COMMITTENTE: Impresa Edil C S.r.l. MAR.09 DAVOLIO NEGRI GEOLOGIA TECNICA PERCORSO ARCHIVIAZIONE 3 AGT

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1 COMMITTENTE: Impresa Edil C S.r.l. DIREZIONE TECNICA A CURA DI Dott. Geol. Lorenzo Negri NEGRI Dott. Geol. Marco Vannucchi COLLABORATORI Dott. Geol. Aldo Davolio ELABORATO: Studio geologico sismico di fattibilità CODICE COMMESSA: AGT 06/09 UBICAZIONE: Comune di Parma (PR) Loc. Capoluogo Sub-Ambito 08.S1 OGGETTO: Studio geologico - sismico di fattibilità a supporto del Sub-Ambito 08.S1 Richiesta di integrazione materiale variante generale al POC del Comune di Parma, adottata con atto di C.C. n 171 del MAR.09 DAVOLIO NEGRI GEOLOGIA TECNICA DATA REDATTO APPROVATO ATTIVITA FILE PARMA SUB-AMBITO 08_S1.DOC PERCORSO ARCHIVIAZIONE 3 AGT Via Nedo Nadi n 9/a (PARMA), Tel Fax info@geostudiparma.it Capitale Sociale i.v. - C.F. & P.I Iscritta al Registro Imprese n e R.E.A. n C.C.I.A.A. di Parma Variante n. 155 approvata con atto di C.C. n. 57 del

2 INDICE 1 PREMESSA INQUADRAMENTO GEOLOGICO Quadro geologico e geomorfologico regionale di riferimento Quadro geotettonico regionale di riferimento Inquadramento stratigrafico ed idrogeologico regionale di riferimento Il bacino idrogeologico della pianura emiliano-romagnola Idrogeologia di dettaglio: sezioni idrostratigrafiche interpretative, identificazione degli acquiferi e alimentazione delle falde Inquadramento piezometrico Assetto litostratimetrico ed idrogeologico locale CLASSIFICAZIONE SISMICA E ANALISI DELLA SISMICITA STORICA INDAGINI GEOGNOSTICHE DIRETTE Prove penetrometriche statiche (C.P.T.) e dinamiche (S.C.P.T.) INDAGINI GEOGNOSTICHE INDIRETTE Prospezione sismica tipo MASW Strumentazione impiegata e configurazione spaziale adottata Cenni sulla metodologia d indagine e sull elaborazione dati Analisi ed interpretazione della prospezione MASW Categoria sismica del suolo di fondazione Microzonazione sismica Valutazione preliminare della risposta sismica locale e dello spettro di risposta di progetto Prospezione geofisica con tomografia elettrica Strumentazione impiegata e metodologia di indagine Analisi ed interpretazione della tomografia elettrica CARATTERISTICHE LITOSTRATIMETRICHE E GEOMECCANICHE DEL TERRENO Modello litostratimetrico e geomeccanico dei terreni di fondazione CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE...53 Pagina 2 di 61

3 Elenco tavole allegate Tav.1: Inquadramento cartografico generale (stralcio C.T.R., tavola 181-SE Parma nordovest, tavola 182-SO Parma nord-est, tavola 199-NE Parma sud-ovest, tavola 200-NO Parma sud-est alla scala 1:25.000); Tav.2a: Carta geomorfologica della Pianura Padana (stralcio Carta geomorfologica della Pianura Padana edita dal Ministero dell Università e della Ricerca scientifica e tecnologica Comitato Consultivo del C.U.N. n 4 Scienze della Terra 1997 scala 1: ); Tav.2b: Carta geologica (stralcio Carta Geologica della Provincia di Parma e delle zone limitrofe, Istituto di Geologia, Geografia e Paleontologia dell Università di Parma (1965) scala 1: ); Tav.2c: Carta sismotettonica della Regione Emilia Romagna (stralcio Carta Sismotettonica, edita (2004) dal Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli della R.E.R., e dall Istituto di Geoscienze e Georisorse, Sezione di Firenze del C.N.R. scala 1: ); Tav.2d: Carta della vulnerabilità degli acquiferi (stralcio elaborato cartografico dell Allegato n. 4 Vulnerabilità degli Acquiferi del P.T.C.P. approvato con Del. C.P. n 134 del 21/12/2007 non in scala); Tav.2e: Modello concettuale dell acquifero (stralcio della Carta della vulnerabilità degli acquiferi all inquinamento 1992 tratta da Quaderni di tecniche di protezione ambientale n 3 scala 1: ); Tav.2f: Sezione idrostratigrafica 3-3 (tratta dall elaborato Tav. 4 del P.S.C. del Comune di Parma scala grafica); Tav.3: Ubicazione indagini geognostiche (stralcio planimetria di progetto fornita dalla Committenza scala 1:1.000); Tavv.4a, 4b: Correlazioni lito geomeccaniche interpretative (scala verticale 1:50 scala orizzontale 1:500). ALLEGATO n 1: Prove penetrometriche statiche (C.P.T.) e dinamiche (S.C.P.T.) ALLEGATO n 2: Prospezione sismica con metodo MASW ALLEGATO n 3: Prospezione geoelettrica con metodo tomografico Pagina 3 di 61

