AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE

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1 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE ANDREA CARLO MORO* 1. PREMESSA Questo articolo vuole essere un semplice contributo al dibattito sulla relazione tra linguistica e neuroscienze, in particolare a quel metodo d indagine noto come «neuroimmagini». In questa sede, non verranno discussi i complessi problemi tecnici ed epistemologici legati alla sperimentazione né i risultati in campo neurofisiologico; lo scopo di questo articolo è di mostrare come due ipotesi nate da osservazioni empiriche affatto distinte convergano in modo non banale offrendo suggerimenti per nuove ricerche. Di fatto questo articolo si limita ad una presentazione critica di alcuni aspetti di un singolo esperimento di neuroimmagine 1. Per un quadro dettagliato il lettore può riferirsi direttamente a Moro et al. (2001) ed ai riferimenti bibliografici ivi citati relativi ad altri lavori in questo campo. * Università «Vita-Salute» San Raffaele Milano. Il contenuto di questo articolo corrisponde alla relazione tenuta nel dicembre 2002 presso l Università di Verona nel seminario «Nuove prospettive in linguistica applicata: l acquisizione della competenza grammaticale fra psicologia e neuroscienze». Per un esposizione dettagliata del lavoro sulla quale essa si basa si veda Moro et al. (2001). È stato possibile eseguire tale ricerca solo all interno di un gioco di squadra cui hanno partecipato tra gli altri Marco Tettamanti, Daniela Perani, Caterina Donati, Stefano Cappa e Ferruccio Fazio. Oltre ai coautori sono in debito con gli organizzatori del convegno veronese, Denis Delfitto, Giorgio Graffi ed Alessandra Tomaselli, e con i partecipanti al convegno per molti preziosi suggerimenti. 1 L esperimento è stato eseguito su una PET presso l Istituto di Neuroscienze e Bioimmagini CNR Milano stanziato all Istituto Scientifico H San Raffaele, IRCCS in collaborazione con la facoltà di Psicologia dell Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. 135 LINGUE E LINGUAGGIO - 1/2004

2 ANDREA CARLO MORO 2. DUE PUNTI DI PARTENZA E UNA DOMANDA NATURALE L esperimento che mi accingo a descrivere nasce da due semplici punti di partenza e dalla domanda naturale che ne scaturisce. È un fatto noto anche nella «vulgata» scientifica contemporanea che in soggetti normali, destrimani, l elaborazione di tipo linguistico attiva prevalentemente l emisfero sinistro dell encefalo. A partire da dati di tipo clinico, dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, questo dato è entrato a far parte delle conoscenze di base di tipo neurologico (si veda a questo proposito il contributo di Stefano Cappa in questo volume). Il secondo punto di partenza, invece, è di tipo linguistico. Secondo le partizioni tradizionali, i fenomeni linguistici, la grammatica in senso lato, possono essere divisi in almeno quattro domini distinti: la fonologia, la morfologia, la sintassi e la semantica 2. La domanda che chiunque si pone immediatamente è dunque se questa partizione definita in seno alla linguistica abbia una qualche rilevanza a livello neurobiologico, vale a dire se alla partizione nei quattro domini della grammatica corrisponda una partizione isomorfa a livello corticale. Come spesso capita nella ricerca in ambito scientifico, per quanto interessanti, alcune domande possono essere di fatto inaccessibili all indagine sperimentale per via del loro grado di complessità. Per procedere, la prima cosa da fare è ridurre il campo di osservazione fino ad arrivare ad un quesito sufficientemente semplice da permettere di essere indagato sperimentalmente. La prima importante restrizione di campo è stata dunque quella di mirare ad un solo sottodominio della grammatica e chiedersi se quel dominio sia rappresentato autonomamente come attività neuronale. Il dominio che si è deciso di indagare, tra i tanti possibili 3, è stato 2 Certamente non sono gli unici dominii ai quali è possibile ascrivere i fenomeni linguistici, basti pensare alla pragmatica. Utilizzeremo questa partizione come base indiscussa di lavoro (cf. Graffi e Scalise 2002). 3 La scelta, per chi è interessato al campo delle neuroscienze relative all uomo, tuttavia, non è del tutto neutra, in quanto, prendendo ad esempio come ipotesi valide quelle suggerite in Terrace (1979) e Hauser, Chomsky e Fitch (2002) la sintassi sembra proprio essere l elemento discriminante tra linguaggio umano e linguaggi animali. 136

