I) IL PELLEGRINAGGIO ALLE SETTE CHIESE

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1 I) IL PELLEGRINAGGIO ALLE SETTE CHIESE San Filippo Neri era molto devoto al pellegrinaggio delle Sette Chiese, ma non fu propriamente una sua invenzione. Filippo riprese infatti un'antica tradizione medioevale; all epoca del primo grande Giubileo istituito nell'anno 1300, Bonifacio VIII aveva indicato le tappe che il devoto viaggiatore doveva compiere una volta giunto nella Città santa degli apostoli e dei martiri. Filippo era arrivato a Roma appena diciannovenne, nel Gli piaceva recarsi frequentemente ai luoghi santi, anche di notte, nonostante i pericoli di quel tempo. Era affascinato dalle catacombe, specie quelle di San Sebastiano, presso le quali si tratteneva in lunghe meditazioni. Nel maggio 1551, Filippo fu ordinato sacerdote e prese dimora presso la Chiesa di San Girolamo della Carità a Roma. Alcuni fedeli presero l abitudine di intrattenersi con lui in chiesa, uscendo, a volte, con Filippo per una passeggiata. Spesso, imboccato il ponte Sant'Angelo, dopo una sosta all'arcispedale di Santo Spirito in Sassia, puntavano dritti a San Pietro, per una visita alla tomba dell'apostolo, oppure se ne andavano verso l'esquilino, a Santa Maria Maggiore. La domenica, o nei giorni di festa, Filippo attendeva i suoi figlioli sul sagrato per una passeggiata. Il giro in questi casi si faceva più lungo e toccava i luoghi cari alla memoria cristiana di Roma, ma non era comunque una mera scampagnata fuori porta, pur nella sua impostazione gioiosa, coerente con lo spirito di padre Filippo; era un cammino d alto valore spirituale, a livello personale, comunitario ed ecclesiale. Filippo sapeva che ogni uomo aveva bisogno di una cura costante nel cammino di fede della propria vita, per questo motivo egli diceva, proprio alla partenza di ogni visita: E un ottimo rimedio, nel tempo della tribolazione e aridità di spirito, l immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da questo Santo, ora dall altro a domandare loro elemosina spirituale, con quell affetto e verità onde sogliono domandare i poveri. E ciò si faccia alle volte corporalmente andando, ora alla chiesa di questo santo ed ora alla chiesa di quell altro a domandare questa santa elemosina. Filippo chiamò familiarmente il percorso visita, perché in fondo si trattava di andare a far visita ad un amico, anzi a tanti amici, gli unici forse ben disposti a venirti incontro ed ad aiutarti. E' nato così, con questa spontaneità, il pellegrinaggio più famoso di Roma: la visita alle Sette Chiese. Con il crescere del numero dei partecipanti, Filippo decise di dedicare al pellegrinaggio un giorno fisso dell'anno: il giovedì grasso, in contrasto con la festa pagana, per preservare i giovani dal peccato. Così, il primo pellegrinaggio ufficiale alle Sette Chiese ebbe inizio il 25 febbraio 1552; da allora il pellegrinaggio diventò una pratica stabile e organizzata. Pag. 1 di 18

2 Il percorso era diviso in due giornate, con la partenza, la sera del mercoledì, dalla chiesa di San Girolamo della Carità. Attraversato ponte San'Angelo si faceva visita ai malati dell'ospedale di Santo Spirito. Quindi il corteo si raccoglieva presso la basilica di San Pietro, prima tappa della visita. La mattina seguente, giovedì grasso, l'appuntamento era alla basilica di San Paolo, da dove si percorreva la via, ancora oggi chiamata delle Sette Chiese, e si giungeva a San Sebastiano per partecipare alla Messa e per la comunione eucaristica. Quindi si riprendeva la marcia e passata la porta con l augurio di Buona camminata Padre Filippo! lanciato dalle guardie, si era soliti fare una sosta ricreativa, inizialmente in una proprietà della famiglia Crescenzi, presso porta San Sebastiano, sostituita in seguito da una sosta in quella che oggi è villa Celimontana al Celio, grazie alla magnanimità del suo proprietario che aveva concesso l apertura del suo giardino al popolo romano almeno una volta all anno, in occasione appunto del pellegrinaggio alle Sette Chiese. Il pranzo era modesto, quasi penitenziale, ma con il passar degli anni acquistò una sempre maggiore importanza, tanto che la sosta ricreativa, senza nulla togliere all aspetto religioso e spirituale, costituiva una vera e propria festa, come viene ricordata tutt ora in un epigrafe posta a Villa Celimontana. Il pranzo era allietato dalle musiche della fanfara di Castel S. Angelo e dei trombettieri del Senato. Una volta ripreso il cammino, si dirigevano verso la Scala Santa e San Giovanni in Laterano e proseguivano per Santa Croce in Gerusalemme. Attraversata Porta Maggiore, il corteo usciva di nuovo dalla cinta muraria arrivando alla basilica di San Lorenzo. Durante tutto il percorso, le preghiere ed i canti erano intervallati da pause per la meditazione; poi al tramonto si compiva l ultima visita a Santa Maria Maggiore, principale tempio mariano cittadino. Qui, dopo un ultimo raccoglimento, i partecipanti si congedavano intonando la Salve Regina. Questo pellegrinaggio ebbe un tale successo che da poche decine di partecipanti arrivò in pochi anni, con il crescere della popolarità di Filippo, a coinvolgere centinaia di persone, fino a raggiungere, sotto il pontificato di Pio IV ( ), partecipanti. Filippo aveva coinvolto tutta Roma. La sua grande invenzione fu quella di fare della visita una pratica collettiva, un momento di aggregazione spirituale e di rinnovamento interiore. Col passare del tempo, il pellegrinaggio diventò una tradizione consolidata: venne integrata con l aggiunta nel percorso della chiesa di S. Paolo alle Tre Fontane, sorta sul luogo del martirio dell Apostolo, e della SS. Annunziatella, sorta invece sul luogo di un apparizione della Vergine. Il numero sette ha significati numerologici e religiosi precisi: le sette effusioni del sangue di Cristo 1, le sette parole di Cristo in croce 2, i sette vizi capitali 3, i sette doni dello Spirito Santo 4, i 1 Nella sua circoncisione; nell'agonia del Getsemani; nella Sua flagellazione; nella coronazione di spine; nella salita al calvario; nella sua crocifissione; nella ferita al Costato. 2 Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno (Lc 23,34); In verità, ti dico, oggi tu sarai con me in paradiso (Lc 23,43); Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre (Gv 19,26); Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,46); Ho sete! (Gv 19,28); È compiuto (Gv 19,30); Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46). Pag. 2 di 18

