Storia della filosofia antica Maddalena Bonelli. I «Presocratici» I Presocratici. «Presocratici» Diels-Kranz 28/10/2015
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- Cesare Fabbri
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1 Materiale da consultare (obbligatorio) Storia della filosofia antica Maddalena Bonelli a.a La causalità antica 2: i Presocratici L. Perilli e D. Taormina (a cura di): La filosofia antica. Itinerario storico e testuale, UTET 2012, capitolo 6 Dispensa presente sul mio sito, Storia della filosofia antica, codice 10625, programma , titolo: La causalità antica I (Presocratici) I Presocratici Aristotele individua un preciso punto di partenza della filosofia. Fu Talete, infatti «l iniziatore di questo tipo di filosofia» (Metafisica Alpha, 983b20. Vedremo fra poco che cosa Aristotele intende con «questo tipo di filosofia») Secondo Aristotele, quindi, la filosofia inizia nel VI secolo, precisamente nel maggio 585 a.c. (anno dell eclissi predetta, o almeno vista, da Talete, secondo varie testimonianze, tra cui Erodoto). I «Presocratici» Ad introdurre il termine «Presocratici» fu, nel 1788, uno storico tedesco della filosofia, Johann August Eberhard, termine poi ripreso nell 800 dal filosofo Schleiermacher. Il termine però divenne canonico nel 1903, quando il filologo tedesco Hermann Diels raccolse in un unico corpus le testimonianze e i cosiddetti frammenti degli autori di scritti filosofici vissuti tra la fine del VII secolo a.c. e Socrate. Questa raccolta, intitolata Fragmente der Vorsokratiker, è ancor oggi il punto di riferimento per lo studio di questi filosofi. Si citano ancora i frammenti con a fianco la sigla DK (Diels, più Kranz, l allievo che ha aggiornato più volte l opera). «Presocratici» Chiamare questi filosofi «presocratici» è però fuorviante. i) se con questo termine si vuole dare un indicazione cronologica («i filosofi prima di Socrate») si ha torto, perché alcuni di loro sono contemporanei di Socrate; ii) se con questo termine si vuole dare un indicazione di diversità di contenuto filosofico (i presocratici si sono occupati di natura, mentre Socrate avrebbe rotto con essi occupandosi di etica), anche in questo caso si incorre in difficoltà. Infatti, sia Aristofane (Le nuvole) sia Platone nel Fedone sostengono che Socrate, almeno in gioventù, si sia occupato di filosofia della natura. Diels-Kranz Più volte messa in discussione e criticata, resta fondamentale per completezza e rigore scientifico, pur essendo in realtà nata a scopo didattico (per gli allievi). 1
2 Filosofi della natura Un passo della Metafisica Detto questo, è sicuramente meglio denominare questi pensatori, o almeno la maggioranza di essi, «filosofi della natura». In che senso? Chiediamo, come spesso faremo, aiuto a Aristotele Aristotele, Metafisica Alpha, 983b6-27: «La maggior parte di coloro che per primi filosofarono pensarono che i principi (archai) di tutte le cose fossero solo quelli che rientrano nella specie materiale. Infatti essi affermano che ciò a partire da cui tutti gli esseri esistono e da cui originariamente si generano e in cui si risolvono da ultimo, è elemento (stoicheion) ed è principio (arche) degli esseri, in quanto è un sostrato (ousia) che rimane identico pur nel trasmutarsi delle sue affezioni». Galeno (II d.c.), Commento a Ippocrate, Sulla natura dell uomo, XV Kühn «La prima cosa da considerare è cosa si intende con il termine natura (physis), per associazione con il quale alcuni dei filosofi antichi furono chiamati naturalisti (physikoi). Chiarirò questo per quelli tra voi ai quali mi rivolgo, vale a dire coloro che non hanno familiarità con i libri Sulla natura scritti da quelli. E chiaro infatti che essi cercano di esporre che genere di cosa sia la sostanza prima (prote ousia), che essi dicono generata ed eterna, e soggiacente a tutti i corpi generati e distruttibili, e le proprietà che ciascuna delle cose generate e distruttibili acquista in virtù della sua struttura (logos) individuale». Il principio materiale Tuttavia, i filosofi della natura non sono tutti d accordo