Amianto, la battaglia continua... L Associazione Famigliari

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1 Anno I n. 1 - Maggio w w w. s i c u r e z z a e l a v o r o. o r g Sito web: info@sicurezzaelavoro.org Direzione: via G. Giusti 2, Torino Tel Anno I numero 1 Maggio 2010 Amianto, la battaglia continua... L Associazione Famigliari Vittime Amianto di Casale Monferrato e Cavagnolo ha l adesione di 300 ex lavoratori Eternit, ammalati prevalentemente di asbestosi, di 25 cittadini ammalati di mesotelioma e di oltre famigliari di deceduti di mesotelioma, asbestosi, tumori al polmone da amianto (tra cui 374 cittadini che non lavoravano nella fabbrica). La quasi totalità delle vittime dei quattro ex stabilimenti Eternit di Casale (AL), Cavagnolo (TO), Bagnoli (NA) e Rubiera (RE), che si sono costituite parte civile nel processo in corso a Torino (il più grande in Europa, e non solo, per morti sul lavoro e ambientali) si sono rivolte e sono state organizzate dalla nostra Associazione e da CGIL, CISL e UIL. L impegno di vittime, ammalati e famigliari è straordinario e decisivo nella lunga lotta per la giustizia, la bonifica e il risanamento ambientale, per lo sviluppo della ricerca e delle cure sanitarie per sconfiggere il mesotelioma. Una parte delle vittime è impegnata da oltre trent anni nella battaglia, mentre i cittadini che si ammalano, oggi denunciano pubblicamente la lotta contro il male che li ha colpiti e si aggiungono agli altri per ottenere giustizia di questo gravissimo e, doloso, disastro sono le pagine della maxi-inchiesta della Procura della Repubblica di Torino avviata da Raffaele Guariniello, che vede imputati i vertici della multinazionale svizzero-belga Stephan Schmidheiny e Jean Louis de Cartier de Marchienne. Quasi sono, per ora, le vittime individuate come parti lese: morti e mille ammalati in tutto. Il 75% sono abitanti di Casale Monferrato (cittadina di residenti), 500 dei quali sono cittadini deceduti per mesotelioma; mentre sono sono oltre i lavoratori morti per asbestosi, carcinoma polmonare da amianto, mesotelioma pleurico o peritonale. A Cavagnolo, paese con meno di abitanti, i morti sono stati oltre 100. I mesotelioma, in Italia, sono oramai più di all anno; nella sola citta- Davanti al Palagiustizia di Torino, manifesta l Associazione Famigliari Vittime Amianto. dina di Casale Monferrato, le diagnosi hanno raggiunto 50 casi annui, l 80% dei quali tra chi non lavorava nella fabbrica Eternit. Anche per questi motivi, si sta lavorando a un processo Eternit bis. Siamo certi che quanto sta emergendo dall indagine della procura di Torino darà un enorme contributo alla battaglia internazionale per la messa al bando dell amianto e, quindi, battaglia di civiltà. Bruno Pesce Associazione Famigliari Vittime Amianto Una giornata per la sicurezza La sicurezza sul lavoro continua a essere uno dei temi drammatici che la cronaca porta in evidenza quasi ogni giorno. Ogni anno, il 6% dei lavoratori italiani subisce un incidente sul lavoro. Si tratta di quasi 900mila incidenti di diversa natura e gravità: 600mila con inabilità superiore a tre giorni, oltre 27mila determinano un invalidità permanente, più di causano la morte. Ciò equivale a dire che ogni giorno tre persone perdono la vita per disgrazie legate all attività lavorativa. Il fenomeno infortunistico è strettamente legato alle trasformazioni nel mercato del lavoro. Di conseguenza si affermano nuove patologie legate a rischi emergenti. Tra queste: le malattie del sistema muscolo scheletrico, le patologie associate a stress (burn-out, mobbing, malattie cardiovascolari), le patologie da sensibilizzazione o da contatto con agenti biologici e chimici. Tra i rischi emergenti c è anche la cancerosi professionale: si stima che nel nostro Paese il numero di lavoratori potenzialmente esposti a sostanze cancerogene sia pari al 24% degli occupati. Anche per far fronte al rischio della cancerosi professionale è stata redatta la legge 626/1994, che introduce i principi di sostituzione e riduzione di sostanze cancerogene o mutagene alla cui attuazione deve provvedere il datore di lavoro. Per i lavoratori esposti a rischio amianto, il decreto 257/06, in attuazione delle direttive europee, porta on. Antonio Boccuzzi a pag.2> Editoriale La sicurezza al primo posto Promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, in tutta Italia. È l obiettivo di Sicurezza e Lavoro. Un giornale nato a Torino, la città dove, il 6 dicembre 2007, si è consumata la strage alle acciaierie ThyssenKrupp, costata la vita a sette operai. Una tragedia che ha commosso il Paese e ha riportato prepotentemente d attualità il tema delle morti e degli infortuni sul lavoro. Da allora, molto è stato fatto per ridurre questo odioso fenomeno, ma tanto resta ancora da fare. Soprattutto, non si può abbassare la guardia. Occorre vigilare, discutere, approfondire le cause degli incidenti e delle malattie professionali, con obiettività, senza pregiudizi o facili giustizialismi. Noi vogliamo provare a farlo cominciando, in questo primo numero, dal problema dell amianto. Dando voce a tutti e rivolgendoci a tutti: non soltanto a tecnici o addetti ai lavori, ma anche, e soprattutto, a operai, impiegati, imprenditori e studenti, i lavoratori e i datori di lavoro di domani. E coinvolgendo le associazioni di familiari delle vittime, Asl, Inail, Anmil, amministratori e politici, Anci, enti pubblici e privati, sindacati e chiunque abbia a cuore la sicurezza. Sicurezza che, come recita la testata, deve essere al primo posto. Senza dimenticare però che la causa di tanti infortuni sono il lavoro nero, la precarietà, la crisi economica: argomenti che affronteremo nei prossimi numeri di Sicurezza e Lavoro. Anche registi, scrittori e artisti possono fare la loro parte. Per denunciare, sensibilizzare o anche fare emergere le buone pratiche. Come ha fatto l Inail che, insieme a Cinemambiente, ha incaricato cinque giovani cineasti di documentare le esperienze positive di aziende piemontesi in tema di sicurezza. Massimiliano Quirico direttore Sicurezza e Lavoro

2 2 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio Una giornata per la sicurezza <segue da pagina 1...importanti novità, come l obbligo del datore di lavoro di adottare ogni misura per individuare la presenza di materiali a rischio e di effettuare la notifica all Asl, indicando la data di inizio lavori e sottoponendo i dipendenti a controllo sanitario e a iscrizione nel Registro degli esposti. Si abbassa, inoltre, il valore limite di esposizione per l amianto, fissato a 0,1 fibre per cm3 di aria. E assurdo che si debba morire di lavoro. E aggiungo io, per salari bassi, talvolta indecenti. Così diceva il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la consegna delle onorificenze ai figli delle vittime sul lavoro, nel maggio Da allora, le morti sul lavoro sono diminuite, ma l attenzione deve restare alta. Ecco perchè c è bisogno di una legge che istituisca il Giorno della memoria delle vittime del lavoro, oppure, in accordo con il presidente dell Anmil la Giornata della sicurezza sul lavoro, anche per non correre il rischio di creare un doppione con la commemorazione già esistente, istituita dal governo Prodi e celebrata ogni seconda domenica di ottobre. Oggi non si lavora solo per vivere, ma spesso, troppo spesso, si muore lavorando. E questo non è degno di un Paese che si definisce civile. ThyssenKrupp, il sopralluogo dei vigili del fuoco dopo la tragedia all acciaieria di Torino. La battaglia sulla sicurezza è una battaglia di civiltà: è inaccettabile che si muoia sul lavoro in un Paese moderno e avanzato sul piano sociale, economico e morale. Obiettivo condiviso da mondo politico e parti sociali è la tutela della salute dei lavoratori, in un contesto che obbliga a tener conto dei profondi mutamenti delle realtà produttive e delle forme contrattuali, oltre che dei cambiamenti demografici, della maggiore presenza delle donne sul mercato del lavoro e di nuovi rischi di tipo relazionale, come le discriminazioni, le persecuzioni o il semplice, ma non meno nocivo, stress da lavoro. Se si osserva, tuttavia, la questione da un punto di vista strettamente statistico, si rileva come l andamento storico del fenomeno infortuni mortali sia decrescente. Già da primi anni Sessanta, quando si superarono i morti all anno (erano il periodo del boom economico) si è scesi drasticamente ai poco più di di inizio millennio. Naturalmente, in questi 40 anni, in cui le morti sul lavoro si sono ridotte di due terzi, si sono succedute nel Paese profonde trasformazioni di natura sociale, economica, civile e culturale che hanno determinato, tra l altro, una crescente attenzione, anche normativa, ai problemi dell ambiente e della salute, con positive ricadute sulla sicurezza nel lavoro. Purtroppo, dall inizio di questa legislatura, il Governo ha portato avanti un sistematico processo di depotenziamento delle tutele dei lavoratori e di sostanziale dequalificazione del lavoro stesso. In questo quadro, spiccano per la loro gravità le misure varate, o tentate, in materia di sicurezza del lavoro, volte a ridurre e rinviare l efficacia delle disposizioni miranti alla tutela, alla sicurezza e all integrità dei lavoratori, contenute nel D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81. E grave, infine, il silenzio in cui in questi anni sono volati via migliaia di lavoratori, una città ogni anno, dentro un Paese sempre meno bello e meno civile. Grave e inspiegabile. Un silenzio assordante, insopportabile. Sanzioni pesanti a chi trasgredisce: è questo che chiede la maggior parte dei familiari delle vittime. Non per vendetta del passato, ma per giustizia del futuro. Però non basterebbe neppure questo, senza una serie di altre misure. Perchè si tratta di affrontare i dati strutturali della questione: la frammentazione del processo produttivo, la catena infinita degli appalti, la ricattabilità e la precarietà dei lavoratori, la competizione selvaggia scaricata sul costo del lavoro e sulla sicurezza. L impunità che fino a oggi ha contraddistinto processi analoghi a quello Thyssen non è la manifestazione di un Paese equo. Non serve nè da monito, nè da deterrente, soprattutto per quelle imprese meno virtuose, che non pongono al centro dei loro interessi la sicurezza e l incolumità dei propri dipendenti: la vera ricchezza delle loro attività. on. Antonio Boccuzzi ex operaio ThyssenKrupp Un Fondo per il risarcimento delle vittime da amianto Chiunque si fosse preso la briga di intervistare i passanti - a proposito delle misure più adatte per tutelare i lavoratori esposti all amianto prima che il composto killer fosse tardivamente bandito - si sarebbe sentito proporre interventi di diagnosi precoce, adeguate prestazioni sanitarie per quanti contraggano il cancro, nonchè il riconoscimento di congrui indennizzi economici per i superstiti. In Italia, invece, le pensioni curano ogni male. Così, in base a una leggina maligna dei primi anni Novanta, se un lavoratore riusciva a dimostrare all Inail di aver lavorato per oltre un decennio in ambiente esposto a una particolare concentrazione di amianto (100 fibre/litro) otteneva dall Inps un bonus pensionistico, nel senso che ciascun anno di esposizione veniva moltiplicato per 1,5. Negli anni successivi, quest impostazione è cambiata: ora il beneficio si riferisce alla misura della pensione e non più all anticipo del trattamento. All inizio del decennio, alle forti pressioni sindacali e politiche riguardanti i casi non riconosciuti dall Inail si rispose mediante l escamotage dell interpretazione analogica (i cosiddetti atti di indirizzo del Governo), poi lasciati in eredità agli Esecutivi che seguirono. Nel 2002, il Governo fu costretto (per sottrarre gli atti a giudizi a macchia di leopardo della magistratura e per non deludere le aspettative insorte) a salvare gli atti di indirizzo attraverso un provvedimento legislativo e a finanziarli - per oltre 600 miliardi di lire - con le risorse risparmiate dall operazione pensioni minime, voluta da Silvio Berlusconi. Insomma, l universo della previdenza ha visto nascere, in tema di tutela dagli effetti dell esposizione all amianto, un altro prodigio. Basta osservare i dati: si è trattato, in pratica, di una delle più massicce forme di prepensionamento mai escogitate in Italia, che si è consumata nel silenzio, con alcune decine di migliaia di trattamenti riconosciuti ai lavoratori esposti, con migliaia di pratiche all esame degli enti e con un contenzioso pendente di migliaia di processi in diversi gradi di giudizio. Sulla base di alcuni criteri che tengono conto di diversi fattori (esiti del contenzioso, dinamica delle domande e standard di accoglimento, ecc.), gli uffici degli enti previdenziali preposti hanno sviluppato una quantificazione dei presumibili oneri fino al Si tratta di un onere cumulato assai rilevante (13,4 miliardi di euro), che peraltro non tiene conto di quanto può capitare in altri settori, perché le soluzioni individuate finora non hanno coperto tutte le situazioni contaminate da amianto. Sono già da preventivare ulteriori oneri derivanti dall estensione dei benefici ai lavoratori FS, in base alla sentenza della Corte Costituzionale n. 127/2002 (presso le sedi regionali, allora, erano giacenti domande di ferrovieri, ma era solo la punta dell iceberg). Consapevoli del rischio amianto sui conti pubblici, il Governo e il Parlamento devono venirne a capo in maniera equa e definitiva. C è poi un altro problema di cui tenere conto. Rispetto al mondo delle imprese l amianto è una specie di roulette russa. Ogni azienda - che abbia impiegato nei processi produttivi amianto e che l abbia fatto in una condizione di legittimità, perché l amianto non era ancora stato bandito e anzi il suo utilizzo era imposto dai capitolati di appalto - è costretta a vedersela, in totale solitudine, non solo sul versante civile - in termini di risarcimento del danno - ma anche su quello penale. Credo che vadano trovate soluzioni, sia per quanto riguarda non un indistinta depenalizzazione, ma un effettiva verifica delle circostanze e dei comportamenti a cui riconnettere una responsabilità penale. E che vada istituito un Fondo per il risarcimento delle vittime da amianto come strumento solidaristico e mutualistico del mondo dell impresa (che deve avere un ruolo prevalente nel suo finanziamento). Al Senato è in discussione un testo di legge in materia che - per avere un senso - dovrebbe risolvere questi problemi nel loro complesso. Per quanto precario nei suoi effetti concreti, l emendamento predisposto dal Governo all articolo 20 del collegato lavoro riguardante il cosiddetto naviglio di Stato si muove nella direzione prima indicata. Giuliano Cazzola vicepresidente Commissione Lavoro Camera dei Deputati

