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1 International Association for the Study of Insurance Economics Études et Dossiers Extract from Études et Dossiers No. 328 Montepaschi Vita Annual Forum The Paradigms of Value Rome, 13 October 2006 & 2006 Annual Liability Regimes Conference Rüschlikon, October 2006 This document is free to download from The Geneva Association website, May 2007 Working Paper Series of The Geneva Association Association Internationale pour l'etude de l'economie de l'assurance The Geneva Association - General Secretariat - 53, route de Malagnou - CH-1208 Geneva Tel.: Fax: secretariat@genevaassociation.org -

2 The Geneva Association Working Paper Series Études et Dossiers appear at irregular intervals about times per year. Distribution is limited. The Études et Dossiers are the working paper series of The Geneva Association. These documents present intermediary or final results of conference proceedings, special reports and research done by The Geneva Association. Where they contain work in progress or summaries of conference presentations, the material must not be cited without the express consent of the author in question. This document is free to download from The Geneva Association website, please visit: Layout & Distribution: Valéria Kozakova The Geneva Association - Association Internationale pour l'etude de l'economie de l'assurance

3 Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione PROF. LUIGI SCIMÌA Presidente Covip Relazione al: 2006 Montepaschi Vita Annual Forum I paradigmi del valore. La gestione del rischio quale fattore di competitività dell economia: il ruolo degli operatori finanziari e delle assicurazioni Roma, 13 ottobre

4 Ringrazio i nostri ospiti per il gradito invito. Anche quest anno il tema prescelto è di particolare interesse. Cercherò di illustrare come il settore della previdenza complementare sia toccato dal tema della gestione del rischio dell investimento. Il mondo assicurativo è storicamente protagonista in tale ambito. Ciò nondimeno, l argomento consente di effettuare collegamenti interessanti con il ruolo che anche gli investitori istituzionali fondi pensione possono giocare nell economia reale. 1. Le potenzialità dei fondi pensione E in atto ormai da diverso tempo nella gran parte dei Paesi industrializzati una revisione in alcuni casi profonda dell assetto dei sistemi previdenziali che attribuisce alla previdenza complementare, tipicamente fondata sulla capitalizzazione e sulla contribuzione definita, un peso sempre crescente. I fondi pensione sono investitori istituzionali naturalmente protesi verso un orizzonte temporale di investimento di lungo periodo. Essi raccolgono con regolarità i flussi di risparmio dei lavoratori che vengono tipicamente investiti in titoli rappresentativi del capitale di rischio e del debito di imprese private e pubbliche. Per tale via, il secondo pilastro previdenziale svolge innanzitutto un ruolo di cerniera fra il bisogno dei lavoratori di conseguire al momento del pensionamento una rendita pensionistica integrativa del trattamento obbligatorio e le esigenze di finanziamento dei piani produttivi delle imprese. Secondariamente, in quanto veicolo di canalizzazione di quote di risparmio verso gli investimenti, i fondi pensione possono contribuire ad irrobustire il sistema finanziario mediante l ampliamento della gamma degli intermediari, il positivo impatto sulle condizioni di efficienza dei mercati e il miglioramento dei meccanismi di governance delle imprese. Il ruolo giocato dai fondi pensione nelle diverse economie è ovviamente più accentuato laddove il settore della previdenza complementare è storicamente più sviluppato e il mercato finanziario rappresenta il principale canale di finanziamento delle imprese. E questo il caso di quei Paesi, quali il Regno Unito e gli Stati Uniti, caratterizzati da un sistema pubblico obbligatorio meno generoso con riferimento ai trattamenti erogati, dove le adesioni alla previdenza complementare interessano, rispettivamente, circa il 60 per cento e il 50 per cento degli occupati e le attività complessivamente facenti capo ai fondi pensione rappresentano, rispettivamente, circa il 70 per cento e il 100 per cento del PIL. In tali Paesi, ma anche in altre esperienze altrettanto significative come ad esempio quella dell Olanda, i fondi pensione costituiscono una classe di investitori istituzionali molto rilevante in termini di consistenza delle masse gestite. Essi 7-2