circa il numero e le specie del principio materiale. Talete: acqua Anassimene: aria Eraclito di Efeso: il fuoco Empedocle: i quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco) Anassagora di Clazomene: principi infiniti Talete Le due tesi che vengono attribuite a Talete sono le seguenti: 1) il magnete ha un anima 2) Ogni cosa è acqua. Le due tesi sono filosofiche in quanto entrambe sono sostenute da argomentazioni razionali. Consideriamo 2) importante perché, secondo Aristotele, Talete è il primo ad aver individuato la causa del mondo fisico, identificandola con un tipo di materia, l acqua. Ogni cosa è acqua Fonti: A 12 DK (Aristotele, Metafisica Alpha, 983b20-22) A 14 DK (Aristotele, De caelo, 294a28-31) A 12 DK: «Tuttavia, questi filosofi non sono tutti d accordo circa il numero e le specie di tale principio. Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia, dice che quel principio è l acqua (per questo afferma anche che la terra galleggia sull acqua), desumendo probabilmente questa sua convinzione dalla constatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall umido e vive nell umido. Ora, ciò da cui tutte le cose si generano è, appunto, il principio del tutto. Egli desunse dunque questa convinzione da questo e inoltre dal fatto che i semi di tutte le cose hanno una natura umida, e l acqua è il principio della natura delle cose umide». 2
3 Perché la terra sta ferma? A 14 DK: «Altri affermano che la terra giace sull acqua. Questo appunto è il racconto antichissimo che abbiamo avuto dalla tradizione, e dicono sia l opera di Talete di Mileto; sicché la terra starebbe sull acqua come un legno o qualcosa di simile (anche perché nessuna di queste cose poggia per natura sull aria, ma <semmai> sull acqua)». Anassimandro: perché la terra sta ferma? Un solo frammento ci è giunto, proveniente da Simplicio. Noi considereremo una testimonianza di Aristotele e il frammento tratto da Simplicio A 26 DK: «Ci sono poi alcuni che dicono, come fra gli antichi Anassimandro, che la terra sta ferma grazie al suo equilibrio. In effetti, ciò che è collocato al centro, e sta in rapporti uguali con gli estremi, non si muove più in alto che in basso. Ma è al tempo stesso impossibile che si muova in direzioni opposte. Perciò la terra sta necessariamente ferma». L infinito A 9 DK + 12 B 1 «(i) Tra quanti dicono che <il principio> è uno solo, in movimento e infinito, Anassimandro figlio di Prassiade, di Mileto, discepolo e successore di Talete, dichiarò l infinito (apeiron) sia principio che elemento delle cose che sono, (ii) e adottò per primo questo nome di principio. (iii) Egli dice, infatti, che esso non è né l acqua né alcun altro dei cosiddetti elementi, ma che è una certa altra natura infinita, da cui traggono origine tutti i cieli e i mondi che si trovano in essi. (iv) Dalle cose da cui, infatti, gli esseri hanno origine, in esse hanno anche la dissoluzione secondo necessità: (v) «essi pagano infatti a vicenda la pena e il riscatto dell ingiustizia secondo l ordine del tempo». L infinito Continuazione della citazione di Simplicio: «(vi) E dice tali cose in questi termini molto poetici. (vii) Ed è chiaro che egli, riconosciuta la reciproca trasformazione dei quattro elementi, considerò impossibile porre qualcuno di essi come sostrato (ypokeimenon), ma pensò a qualcos altro al di là di essi. (viii) Egli inoltre fa derivare la generazione non dalla trasformazione dell elemento, ma dalla separazione dei contrari, a causa del movimento eterno». Anassimene: l aria A 7 DK (Ippolito, Confutazione di tutte le eresie) B 1 DK (Plutarco, de primo frigido) B 2 DK (Aezio, 13, 4) L aria A 7 DK: «Anassimene, anch egli di Mileto, figlio di Euristrato, disse che il principio è l aria infinita, da cui derivano le cose che nascono, che sono nate e che nasceranno, gli dei e le cose divine, mentre le altre cose provengono da ciò che è prodotto da essa. E l aspetto dell aria è questo: quando è del tutto uniforme, non è percepibile alla vista, mentre è visibile col freddo e col caldo, con l umidità e il movimento. E si muove continuamente perché, senza movimento, tutto ciò che muta cesserebbe di mutare. Quando è condensata e rarefatta, appare in modo differente: ogni volta che si dilata fino a essere molto leggera, diventa fuoco, mentre poi, condensandosi, si muta in vento; dall aria, poi, per compressione, si formano le nuvole e, se la condensazione aumenta, l acqua, e crescendo ancora, la terra, e crescendo al massimo grado, le pietre. Così i contrari essenziali per la generazione sono il caldo e il freddo». 3
