Gli occupati stranieri pag. 2. I disoccupati stranieri pag. 4. La tipologia di impiego pag. 6
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- Simone Moroni
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1 Studi e ricerche sull economia dell immigrazione Il mercato del lavoro straniero in Italia Anno 2011 Gli occupati stranieri pag. 2 I disoccupati stranieri pag. 4 La tipologia di impiego pag. 6 1
2 Gli occupati stranieri in Italia Nonostante la crisi, l apporto degli stranieri al mercato del lavoro italiano continua ad essere particolarmente significativo; basti pensare che gli stranieri rappresentano più del 7% del totale della popolazione residente in Italia 1, ma costituiscono il 9,8% del totale degli occupati (oltre 2 milioni di occupati). Più di un quarto (22,7%) degli occupati stranieri vive in Lombardia (511 mila individui), mentre il 12,8% risiede nel Lazio (288 mila lavoratori) e l 11% nel Veneto. Rispetto al totale degli occupati, la partecipazione degli stranieri al mercato del lavoro è particolarmente rilevante in Umbria (13,8%), nel Lazio (12,8%) e in Lombardia (12%). Nel Mezzogiorno invece la presenza di lavoratori stranieri è decisamente meno rilevante, sia in valori assoluti che rispetto al totale degli occupati. In particolare in Puglia gli stranieri rappresentano appena il 3,2% del totale degli occupati e in Sardegna il 3,8%. Si tratta però di valori in linea con gli indicatori demografici: nelle regioni del Sud Italia la presenza degli stranieri è piuttosto marginale (nello specifico in Puglia e in Sardegna l incidenza degli stranieri sul totale dei residenti è poco più del 2%). Tra il 2008 e il 2011, in corrispondenza con l emergere della crisi, il numero di occupati stranieri è aumentato di oltre 500 mila unità; al contrario il numero di occupati italiani è diminuito di circa 938 mila unità. Nonostante l incremento del numero di occupati, il tasso di occupazione 2 è sceso dal 67,1% al 62,3%; ciò significa che l incremento del numero di occupati è stato inferiore rispetto all aumento della popolazione di riferimento 3. Vi è però anche una considerazione di tipo metodologico avanzata dalla Banca d Italia: tra l iscrizione all anagrafe, la rilevazione dell Istat e la data dell effettivo inserimento nel mercato del lavoro degli stranieri vi è un incongruenza temporale 4. Una parte dei nuovi lavoratori registrati tra il 2008 e il 2009 era in realtà già occupata prima di iscriversi all anagrafe e quindi prima dell inizio della crisi. Ciò significa che la crescita dell occupazione nel periodo antecedente la crisi potrebbe essere stata sottostimata e di conseguenza potrebbe essere sottostimato il calo durante la crisi. Per quanto riguarda il tasso di occupazione, tra il 2008 e il 2011 i cali più significativi si registrano in Calabria (-12,8 punti percentuali) e in Friuli Venezia Giulia (-9,6 punti percentuali). In media la contrazione del tasso di occupazione degli stranieri (-4,8 punti percentuali) è stata superiore a quella degli italiani, che passa dal 58,1% al 56,4%. Inoltre, se nel 2008 il tasso di occupazione degli italiani era inferiore a quello degli stranieri in quasi tutta l Italia, nel 2011 in molte regioni del Nord (tra cui Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna) si è registrata un inversione di tendenza e il livello di occupazione degli stranieri è sceso al di sotto di quello degli italiani. 