Appunti di viaggio DIECI LIMONI MILLE LIRE. di Ambrogio Crespi

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3 Appunti di viaggio DIECI LIMONI MILLE LIRE di Ambrogio Crespi

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5 Indice Prologo La mia famiglia L amore si affaccia alla mia vita La mamma compie il suo calvario La vita continua Una nuova svolta La prima volta con Berlusconi I cambiamenti

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7 Nota dell Autore Le pagine di questo libro contengono la vera storia dei miei primi trent anni, una storia che mi sono raccontato con l intento di deporre un fardello, quasi un ingombro indefinito che era in me e di cui sentivo l urgenza di liberarmi. Forse perché avevo vissuto questi anni intensamente, come una corsa sfrenata che richiedeva una sosta, una pausa di riflessione necessaria alla mia crescita, al mio processo di consapevolezza, alla conquista della mia identità. Avevo bisogno di visualizzare e trasferire eventi, sentimenti, angosce e ricordi per fare mia la frase dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior (Fabrizio De André). 7

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9 Prologo Era il mese di aprile del 1995 quando un caro amico di famiglia, a me particolarmente legato, in un momento in cui ero pervaso da un grande sconforto esistenziale, mi disse che non dovevo avvilirmi perché ero un ragazzo che aveva dei grandi valori umani e morali e che, crescendo e attingendo a quelle basi fondamentali, sarei diventato un uomo e anche di successo sia nella vita che nella professione. Attraversavo una fase della vita nella quale ero confuso ed insicuro, non avevo un panorama nitido di chi fossi e dove andassi. Avendo tuttavia fiducia in questo amico, pur non capendo fino in fondo il significato delle sue parole e soprattutto non sapendo come facesse ad essere così sicuro di quello che affermava, decisi di credergli e pensai solamente ad impegnarmi al massimo nel mio lavoro e nel mio mondo affettivo. 9

10 Ambrogio Crespi Dopo circa cinque anni, quella stessa persona in una giornata nella quale ero impegnatissimo mi chiamò in disparte e con fare discreto mi disse che mi doveva parlare, anche solo per pochi istanti. Pur con una lieve preoccupazione lo raggiunsi. È successo qualcosa di grave? chiesi con un incalzare determinato da un evidente apprensione. Subito si aprì in un sorriso e mi rispose che voleva solamente farmi sapere di essere orgoglioso di me perché ero diventato l uomo che immaginava, ero cresciuto moltissimo professionalmente, era accaduto ciò che lui aveva previsto cinque anni prima. «Vedi con quei valori morali ed umani tu non potevi fallire, hai sofferto tanto nella vita, non ti sei mai fermato da quando avevi 13 anni, tu e la tua famiglia con grande fatica avete sempre cercato di costruire un futuro che oggi è diventato presente ed è una esaltante realtà». Quelle parole mi colpirono moltissimo. Ero cresciuto sia come uomo che come professionista ma non mi ero mai guardato allo specchio, non avevo avuto il tempo di riflettere su quello straordinario viaggio che è la vita. Il mio amico aveva ragione: e così, immedesimandomi nelle appassionanti avventure di certi romanzi dell 800, ho deciso, come un grande esploratore, di iniziare a scrivere degli Appunti di Viaggio, 10

11 DIECI LIMONI MILLE LIRE il diario di questo straordinario percorso che è la vita. Consultai il mio amico chiedendogli se non fosse da megalomani scrivere queste pagine, ma lui, con un sorriso rassicurante, mi rispose che il romanzo più bello e più importante per me era certamente questo e che quindi, sovrani, capi di stato, grandi imprenditori, premi Nobel non avrebbero potuto essere che comprimari nel racconto della mia vita di cui io solo ero l unico vero interprete. Gli rinnovai la fiducia e, senza la minima velleità o pretesa, ho deciso di fissare sul mio diario i miei primi trentuno anni. 11