3 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE quello della sintassi, sicché è stato possibile riformulare la domanda fondamentale nel modo seguente: la sintassi è rappresentata come attività neuronale autonoma nella corteccia cerebrale? 3. L INDAGINE DEL CERVELLO IN VIVO: IL METODO SOTTRATTIVO A partire dalla metà degli anni 80 del XX secolo, accanto ai tradizionali metodi di indagine di tipo clinico si sono affiancati nuovi metodi che hanno apportato due vantaggi significativi: in primo luogo si è resa possibile l indagine in vivo delle attività corticali, in secondo luogo, proprio per questo primo vantaggio, è stato possibile separare l avanzamento delle conoscenze neurologiche dalla patologia. In altri termini, non è stato più necessario aspettarsi un «guasto» nel funzionamento del cervello per poter decifrare la sua architettura funzionale. Prenderemo qui ad esempio una sola tecnica di neuroimmagine, la cosiddetta «tomografia ad emissione di positroni» o «PET» dall acronimo inglese (Positron Emission Tomography). Una brevissima incursione nel campo della tecnica sperimentale, senza alcuna pretesa di rigore scientifico, è però essenziale per capire la questione. La PET non ci dà altro che una misura delle attività metaboliche del cervello, ottenuta rilevando la radioattività emessa dagli isotopi dell ossigeno nelle molecole d acqua immessa in circolo; le differenze metaboliche, che di fatto danno una misura del flusso sanguigno (emodinamica cerebrale), sono indicatori dell attività neuronale che varia al variare dei diversi compiti. È facile tuttavia rendersi conto che questo strumento, per quanto rivoluzionario rispetto ai metodi clinici, non è in grado di per sé di dare informazioni dirette sull architettura funzionale dell encefalo. In assenza di patologie, infatti, la corteccia è sempre attiva, di conseguenza sarà sempre irrorata dal flusso sanguigno in relazione ai vari compiti, e diventa di fatto impossibile distinguere immediatamente l attività dedicata ad un singolo compito. Per ottenere dati significativi sull attività corticale, dunque l unico modo di procedere è quello di passare attraverso il confronto dell attività neuronale (come risulta dall emodinamica cerebrale) associata a(d almeno) due compiti diversi. Se ad esempio volessi individuare le aree cere- 137