3 Speciale amianto 3 Anno I n. 1 - Maggio 2010 L impegno per smantellare l amianto dal Piemonte Nell assumere con entusiasmo la responsabilità che ci hanno affidato i piemontesi di governare la nostra terra, non ci siamo solo posti il compito di affrontare le conseguenze della crisi che ha investito il mondo, ma anche di ricondurre il Piemonte al vertice di quello sviluppo che aveva fatto gridare negli anni Sessanta al miracolo: il miracolo economico italiano, appunto. Per raggiungere un rinnovato ruolo di leadership tra le regioni del Nord, è necessario adeguare il sistema-piemonte alle esigenze della modernizzazione, e ridare fiato o ricercare adeguate alternative a quei settori produttivi che fanno parte della storia dell industria piemontese. Questo nuovo sforzo deve avvenire attraverso una politica di sviluppo compatibile con l ambiente. La salute e la vivibilità non possono essere messe in discussione in nessun modo, poiché il fine ultimo è l uomo, il suo benessere, la sua integrità. Ecco perché il mio impegno nell ambito del governo regionale sarà rivolto alla massima osservanza delle regole per la sicurezza del lavoro, e della tutela dell ambiente, dal momento che nessun processo produttivo può giustificare compromessi. Ed è con questa ferrea convinzione che affronterò il delicato e urgente problema di eliminare l amianto in tutto il Piemonte, fonte in passato di intollerabili drammi. Per rendere più mirata e quindi più efficace l azione di smantellamento delle fonti di pericolo La bonifica di un sottotetto. dell amianto, mi avvarrò della legge in vigore che prevede un piano capace non soltanto di individuare le aree in cui intervenire, ma anche di predisporre una mappa dei livelli d urgenza. Di fronte ad un problema così serio,dobbiamo instituire un rapporto proficuo con i privati che dovranno essere aiutati nell eliminazione delle coperture di amianto e nello stesso tempo dobbiamo sollecitare la rimozione di questo materiale killer anche da edifici di servizio pubblico, dove sono presenti comunità. Si tratta di una realtà che non può essere tollerata, perciò è evidente che la scaletta delle urgenze deve prevedere l assoluta priorità d iniziativa nelle scuole e nelle case di riposo per anziani, per non parlare degli ospedali e dei centri sportivi se ce ne fosse bisogno. Questo ventaglio di interessi non ci deve far dimenticare il completamento della bonifica della grande miniera a cielo aperto, di minerali contenenti amianto, di Balangero. Il reperimento delle risorse finanziare necessarie a questa radicale e globale bonifica non potrà ostacolare l eliminazione del pericoloso amianto dal Piemonte. In questa azione decisa ci deve condurre il doloroso ricordo della storia dell amianto in regione, soprattutto quella legata ai tragici fatti di Casale, costellata di lutti e di vittime inermi che, tragico paradosso, hanno pagato con la vita o con irreparabili menomazioni l attaccamento al lavoro. Nell assumere l impegno politico, per quanto riguarda la mia parte, mi conforta la consapevolezza che il Piemonte vanta una lunga esperienza riguardo la bonifica da amianto, dal momento che già vent anni fa è stato avviato un piano operativo di bonifica del Casalese, per la bonifica dell area in cui sorgeva lo stabilimento Eternit. Il programma prevedeva anche la rimozione dei tetti in amianto degli edifici pubblici del polverino usato nella pavimentazione dei cortili di edifici privati e pubblici e nell isolamento termico dei sottotetti. Di fronte ad una reltà tanto tragica, non è sufficiente eliminare l uso e la manipolazione dell amianto, ma dobbiamo attendere il delicato compito della magistratura perché individui le responsabilità e le cause di chi per negligenza o per interesse ha procurato tanto dolore. Questo impegno lo sento nel profondo della mia coscienza e lo manifesto nel ricordo delle vittime e per rispetto delle attese dei comitati dei familiari delle vittime. on. Roberto Rosso ass. Lavoro & Welfare Regione Piemonte Quando finirà l emergenza amianto? Salvaguardare l ambiente per l incolumità di tutti La lavorazione e l utilizzo dell amianto è la storia di un dramma sociale che ha provocato un gigantesco disastro ambientale ed una serie di vittime innocenti in tutto il Paese. Ma Casale Monferrato e il suo hinterland - essendo stati sede di stabilimenti Eternit, che emerge fra i principali imputati nel processo in corso a Torino - presenta evidenti i segni di ferite che richiederanno tempi lunghi ed intere generazioni per essere sanate. È nota a tutti la micidialità delle fibre di amianto ma nessuno, a tutt oggi, è in grado di stabilire quando finirà l emergenza e quando sarà bonificato l intero territorio italiano dalla presenza di coperture amiantifere. Casale e il Casalese, comunque, hanno dovuto subire una pandemia scaturita dal rilascio in fabbrica e nell ambiente circostante di fibre, invisibili ad occhio nudo, che ha provocato l asbestosi - una malattia che lede irreversibilmente i tessuti polmonari - nei lavoratori a stretto contatto con la produzione. E centinaia di cittadini hanno contratto il mesotelioma pur non avendo mai lavorato in aziende che trattavano l amianto. La spada di Damocle, comunque, non pende soltanto sulla testa dei casalesi, ma anche su quelle comunità che hanno avuto a che fare con la lavorazione dell amianto o hanno concepito costruzioni con l uso di eternit. Oggi la guerra all amianto impone bonifiche costose, controlli e prevenzione sul territorio, sviluppo di terapie antitumorali, ma, per i pubblici amministratori, comporta anche un netto rifiuto di subalternità ad attività produttive che possano nuocere alla salute dei cittadini. Accanto agli alti costi per le cure e il risarcimento di chi è colpito dall asbetosi e dal mesotelioma esistono anche danni patrimoniali, a privati ed enti pubblici, derivanti dalla necessità di effettuare bonifiche degli edifici. La Provincia di Alessandria ha attivato un piano di rimozione e smaltimento dell amianto presente negli edifici di sua competenza procedendo a sostituire le parti di amianto, in particolare nelle scuole. Il dramma dell amianto, perciò, nel suo complesso rappresenta un nuovo monito per l attuazione di politiche che salvaguardino l ambiente Smaltimento amianto. perché lo sviluppo non può passare attraverso il baratto della salute dei cittadini mettendo a rischio la loro incolumità e la loro salute. Paolo Filippi Presidente Provincia di Alessandria

4 4 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio 2010 Per uno sviluppo della cultura della sicurezza Una rete tra Comuni, enti e società civile La tragedia delle vittime dell amianto, sia di quanti hanno operato negli impianti di estrazione o lavorazione sia di chi ha vissuto o lavorato in ambienti contaminati, è uno degli episodi più drammatici del dopoguerra - per numero delle vittime e diffusione nel mondo - di sacrificio della salute e della vita in nome del profitto. Ed è una tragedia tutt altro che conclusa. Per questo è giusto celebrare una giornata mondiale - il 28 aprile - delle vittime dell amianto. E necessaria la sensibilizzazione dell opinione pubblica e delle istituzioni per dare un risarcimento alle persone colpite e ai loro familiari; ma anche per trovare le risorse per completare la bonifica degli edifici contaminati. E poi, soprattutto, bisogna trarre da questa tragedia un monito per evitare che abbia a ripetersi. La tentazione di fare profitto attraverso la riduzione delle garanzie, della tutela della salute e dei diritti dei lavoratori è un rischio tuttora presente anche nelle società più ricche e avanzate sul piano della legislazione del lavoro. La società non può certo definirsi evoluta se il benessere è prodotto a scapito dei diritti e dell incolumità dei lavoratori, nostri o dei Paesi in via di sviluppo. Perciò è necessario che tutte le istituzioni adempiano i propri compiti per il rispetto della legge e delle norme, ma è ancora più importante lavorare per lo sviluppo di una cultura della sicurezza: la crescita e la ricchezza non possono essere prodotti a scapito della salute dei lavoratori e dei cittadini. La cultura della sicurezza, sul lavoro prima di tutto, ma anche stradale o nell ambito familiare, è cultura della vita. Una società non può essere giusta se non attribuisce alla vita, alla dignità umana e alla salute il valore principale. Questo è il compito fondamentale, e più difficile, che hanno le istituzioni di ogni livello. Solo una forte coscienza collettiva può portare alla definizione delle migliori regole e al loro rispetto. La Provincia di Torino lavora con questo spirito. Ha proceduto alla bonifica e alla messa in sicurezza dei propri edifici per quanto riguarda il pericolo amianto. Partecipa insieme alla Regione e ai Comuni limitrofi alla società che ha il compito di riconvertire la cava d amianto di Balangero. Intende collaborare con gli altri enti, nel rispetto delle specifiche competenze, attraverso il coordinamento e lo scambio di informazioni, per una maggior efficacia complessiva del sistema. Ad esempio, attraverso i Centri per l impiego, che dispongono della banca dati degli avviamenti al lavoro, è possibile fornire un utile contributo al Comitato per l emersione del lavoro nero presso la Direzione provinciale del lavoro. Ma, soprattutto, intende contribuire alla formazione di una coscienza collettiva sul valore della vita attraverso le proprie funzioni nel campo della formazione e dell istruzione. Carlo Chiama assessore al Lavoro Provincia di Torino Il numero degli infortuni sul lavoro e quello dei morti che da questi derivano continuano a essere insopportabili in una società che, secondo quanto affermato dalla Costituzione, si autodefinisce Repubblica democratica fondata sul lavoro e riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Una società, la nostra, che si trova inserita Spresal e tutela della salute Assicurare sicurezza ai lavoratori di aziende e imprese è prioritario per la tutela della salute della popolazione, in quanto incide su uno degli ambiti di vita più rischioso e insidioso. L attività di controllo e prevenzione consente inoltre di rilevare situazioni di rapporto di lavoro irregolari, che costituiscono, a loro volta, fattori di rischio ulteriori e, in molti casi, fa sì che i lavoratori stessi segnalino abusi o irregolarità. L attività di tutela è svolta dalle strutture di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro - S.Pre.S.A.L. A e B. La quasi totalità delle attività consiste in sopralluoghi e controlli di vario tipo. Rilevante è anche l attività di rilascio di pareri, autorizzazioni e certificazioni medico-legali. L obiettivo è di garantire non solo le condizioni adeguate di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e ridurre i rischi, ma anche la corretta registrazione degli infortuni, al fine di monitorare l andamento infortunistico e ridurne l incidenza. Altri compiti importanti sono: garantire salubrità e sicurezza per lavoratori e cittadini durante la rimozione dell amianto; eliminare il rischio di dispersione di fibre di amianto nei luoghi di lavoro; effettuare accertamenti sugli eventi che hanno causato un infortunio o una malattia professionale, a fini di giustizia penale e di prevenzione; monitorare l andamento delle malattie professionali, ridurre l esposizione ai rischi correlati, migliorare il sistema di segnalazione; garantire l adeguatezza delle mansioni affidate ai lavoratori in relazione al loro stato di salute; realizzare la prevenzione secondaria dei tumori nei lavoratori exesposti ad ammine aromatiche; garantire adeguate condizioni di sicurezza per i lavoratori e i cittadini nei locali di pubblico spettacolo e in relazione alla presenza di depositi di gas tossici; assicurare che le mansioni assegnate ai lavoratori invalidi e addetti all utilizzo di gas tossici siano adeguate alle condizioni di salute degli stessi; favorire la diffusione di conoscenze utili per la prevenzione, la sicurezza e la tutela della salute; promuovere la qualità dell attività dei medici nel settore edile; tutelare i lavoratori delle ditte che operano in appalto. A Torino, secondo i dati pubblicati nel Bilancio dell Asl TO1, nel 2008 gli operatori dello Spresal sono stati impegnati in 187 interventi di vigilanza, che, in 149 casi, hanno avuto come esito prescrizioni per la risoluzione delle irregolarità, e quindi delle situazioni di rischio. Nel 2008, nell ambito del progetto nazionale e regionale Sicurezza in edilizia, sono stati ispezionati 249 cantieri e controllate 335 ditte. 367 le prescrizioni impartite. Per quanto riguarda la bonifica e rimozione dell amianto, nel 2008 sono stati esaminati 182 piani di lavoro, sono state effettuate 74 verifiche in cantiere per la valutazione dei piani presentati e 157 accessi durante i lavori di rimozione per la verifica del rispetto dei piani approvati. Le notizie di infortuni nella città di Torino pervenute al servizio nel 2008 sono state le notizie di malattie professionali. Lo Sportello informativo è stato aperto per 685 ore, per un totale di accessi le ore dedicate a fornire informazioni sulle problematiche connesse all amianto. Annalisa Lantermo direttore Spresal A-B ASL TO1 Bonifica coperture di amianto. all interno della più ampia Unione Europea, che ha il compito di armonizzare le legislazioni nazionali in materia di salute e sicurezza del lavoro. Queste sono le premesse dalle quali siamo partiti, in collaborazione con il Comune di Campello sul Clitunno (PG) e con l Anci, per promuovere la costituzione di una rete tra Enti locali, Regioni, Istituzioni statali, parti sociali e organizzazioni della società civile, per: realizzare iniziative su scala nazionale volte a sensibilizzare gli operatori economici e la popolazione sula salute e sicurezza sul lavoro, anche con interventi formativi e informativi rivolti alle scuole; elaborare politiche e interventi concreti per sostenere, moralmente, psicologicamente e materialmente le vittime e i familiari; implementare sistemi di monitoraggio, attraverso gli organi di vigilanza dell Amministrazione, sui cantieri e, in generale, su tutti i luoghi di lavoro presenti nel territorio comunale, in collaborazione con le Autorità di Pubblica Sicurezza, l Asl, il servizio ispettivo presso la Direzione provinciale del Lavoro, l Inail e altri enti; adottare misure per sostenere e incentivare le imprese che attuano politiche volte alla responsabilità sociale e al miglioramento degli standard di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori. Per creare una cultura che, pur rafforzando il valore sociale dell impresa, coniughi il rispetto dei diritti dei lavoratori con la ricerca del profitto. Molti sono i settori dell amministrazione da coinvolgere: dalla gestione degli appalti alle attività produttive, dalla scuola alla formazione professionale, dalle relazioni con gli imprenditori e i sindacati alle associazioni dei migranti, dalla collaborazione con gli enti di controllo al coordinamento con il prefetto per la reprimere gli illeciti. Ancor più, può essere efficace un azione coordinata tra tutte le amministrazioni locali. Questa è la proposta che Torino ha avanzato e che speriamo possa trovare accoglienza presso altre città. Giuseppe Castronovo presidente Consiglio comunale di Torino

