Andrea Bianconi note per una discussione sulla gestione del problema amianto.
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- Mariangela Mura
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1 Andrea Bianconi note per una discussione sulla gestione del problema amianto. PREMESSA GENERALE Il problema nella gestione degli scarti con amianto è nei numeri. E' un po' come per l'immigrazione o la disoccupazione, 20mila persone non sarebbero un problema, ma con 5 o 10 milioni di persone nessuno sa che pesci prendere, a parte le strumentalizzazioni. Le tonnellate di manufatti contenenti amianto stimate in Italia sono milioni corrispondenti a milioni di metri cubi, non basterebbero tutti gli stadi di serie A, B e C pieni fino all'orlo a contenterlo. La soluzione della discarica si è già dimostrata impraticabile in tutti i paesi che hanno cominciato prima di noi. Dall'altra parte le procedure per inertizzarlo in qualche modo potrebbero prendere secoli e grosse spese. Non credo esista una categoria di oggetti, dai tetti alle facciate ai soffitti ai pavimenti ai tubi alle automobili alle strade alle sedie o ai peluche per bambini, in cui qualche produttore in passato non abbia messo amianto. I phon o i frigoriferi col tempo se ne vanno (sarebbe utile sapere dove), mentre i soffitti o i pavimenti o i tetti restano dove sono. Quindi, esattamente come per immigrazione o disoccupazione, le cose da cui partire sono due: (a) smettere di vendere sogni strumentali, tipo "via l'amianto dalla Lombardia in dieci anni", (b) stabilire una gerarchia di priorità. Qui per fortuna il problema si chiarisce da solo. Infatti i materiali contenenti amianto si dividono in due categorie: 1) Amianto compatto. 2) Amianto friabile. Il compatto (l'eternit in particolare) è il 90 % dell'amianto in circolazione. Se non lo vai a toccare è completamente innocuo, anzi, è uno dei materiali più innocui usati nell'edilizia. Ha fatto una montagna di morti nella sua produzione, ma non tra gli utenti. Fa meno morti delle mura ordinarie (che ne fanno parecchi a causa del radon). Il guaio è che è anche il più facile da individuare, rimuovere, e lasciare in discarica (non sono richieste norme di sicurezza particolarmente rigide). Quindi se l'obiettivo è fare soldi con la bonifica, si parte da dove non serve a niente, ossia dai tetti e dai cassoni di eternit. E si riempie l'italia di pericolose discariche da sorvegliare in eterno, perchè in grandi concentrazioni l'eternit è pericoloso. Se tutto l'amianto della provincia lo si va a concentrare in trecento metri quello è una bomba ad orologeria. L'amianto friabile è una piccola frazione del totale, ma è quello veramente pericoloso. Cartoni, lana per imbottiture e coibentazioni, vernici speciali, tutta roba che si può sfarinare con le dita e persino con le correnti d'aria. Pericolosissimo per gli operai che eseguono lavori nelle case, ed anche per gli abitanti, particolarmente i bambini. Questo andrebbe rimosso d'urgenza, ma è chiaro che essendo nascosto in milioni di muri, tubi, pannelli o discariche è decisamente più scomodo per chi vuol fare affari con le bonifiche.