4 ANDREA CARLO MORO brali connesse con l attività motoria di controllo dell indice della mano sinistra quando si alza e si abbassa ripetutamente occorrerebbe fare due misure diverse: una prima misura, quando il soggetto esegue un determinato compito (ad esempio contare da cento a uno guardando uno schermo nero) 4 ed una seconda misura, quando il soggetto esegue esattamente lo stesso compito, mentre in aggiunta alza ed abbassa il dito indice. Una volta ottenute le due misure, si confrontano i risultati paragonando localmente, cioè punto a punto rispetto all anatomia del cervello, le misure del flusso emodinamico corticale. Dove il cervello mostra di avere emodinamica differente, si deduce che in quella zona si è verificata l attività neuronale associata alla differenza tra i due compiti, che nel nostro modello è il controllo dell indice della mano. Non è certo questa la sede per discutere se questa ipotesi sia empiricamente e teoricamente corretta (per un quadro critico si veda Friston 1997, Perani e Cappa 1996; ammettendo tuttavia che questo metodo, che si definisce tecnicamente «metodo sottrattivo», sia valido, la domanda centrale che ci possiamo porre è se sia possibile arrivare a confrontare due attività distinte tali che la loro sottrazione dia come risultato l attività neurologica correlata alla sintassi 5. Va sottolineato, con la maggior enfasi possibile, che a priori non è assolutamente scontato che tali attività distinte esistano e, ciò che più conta, che l elaborazione di tipo sintattico sia distinta a livello corticale da altri tipi di elaborazione di carattere linguistico. Il problema è dunque empirico e metodologico al tempo stesso. 4. «INGANNARE» IL CERVELLO La difficoltà sperimentale è ovvia. Se intendiamo isolare l attività neuronale relativa al controllo motorio dell indice della mano sinistra è facile immaginare come costruire i due compiti da confrontare (come abbiamo appena visto): separare i compiti sembra abbastanza semplice perché si 4 Questo compito viene chiamato «compito di controllo» o baseline. 5 Va detto che il problema dell efficacia del metodo sottrattivo non si circoscrive al solo fenomeno del linguaggio, ma anzi riguarda tutti i compiti cognitivi in senso lato. 138

5 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE aggiunnge un attività ad un altra attività indipendente dalla prima. Ma quando si tratta di linguaggio, come nel nostro caso specifico, la separazione non è affatto immediata. Quando computiamo una frase, la competenza fonologica, quella morfologica, quella sintattica e quella semantica sono simultaneamente attive: come separare l attività corticale legata all elaborazione di tipo sintattico dal resto? Questo è il punto metodologicamente rilevante: per procedere nell indagine occorreva trovare il modo di isolare un attività che per definizione è attiva insieme alle altre. L idea centrale di tutto l esperimento è stata dunque quella di capovolgere in un certo senso il problema empirico e di non separare le attività tra di loro ma di produrre invece errori selettivi al livello dei diversi domini, sperando con ciò che, a seconda del dominio, il riconoscimento di errore corrispondesse ad attività neuronali diverse. Una volta scelto questo paradigma sperimentale, si poneva immediatamente un primo problema. Supponiamo di costruire un errore di tipo sintattico e di costruire una frase come leone pantera morso ha il la. È chiaro che un errore di tipo sintattico siffatto produce immediatamente anche un effetto a livello semantico: si sta parlando di un leone che morde una pantera o di una pantera che morde un leone? Qual è la semantica della frase? Il problema empirico è evidente: se produciamo un errore di questo tipo, il risultato non può essere correlato immediatamente alla sola competenza sintattica, in quanto anche quella semantica risulta inevitabilmente coinvolta. Come fare per evitare questo effetto di coinvolgimento della semantica? Il «trucco» che abbiamo utilizzato è stato di evitare del tutto l accesso alla semantica lessicale 6, costruendo delle frasi fatte di parole costruite con radici inventate (pseudoparole) come le seguenti 7 : 6 Naturalmente si tratta di una semplificazione di non poco conto: nessun linguista farebbe coincidere la semantica con la sola semantica lessicale (escludendo per esempio la semantica verofunzionale). Tuttavia, per quanto riduttiva, è chiaro che le pseudofrasi non sono passibili di giudizio di verità. È forse superfluo in questa sede ricordare come l uso di frasi sintatticamente ben formate non sia certo una novità: basti pensare, per rimanere nel secolo XX, ai famosi esempi di Carnap e Chomsky. 7 La costruzione delle frasi fatte di pseudo parole è stata molto laboriosa da varii punti di vista. Tra l altro, era importante creare strutture sintattiche di diverso tipo che non potessero portare a letture ambigue ed era necessario scartare le 139