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13 LA MIA FAMIGLIA

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15 DIECI LIMONI MILLE LIRE Sono nato in una famiglia piena di contraddizioni dove tutti erano sempre in prima linea. Da piccolo soffrivo di incubi, ho sempre dovuto vivere la vita come una sfida, sono cresciuto con due persone importanti, due persone che hanno illuminato la mia strada come una lanterna nella notte, che mi hanno sorretto quando cadevo, incitato quando ero stanco, consolato quando ero avvilito, ripreso quando sbagliavo, questi pilastri della mia crescita sono stati mia madre e mio fratello. Definire e descrivere i sentimenti verso la propria madre è sempre impresa difficilissima. Dirò soltanto che è stata ed è tuttora il mio angelo custode. Un angelo custode particolare privo di arpa e campanellini ma con la vera grinta di una Madre. Mia mamma ha sofferto tanto a causa di una salute cagionevole che l ha tormentata per buona parte della sua esistenza, però il suo coraggio, la sua forza e il suo amore erano talmente grandi che ha saputo affrontare ogni avversità con fiera e instancabile determinazione, lasciando in eredità a me e a mio fratello quella forza che è alla base della nostra vita e del rapporto che intercorre fra di noi. Mio fratello è una pietra miliare della mia esistenza, molto più di un fratello, un amico, una 15

16 Ambrogio Crespi guida, un esempio. Gli sono profondamente, visceralmente legato, come un anima in due corpi. Mi ha sempre preso per mano e ancora oggi mi illumina con sapienza. A volte con complicità, a volte con dolcezza, altre con ironia e simpatia, ha sempre trovato il modo, nel periodo della mia crescita, di tenermi su una strada ben precisa. Mio padre all epoca della mia infanzia era un uomo immaturo, entrava e usciva dalla galera, era spesso manesco; l ho sempre giustificato perché intuivo che il suo comportamento era certamente la conseguenza di un passato molto infelice. Al di là di una scorza da uomo duro, credo che siano stati determinanti, nella sua formazione, le sofferenze che dovette subire per la morte precoce di mio nonno, morto in guerra, e quindi per la mancanza della guida e dell amore di un padre. Ma se poteva apparire duro e inflessibile, sono fermamente convinto che sia stato molto meno impermeabile e corazzato di quanto egli stesso ancora oggi vuole fare credere. La sua aggressività si è sviluppata dopo che sua madre si è risposata con un individuo che tutti hanno definito come un vero bastardo, un uomo cattivo e senza scrupoli che costrinse mio padre a reagire con violenza ad una vita che gli era diventata intollerabile. 16

17 DIECI LIMONI MILLE LIRE Purtroppo chi semina vento raccoglie tempesta; quell uomo violento e malvagio costrinse mio padre a difendersi per non essere disintegrato, formandosi quindi nell odio e nel culto della forza fisica quali unici strumenti per sopravvivere, tanto che, all età di tredici anni, scappò dal collegio nel quale era stato buttato, saltando su un treno e trovandosi da solo in Sicilia dove, prima di essere accolto da una famiglia presso la quale si fermò per tre mesi, si arrangiò anche dormendo, un paio di notti, su un albero. Per me è tuttavia estremamente difficile dimenticare tutte le lacrime che ha fatto versare a mia madre che gli è rimasta sempre legata e, ancor oggi, penso che tante di quelle lacrime avrebbe potuto e dovuto evitargliele. Al tempo della mia infanzia non avevamo una lira ma eravamo uniti e soprattutto c era la cosa più importante, il grande amore ispirato da mia madre. Andavo all asilo vicino alla casa dei miei nonni e mia mamma lavorava con mio nonno in una cooperativa, la Trascommercialcoop, nella quale era vice capo ufficio mentre mio nonno era capo ufficio. Mia nonna veniva a prendermi all asilo e mi portava a casa sua, mio fratello andava a scuola e 17

