Appunti di azionamenti elettrici I Anno accademico 2009/2010 Docente Petrella Vieni a trovarmi sul mio sito:

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1 Appunti di azionamenti elettrici I Anno accademico 2009/2010 Docente Petrella Vieni a trovarmi sul mio sito: Ivan Bortolin

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3 Indice 1 Introduzione Informazioni utili L azionamento elettrico Definizione ed elementi di un azionamento elettrico Motore elettrico Struttura di un motore elettrico Motori elettrici impiegati negli azionamenti Paramentri per la progettazione di un A.E Dimensionamento motore Convertitore statico di potenza Tipologie di convertitori Protezione del convertitore Dispositivo di controllo Controllo in catena Controllo in catena chiusa Motori elettrici Il motore elettrico Principio di causa/effetto in un motore elettrico Forza contro ellettro motrice Scelta tra campo magnetico e campo elettrico Modellistica di un attenuatore elettromeccanico Equazioni elettriche Bilancio di energia Energia magnetica immagazzinata. Coenergia Espressione della coppia elettromagnetica Espressione della coppia nei sistemi lineari (coenergia costante) Calcolo della coppia per l attuatore elementare a riluttanza Modello dinamico dell attuaore elementare a riluttanza Attuatori con avvolgimenti multipli Equazioni elettriche Energia magnetica Espressione della coppia elettromagnetica Sistemi ad induzione

4 4 INDICE 4 Dinamica del sistema motore-carico Equazione di equilibrio meccanico Funzione di trasferimento del sistema meccanico Risposta al gradino di coppia Relazione velocità-posizione Risposta al gradino di velocità Risposta alla rampa di velocità Diagramma a blocchi del sistema meccanico completo Traiettorie tipiche del controllo di moto Traiettorie tipiche del controllo di velocità Traiettorie tipiche del controllo di posizione Azionamenti reversibili Tipi di carico: coppie attive e passive Caratteristiche di carico Modelizzazione dei sistemi meccanici Equazioni per il calcolo dell inerzia equivalente Esempio pignone cremagliera Esempio vite-madrevite Esempio motore con cambio Analogia tra un sistema meccanico e un sistema elettrico Esempio generale Il convertitore statico IL duty-cicle Gli interrutori Quadranti di lavoro dello switch SPST Diodo Silicon Controlled Rectifier Bipolar Junction Transistor (BJT) e Insulated Gate Bipolar Transistor (IGBT) Metal-Oxide Semiconductor Field Effect Transistor (MOSFET) Convertitori DC-DC Convertitore Boost Convertitore Buck Convertitore Buck-Boost Convertitore Chopper Convertitore CC-CA Inverte Calcolo della tensione di uscita Comando ad onda quadra (Six Step) Rappresentazione vettoriale della tensione di uscita Tecniche di modulazione PWM Macchina in corrente continua Struttura e schema elementare Principio di funzionamento Funzionamento da generatore

5 INDICE Funzionamento da motore Determinazione del modello dal punto di vista dei circuiti accoppiati Equazioni elettriche Espressione della coppia Rappresentazione circuitale Dinamica dei motori a C.C Modello dinamico della macchina a c.c Limiti e regioni di funzionamento del motore c.c. ad eccitazione indipendente Controllo in velocità del motore in c.c Introduzione Caratteristica meccanica coppia-velocità Controllo di velocità dei motori in c.c Comportamento dinamico del motore c.c. a flusso costante Azionamenti con motore in corrente continua Struttura dell azionamento Azionamento con il solo anello di velocià Azionamenti con anelli di velocità e di corrente Motore a passo (stepper motor) Motori a passo a riluttanza variabile Motori a passo a magneti permanenti Motori a passo ibridi: struttura e principio di funzionamento Modi di alimentazione dei motori a passo Eccitazione a singola fase Eccitazione a doppia fase Funzionamento a mezzo passo Accuratezza nel posizinamento del motore a passo Specifiche delle caratteristiche di un motore a passo Caratteristiche statiche Caratteristiche dinamiche Il motore sincrono a magneti permanenti (versione light) Stuttura e principio di funzionamento Principio di funzionamento in orientamento di campo Motore trifase a induzione o motore asincrono Struttura e principio di funzionamento Analisi del funzionamento in regime sinusoidale