4 1 PREMESSA Il presente studio geologico sismico, redatto a seguito della richiesta di integrazione materiale variante generale al POC del Comune di Parma (adottata con atto di C.C. n 171 del ) con Prot (2006 VI/1/1.2/4) del 23/02/2009, per conto e su incarico dell Impresa Edil C S.r.l. ed in accordo con i progettisti Arch. Paolo Giandebiaggi ed Arch. Gianluca Mora, a supporto del Sub-Ambito 08.S1, sito nell immediata periferia sud del capoluogo, ha lo scopo di verificare l assetto litostratimetrico e la compatibilità geomeccanica di massima dei terreni di fondazione dell areale in oggetto, al fine di accertare le condizioni generali di fattibilità geologica e sismica dell intervento nonché definirne, in via preliminare, le condizioni di realizzazione più idonee in rapporto alla natura dei terreni presenti. L indagine è stata condotta in osservanza alla normativa vigente in materia: L.R. Regione E.R. n 20 del 24/03/2000 inerente la Disciplina generale sulla tutela e l uso del territorio ; Testo coordinato della L.R. n 31 del 25/11/2002 Disciplina generale dell edilizia ; Decreto Ministeriale 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni che ricomprende: - Ordinanza Presidenza Consiglio Ministri n 3274 del 20/03/2003; - D.P.R. n 380 del 06/06/2001 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia (Testo A) ; - D.M. 21/01/1981, attuativo della Legge 64/1974, e successive modifiche ed integrazioni (D.M. 11/03/1988 e Circ.LL.PP. n del 24/09/1988 Istruzioni per l applicazione del D.M. 11/03/1988 ); Legge regionale 30 ottobre 2008, n 19 Norme per la riduzione del rischio sismico. Allo scopo di accertare la caratterizzazione geomeccanica dei terreni costituenti il sottosuolo, sono state appositamente realizzate specifiche e mirate indagini geognostiche dirette ed indirette (vd. All. n 1, 2, 3), come previsto dalla citata normativa vigente in materia. Le considerazioni espresse, in questa prima fase di analisi definitiva, emergono dalla sintesi delle seguenti acquisizioni d'indagine: Pagina 4 di 61

5 ricerca bibliografica di dati relativi all assetto geolitologico, geomorfologico, idrogeologico e sismotettonico generale e locale (vd. Tavv. 2a, 2b, 2c, 2d, 2e, 2f); caratterizzazione litostratimetrica e geomeccanica di massima dei terreni di sedime degli edificandi in progetto attraverso l esecuzione di: INDAGINI DIRETTE n 6 indagini geognostiche di tipo penetrometrico statico (C.P.T. 1 ) realizzate in loco, in data 10/03/2009, e spinte, a rifiuto, sino a profondità rispettivamente comprese tra 2,60 metri e 4,00 metri da p.c. attuale entro il substrato ghiaioso (vd. Tavv. 3, 4a, 4b ed All. n 1); n 4 indagini geognostiche di tipo penetrometrico dinamico (S.C.P.T. 2 ) realizzate in loco, in data 10/03/2009, in continuità alle verticali di prova penetrometrica statica ubicate ai vertici della maglia di indagine e spinte, a rifiuto, sino a profondità comprese tra 5,40 metri e 6,90 metri da p.c. attuale entro il substrato ghiaioso (vd. Tavv. 3, 4a, 4b ed All. n 1); INDAGINI INDIRETTE n 1 prospezione sismica tipo MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) volta a definire, in base alle caratteristiche litologiche e litostratigrafiche ricostruite dai dati areali derivanti dalle indagini geognostiche condotte dagli scriventi nell areale di intervento, il profilo della V S30 (velocità media equivalente di propagazione delle onde di taglio S entro 30 metri di profondità), da cui ricavare la categoria del suolo di fondazione (vd. All. n 2), necessaria per la determinazione dell azione sismica di progetto, nonché valutare, in via preliminare, la risposta sismica locale e lo spettro di risposta di progetto, in osservanza alla succitata normativa; n 2 prospezioni geoelettriche con metodo tomografico, realizzate in loco con l ausilio di SuperSting R1/IP, quale indagine di dettaglio ad alta definizione del primo sottosuolo (profondità pari a circa 25,00 metri da p.c. attuale, vd. Tav. 3 e sezioni geoelettriche di cui alle Tav. 1, 2 contenute in All. n 3); 1 Cone Penetration Test (C.P.T.), come definito in Geotecnica di Renato Lancellotta (1993), 2 Edizione, Zanichelli Editore S.p.a., Bologna. 2 Standard Cone Penetration Test (S.C.P.T.), come definito in Geotecnica di Renato Lancellotta (1993), 2 Edizione, Zanichelli Editore S.p.a., Bologna. Pagina 5 di 61