6 ANDREA CARLO MORO (1) il gulco gianigeva la brala nafantavano gli oprammi il lappento non tonce mai quella molmeca non alinava questa frida il triaggo fabbisce ogni lustasio si tasalano molte barne tutti i gorpotti sono stati gasporati A questo punto diventava possibile procedere nella comparazione dei compiti diversi basata sul riconoscimento di errore nei diversi domini. Il cervello veniva, per così dire, «ingannato» due volte: una prima volta veniva costretto a riconoscere errori di tipo diverso, facendo emergere l architettura funzionale che altrimenti rimaneva nascosta nell azione sinergica delle varie competenze; una seconda volta, perché un eventuale errore sintattico non portava ad un errore di tipo semantico, in quanto l accesso alle vie lessicali era di fatto bloccato dall uso di pseudoparole. Rimaneva ovviamente del tutto impredicibile il risultato delle sottrazioni dei vari compiti. Non c era garanzia che un errore di un dominio potesse dare attivazioni diverse rispetto all errore di un altro dominio. 5. ANOMALIE SELETTIVE: IL VALORE EURISTICO DELL ERRORE Siamo giunti quindi alla costruzione degli stimoli. L idea, come si è detto, era di poter arrivare a «sottrarre» le misure corrispondenti ad attività diverse in modo tale da riuscire ad isolare l attività corticale correlata all errore di tipo sintattico. Se ciò fosse stato, avremmo avuto prove a favore dell ipotesi che la competenza sintattica è rappresentata autonomamente a livello corticale. Quali erano i tipi di errore che i soggetti dovevano ripseudoparole con forte potere evocativo. È interessante, a mio avviso, notare inoltre che data una serie di pseudoparole, la gran parte dei soggetti attribuiva il significato di «nome di animale» ai sintagmi nominali: la cosa non può essere accidentale, vista la potenziale grande ampiezza dei repertori di altro tipo (nomi di fiori, di cibi, di parti del corpo ecc.) e può forse avere un valore adattativo non banale, ormai evidentemente perduto. 140

7 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE conoscere? Di fatto, i tipi di errore erano tre: l errore fonologico, l errore morfologico e l errore sintattico. Occorre, per chiarezza, dire che, siccome per motivi sperimentali si è preferito far leggere mentalmente le frasi ai soggetti invece che farle ascoltare (le frasi erano di volta in volta presentate su uno schermo), il termine «fonologico» va inteso come mediato dalla scrittura, in quanto lo stimolo acustico vero e proprio era assente. Inoltre, per quanto riguarda l errore morfologico, esso è da intendersi sostanzialmente come «morfosintattico», dato che la struttura delle parole utilizzate di per sé non conteneva anomalie dal punto di vista morfologico. La costruzione degli stimoli risulterà più chiara sulla base di qualche semplice esempio Errore fonologico L errore fonologico consisteva essenzialmente in una sequenza di consonanti che non si trovano mai in italiano. Ad esempio, tenendo come campione la prima frase fatta di pseudoparole di (1) il soggetto poteva leggere frasi tipo il gulco gianigtcava la brala. Nel pronunciare mentalmente la frase il cervello riconosce che nella terza parola è contenuta una sequenza impossibile di suoni nella nostra lingua Errore morfologico Come abbiamo appena notato, si tratta in questo caso più precisamente di errore morfosintattico: il soggetto si trovava di fronte ad una frase con parole senza errori fonologici, nella sintassi corretta quindi ma con accordi sbagliati. Utilizzando ancora la frase campione, avremmo ad esempio una frase tipo: il gulco gianigiavano la brala dove un parlante nativo dell italiano riconosce immediatamente un accordo impossibile tra il sintagma nominale il gulco (III pers. sing.) e il verbo gianigiavano (III pers. plur.), anche se, ovviamente, non se ne capisce affatto il significato. 8 Si tratta di qualche semplice esempio: i tipi di errori, soprattutto morfologico e sintattico, includevano molti più tipi rispetto ai casi presentati qua. 141