6 6 INDICE

7 Capitolo 1 Introduzione 1.1 Informazioni utili Docente: Roberto Petrella roberto.petrella@uniud.it Sito: Modalità d esame: ˆ ˆ 2 o 3 domande orali (scritte) 1 esercizio 7

8 8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

9 Capitolo 2 L azionamento elettrico 2.1 Definizione ed elementi di un azionamento elettrico Si definisce Azionamento Elettrico (A.E.) l isieme composto da un motore elettrico e dagli apparati d alimentazione, comando e controllo, avente come scopo la regolazione della coppia, della velocità o della posizione di un albero di trasmissione. Secondo questa definizione, l A.E. risulta individuato da tre elementi fondamentali: - IL MOTORE ELETTRICO - IL CONVERTITORE STATICO DI POTENZA - IL DISPOSITIVO DI CONTROLLO A questi elementi ne va aggiunti un quarto, la cosiddetta - MACCHINA AZIONATA che rappresenta il carico dell azionamento, il quale, pur concettualmente distinto dallo stesso, ne viene a determinare, mediante le proprie caratteristiche meccaniche, tutti gli aspetti essenziali. 2.2 Motore elettrico Il motore elettrico è l elemento che trasforma con elevato rendimento, l energia elettrica proveniente dal convertitore statico nell energia meccanica necessaria per imprimere il moto alla macchina azionata. A seconda del tipo di moto reso disponibile si individuano: - MOTORI ROTANTI - MOTORI LINEARI I primi, più usuali, rendono disponibile il moto come rotazione attorno ad un asse (asse del rotore del motore); i secondi, invece, producono un movimento in direzione lineare (direzione di spostamento del movente del motore). 9

10 10 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO Figura 2.1: Elementi basilari di un azionamento elettrico 2.3 Struttura di un motore elettrico Dal punto di vista strutturale il motore elettrico può essere suddiviso in due parti strettamente interagenti tra loro: una parte fissa detta statore, ed una parte mobile detta rotore (nel caso di moto rotatorio) o movente (nel caso lineare). Le parti fissa e mobile di un motore interagiscono tramite il campo elettromagnetico prodotto dalla alimentazione del motore. Quest interazione si traduce in una coppia (coppia elettromagnetica) disponibile all asse del rotore o in una forza (forza elettromagnetica) lungo la direzione del movente, rispettivamente per motori rotanti e lineari. Ai fini del progetto del convertitore statico e del dispositivo di controllo, il motore elettrico può essere rappresentato mediante due blocchi funzionali: - La parte elettromagnetica, che rappresenta il comportamento degli avvolgimenti di statore e rotore (nel seguito, per comodità, si farà riferimento ai soli motori rotanti, fermo restando che per i motori lineari valgono analoghe considerazioni) della macchina elettrica, cioè la formazione delle correnti, dei campi magnetici e della coppia elettromagnetica, indicata con C e - la parte meccanica che rappresneta il comportamento meccanico per quanto attiene alla parte mobile del motore, e comprende l inerzia delle masse rotanti e le coppie resistenti interne alla macchina La struttura della parte elettromagnetica dipende fortemente dal tipo di motore elettrico. Dal punto di vista funzionale viene rappresentata da modelli circuitali degli avvolgimenti di statore e rotore, descritti da sistemi di equazioni differenziali (eq. elettriche), e dalla espressione, in funzione delle grandezze elettriche, della coppia elettromagnetica. La struttura della parte meccanica è indipendente dal tipo di motore, e dal punto di vista funzionale è descritta mediante la legge dell equilibrio dinamico (eq. meccaniche). In essa interviene, come disturbo esterno, la macchina azionata in termini di coppia resistente indicata con C r.