5 svolgono un ruolo centrale nel funzionamento dei mercati finanziari e nel governo delle grandi imprese industriali e finanziarie, favoriscono l introduzione di elementi di democrazia economica, fanno sì che i lavoratori siano cointeressati al buon andamento delle singole imprese e dell economia nel suo complesso contribuendo in tal modo all efficiente allocazione delle risorse. Le dimensioni raggiunte dal nostro sistema di previdenza complementare non consentono di compiere per i fondi pensione italiani valutazioni di ordine analogo: al 30 giugno 2006, le adesioni interessano circa il 14 per cento degli occupati e le risorse complessivamente destinate alle prestazioni rappresentano poco più del 3 per cento del PIL e dell uno per cento delle attività finanziarie delle famiglie. Tenuto conto delle dimensioni del settore e tralasciando, per il momento, il quadro normativo concernente gli investimenti dei fondi pensione al quale faremo cenno più avanti, penso sia utile svolgere alcune considerazioni circa le sinergie che concretamente possono determinarsi fra i fondi pensione stessi e l economia reale italiana. Il dato che ci interessa è fornito dall attuale articolazione del portafoglio dei fondi pensione di nuova istituzione (fondi pensione negoziali e fondi pensione aperti) in Italia. Infatti, se si prende in considerazione il complesso degli investimenti dei fondi pensione si osserva che, alla fine del 2005, la quota concernente i titoli di debito e di capitale emessi da soggetti residenti in Italia è pari al 26 per cento del patrimonio dei fondi pensione, di cui circa il 23 per cento è rappresentato da titoli di debito prevalentemente emessi dallo Stato italiano e il restante 3 per cento da titoli di capitale. Il confronto di tali percentuali con il peso che il nostro Paese ha nell ambito dei principali indici dei mercati obbligazionari e azionari mondiali, ci consente di osservare che già allo stato attuale i fondi pensione italiani, pur avendo presente l opportunità della diversificazione internazionale degli investimenti, stanno prestando attenzione al mercato domestico 1. Nello stesso tempo, sono proprio queste percentuali, specie quelle riferite al mercato dei titoli di capitale, a dover essere tenute in considerazione nell ambito dei dibattiti che spesso individuano nella crescita dei fondi pensione italiani un potente acceleratore allo sviluppo delle nostre imprese e all irrobustimento del nostro mercato finanziario. Quanto poi all indicazione operata dal Legislatore in favore di un investimento dei fondi pensione orientato a sostenere la piccola e media impresa, contenuta anche 1 Il peso teorico degli investimenti in titoli di debito e titoli di capitale di emittenti italiani, che si otterrebbe applicando alla realtà dei fondi pensione di nuova istituzione del nostro Paese le percentuali di composizione che caratterizzano i principali indici dei mercati obbligazionari e azionari mondiali, sarebbe molto inferiore rispetto alla situazione attuale. 7-3

6 nella più recente normativa di settore, essa implica la necessità di tener conto della particolare conformazione del nostro tessuto imprenditoriale dove il mercato finanziario non rappresenta il veicolo principale per il finanziamento delle imprese. In buona sostanza, l invito del Legislatore è sempre stato inteso come rivolto a promuovere particolarmente l iniziativa imprenditoriale italiana di piccola o media dimensione, tuttavia, per accogliere tale esortazione è necessario anche che si sviluppi un atteggiamento di apertura al mercato dei capitali da parte delle imprese stesse. 2. La situazione attuale del settore Alla fine di giugno di quest anno gli iscritti ai fondi pensione di nuova istituzione superano nell insieme unità, con un incremento del 2,6 per cento rispetto a dicembre 2005 e dell 8 per cento su base annuale quest ultimo imputabile in buona parte all andamento delle iscrizioni al fondo negoziale Espero, il primo fondo pensione del settore del pubblico impiego. L attivo netto destinato alle prestazioni si attesta complessivamente a circa 11,3 miliardi di euro, con un incremento nel corso del semestre di quasi il 7 per cento e di quasi il 22 per cento su base annua. Rimane per contro più sostenuto, anche se in tendenziale diminuzione, il tasso di crescita del settore dei piani individuali pensionistici attuati mediante contratti di assicurazione sulla vita (PIP). Nei primi sei mesi del 2006, il numero dei contratti PIP stipulati è salito di circa il 6 per cento, rispetto all 8 per cento registrato nello stesso periodo del 2005, portando il numero complessivo di polizze stipulate a partire dal 2001, anno di avvio della commercializzazione di tali prodotti, a quasi 860 mila unità. La maggior parte delle polizze emesse nei primi sei mesi del 2006, quasi il 60 per cento, fa riferimento a prodotti tradizionali. Il numero dei fondi pensione di nuova istituzione complessivamente autorizzati è pari a 130, di cui 43 sono fondi pensione negoziali e 87 sono fondi pensione aperti. Gli iscritti ai fondi pensione negoziali, in crescita del 2,5 per cento rispetto alla fine del 2005, superano il milione e ottantamila unità. Nei primi sei mesi del 2006, altri tre fondi pensione negoziali hanno avviato l attività di investimento conferendo le risorse ai gestori finanziari selezionati; il numero dei fondi negoziali che hanno conferito le risorse in gestione è così salito a 33. Sostanzialmente stabile, rispetto alla fine del 2005, è la ripartizione delle risorse in gestione fra i diversi intermediari, che vede la quota delle SGR nazionali attestarsi al 63 per cento, le imprese di assicurazione al 16 per cento, le SIM al 2 per cento e le imprese di investimento comunitarie al 19 per cento. I fondi pensione aperti registrano 419 mila aderenti, con un incremento di circa il 3 per cento nel primo semestre del Il grado di concentrazione del settore, calcolato come percentuale degli iscritti ai fondi gestiti dalle prime cinque società, è pari al 65 per cento, in leggera diminuzione rispetto alla fine del Per effetto di operazioni di razionalizzazione dell offerta poste in essere da un importante gruppo 7-4