18 Ambrogio Crespi mio padre era ospite delle patrie galere, così mia madre lavorava fino a tardi, dal momento che il frutto del suo lavoro era l unico sostentamento della famiglia. Ricordo che la mia colonna sonora di quel periodo era una canzonetta che cantavo spesso, specialmente quando percorrevo con mia nonna il tragitto dall asilo a casa (da via Rucellai a via Pericle, a Milano): la canzone di Renato Pozzetto dal titolo: La vita l è bela. A quei tempi però la vita non era tanto bella, noi abitavamo in viale Padova, la casa era vecchia, brutta e molto piccola. Dopo circa un paio d anni ci siamo spostati in via Celentano, una traversa di viale Padova. Anche questa casa era vecchia e brutta ma un po più grande dell altra. Mia madre era malata di cuore e, benché avessi solo sei anni, ricordo perfettamente, in ogni minimo particolare, il giorno in cui ha subito il suo primo intervento al cuore. Pur piccolo avevo intuito che era un giorno importante e, anche se ovviamente non avevo chiaro il concetto della morte, respirai profondamente le violente sensazioni e l angoscia che la nera 18

19 DIECI LIMONI MILLE LIRE signora dona a piene mani a chi sta per perdere una persona molto cara. Mio padre era in prigione e l unico punto di riferimento erano i miei grandi nonni oltre che, naturalmente, mio fratello. Se oggi penso a quanto seppe rassicurarmi e proteggermi in quel giorno di angoscia mi sembra impossibile che avesse solo quattordici anni. L intervento chirurgico andò bene e, col tempo, mia madre migliorò. La vita riprese il suo corso normale: io andavo a scuola e mio fratello frequentava la sezione del Partito Comunista di viale Padova. Quando mio fratello andava a fare servizio d ordine alla festa dell Unità, io, mia madre e la sua amica Adele lo raggiungevamo. Quelle serate a me piacevano tantissimo: c era tanta gente, confusione, luci, bancarelle ho però sempre pensato che mia madre più che per divertirsi partecipasse a quelle serate per proteggere e stare vicino al suo bambino grande. Poi mio fratello ha avuto dei problemi abbastanza grossi nel partito. Non so esattamente la natura di questi problemi né con chi li abbia avuti; so che, fin da giovanissimo, è stato sempre incline ai conflitti 19

20 Ambrogio Crespi ideologici e anche a scontri di natura intellettuale, ma il suo interlocutore, nel caso specifico, non si limitò ad argomentazioni di natura politica ma sostenne le sue ragioni arrivando a mettere a casa nostra una piccola bomba. Grazie alla sua forza, all amore di mia madre e alla saggezza di mio nonno, anche questo periodo di grande tormento per mio fratello finì, le acque si calmarono, e lui, sempre attento alle vicende politiche, si impegnò anche moltissimo in modo diretto e personale nel sociale. In particolare lo ricordo attivo in modo totale e instancabile nell aiutare i tossicodipendenti a uscire dal tunnel della droga. Lo faceva con dedizione totale e con il piglio di chi doveva compiere la missione di salvarne quanti più possibile. Ognuno di loro è una persona che ha una vita, una storia e per aiutarli devi conoscerli e capirli questo era il suo motto che lo spingeva a dedicarsi a loro anima e corpo. Durante lunghi periodi della mia infanzia, per le ripetute assenze di mio padre, la mia famiglia era composta solo da tre membri. Mi era stato detto che mio padre lavorava in Germania, in realtà era a San Vittore (il carcere di Milano). Spesso mia madre mi portava davanti alla fermata 20

21 DIECI LIMONI MILLE LIRE dei tram di Piazza Filangeri e mio padre bruciava la carta fuori dalla finestra della sua cella, mi salutava con grandi gesti e io ricambiavo felice i suoi saluti. Ovviamente non sapevo che quel signore fosse mio padre, mia madre infatti mi aveva detto che era un militare ed io ci avevo creduto tanto che, quando a scuola litigavo con i compagni e mi dicevano che avrebbero chiamato chi il padre, chi il fratello, chi lo zio, io rispondevo invece che avrei chiamato il mio amico militare. Un giorno mia madre mi annunciò che presto mio padre sarebbe tornato dall estero; da quel momento aspettai con trepidazione quello che nella mia fantasia di bambino sarebbe stato il giorno più bello della mia vita. Il grande giorno arrivò, abitavamo in via Celentano, ero sul pianerottolo del terzo piano, lui entrò dal portone e salì a piedi le scale ed io gli andai di corsa incontro, felice di abbracciarlo stretto e di sentire il suo odore. Quando ero piccolo e lui non c era, andavo alla ricerca dei suoi vestiti per sentire il suo odore e cercare così di colmare la sua mancanza. Con il suo ritorno pensavo che finalmente tutti i guai per la nostra famiglia sarebbero terminati ma non fu così. 21