2 SOLUZIONI ATTUALI O IMMAGINABILI. Che cosa si fa con l'amianto in giro per il mondo? Le procedure dipendono dal tipo di oggetto e dalla sua situazione. Tradizionalmente abbiamo due categorie di azioni: A) Gestire temporaneamente il problema senza risolverlo. B) Trasformare l'amianto in una sostanza non pericolosa risolvendo definitivamente il problema. Dato che l'ostacolo principale per le soluzioni del secondo gruppo sono i costi, sempre più spesso queste puntano a trasformare l'amianto quel tanto che basta da abbassarne il coefficiente di pericolosità legale (e si spera biologica). Quindi cementificazioni che trasformino amianto friabile in compatto, oppure alterazioni strutturali minime (ad esempio aumentare il diametro delle fibre oltre i 3 micron). Negli ultimi anni, solo in Italia sono stati presentati un centinaio di brevetti per progetti di inertizzazione di materiali amiantosi. La chiave verso progressi significativi sta nel fatto che non comprendiamo fino in fondo che cosa renda cancerogene le fibre di amianto. Se questo venisse individuato, i metodi di neutralizzazione sarebbero meglio focalizzati. Soluzioni della categoria A (gestione temporanea): Soluzione 1) Lo lascio dove sta ma lo sorveglio / gestisco. In Inghilterra o USA con i tetti di amianto si fa così. Periodicamente si puliscono i licheni, ci si spruzza sopra una vernice speciale isolante, si sta bene attenti a non passarci frese o seghe elettriche. Lavoretti più cretini tipo piantare un chiodo sono innocui. La regola fondamentale è non usare mai apparecchi elettrici ad alto numero di giri. Se si usano quelli la concentrazione di fibre nei paraggi passa da fibre per metro cubo di aria a decine di milioni di fibre per metro cubo. Fino a 300 fibre al metro cubo è quello che si trova nell'aria europea sia in città che in campagna. Negli anni '80 in città si trovavano mila al metro cubo a causa delle frizioni e dei freni contenenti amianto. I limiti di pericolosità suggeriti dalla EPA americana sono molto più in là di questi valori. Soluzione 2) Rimuovo i materiali contenenti amianto e li porto in discarica. Se una casa va ristrutturata o demolita è chiaro che prima l'amianto va eliminato. Inoltre l'amianto friabile è pericoloso per chiunque vi si trovi vicino, e va rimosso prima possibile. Le normative europee classificano la pericolosità dei materiali a base di amianto con una lunga serie di etichette, che determinano il tipo di discarica opportuna. Il fibrocemento (l'eternit), che è compatto e non sfibra, può venir interrato in una discarica per rifiuti non pericolosi che soddisfi certe condizioni. Va impacchettato in doppio strato di plastica. La discarica deve contenere una sezione speciale esclusivamente dedicata all'amianto, fatta di buche di ridotta dimensione separate da corsie in cui i trasporti possano spostarsi senza passare sopra l'amianto già accumulato. Ogni giorno i nuovi rifiuti vanno ricoperti da uno strato ben compattato di terra, e lo scarico deve avvenire con molte precauzioni in modo da non sollevare polvere. I prezzi sono molto variabili secondo la pericolosità del manufatto, ma diciamo 150 euro a tonnellata come
3 riferimento frequente. Il punto chiave è che la discarica va sorvegliata e ben gestita in eterno (Si chiama eternit appunto perchè è eterno). Una gestione con questo sistema di piccole quantità di materiali all'amianto è possibile, ma non è immaginabile gestirne 50 milioni di tonnellate. Diventerebbe la principale occupazione degli italiani (e del loro bilancio) per i prossimi 10mila anni. Per quanto riguarda tutti i tipi di amianto classificati come rifiuto pericoloso (ossia quasi tutti a parte il fibrocemento/eternit), occorre una discarica specializzata. In Italia attualmente ce ne sono solo due, una delle quali riservata alle scorie di Casale Monferrato. Oltre a queste due esistono alcune decine di discariche ordinarie poche delle quali sono ancora in grado di accogliere grandi quantità di Eternit. Alcune sono piene, altre sono bloccate da controversie amministrative o giudiziarie. Di 6 richieste di licenze per nuove discariche, 5 sono dalla Lombardia. Sempre in Lombardia sono state bloccate per irregolarità alcune delle discariche già esistenti. Notiamo che a causa del procedere dei piani di smantellamento a fronte dell'assenza di discariche, si sono creati in Italia 700 siti di immagazzinamento "temporaneo". Soluzione 3) Esportazione. Nel 2012 in Lombardia erano stati mandate in discarica 280mila tonnellate di materiali all'amianto, ed altrettante spedite in Germania. Questo paese è il principale importatore del nostra amianto, attualmente. Soluzione 4) Compattamento meccanico in matrice resinosa o in cemento. Esempio: riempio un robusto bidone con una resina fino a metà, e poi riempio il resto con materiali amiantosi frammentati in pezzetti. Presso tutto in modo da