3 sette sacramenti 5, le sette opere di misericordia 6. Con il tempo, da sette (o nove), le chiese si ridussero alle quattro basiliche patriarcali (San Pietro, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore), e dall inizio dell Ottocento questa devozione fu progressivamente abbandonata, anche se non si estinse mai, tanto che annà pe le Sette Chiese è rimasto un modo di dire molto popolare a Roma. Nel 1870, dopo i fatti di Porta Pia, la pratica venne sospesa fino alla riapertura delle relazioni politiche fra lo Stato Italiano e la Santa Sede. In anni più recenti la consuetudine è rifiorita grazie soprattutto all impegno di nuovi e motivati sacerdoti filippini, come Padre Maurizio che ci condurrà in questo pellegrinaggio. 3 Superbia; avarizia; lussuria; ira; gola; invidia; accidia (ozio). 4 Consiglio; sapienza; fortezza; intelletto; pietà; timor di Dio; scienza. 5 Battesimo; Cresima o Confermazione; Eucaristia; Penitenza o Riconciliazione; Unzione degli infermi; Ordine Sacro; Matrimonio. 6 Consigliare i dubbiosi; insegnare a chi non sa; ammonire chi sbaglia; consolare gli afflitti; perdonare le offese ricevute; sopportare con pazienza le persone moleste; pregare Dio per i vivi e suffragare i fedeli defunti. Pag. 3 di 18

4 II) SAN FILIPPO NERI Filippo Neri nacque il 21 luglio 1515 a Firenze. Era il secondogenito di messer Francesco e di madonna Lucrezia da Mosciano, nato due anni dopo della sorella Caterina; lo seguiranno Elisabetta ed Antonio, che morirà appena nato. I Neri provenivano da una valle sopra l Arno e grazie al lavoro di notai si erano creati una posizione nella Firenze del 400. Erano piccoli nobili. Nel 1520, all età di 5 anni, Filippo perse la madre. Il padre si risposò con Alessandra Lensi che fù tutt altro che un acida matrigna; amò infatti il figlio adottivo di tenero amore e fra i due ci fù un bellissimo rapporto. Il piccolo Filippo si lasciava amare per il suo buon carattere; la sorella lo ricordava sempre obbediente, di buon umore, scherzoso, disponibile nei confronti del padre. Era soprannominato Pippo Buono. Frequentò le stanze ed i chiostri del convento domenicano di San Marco, dove era fresco il ricordo dell ardore mistico e del rigore di vita di Savonarola. All età di diciotto anni il padre mandò Filippo da suo fratello Bartolomeo Romolo, che si era fatto una posizione come mercante a S. Germano (oggi Montecassino) ed era senza eredi. Lo zio lo accolse con gioia e lo addestrò all arte del commercio; il ragazzo imparò rapidamente. Ma Filippo era attirato dalla preghiera. Amava ritirarsi in un monte a picco sul mare chiamato la Montagna Spaccata. Qui maturò la vocazione di seguire il Signore, dovunque lo chiamasse. Lo zio Bartolomeo aveva in progetto di lasciare al nipote tutti i suoi averi, che ammontavano a più di scudi, ma Francesco, dopo due anni di permanenza a Montecassino, preferì, come San Francesco, lasciare le ricchezze per seguire liberamente Cristo. Il giovane Filippo lasciò così lo zio e partì per Roma, senza un soldo, dove trovò alloggio e lavorò nel quartier fiorentino, presso Galeotto Caccia, come precettore dei due figli Michele e Ippolito. I due giovani accoglieranno con frutto gli insegnamenti spirituali del maestro: diverranno, il primo sacerdote diocesiano di una parrocchia vicino Firenze, e l altro monaco certosino. Lo stipendio di Filippo consisteva in un semplice sacco di grano che diventava, grazie all accordo con un fornaio, il piccolo pane quotidiano che il santo condiva con un po di olive e tanto digiuno. Nel tempo che aveva a disposizione, frequentava gli studi di filosofia all Università della Sapienza e di teologia al Sant Agostino. Era uno studente di grande intelletto e di sottile ingegno, amato dai compagni per la sua umiltà. E in questo periodo che inizia a frequentare le chiese abbandonate o poco frequentate, dove poteva in silenzio rivolgere il proprio cuore a Cristo. La sua mèta preferita erano le catacombe di San Sebastiano, nei cunicoli che i cristiani di Roma avevano costruito al tempo delle persecuzioni. Qui avverrà un fatto che segnò la vita del Santo. Nel giorno di Pentecoste del 1544, mentre era immerso in preghiera, invocando lo Spirito Santo di concedergli i suoi doni, un globo di fuoco penetrò nel petto di Filippo. Il suo cuore su dilatò in modo tale da rompere, come Pag. 4 di 18