22 Ambrogio Crespi Purtroppo mio padre e mia madre non andavano d accordo a causa della gelosia, e poco tempo dopo si separarono. Ero molto geloso di mia madre e, per quanto piccolo, avevo nei suoi confronti un istinto protettivo. Lei continuò ad essere attiva con tutta la sua forza e anche al di là di essa. Spesso si portava il lavoro a casa, china sulle carte sino a tarda notte, non era raro che la trovassi, distrutta dalla stanchezza, addormentata con la testa appoggiata sul tavolo. All inizio degli anni ottanta ci siamo messi in lista di attesa per le case popolari e dopo qualche tempo ce ne assegnarono una di due locali, nel quartiere Baggio. La casa era piccola ma nuova e noi eravamo felicissimi. Nel frattempo mio padre si era rimesso nei guai ed era ospite delle prigioni svizzere. Il suo posto, in famiglia, fu nuovamente occupato dal nonno materno che ci fu di grande sostegno in ogni circostanza, l indiscusso punto di riferimento, sempre attento e sempre presente. Fu grazie al suo aiuto che sistemammo l appartamento rendendolo molto carino. Addirittura il nonno ci regalò una macchina: era una FIAT 131 di colore azzurro; mai nessun altra 22

23 Murales DIECI LIMONI MILLE LIRE

24 Ambrogio Crespi macchina mi ha dato le stesse emozioni perché quella per me non era solo un mezzo di trasporto, ma aveva un significato particolare, era un segno tangibile del raggiungimento di una normalità familiare che non avevamo mai avuto se non per brevi periodi. Mia nonna era dolce, una donna che seminava amore a piene mani, da noi sempre ampiamente ricambiato. Nella nuova casa all inizio era tutto bello: ci sentivamo in paradiso, tanto verde intorno, cortili per giocare, ma poi la qualità della vita del quartiere cominciò a deteriorarsi. Nel quartiere noi eravamo tra i pochi del nord; la maggior parte degli abitanti era costituita da napoletani, calabresi, pugliesi, siciliani e sardi, persone che vivevano grandi disagi perché sradicate dal loro ambiente. C erano frequenti risse spesso originate da motivi futili. L unica legge che imperava era quella del più forte, si viveva in un clima allucinante. Mio fratello ha vissuto certamente in modo meno drammatico questo clima perché era già grande quando ci trasferimmo a Baggio, un quartiere della periferia milanese, ed in più aveva la propria cerchia di amicizie fuori dalla zona. Io invece sono 24

25 DIECI LIMONI MILLE LIRE cresciuto a Baggio, con quei codici di vita di cui ora sono fiero, e quella è stata la mia vera palestra di vita. Non mi piaceva andare a scuola e quindi spesso scappavo, litigavo con tutti, volevo essere rispettato ma erano tutti prepotenti e quindi, per difendermi, ho usato i loro stessi mezzi. Talvolta con i violenti diventavo peggiore di loro, ma sono felice di poter affermare che ho sempre cercato di tutelare i più deboli agendo secondo la mia coscienza. Oltre alla mamma, lavorava anche mio fratello, in un impresa di pulizie; puliva i vetri nei palazzi, mentre io andavo ancora a scuola. In casa c era una certa serenità finché mio padre non tornò dalla Svizzera. Purtroppo aveva una relazione stabile con una donna che ricordo particolarmente sgradevole, una certa Mariella, causa di molti dispiaceri per mia madre, che è sempre stata innamoratissima di lui tanto che, quando dopo la separazione i miei genitori si rividero, piano piano, inevitabilmente, si rimisero insieme, nonostante il fatto che, per un certo periodo, quella donna sfacciata, intrigante e priva di dignità, assillasse mio padre cercando 25