5 Speciale amianto 5 Anno I n. 1 - Maggio 2010 Da minerale magico a polvere assassina In Italia ogni anno continuano a morire oltre 2000 persone per l amianto Il processo alla multinazionale Eternit, un marchio emblema del cemento amianto, desta clamore per le migliaia di parti civili, per la sua dimensione internazionale e per la originalità del reato ipotizzato (omissione dolosa di misure di precauzione). Soprattutto, il processo mette in luce molte contraddizioni della società industriale. La storia moderna dell amianto è riassunta nel titolo di un recente libro dello storico inglese Geoffrey Tweedale Da minerale magico a polvere assassina. Magici sembravano il suo basso costo, la sua resistenza e la sua capacità di proteggere dal fuoco e dalle alte temperature. Ha avuto infiniti usi: dalla produzione di cemento amianto alla cantieristica navale e alla produzione di carrozze ferroviarie, dalla produzione di freni e frizioni alla confezione di tessili, per non parlare dei suoi usi in edilizia. Ma non c è stata fabbrica che non l abbia usato (spesso a quintali) come isolante nelle caldaie e impianti di riscaldamento ed elettrici e sono state poche le famiglie che non hanno usato manufatti di amianto come poggiapentole, mollettoni per il ferro da stiro o pannelli protettivi in vicinanza delle stufe. In Italia, negli anni 70, la cava di Balangero (To) produceva oltre tonnellate all anno, e il consumo annuo di amianto nostrano e importato era di 4 chili a testa (stesso ordine di grandezza del consumo di tabacco pro capite). Come polvere assassina, l amianto causa una forma specifica di fibrosi polmonare, nota come asbestosi, è responsabile del 5-10% dei tumori polmonari e della stragrande maggioranza dei tumori della pleura e del peritoneo (nella pleura causa anche lesioni benigne). In Italia e in Europa da più di dieci anni sono banditi produzione, importazione e commercio di amianto e materiali contenenti amianto. Ma i tempi di latenza delle malattie letali causate dall amianto sono molto lunghi: in Italia, ogni anno, attualmente e per diverso tempo ancora, continuano a morire oltre 2000 persone che non sarebbero morte se non fossero state esposte ad amianto (la metà viene indennizzata dall Inail). Al momento del bando, vi erano in Italia milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto in grado di liberare fibre nell atmosfera. La bonifica, costosa ma necessaria, ha proceduto lentamente, ed è ancora ben lontana dall essere completata. L amianto si presenta in diverse forme mineralogiche: serpentini e anfiboli. La potenzialità di produrre tumori pleurici è minore per i serpentini (amianto bianco) che per gli anfiboli (amianto blu, amianto bruno, ecc.). D altra parte l amianto bianco è quello maggiormente usato e ad esso va attribuito un grande numero di casi di malattia. Fin dai primi anni del secolo scorso si sapeva che lavorare in ambiente contenente polvere d amianto poteva uccidere... Una sentenza del tribunale di Torino del 1909, basata su dati scientifici, dava ragione al giornale Il Progresso del Canavese per avere denunciato che alcune morti tra i lavoratori di una azienda tessile di Nole Canavese di proprietà della British Asbestos Company erano state causate dalla polverosità dell ambiente di lavoro. L asbestosi come specifica malattia da amianto è stata identificata negli anni venti (in Italia, è stata riconosciuta come malattia professionale durante la seconda guerra mondiale). Le potenzialità dell amianto di indurre cancro polmonare e cancro della pleura sono note da oltre mezzo secolo. Anche da decenni viene riconosciuto che non esiste alcuna soglia di esposizione sicura per l esposizione a cancerogeni ambientali: negli ambienti di lavoro, se si vuole azzerare il rischio bisogna eliminare l esposizione al cancerogeno. Ma l adeguamento alle conoscenze scientifiche è stato lento. Trenta anni fa, le concentrazioni atmosferiche di amianto negli ambienti di lavoro considerate ammissibili da parte della Associazione degli Igienisti industriali degli Stati Uniti (e riconosciute come riferimento da parte dei medici del lavoro di tutto il mondo) erano di alcune fibre per ml di aria: ora sono scese a una fibra per 10 ml (concentrazione peraltro tutt altro che innocua). Attualmente, vi è un inquietante doppio standard, tra paesi che si sono imposti una normativa severa (come quelli dell Unione Europea) e paesi che nonostante tutte le evidenze scientifiche - continuano a produrre o comprare amianto e ad esporre i propri lavoratori ai conseguenti rischi (Russia, Kazakhistan, Cina, India, Brasile, Indonesia ed alcuni altri). Il letale cancro pleurico si verifica anche dopo esposizioni a concentrazioni basse e/o di breve durata, come quelle che subiscono i parenti dei lavoratori dell amianto che portano a casa le tute impregnate di polvere e i residenti in vicinanza delle fabbriche di cemento amianto od altri manufatti di amianto. È questo il caso della popolazione di Casale Monferrato (Alessandria), dove le scorie della lavorazione alla Eternit sono state ampiamente usate in edilizia, e dove attualmente ogni anno si verifica una trentina di casi di cancro della pleura in persone che non hanno mai avuto occasione di essere esposte ad amianto in ambiente lavorativo. Il rapporto tra mondo accademico e il resto della società è spesso tortuoso. Il primo ha come riferimento primario il rigore scientifico ed ha a suo tempo esitato ad accettare le iniziali timide stime dei rischi per i lavoratori dell amianto. In Italia, venti anni fa, pochi ricercatori erano presenti nelle clamorose azioni dei lavoratori che hanno portato al bando. Queste esitazioni (talora in buona fede, ma talora espressione di conflitti di interesse) sono state convergenti con la riluttanza e i ritardi delle imprese a farsi carico dei costi necessari per l eliminazione dei rischi. Rimane quello dell amianto uno dei migliori esempi in cui la storia insegna quanto si sarebbe guadagnato Bere il latte viene incoraggiato come un tonico preventivo per l asbestosi in una rivista medica inglese del Anno I Numero 1, Maggio 2010 Registrazione al Tribunale di Torino, n. 25 del 21/04/2010 Direttore responsabile Massimiliano Quirico Direzione e Amministrazione Via G. Giusti 2, Torino applicando, fin dall inizio, il principio di precauzione a sospetti fondati (ancorché non esaurientemente dimostrativi) di nocività di un agente ambientale. Benedetto Terracini già professore di epidemiologia dei tumori Università degli studi di Torino Contatti info@sicurezzaelavoro.org Hanno collaborato Fulvio Aurora, Chiara Barbasio, Antonio Boccuzzi, Sergio Bonetto, Francesca Viola Borgogno, Niccolò Bruna, Enrico Bullian, Gaetano Capizzi, Giuseppe Castronovo, Claudio Carrer, Luca Cavallero, Giuliano Cazzola, Carlo Chiama, Paolo Costamagna, Alessandro D Alatri, Giorgio Demezzi, Fabio Ferrero, Paolo Filippi, Salvatore Garau, Laura Giovannelli, Antonella Granieri, Annalisa Lantermo, Enzo Lavolta, Oriano Lazzaretti, Angelo Mancini, Paolo Manera, Agata Mazzeo, Lillo Mendola, Anna Pavignano, Livio Pellegrino, Bruno Pesce, Davide Petrini, Loredana Polito, Nicola Pondrano, Andrea Prandstraller, Diego Quirino, Paola Ramello, Nello Rassu, Flavio Revello, Marco Rossi, Roberto Rosso, Giovanni Sannino, Pietro Spadafora, Benedetto Terracini, Giovanna Zanellato. Grafica e impaginazione Andrea Carraro - Stampa Sarnub - Cavaglià