7 finanziario, sale al 24,9 per cento la quota degli iscritti ai fondi aperti gestiti da imprese di assicurazione (21 per cento alla fine del 2005), mentre la quota rappresentata dalle società di gestione del risparmio scende al 26,7 per cento (30,3 per cento alla fine del 2005). Quest anno i mercati finanziari hanno registrato significative oscillazioni; gli innalzamenti dei tassi di interesse decisi dalle Banche centrali negli Stati Uniti e nell area dell euro, l acuirsi delle tensioni geopolitiche e l instabilità dei corsi petroliferi hanno generato ripercussioni sull andamento dei mercati e, quindi, anche sui rendimenti dei fondi pensione. Nei primi nove mesi del 2006, il rendimento generale netto stimato dei fondi pensione di nuova istituzione, pari al 2,4 per cento, è stato comunque positivo e leggermente superiore alla rivalutazione netta del TFR che, nello stesso periodo, si è attestata a poco più del 2 per cento. I fondi pensione negoziali hanno conseguito un rendimento medio del 2,5 per cento mentre il rendimento medio dei fondi pensione aperti è stato del 2,1 cento. Le oscillazioni che caratterizzano tipicamente i rendimenti nel breve periodo avvalorano l opportunità di guardare ad orizzonti temporali più ampi, stante la prospettiva di lungo periodo che contraddistingue la previdenza complementare. Considerando, infatti, un più esteso orizzonte temporale, il confronto con la rivalutazione del TFR è assai più favorevole ai fondi pensione. Nel periodo che va dall inizio del 2003 alla fine del settembre scorso, il rendimento dei fondi pensione, stimato attorno al 22 per cento, ha nettamente superato la rivalutazione del TFR, che si è attestata a circa il 10,5 per cento, rispecchiando la congiuntura favorevole che in tale periodo ha complessivamente contrassegnato i mercati azionari. Il rendimento medio dei fondi pensione negoziali è stato del 20,7 per cento; mentre è stato più alto, pari al 25,5 per cento, il rendimento medio dei fondi pensione aperti, caratterizzati da una maggiore esposizione verso il mercato azionario. Le prospettive di sviluppo per l intero settore della previdenza complementare sono evidentemente legate altresì alle maggiori adesioni e risorse finanziarie che, anche tramite il conferimento del TFR dei lavoratori dipendenti, potranno confluire alle forme pensionistiche complementari. Nel più recente intervento di riforma della previdenza complementare, il decreto lgs. 252/2005, la necessità di dare un nuovo impulso allo sviluppo del secondo pilastro pensionistico nel nostro Paese si accompagna all incremento dei flussi di finanziamento mediante il conferimento, anche con modalità tacite, del TFR maturando. Nel disegno di legge finanziaria per il 2007, approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente all esame del Parlamento, è previsto, all art.84, il trasferimento all INPS della metà della quota annuale di TFR maturando non destinata alla 7-5