6 caratterizzazione idrogeologica di massima del primo sottosuolo attraverso la verifica in corso d opera del livello idrico all interno dei fori di sondaggio (vd. All. n 1); verifica delle condizioni statiche dei fabbricati esistenti nell area di intervento nonché dei comparti edificati situati all immediato contorno dell areale in questione. Si specifica che: la tipologia di indagine geognostica nonché il numero delle verticali di prova penetrometrica e delle prospezioni simiche condotte discende da quanto espressamente richiesto dal Comune di Parma Ufficio di Piano nella succitata richiesta di integrazione, in rapporto all estensione areale del comparto investigato; l indagine geognostica diretta, condotta tramite l esecuzione delle prove penetrometriche statiche e dinamiche (vd. All. n 1) è stata realizzata al fine di verificare puntualmente l assetto litostratimetrico e geomeccanico locale, la cui variabilità latero verticale è stata ricostruita attraverso l estensione areale del dato diretto tramite l esecuzione della prospezione geoelettrica (vd. Tavv. 1, 2 contenute in All. n 3). Si sottolinea, a tal proposito, come la prospezione geofisica, per sua natura indiretta, necessiti sempre di essere integrata con conoscenze dirette ricavabili esclusivamente da indagini geognostiche specifiche all uopo realizzate, finalizzate alla taratura dello strumento ed ad una migliore comprensione dell andamento del sottosuolo investigato; di contro, l impiego della prospezione geoelettrica, ed in generale delle prospezioni geofisiche, consente di limitare tali indagini specifiche alle sole aree di interesse individuate, riducendo costi e tempi di indagine. Trattandosi della fase preliminare della progettazione nonché in considerazione all assetto geolitologico ed alla morfologia sub-pianeggiante dei luoghi, al grado di conoscenza degli stessi da parte degli scriventi, l indagine così condotta è stata ritenuta esaustiva per poter esprimere le considerazioni di cui al seguito. A supporto della fase definitiva ed esecutiva della progettazione, si dovrà prevedere uno specifico studio geologico tecnico di dettaglio tramite l esecuzione di specifiche e mirate indagini geognostiche funzionali a: Pagina 6 di 61

7 raffittire la presente maglia di indagine tutt oggi realizzata (vd. Tav. 3), in ottemperanza alle indicazioni definite dalle Raccomandazioni AGI 1977 inerenti la programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche nonché dalla citata normativa vigente in materia; verificare nel dettaglio eventuali condizioni di variabilità latero verticale dei terreni di sedime, con specifico riferimento alla variabilità di soggiacenza del tetto del substrato ghiaioso; approfondire la caratterizzazione geomeccanica qualitativa e quantitativa del cosiddetto volume significativo, inteso come il volume interessato dalla trasmissione dei carichi degli edificandi in progetto, così come richiesto dalla citata normativa vigente in materia; definire le soluzioni fondali più idonee in rapporto alle tipologie strutturali in progetto ed alla natura dei terreni presenti e valutarne le capacità portanti, così come previsto della citata normativa in materia. Pagina 7 di 61