6 6 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio 2010 Eliminiamo l amianto prima che elimini noi Quando si parla di amianto è inevitabile parlare anche di Casale Monferrato e dello stabilimento Eternit costruito nella nostra Città per essere una risorsa economica e rivelatosi poi essere una bomba ecologica ancor oggi non disinnescata. L insediamento si estendeva su un area di mq. di cui erano coperti con lastre di fibrocemento. L attività produttiva ebbe inizio il 19 marzo 1907 e cessò completamente il 6 giugno Durante questo periodo le assunzioni furono circa 5000 raggiungendo presenze simultanee anche di 3500 addetti. Verso la fine degli anni 70 incominciò a prendere credito la convinzione che l attività lavorativa svolta in questo stabilimento fosse associata ad una drammatica sequenza di patologie professionali e partirono le prime indagini mirate alla conferma di tale convinzione. Inizia così la crisi che porterà alla chiusura definitiva dello stabilimento e alla trasformazione della città di Casale da capitale storica del Monferrato ed economica per la produzione cemento-amianto a città a rischio dove la gestione delle aree che si presumono inquinate porrà gravissimi problemi. I danni causati dall amianto non si sono limitati ad interessare la popolazione esposta professionalmente, ma hanno coinvolto tutto l ambiente con i suoi abitanti: sino al 2008 sono stati rilevati oltre casi di mesotelioma pleurico, una vera strage se si considera che la città di Casale conta circa abitanti. Le possibili fonti di inquinamento possono essere così sintetizzate: fibre portate a casa dagli operai con le tute da lavoro impolverate; trasporto dell amianto grezzo e dei prodotti lavorati con mezzi scoperti; scarichi liquidi della lavorazione che attraverso un canale raggiungevano le acque del Po creando una vera e propria spiaggia (delta) contaminata; utilizzo improprio delle polveri di tornitura dei tubi, il cosiddetto polverino, che veniva distribuito ai cittadini e dagli stessi riutilizzato quale stabilizzante per le pavimentazioni di cortili e strade o come coibente nei sottotetti; larghissimo utilizzo di lastre di copertura: è stato censito oltre 1 milione di metri quadrati su fabbricati, case, scuole, ospedali, caserme, ecc.... Quale è stata allora la reazione dell Amministrazione? A pochi mesi dalla presa di coscienza del disastro ormai innescato scattaro- Lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato (AL) in una foto di inizio novecento. no le prime iniziative dell Amministrazione in forma di ordinanze: 1987: divieto dell impiego di lastre e manufatti in cemento-amianto; 1989: obbligo di osservare precauzioni nello smontaggio e rimozione delle coperture; 1995: obbligo per tutti i proprietari di censire i fabbricati presso l ASL; 1996: obbligo per chiunque effettui lavori di demolizione o rimozione dell amianto di ottenere un parere favorevole tecnico da parte dell ASL. Nel 1994 partirono le prime bonifiche per iniziativa comunale, con l acquisto prima dei magazzini e successivamente dello stabilimento Eternit con propri fondi per dare inizio ai necessari interventi per il recupero dell area. Il Comune di Casale si è poi fatto promotore di bandi a periodicità biennale mirati ad incentivare la rimozione di manti di copertura in cemento-amianto mediante contributi da erogare ai cittadini a parziale rimborso delle spese sostenute. I tre bandi del 2005, 2007 e 2009 hanno totalizzato domande per mq. di materiale. Cosa ci riserva l oggi e più ancora il domani? E finalmente partito e mi sembra stia procedendo con tempi accettabili il processo contro gli imputati di questa strage. Il Comune, che già si è istituito parte civile, intende percorrere ogni possibile strada per vedere risarciti anche gli ingenti danni subiti anche alla propria immagine. Verranno perseguite le opere di bonifica con azioni più coercitive nei confronti dei privati riprendendo lo slogan già proposto nel 1995 dobbiamo eliminare l amianto prima che l amianto elimini noi: dicci dov è. Parallelamente a queste azioni di bonifica il Comune si è fatto promotore unitamente alle autorità sanitarie e alle associazioni di familiari delle vittime di momenti di riflessione sulla ricerca scientifica di eventuali terapie in grado di contenere i decessi che a tutt oggi continuano a funestare questo disastro ecologico. Un impresa non facile come si può ben immaginare, ma da affrontare con determinazione almeno fino a quando non si avrà una chiara inversione di tendenza dell intero fenomeno: solo allora si potrà avere il conforto di essere vicini all uscita di quel malefico labirinto che ci ha imprigionati per molti, lunghi anni. Giorgio Demezzi Sindaco Casale Monferrato Un centro regionale per i rischi da amianto Con la Deliberazione del Direttore Generale della ASL AL n 1414 del 10/07/2009 si è compiuto l ultimo atto mirato alla realizzazione e organizzazione del Centro Regionale per la Ricerca, Sorveglianza e Prevenzione dei Rischi da Amianto. Lo stesso Centro che la Delibera della Giunta Regionale n del 03/08/2007 aveva inteso istituire a Casale Monferrato, in virtù dell esperienza che questa parte del territorio piemontese ha maturato, sia in ambito sanitario che ambientale, sulle tematiche connesse alla contaminazione da amianto. Gli obiettivi del Centro sono: la salvaguardia e la tutela della salute rispetto all inquinamento da fibre di amianto; la promozione della rimozione dei fattori di rischio riconducibili alla presenza di amianto; il sostegno a ricerca e sperimentazione nel campo della prevenzione e terapia sanitaria; la promozione di attività di ricerca e la sperimentazione di tecniche per la bonifica e il recupero dei siti contaminati; la promozione di iniziative di educazione ed informazione mirate a ridurre il rischio di esposizione a fibre di amianto. Per la definizione delle strategie di azione, la scelta delle attività da intraprendere e l individuazione delle priorità di intervento sono stati creati due Comitati (Strategico e Tecnico/scientifico) i cui membri sono di nomina regionale. Il Centro si trova presso l Ospedale S. Spirito di Casale Monferrato ed è diretto dal dott. Angelo Mancini, che ha lasciato la direzione del Dipartimento di Prevenzione della ASL per assumere la responsabilità organizzativa del Centro, affiancato dal dott. Pier Giacomo Betta, attuale direttore del Servizio di Anatomia Patologica dell ASO di Alessandria, cui faranno capo soprattutto le tematiche di natura clinico/sanitaria riconducibili al rischio amianto. L organico è completato dal dott. Claudio Rabagliati, esperto epidemiologo, dal personale tecnico Riccardo Bianciardi e Maura Deva, con la supervisione di Enza Minzocchi, oltre a Alessandro Gugole e Giancarlo Demaria, con ruoli amministrativi. Nei primi mesi, il Centro si è impegnato nell attuazione di alcuni progetti concordati con il Centro nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie infettive (CCM) del Ministero della Salute. E stato parte attiva nell aggiornamento del Piano regionale Amianto e ha effettuato una revisione della letteratura tematica che ha portato alla raccolta delle pubblicazioni scientifiche prodotta da autori piemontesi nel corso degli ultimi 30 anni. E in fase di ultimazione l allestimento di uno specifico sito internet dove gli utenti, oltre a una serie di informazioni di carattere generale sull amianto, potranno interagire direttamente con gli operatori del Centro attraverso un forum. Infine, stiamo lavorando alla stesura di un testo multilingue da distribuire a tutto il personale che opera nel settore delle bonifiche da amianto. E possibile contattare il Centro telefonando alla segreteria (0142/434711) o inviando un fax (0142/434712). Angelo Mancini

7 Speciale amianto 7 Anno I n. 1 - Maggio 2010 Che fortuna, una fabbrica a Cavagnolo! Lo stabilimento Saca, dalla ricchezza alla sofferenza Remigio Lazzaro, sindaco di Cavagnolo negli anni 70 e 80, racconta: I primi lavoratori assunti nello stabilimento della S.A.C.A. (Società Anonima Cemento Amianto) di Cavagnolo (aperto nel 1946 e in funzione fino al 1958) furono: Steardi e Pugno (i capi ), una decina di operai di Casale, il Frassetto, la Madamin d la SACA e un Crova che abitava dai Garino (quelli che facevano il vino). Dei Frassetto ce n erano tre che lavoravano lì: Antonio il papà (era minusié), Andrea (un meccanico) e il Pierino. Un operaio generico che aveva sposato una di Verrua Savoia, cugina del Venera, quello che andava alla SACA a prendere gli scarti dei manufatti, con cavallo da tiro e barosa, e li spargeva in giro sulle strade e nei cortili di Cavagnolo, su richiesta delle persone, per coprire buchi, livellare strade di campagna, e il sovrappiù nelle Bule del Dughera e chissà in quali altri posti. Poi arrivarono il Primo Sampò, il Gino Vallesio (Steardi, Pugno, Frassetto e Crova erano alloggiati al bar ristorante Italia). Nel 1947 la SACA aveva i capannoni dove c era una volta la segheria Paniati (dove facevano le eliche e che fu sabotata). Il muretto che c è ancora oggi in via Don Mussano era la cinta della segheria. Don Carlo Mussano, parroco di Cavagnolo, parlando con mio fratello Giovanni chiese se conosceva se Lo stabilimento S.A.C.A. - Eternit di Cavagnolo. qualcuno poteva coprire il ruolo di sacrestano. Io allora andavo a scuola a Quinto Vicentino e mi fecero venire qui a Cavagnolo, mi diedero l alloggio e cominciai a fare il sacrista (era il 1947). Sempre nel 47 mio fratello Giovanni si sposa e nel 48 va via dalla SACA e al suo posto entra Urbano. In quel periodo (47-48) ci saranno stati circa dipendenti e si costruivano ondulate, pezzi speciali (cappe, gomiti, curve). Testimonianze di lavoratori e abitanti di Cavagnolo, a cura di Beppe Valesio: Nel 1946 inizia la fase del lavoro alla SACA. La società viene costituita a Cavagnolo da due funzionari di Casale Monferrato, epurati perchè fascisti. Si trasferiscono qui e creano la fabbrica. Che meraviglia, che fortuna! Una fabbrica a Cavagnolo: vuol dire lavoro, guadagno sicuro, tutti i mesi, mica come in campagna, che basta una grandinata per rovinare tutta l annata. Siamo zona depressa, dateci un industria: eccovi la SACA. Come si è sparsa la voce, sono arrivati da tutti i paesi: hanno lasciato la terra e sono andati in fabbrica. Lì fanno un materiale nuovo, moderno, robusto come il cemento, ma più leggero e che non prende fuoco, praticamente indistruttibile. Si chiama eternit, e sa di antico, di importante, eterno. Per lavorare Panorama di Cavagnolo (TO) nel meglio qualcuno impasta il materiale con le mani, ma mica lo sa che è veleno, nessuno gliel ha detto. E così magari se ne stanno immersi fino alle gambe, a mescolare a braccia le fibre d amianto. Unico antidoto la pozione magica, un bicchiere di latte che si poteva portare a casa se non si beveva sul posto. E dal canale usciva una melma che tornava utile per coprire i cortili e le strade non ancora asfaltate. Le lastre sfilacciate potevano essere utilizzate per livellare il terreno: si sbriciolavano facilmente. I primi che sono morti non si sono neanche accorti che quel cancro era nato dal fango. Che quel miscuglio non fermentava come i nostri canali, le nostre rogge secche in estate. Nessuna zanzara, nessuna malattia. Non era salute, era la condanna, il destino segnato. La fibra dell amianto era il sottile filo delle parche, che segnava il confine tra la vita e la morte. Faticavi, aumentavi il ritmo del respiro, crescevano le boccate, e l aria piena di microfibre andava sempre più giù. I giovani dicevano che quella era la fabbrica della morte, e non ci volevano andare. Negli anni Ottanta, la fabbrica ha chiuso i battenti, e non escono più veleni. Non ci sono più tracce visibili, l area è stata bonificata, e sopra adesso c è un supermercato. Qualcuno aveva pensato di fare una piscina, ma per fortuna non è andata in porto. Restano però le ferite, nei polmoni, restano le narici violate da quei sottili fili di morte. Restano ancora le tracce del veleno compresso sulle nostre case. Chi ha lavorato, ha pagato. Chi ha lavorato lì, per quei quattro soldi, ha pagato con le sofferenze e con la vita. Gli altri, quelli che sulla pelle delle persone si sono arricchite, bè... vedremo alla fine del processo, forse Tratto dalla commedia Cavagnolo: 100 anni di Storia

8 8 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio Rompiamo il silenzio e diciamo basta amianto! Il 28 aprile è la Giornata mondiale delle vittime dell amianto Dal 2003, il 28 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Per questo, molte associazioni impegnate per mettere al bando l amianto in tutto il mondo hanno deciso il 28 gennaio 2005 in una grande assemblea durante il Mundial Social Forum a Porto Alegre, in Brasile, di celebrare nella stessa data anche la giornata mondiale delle vittime dell amianto. E a ben ragione. Proprio l Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che ogni anno i morti per tumori professionali costituiscano il 32% di tutte le morti causate da lavoro. Gli infortuni sul lavoro, per avere un metro di paragone, sono il 17%. Fra gli agenti nocivi tossici e cancerogeni, l amianto è stato sicuramente quello più utilizzato e, in larga parte del mondo lo è ancora. A tutt oggi, sono i morti per amianto nel mondo, che, sempre secondo l ILO, costituiscono un sesto della mortalità generale da lavoro. Si tratta di un disastro doloso, come recita l atto di accusa della Procura della Repubblica di Torino nel processo intentato contro i vertici della multinazionale Eternit. Non solo un disastro, ma anche un emergenza sanitaria e ambientale, anche per i Paesi che hanno messo al bando l amianto. Le morti da amianto continuano, con un picco previsto per gli anni , e i manufatti contenenti amianto sono ancora presenti in quantità enormi. In Italia, ad esempio, sono stati stimati in Giustizia per le vittime Eternit. Manifestazione AIEA davanti al Palagiustizia di Torino (6 aprile 2009). 32 milioni di tonnellate e ogni anno i morti arrivano a (1.300 solo di mesotelioma, certificati dall apposito Registro Nazionale). Ci rechiamo al Tribunale di Torino per ogni udienza del processo Eternit (di solito, una volta alla settimana), AIEA (Associazione italiana esposti amianto) siamo stati riconosciuti parte civile. Come le altre più di parti civili (singole vittime, associazioni, sindacati, enti locali) chiediamo giustizia per i lavoratori, i familiari dei lavoratori, i cittadini esposti che sono morti o si sono ammalati a causa della fibra killer. Chiediamo anche che il processo possa avere una conclusione in tempi ragionevoli, nonostante il grande numero di parti in causa. Chiediamo soprattutto alla società e alla politica che operino per il riconoscimento e il risarcimento delle vittime, che attuino quanto già le leggi stabiliscono in termini di sorveglianza sanitaria degli ex esposti, di bonifica dei siti contaminati, quindi che agiscano perché tali fatti non possano più ripetersi. Nel novembre 2009 abbiato tenuto a Torino una Conferenza nazionale non governativa (la seconda che facciamo: la prima si è svolta a Monfalcone nel 2004) perché lo Stato, dopo la grande conferenza del 1999 sembra essersi dimenticato dell amianto. E delle vittime, il cui Fondo stabilito in 30 milioni di euro, richiede da due anni l intervento di ministeri competenti (del Lavoro e dell Economia) per vedere la luce ed essere distribuito. Mancano ancora i risarcimenti previdenziali dei lavoratori ex esposti, ai quali dovrebbe spettare l anticipo della pensione. Solo una parte di loro, con fatica, ha potuto ottenerli. Bisogna anche eliminare l amianto sul territorio, affinchè non contamini o continui a contaminare i cittadini. Anche la sorveglianza sanitaria per gli ex esposti è sporadica, affrontata e praticata da poche ASL in tutto il territorio nazionale, e la ricerca medica per terapie efficaci per chi è stato colpito (e per chi lo sarà nel prossimo futuro) è lasciata, in gran parte, a enti e La fibra eterna organizzazioni non governative. Purtroppo, allo stato attuale, non possiamo fare che un amara constatazione: ciò che si riesce a ottenere in termini risarcitori, previdenziali, clinici e di bonifica dei siti contaminati è prevalentemente legato alle sentenze della Magistratura prima che all intervento delle altre istituzioni pubbliche. Il 28 aprile di quest anno vede un grande fermento di iniziative. L auspicio è che queste possano servire per rilanciare il problema e soprattutto la mobilitazione perché in Italia e nel mondo si dica finalmente BASTA AMIANTO! Fulvio Aurora segretario nazionale AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto) Nel 1901 l austriaco Ludwig Hatschek brevettò il fibro-cemento, battezzandolo Eternit, dal latino aeternitas (eternità). Nel 1902, Alois Steinmann acquistò la licenza per produrre eternit e, un anno più tardi, aprì lo stabilimento Schweizerische Eternitwerke AG a Niederurnen, in Svizzera.