8 previdenza complementare. Al contempo l entrata in vigore del decreto lgs. 252/2005, inizialmente fissata al 1 gennaio 2008, viene anticipata al 1 gennaio Quest ultima disposizione senza dubbio imprime un accelerazione allo sviluppo della previdenza complementare e, fatto particolarmente importante, sarà accompagnata dalla realizzazione di campagne informative intese a promuovere adesioni consapevoli alle forme pensionistiche complementari. In ciò sta, a mio avviso, la valenza positiva e di immediata percezione di tale intervento normativo. Pur tuttavia, riterrei auspicabile che intervenissero modifiche volte all eliminazione di alcune discrasie interne alle disposizioni della legge finanziaria appena richiamate. In particolare, il comma 1 del predetto art. 84 prevede l anticipazione al 1 gennaio 2007 e al 31 dicembre 2006 di tutti i termini stabiliti dall articolo 23 del decreto lgs. 252/2005, rispettivamente, il 1 gennaio 2008 e il 31 dicembre 2007, con esclusione di quelli di cui ai commi 3 e 4. Tali ultimi due commi fanno riferimento all obbligo di adeguamento delle forme pensionistiche complementari alla nuova disciplina (che rimane così fissato al 31 dicembre 2007) e al conseguente divieto, per le forme non adeguate, di acquisire nuove adesioni anche con riferimento al conferimento del TFR (che scatta dal 1 gennaio 2008). Le disposizioni richiamate appaiono dunque in grado di determinare uno sfasamento temporale tra l entrata in vigore della riforma ed il termine previsto per l adeguamento dei fondi pensione alla nuova normativa di settore, che potrebbe rivelarsi problematico per il corretto funzionamento del meccanismo del conferimento del TFR alle forme pensionistiche non essendo possibile la preventiva omogeneizzazione delle forme pensionistiche stesse e, conseguentemente, la confrontabilità tra tutte. Come ho avuto modo di ricordare in altre occasioni, l incertezza che, nel 2005, ha caratterizzato l iter di attuazione della legge delega previdenziale non ha certamente giovato alla crescita delle adesioni alla previdenza complementare. Occorre, quindi, evitare che tale inconveniente si ripeta proprio in concomitanza di un anticipo dell entrata in vigore della riforma e, quindi, non sia di ostacolo all auspicato sviluppo del settore il previsto trasferimento all INPS della metà della quota annuale di TFR maturando non destinata alla previdenza complementare. 3. Risparmio previdenziale e gestione del rischio L allocazione del risparmio previdenziale sui mercati finanziari, da un lato, offre interessanti opportunità di valorizzazione tenuto conto della prospettiva di lungo periodo che naturalmente caratterizza l investimento, dall altro, sottintende rischi connessi alla variabilità dei rendimenti conseguiti. 7-6

9 Questa considerazione, in un certo senso quasi ovvia, può assumere una valenza del tutto particolare nel momento in cui entrerà a far parte del sistema il meccanismo di conferimento, anche mediante modalità tacite, del TFR maturando alle forme pensionistiche complementari, dal quale ci si attende ingenti flussi di risorse finanziarie. Con il trasferimento il TFR, fino ad ora assimilabile ad un prestito obbligatorio concesso dai lavoratori alle imprese e garantito nel meccanismo di rivalutazione e nel rimborso, che verrebbe di fatto trasformato in quote di partecipazione a un portafoglio diversificato di attività finanziarie. Al riguardo, la COVIP ha svolto simulazioni retrospettive, considerando periodi sufficientemente lunghi, al fine di calcolare il rendimento teorico che i fondi pensione avrebbero conseguito in periodi passati sulla base di una composizione media di portafoglio tipicamente prudenziale, con una percentuale di investimento azionario dell ordine del per cento. Nel periodo ultraventennale che intercorre tra l introduzione dell attuale disciplina del TFR (maggio 1982) e la fine del 2005, il rendimento reale annuo composto dei fondi pensione, pari a circa il 5 per cento, avrebbe abbondantemente superato il tasso annuo di rivalutazione reale del TFR, pari allo 0,2 per cento. Portafogli caratterizzati da una presenza, anche limitata, di titoli di capitale se, per un verso, sottintendono l esposizione a rischi finanziari, per altro verso possono rivelarsi più adeguati alle aspettative e alle esigenze di quanti, ad esempio, hanno una vita lavorativa ancora lunga e dunque orizzonti di investimento più ampi. Occorre considerare, tra le altre cose, che anche il primo pilastro pensionistico non può dirsi esente da rischi dal momento che un insufficiente crescita dell economia può deprimere il montante accumulato, costituito dai contributi versati capitalizzati annualmente, seppur in modo virtuale, sulla scorta delle medie mobili quinquennali del tasso di crescita nominale del PIL. Non solo, l aumento della longevità minaccia la sostenibilità nel lungo periodo del finanziamento a ripartizione, che dipende largamente dall evoluzione nel tempo del rapporto fra pensionati e lavoratori attivi. Nel solco tracciato dalle riforme previdenziali che il nostro Paese ha intrapreso a partire dagli novanta, dunque, l obiettivo di garantire più adeguati livelli di copertura pensionistica è perseguito diversificando il portafoglio di attività previdenziali e, quindi, i connessi rischi. Nel caso della previdenza complementare, non va tuttavia dimenticato che il sistema della contribuzione definita pone a carico del singolo individuo l intero rischio derivante dall investimento sui mercati finanziari e quello ulteriore e più grave di usufruire, alla fine della carriera lavorativa, di un integrazione pensionistica insufficiente rispetto all esigenza di mantenere il più possibile inalterato il proprio tenore di vita. E per tali ragioni che nel nostro ordinamento il risparmio previdenziale è ben distinto dal puro e semplice risparmio finanziario e in quanto tale, usufruisce di 7-7