5 constateranno i medici alla sua morte, due costole del lato sinistro, senza mai che sentisse dolore per oltre cinquant anni. Anche a causa di quest esperienza mistica, Filippo decise di lasciare gli studi e di vendere tutti i suoi libri; col ricavato aiutò un povero studente di Roma che poi diventerà bibliotecario di Santa Romana Chiesa e Cardinale. Sarà lui ad aiutare più tardi il Santo nelle sue necessità economiche. Filippo lasciò così la casa di Galeotto Caccia ed iniziò una vita eremitica fra le strade di Roma. Dormiva sotto i portici delle chiese o in ripari di fortuna. E di questo periodo la devozione alle Sette Chiese. Vestito di una specie di tonaca con il cappuccio, Filippo iniziò a visitare gli ospedali, offrendo assistenza agli ammalati, sia nel corpo, che nello spirito. Fra i banchi del mercato, attaccava spesso discorso con la gente dicendo Allora, quando volemo incomincià a far bene?. I giovani spesso lo deridevano e lo sbeffeggiavano, ma lui non si faceva scappare l occasione, si univa alla comitiva e la conquistava con la sua simpatia. Nel 1551, convinto dal suo confessore, all età di 36 anni, Filippo si fece sacerdote. Si sistemò allora presso il convitto ecclesiastico di S. Girolamo della Carità, nel quartiere della Regola, presso il Tevere, nel cuore dell Urbe romana. Divenuto prete, la cerchia di amici gli si strinse più intimamente attorno. Dapprima nella piccola cella dove viveva, poi in un granaio poco a poco sistemato a cappella, poi altrove, anche all aperto, Filippo riuniva nobili e popolani, preti e religiosi, artigiani, artisti, sfaccendati, devoti e curiosi. Il piccolo e vivace prete fiorentino sapeva attirarli in maniera mirabile. Pensò di creare una forma stabile di incontro quotidiano, in funzione formativa. Nasceva così quella che sarà la sua opera più geniale: l Oratorio. All Oratorio la porta era sempre aperta: per entrare o per uscire. Ma una volta entrati, era difficile uscirne! Filippo era nemico dell ozio. Ozio a quel tempo voleva dire osteria, discorsi e pratiche licenziose, risse, gioco. Per evitare l ozio in Oratorio proponeva la lettura di libri selezionati: vite di santi, storia della Chiesa, teologia. Si leggeva in gruppo e poi, ad un certo punto, perché non sopravvenisse la noia, padre Filippo interrompeva e invitava il lettore o altri dei presenti a parlar del libro, esponendo, così alla buona, quello che il cervello aveva pensato e il cuore sentito, dinanzi a quei fatti. Nacque così, contro l oratoria ampollosa e vacua, l uso di commentare i testi religiosi in un modo tanto semplice e disadorno, quanto profondo, sentito e partecipato. Improvvisare un discorso metteva inizialmente soggezione, ma in fondo attraeva, e il dover parlare a turno fece crescere dei veri oratori, alcuni dei quali divennero poi uomini noti. Non si limitava però a far leggere due o tre persone, e a farle parlare a turno. Per variare, alternava alla lettura e al discorso, il canto in volgare, cui si accompagnavano anche pochi e semplici strumenti. Poi per cambiare, a volte c era anche una bella passeggiata a qualche giardino privato o orto di religiosi, con merenda, scherzi e giochi. La passeggiata poteva avere come Pag. 5 di 18

6 mèta finale, o intermedia, la visita a una chiesa o a un ospedale, ove ci si tratteneva per servire i malati, sempre molto bisognosi di vitto e di assistenza infermieristica e morale. Molte persone, fratelli dell Oratorio, si impegnarono a turno a far da infermieri nell ospedale di S. Spirito in Sassia. Per dare aiuto ai pellegrini che numerosi nel giubileo del 500 arrivarono a Roma, Filippo creò nel 1550 la Confraternita dei Pellegrini. Molti di questi erano incappati, lungo la strada, in briganti che li avevano feriti e depredati; Filippo ed i suoi li aiutavano a recuperare la salute ed anche qualche denaro per tornare a casa. Nel periodo di San Girolamo, San Filippo dovette affrontare una situazione difficile: l amministratore della casa non concepiva il rinnovamento di Filippo e neppure il gruppo dell Oratorio. Così ostacolava in tutti i modi possibili il Santo (gli dava paramenti sporchi, gli nascondeva i calici, ecc.). Filippo scelse però la strada della pazienza e della sopportazione. Al momento della comunione, Filippo si illuminava di gioia e non riusciva più a staccare la bocca dal calice. Spesso lo si sentiva esclamare E proprio sangue! E sangue vivo. Allora si emozionava e le lacrime scendevano dal suo viso. Il confessionale di padre Filippo era assediato giorno e notte, e l opera di ricostruzione spirituale cominciò a dare i suoi frutti migliori. La riforma promossa dai decreti del Concilio di Trento divenne vita vera nell Oratorio, in contatto con altri cenacoli sorti ad opera di altri santi, alcuni dei quali avevano frequentato l Oratorio o furono da esso formati e aiutati. Tra questi S. Camillo de Lellis, S. Felice da Cantalice, S. Giovanni Leonardi, S. Francesco di Sales, S.Ignazio di Lojola, poi fondatore della Compagnia di Gesù e buon amico di Filippo, ed altri. Intanto i fiorentini vollero Filippo quale rettore della loro chiesa di S. Giovanni in via Giulia, e il santo accettò. Così nel 1564, presso S. Giovanni dei Fiorentini, semplici preti, ma anche persone senza voti, erano al servizio dell Oratorio, tenuti solo ad un minimo di obblighi, come quello dell incontro serale nella preghiera e al refettorio, ove si svolgeva la discussione di casi di morale e di altre discipline sacre, per la reciproca formazione. L attività di Filippo non era però circoscritta al solo Oratorio. Anche nei più alti ceti della Chiesa, egli aveva portato il suo influsso. Fu consigliere di papi, da Pio IV a Gregorio XIV, a Clemente VIII; amico o direttore spirituale di personalità come quelle dei cardinali Carlo e Federico Borromeo. Fu confessore e ispiratore di tutta una schiera di laici, dai nobili come Altieri, Barberini, a cortigiani come il Tassoni, ad artisti come il Palestrina, l Allegri, ma anche di persone comuni, di poveri. Manteneva con tutti lo stesso atteggiamento. Un giorno a Roma andò a confessarsi da San Filippo Neri una donna molto pia, ma facile alla maldicenza e perfino alla calunnia. Il santo ascoltò pazientemente la penitente, poi le disse: "Come penitenza, prenderai una gallina, percorrerai le vie principali di Roma, strappandole lentamente le penne, che getterai al vento. Poi ritorna da me". La donna ubbidì. Pag. 6 di 18