11 2.4. MOTORI ELETTRICI IMPIEGATI NEGLI AZIONAMENTI 11 Figura 2.2: Parti di un motore elettrico La parte meccanica e quella elettromagnetica interagiscono tra loro in modo diretto mediante la coppia elettromagnetica ed in modo retroattivo mediante la velocità di rotazione ω, che influenza i circuiti elettrici del motore (a livello di tensioni indotte). 2.4 Motori elettrici impiegati negli azionamenti Negli A.E. vengono impiegati motori elettrici di vario tipo secondo le caratteristiche di moto da imprimere alla macchina azionata e della potenza necessaria. I motori posso essere: 1. A CORRENTE CONTINUA (MCC) 2. ASICRONO (MA) 3. SINCRONO A MAGNETI PERMANENTI (MSMP) 4. SINCRONO LINEARE (MSL) 5. RILUTANZA (MSR O MRC) 6. PASSO-PASSO (MPP) Le prime 5 tipologie di motore sono a movimento continuo, mentre l ultima è a movimento incrementato. Vedremo nel seguito, con l avvento dei dispositivi elettronici di potenza e degli odierni convertitori statici, le caratteristiche di impiego dei principali motori elettrici hanno subito un profondo mutamento. In particolare, per i motori in corrente alternata (sincroni ed asincroni) si usa distingure tra: - motori alimentati direttamente da rete (alimentazione convenzionale)

12 12 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO - motori per azionamenti o servomotori (alimentazione da convertitore statico) I motori sincroni si dividono a loro volta in: - Senza magneti permanenti (sul rotore) o motori a riluttanza (REL). Sul rotore non sono presenti magneti permanenti e la coppia dipende dal rapporto ferro-aria - Con magneti permanenti (PMSP). I magneti sono sulla superficie del rotore e la coppia dipende dal numero di magneti. - Con magneti permanenti interni o annegati (IPMSM: Interior Permanent Magnet Sincromovie Motor). Sul rotore sono presenti magneti e la coppia dipende dal numero di questi e dal rapporto ferro-aria. Il motore per azionamento, destinato ad effettuare una movimentazione a velocità variabile, presenta in genere delle caratteristiche costruttive diverse dal motori alimentati da rete, destinati a funzionare a velocità circa costante. Nei motori passo-passo, le caratteristiche di funzionamento favoriscono un movimento di tipo incrementale, cioè lo spostamento attraverso posizioni successive di equilibrio distanti di una fissata posizione angolare (il passo ). Sono pertanto preferiti nelle applicazioni di posizionamento. Invece, nei motori in corrente continua (c.c.) ed in corrente alternata (c.a) il movimento ottenuto è di tipo continuo, sono pertanto utilizzati preferibilmente (ma non esclusivamente) per la realizzazione di azionamenti a moto continuo. 2.5 Paramentri per la progettazione di un A.E. 1. Alto rapporto potenza/peso 2. Spinte/coppie elevate 3. Alta velocità di avanzamento 4. Alte accelerazioni 5. Alto rendimento (perdite contenute) 6. Alta affidabilità 7. Controllabilità in remoto 8. Compattezza 9. Semplicità di installazione Il 5 punto è importante relativamente alla generazione di calore che poi dovrà essere dissipato.