9 Speciale amianto 9 Anno I n. 1 - Maggio 2010 Storia e prospettive dell AEA di Monfalcone Dal 1989 l Associazione Esposti Amianto si batte per i diritti delle vittime dell amianto La prima sezione dell Associazione Esposti Amianto (AEA) nasce nel 1989 a Casale Monferrato, nella città-simbolo dove era insediato il principale stabilimento italiano della multinazionale Eternit. Nel 1994, soprattutto grazie all operaio Duilio Castelli - coibentatore a bordo delle navi in costruzione presso il cantiere navale di Monfalcone - nasce, aderendo all AEA nazionale, l Associazione Esposti Amianto di Monfalcone. Gli obiettivi statutari sono l abolizione dell amianto, lo studio dei sostituti, la divulgazione dell informazione scientifica e delle esperienze compiute dai lavoratori e dalle popolazioni che si mobilitano per la bonifica e l eliminazione del minerale, la costituzione di parte civile nei processi in cui si rivendica il risarcimento di danni riconducibili all amianto. L AEA di Monfalcone, come molte altre associazioni analoghe, è composta da esposti (quasi tutti lavoratori dipendenti del cantiere navale), familiari delle vittime, cittadini sensibili alla questione. Solo in seguito alla costituzione dell AEA di Monfalcone, i giornali giuliani e triestini ( Il Piccolo e Il Messaggero Veneto ) cominciarono a interessarsi all emergenza, riportando i dati sulla mortalità e sull incidenza delle malattie asbesto-correlate sul territorio. Gli studi medici dimostravano quanto fosse grave la situazione e contribuirono a una forte presa di coscienza da parte della cittadinanza, che cominciò così ad associare la morte di molti lavoratori a tumori professionali dovuti all amianto e in particolare al mesotelioma. Questa neoplasia incurabile, dall ottobre 1979 al giugno 2002 era già stata individuata 215 volte all interno dell Ospedale di Monfalcone (in 159 casi si trattava di lavoratori dei cantieri navali). Il mesotelioma rappresenta però solamente una tipologia di morte cagionata dall amianto: se ampliassimo l analisi all asbestosi, ai carcinomi polmonari e agli altri tumori gastro-intestinali e laringei il numero di vittime salirebbe di varie centinaia nel solo Monfalconese. A fronte di questi dati, dalla fine degli anni Novanta l AEA di Monfalcone dedica la sua attività principale alla richiesta di verità e giustizia nei procedimenti penali aperti presso il Tribunale di Gorizia. A Monfalcone la quasi totalità delle cause presentate dai familiari delle vittime (e sostenute dall AEA) sono inoltrate contro i dirigenti di Fincantieri (allora Italcantieri) del periodo in cui i deceduti erano stati esposti. In questa situazione, il ruolo Cantiere navale di Monfalcone (1958). delle vedove è divenuto strategico. Soprattutto grazie a Rita Nadalino in Nardi, che inizia a svolgere un attività di sensibilizzazione delle famiglie che hanno subito il dramma di decessi riconducibili all esposizione all amianto, le vedove decidono di darsi un coordinamento all interno dell AEA per proseguire il porta a porta iniziato dalla signora Nardi. Per ottenere verità e giustizia nei Tribunali. Tuttavia, si ha l impressione che la Procura di Gorizia abbia attivamente sottovalutato il problema, con il rischio che tutto si risolva in prescrizioni, oblio, dimenticanza. La combattività dell AEA e dei familiari - attraverso sit-in, denunce, pubblicazioni, convegni, manifestazioni, invio di cartoline pre-stampate, incontro con il Presidente della Repubblica Napolitano - sta tentando di invertire questa tendenza. Negli ultimi anni si verificano alcune Il male che non scompare importanti novità dal punto di vista giuridico, anche se l aspettativa delle sentenze rimane ancora disattesa. Nel giugno 2008, il Procuratore Generale presso la Corte d Appello di Trieste (gerarchicamente superiore alla Procura di Gorizia) Beniamino Deidda ha preso l importante decisione - sollecitata anche dall AEA - di avocare a sè le indagini e di costituire un pool specifico sul tema. Poco dopo, è stato finalmente disposto il sequestro degli archivi di Fincantieri. Da qui nasce la possibilità che si giunga a una sorta di maxi-processo, non paragonabile per dimensione a quello di Torino ai danni dei vertici della Eternit, ma di grande importanza, considerato il coinvolgimento di centinaia di lavoratori deceduti. Ciò ha creato le condizioni affinché si modificasse anche la strategia difensiva dei dirigenti di Fincantieri (fino ad allora intransigenti nel negare ogni responsabilità), aprendo la possibilità a soluzioni extragiudiziali di risarcimento dei familiari delle vittime. Enrico Bullian referente scientifico AEA Monfalcone Le attvità dell AEA Visite e cure sanitarie gratuite per gli ex esposti. Obiettivo già raggiunto in Friuli Venezia Giulia; celebrazione dei processi penali (e civili) affinché si arrivi alle sentenze per le centinaia di fascicoli aperti presso la Procura di Gorizia; bonifica dei siti in cui è ancora presente l amianto. L AEA chiede l intervento delle istituzioni per attuare politiche di incentivazione allo smaltimento dell amianto; bando dell amianto a livello mondiale. Alla fine del 2000 l AEA ha sostenuto la pubblicazione dello storico Alessandro Morena, Polvere: storia e conseguenza dell uso dell amianto ai Cantieri Navali di Monfalcone. Il volume fa un excursus sulla questione amianto intervistando i protagonisti della vicenda, coniugando le fonti orali con la ricostruzione storico-archivistica. Dal settembre 2001 al 2006 l associazione ha organizzato lo spettacolo teatral-musicale Amianto mai più, con la partecipazione in maniera solidale e gratuita di molti/e artisti/e. Iniziative necessarie per attirare l attenzione dell opinione pubblica nazionale sui processi, al fine di evitare una valanga di intollerabili prescrizioni, che in parte sono già avvenute. Nel 2008 l associazione ha inoltre promosso la diffusione del libro dello storico Enrico Bullian, intitolato significativamente Il male che non scompare. Storia e conseguenze dell uso dell amianto nell Italia contemporanea. Uno strumento di lavoro utile a ripercorrere in ottica nazionale e internazionale le diverse tematiche legate alla tragedia. Al libro è allegato il dvd di Ferruccio Goia Amianto mai più: le officine della rovina, dedicato al caso di Monfalcone, che raccoglie le testimonianze di alcuni protagonisti diretti (operai, medici, famigliari), nonché alcuni spezzoni dell omonimo spettacolo.

10 10 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio 2010 Sardegna, la sfida della bonifica dell isola Ai ritmi attuali, l amianto sparirà da tutte le case sarde tra 339 anni Riconvertire Bagnoli per dare giustizia alle vittime In Campania i morti per amianto accertati finora sono 540 Inefficienza, spreco e disattenzione alle istanze e ai bisogni dei lavoratori e cittadini sardi. Fatta salva l attività del Centro operativo regionale (COR) della Regione Sardegna, queste le parole chiave per riassumere l approccio della lotta all amianto e a tutto ciò che provoca che si registra a vari livelli in Sardegna. La quantità di cemento e amianto presente nell abitato, pubblico e privato, del territorio sardo è stata stimata in circa tonnellate, pari a 7,5 m 2 per abitante. Ci sono poi chilometri di condotte in amianto della rete idrica, oltre 820mila pezzi di condotte prontamente fermate dal dm e in giacenza presso i magazzini dei consorzi e gestori delle reti idriche Sarde e oltre 470 km di condotte per l adduzione dell acqua potabile destinata al consumo umano variamente distribuita in tutta l isola. Oltre 850mila Sardi risiedono intorno e/o lavorano nei numerosi siti militari, industriali e in aree interessate dalla attuale e/o pregressa presenza di questo micidiale materiale cancerogeno. Dati ufficiali, purtroppo parziali e sottostimati, riferiscono di 13 nuovi casi all anno di mesotelioma maligno; le altre patologie asbesto correlate sono in linea con i dati nazionali. Per far fronte all emergenza sanitaria, ambientale e sociale, la Regione Sardegna sul finire del 2005 si è dotata di una buona legge (la 22 del 2005) e a questa ha dedicato nel periodo 2006/2011 un finanziamento complessivo di oltre 48 milioni di euro (29 sino a tutto il 2009). Un impressionante quantità di denaro pubblico se si confronta il dato con gli spiccioli impegnati per la stessa lotta all amianto da altre Regioni oppure dallo stesso governo nazionale che, con la legge 244/2007, ai commi da 240 a 243, impegnava la somma, ridicola al confronto, di 5 milioni di euro per il co-finanziamento delle bonifiche degli edifici pubblici... in tutto il territorio nazionale. Sebbene sia stato previsto il finanziamento della bonifica, per gli edifici pubblici al 100% (4,8 milioni all anno) e per i privati il co-finanziamento del 40% e fino a euro (3,2 milioni all anno), non è stata attuata - nè prevista - una strategia di interventi supportata da un adeguato protocollo di intesa tra Regione, enti locali, bonificatori e gestori delle discariche. Intanto, con la crisi che attanaglia i lavoratori e Il logo dell associazione AIEA. i cittadini, i prezzi delle bonifiche sono cresciuti senza alcun controllo e molti preferiscono il fai da te. Per bonificare un tetto di un pollaio di soli 10/15 m 2 occorrono oltre euro+iva, per un cassone di riserva idrica da 300 litri: euro+iva. Per lo stesso cassone, nella delibera di concessione dei contributi, è scritto che il prezzo giusto è 120 euro... Dei fondi disponibili per il co-finaziamento delle bonifiche a carico dei privati è stato speso solo l 8%. Da un analisi dei dati regionali fatta dall AIEA Sardegna, con i ritmi attuali, per eliminare l amianto dalle case della Sardegna, occorreranno circa 339 anni! Tristemente famosa è l enorme discarica abusiva di Arborea (OR) che a breve verrà abbandonata al suo destino dall impianto pirolitico per la cosiddetta inertizzazione, che qui ha testato il proprio ciclo di funzionamento - con i soldi dei Sardi - per tornare in Lombardia, a Montichiari (BS), a supporto di altri tre forni che opereranno a ben altre temperature, quantità e qualità di materiali in cemento-amianto. L inefficienza e la disattenzione ai diritti e ai problemi sanitari dei lavoratori Sardi ex esposti all amianto trova la massima concretizzazione nel rimpallo di responsabilità tra ASL e Regione per la mancata attivazione della sorveglianza sanitaria, anch essa finanziata con 1,5 milioni di euro al 2009 e formalmente partita il 14 maggio 2008, ma nei fatti, a tutt oggi, inattuata. Salvatore Garau presidente AIEA Sardegna Associazione Italiana Esposti Amianto Quella dell amianto è una storia antica, drammatica,che ha segnato la vita e le coscienze di tanti lavoratori e di intere comunità territoriali. Uomini e donne, lavoratrici e mogli colpevoli di aver lavato per anni le tute dei propri mariti. 540 vittime a Bagnoli. Per ultimo, purtroppo solo cronologicamente, si è spento Natale Capuano, storico delegato sindacale. Il processo Eternit di Torino è una svolta epocale, per i lavoratori e l intera società. Si tratta di affermare la giustizia e il diritto, per una sentenza equa ed esemplare, un risarcimento materiale e morale (come non ricordare le mortificanti processioni per le schermografie, per poi sentirsi dire dai tecnici dell Inail hai la S1: smetti di fumare ). Per avere uno slancio maggiore negli sforzi sempre più consistenti per la ricerca e la bonifica dei tanti focolai di inquinamento da amianto. L azione del Sindacato e poi della nascente Associazione incalzerà le Istituzioni locali per un monitoraggio del tasso d inquinamento intorno alla fabbrica di Bagnoli. Il processo di bonifica è una grande opportunità che la politica e le istituzioni non hanno ancora colto e valorizzato pienamente. Perché credo che il modo migliore di ricordare, rispettare e risarcire chi ha patito tanti lutti, sia quello di assicurare uno sviluppo salubre, sostenibile dal punto di vista ambientale e della qualità della vita, in grado di dare risposte ai giovani, ai bisogni che l area flegrea esprime. La costituzione di parte civile della Fillea e della CGIl, della Regione Campania e della Provincia di Napoli va in questa direzione. Per recuperare decenni d illegalità che hanno coinciso con i decenni di attività dello stabilimento Eternit (sorto nel 1938). Una fabbrica inserita in un triangolo interdipendente, tra l Italsider, prima Ilva (1905), e la Cementir (1954), dall acciaio, alla loppa, al cemento al fibroamianto. A monte di quello che sarà il più grande processo sulle morti bianche d Europa, c è una storia enorme fatta di battaglie contro l amianto nel Paese, che a Bagnoli per la Campania ha il suo emblema. I miei ricordi e i miei vissuti sono dell ultima fase della fabbrica, quella della chiusura, del fallimento e delle grandi lotte per tutelare i giovani che erano entrati al lavoro con il processo di prepensionamento alla fine degli anni Settanta e che non si basava (e qui ci sono limiti anche nostri, del Sindacato) su un programma concreto di riconversione e diversificazione produttiva. Una storia che passa attraverso la presa di coscienza di lavoratori e sindacato del rapporto tra lavoro-sicurezzaambiente. La salute in fabbrica, il lavoro pesante, la polvere, il rumore, molto spesso diventavano merce di scambio con il salario. Anche questa è illegalità, che ancora oggi si perpetua nelle pensioni indecenti che quei lavoratori percepiscono. E degli anni Settanta il salto di qualità nelle lotte rivendicative del sindacato e dei lavoratori, quando le condizioni di lavoro e i diritti alla sicurezza e alla salute assumono una forte centralità. Si comincia ad affermare una cultura anti-amianto all interno e all esterno della fabbrica di Bagnoli. Si ottengono i primi risultati, i primi interventi sugli impianti. Anche il sindacato comincia a recuperare credibilità, con l azione rivendicativa e di tutela del patronato INCA. Le lotte operaie dopo la chiusura dello stabilimento Eternit nel 1985 assicurano i benefici della legge 257/92, con il bonus previdenziale per anticipare la pensione e la ri-occupazione di tanti giovani attraverso la legge GEPI. Oggi la fabbrica non c è più, è stata rasa al suolo dalle ruspe per riconvertire l area di Bagnoli. Un pezzo di storia, triste, non c è più. Gioiamo se una nuova e più bella storia vivrà. Dalla collina di Posillipo non si intravvedeva il bel mare di Nisida per le nubi del Cementir, della Eternit e dell Ilva. Ci auguriamo che da quella collina possa ora apparire un futuro meno industrialista forse, ma di benessere salubre, di recupero dellla ricchezza mare, di risorse ambientali di straordinaria bellezza, di sviluppo sostenibile. Il bel libro di Ermanno Rea, La dismissione (Rizzoli, 2002), ben rappresenta la sfida posta dalla de-industrializzazione di Bagnoli. Se la si vince, anche le vittime dell amianto avranno più giustizia. Giovanni Sannino segretario regionale Fillea CGIL Campania (già dipendente Eternit)