8 2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO 2.1 Quadro geologico e geomorfologico regionale di riferimento L area in esame è localizzata nella periferia meridionale del centro abitato di Parma, immediatamente a valle della nuova tangenziale sud, e si colloca in destra idraulica del T.Parma, in prossimità della confluenza con il Torrente Baganza (vd. Tav. 1). L areale oggetto di studio, attualmente urbanizzato, rientra a far parte di una più ampia zona pianeggiante localizzata nella media pianura parmense, caratterizzata dalla presenza dei lembi più distali dei conoidi alluvionali, edifici sedimentari che si sviluppano con forma tronco-conica dallo sbocco dei relativi corsi d acqua in pianura sino circa all altezza della via Emilia, interdigitandosi con i depositi della bassa pianura (vd. Tavv. 2a, 2b). La genesi e l evoluzione di questi corpi sedimentari sono altresì poste in forte connessione anche ad una serie di vicissitudini di natura tettonico-sedimentaria e climatica che hanno interagito in modo complesso con il naturale divagare dei principali corsi d acqua appenninici. Il substrato sedimentario su cui si sono impostati i conoidi risulta interessato, infatti, da una attività tettonica prevalentemente compressiva piuttosto intensa che ha originato un complesso sistema di strutture di embricazione sepolte, con direzione prevalente NO- SE, ed il relativo alto strutturale anticlinalico lungo l asse Monticelli Terme Fontanellato Busseto. Come si evince anche dalle sezioni geologiche riportate nella recente pubblicazione della Carta geomorfologica della Pianura Padana 3 alla scala 1: , ricostruite attraverso le perforazioni profonde e le prospezioni geofisiche per le ricerche petrolifere nonché sulla base delle litostratigrafie di pozzi idrici, il sottosuolo della pianura emiliano-romagnola è caratterizzato dalla prosecuzione del fronte sepolto della catena appenninica: alle aree sinclinaliche, sede di potenti accumuli, si alternano zone soggette a duplicazione tettonica per sovrascorrimento (thrust nord vergenti) con notevole assottigliamento della copertura sedimentaria. 3 Carta geomorfologica della Pianura Padana alla scala 1: , edita dal Ministero dell Università e della Ricerca scientifica e tecnologica (Comitato Consultivo del C.U.N. n 4 Scienze della Terra 1997) Pagina 8 di 61

9 L ingente spessore di tale copertura è altresì giustificato anche dall intensa subsidenza generale del bacino padano a partire dal Pliocene, localmente compensata e contrastata da fasi di sollevamento tettonico. Come conseguenza dell azione congiunta di questi importanti fattori morfotettonici e morfoclimatici, si è verificato una distribuzione spaziale degli apporti alluvionali che ha contribuito alla formazione di strutture lentiformi e interdigitate tra loro nonché ad un terrazzamento dei depositi stessi affioranti nella fascia pedecollinare. La distribuzione granulometrica dei sedimenti risulta preferenziale in relazione agli stati energetici delle correnti ed evidenzia una diminuzione di granulometria spostandosi dall alveo verso le zone laterali dei corsi d acqua, con localizzazione di depositi più grossolani in corrispondenza degli alvei attuali e dei paleoalvei (vd. Tav. 2a). Schematicamente, i depositi più grossolani, costituiti da sabbie e ghiaie eterometriche, talora con blocchi di notevoli dimensioni, di natura poligenica prevalentemente calcareo-marnosa ed arenacea, presenti sia negli alvei attivi attuali sia nelle zone apicali dei conoidi nonché lungo gli antichi canali d alveo, caratterizzano le zone di alta e medio-alta pianura; i limi e le argille, attribuibili ad ambienti sedimentari di minor energia rispetto ai precedenti, sono invece distribuiti nelle aree più distali delle conoidi stesse. Sotto il profilo geomorfologico, l area in esame si colloca nella porzione distale del conoide alluvionale del T. Parma, nell ambito delle alluvioni medio recenti che rappresentano la fase di livellamento della pianura da parte del corso d acqua all interno e sul contorno del conoide pleistocenico (vd. Tav. 2b, stralcio Carta Geologica della Provincia di Parma e zone limitrofe alla scala 1: Università degli studi di Parma, Istituto di Geologia ottobre 1965). Appare comunque assai probabile l interferenza dei depositi alluvionali dei vicini T. Enza, T. Baganza e del Fiume Taro che, interdigitati al complesso apparato deposizionale del T. Parma, hanno dato luogo ad un edificio sedimentario nel quale risulta assai difficoltoso riconoscere l appartenenza dei depositi stessi all uno o all altro corso d acqua, influenzandone l assetto idrogeologico. In linea generale si distinguono i seguenti terreni, in relazione alla diversa dinamica ed ambiente deposizionale: Pagina 9 di 61