13 2.6. DIMENSIONAMENTO MOTORE Motore a sezione larga Motore a sezione stretta Figura 2.3: Tipologie di motori 2.6 Dimensionamento motore Esistono due tipologie di motore: 1. A sezione larga e lunghezza proporzionale corta A sezione stretta e lunghezza proporzionale lunga La prima ha un alta inerzia e quindi utili ad esempio per la trazione e spostamento di carichi, mentre la seconda è a bassa inerzia e quindi utili per spostamenti di precisione. 2.7 Convertitore statico di potenza È l elemento che provvede ad alimentare il motore elettrico in modo da produrre le caratteristiche di moto richieste con le prestazioni desiderate. Esso può essere riguardato come l amplificatore di potenza che provvede a modificare, sotto il governo del dispositivo di controllo, le caratteristiche dell energia elettrica proveniente da una sorgente d alimentazione primaria in modo da adattarle all alimentazione del particolare tipo di motore. La sorgente di alimentazione primaria è in genere la rete in corretente alternata (trifase per azionamenti di potenza superiore a qualche kw, monofase per potenze inferiori ad 1-2 kw); in casi particolari può trattarsi di una rete elettrica in corrente continua (azionamenti per trazione su rotaia) oppure batterie di accumulatori (trazione su ruote). In ogni caso il flusso d energia (indicato con frecce larghe nelle figure di questo capitolo) fluisce generalmente dalla sorgente, attraverso il convertitore, al motore elettrico e quindi alla macchina azionata. In queste circostanze la macchina elettrica funziona da motore (Fig ) In alcune particolari condizioni operative, la macchina elettrica si trova a funzionare da generatore, cioè riceve energia meccanica dalla macchina azionata che si trasforma in energia elettrica disponibile ai morsetti del motore (le macchine elettriche sono reversibili, cioè possono funzionare sia da motore che da generatore ). Per mantenere una buona qualità del moto anche in tali

14 14 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO circostanze, il convertitore deve essere realizzato in modo da permettere il flusso dell energia anche nel senso dal motore verso l alimentazione. Tale energia, quando non può essere restituita alla sorgente primaria (funzionamento in recupero, Fig ) deve essere opportunamente dissipata (Fig ) Funzionamento da motore Funzionamento da generatore con recupero Funzionamento da generatore con dissipazione Figura 2.4: Flusso d energia in un azionamento elettrico Come si è detto, il convertitore ha lo scopo di modificare ( convertire, appunto) le caratteristiche dell energia disponibile dalla sorgente nella forma più adatta all alimentazione del tipo di motore. Per un azionamento a velocità variabile anche l alimentazione dovrà essere variabile, in particolare: - per un motore in c.c. sarà necessario alimentare con una tensione continua di ampiezza variabile. - per un motore in c.a., sarà necessario alimentare con una tensione alternata variabile in ampiezza ed in frequenza. Questa variazione deve avvenire con poche perdite e con segnali di controllo a basso livello di potenza. Questa esigenza è verificata con i convertitori statici, composti da dispositivi elettronici a semiconduttore di vario tipo quali: - diodi, tiristori, GTO - transistori di potenza (detti anche a commutazione ) bipolari (BJT) o ad effetto di campo (MOSFET) collegati a realizzare strutture di conversione secondo diversi tipi di schemi circuitali 1. 1 Il termine convertitore statico fa riferimento al fatto che, nei moderni convertitori, non sono presenti organi in rotazione. Storicamente, infatti sono stati utilizzati dei convertitori rotanti, composti da più macchine elettriche, per ottenere l alimentazione alternata a frequanza/ampiezza variabile, soluzione, oggi, non più utilizzata nella pratica

15 2.8. TIPOLOGIE DI CONVERTITORI Tipologie di convertitori Dal punto di vista funzionale si hanno le seguenti tipologie di convertitori: - Il CONVERTITORE AC/DC non controllato, noto come raddrizzatore, fornisce in uscita una tensione continua di ampiezza costante a partire dalla rete alternata (di ampiezza e frequenza costante) - Il CONVERTITORE AC/DC controllato, noto come raddrizzatore controllato, fornisce in uscita una tensione continua di ampiezza variabile (mediante opportuno comando) a partire dalla rete alternata. - il CONVERTITORE DC/DC, noto come chopper, fornisce in uscita una tensione continua di ampiezza varibile a partire da una sorgente in continua a tensione costante. - Il CONVERTITORE DC/AC, noto come inverter, fornisce in uscita una tesione alternata di ampiezza e frequenza variabili a partire da un ingresso in continua in ampiezza. - Il CONVERTITORE AC/AC, noto come convertitore di frequenza, fornisce in uscita una tensione alternata di ampiezza e frequenza varibili dalla rete alternata (di ampiezza e frequanza costanti). In genere i convertitori per l alimentazione di motori a velocià variabile sono realizzati impiegando uno o più di tali circuiti, in funzione della sorgente primaria di alimentazione che si ha a disposizione e del tipo di motore che occorre azionare. Il convertitore di frequenza ad esempio, per l alimentazione in alternata di un motore a velocità varibile, viene usualmente realizzato ponendo in cascata un raddrizzatore non controllato ed un inverter, quando di alimenti dalla rete in alternata.