11 Speciale amianto 11 Anno I n. 1 - Maggio 2010 Il lento e silenzioso disastro barese La Fibronit, attiva a Bari dal 1935 al 1989, lascia una ferita ancora aperta La città di Bari, come altre città del Nord e del Sud d Italia, è stata colpita dai diversi drammi legati all amianto: quelli di maggiore gravità sono causati dalla presenza della Fibronit, la fabbrica di manufatti in cementoamianto, attiva dal 1935 al La tragedia non riguarda soltanto gli operai e gli impiegati che sono stati sottoposti all inalazione delle fibre d amianto per motivi professionali, ma ha colpito e continua a colpire i cittadini baresi, persone che non hanno mai avuto un legame diretto con l amianto contraggono una terribile malattia: il mesotelioma pleurico. Fino a qualche decennio fa tale tumore era considerato di tipo esclusivamente professionale e la sua insorgenza indica una sicura esposizione all amianto, come riferisce la quasi totalità del sapere biomedico. L esposizione può risalire anche a trenta/quarant anni prima, dato il lungo periodo di latenza. A partire dagli anni Sessanta l area di Bari in cui era stata collocata la fabbrica è stata interessata da un forte sviluppo edilizio: grandi palazzi, scuole di diverso ordine e grado, attività commerciali e servizi negli anni sono sorti nelle immediate. L area Fibronit oggi appare al centro di tre tra i più popolosi quartieri dell area cittadina, ma la sua presenza, come un inquietante ombra oscura in questa città di sole e di mare si estende, in termini di inquinamento ambientale e di morti, ben oltre la cosiddetta zona rossa, ovvero l area cittadina avente un raggio di circa 1 chilometro a partire dallo stabilimento. I primi studi relativi alla pericolosità dell inalazione delle sottilissime fibre d amianto per l uomo risalgono alla fine dell Ottocento, tuttavia il grande successo ottenuto dall utilizzo del cemento-amianto e il suo largo impiego nei settori più disparati, ha favorito la logica del profitto di pochi ai danni della salute di molti. A metà degli anni Settanta, gli operai della Fibronit di Bari, ancor prima di Casale Monferrato, ottennero un indagine giudiziaria che constatò la mancanza delle più elementari norme di sicurezza sul lavoro, già denunciate dal movimento sindacale. All epoca, e per molti anni ancora, quasi nessuno parlava dell inquinamento ambientale provocato dalla Fibronit. Eppure, l inquinamento è stato significativo, se si pensa che è cominciato con l inizio dell attività della fabbrica e si è protratto ben oltre la chiusura Lo stabilimento Fibronit di Bari. Manifestazione a Bari per riqualificare l area Fibronit. Dare voce alla memoria delle comunità colpite dall amianto Il 10 marzo 2010, a Casale Monferrato, è stata costituita l associazione culturale Voci della memoria. È nata dalle sensibilità di cittadini del Casalese provenienti da percorsi culturali e professionali differenti che, protagonisti loro malgrado dello scempio in termini ambientali e di vite umane perpetrato dall amianto nel loro territorio, vogliono promuovere la conoscenza delle tematiche relative all amianto. Uscendo dalla propria realtà locale e, nel contempo, invitando alla condivisione di esperienze diverse, ma dagli effetti altrettanto deleteri, le comunità del resto d Italia. Per raggiungere quest obiettivo, Voci della memoria intende organizzare iniziative con enti, associazioni e comitati, sul territorio casalese e non, coinvolgendo tutta la società civile. Nel primo mese di attività, l associazione ha organizzato a Roma una serie di incontri tra Bruno Pesce, rappresentante del Comitato Vertenza Amianto ed esponente dell Associazione Famigliari Vittime Amianto, e gli studenti di un isitituto superiore. Al di fuori degli abituali canali istituzionali. Per essere libera, apolitica, ma fortemente motivata a non far dimenticare gli errori dell uomo, affinché non si debbano ripetere mai più. Chi volesse iscriversi all associazione, oppure ricevere informazioni sulle prossime iniziative, può telefonare al 392/ o della stessa, avvenuta nel I lavori di messa in sicurezza del soprasuolo (capannoni e tetti logorati dall usura del tempo e degli agenti atmosferici, rifiuti e materiali residui) sono iniziati alla fine del 2005 e terminati soltanto nell estate del Dopo la mobilitazione della popolazione residente e le lotte di varie associazioni ambientaliste riunitisi nel Comitato Cittadino Fibronit, sorto per la messa in sicurezza, l inedificabilità e la riconversione a Parco Urbano e verde pubblico dello stabilimento Fibronit. Nel 2008 a Bari si è costituita l Associazione Familiari Vittime Amianto: una rete di relazioni per dare conforto, sostegno, ma anche indicazioni pratiche a coloro che scoprono di avere i polmoni pieni di amianto per esposizione professionale e ambientale. Con lo scopo di sensibilizzare e rendere consapevole l opinione pubblica. A tal proposito è stato istituito un Centro di ascolto presso la Parrocchia di San Sabino. L associazione ha contatti diretti con quella di Casale Monferrato, in quanto uniti nella lotta all amianto e accomunati dalla stessa tragedia che gli effetti patologici dell amianto producono: una lunga catena di persone colpite dal mesotelioma pleurico. Agata Mazzeo inviare un all indirizzo info@vocidellamemoria.org. Marco Rossi presidente ass. Voci della memoria Il logo dell associazione casalese.

12 12 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio Nel centro di Lugano, cento statue per cento morti Le celebrazioni in Svizzera per la Giornata delle vittime dell amianto Cento frammenti di corpi realizzati in gesso e materiale edile sono disposti con lo stesso ordine delle tombe in un camposanto ed emettono suoni che trasportano il visitatore dai rumori della fabbrica e del baccano dei cantieri, ai pianti di sofferenza per la malattia fino al silenzio della morte. Con questa installazione artistica, esposta nel centro di Lugano per la quinta Giornata mondiale delle vittime dell amianto, vengono ricordate le persone, 100 in Svizzera e 100 mila nel mondo, che ogni anno muoiono a causa dell amianto. Realizzata dagli artisti ticinesi Luigi Boccadamo, Diego Giabardo e Roberto Mucchiut, 100 Morti per l amianto è un contributo del sindacato Unia (la più grande organizzazione di salariati in Svizzera) alla campagna della Federazione dei sindacati dell edilizia e del legno che viene lanciata il 28 aprile di messaggi esplicativi, vuole innanzitutto essere uno strumento didattico, ma anche indurre il visitatore a riflettere sulla tragedia dell amianto. Una tragedia del passato e del presente. E una bomba per il futuro. La scelta di installarla in pieno centro città, in Piazza della Riforma, sottolinea il bisogno che l opinione pubblica prenda coscienza del problema. Anche per questo, il sindacato Unia ha deciso di dedicare alla questione delle vittime dell amianto e, più in generale, quella delle vittime del lavoro, una serie di iniziative, nel quadro della Festa dei lavoratori In particolare, oltre alla citata mostra, è stata organizzata a Lugano per il 30 aprile la conferenza pubblica Testimoni della strage dell Eternit, dove tra gli altri saranno presenti Bruno Pesce (da Casale Monferrato), Franco Basciani (un ex operaio italiano di uno stabilimento Eternit in Svizzera) e l oncologo e Niederurnen, sede di una delle due fabbriche svizzere dell Eternit Una campagna per rivendicare un risarcimento corretto di tutte le vittime, la messa al bando dell amianto a livello mondiale, l impegno a evitare che una tragedia simile si ripeta e una protezione efficace per chi oggi rischia l esposizione. La mostra, corredata da una ventina ricercatore Franco Cavalli. Il tema ritorna infine anche nei discorsi del Primo maggio e nella festa conclusiva, con l esibizione di quattro gruppi musicali che si distinguono per l impegno in battaglie sociali e sindacali. Tra loro, il cantautore italiano Fabrizio Varchetta e i Modena City Ramblers. La preparazione dei busti in gesso per la mostra 100 Morti per l amianto. La Svizzera e l Eternit In Svizzera un processo penale come quello in corso a Torino sarebbe impensabile poiché, secondo la legislazione elvetica, i termini di prescrizione dei reati decorrono dal momento dell esposizione all amianto e non da quello in cui viene scoperto il danno, cioè la malattia. Numerose sono però le cause civili che hanno portato al riconoscimento di una serie di diritti per le vittime. Una, pendente, è stata inoltrata contro l Eternit nel cantone Glarona (Svizzera centrale), dove ha sede uno dei due stabilimenti elvetici della multinazionale dell amianto (l altro è a Payerne, nella parte romanda del Paese) in seguito alla morte per mesotelioma di ex lavoratori della fabbrica e di un residente. Anche in Svizzera, infatti, si muore di amianto. E molte vittime sono proprio gli ex dipendenti dell Eternit (un tempo più di 1000, oggi meno di 500). Ufficialmente, vengono riconosciuti una settantina di morti e 200 malati, ma secondo alcune fonti sarebbero almeno il doppio o addirittura il triplo. Questo non impedisce però all azienda (che ancora oggi sulla vicenda dell amianto si barrica dietro un impenetrabile muro di silenzio) di presentarsi sul suo sito internet come paladina della qualità e dell innovazione. Claudio Carrer giornalista sindacato Unia Svizzera