8 ANDREA CARLO MORO 5.3. Errore sintattico Nell ultimo tipo di errore, quello sintattico, il soggetto veniva esposto ad una sequenza di parole ben formate dal punto di vista fonologico, potenzialmente compatibili dal punto di vista morfologico ma poste in un ordine non conforme alla sintassi della lingua italiana. La nostra frase campione, ad esempio, poteva essere trasformata nel seguente modo: gulco il gianigiava brala la, invertendo sistematicamente l ordine del nome con l articolo ad esso associato. 6. L ISOLAMENTO DELLA SINTASSI Siamo arrivati con ciò ad avere tutti gli ingredienti per costruire dei modelli sottrattivi utili al nostro scopo. Semplificando notevolmente sia i metodi che i risultati, sintetizzerò senz altro le conclusioni dell esperimento. Un totale di 11 soggetti maschi 9, italofoni, destrimani, di età media di 26 anni, con un passato privo di problemi di carattere neurologico è stato sottoposto ad una serie ripetuta di sessioni di rilevamento per un totale di 12 sessioni ciascuno; durante ogni sessione al soggetto venivano presentate 9 frasi di pseudoparole contenenti errori alternate a 4 frasi corrette, in ordine casuale, per un totale di 180 frasi. Il primo risultato empirico è consistito nel verificare che alla sottrazione del semplice compito di lettura (di frasi benformate di pseudoparole) dal compito di riconoscimento di errore generalizzato corrispondesse ad un attività neuronale specifica. La positività di questo primo punto era un presupposto logico fondamentale: legittimava a supporre che il riconoscimento d errore fosse una modalità specifica di attivazione di tipo linguistico e non coinvolgesse altri centri 10. È ovvio, tuttavia, che anche di 9 L utilizzo di soli soggetti di genere maschile con le indagini PET è imposto dalla necessità di evitare che la radioattività contenuta nei traccianti possa danneggiare gli ovuli in soggetti di genere femminile. 10 L assenza di attivazione dei lobi temporali era inoltre l indizio che la scelta di utilizzare non parole era empiricamente valida. 142

9 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE fronte a questo primo risultato niente poteva a priori legittimare la deduzione che la sintassi fosse successivamente isolabile rispetto agli altri dominii linguistici. Occorreva dunque procedere attraverso un altra serie di sottrazioni. Le sottrazioni decisive, sulle quali ci soffermiamo in questa sede, sono state quelle che confrontano il riconoscimento di errore morfosintattico da quello sintattico. In questo caso, si è proceduto sottraendo le attivazioni del cosiddetto «compito di controllo», vale a dire la lettura di frasi fatte di pseudoparole senza errori, alle attivazioni relative al riconoscimento di errore morfologico ed errore sintattico. Il risultato di queste sottrazioni ha portato a due conclusioni empiriche non banali: la prima è che il riconoscimento di errore morfologico e di errore sintattico dà un attivazione distinta rispetto alla lettura di frasi senza errori; la seconda è che l attività corticale relativa al riconoscimento di errore sintattico è distinta rispetto a quella relativa al riconoscimento dell errore morfologico: riconoscere accordi sbagliati dato l ordine giusto delle parole in una sequenza è altro rispetto a riconoscere sequenze sbagliate date parole con accordi corretti. Questo risultato solleva di per sé ovviamente un problema di non poco conto, in particolar modo in sede di linguistica teorica: la distinzione tra sintassi e morfosintassi sembra assumere nuovi e forse inaspettati connotati. Se è pur vero che la distinzione tra morfologia tout court 11 e sintassi non è particolarmente problematica nel dibattito attuale della linguistica è anche vero che quella tra morfosintassi e sintassi invece lo è. Basti solo fare rifermento alla versione più accreditata nel cosiddetto «Programma Minimalista» (cfr. Chomsky 1995) secondo la quale i fenomeni di accordo sono subordinati alla sintassi; anche una rapida incursione nella bibliografia recente mostrerebbe che questa accezione del termine non è certo accettata coralmente dalla comunità scientifica. Dai risultati ottenuti in questa sede, invece, pare che i fenomeni di accordo tra parole con l ordine giusto e l ordine delle parole in sé (a parità di struttura gerarchica) attivino di fatto reti distinte. Tuttavia, proprio per questa in- 11 Intendo per «morfologia» tout court la definizione canonica della disciplina come per esempio si può trovare in Scalise (1994) dove la disciplina si occupa certamente non solo di fenomeni di accordo ma di derivazione, flessione, affissazione ecc. 143