16 16 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO Convertiotre AC/DC Convertitore AC/DC controllato Convertiotre DC/DC Convertitore DC/AC controllato Convertitore AC/AC controllato

17 2.9. PROTEZIONE DEL CONVERTITORE Protezione del convertitore Ogni convertitore statico è provvisto di un opportuno sistema di protezione, il quale assicura che non accadano condizioni operative tali da danneggiare in modo irreparabile i semiconduttori di potenza. Fra le protezioni, quella di massima corrente riveste un ruolo particolarmente rilevante, in quanto deve disinserire rapidamente l alimentazione quando avvengono gravi disturbi quali corto-circuiti o surriscaldamenti. Nei moderni convertitori la protezione (come anche i sensori che indicano la condizione di guasto) è parte integrante dello stesso, ma concettualemente può essere vista in modo separato, come indicato in Fig. 2.5 Figura 2.5: Dispositivi di protezione Il dispositivo di protezione riceve in ingresso il segnale proveniente dai sensori di guasto (ad esempio relativo alla corrente erogata), ed interviene bloccando il convertitore statico o disinserendo, l alimentazione quando il segnale supera il valore di soglia Dispositivo di controllo È l elemento che determina, istante per istante, il valore delle grandezze di comando del convertitore statico in base alla modalità ed alla strategia di controllo adottate per lo specifico azionamento. Per quanto concerne la modalitá di controllo occorre distinguere tra controllo in catena aperta e controllo in catena chiusa (o in contro-reazione ) Controllo in catena Tale modalità è caratterizzata dal fatto che la grandezza da controllare y non viene misurata, ma si può ragionevolmente ritenere individuata (in modo univoco) dalla grandezza di riferimento y R. L assenza di una misura della grandezza da controllare non assicura che, a regime, questa eguagli il valore di riferimento: lo scostamento dipende dalla presenza di disturbi che intervengono sul sistema controllato, e precisamente: - la caratteristica di carici (statica e dinamica) della macchina azionata; - le cadute di tensione nel convertitore; - le variazioni parametriche nel sistema controllato.

18 18 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO Figura 2.6: Schema del controllo in catena aperta Con lo schema di controllo in catena aperta questi effetti possono essere, se noti, compensati a livello della legge di controllo, ma se si vuole assicurare scostamento nullo bisogna ricorrere al controllo in catena chiusa Controllo in catena chiusa Figura 2.7: Schema del controllo in catena chiusa In tale modalità la grandezza da controllare è misurata attraverso un opportuno sensore o trasduttore ed è confrontata nel nodo comparatore con la grandezza di riferimento. La loro differenza ( errore o scarto di regolazione) diventa l ingresso del blocco di controllo in catena diretta. Il controllo in catena chiusa è adottato quando con un azionamento in catena aperta non si possono assicurare le prestazioni desiderate nelle regolazioni, in particolare: - si vuole che l errore a regime sia nullo indipendentemente dalle caratteristiche statiche del sistema controllato, dalle escursioni della coppia resistente e dalle variazioni dei parametri del motore; - si desidera che le prestazioni dinamiche (rapidità del seguire le variazioni del riferimento con andamento prefissabile) siano ottimali