10 una disciplina specifica, anche a livello di normativa comunitaria, non solo con riguardo alle regole di accesso al settore, alla struttura tipo dei fondi pensione ed all Autorità di vigilanza dedicata ma anche in relazione al contenimento del rischio. L investimento dei fondi pensione deve rientrare in una strategia che ne veda la realizzazione nel rispetto del principio generale di sana e prudente gestione, avendo riguardo agli obbiettivi della diversificazione dell investimento, della gestione efficiente del portafoglio, della diversificazione dei rischi, del contenimento dei costi e della massimizzazione dei rendimenti netti. Accanto a questi criteri qualitativi a cui deve ispirarsi la gestione delle risorse, la normativa sugli investimenti dei fondi pensione prevede anche limiti quantitativi di implementazione dei criteri stessi; tra questi mi limito a richiamare quelli rivolti ad impedire la concentrazione in strumenti finanziari emessi da uno stesso soggetto, a contenere l esposizione nei confronti del rischio di controparte, a ricondurre le operazioni in contratti derivati entro tipologie predefinite, a privilegiare l investimento in titoli quotati in mercati regolamentati. Infine, la normativa in tema di impiego delle disponibilità dei fondi pensione risulta per molti versi già allineata ai principi indicati nell art. 18 Direttiva 2003/41/CE (c.d. EPAP) sugli enti pensionistici aziendali o professionali, da recepire nella normativa nazionale di adeguamento, che impone agli enti pensionistici di investire conformemente al principio della persona prudente e nell esclusivo interesse degli iscritti, con particolare riferimento alla necessità che siano garantite la sicurezza, la qualità, la liquidità, e la redditività del portafoglio nel suo complesso. Ai criteri elencati deve aggiungersi anche la previsione che lascia liberi gli Stati membri di fissare anche regole di carattere quantitativo, purché giustificate da criteri prudenziali. E pure importante sottolineare, che la Direttiva chiama i fondi pensione a formalizzare e rendere noti ai propri aderenti, anche in riferimento ai singoli comparti, gli obiettivi e i criteri della propria politica di investimento, la ripartizione strategica delle attività e i metodi di misurazione e le tecniche di gestione del rischio, provvedendo almeno triennalmente, alla verifica della rispondenza degli stessi agli interessi degli aderenti. Il settore dei fondi pensione è per definizione e per vocazione volto al contenimento dell esposizione al rischio dei risparmi previdenziali delle collettività di riferimento. Di conseguenza, l affinamento da parte dei fondi delle tecniche di gestione del rischio costituisce un aspetto su cui richiamare l attenzione e l impegno dei fondi pensione per il futuro. Muovendo dall ovvia constatazione che il rischio è qualcosa di insito nell investimento finanziario, valida anche nel caso dell investimento con finalità previdenziali, occorre volgere tale evidenza a favore degli attori della previdenza complementare. Dal lato degli aderenti ciò comporta una scelta consapevole del profilo d investimento coerente con l obiettivo di integrazione previdenziale che caratterizza 7-8