13 Speciale amianto 13 Anno I n. 1 - Maggio 2010 Una ricerca di psicologia clinica a Casale Monferrato Casale Monferrato ha ospitato del danno subito, la progressiva sensibilità delle istituzioni, Comune di Ca- per ottant anni la lavorazione dell amianto nello stabilimento Eternit. E l incauta e Piemonte - sia stato determinante nel sale, Provincia di Alessandria, Regione irresponsabile diffusione sul territorio promuovere un circuito virtuoso. Con delle fibre e degli scarti di lavorazione l idea che, partecipare ad azioni collettive e chiedendo aiuto a persone com- del minerale altamente cancerogeno è responsabile dell enorme numero di petenti per avere informazioni, potesse vittime per mesotelioma pleurico, tumore che colpisce irreversibilmente quella di sperimentare un area di liber- svilupparsi una particolare capacità: i polmoni. Da tempo è opinione condivisa che la diffusione del mesotemente in balìa degli eventi. In questo tà di azione, per non sentirsi completalioma a Casale non presenta soltanto modo, si è espresso a Casale e nel territorio limitrofo, un adattamento am- una componente clinica e scientifica, ma anche un forte aspetto socio-ambientale. La popolazione casalese è, adeguate e a un discreto controllo sulle bientale, associato a relazioni sociali infatti, calata in un esteso dramma situazioni problematiche. In altri termini, si è potenziata una forma di ra- collettivo, consapevole che l incidenza del tumore proseguirà per decenni. zionalità, bene espressa dalla capacità Da questo assunto ha preso il via, nel di produrre azioni adeguate al risarcimento per compensare il danno subi- 2006, un indagine conoscitiva degli aspetti psicologici a livello clinico sulla comunità colpita dal mesotelioma. problem solving. Ma, la domanda to: un processo psicologico noto come L indagine, che si è conclusa nel 2008, successiva cui si è orientata la ricerca è è stata condotta dal gruppo della dottoressa Antonella Granieri, professore cologico e l espressione delle emozioni stata: quanto l ascolto e il sostegno psi- di Psicologia Clinica all Università di dei malati e dei loro congiunti hanno Torino e psicoanalista della Società trovato un luogo dove essere raccolti Psicoanalitica Italiana. La ricerca ha ed elaborati. Si è passati dall elemento avuto come fine ultimo quello di individuare i fattori di diagnosi, prognosi ma strettamente personale dei singoli di denuncia (il mesotelioma) al dram- e cura psicologica per coloro, individui e famiglie, toccati direttamente con metodi scientifici. cittadini, da anni silente e inesplorato dalla malattia o esposti in maniera Nei racconti dei familiari delle vittime permanente al rischio di contrarla. La è spesso emersa una difficoltà nel mostrare i sentimenti, addirittura negando ragione purtroppo è semplice quanto dolorosa: in situazioni esponenzialmente traumatiche le soluzioni di to dell eventuale e infausta diagnosi e il rischio mesotelioma, sino al momen- accoglimento, sostegno e cura psicologica latitano. Per una questione culturale quelle soluzioni faticano a farsi largo nel pensiero comune. A Casale non è stato diverso. E il decollo dell indagine non è stato facile, anche se i risultati finali hanno compensato le iniziali difficoltà. Oggi sappiamo che, a lato di una patologia ancora incurabile e dagli aspetti multifattoriali, sta emergendo nella terapia la centralità dell aspetto psicologico verso il paziente, la sua famiglia e l ambiente sociale. L interpretazione dei risultati della ricerca fa ipotizzare che a Casale il sostegno di natura sociopolitico - in primis, l intervento dei sindacati Cgil, Cisl e Uil con le loro battaglie per il riconoscimento A Casale, un gruppo multifamiliare per sentirsi meno soli. una conseguente sofferenza psicopatologica più o meno marcata. La comunità casalese, modificata dal trauma, necessita dunque di servizi specialistici in grado di accogliere e curare gli aspetti di sofferenza legati alla patologia cancerogena: uno spazio di espressione ed elaborazione del proprio disagio al fine di mentalizzarlo con il risultato di non percepirsi più del tutto impotenti. Sulla base di questo primo studio esplorativo - da cui si sono ricavati indispensabili dati scientifici sull impatto che Il gruppo multifamiliare Non è sufficiente prenderne coscienza per produrre un cambiamento; è necessario ottenere certi cambiamenti perché si possano aprire spazi mentali per poter pensare e quindi per poter cambiare. Garcia Badaracco un trauma continuativo ha sulla comunità (paura di ammalarsi, centinaia di lutti, ecc.) - si è progettato un servizio rivolto agli abitanti con una metodologia gruppale, in grado di estendere al maggior numero di persone possibile un percorso terapeutico. Il gruppo multifamiliare, avviato per la prima volta lo scorso 20 aprile, è sembrato lo strumento più adatto per permettere tale elaborazione. A. Granieri, C. Barbasio, F. Ferrero e L. Giovannelli Nell ambito della promozione e della tutela della salute a Casale, quest anno prende il via il progetto di ricerca Un intervento psicologico nella comunità casalese colpita da mesotelioma, diretto da Antonella Granieri. Al suo interno viene sperimentato come strumento psicoterapeutico elettivo il gruppo multifamiliare, in virtù delle sue caratteristiche clinico-metodologiche già testate all estero, in particolare in Argentina. Nello specifico, quello multifamiliare è un gruppo allargato, eterogeneo rispetto alla diagnosi, che si riunisce una volta alla settimana per novanta minuti. In un ottica psicoanalitica. Per questi motivi, rappresenta il contenitore psico-affettivo più adatto per lavorare sulle situazioni di crisi che coinvolgono un ampio numero di persone. Al suo interno si possono elaborare la sofferenza e la rabbia che la malattia oncologica produce sul paziente, sulla famiglia e sulla paura legata al contagio che si è diffusa nella comunità. Durante gli incontri i conduttori lavoreranno costantemente per attivare e stimolare progressivamente la capacità di ognuno alla tolleranza delle emozioni, capacità (simbolizzazione, elaborazione, mentalizzazione) che la persona non può utilizzare se non riesce più a convivere con le proprie emozioni. A seguito del trauma è possibile che la persona non riesca più ad accedere a queste risorse che possono essere state congelate e dissociate dall impatto che il trauma (in questo caso, la malattia oncologica) ha avuto sulla persona e sulla sua famiglia. Queste emozioni sono caratterizzate da un intensità eccessiva, difficile da affrontare, proprio per l imprevedibilità, l incomprensibilità e la drammaticità dell insorgere della malattia. Il clima emozionale in cui si svolgono gli incontri permette di sviluppare la capacità di pensare. Si accresce così progressivamente una conoscenza emotiva nuova, condivisa, che permette di riscoprire le proprie e altrui emozioni e di esprimerle al fine di elaborare l evento traumatico e la sua intensità. Questo consentirà, con il tempo, di individuare condotte più funzionali alla nuova condizione di malattia e raggiungere un senso progressivo di sviluppo, una maggiore integrazione della personalità e un maggiore equilibrio emozionale, nel rispetto di un dolore non neutralizzabile. I conduttori devono cercare di articolare ciò che le diverse persone dicono (l Altro evoca proprie parti inconsce: ascoltando l altro si impara ad ascoltare se stessi), trovando di volta in volta un filo rosso tra gli interventi con la funzione di moderatore e di contenitore. Restituendo al momento opportuno al gruppo che cosa si è elaborato, trasmettendo ai partecipanti, anche al di là delle parole, una sicurezza che può mantenersi solo con la partecipazione al clima di fiducia e solidarietà nel gruppo. Si è così incoraggiati a esprimersi davanti agli altri anche su temi dolorosi da condividere. Questa forma di solidarietà socio-terapeutica è uno dei motori di cambiamento in grado di aiutare tutti a vivere meglio. Nel gruppo multifamiliare si impara a contare sull altro e a non sentirsi soli. Si inizia a pensare insieme ciò che non si riesce a pensare da soli: il disagio, il dolore, la rabbia, la paura dell ignoto sulle proprie condizioni fisiche. Pensare insieme la malattia oncologica e la sua proliferazione permette progressivamente di dare un significato condiviso alla sofferenza. A. Granieri e F. V. Borgogno

14 14 Speciale amianto Anno I n. 1 - Maggio Un business duro a morire Canada, Brasile e Russia continuano ancora oggi a estrarre ed esportare amianto Canada Alla luce di un passato tragico e di un futuro ancora drammatico, con la stima di 500mila vittime dell amianto in Europa entro il 2029, ci si aspetterebbe che la produzione di questa fibra assassina nel mondo fosse in costante, se non completa, dismissione. Ma non è così. L estrazione e la lavorazione dell amianto nel mondo sono oggi in leggera crescita, grazie soprattutto alla richiesta di Paesi in forte sviluppo come Cina e India. Molti Paesi, infatti, ancora tollerano e persino promuovono l uso dell amianto: la valutazione del rischio per la società e per l ambiente continua a rispondere più all interesse economico degli investitori che al principio della sicurezza per tutti. Esistono dei luoghi del mondo, dove il conflitto tra interessi economici e disastro sociale e ambientale é più eclatante e visibile. È ciò che accade in Canada, in Brasile e in Russia. Il Canada é oggi l epicentro di un dramma che dura da un secolo: passato dall essere il maggior esportatore mondiale alla fine degli anni 80, é ora il quarto produttore mondiale con l estrazione di tonnellate nel Il 97% viene immesso sui mercati dei Paesi in via di sviluppo dove l amianto non é bandito (Corea del Nord, Brasile,Tailandia, India, tra gli altri). La teoria dell uso controllato o responsabile dell amianto fa ancora oggi proseliti in Canada ed é difficile trovare un dibattito aperto, anche all interno della comunità scientifica, sul tema della nocività dell amianto. La teoria si basa sulla convinzione che nei Paesi in via di sviluppo esistano tutele lavorative e tecnologiche per ridurre la polvere dell amianto sotto i livelli di guardia. Il governo inoltre sostiene che l amianto canadese, crisotilo o amianto bianco, non sia particolarmente cancerogeno. La lobby canadese del crisotilo (Istitut du Chrysotile) é molto attiva nell incoraggiare l uso dell amianto in quei Paesi che ancora non dispongono di una legislazione in merito. Per ben due volte ha tentato per via legale attraverso il WTO (World Trade Organization) di fermare la messa al bando dell amianto in Europa, entrata poi definitivamente in vigore all inizio del Le istituzioni canadesi intervennero nel 1984 in Thailandia, contro la Francia attraverso il WTO nel 1996, in Sud Corea e in Brasile nel Il Canada é intervenuto ben 120 volte in 60 Paesi per fare pressione sulle istituzioni locali al fine di mantenere la produzione amiantifera. Sul fronte interno, resta il dato ufficiale che presso gli uomini del Quebec si registra il quarto tasso mondiale di incidenza del mesotelioma, mentre per le donne é la prima e più alta incidenza di malattia al mondo. Sarnia, in Ontario - dove ogni settimana si registra un nuovo caso di patologia collegata all amianto - é la prima comunità in Canada ad aver chiesto al governo di fare un passo indietro. La cava di amianto di Minacu, in Brasile. te movimento anti-amianto. Dal 2000, su spinta del sindacato e del partito vicino ai lavoratori, in sempre più municipi e regioni l amianto é stato bandito. In molte occasioni, però, il sistema lobbistico dell industria amiantifera si è preso la rivincita: come nello Stato di San Paolo, con la sospensione della legge regionale di messa al bando Pubblicità di Ban Asbestos Canada. della fibra, nell agosto In Brasile, la situazione é scottante, con omicidii di ispettori del lavoro e intimidazioni. Il bando nazionale della fibra era nell agenda del presidente Lula fin dall inizio del suo mandato nel 2003, me si é poi trasformato in un campo di battaglia politico lacerante, determinando la totale stasi del governo. Molta dell incertezza che ancora condiziona la posizione ufficiale del Brasile si basa sul lavoro dei lobbisti e delle multinazionali, in un sodalizio con il Canada e con il suo Istitut du Chrysotile che si protrae da tempo. In Brasile, l Eternit opera da diversi decenni, con un giro d affari oggi intorno ai 430 milioni di reais (180 milioni di euro). Il pericolo dell esplosione all amianto é acuito dall incontrollabile proliferare di migliaia di piccole aziende di trasformazione dell amianto, per un comparto che conta addetti. Russia Insieme al Canada, la Russia è stato il maggior estrattore d amianto del XX secolo, con estese cave nella regione dei monti Urali, attive dal La Russia diventò il primo Paese estrattore di amianto nel 1975, con una costante crescita fino al La produzione di amianto russo crollò negli anni 90, con il disfacimento dell Unione Sovietica, per poi tornare a grandi livelli produttivi con l arrivo del capitalismo. Nonostante la Russia e il Kazakistan insieme producano oggi la metà dell amianto mondiale, nessun dibattito sulla pericolosità della fibra ha mai accompagnato la sua sua escalation industriale. In seguito al bando della Comunità Europea, la Russia di Putin ha instaurato una commissione di esperti per indagare la materia, ma il loro lavoro si è risolto nel 2002 con un inappellabile difesa dell amianto. La più grande cava d amianto del mondo, Uralasbest, si trova sul versante orientale della catena degli Urali centrali, a 80 km dalla città di Ekaterinburg. Il giacimento, che si sviluppa per una lunghezza di 11 km, fornisce un milione di tonnellate di prodotto all anno: un quantitativo tale da soddisfare, oltre al fabbisogno interno, la domanda estera in una quarantina di Paesi. Le condizioni di lavoro non contemplano alcuna precauzione per proteggere i minatori dalle fibre. Ad Uralasbest nes- La cava russa di Bazhenovskoye, nei monti Urali. Brasile In Brasile, oggi quinto produttore mondiale e primo dell America Latina, la produzione di amianto, importato ed estratto principalmente nella regione di Goias, ebbe un incremento sostanziale nel decennio che seguì il golpe militare del Nel Paese latinoamericano, il bando dell amianto é locale; a livello nazionale il potere dell industria amiantifera si impone ancora sulle scelte politiche nonostante la presenza di un importansuno crede che l amianto possa nuocere. Niente sembra muoversi in Russia per una messa la bando dell amianto. Si prevede che la riserva di Uralasbest garantisca la produzione, con i ritmi attuali, per oltre 140 anni. Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller registi di Il grande processo all amianto - La neve anche d estate