1 Secondo i dati Istat al 1 gennaio 2011 gli stranieri regolarmente residenti in Italia erano ; tuttavia secondo i primi dati del Quindicesimo censimento generale gli stranieri residenti sarebbero , ovvero poco più del 6% del totale della popolazione. 2 Il tasso di occupazione è il rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento. 3 L. Zanfrini, Il lavoro, in Fondazione Ismu, Sedicesimo rapporto sulle migrazioni 2010, Milano, Franco Angeli, 2010, p F. Cingano, R. Torrini, E. Viviano, Il mercato del lavoro italiano durante la crisi, Questioni di economia e finanza, n. 68, Banca d Italia, Roma, pp
3 Non in tutte le regioni però il tasso di occupazione degli stranieri è diminuito. In Trentino Alto Adige, Abruzzo, Molise e Campania si è registrato un miglioramento dei livelli occupazionali degli stranieri. Occupati stranieri e italiani e tasso di occupazione. Anni Occupati 2011 Stranieri / totale (%) 2011 Tasso di occupazione (15-64 anni) Differenza assoluta occupati 2008/2011 Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Piemonte e Valle d'aosta ,6% 67,4% 65,1% 63,2% 64,5% Lombardia ,0% 68,1% 66,9% 62,8% 65,0% Trentino Alto Adige ,4% 64,7% 68,9% 65,6% 68,8% Veneto ,6% 68,5% 66,2% 62,4% 65,3% Friuli Venezia Giulia ,2% 67,2% 65,1% 57,6% 65,0% Liguria ,6% 67,2% 63,6% 63,3% 63,2% Emilia Romagna ,5% 70,4% 70,2% 62,9% 68,7% Toscana ,2% 68,8% 65,0% 63,1% 63,6% Umbria ,8% 66,4% 65,3% 64,1% 62,0% Marche ,8% 67,3% 64,4% 61,0% 63,0% Lazio ,8% 68,2% 59,5% 66,3% 57,9% Abruzzo ,6% 56,7% 59,1% 58,4% 56,7% Molise ,8% 55,3% 54,1% 65,7% 50,0% Campania ,4% 56,5% 42,1% 58,4% 38,7% Puglia ,2% 61,0% 46,5% 52,7% 44,5% Basilicata ,0% 64,0% 49,4% 60,0% 47,2% Calabria ,4% 63,1% 43,5% 50,3% 42,1% Sicilia ,4% 57,3% 43,8% 54,9% 41,9% Sardegna ,8% 73,4% 52,2% 70,2% 51,5% Italia ,8% 67,1% 58,1% 62,3% 56,4% Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat Rcfl 3
4 I disoccupati stranieri in Italia Tra il 2008 e il 2011 il numero di disoccupati stranieri è praticamente raddoppiato, con un incremento di oltre 148 mila unità (+91,8%), mentre quello degli italiani è aumentato di 267 mila unità. Il 21,4% del totale dei disoccupati stranieri vive in Lombardia (oltre 66 mila disoccupati), il 13,8% in Piemonte (quasi 43 mila), l 11,3% in Emilia Romagna (35 mila) e l 11,1% nel Lazio (34 mila). I valori assoluti consentono di trarre alcune considerazioni circa l entità del problema della disoccupazione. In Lombardia nel periodo considerato il numero dei disoccupati italiani è aumentato di quasi 58 mila unità e quello degli stranieri di poco più di 35 mila. Anche in Emilia Romagna l incremento è stato consistente: oltre 21 mila stranieri e 23 mila italiani disoccupati in più, così come in Piemonte (quasi 30 mila disoccupati italiani in più e 25 mila disoccupati stranieri). In Campania invece la situazione appare particolarmente preoccupante per gli italiani, con quasi 44 mila disoccupati in più. L analisi dei tassi di disoccupazione sembra confermare la fragilità della popolazione straniera rispetto alla crisi; tuttavia è importante sottolineare che il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero di disoccupati e le forze lavoro (che includono occupati e persone in cerca di occupazione) e quindi non tiene conto dei diversi tassi di attività delle due popolazioni. I dati sembrano infatti confermare che anche in periodo di crisi, a causa della maggior debolezza delle reti familiari di supporto e del vincolo tra la regolarità del soggiorno e il possesso di un impiego, gli stranieri hanno minori probabilità rispetto agli