7 Al suo ritorno il santo aggiunse:"la penitenza non è ancora finita. Ora devi rifare le strade percorse e raccogliere tutte le piume che hai seminato!" "Ma è impossibile!" disse la donna. San Filippo, allora, concluse seriamente: "Così è della maldicenza, dei pettegolezzi e delle calunnie. Facilmente si disperdono e la riparazione troppo spesso è impossibile. Un giorno gli si presentò un giovane patrizio chiedendo di poter entrare a far parte dei preti dell Oratorio. Il Santo gli rivolse alcune domande, e, avendo capito che non aveva stoffa da prete, perché pieno di spirito mondano e orgoglioso, lo volle mettere alla prova. Andò in camera, tirò fuori una coda di volpe e la porse al giovane dicendo: Prendi questa coda, attaccala dietro le tue vesti e fa un giretto per le strade di Roma, mantenendo un contegno serio. Il giovane si mostrò offeso e scattò dicendo: Non sono venuto a cercare una vergogna, o per fare delle pazzie! Ebbene, gli disse allora Filippo, la vita religiosa non è per te. Sappi che qui non c è da aspettarsi onori o ricchezze, ma rinunce e mortificazioni. Fu un confessore illuminato, ma anche un grande educatore, anche senza tracciare programmi prestabiliti o istituire una scuola. L atmosfera spirituale che seppe creare nei più diversi ceti che gli si accostavano, agiva sulle coscienze e sulle intelligenze delle persone, avviandole a un ideale di libertà nell ordine, che elevava, purificava e dava gioia all anima. Amò vivere in società e fu osservante dell ordine del vivere sociale, rendendo gli altri consapevoli dei propri doveri nella vita di relazione. Altro elemento rimasto famoso di Filippo, che l ha fatto definire il santo della gioia, è lo spirito di letizia, che egli dimostrò sempre; la frase Servite il Signore nella gioia era la sua raccomandazione e a questa norma molti si ispirarono trovando in ciò la forza di purificazione e di superamento di sé. La semplicità era forse l elemento più spontaneo dalla personalità del santo. La spiritualità pura e semplice del Vangelo sgorgava naturale dalle sue labbra; chi lo ascoltava ne sentiva un fascino irresistibile. Quello che preoccupava Filippo era la cosiddetta scienza ghiacciata che inebria le menti favorendo l orgoglio e le conseguenti deviazioni ideologiche. Per questo era solito far il gesto di portar la mano alla fronte, stendendovi tre dita e dicendo: La santità sta in tre dita di spazio, significando la necessita di mortificare l intelletto o, come allora si diceva, la logica razionale. Vanità di vanità, tutto è vanità, diceva, facendo presente il peccato insito anche nello sfoggio della cultura. Poi aveva il dono naturale dell umorismo. Non per niente Filippo era fiorentino: l osservazione bizzarra, il paradosso, l espressione grottesca, gli nascevano spontanei. Anche nella sua scuola spirituale, non c erano schemi prefabbricati, ma c era una soluzione caso per caso, sulla base della semplicità, del buon senso e della letizia. Le bizzarrie e le stranezze compiute da San Filippo, durante la sua vita, furono tante. Gli piaceva farsi credere un buono a nulla, un buffone, uno scemo. Per questo si metteva a saltare, ballare e sgambettare per le vie e per le piazze. Usciva con la veste alla rovescia infilando nei piedi delle scarpe bianche e larghe che sembravano fatte per il carnevale. Riceveva gente in camera sua, anche principi e cardinali, con una berretta bianca in testa, e una camiciola rossa che gli arrivava ai piedi. Non garbava poi per niente i segni di rispetto o di onore. Quando, andando in chiesa, uomini o donne gli si accostavano per toccargli le vesti, o si inginocchiavano Pag. 7 di 18