11 ciascun individuo, sul fronte degli operatori occorre sia attuata una gestione del rischio che, pur tenendo conto del fine previdenziale, sia tale da rendere possibile il conseguimento di adeguati rendimenti e, quindi, l effettività della promessa previdenziale. E necessario quindi proseguire il percorso intrapreso con la riforma favorendo il consolidamento degli elementi che ingenerino la certezza dell efficienza del sistema. Occorre una sempre maggiore professionalità degli organi di governo dei fondi pensione, intesa anche come capacità di valutare efficacemente le opportunità di investimento offerte dal mercato, la realizzazione di una efficace consulenza finanziaria nonché la trasparenza delle informazioni rese nei documenti dei fondi pensione per rendere possibile non solo la comprensione ma anche la confrontabilità tra i diversi strumenti, posto che si è cominciato ad introdurre qualche elemento di concorrenza nel sistema. In tale logica di accorta gestione del rischio anche i fondi pensione potranno aprirsi, nei limiti fissati dalle norme, alle diverse possibilità di investimento redditizio evidenziate dal mercato. 4. Il rischio previdenziale e il ruolo centrale della trasparenza e dell informativa Come abbiamo detto, una corretta gestione del rischio da parte degli intermediari, che tenga in debito conto le finalità previdenziali dell investimento, è in realtà tanto più efficace rispetto all obiettivo di contribuire alla formazione di un reddito adeguato nell età anziana quanto più le scelte dei singoli aderenti sono coerenti sia con il loro livello di propensione al rischio, sia con le loro aspettative di integrazione previdenziale. Emerge, pertanto, l importanza di promuovere scelte consapevoli da parte degli aderenti nella costruzione del proprio piano previdenziale, scelte che non possono non partire da una chiara percezione del livello di prestazioni che gli iscritti possono ragionevolmente attendersi dal sistema pensionistico obbligatorio. Solo tramite la diffusione di informazioni circa il grado di copertura che, con il passare del tempo, sarà assicurato dal sistema di base, gli individui potranno più consapevolmente decidere l adesione alla previdenza complementare, il livello di contribuzione più adeguato, l opzione di investimento che meglio rispecchia le loro propensioni personali. E su questi tre elementi che la consapevolezza è fondamentale poiché v è il rischio di compiere scelte errate e le conseguenze possono essere molto rilevanti. Si tratta, in sostanza, del rischio di non aderire, oppure di aderire in ritardo, a una forma pensionistica complementare, del rischio di versare contributi insufficienti rispetto al prefissato obiettivo previdenziale e del rischio di assumere decisioni inadeguate in merito al profilo di investimento del proprio piano previdenziale. 7-9

12 Tutte queste eventualità possono essere fronteggiate solo per mezzo di efficaci interventi di educazione previdenziale che coinvolgano tutti i soggetti interessati, quali i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, le associazioni degli intermediari e dei fondi pensione, l Autorità di vigilanza del settore e non da ultimo lo Stato. La presenza sul mercato di una pluralità di strumenti con finalità previdenziali ha certamente reso più ampia la gamma delle soluzioni sperimentabili dai singoli individui, al tempo stesso incrementando le istanze per una maggiore omogeneizzazione delle forme pensionistiche in materia di trasparenza e di tutela degli aderenti. Dal maggiore impulso recato alla concorrenza e dall enfasi posta sulla confrontabilità è ragionevole attendersi maggiori stimoli all abbassamento dei costi e, quindi, all efficienza delle forme pensionistiche complementari nel contribuire effettivamente all adeguatezza delle prestazioni previdenziali. Si tratta di un tema sul quale la COVIP, che ormai da anni conduce un regolare monitoraggio dell intero settore, ha insistito in più di un occasione, anche nei confronti dei prodotti previdenziali attuati mediante contratti di assicurazione sulla vita, sottolineando altresì l esigenza che il potenziale aderente sia posto in condizione di conoscere agevolmente i costi che andrà a sostenere e l impatto che questi avranno sulla prestazione finale, con la chiara evidenziazione degli elementi che differenziano un prodotto rispetto all altro. In ottemperanza ai sopra richiamati principi, e sulla scorta delle Direttiva adottata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, la COVIP ha emanato nello scorso mese di giugno le Direttive generali per l adeguamento delle forme pensionistiche complementari alla nuova disciplina di settore precedute da un ampia fase di consultazione con le parti sociali, gli organismi rappresentativi dei soggetti vigilati, dei prestatori di servizi finanziari e dei consumatori. In parallelo alle Direttive generali, la COVIP ha anche predisposto, in attuazione di quanto previsto all art. 19 del decreto lgs. 252/2005, schemi di statuto, di regolamenti e di documenti informativi, che potranno essere di ausilio per gli operatori nella stesura dei relativi atti. Al fine di tenere conto dell anticipo della riforma previsto dalla legge finanziaria, la COVIP ha previsto un accelerazione dei tempi di consultazione per formalizzare gli schemi dei documenti necessari alle forme pensionistiche per l adeguamento alla nuova normativa di settore. 7-10