26 Ambrogio Crespi in tutti i modi di tenerlo legato a sé. Mio padre è sempre stato un inguaribile donnaiolo e mia madre era molto gelosa e spesso, la notte, a bordo della nostra Fiat 128, l accompagnavo a cercarlo. Mio padre, il giorno del suo ritorno dalla Svizzera, mi portò un regalo bellissimo, un cane, un pastore bernese che chiamammo Lola, e divenne la mia inseparabile compagna di avventura. Per otto anni siamo cresciuti insieme, era un cane dolcissimo, una vera sorella alla quale mancava solo la parola, anche se riusciva a farsi capire con lo sguardo. Mio padre faceva il demolitore di auto e mio fratello gli dava una mano mentre mia madre continuava a lavorare in ufficio. Secondo mio padre, l attività della demolizione non era il massimo e, se si voleva cambiare radicalmente la nostra vita, bisognava modificare il genere di lavoro. Pur di migliorare la condizione e il rapporto familiare, si decise di chiudere l attività di sfasciacarrozze per comprare una licenza commerciale per la vendita di frutta e verdura. Il prezzo di questa licenza era altissimo e mia madre, pur di raggiungere lo scopo, si dovette licenziare per prendere la liquidazione. 26

27 DIECI LIMONI MILLE LIRE Tra mille sforzi quella benedetta licenza venne comprata. All epoca avevo tredici anni e i primi mesi di questa nuova attività furono abbastanza positivi; poi cambiammo licenza, andammo in viale Papiniano dove c è il mercato rionale più grande di Milano. Ricordo che mio fratello veniva chiamato Dallas, perché portava il cappello da cow-boy e gridava sempre con un gran vocione per attirare le signore al nostro banco. Io, che ero il più piccolo, avevo un compito specifico quello di evidenziare un prodotto civetta; infatti per catalizzare l attenzione sulla convenienza del nostro banco, applicavamo ai limoni un prezzo particolarmente conveniente, per questo io vendevo i limoni, gridando a perdifiato: 10 limoni 1000 lire. Mio padre si occupava di andare a comprare la frutta all ingrosso, mia madre serviva i clienti, mio fratello ed io cominciavamo a lavorare a mezzanotte perchè c era da scaricare il camion e preparare il banco e al sabato finivamo di lavorare alle Purtroppo, malgrado l impegno, i sacrifici e tutti gli sforzi, invece di guadagnare, nel giro di un anno abbiamo perso circa 100 milioni che, soprattutto per chi non li ha, sono una cifra enorme. 27

28 Ambrogio Crespi Abbiamo fatto i salti mortali e mio padre in questa circostanza si è dimostrato grande. Il problema era evitare l onta del protesto perchè dovevamo pagare delle cambiali e, pur avendo fatto mille peripezie, eravamo riusciti a procurare solo una piccola parte della cifra che ci serviva. Una mattina indimenticabile, pochi giorni prima della scadenza di quei titoli arrivò mio padre con un sorriso smagliante e l aria trionfante: aveva infatti trovato tutti i soldi. Pieno di ammirazione, non gli ho mai chiesto, e perciò non ho mai saputo, come avesse fatto, da dove li avesse tirati fuori quei quattrini, la cosa era per me di scarso interesse: la realtà importante era che li aveva procurati e tanto bastava. Dopo quell episodio di grande gioia ha però avuto inizio uno dei periodi più bui che io ricordi, non avevamo lavoro e a poco a poco abbiamo dovuto vendere tutto, compresa la tanto agognata licenza e il camion. Sono stati giorni veramente duri, non avevamo neanche i soldi per fare la spesa, andavamo con mio fratello al supermercato con la calcolatrice perché i soldi erano realmente contati e il più delle volte eravamo costretti a comperare ali di tacchino perché costavano poco. Ma i ricordi più tristi per me non sono tanto 28

