficoltà per i mancati pagamenti da clienti pubblici. I gravissimi ritardi determinano, in molti casi, le crisi aziendali e l'incapacità di restituire le rate. «Occorre che il nuovo esecutivo paghi immediatamente tutti i debiti scaduti delle Pubbliche amministrazioni il cui ammontare totale equivale a circa la metà di tutti i debiti "in sofferenza" delle imprese verso le banche». Nell'interesse generale, assicura Patuelli, potrebbero essere utili alcuni provvedimenti. «Le banche, per spingere il rilancio, devono essere alleggerite dal carico fiscale, tanto più che devono sottoporsi aìì'asset quality review e agli stress test con cui la Bce farà il check-up alla loro salute. Per le banche italiane esiste in media un divario fiscale di oltre io punti percentuali rispetto ai concorrenti europei». La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. 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Il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, è ben conosciuto. Meno la voglia di novità del premier Matteo Renzi che pone l'accento sulla creazione di nuovo lavoro. Le banche, tramite l'abi, concordano ovviamente sulla necessità di creare un nuovo clima economico: «La priorità - dice il presidente delpabi, Antonio Patuelli - è che il nuovo esecutivo dia più concretezza alla ripresa. Le imprese tutte ne hanno bisogno». Preoccupa l'impressionante mole di sofferenze accumulate. I prestiti non restituiti e ora in mano ai legali ammontavano a dicembre a quasi 156 miliardi, 31 miliardi in più rispetto a dodici mesi prima. Il rapporto tra le sofferenze lorde e gli impieghi è salito all'8,i%. Il rapporto solo un anno fa era del 6,3% e alla fine del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, al 2,8 per cento. Nei prossimi mesi, anche in caso di schiarite dell'economia, altre sofferenze potrebbero accumularsi e richiedere maggiori coperture a svantaggio della redditività. 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La convinzione è di non poter competere a pari condizioni con altri sistemi stranieri proprio in una fase in cui la regolamentazione e la vigilanza pone i numeri a confronto. Al nuovo Governo gli istituti chiedono un intervento su uno dei principali oneri fiscali. «Occorre abolire innanzitutto l'addizionale straordinaria di 8,5 punti sulpires sui redditi delle società bancarie per il 2013 che verranno accantonati a patrimonio. È una misura urgentissima perché gli esami europei sulle banche si baseranno sulla solidità patrimoniale e proprio sui bilanci 2013». D RIPRODUZIONE ISTITUTI DI CREDITO L'associazione presieduta da Antonio Patuelli rappresenta 657 banche (di cui 186 costituite in forma Spa, una di diritto pubblico, 424 costituite in forma di cooperativa, 45 filiali in Italia di banche estere, un Ufficio di rappresentanza di banca estera Estratto da pag. 1 FONDO COMETA Pag. 5

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