frammentare finemente l'amianto in mezzo alla resina. Poi chiudo il bidone. Dentro si forma un blocco in cui la matrice resinosa solidificata blocca l'amianto. Questo va sempre a finire in discarica, però offre molte più garanzie di stabilità, minor volume e conformazione più gestibile. Può trasformare un tipo di amianto pericoloso in uno da discarica ordinaria. E' un trattamento diventato inutile per l'eternit da quando questo è stato legalmente declassificato ad "amianto non pericoloso". Con o senza la matrice in resina, l'eternit va in discarica ordinaria. Ragionamento analogo per una serie di trattamenti studiati in passato che "diluivano" l'eternit in cemento. L'interesse a trattarlo è diminuito da quando è stato stabilito che poteva essere smaltito in discariche legali. Altre procedure diluiscono l'eternit così tanto da renderlo persino riutilizzabile (pochissime fibre rilasciate) ma questo si raggiunge con percentuali tipo 5 %, antieconomiche. Categoria B: tentativi di soluzione definitiva del problema. Soluzione 1) Sciolgo ad alta temperatura e raffreddo formando paste vetrose o ceramica. Non è chiarissimo che cosa renda pericoloso l'amianto, ma sicuramente è legato alla sua struttura
4 microscopica a lana di microfibre. Scaldando il materiale contenente amianto a gradi, quello si scoglie e forma lava. Quando la lava si solidifica, è molto improbabile che la nuova roccia abbia le caratteristiche fibrose dell'amianto. Infatti gli amianti hanno la composizione chimica di tante altre rocce, ma una organizzazione a fibre estremamente particolare e complicata, rara in natura. La formazione geologica di amianto crisotile richiede prima la formazione di rocce serpentine, cosa che avviene solo sul fondale oceanico, e poi una lentissima trasformazione di queste in condizioni molto particolari. E' impossibile che questo si ripeta con l'amianto che si ri-solidifica in qualche ora e non in tempi geologici. Però devo tenere ad alta temperatura il materiale per ore, e rimescolarlo in modo che si fonda tutto e non restino grumi di amanto originario solido. Se ad esempio uso elettrodi, la zona lontana dagli elettrodi è più fredda. E l'amianto è il miglior isolante (e quindi auto-isolante) termico che esista, e può assorbire un'enormità di calore. Questo allunga i tempi, diminuisce le quantità, ed innalza i costi. Vanno anche controllati eventuali fumi. Se sono presenti fibre di amianto integre, queste possono seguirli. In realtà l'amianto fonde a gradi, ma è instabile già a gradi, quindi se il processo dispone di tempi lunghi o avviene in presenza di reagenti opportuni o in condizioni particolari può comunque rendere l'amianto innocuo risparmiando energia. Per cui sono in progresso gli studi e gira una notevole varietà di brevetti ed impianti prototipo. Il problema a temperature intermedie diventa la specificità del materiale trattato. Assieme all'amianto vengono fuse sostanze che "aiutano" le reazioni chimiche o che servono a formare un certo tipo di prodotto finale. Se raffreddo veloce ottengo paste vetrose, se raffreddo piano ottengo ceramiche. In entrambi i casi se ho fatto le cose bene ottengo un materiale completamente innocuo e che può venir riutilizzato fuori discarica. E' una tecnologia inizialmente sviluppata in USA, Francia, Giappone, Gran bretagna per le scorie nucleari. Con quelle va bene, perchè stoccare in depositi permanenti le scorie nucleari ha prezzi altissimi e la vetrificazione è competitiva. Con l'amianto, finchè resta l'alternativa di buttare tutto in discarica a euro a tonnellata, la vetrificazione è improponibile perchè è molto più cara ( euro/ton). Naturalmente se i calcoli si fanno su alcuni decenni l'inertizzazione è più economica della discarica, ma solo governi di impostazione "imperiale" ragionano sui decenni. I francesi vetrificano tonnellate di amianto l'anno (impianto Inertam-Europlasma dell'edf), e stanno cominciando a farlo anche giapponesi ed angloamericani. I Francesi usano una torcia al plasma sul cui futuro esistono molti dubbi (6000 costosissimi gradi tra gli elettrodi, piccoli volumi trattabili, necessità di sostituire di frequente gli elettrodi). Più fiducia è riposta nei forni ad arco elettrico, anche perchè ce ne sono già parecchi in uso nella metallurgia. Una tecnologia usata con successo con gli scarti nucleari e testata con l'amianto è quella del riscaldamento elettrico in buche del terreno (geomelting). E' molto vantaggiosa in siti dove un certo numero di metariali amiantosi sia già accumulato, perchè la buca può venir realizzata ed attrezzata sul posto. In Italia in parecchi lamentano la mancanza di una legislazione chiara in materia, che consenta di passare dagli impianti prototipo a quelli seri. Soprattutto, che consenta di vincere le paure della popolazione, imponendo vincoli molto stringenti su sicurezza, gestione e trasparenza.