29 DIECI LIMONI MILLE LIRE costituiti da quei periodi di dieta forzata, ma dall indimenticabile desolata tristezza che leggevo negli occhi di mia madre e dalle calde lacrime che versava per l impotenza di fronte al frigorifero vuoto. Vivevamo con i proventi di lavori saltuari ed occasionali; con mio fratello aspettavamo ansiosamente che nevicasse per andare a spalare la neve perché pagavano bene. All epoca ero ancora minorenne e dopo alcuni ingaggi, non ho mai saputo se per una nuova legge o perché in precedenza la legge non era mai stata applicata, mi comunicarono che per spalare neve accettavano solo i maggiorenni. Momentaneamente persi questo lavoro ma fortunatamente un giorno a mio fratello fu affidato un altro incarico. Non volendo perdere la nuova opportunità ci era venuta un idea: andavo io a suo nome e, ogni mattina alle 6,30 durante l appello puntualmente rispondevo io. Sono stati periodi veramente duri ma la speranza non ci ha mai abbandonati, anzi, ci ha sempre sorretto la convinzione che ci aspettava una vita migliore, che le vacche magre stavano per finire. Mio fratello, date le sue capacità, non poteva certamente essere soddisfatto di quei lavori. 29

30 Ambrogio Crespi Avendo notevolissime doti dialettiche ed una non comune capacità di persuasione, un bel giorno decise di diventare assicuratore, lavorando con il padre di Natascia, colei che un giorno sarebbe diventata sua moglie. Di giorno in giorno otteneva risultati sempre più convincenti e brillanti, lo si vedeva arrivare a casa sempre contento con la sua valigetta ventiquattrore. Io e mia madre eravamo orgogliosi di lui, mentre mio padre, spaventato dalla novità rivoluzionaria di questo lavoro, si mostrava perplesso. Sia io sia mia madre invece eravamo felici di vederlo rientrare a casa trafelato, sempre con il tempo contato perché doveva anche andare ad allenarsi avendo iniziato a giocare a football americano, sua grande passione. Lavorava e giocava e più passava il tempo e più aveva successo in entrambi i campi. In poco tempo infatti nel suo lavoro era diventato abile facendo un numero impressionante di contratti, mentre nel football con la sua squadra (Rhinos Milano) era diventata campione d Italia. Anche io ho provato a giocare nella squadra giovanile e me la cavavo benino; purtroppo, però, dopo poco tempo nel corso di una visita medica richiesta dalla federazione mi venne diagnosticato un serio problema a un occhio, dovuto ad un 30

31 DIECI LIMONI MILLE LIRE trauma procuratomi nel corso di una rissa. Ci fu un responso senza appello: non potevo più giocare pena la perdita della vista da un occhio. Fu un colpo durissimo, mi andavo convincendo che la sorte mi fosse avversa e il mio destino fosse segnato da rinunce e dispiaceri. Reagii grazie al mio carattere ottimista che mi permise di trasformarmi da giocatore ad assiduo spettatore seguendo mio fratello nelle partite, anche quelle in trasferta. Grazie al forte senso della famiglia che ci ha sempre animato e anima, questo gioco divenne strumento per tenerci uniti: lui giocava, la sua ragazza, mia attuale adorata cognata, era addetta alle statistiche, mentre io, mia madre, mio padre e il nostro cane Lola, facevamo i supporter tifando la sua squadra in tutte le partite. Qualche anno dopo, trovai un nuovo sport al quale dedicarmi: preparai nella cantina di casa una piccola palestra. Facevo un po di tutto, pesi, boxe, kick boxing tutto fai da te. Un giorno incontrai un caro amico, Angelo Valente, campione del mondo di kick boxing, che nella sua cantina aveva costruito un piccolo ring e prendemmo l abitudine di ritrovarci lì la sera o durante i fine settimana insieme ad altri amici. Era anche un modo, per me, di scaricare l aggressività che accumulavo nella vita quotidiana di quartiere e ringrazio Angelo che mi ha 31