19 2.10. DISPOSITIVO DI CONTROLLO 19 Pertanto, gli azionamenti di elevate prestazioni sono del tipo a catena chiusa, indicati come servo-azionamenti Il dispositivo di controllo in senso lato può includere diversi blocchi funzionali (anche in funzione della modalità di controllo adottata): - Un generatore di riferimento, avente il compito di fissare, in ogni istante, il valore delle grandezze di comando dell azionamento, cioè la velocità o la posizione di riferimento (y R ) che le parti mobili debbono assicurare via via nel tempo durante il funzionamento (legge di moto) - Una legge di controllo, avente il compito di tradurre il valore di riferimento in grandezza di comando del convertitore statico. Nella determinazione della legge di controllo occorre individuare opportune tecniche, dette strategie di controllo, allo scopo di ottenere le migliori prestazioni dell azionamento di termini di: - funzionamento dinamico (transitori di velocirà o di posizione) - funzionamento a regime (rendimento) Nell ambito delle strategie di controllo rientrano tecniche quali il controllo v/f del motore asincrono, oppure il controllo vettoriale. Pertanto la strategia di controllo è fortemente legata al tipo di motore elettrico, di convertitore ed alla modalità (catena aperta o contro-reazione) adottata per il controllo. All interno della modalità di controllo in contro-reazione vengono usati regolatori di vario tipo (standard, di stato) per manipolare l errore generato al nodo comparatore. Un unità di ingresso/uscita(i/o), con in ingresso dei segnali provenienti dai trasduttori e dai sensori (necessari al controllo in contro-reazione) ed uscita per il comando del convertitore. Nei moderni azionamenti il dispositivo di controllo è realizzato mediante microprocessori dedicati al controllo dei motori elettrici, ossi disponibili sul mercato in forma di microcontrollori o processori di segnale digitale (DSP, Digital Signal Processors). Figura 2.8: Funzioni del dispositivo di controllo

20 20 CAPITOLO 2. L AZIONAMENTO ELETTRICO In definitiva, lo schema a blocchi di un azionamento elettrico con controllo in catena chiusa è illustrato nella figura seguente: Figura 2.9: Schema a blocchi di un azionamneto elettrico Le frecce tratteggiate indicano i fenomeni di contro-reazione tra la macchina azionata ed il motore elettrico (dovuti alla caratteristica statica e dinamica del carico, o al collegamento tramite albero elastico), la retroazione del motore sul convertitore (cadute di tensione) e di questo sulla sorgente primaria (disturbi elettromagnetici sulla rete elettrica). Il flusso di potenza della sorgente, attraverso il convertitore al motore ed alla macchina azionata è indicato con frecce larghe. I segnali di controllo (bassa potenza) a tratto continuo, quelli di protezione con tratto-punto.

21 Capitolo 3 Motori elettrici 3.1 Il motore elettrico Il motore converte potenza elettrica in meccanica, il convertitore elettronico converte potenza meccanica in potenza elettrica. Si ha feedback quando il carico influisce sul motore e quest ultimo influisce sul convertitore. Questo può essere anche interpretato come un flusso di potenza al contrario, quindi parleremo di generatore (eolico, fotovoltaico, Diesel) di corrente elettrica. Per i generatori servono necessariamente dei convertitori bidirezionali. Ad esempio nei generatori eolici le pale girano a un ω non nota (dipendente dal vento), ma la rete elettrica ha caratteristiche precise (necessita di un convertitore) Gli elementi che vanno a costituire il motore sono: - Lo statore: è il componente fermo composto da avvolgimenti in rame. Fig: Il rotore: collegato ad un albero, è il componente che ruota. Sostenuto dentro allo statore da dei cuscinetti che gli consentono di girare. Fig: Rotore Statore Figura 3.1: Componenti di un motore elettrico 3.2 Principio di causa/effetto in un motore elettrico Se controlliamo la corrente negli avvolgimenti, controlliamo la coppia 21

22 22 CAPITOLO 3. MOTORI ELETTRICI Forza contro ellettro motrice La forza contro elettromotrice dipende dalla variazione di flusso concatenato: F CEM = dψ dt La variazione del flusso concatenato dipende da: (3.1) - Variazione del campo magnetico B - Variazione della posizione della spira Figura 3.2: Spira immersa in un campo magnetico Dimostreremo che la coppia C è proporzionale alla corrente i e che la pulsazione ω è proporzionale alla tensione Scelta tra campo magnetico e campo elettrico Per i motori elettrici si utilizza il campo magnetico (tranne in casi particolari) perchè la sua densità di pressione N è di diversi ordini di grandezza maggiore rispetto a quella del campo elettrico: m2 p = 1 B 2 = N B = 1T (3.2) 2 µ 0 m 2 p = 1 2 εe2 4 N E = 10 5 V (3.3) m 2 cm