italiani di passare all inattività 5. Tra il 2008 e il 2011 il tasso di disoccupazione degli stranieri è cresciuto di 3,6 punti percentuali, passando dall 8,5% al 12,1%, mentre nello stesso periodo il tasso di disoccupazione degli italiani è passato dal 6,6% all 8,0%. La situazione del Piemonte e della Valle d Aosta sembra essere particolarmente preoccupante per gli stranieri: il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 17,4%. Anche in Liguria e in Umbria il valore è particolarmente elevato, pari rispettivamente al 15,1% e al 14,7%. Per quanto riguarda gli italiani, invece, i livelli di disoccupazione più alti si registrano in Campania (15,9%), in Sicilia (14,5%) e in Sardegna (13,6%). 5 C. Bonifazi e C. Marini, op. cit., pp
5 Disoccupati stranieri e italiani e tasso di disoccupazione. Anni Disoccupati 2011 Stranieri / totale (%) 2011 Tasso di disoccupazione Differenza assoluta disoccupati 2008/2011 Stranieri Italiani Stranieri Italiani Stranieri Italiani Piemonte e Valle d'aosta ,2% 9,7% 4,5% 17,4% 6,2% Lombardia ,4% 6,9% 3,4% 11,5% 4,9% Trentino Alto Adige ,5% 9,1% 2,3% 10,2% 3,2% Veneto ,2% 8,9% 2,9% 10,2% 4,3% Friuli Venezia Giulia ,0% 10,4% 3,7% 13,5% 4,3% Liguria ,3% 10,5% 5,0% 15,1% 5,2% Emilia Romagna ,0% 6,6% 2,8% 12,5% 4,2% Toscana ,0% 8,6% 4,7% 11,6% 5,7% Umbria ,8% 11,4% 4,0% 14,7% 5,1% Marche ,2% 9,1% 4,2% 12,9% 5,9% Lazio ,8% 10,1% 7,2% 10,7% 8,6% Abruzzo ,5% 6,1% 6,6% 16,0% 7,8% Molise 349 2,9% 7,6% 9,1% 6,3% 10,1% Campania ,6% 8,7% 12,7% 8,1% 15,9% Puglia ,4% 8,5% 11,7% 13,7% 13,1% Basilicata 683 2,7% 9,8% 11,1% 8,3% 12,1% Calabria ,8% 6,0% 12,4% 9,4% 12,9% Sicilia ,2% 10,8% 13,9% 10,9% 14,5% Sardegna ,1% 7,8% 12,3% 11,3% 13,6% Italia ,7% 8,5% 6,6% 12,1% 8,0% Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat Rcfl 5
6 La tipologia di impiego Come già evidenziato, gli stranieri costituiscono il 7,5% della popolazione residente in Italia, ma rappresentano il 9,8% del totale degli occupati e ben l 11,3% di tutti i dipendenti. L 86,7% degli stranieri è infatti un lavoratore subordinato, contro il 73,8% degli italiani. I lavoratori autonomi sono invece il 12,3% degli stranieri occupati (contro il 24,3% degli italiani) e i collaboratori sono solo l 1%. Dei quasi 2 milioni di dipendenti stranieri, l 84% ha un contratto a tempo indeterminato e il 16% (313 mila lavoratori) ha un contratto a tempo determinato. La diffusione dei contratti a tempo indeterminato è leggermente maggiore tra gli italiani rispetto agli stranieri (87,0% contro l 84,0%), mentre l incidenza del lavoro a termine in cui si conteggiano sia i dipendenti a tempo determinato che i collaboratori è più alta tra gli stranieri: il 14,9% degli stranieri ha un lavoro a termine contro l 11,5% degli italiani. La maggioranza (54,6%) degli stranieri è impiegata in aziende di piccole dimensioni, sino a 10 dipendenti, mentre solo il 15,7% lavora in aziende con più di 50 dipendenti. Gli stranieri rappresentano inoltre ben il 16,6% del totale degli occupati nelle piccole imprese e solo il 4% degli occupati nelle aziende con più di 250 dipendenti. Il principale settore di attività degli stranieri (ma anche degli italiani), è quello dei servizi (con l esclusione del commercio); tuttavia rispetto al totale degli occupati la presenza dei lavoratori stranieri è particolarmente rilevante nel settore delle costruzioni (18,2%) e nel comparto agricolo (12,1%). I lavoratori stranieri sono per lo più giovani: il 34,7% ha tra i 35 e i 44 anni (contro il 