32 Ambrogio Crespi inserito in questo mondo aiutandomi a canalizzare la forza e la rabbia nella giusta direzione. Il tempo trascorse riservando alla nostra famiglia alti e bassi senza troppi squilibri finché mio fratello nel 1987 comprò una piccolissima società, Datamedia, che si occupava di ricerche sui mezzi di comunicazione. La sede era in via Sabaudia, un ufficio di 70 metri quadri condiviso con altre due società. Oltre a mio fratello e mia cognata, vi lavoravano una segretaria e una decina di intervistatori che rilevavano gli ascolti delle tv e delle radio locali, le ricerche erano le storiche Tvbank e Radiobank. Assecondando la loro natura generosa e volitiva, mio fratello e mia cognata si buttarono a capofitto nella nuova attività lavorando instancabilmente giorno e notte tanto che spesso andavo con mia madre a portar loro cibo e caffè caldo. Sempre nelle ore notturne mio fratello ed io facevamo gli immancabili lavori di manutenzione dell ufficio. Si lavorava spesso la notte perchè mio fratello aveva tenuto anche il lavoro di assicuratore e durante il giorno si dedicava a quello. Era veramente instancabile: non finiva mai di parlare con la gente che studiava attentamente, riuscendo a cogliere sempre il meglio di tutti e a superare ogni difficoltà. Era molto giovane per le 32

33 DIECI LIMONI MILLE LIRE responsabilità che si era assunto, e in più aveva un viso che dimostrava molto meno della sua età, che cercava di aumentare portando la barba e indossando vestiti molto seri che gli conferivano credibilità presso i suoi interlocutori, generalmente molto più grandi di lui. In quel periodo lavoravo con mio padre che aveva un magazzino che veniva utilizzato come deposito per tutto quello che si raccoglieva durante gli sgomberi delle case e delle cantine, inoltre facevamo dei piccoli traslochi. In questa attività avevamo modo di recuperare vecchi mobili e vari complementi d arredo che pomposamente definivamo pezzi d antiquariato e andavamo a rivendere con buon profitto al mercato delle pulci della Barona la domenica mattina. Per la famiglia questo sarebbe stato un momento abbastanza buono se mia madre non avesse ricominciato il suo doloroso calvario con la salute. Aveva gravi problemi di cuore e soffriva moltissimo con costanti crisi di dolori al petto e senso di soffocamento. Non riusciva a respirare, le mancava l aria, stava spesso davanti alla finestra per cercare di respirare quanta più aria fresca possibile. Io le stavo sempre vicino e tanto partecipavo alle sue pene che spesso avevo l impressione che anche 33

34 Ambrogio Crespi a me mancasse il fiato. Durante queste crisi la mia partecipazione era totale così che, ancora oggi, in certe circostanze di particolare tensione o stress, somatizzo e mi sento soffocare. Fortunatamente questi disturbi sono andati scomparendo grazie alle rassicurazioni dei medici, ma soprattutto alla mia crescita interiore. Purtroppo per mia madre era arrivato il giorno del secondo inevitabile intervento, una circostanza molto difficile, di rara tristezza e molto sofferta da tutti noi. Abbiamo passato lunghe, interminabili ore nella sala d attesa dell Ospedale Niguarda, reparto De Gasperi, avendo quale unica compagnia l angoscia che ha trovato sollievo solo quando il medico ci ha rassicurati sull esito positivo dell operazione. Naturalmente fu subito portata in sala rianimazione e quindi non ci poteva essere data la possibilità di vederla. Ma la nostra gioia di saperla viva era pari solamente all irrefrenabile voglia di abbracciarla. Eravamo io, mio fratello e mio padre, e tutti e tre non ci volevamo rassegnare all idea di non vederla fosse solo per un attimo. Probabilmente tanta era stata la paura che lei ci lasciasse che non credevamo completamente alle parole del medico, così decidemmo di andare in giardino e fare il giro dell edificio controllando dalle finestre quale 34