4 Caldo e freddo B 1 DK (Plutarco, de primo frigido): «Come pensava il vecchio Anassimene, non dobbiamo ammettere nella sostanza (ousia) il freddo e il caldo, ma piuttosto considerarli come affezioni (pathe) comuni della materia (hule) che si producono in seguito a movimenti. Egli dice infatti che la parte dell aria che si rapprende e si condensa è fredda, mentre la parte che è dilatata e allentata (e usa proprio questa espressione, chalaròn) è calda. Da cui, non senza ragione si dice che l uomo emette dalla bocca tanto il caldo quanto il freddo: infatti, il soffio d aria compresso dalle labbra si raffredda, mentre quando la bocca distendendosi si apre, il respiro fuoriesce e si scalda per rarefazione». Aria come principio: un altra interpretazione B 2 DK (Aezio, 13, 4): «Anassimene, figlio di Euristrato, di Mileto, affermò che è l aria il principio delle cose: tutto infatti si genera da essa e in essa si risolve Diceva infatti: come la nostra anima, che è aria, ci tiene assieme, così il soffio e l aria tengono unito il mondo. (aria e soffio sono usati come sinonimi)». Un materialismo raffinato: gli Atomisti 68 A 37 DK (Simplicio, Commento al de caelo, ) 68 B 118 DK (Dionigi d Alessandria apud Eusebio, Preparazione evangelica, XIV 27.4) 68 A 135 DK (Teofrasto, Sui sensi, 65) 68 A 57 DK (Plutarco, Contro Colote, Moralia 1111a) 68 B 125 DK (Galeno, Sulla medicina empirica, XV.8) 68 A 48b DK (Aristotele, Sulla generazione e corruzione, 1, 2.316a24-29) 67 A 6 DK (Aristotele, Metafisica A 4, 985b4-9), si tratta di una testimonianza attribuita a DK a Leucippo, 67) 68 B 156 DK (Plutarco, Contro Colote) Gli atomi e il vuoto 68 A 37 DK (Simplicio, Commento al de caelo, ): «Poche espressioni di ciò che Aristotele ha scritto nell opera Democrito metteranno in luce le diverse concezioni di quegli uomini: Democrito afferma che la natura delle cose eterne risiede in una molteplicità di infinite sostanze minutissime, e le colloca in un altro luogo, di grandezza infinita, che designa coi nomi di vuoto, nulla (oudèn), e infinito, mentre designa ciascuna di quelle sostanze coi termini ente (dèn), solido ed essere. Crede che le sostanze <degli atomi> siano così minute da sfuggire ai nostri sensi. Gli atomi e il vuoto Continuazione della citazione: «Esse hanno le più disparate forme e configurazioni, e sono diverse tra loro per ciò che riguarda la grandezza. E così, da esse come da elementi, traggono origine e si costituiscono per combinazione le masse visibili e percettibili. Quelle sostanze sono instabili e sono mosse nel vuoto per via della diversità e delle altre differenze che le costituiscono, delle quali abbiamo già detto. In quanto sono mosse in questa maniera, si urtano e si combinano in un intreccio tale che le fa entrare in contatto e le tiene reciprocamente unite. Però da esse non si genera una sola natura». Metodo razionale 68 B 118 DK (Dionigi d Alessandria apud Eusebio, Preparazione evangelica, XIV 27.4): «Come si narra, Democrito stesso sosteneva di preferire la scoperta di un solo ragionamento in grado di spiegare le cause (aitiologhian), piuttosto che diventare sovrano dei persiani». 4