8 dinanzi per averne la benedizione, egli si metteva a tirare le orecchie o i capelli, distribuiva scappellotti, posava gli occhiali sul naso dell uno o dell altro. Ad Anna Borromeo, la sorella del Cardinale, che gli chiedeva la benedizione sulla pubblica via stando inginocchiata per terra davanti a lui, gli posò la sua mano sul capo in atto di benedirla, ma poi, con una mossa svelta, le scompigliò tutti i capelli. Filippo cercava anche i peccatori. Li accarezzava, li baciava in volto, imponeva loro le mani sul capo, li abbracciava. Alle volte se li serrava con impeto tra le braccia e singhiozzando esclamava: Chissà quanto avrai sofferto nel peccare, e così mostrava delicatamente quanta compassione provasse per il loro pietoso stato. Alle volte passava al rimprovero, ma con un fare nel quale non si sarebbe potuto distinguere il serio dal faceto, per cui i penitenti ne rimanevano altamente impressionati. Quando udiva certi grossi peccati, esclamava: Bene, bravo, bravissimo... Non ti credevo così perspicace... Continua pure, balordo!... Non sempre puoi avere occasioni così belle per andare diritto all inferno... Faresti così bella compagnia al diavolo! Era anche, come si diceva, amico e consigliere di papi, cardinali e persone illustri. Il Cardinale Ippolito Aldobrandini si era innamorato della compagnia di San Filippo e tutte le volte che i suoi impegni lo permettevano, correva nella stanza del Santo a passare un po di tempo in serenità con lui. Questo Cardinale, appena eletto Papa col nome di Clemente VIII, alla prima udienza concessa a San Filippo, gli disse subito: Ora sì che non potrete sfuggire al Cardinalato!. Filippo, che non aveva mai voluto sentir parlare di onori, evitò di rispondere e cercò subito una scusa per congedarsi, temendo che il Pontefice, come già il suo predecessore, volesse insistere su quell argomento. Alla fine il Papa, non volendo affliggere inutilmente il suo amico, non gliene parlò più, anche se grande era il desiderio di innalzare alla porpora quell umile prete che avrebbe apportato maggior decoro al Sacro Collegio dei Cardinali. Sembra invece che i Padri dell Oratorio sperassero che un giorno o l altro Filippo avrebbe accettato l onore, per il bene della Congregazione. La sera stessa che Clemente VIII gli offrì il cappello cardinalizio, si racconta che venne a trovarlo nella sua camera un gentiluomo, tale Cardinal Sirleto, che era al servizio dell Oratorio e accudiva alle faccende di cucina. Bernardino, gli disse Filippo sorridendo, il Papa mi vuol far Cardinale. Che te ne pare? Bernardino gli consigliò di accettare, perchè sarebbe stato un grande vantaggio anche per la Congregazione. Ma Filippo, senza neanche lasciarlo finire, disse: Paradiso! Paradiso!... E buttando in aria la sua berretta, continuò tutto allegro: Paradiso! Paradiso! Paradiso! Questa spontanea invocazione divenne così celebre, fra i discepoli di Filippo, da essere da quel momento in poi il loro motto, per vincere ogni forma di vanità o di orgoglio nella vita: Paradiso! Paradiso!... Nel 1575 il papa concesse a padre Filippo, per sé e per i suoi, la chiesetta di Santa Maria in Vallicella. Pag. 8 di 18

9 Nel maggio del 1594 Filippo fu colpito da una grave malattia ai reni che lo tenne a letto per un lungo periodo. I dottori non speravano di salvarlo, ma avvenne un miracolo, di cui furono testimoni vari discepoli. Da una stanza attigua, queste persone sentire gridare a Filippo queste parole Chi vuole altra cosa che Dio, s inganna, Chi ama altra cosa che Lui, miserabilmente erra. Quando i medici ed i discepoli entrarono nella stanza, lo trovarono sollevato in aria, che parlava con la Madre di Dio, con la quale aveva un rapporto filiale. Dopo essere ridisceso sopra il letto, era completamente guarito. Vistosi guardato da spettatori allibiti, si coprì il volto col lenzuolo e si mise a piangere, pregando di non dire a nessuno quanto visto. Anche a Filippo, come ad altri santi, fu rivelato dal Signore quello che sarebbe stato il giorno del suo transito. Incominciò a ripetere Bisogna morire, figliuoli, bisogna morire!. Il giorno della Pentecoste chiese a Gianbattista Guerra: Quanti ne abbiano del mese? Quindici fu la risposta. Quindici e dieci fanno venticinque e poi ce ne andremo!. Il 25 maggio scese prestissimo in chiesa a confessare. Celebrò la sua ultima Eucarestia. Dopo aver benedetto i suoi discepoli, serenamente diede l ultimo respiro. Era l alba del 26 maggio 1595, festa del Corpus Domini. Pag. 9 di 18

10 III) LE SETTE CHIESE 1) Basilica di San Pietro E la basilica più importante per la fede cattolica, nata sul luogo della sepoltura dell Apostolo Pietro. La chiesa attuale, mèta continua di pellegrinaggi e centro della cristianità, è il risultato di una straordinaria serie di stratificazioni e di arricchimenti successivi, che testimoniano la continuità nella venerazione di questo luogo. Dapprima, circa un secolo dopo del martirio di San Pietro, venne eretta una nuova tomba, una piccola edicola funeraria con due colonnine. Nel 320, Costantino fece qui erigere la prima basilica, facendo interrare la necropoli romana e rialzando il piano della costruzione di circa 10 metri. Si trattava di una costruzione imponente, dal soffitto altissimo, a 5 navate e preceduta da un portico a colonne. Nel Medioevo questa basilica divenne il centro della Cristianità. Con Giulio II, e con il suo architetto Donato Bramante, si diede inizio alla costruzione del nuovo e grandioso impianto della basilica. Il progetto fu però solamente avviato da Bramante. Alla sua morte, e col succedersi dei vari progettisti, la struttura della chiesa andò gradualmente configurandosi in quella attuale. Raffaello seguì al Bramante, poi Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane e, infine, Michelangelo, che, recuperando la concezione del Bramante, ideò un complesso colossale, ma dalle forme più semplici, troneggiante al centro della piazza e sormontato da una gigantesca cupola a coronamento dell'intero edificio. La facciata, eretta da Carlo Maderno dal 1607 al che completò la chiesa con il prolungamento in avanti di tre campate - ha uno sviluppo orizzontale che attenua l'effetto ascensionale della grande cupola, inizialmente voluto da Michelangelo. Il balcone centrale del piano superiore è detto Loggia delle Benedizioni: da qui si affaccia il Papa per le benedizioni solenni e sempre da qui si annuncia l'elezione del pontefice. Si accede alla chiesa attraverso il Portico. L'ultimo a destra dei cinque ingressi è la celebre Porta Santa, che viene aperta soltanto in occasione degli anni giubilari. In alto a sinistra si nota l'epigrafe originale con la bolla di apertura del primo Giubileo di Bonifacio VIII, del L'interno ha dimensioni talmente grandiose che sfuggono inizialmente alla scala umana. Solo avvicinandosi, si possono percepire le reali dimensioni delle singole opere. Nel pavimento della Navata centrale, vicino alla porta, si osserva il grande disco di porfido sul quale si inginocchiò Carlo Magno, per ricevere da Leone III la corona imperiale, la notte di Natale dell'800. La chiesa raccoglie un'infinità di capolavori dell'arte mondiale: nella prima cappella della navata destra, dietro un cristallo di protezione, si può ammirare la famosissima Pietà di Michelangelo, eseguita tra il 1498 e il 1499 dall'artista trentenne - che si firma sulla fascia che attraversa il petto della Madonna. E sotto la cupola, in un trionfo Pag. 10 di 18