31,1% degli italiani) e il 31,1% ha tra i 25 e i 34 anni (contro il 20,2% degli italiani); inoltre gli occupati stranieri tra i 15 e i 24 anni costituiscono ben il 14,2% del totale degli occupati in questa fascia di età. Negli ultimi anni la presenza delle donne straniere all interno del mercato del lavoro italiano è diventata sempre più rilevante. Le donne straniere rappresentano infatti il 10,3% del totale delle occupate in Italia e costituiscono il 42,6% degli occupati stranieri. Come già accennato, la crisi economica sembra aver contribuito ad accentuare la segregazione occupazionale degli stranieri nel mercato del lavoro italiano. I lavoratori stranieri rappresentano infatti il 31,9% del totale degli occupati in lavori low skilled (è importante ricordare che sono il 9,8% del totale degli occupati) e solo l 1,9% dei lavoratori high skilled. I dati relativi all inquadramento contrattuale offrono un ulteriore conferma: l 87,1% dei lavoratori stranieri è inquadrato come operaio (contro il 39,6% degli italiani), il 10,2% come impiegato (contro il 49,3% degli italiani) e appena lo 0,8% come quadro (contro il 7,5% degli italiani). Infine, benché solo lo 0,1% degli occupati stranieri sia impiegato come lavoratore domestico, è però importante sottolineare che gli stranieri costituiscano il 18,2% di tutti gli occupati di questo settore. 6
7 Tipologia contrattuale Posizione nella professione (solo dipendenti) Settore di attività Dimensione dell'unità locale (1) Contratti, settori e qualifiche professionali degli stranieri in Italia. Anno 2011 Valore assoluto (in Stranieri Composizione % migliaia) / totale Stranieri Italiani (in %) Stranieri Italiani Residenti ,5% Occupati (e) ,8% Disoccupati ,7% Dipendente (a) ,3% 86,7% 73,8% di cui a tempo indeterminato (b) ,0% di cui a tempo determinato (c ) ,6% Collaboratore (d) ,3% 1,0% 1,9% Autonomo ,2% 12,3% 24,3% Quota di lavoro dipendente a tempo indeterminato (b/a) 84,0% 87,0% Incidenza del lavoro a termine (c+d)/e 14,9% 11,5% Dirigente ,0% 0,4% 2,5% Quadro ,3% 0,8% 7,5% Impiegato ,6% 10,2% 49,3% Operaio ,9% 87,1% 39,6% Apprendista ,7% 1,4% 1,1% Lavoratore a domicilio ,2% 0,1% 0,1% Agricoltura ,1% 4,6% 3,6% Industria ,6% 20,0% 20,5% Costruzioni ,2% 15,0% 7,3% Commercio ,1% 8,9% 15,0% Altri servizi ,5% 51,5% 53,7% Fino a 10 persone ,6% 54,6% 31,6% da 11 a 19 persone ,9% 15,8% 14,9% da 20 a 49 persone ,4% 11,3% 16,2% da 50 a 249 persone ,1% 11,3% 20,0% oltre 250 persone ,0% 4,4% 12,1% nr ,3% 2,5% 5,2% Professione (2) Specializzati ,7% 60,2% 54,8% Alta specializzazione ,9% 6,7% 37,5% Età Sesso Bassa specializzazione ,9% 33,2% 7,7% anni ,2% 7,4% 4,9% anni ,3% 31,1% 20,2% anni ,8% 34,7% 31,1% anni ,2% 20,5% 28,9% anni ,5% 5,7% 13,1% >65 anni ,1% 0,5% 1,8% Maschi ,5% 57,4% 59,5% Femmine ,3% 42,6% 40,5% Retribuzione (3) dei dipendenti (in ) (1) Si riferisce agli occupati ad eccezione dei collaboratori e degli autonomi senza dipendenti 7
8 (2) (3) Alta specializzazione (legislatori, dirigenti, imprenditori, professioni intellettuali, scientifiche, professioni tecniche); specializzati (impiegati, professioni qualificate nelle attività, artigiani, operai specializzati, agricoltori, conduttori di impianti, operai semiqualificati, addetti a macchinari fissi e mobili); bassa specializzazione (professioni non qualificate). Retribuzioni nette del mese dei soli dipendenti escluse altre mensilità e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat Rcfl 8
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