10 Terreni tendenzialmente argillosi, geneticamente connessi alla deposizione in ambiente fluvio-palustre di contributi solidi a finissima granulometria, trasportati e deposti dalle acque di piena ristagnanti in aree depresse; date le peculiarità dell ambiente di sedimentazione, questi depositi di stanca possono contenere localmente elevati tenori di sostanza organica; Terreni tendenzialmente limosi, attribuibili alla deposizione di correnti fluviali a bassa competenza, costituenti terreni di transizione tra le aree depresse a litologia argillosa prevalente e gli alvei (attuali e paleoalvei) a litologia sabbiosa; Terreni tendenzialmente sabbiosi e ghiaiosi, ascrivibili alla sedimentazione diretta del corso d acqua in condizioni di elevata energia. 2.2 Quadro geotettonico regionale di riferimento L evoluzione geologica della pianura parmense e del suo margine pedemontano si inseriscono nel più ampio contesto di colmamento del bacino di avanfossa della Pianura Padana, una vasta depressione a stile tettonico globalmente compressivo legata all orogenesi dell Appennino Settentrionale, colmato da depositi marini ed alluvionali di età pliocenica e quaternaria. Come riportato nella specifica letteratura in materia, il margine padano meridionale a cui appartiene l areale oggetto di studio presenta una struttura complessa, caratterizzata da sistemi di sovrascorrimenti, faglie, duplicazioni tettoniche, pieghe e bacini, ad andamento NE-vergente, conseguenza degli eventi tettonici compressivi che a partire dal Miocene superiore hanno coinvolto tutto l Appennino settentrionale e l antistante bacino di sedimentazione. Più specificatamente, nel sottosuolo antistante il margine morfologico dell Appennino settentrionale si individuano due serie principali di thrusts, a sviluppo sequenziale frontale, che interessano le formazioni mesozoiche e mio plioceniche mascherate dai depositi alluvionali quaternari. Si tratta di due sistemi di grandi pieghe asimmetriche, con andamento anticlinalico, formatesi attraverso molteplici faglie inverse e sovrascorrimenti a basso angolo (15 30 ), immergenti verso sud/sud-ovest, che racchiudono un bacino satellite ad esse parallelo. Pagina 10 di 61

11 In letteratura geologica (vd. Figure 1a, 1b) queste zone di scollamento tettonico sono note come: External Thrust Front (ETF), sull allineamento di Cremona Parma Reggio Emilia Correggio (RE) Mirandola (MO) Ferrara Ravenna; Pedeapenninic Thrust Front (PTF), lungo il margine padano dell Appennino Settentrionale. Procedendo da nord a sud, si individuano nella pianura parmense le seguenti strutture sismicamente attive: External Thrust Front (ETF): si tratta di un alto strutturale, costituito dall inviluppo delle rampe frontali dei thrust sepolti, che rappresenta la zona di confine tra la Monoclinale pedealpina, che si apre in direzione nord a partire dal fronte settentrionale dell alto strutturale medesimo, e la regione Apennines (zolla Corso Sarda) a sud. E suddiviso in tre margini planimetricamente arcuati, concavi verso sud, denominati da ovest verso est Piemonte Folds, Emilia Folds e Ferrara Folds. A sud delle Ferrara Folds, si estendono altri sistemi di thrust, sempre associati al meccanismo di deformazione delle precedenti, noti come Romagna Folds e Adriatico Folds. Dalle indagini geofisiche l ETF rivela le classiche strutture accatastate ad embrici, con conseguente pronunciata flessurazione litosferica che origina l avanfossa e che determina una marcata subsidenza di natura tettonica. L ETF si trova sepolto nel sottosuolo, talvolta a poche decine di metri. Nella Provincia di Parma è costituito dalle strutture di Collecchio e Parma (Bernini e Papani, 1987) che delimitano dei bacini interni in cui i depositi alluvionali di colmamento assumono modesti spessori. Bacino minore o satellite: si tratta di una depressione racchiusa a nord dall alto strutturale dell ETF e a sud dalle strutture embricate del PTF; detto bacino si estende in zona antistante al margine morfologico dell Appennino emiliano romagnolo con allungamento in direzione ovest/nord-ovest ed est/sud-est, presentando geometrie differenti riconducibili a settori strutturalmente svicolati tra loro in relazione all andamento planimetrico delle strutture sepolte associate all ETF ed al PTF; Pedeapenninic Thrust Front (PTF): rappresenta la zona di confine tra il margine morfologico appenninico ed il suddetto bacino satellite. E costituito da un margine Pagina 11 di 61