23 3.3. MODELLISTICA DI UN ATTENUATORE ELETTROMECCANICO 23 Figura 3.3: Attuatore a riluttanza 3.3 Modellistica di un attenuatore elettromeccanico Per introdurre i fondamenti della conversione elettromeccanica dell energia consideriamo la struttura elementare illustrata in Fig. 3.3, nota come attuatore elementare a riluttanza. In essa sono individuabili gli elementi di base dei sistemi di conversione elettromeccanici: una struttura fissa (statore) ed una mobile (rotore) in materiale ferromagnetico; degli avvolgimenti che hanno il compito di generare il flusso magnetico necessario al funzionamento del sistema, ed uno spazio in aria (traferro) disposto tra statore e rotore per consentire il movimento. Nel caso particolare dell attuatore a riluttanza abbiamo un solo avvolgimento disposto sullo statore ed un rotore sagomato (non cilindrico). Il rotore non essendo cilindrico è anisotropo, cioé ha caratteristiche magnetiche che dipendono dalla direzione lungo la quale esse sono considerate. Una volta alimentato l avvolgimento si statore, si genera un flusso (detto principale ) che oltrepassa il traferro, attraversa il rotore e si chiude attraverso lo statore. Per effetto del flusso si genera un coppia (coppia elettromagnetica) che tende ad allineare il rotore con la posizione θ r = π/2 indicata in figura (posizione allineata). In questa trattazione ci proponiamo di collegare, sia in termini qualitativi che analitici, la coppia alle grandezze elettriche che la generano (flusso di corrente) Equazioni elettriche Dal punto di vista elettrico l equazione che descrive il sistema è rappresentata dall equilibrio delle tensioni nell avvolgimento: v = Ri + e (3.4) dove: - v tensione applicata all avvolgimento (in Volt, [V]) - i corrente nell avvolgimento (in Ampere, [A]) - R resistenza dell avvolgimento (in Ohm, [Ω])

24 24 CAPITOLO 3. MOTORI ELETTRICI - e tensione indotta nell avvolgimento, che in base alla legge di Faraday-Neumann-Lenz scritta con la convezione dell utilizzatore è data dalla (3.5) e = dψ (3.5) dt dove Ψ è il flusso concatenato con l avvolgimento 1 (in Weber, [Wb]) È interessante comprendere, qualitativamente, la relazione esistente tra il flusso concatenato e la corrente. Come noto, tali grandezze sono legate dalla Legge di Hopkinson dei circuiti magnetici: Ni = RΦ, N 2 i = RΨ (3.6) dove N è il numero di spire, Φ il flusso principale ed R è la riluttanza del circuito magnetico, definita dalla: R = 1 L (3.7) µ S essendo L ed S rispettivamente la lunghezza e la sezione del tubo di flusso, µ la permeabilità del mezzo. Nel caso in esame, la riluttanza del circuito magnetico dipende dalla posizione del rotore. In particolare al variare di θ r varierà la lunghezza del percorso in aria (che presenta una permeabilità piccola e costante) rispetto a quella del percorso in ferro (che presenta una permeabilità elevata, ma variabile per effetto del fenomeno della saturazione). Di conseguenza si può affermare che nella posizione non allineata (θ r = 0) Fig:?? in cui il traferro è grande, il flusso (a pari corrente) sarà più piccolo ma varierà linearmente con la corrente e di conseguenza R sarà molto grande; mentre nella posizione allineata (θ r = π/2) Fig.3.4, dove invece il traferro è piccolo, il flusso sarà più grande, ma soggetto a saturazione per correnti elevate e di conseguenza la R sarà molto piccola Rotore a θ r = Rotore a θ r = π/2 Figura 3.4: Possibili posizioni del rotore 1 Il flusso concatenato è esprimibile come Ψ = NΦ, dove Φ è il flusso principale, N il numero di spire dell avvolgimento

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