5 L ipotesi degli atomi spiega le qualità 68 A 135 DK (Teofrasto, Sui sensi, 65): «Per ciò che riguarda l acido (non l acuto, come vediamo nella traduzione di Reale!), egli lo riferisce alla figura <atomica> di forma angolare assai flessuosa, minuta e sottile. Infatti, dal momento che si tratta di figure assai penetranti, si insinuano velocemente dappertutto, implicando una totale contrazione di ciò che le riceve, dato che sono pure ruvide e spigolose». Aggregati di atomi costituiscono le cose 68 A 57 DK (Plutarco, Contro Colote, Moralia 1111a): «Che dice Democrito? Che nel vuoto si muove, in ordine sparso, una molteplicità infinita di sostanze <atomiche> e indivisibili, oltre che prive di qualità e di affezioni. Quando si avvicinano, incontrandosi e combinandosi, appaiono quegli aggregati che prendono il nome di acqua, fuoco, alberi, uomini. Ora, secondo Democrito, tutte le cose sono formate da quelle che egli chiama forme atomiche e non c è altro <principio>». Il conflitto tra percezione e ragionamento 68 B 125 DK (Galeno, Sulla medicina empirica, XV.8): «Anche Democrito ( ) quando mise in cattiva luce i fenomeni, sostenendo secondo convenzione è il colore secondo convenzione il dolce, secondo convenzione l amaro, mentre veri sono solo gli atomi e il vuoto, fa parlare le sensazioni al pensiero in questa maniera: mente dissennata, trai le tue credenze da me, e poi mi respingi sprezzantemente?». L argomento che prova l esistenza degli atomi 68 A 48b DK (Aristotele, Sulla generazione e corruzione, 1, 2.316a1-b16): «Se qualcosa fosse per natura assolutamente divisibile, effettivamente sarebbe diviso e non vi sarebbe più alcuna impossibilità. Non sarebbe infatti impossibile neppure che qualcosa venisse diviso in diecimila parti diecimila volte, anche se forse nessuno sarebbe in grado di portare a termine la divisione.» L argomento che prova l esistenza degli atomi «E così, poiché il corpo è assolutamente tale, lo si divida. Che ne resterà? La grandezza? Non è possibile, giacché, in tal caso, resterebbe qualcosa di non diviso, mentre si tratta di una realtà assolutamente divisibile. Però, se al completarsi della divisione, non resteranno né alcun corpo né alcuna grandezza, o il corpo e la grandezza si originano da punti e consteranno di componenti prive di grandezza, oppure non resterà nulla da ogni parte, cosicché essi sarebbero formati di nulla, e derivanti dal nulla e tutto non sarà se non parvenza». Il vuoto 67 A 6 DK (Aristotele, Metafisica A 4, 985b4-9) si tratta di una testimonianza attribuita a DK a Leucippo, vedi n. 67): «Leucippo, invece, e il suo seguace Democrito, pongono come elementi il pieno e il vuoto, e chiamano l uno essere, l altro non-essere; e precisamente chiamano il pieno e il solido essere e il vuoto non-essere ; e per questo sostengono che l essere non h affatto più realtà del vuoto». 5
6 Il non-ente 68 B 156 DK Plutarco, Contro Colote): «L ente non è più che il niente (= non- ente). L intelletto di Anassagora: causa finale e/o causa efficiente? 59 A 1 DK (DL II 6-15) 59 B 12 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 A 58 DK (Aristotele, Metafisica Alpha, 984b15-18) 59 B 1 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 B 11 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 B 6 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 B 12 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 A 45 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) 59 B 21a DK (Sesto Empirico, Contro i matematici) L accusa di empietà (429 a.c.?) 59 A 1 DK (DL II 6-15): «Il sole è una massa infuocata, più grande anche del Peloponneso». L intelletto 59 B 12 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica): «Tutte le altre cose hanno parte di tutto, l Intelligenza invece è infinita, indipendente, e non mescolata ad alcuna cosa, ma è sola, lei in se stessa. Infatti, se non fosse in sé, ma fosse mescolata ad altro, parteciperebbe di tutte le cose, anche se mescolata a una qualunque. In tutto infatti si trova parte di tutto, come ho detto prima [cf. frammento B 11], e le cose mescolate la ostacolerebbero, sicché non avrebbe potere su nessuna cosa, come invece ha essendo sola in sé. E infatti la più sottile di tutte le cose e la più pura, ha perfetta conoscenza di tutto e grandissima forza; e quante cose hanno vita (psyché), tutte domina l Intelligenza. E l Intelligenza dette impulso alla rotazione di tutto quanto, così che avesse inizio il moto rotatorio». L intelligenza e il finalismo 59 A 58 DK (Aristotele, Metafisica Alpha, 