11 di luce e splendore, sopra l'altare papale, si innalza il baldacchino in bronzo di Gian Lorenzo Bernini. La Basilica ha dimensioni colossali: occupa un'area di 22mila metri quadri, la cupola ha un diametro di 42 metri e mezzo ed è alta, fino alla sommità della croce, 136,57 metri. All'interno vi sono 45 altari, 11 cappelle, circa 10mila metri quadri di mosaici, oltre a una serie di capolavori d'arte di incalcolabile valore. 2) Basilica di San Paolo fuori le mura La seconda mèta è la Basilica di San Paolo, sulla via Ostiense. E una delle quattro basiliche papali di Roma. Secondo la leggenda, nel luogo dove venne seppellito San Paolo, dopo il martirio subito sotto l imperatore Nerone, fu costruita una cella, che poi Costantino avrebbe trasformato in una basilica dalle piccole dimensioni, consacrata nel 324 da papa Silvestro I. Il Santo riposa in un sepolcro sotto l Altare del Papa. La chiesa presenta un aspetto moderno, questo perché in seguito alla sua completa rovina causata da un incendio nel 1823, fu interamente riedificata grazie alle contribuzioni dei cattolici di tutto il mondo, fra i quali lo Zar Nicola I, che donò gli elementi di malachite e lapislazzuli presenti nei magnifici altari di una navata. 3) San Sebastiano fuori le mura Settecento. San Sebastiano è sull Appia Antica, ed ospita le catacombe del santo. È una chiesa che risale al IV secolo. In seguito i resti del santo furono trasferiti a San Pietro in Vaticano per il timore di un assalto da parte dei Saraceni, che in realtà ci fu, e che distrusse la chiesa. La chiesa fu ricostruita e più volte rielaborata sin dal L edificio che è possibile vedere oggi risale alla riedificazione avvenuta sotto il cardinale Scipione Borghese nel secolo XVII e successivamente continuata sotto Flaminio Ponzio in un primo tempo, e Giovanni Vasanzio in un secondo tempo. Nella Cappella delle reliquie vi è una selce con le orme dei piedi di Gesù, una delle frecce con la quale fu ucciso San Sebastiano e il pilastro ove fu incatenato durante il martirio. 4) San Giovanni in Laterano Ritornando nel centro di Roma, si visita la chiesa barocca del Borromini. E la Cattedrale della diocesi di Roma, nonché sede ufficiale ed ecclesiastica del Papa, e si trova nella parte meridionale del colle Celio. Le origini della chiesa San Giovanni in Laterano risalgono al IV secolo, quando essa sorge nella parte degli Horti Laterani. A lato di Pag. 11 di 18

12 essa si erge il Palazzo Laterano, detto Patriarchìo in quanto residenza del Patriarca di Roma. Esso, fino al 1309, ebbe la funzione di residenza papale e papa Bonifacio VIII nel 1300 vi indisse il primo Giubileo. La Basilica in origine sorgeva proprio al centro dei palazzi lateranensi e si trovava all interno delle mura della città. San Giovanni in Laterano nel tempo ha subìto una serie di modifiche a causa di alcuni fenomeni che ne hanno provocato la sua distruzione; si ricorda il terremoto dell 896 e due incendi, uno del 1307 e un altro del 1361; nel XVI secolo ci fù la totale distruzione della Basilica e del palazzo da parte di papa Sisto IV, con l intento di ricostruirla da capo. La facciata che si può ammirare oggi, con le 15 imponenti statue di Cristo, dopo vari progetti, fu terminata nel 1735 ad opera di Alessandro Galilei. Mediante il portico in facciata, in cui si trova la statua di Costantino, si accede alla basilica a cinque navate con impianto a croce latina, lungo all incirca 130 metri. Per antica tradizione, il Primo canonico della cattedrale è il capo del governo francese. 5) Santa Croce in Gerusalemme La basilica di Santa Croce in Gerusalemme, che in passato aveva il pavimento con terra originaria di Gerusalemme (da qui la preposizione in ), è a circa 1 km dal Laterano. Questa chiesa fu costruita sui resti di una villa imperiale. Nel IV secolo l edificio venne scelto da Elena, madre di Costantino, come propria abitazione e assunse il nome di Palazzo Sessoriano; grazie ad essa questo luogo assunse poi la funzione di basilica. Nel XII secolo, e poi nel XV e XVIII secolo, la chiesa subì una serie di lavori di restauro e anche di modifiche, che ne cambiarono l aspetto originario. Nell antica sacrestia è posto il Santuario della Croce con molte reliquie sulla crocefissione, riportate dalla stessa Elena, dopo il suo ritorno dalla Terra Santa, ma di autenticità non certa: la dicitura affissa sulla croce, parti della croce di Gesù, la croce di uno dei due ladroni, la spugna inzuppata d aceto, porzione della corona di spine e un Sacro Chiodo. 6) San Lorenzo fuori le mura Si trova a ridosso del cimitero del Verano; al suo interno c'è la tomba di San Lorenzo, diacono, di papa Sisto II che sotto l impero di Valeriano, e precisamente nel 258, fu martirizzato insieme a dieci dei suoi diaconi, tra cui Lorenzo appunto che bruciò sopra una graticola. Anch essa risale al IV secolo, ma fu in gran parte ricostruita in seguito alla guerra del 1943, impiegando i materiali originali, al fine di preservare l architettura antica. È particolare, essendo formata da due chiese edificate vicino alla tomba del martire Lorenzo: la prima, paleocristiana, voluta da Costantino I, e la seconda ideata due secoli dopo da Papa Pelagio II. La Basilica Minore subì una serie di modifiche ad opera di papa Onorio III. Venne ampliata e la vecchia basilica divenne il presbiterio rialzato di quella nuova; essa Pag. 12 di 18