35 DIECI LIMONI MILLE LIRE fosse la sala rianimazione. Dopo peripezie di tutti i generi con un po di fortuna e molta tenacia, individuammo la finestra giusta, quella dalla quale potevamo intravedere mia madre. A questo punto si rese necessario un vero e proprio numero di acrobazia, immaginate tre uomini il più piccolo dei quali pesava più di 100 chili salire uno sulle spalle dell altro e scambiare per tre volte posizione in modo che tutti potessero lanciare uno sguardo dentro a quella dannata finestra. L immagine che vedemmo fu terribile: mia madre giaceva in una sala immacolata, completamente inerme, bianchissima. Il viso era segnato, incavato, quasi scolpito nel marmo e lei era assolutamente immobile. Il suo corpo era violentato da mille tubi e tubicini che la tenevano in vita. Siamo tornati a casa felici perché lei era viva ma tormentati dall idea delle sofferenze che era costretta a subire. Dopo tre interminabili giorni lei cominciò a stare meglio e uscì dalla sala rianimazione. Questo semplice evento ci rese molto contenti perché potevamo passare del tempo con lei, toccarla e starle accanto, ma non era nulla al confronto della felicità che provammo tre settimane dopo quando venne dimessa dall ospedale e finalmente tornò a 35

36 Ambrogio Crespi casa. Sinceramente dopo tanta angoscia e tanto dolore, quando la rividi a casa, mi ero fermamente convinto che tutto fosse finito. Sbagliavo, purtroppo non era così. Il mio compito era quello di curare mia madre, uno di noi infatti doveva essere sempre presente per accudirla, perciò lavoravo poco e solo di notte scaricando i camion della Coeco, mentre di giorno mi capitava di lavorare con mio padre che non poteva certamente crearmi dei problemi. Mio fratello invece aveva l ufficio da mandare avanti e non poteva essere sostituito da nessuno. Il mio non era un compito facile perché dovevo stare attentissimo a seguire le prescrizioni dei medici. Ogni giorno dovevo dare a mia mamma gli anticoagulanti, il Cumadin, un farmaco che i medici definivano il guardiano del sangue; non dovevo e non potevo sbagliare perché mi era stato detto a chiare lettere che ogni errore poteva essere fatale e avrebbe potuto determinare un embolia. È facile capire quindi come fossi tesissimo e attentissimo anche perché c erano altre medicine da somministrarle, in tutto 12 pastiglie al giorno. Un brutto giorno la mamma tornò a stare male, perse completamente i sensi ed io, benché dentro avessi una tempesta di paura e di pena, riuscii a ragionare e a portarla in ospedale, al San Carlo. 36

37 DIECI LIMONI MILLE LIRE Il responso fu terribile: si trattava di una grave embolia. Ero da solo in sala d attesa con mille ricordi di mamma che mi facevano scoppiare la testa, ero disperato. Uscì dalla sala operatoria un medico, con un tono di voce deciso e forte, si sincerò che fossi un congiunto della signora Farano. Io mi qualificai come figlio e in modo secco e con una voce quasi irreale mi disse in modo brutalmente diretto: Devo darti una brutta notizia, tua madre ha avuto un embolia e non so se supererà la notte. Una fucilata al petto mi avrebbe fatto certamente meno male; mi sono sentito crollare il mondo addosso, inebetito guardavo la finestra e piangevo, pensavo che tutto fosse perduto. Dopo un po arrivò mio padre, vide il mio viso completamente bagnato dalle lacrime e in una frazione di secondo capì; ci siamo abbracciati stringendoci forte, ed io con un filo di voce gli ho detto Abbiamo perso la mamma e siamo scoppiati a piangere tutti e due. Poco dopo ci ha raggiunti anche mio fratello che si è unito al nostro abbraccio. Dopo circa altri venti minuti dalla sala operatoria uscì una dottoressa che cercava i familiari della signora Farano. Sconvolto e pronto al peggio gridai 37

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