13 APPENDICE STATISTICA La previdenza complementare in Italia. Dati di sintesi. (dati di fine periodo; importi in milioni di euro) Tav. 1 Fondi pensione Fondi Iscritti (1) Risorse D.P. (2) giu2006 dic2005 giu2006 dic2005 var. % giu2006/ dic2005 giu2006 dic2005 var. % giu2006/ dic2005 Fondi pensione negoziali , ,0 Fondi pensione aperti , ,0 Totale fondi di nuova istituzione , ,9 Fondi pensione preesistenti (3) TOTALE FONDI PENSIONE Polizze Individuali Pensionistiche (4) , TOTALE FORME PENSIONISTICHE COMPLEMENTARI (1) Iscritti attivi e cosiddetti differiti. (2) Risorse complessivamente destinate alle prestazioni. Esse comprendono: l attivo netto destinato alle prestazioni (ANDP) per i fondi negoziali e aperti di nuova costituzione e per i fondi preesistenti dotati di soggettività giuridica; i patrimoni di destinazione ovvero le riserve matematiche per i fondi preesistenti privi di soggettività giuridica; le riserve matematiche costituite a favore degli iscritti presso le compagnie di assicurazione per i fondi preesistenti gestiti tramite polizze assicurative; le riserve matematiche per i PIP di tipo tradizionale e il valore delle quote in essere per i PIP di tipo unit linked. (3) I dati sono parzialmente stimati. (4) Il dato sugli iscritti, posto pari alle polizze emesse dall avvio della commercializzazione dei prodotti, potrebbe risultare sovrastimato a causa di duplicazioni. 7-11

14 Fondi pensione di nuova istituzione. Serie trimestrali. (anni vari; dati di fine periodo, salvo flussi trimestrali per i contributi; importi in milioni di euro) Tav. 2 II Trim 2005 III Trim 2005 IV Trim 2005 I Trim 2006 II Trim 2006 Numero di fondi Fondi pensione negoziali Fondi pensione aperti Totale fondi pensione di nuova istituzione Iscritti Fondi pensione negoziali variazione % sul trimestre precedente 1,6 1,0 4,8 1,7 0,8 variazione % sul trimestre corrispondente 3,2 4,0 8,7 9,3 8,4 Fondi pensione aperti Iscritti per adesioni individuali Iscritti per adesioni collettive Totale variazione % sul trimestre precedente 1,3 0,9 2,5 1,5 1,4 variazione % sul trimestre corrispondente 5,8 6,1 6,5 6,5 6,5 Totale fondi di nuova istituzione variazione % sul trimestre precedente 1,5 1,0 4,2 1,6 1,0 variazione % sul trimestre corrispondente 3,9 4,5 8,1 8,6 7,9 Attivo netto destinato alle prestazioni Fondi pensione negoziali variazione % sul trimestre precedente 6,9 6,9 5,7 5,9 2,0 variazione % sul trimestre corrispondente 30,7 31,2 29,5 28,0 22,1 Fondi pensione aperti variazione % sul trimestre precedente 6,8 6,9 10,1 4,8-0,8 variazione % sul trimestre corrispondente 28,6 34,0 32,5 31,7 22,4 Totale fondi di nuova istituzione variazione % sul trimestre precedente 6,9 6,9 6,9 5,6 1,2 variazione % sul trimestre corrispondente 30,1 31,9 30,3 29,0 22,2 Contributi Fondi pensione negoziali Fondi pensione aperti Totale fondi di nuova istituzione