13 venne inoltre decorata da molti affreschi che rappresentavano la vita di San Lorenzo e di Santo Stefano. Ulteriori trasformazioni della basilica si ebbero nel 600, ma queste modifiche furono eliminate con il restauro nella seconda metà dell ottocento. Dopo la seconda Guerra Mondiale, a causa dei danni subiti dalla chiesa per via di un bombardamento, essa venne restaurata ulteriormente, perdendo però gli affreschi della parte superiore della facciata. I restauri terminarono nel 1948 e videro l eliminazione degli elementi aggiunti nell ottocento. 7) Santa Maria Maggiore Il giro termina in vetta all Esquilino a Santa Maria Maggiore, l unica ad essere ben conservata nell autentica architettura paleocristiana. È anche l unica delle Sette Chiese ordinata alla venerazione di Maria. Il campanile in stile romanico è il più alto della capitale, con i suoi 75 metri. Impressionanti sono i mosaici, e la tomba del Bernini, il creatore di tante bellezze romane. E conosciuta anche come Basilica Liberiana o Santa Maria della Neve. Secondo la leggenda, Papa Liberio sognò la Madonna che gli indicava di costruire una chiesa nel punto in cui avesse trovato la neve. Così, quando il 5 agosto nevicò sulla sommità del colle Esquilino, il papa fece costruire in quel posto la chiesa, e ancora oggi il miracolo della neve, in una giornata di piena estate, viene ricordato ogni anno, mediante la funzione di far cadere dei petali di fiori bianchi dal soffitto della cappella Paolina il 5 di agosto. La costruzione della Basilica risale tra il 432 e il 440. Importanti modifiche si ebbero sotto Niccolò IV nel XIII secolo, con un ingrandimento della chiesa e l inserimento di nuovi mosaici; poi nel XVI secolo papa Sisto V fece eseguire una seri di affreschi sulle murature; mentre la facciata principale fu realizzata tra il 1741 e il 1743, sotto il pontificato di papa Benedetto XIV. Una particolarità è che proprio in questa chiesa è ancora oggi conservato il primo presepe fatto con le statue, ad opera di papa Niccolò IV, il quale nel 1288 volle una rappresentazione della Natività, che fu poi commissionata ad Arnolfo di Cambio. Pag. 13 di 18

14 IV) IL GRUPPO DEVOTI A MARIA Il Gruppo Devoti a Maria è composto da persone che, a vario titolo e secondo le rispettive disponibilità di tempo, aiutano e sostengono, anche solo con le loro preghiere, l azione del Gruppo. E stata la comune devozione a Maria che ci ha fatto incontrare e poi unito, nella convinzione che dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. Il nostro l intento è quello di realizzare qualcosa per crescere nel comune cammino di fede, per aiutare, con il nostro umile impegno, la Madre Celeste ad aprire le strade a suo Figlio e porci al servizio degli altri. In particolare vogliamo condividere tra noi le reciproche esperienze, trarre dal gruppo la forza per realizzare varie iniziative, invitare i nostri amici, i nostri familiari, coloro che si interesseranno a questo gruppo, o che incontreremo su questo cammino, ad un umile e sincera devozione a Maria, alle grandi opere che Lei fa per noi, lasciandoci condurre per mano da Lei in questo progetto. Gli strumenti che ci siamo proposti, da comuni laici, presi oltretutto dai molti impegni familiari e di lavoro, sono la testimonianza, la preghiera personale, la preghiera per i bisognosi, l organizzazione di pellegrinaggi (in particolare a Medjugorje), e la divulgazione di informazioni e documenti e più in generale, della parola del Signore, pur nei limiti del nostre capacità; in queste attività vogliamo avere un attenzione maggiore per il territorio in cui viviamo, la Repubblica di San Marino. Siamo anche convinti che impegnarci con sincera umiltà potrà rafforzare la nostra fede e consentirci di avere la forza necessaria per realizzare anche delle iniziative di aiuto e sostegno materiale per gli altri. Il gruppo è aperto alle idee ed alla collaborazione di tutti quelli che, uniti a noi dalla stessa devozione, vorranno riconoscersi in questi obiettivi, con questo approccio; il nostro sogno è quello che il gruppo possa crescere, rinnovarsi, che questa iniziativa sia gestita in futuro da chi avrà più forza e capacità di noi, nella speranza che questo sia un seme da cui possa svilupparsi una buona pianta. Anche tu puoi sostenere le nostre iniziative: non chiediamo soldi, solo preghiere e aiuto nel fornirci contributi, idee o nel partecipare attivamente alle iniziative del Gruppo. Se desideri essere parte del Gruppo invia una all indirizzo devotiamaria.sm@gmail.com con i tuoi dati e i tuoi riferimenti (per essere contattato). Nelle prossime settimane sarà attivo il nostro sito, attualmente in fase di sviluppo: Pag. 14 di 18