5 Un progetto su grossa scala della gavardese Aspireco (impianto da 200mila ton/anno in lombardia orientale) è stato respinto a furor di popolo qualche anno fa. Poi sollevò una accesa reazione degli operatori turistici di Darfo-Boario un progetto in cui una fonderia della zona si voleva riciclare in vetrificatore di amianto. Dall'analisi di questi progetti e delle loro valutazioni di impatto ambientale sono emerse carenze, approssimazioni, contraddizioni, errori e livelli di approfondimento insufficienti. La sensazione è che l'ambiente industriale e quello amministrativo non siano ancora maturi per la gestione di un problema così delicato. Non è un caso che i paesi all'avanguardia nel settore siano quelli abituati a litigare con la sicurezza nucleare. Soluzione 2) Digestione chimica. Qui si lascia che acidi o altre sostanze facciano il loro corso in un bagno a temperature da pentola e non da fornace. Il problema è che siccome l'amianto è poco attaccabile ce ne vogliono quantità enormi e tempi lunghi, oppure condizioni di lavoro costose (alte pressioni e temperature che risalgono). Dieci anni di sperimentazioni con acidi commerciali forti e con soda caustica non hanno portato a soluzioni applicabili su scala realistica, così che queste sono state abbandonate. Il problema principale è che l'industria che usa solventi chimici crea più problemi ecologici di quanti ne risolva. Per ovviare sono state avanzate diverse proposte, ancora in fase di sperimentazione. Un'idea è usare acidi che già sono presenti sul territorio come scarti di altre lavorazioni: siero excaseario, scarti degli oleifici, eccetera. Il Chemical Center di Bologna propone di usare siero ex-caseario in due fasi: (i) la componente acida scioglie il cemento, liberando le fibre di amianto, (ii) a 150 gradi e 2 atmosfere queste vengono scisse in sottocomponenti chimici innocui. Il problema è che in Italia sono disponibili 2 milioni di tonnellate di siero all'anno, sparse in alcune migliaia di piccoli caseifici, ed occorrono 10 tonnellate di siero per ogni tonnellata di eternit neutralizzato. Inoltre, produce scarti liquidi che potrebbero non essere completamente esenti da residui amiantiferi: il siero caseario non è una unica sostanza omogenea, e meno ancora i prodotti da neutralizzare. Un'altra idea (metodo CESI, da SSistemi, PoliMi, UniGe) è usare acqua ad altissima pressione (250 atmosfere), liquida a 600 gradi. L'acqua "normale" ha una piccola capacità di intaccare l'amianto (ragione per la quale la discarica è una soluzione malsicura) ma a 600 gradi il suo potere di aggressione chimica e la sua capacità di insinuarsi tra le fibre solide sono molto maggiori che in condizioni ambientali. Questa tecnica ha due notevoli pregi: (i) usa acqua e non acidi, (ii) è previsto un ciclo chiuso, ossia si usa sempre la stessa acqua. Questo minimizza il rilascio ambientale di sostanze contaminate con amianto o di solventi pericolosi. E' verosimile che non sia una tecnica economicissima. Soluzione 3) Variante meccanica della digestione chimica. Si sfrutta l'ultramacinazione al posto del calore per fornire al rifiuto l'energia necessaria ad attivare reazioni chimiche non spontanee. Questa è una tecnologia che è studiata con ambizioni che vanno al di là del problema amianto, puntando al riutilizzo di diversi generi di rifiuto. Prima i rifiuti vengono sminuzzati, poi introdotti in un tipo speciale di frantoi, che sono centrifughe eccentriche nelle quali sono libere di sbattere qua e là sfere metalliche che schiacciano i grani con
6 pressioni localizzate intense fino a 5000 volte quella atmosferica, frammentandoli fino a dimensioni sotto 10 nanometri. La singola fibra di amianto crisotilo è formata da due fogli di spessore atomico arrotolati a sigaretta uno sull'altro fino a formare un rotolo di 25 nanometri di diametro. Siccome l'ultramacina è in grado di agire in modo distruttivo fino a 10 nanometri e sotto, ha il potere di alterare le fibre. Con questo sistema vengono trattate piccole/medie quantità (1-10 tonnellate giorno) in alcuni impianti mobili in Giappone. Da noi è utilizzato da dieci anni su scala di laboratorio, sia con l'amianto che con altri tipi di rifiuto (ultramacina "THOR" del CNR). Un cementificio cuneese ha installato un impianto su scala realistica per trasformare rifiuti indifferenziati in combustibile, ma dopo alcuni anni si è mostrato insoddisfatto degli aspetti economici e sta sviluppando una tecnologia dello stesso genere in proprio, il "Rocket", attualmente utilizzato per lo smaltimento indifferenziati del consorzio Alba-Bra. Quindi è un settore da cui possono uscire progressi.
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