15 Fondi pensione negoziali. Iscritti, bacino dei potenziali iscritti e tassi di adesione. ( dati al 30 giugno 2006) Tav. 3 Fondi Iscritti Tasso di adesione (1) (%) Bacino potenziali iscritti (2) Fondi pensione negoziali rivolti a lavoratori dipendenti , fondi aziendali e di gruppo , fondi di categoria , rivolti a lavoratori autonomi (3) Per memoria: Fondi pensione negoziali ad ambito territoriale , (1) Il tasso di adesione qui riportato fa riferimento ai fondi pensione, non in liquidazione, rivolti a lavoratori dipendenti; tale indice, infatti, risulta scarsamente significativo per i fondi rivolti a lavoratori autonomi. (2) Per evitare duplicazioni, dal bacino dei potenziali iscritti delle diverse categorie di fondi sono esclusi i dati relativi ai fondi ad ambito territoriale; si tiene, inoltre, conto del fatto che alcuni fondi si rivolgono a un bacino di potenziali iscritti almeno in parte comune. (3) Il dato relativo agli iscritti comprende anche FONDO FAMIGLIA. 7-13

16 Fondi pensione negoziali. Risorse in gestione e tipologia di intermediari. (anni vari; dati di fine periodo; importi in milioni di euro) Tav. 4 Num. Intermediari Num. Convenzioni Risorse in gestione Tipologia di intermediario dic dic giu dic dic giu dic2004 dic2005 giu Importo % Importo % Importo % Italia Assicurazioni , , ,8 SGR , , ,6 SIM , ,6 Totale , , ,0 Altri paesi Unione europea Imprese di investimento , , ,0 Totale

17 Fondi pensione aperti. Struttura del mercato. (dati al 30 giugno 2006; importi in milioni di euro) Tav. 5 Fondi/ Iscritti ANDP Comparti Numero % Importo % Fondi aperti operativi gestiti da: (1) Assicurazioni , ,5 Banche , ,9 SGR , ,8 SIM , ,8 Totale fondi aperti operativi , ,0 Comparti Azionari , ,1 Bilanciati , ,8 Obbligazionari , ,1 Totale comparti relativi a fondi operativi , ,0 per memoria: comparti garantiti , ,1 Fondi delle maggiori 5 società per numero di iscritti , ,8 Comparti con ANDP superiore a 5 mln di euro , ,8 Comparti con ANDP compreso tra 500 mila e 5 mln di euro , ,9 Altri comparti ,4 10 0,3 (1) In questa tabella per fondi aperti operativi si intendono quelli con almeno un iscritto. 7-15

18 (1) (2) Fondi pensione. Rendimenti pluriennali. (valori percentuali) Tav. 6 dal al dal al dal al dal al (45 mesi) (33 mesi) (21 mesi) (9 mesi) Fondi Pensione (3) 22,0 16,0 11,1 2,4 Fondi Pensione Negoziali 20,7 15,0 10,1 2,5 Fondi Pensione Aperti 25,5 18,7 13,8 2,1 Azionari 35,7 25,1 19,5 2,9 Bilanciati 24,1 18,3 13,6 1,9 Obbligazionari misti 15,7 12,1 7,6 1,3 Obbligazionari puri 8,1 6,1 3,3 0,8 Per memoria Rivalutazione netta del TFR (4) 10,5 7,4 4,8 2,1 (1) Rendimenti calcolati come variazione degli indici di capitalizzazione. I rendimenti relativi ai fondi sono rappresentativi della performance media al netto degli oneri (di gestione e fiscali) gravanti sui fondi. (2) Dati provvisori e parzialmente stimati con riferimento ai mesi di luglio, agosto e settembre (3) Rendimenti relativi ai fondi pensione di nuova istituzione (negoziali e aperti). (4) Tasso di rivalutazione al netto dell imposta sostitutiva introdotta a partire dal 1 gennaio Dato stimato con riferimento al mese di settembre

19 Polizze individuali pensionistiche. Evoluzione del mercato. (anni vari; dati di flusso per polizze emesse e premi incassati; importi in milioni di euro) Tav. 7 Polizze emesse Premi incassati dal 2001 al 2005 % I sem 2006 % Totale % dal 2001 al 2005 % I sem 2006 % Totale % Prodotti PIP prodotti tradizionali , , , , , ,6 prodotti unit linked , , , , , ,4 Totale , , , , , ,0 quote di mercato (%) delle prime 5 società (1) 63,9 62,5 Canali distributivi Agenzie (2) , , , , , ,2 Promotori finanziari , , , , , ,8 Sportelli bancari , , , , , ,0 (1) Per ammontare dei premi PIP incassati. (2) Agenzie con mandato, in economia e gerenze; comprende anche broker e forme di vendita diretta. 7-17

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