15 Lavoro e cultura 15 Anno I n. 1 - Maggio 2010 D Alatri, dare una storia a una morte bianca Il film Sul mare, tratto dal romanzo In bilico sul mare, ha per protagonista un ragazzo, Salvatore che, oltre a fare il barcaiolo, lavora in un cantiere edile. L idea di una storia che parli anche di sicurezza e rischi sul lavoro comincia con una semplice domanda: perché si chiamano bianche le morti di chi perde la vita lavorando? La ricerca etimologica non porta a risultati precisi, però lascia spazio a interpretazioni che riguardano i significati non voluti, inconsciamente scelti da chi per primo, chissà chi, ha usato il termine bianco per questi incidenti. Bianche sono anche le morti dei bambini in culla: bambini sani, che stanno bene e che vengono trovati morti improvvisamente e inspiegabilmente. Bianca è la vedova che ha il marito lontano, anche se vivo: un marito assente. L arma bianca è un arma generica, che può essere un pugnale, ma anche uno strumento che non è nato per ferire. Un fil di ferro stretto intorno al collo di una vittima, un cacciavite. Bianco è qualcosa che è, ma può anche non essere. Bianco applicato alle morti sul lavoro potrebbe voler esprimere un concetto di imprecisione sulle cause delle morti. Cioè sulle responsabilità. Sono morti che succedono, non si sa bene perché, per colpa di chi. Nella realtà i problemi vanno dall insufficienza dei controlli, al ricatto da parte del datore di lavoro che mette a tacere ogni protesta del lavoratore, specie se in nero o nero, con poche parole: Se non ti sta bene, dietro di te c è la fila per avere questo posto. Ma tutto questo lo raccontano con incisività e dovizia di particolari le statistiche e gli esperti del settore. Quello che possono fare invece uno scrittore o un cineasta è sommare al pezzo della realtà che può essere raccontato nello spazio limitato di un film o di un romanzo, la poesia, l emozione, il sentimento. Possono dare a una morte bianca, una vita, prima. Un esistenza felice, intensa, dolorosa, amorosa. Una storia insomma. Perché se i saggi e le statistiche informano e formano le coscienze, le storie e le emozioni le tengono accese. Aiutano a non dimenticare. E la dimenticanza, il passare ad altro, l oblio sono la causa comune a tutti i problemi irrisolti, sia sul piano sociale che personale. Ecco perché l esperienza di Sul mare è stata importante. Tentare di portare il focus di questa problematica all interno di una storia d amore giovanile, così come già suggeriva l opera letteraria, è stato vissuto da noi come il tentativo di secolarizzare una tematica altrimenti relegata abitualmente a uno status ideologico, o da denuncia sociale, o militante. Formule che spesso allontanano gli spettatori e premiano soltanto chi già condivide quelle posizioni. Cioè una minoranza. Fatta questa scelta, diventava palese che l investimento produttivo non poteva essere quello tradizionale e siamo stati stimolati a cercare soluzioni artistiche e produttive coraggiose: un cast di bravi attori, ma sconosciuti, tecnologie digitali e un piccolo gruppo di lavoro mosso da grande entusiasmo e passione. Nonostante tutto questo, incluso un importante impegno distributivo da parte della Warner Bros, il film non è riuscito a raggiungere ampi settori di pubblico. E dire che sotto il profilo artistico era riuscito a ottenere una buona maggioranza di critiche positive, in Italia e all estero, ed era stato ampiamente apprezzato da tutti quelli che lo avevano visto. Segno che ancora molto c è da interrogarsi sulla strada dell impegno coniugato al mercato. In qualche modo, anche questo è un problema da affrontare nell ambito del mondo del lavoro. Quello dello spettacolo e della cultura. Anna Pavignano, scrittrice Alessandro D Alatri, regista Cinema documentario e lavoro sicuro Quando nel 2007 la Film Commission Torino Piemonte e la Regione Piemonte annunciavano la nascita del Piemonte Doc Film Fund, prima esperienza italiana di un fondo specifico per il cinema documentario, gli obiettivi erano unire le competenze e le esperienze positive degli anni precedenti e dotarsi di maggiori risorse, strumenti e idee, per compiere un salto di qualità. Quest attenzione alla dimensione professionale andava di pari passo all interesse per l aspetto culturale e sociale del cinema del reale, per la sua capacità di raccontare le storie e la Storia, anche negli aspetti più difficili, rimossi o banalizzati dai media, come la guerra, il disagio psichico, l immigrazione, l ambiente, la lotta alle mafie e, soprattutto, il lavoro e l industria, in tutti gli aspetti, compresi la sicurezza, le malattie professionali, i danni ambientali, le insufficienti misure di prevenzione e tutela, la lotta per ottenere giustizia. Non poteva essere diversamente in una regione come il Piemonte, segnata da un industrializzazione fortissima e da un altrettanto traumatica crisi e de-industrializzazione. Una territorio in cui il cinema si è sempre caratterizzato per un forte impegno civile di autori, produttori e operatori. Negli anni precedenti, tra i film realizzati in Piemonte non erano mancati lavori che affrontavano direttamente la questione come Non si deve morire per vivere di Daniele Gaglianone, dedicato alla fabbrica di coloranti IPCA, e Il caso Acna. Storie di lotte e ordinari inquinamenti di Fulvio Montano. Il 2007 ha rappresentato la svolta: tra i progetti sostenuti dal neonato Doc Film Fund c erano Morire di lavoro di Daniele Segre, sul tema fino a quel momento ignorato dai media degli incidenti nei cantieri, Magdalena di Alejandro de la Fuente, che ripercorre la morte sul lavoro di un giovane rumeno, e due documentari dedicatiall amianto: Il regista D Alatri presenta il film Sul mare al laboratorio Quazza dell Università di Torino. Il fantasma inattaccabile di Andrea Vernoli, sull Amiantifera di Balangero, e Il grande processo dell amianto di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller. Nel dicembre 2007 poi avveniva la tragedia ThyssenKrupp. Sono diversi i film che la raccontano - La classe operaia va all inferno di Simona Ercolani e Paolo Fattori, La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti, ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto, Torino Terni. Un viaggio nell acciaio di Massimiliano Quirico e Paolo Silve- Nei film le buone prassi Mettere in rilievo le buone pratiche di promozione della sicurezza sul lavoro messe in atto da varie aziende in Piemonte, attraverso una serie di cortometraggi realizzati da giovani registi. E la scommessa del progetto Sicurezza si può, promosso da Inail Piemonte, in collaborazione con CinemAmbiente. Pur riconoscendo che il problema degli incidenti sul lavoro è molto grave e necessita di una costante attività di denuncia, l iniziativa vuole dare atto di quanto viene realizzato in termini di promozione della sicurezza. Vi sono infatti esperienze positive che devono essere divulgate, affinché la loro conoscenza possa essere di stimolo per una nuova cultura della prevenzione. Il 30 settembre 2009, alla scadenza del bando, rivolto a registi di età fra i 18 e i 35 anni, sono pervenute 67 candidature. Tra queste, sono stati selezionati dieci registi, che hanno partecipato a dicembre a un workshop introduttivo, il cui obiettivo era avvicinare al tema stri, Come l acciaio di Gianluca e Massimiliano De Serio - con intendimenti e risultati diversi, anche contestati. Il cinema documentario è così riuscito a raggiungere un numero considerevole di persone attraverso festival e rassegne, circuiti indipendenti e tv, ponendosi come luogo fondamentale per la memoria, la riflessione, l indagine e la denuncia. Per contribuire positivamente al cambiamento. Paolo Manera Film Commission Torino Piemonte della sicurezza sul lavoro e fornire ai partecipanti tutte le informazioni necessarie per elaborare un progetto di documentario sulle buone prassi in questo ambito. Il workshop è stata anche l occasione per l incontro con le aziende piemontesi portatrici di buone pratiche, precedentemente individuate dall Inail. Tra dicembre 2009 e marzo 2010 i registi hanno sviluppato il proprio progetto sull azienda da loro scelta, assistiti dalla Zenit Arti Audiovisive. Hanno quindi visitato le aziende, effettuato incontri e interviste con responsabili e maestranze, approfondito le tematiche specifiche dell azienda in esame, sviluppando un piano di produzione. Sono quindi stati scelti i cinque progetti migliori, che saranno prodotti nelle prossime settimane: La fabbrica di cioccolato di Paolo Ceretto (azienda Peyrano), Rischio residuo di Alessandro Nucci (TRW Automotive Italia), Si salvi chi può! di Margherita Pescetti (Zublena), La pressa di Alessandro Pugno (Corcos Industriale), Il Martini e la ricetta della sicurezza di Francesco Uboldi (Martini & Rossi). Loredana Polito

16 16 Per non dimenticare Anno I n. 1 - Maggio 2010 Fossano, quel lontano paese sotto il Monviso Il 16 luglio 2007 esplodeva il Molino Cordero, cinque i morti Se si chiede in giro cosa sia successo a Fossano in provincia di Cuneo nel luglio del 2007, nessuno risponde. Amnesia generale. Fossano dove, Fossano cosa? Eppure questa cittadina ai piedi del Monviso, è stata testimone di uno dei più atroci incidenti sul lavoro degli ultimi anni. In una piccola azienda, che produceva farine da mezzo secolo, tutto è successo molto prima. Prima della ThyssenKrupp di Torino. Un pomeriggio di luglio, poco dopo le 14 e 30, è cenere ovunque. Esplode il silos di un mulino industriale, il Molino Cordero. Una deflagrazione potentissima lo ha sventrato a metà, come colpito da un razzo intelligente durante la Guerra del Golfo. Con danni fino a centinaia di metri di distanza. Sono morti in cinque, uno dopo l altro, nel giro di diciassette giorni. Un operaio al momento dell esplosione. Gli altri negli ospedali in cui erano ricoverati a Torino e a Genova. Oggi noi non chiediamo soldi. Chiediamo solo di esistere. Vorremmo che i nostri morti non fossero di serie B. È triste per noi vedere che la questione dei caduti sul lavoro ha solo la targa Thyssen. Forse se il clamore e gli allarmi sollevati per l incendio di Torino fossero esplosi prima, in estate, qui a Fossano, l incidente nell acciaieria non sarebbe capitato. Certo nessuno può averne la controprova, ma se la politica si fosse mossa subito sulla sicurezza, magari Invece, la nostra tragedia è passata subito nel dimenticato. Non a Fossano però. L associazione 16 luglio 2007 (il nome si riferisce al giorno dell incidente) tiene vivo il ricordo con mostre, tornei, spettacoli teatrali. Il nostro obiettivo è raccogliere fondi da destinare alle famiglie, ma soprattutto impedire che cali l oblio. Così, il Comune ha deciso di intitolare ai cinque caduti il piazzale antistante il vecchio mulino, ormai avviato alla demolizione. Chi erano le cinque vittime? Compagni di lavoro, buoni cristiani e onesti cittadini. Voglio ricordare i loro nomi: Mario Ricca, 44 anni, Massimiliano Manuello, 43 anni, Marino Barale, 38 anni, Valerio Anchino, 44 anni, e Antonio Cavicchioli, 51 anni. Ora però è importante portare a conoscenza le esigenze delle famiglie che, anche se già assistite dagli enti preposti dallo Stato, hanno ancora bisogno dell accompagnamento delle istituzioni quali la Provincia di Cuneo, la Regione Piemonte, il Comune di Fossano e lo Stato. Molto è già stato fatto dagli enti, ma con rammarico devo dire che la tragedia di Torino ha avuto un eco maggiore di quella di Fossano, così come la presenza fisica dello Stato, soprattutto nei momenti più dolorosi della vicenda. Non un rappresentante del Parlamento o del Consiglio dei Ministri si è visto a Fossano. Tutto questo non è un rimprovero, ma un invito ad attivarsi oggi, affinchè giustizia e verità trionfino in questa e altre vicende. Vorremmo che il 16 luglio di ogni anno venisse proclamato Giornata provin- I vigili del fuoco accorsi a spegnere l incendio, dopo l esplosione. ciale per le vittime sul lavoro, da celebrare a Fossano in ricordo delle vittime del Molino Cordero. Chiediamo di far parte del comitato per la Sicurezza sul lavoro che la Provincia sta costituendo e di istituire borse di studio per gli orfani delle vittime del Molino. Intanto, in collaborazione con il Comune di Fossano e la Regione Piemonte, vogliamo monitorare la riqualificazione dell area dove si è consumata la tragedia. Ora finalmente è arrivata la prima Un ricordo delle cinque vittime sentenza che ha accertato le responsabilità del disastro, con la condanna a 8 anni e 6 mesi con interdizione perpetua dai pubblici uffici per l amministratore delegato dell azienda Aldo Cordero e a 5 anni e otto mesi per il presidente Dario Cordero. E l annuncio che entro l estate dovrebbero arrivare i primi risarcimenti alle famiglie delle vittime. Paolo Costamagna presidente ass. 16 luglio 2007 VALERIO ANCHINO, l indiscusso capo-mugnaio, l uomo che coordinava il ciclo produttivo con saggezza e comprensione nei confronti dei suoi amici. Viveva a Maddalene con la madre e il fratello. Una vera roccia. Sapeva gestire il lavoro di macinare grano perché poi diventasse farina e pane. Uomo fedele e preciso nei suoi impegni: spaccava il minuto nel consegnare un carico di crusca all allevatore di turno o nel far tirare la farina macinata. MARIO RICCA, l autista delle cisterne di farina. Si muoveva talmente velocemente nel cortile che non potevi riconoscerlo se non per quel cappello bianco che portava in capo, sempre. Preciso nei carichi, tanto che il giorno della tragedia, accertato che il carico superava di qualche quintale la portata massima consentito, in modo scrupoloso aveva scaricato il materiale eccedente. Pochi quintali, pochi attimi che gli sono costati la vita. Era di Fossano, frazione di Murazzo. MARINO BARALE, era di Robilante e ogni giorno faceva il pendolare per dare sostentamento alla propria famiglia. Faceva il mugnaio da una vita. Quel giorno voleva uscire prima dal lavoro per salire a Borgo e andarsi a comprare la tenda dei suoi sogni. Lavorava per mangiare, lavorava per la famiglia e quell innato desiderio di realizzare i propri sogni: una tenda, un bar in paese per rimanere più vicino ai figli, poter vedere un suo disegno esposto in qualche mostra. Amava la pallavolo e il calcio. La sua passione era il Toro. MASSIMILIANO MANUELLO, faceva il cilindrista, addetto ai laminatoi, le macchine che sminuzzano il chicco di grano e lo rendono farina. Era di Torre Mondovì. Appassionato di automobili e della sua Titanic, una Opel Manta Rossa. 16 luglio 2007, salta in aria il Molino Cordero. ANTONIO CAVICCHIOLI, stimato a Fossano per la sua intelligenza creativa e per i suoi sforzi, con il fratello, nello sperimentare costantemente accorgimenti tecnologicamente sempre più avanzati al servizio dell arte molitoria. Così come avevano fatto il nonno e il papà, come lui tecnici, fin dal Il suo obiettivo era di collaborare con i proprietari dei molini per ovviare alle difficoltà che essi incontravano con l incalzante progresso tecnologico. Un uomo solare Nello, come lo chiamavano gli amici, esprimeva la sua voglia di libertà attraverso l amore per il mare e la vela e la passione per lo sport. Al primo posto, però, aveva sempre la famiglia.

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