15 V) PREGHIERE PREGHIERA A SAN FILIPPO NERI O mio caro e amato San Filippo, Tu che hai conosciuto le tribolazioni della vita e quanto sia debole l'umana natura; Tu che sai quanto sia povero e fragile il cuore umano, stammi vicino nelle lotte e nei momenti di tentazione. Tu che hai avuto una simpatia grande e una compassione tenera verso i fanciulli e i giovani, aiuta anche me ad essere amico di tutti, simpatico, sereno, semplice e gioioso. Ottienimi mediante la tua potente intercessione la forza necessaria per combattere la buona battaglia della fede, per essere testimone del mio Dio a tutti. Dammi la volontà per superare me stesso nell amore, la gioia di fare bene il mio dovere quotidiano, la pace di chi si affida a Dio nella preghiera, il sorriso di chi ha Gesù nel cuore. San Filippo Neri, prega per noi! PREGHIERA PER OTTENERE I SETTE DONI DELLO SPIRITO SANTO O Signore Gesù Cristo, Tu prima di ascendere al Cielo hai promesso di mandare lo Spirito Santo per completare il Tuo lavoro nelle anime dei Tuoi apostoli e discepoli: concedimi di ricevere lo stesso Spirito Santo così che Egli possa perfezionare nella mia anima il lavoro della Tua grazia e del Tuo amore. Concedimi lo Spirito di Sapienza, perché io possa disprezzare le cose transitorie di questo mondo e gustare solamente le cose che sono eterne. Concedimi lo Spirito di Intelletto, per illuminare la mia mente con la luce della Tua divina verità. Concedimi lo Spirito di Consiglio, perché io possa sempre scegliere la via più sicura per piacere a Dio compiendo la Sua Volontà. Concedimi lo Spirito di Fortezza, perché io possa portare la mia croce con Te e possa superare con coraggio tutti gli ostacoli che si oppongono alla mia salvezza. Concedimi lo Spirito di Scienza, perché io possa conoscere Dio e me stesso e crescere in perfezione nella scienza dei Santi. Pag. 15 di 18

16 Concedimi lo Spirito di Pietà, perché io possa trovare, con l'amore di un figlio, il servizio di Dio dolce e amabile. Concedimi lo Spirito di Timor di Dio, perché possa riempirmi di un amorevole rispetto verso Dio e possa temere in ogni modo di dispiacergli. Ti prego, dunque, Signore, segnami con il sigillo dei Tuoi veri discepoli e animami in tutte le cose con il Tuo Spirito. Amen. SEQUENZA DELLO SPIRITO SANTO Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen. PRO-MEMORIA PER IL SANTO ROSARIO Misteri gaudiosi (o della gioia) da recitarsi il lunedì e il sabato 1. L'annunciazione dell'arcangelo Gabriele a Maria Vergine 2. La visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta 3. La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme 4. La presentazione di Gesù al Tempio 5. Il ritrovamento di Gesù al Tempio Misteri dolorosi da recitarsi il martedì e venerdì 1. L'agonia di Gesù nell'orto degli ulivi 2. La flagellazione di Gesù alla colonna 3. L'incoronazione di spine 4. Viaggio al Calvario di Gesù carico della croce 5. Gesù è crocifisso e muore in croce Misteri gloriosi da recitarsi il mercoledì e la domenica 1. La resurrezione di Gesù 2. L'ascensione di Gesù al Cielo 3. La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo 4. L'assunzione di Maria Vergine al Cielo 5. L'incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra Pag. 16 di 18

17 Misteri luminosi da recitarsi il giovedì 1. Il battesimo di Gesù nel fiume Giordano 2. Le nozze di Cana 3. L'annuncio del Regno di Dio 4. La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor 5. L'istituzione dell'eucaristia Litanie lauretane Signore, pietà Cristo, pietà Signore, pietà. Cristo, ascoltaci. Cristo, esaudiscici. Padre del cielo, che sei Dio, Abbi pietà di noi. Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio, Spirito Santo, che sei Dio, Santa Trinità, unico Dio, Santa Maria, prega per noi. Santa Madre di Dio, Santa Vergine delle vergini, Madre di Cristo, Madre della Chiesa, Madre della divina grazia, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine, Madre immacolata, Madre degna d'amore, Madre ammirabile, Madre del buon consiglio, Madre del Creatore, Madre del Salvatore, Madre di misericordia, Vergine prudentissima, Vergine degna di onore, Vergine degna di lode, Vergine potente, Vergine clemente, Vergine fedele, Specchio della santità divina, Sede della Sapienza, Causa della nostra letizia, Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo dell'eterna gloria, Dimora tutta consacrata a Dio, Rosa mistica, Torre di Davide, Torre d'avorio, Casa d'oro, Arca dell'alleanza, Porta del cielo, Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei cristiani, Regina degli Angeli, Regina dei Patriarchi, Regina dei Profeti, Regina degli Apostoli, Regina dei Martiri, Regina dei veri cristiani, Regina delle Vergini, Regina di tutti i Santi, Regina concepita senza peccato originale, Regina assunta in cielo, Regina del santo Rosario, Regina della famiglia, Regina della pace. Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore. Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore. Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Prega per noi, Santa Madre di Dio. E saremo degni delle promesse di Cristo. Preghiamo. O Dio, che nell'annunzio dell'angelo hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo verginale di Maria, concedi al tuo popolo, che la onora come vera Madre di Dio, di godere sempre della sua materna intercessione. Per Cristo nostro Signore. Amen. Pag. 17 di 18

18 NUMERI UTILI NUMERO Paolo Ugolini Sofia Stolfi Massimo Nanni Giuliano Battistini Trasporto BONELLI BUS Riccione (Daniela) TAXI NUMERO Coop. Autoradiotaxi Romana /3570 Radio Taxi /6645 soc. La Capitale 06/4994 soc. Tevere 06/4157 soc. Cosmo 06/88177 coop. Samarcanda 06/5551 SOCCORSO NUMERO Pronto intervento sanitario 118 Roma Soccorso 06/ Nuova Croce Verde Romana 06/ Pag. 18 di 18

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