10 ANDREA CARLO MORO stabilità nella teoria è, almeno per chi scrive, assai difficile trarre conclusioni nette e sicuramente non è possibile (ri)definire morfosintassi e sintassi in modo chiaro. L aspetto interessante rimane comunque il fatto che la differenza ottenuta apre la possibilità ad un approfondimento (inaspettato) su base teorica, o almeno offre nuovi spunti di discussione. Dal punto di vista neuropsicologico, invece, non inaspettatamente, uno dei punti di attività neuronale relativi al riconoscimento di errore di tipo sintattico è una componente profonda della cosiddetta «area di Broca» 12. In altre parole, la strategia euristica utilizzata, basata sugli errori selettivi, ha di fatto permesso di isolare l attività neurale corticale dedicata al riconoscimento dell errore di tipo sintattico. Ovviamente, l attività relativa al riconoscimento di un errore non coincide necessariamente con l attività relativa alla competenza specifica alla produzione di strutture senza quel tipo di errore, ma, data la differente attivazione nel riconoscimento di altri tipi di errori, sarebbe estremamente difficile argomentare a sfavore dell esistenza di una rete neurale dedicata alla sintassi. 7. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE: CONVERGENZA VS. UNIFICAZIONE In questo breve articolo si è affrontato un problema specifico, vale a dire se la sintassi, tradizionalmente distinta nella partizione dei fenomeni grammaticali in dominii distinti, è distinta anche al livello delle attività neuronali ed in particolare se essa è distinta dalla morfosintassi (pur considerando l importante caveat teorico circa la distinzione dei due ambiti espresso a conclusione della sezione precedente). Il problema, come si è visto, non solo costituisce un caso empirico interessante ma riveste anche 12 Come per tutti i dettagli neuroanatomici e neurofisiologici rimando all articolo originario che include le coordinate stereotassiche delle aree coinvolte oltre ovviamente all individuazione tramite numerazione di Broadmann. Vale forse solo la pena di notare che l attività neuronale che corrisponde al riconoscimento di un errore sintattico è una rete complessa, e non un area isolata della corteccia. Tale rete include tra l altro il ganglio della base dell emisfero sinistro con implicazioni non banali dal punto di vista clinico. 144