984b15-18): «Colui che disse che, così come negli animali, anche nella natura c è una Intelligenza, che è causa dell ordine e della distribuzione armonica di ogni cosa, sembrò essere il solo filosofo assennato, e, al paragone, i predecessori sembrarono gente che parla alla ventura». Cf. anche Platone, Fedone, 97C: «Se le cose stanno così, l intelletto ordina tutte le cose e dispone ciascuna nella migliore maniera possibile». La materia: tre tesi sull origine e la costituzione del cosmo (1) 59 B 1 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica): «Tutte le cose erano insieme, infinite tanto in quantità che in piccolezza (anche il piccolo era infatti infinito) e, essendo le cose tutte insieme, non si poteva distinguere niente a causa della piccolezza. Aria e Etere, infatti, avvolgevano tutto, essendo entrambi infiniti: sono infatti le cose più grandi di tutte, sia per quantità che per grandezza». (1) All inizio, ogni cosa partecipava a una parte di ogni cosa. 6
7 La materia: tre tesi sull origine e la costituzione del cosmo (2) 59 B 11 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica): «In tutto si trova parte di tutto, eccetto che dell Intelligenza, ma ci sono cose in cui c è anche intelligenza». (2) adesso, ogni cosa partecipa a una parte di ogni cosa. (3) 59 B 6 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica) «E poiché per quantità sono uguali le parti e del grande e del piccolo, anche così tutto è in ogni cosa; e non è possibile che siano separatamente, ma tutte le cose sono partecipi di tutto. Poiché il minimo non può esistere, nulla può essere separato né venire ad essere in sé, ma come all inizio anche ora tutte le cose sono insieme». (3) Per ogni cosa di qualunque grandezza, esiste una cosa più piccola. No all atomismo 59 B 12 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica): «L intelligenza, dunque, è tutta uguale, sia la maggiore che la minore. Nessun altra cosa, invece, è simile ad alcuna, ma ciascuna è ed era costituita dalle cose in essa più visibili e di cui partecipa in misura maggiore». Raffinamento di (2) (2*) Adesso, ogni pezzo di qualunque materia contiene una porzione di ogni altro tipo di materia. (Il suo aspetto è dato dal predominio di una materia sulle altre.) Giustificazione di (2*): osservazione empirica 59 A 45 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica): «Notando, dunque, come tutto si genera da tutto, benché non immediatamente, ma seguendo un certo ordine (tant è che dal fuoco si produce l aria, dall aria l acqua, dall acqua la terra, dalla terra la pietra, e dalla pietra nuovamente il fuoco; in base allo stesso alimento che viene fornito, per esempio dal pane, si generano molte cose diverse, come carni, ossa, vene, nervi, capelli, unghie e ali, e, se del caso, anche corna (..)). Per questo Anassagora suppose che nel cibo e nell acqua, dato che di essa si nutrono le piante, vi sia legno, corteccia e frutto». Giustificazione di (1*): l analogia Grazie a (2*) riformuliamo anche (1) (1*) all inizio, ogni pezzo di qualunque materia conteneva una porzione di ogni altro tipo di materia. Giustificazione di (1*): 59 B 21a DK (Sesto Empirico, Contro i matematici): «I fenomeni rendono visibile l invisibile». Il concetto di materia: giustificazione della tesi (3*) Sulla base di (2*) e (1*), possiamo riscrivere (3): (3*) ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia, partecipa anche a una porzione più piccola di questa stessa materia. Per quanto riguarda (3*), abbiamo due possibilità: - o (3*) deriva da (2*): dal fatto che - ogni pezzo di qualunque materia contiene una porzione di ogni altro tipo di materia deriva che - ogni oggetto che partecipa a una porzione di una certa materia partecipa anche a una porzione più piccola di essa Il concetto di materia: giustificazione della tesi (3*) Oppure (vedi sopra (3) 59 B 6 DK (Simplicio, Commentario alla Fisica)) (2*) deriva da (3*): Poiché infatti il più piccolo non può essere nulla, allora tutte le cose sono insieme e nulla può essere separato. 7
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