11 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE un ruolo paradigmatico a livello metodologico. Infatti, se in generale per identificare l attività correlata con un certo compito occorre necessariamente passare dal confronto tra almeno due compiti distinti, nel caso dell analisi del linguaggio il problema diventa come costruire i due compiti data la sostanziale simultaneità dell analisi sintattica rispetto agli altri livelli di analisi grammaticale. Il relativo successo del paradigma sperimentale qui utilizzato, tuttavia, non deve ingannare: l unica conclusione certa è che non è irragionevole pensare che ci sia una convergenza tra le strutture che le due discipline, neurologia e linguistica teorica, hanno ipotizzato sulla base di dati empirici affatto distinti. Se questa convergenza possa essere spinta fino a pensare ad un unificazione tra le due discipline, o ad una riduzione della linguistica alla neurologia, è, a mio avviso, totalmente prematuro sostenerlo adesso; inoltre non si può affatto escludere che, oltre alla possibilità banale che per motivi tecnici non si riesca a raggiungere un livello sufficiente a darci un quadro dettagliato delle attività neuronali legate al linguaggio, sia la teoria stessa a dover essere ripensata, sia quella neurologica che quella linguistica 13. Da ultimo, va osservato che l esistenza stessa di strutture neuronali specifiche dedicate (in organizzazione modulare) alla comprensione e produzione di enunciati (ri)propone anche a questo livello il problema classico dell acquisizione su almeno due livelli empiricamente e concettualmente distinti: a livello ontogenetico, se cioè l insorgere di queste strutture sia una conseguenza delle regolarità storiche delle grammatiche o ne sia la causa (si veda a questo proposito Tettamanti et. al 2002 e Musso et al. 2002); a livello filogenetico, se queste strutture hanno correlati significativamente comparabili in altre specie o se caratterizzano in modo puntuale, in senso evoluzionistico, un aspetto centrale della nostra specie (si veda a questo proposito Moro 2002 e soprattutto Hauser, Chomsky and Fitch (2002) e Boncinelli 2003). 13 Nella storia della scienza non sarebbe la prima volta che un unificazione viene resa possibile solo dopo una ridefinizione delle discipline coinvolte, come ha spesso ricordato Noam Chomsky in vari scritti (cfr. per esempio Chomsky 1988). 145

12 ANDREA CARLO MORO BIBLIOGRAFIA Boncinelli, E. (2003), I presupposti biologici del linguaggio I. Aspetti evolutivi, «Lingue e Linguaggio», II (1), Cappa, S. (2004), The Notion of Results in Neurolinguistics, «Lingue e linguaggio», III (1),... Chomsky, N. (1995), The Minimalist Program, Cambridge, (MA), MIT Press. Chomsky, N. (1988), Linguaggio e problemi della conoscenza, Bologna, Il Mulino, se. ed Friston, K.J. (1997), Imaging cognitive anatomy, «Trends in Cognitive Sciences», 1, Graffi, G. e S. Scalise (2002), Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino. Hauser, M.D., N. Chomsky and W.T. Fitch (2002), The Faculty of Language: What Is It, Who Has It, and How Did It Evolve, «Science», 298, Moro, A., et al. (2001), Syntax and The Brain: Disentangling Grammar by Selective Anomalies, «NeuroImage», 13, Moro, A. (2002), Linguistica Mendeliana ovvero quali domande su genetica e grammatica?, «Lingua e Linguaggio» I (1), Musso, M. et al. (2003), Broca s Area and The Language Instinct, «Nature neuroscience», 6, Perani, D. e S. Cappa (1996), I metodi di bioimmagine, in Pizzamiglio L. e F. Denes (a cura di), Trattato di Neuropsicologia, Bologna, Zanichelli. Scalise, S. (1994), Morfologia, Bologna, Il Mulino. Tettamanti, M. et al. (2002), Neural Correlates for The Acquisition of Natural Language Syntax, «NeuroImage», 17, Terrace, H.S. et al. (1979), Can an Ape Create a Sentence?, «Science», 206, 4421, SUMMARY: Two disctinct discplines, neuropsychology and theoretical linguistics, have accumulated since the second half of the XIX century different discoveries concerning human language: typically, neuropsycology on the basis of clinical and neuroanatomical evidences, proved the selective role of the left hemisphere of the human brain in language processing; on the other hand, theoretical linguistics showed that a grammatical sentence is the result of the synergy of separated modules including at least lexical semantics, (morpho)syntax and phonology. In this paper, I try to show that these independent discoveries converge in a 146

13 AUTONOMIA DELLA SINTASSI E TECNICHE DI NEUROIMMAGINE non-trivial way. This is done by using neuroimaging tecniques (in particular, Positron Emission Tomography, i.e. PET scan) which for the first time allows to see the activation of human brain cortex in vivo. The results, based on an original methodology involving an invented language and the detection of selective errors, i.e. phonological, syntactic and morphosyntactic errors, provided evidence that the three components activate separated neural networks. 147

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