12 discontinuo, planimetricamente parallelo al limite morfologico dell Appennino settentrionale, segmentato da faglie trasversali, coincidenti con alcuni dei principali corsi d acqua (T. Stirone, F. Taro, T. Enza, ecc.), connesse a fasi tettoniche neogeniche. Si tratta di una serie di thrusts e duplicazioni crostali che hanno determinando il sollevamento e il basculamento dei depositi affioranti nella fascia pedeappenninica. Dette faglie trasversali al PTF sono all origine della suddivisione dell Appennino settentrionale in settori a differente comportamento tettonico, soggetti a traslazione differenziale, con riflessi sugli spessori del riempimento sedimentario (vd. ad esempio il margine appenninico tra il F. Taro e il T. Enza e tra il F. Panaro e il F. Reno). Le Linee del Taro, del Baganza e dell Enza costituiscono pertanto un fascio di faglie, legate dal punto di vista cinematico, che possono essere riunite sotto il termine di Sistema del Taro (Bernini e Papani, 1987), limite occidentale del sistema delle Pieghe Emiliane. I depositi quaternari sovrastanti le strutture positive dei thrust non risultano essere interessati dall attività tettonica in quanto, con la loro geometria ondulata, dimostrano un adattamento passivo alle strutture sottostanti. Pagina 12 di 61

13 Fig. 1a - Struttura tettonica semplificata dell Appennino settentrionale e dell avanfossa padano adriatica (tratta da AGIP, 1983, modificato). Pagina 13 di 61

14 Figura 1b: Struttura tettonica semplificata dell Appennino settentrionale e dell avanfossa padano -adriatica (AGIP 1983; modificato). Pagina 14 di 61

15 2.3 Inquadramento stratigrafico ed idrogeologico regionale di riferimento Come già esplicitato nell inquadramento geologico, la zona considerata a livello regionale ricade all interno del Bacino di Sedimentazione Padano-Adriatico, una vasta depressione a stile tettonico globalmente compressivo legata all orogenesi dell Appennino settentrionale e colmata da depositi marini ed alluvionali di età pliocenica e quaternaria. L interpretazione stratigrafica dei depositi pleistocenici costituenti il sottosuolo della Pianura Padana, descritta nel volume Risorse Idriche Sotterranee della Regione Emilia Romagna (RER ENI & AGIP, 1998), ha origine dalle numerose superfici di discontinuità stratigrafica riconosciute e cartografate sul Margine Appenninico Padano e deriva da un integrazione delle metodologie fisico-stratigrafiche e sedimentologiche tipiche della ricerca petrolifera con quelle più tradizionali di derivazione geomorfologica e pedologica. Le unità stratigrafie definite ed utilizzate nello studio sopra citato rientrano nella classe delle Sequenze Deposizionali sensu Mitchum et al. (1977) e, per quanto concerne quelle affioranti sul margine, nella sottoclasse delle Unconformity Bounded Stratigraphic Units (C.N.R. C.C.G.G, 1992). Dal punto di vista gerarchico si distinguono tre Sequenze Principali (vd. Fig. 2) corrispondenti ai cicli trasgressivo regressivi P2, Qm e Qc, cartografati in affioramento da Ricci Lucchi et al. (1982): P2 Supersintema del Pliocene medio superiore (non rappresentato in Fig. 2); Qm Supersintema o Allogruppo del Quaternario Marino; Qc Supersintema o Allogruppo Emiliano Romagnolo. Dette Sequenze Deposizionali corrispondono a cicli trasgressivo regressivi che costituiscono la risposta sedimentaria alle principali fasi di tettonica regionale e sono a loro volta suddivise in Sequenze Deposizionali di rango inferiore, legate ad eventi tettonici minori o ad oscillazioni climatico eustatiche che si sovrappongono agli eventi tettonici di sollevamento regionale. Pagina 15 di 61

16 Figura 2: Schema stratigrafico e idrogeologico del Pleistocene Emiliano Romagnolo (Di Dio, 2001) I terreni più antichi sono i depositi marini del Pliocene che affiorano unicamente nell area collinare. Al di sopra giace, in discontinuità stratigrafica, il Quaternario Marino costituito appunto da depositi paralitici e marini. La successione continua poi con i terreni continentali dell Allogruppo Emiliano-Romagnolo che si depongono a loro volta al di sopra di una superficie di discontinuità regionale, talora erosiva, cartografabile in affioramento e nel sottosuolo. Questa ultima unità è suddivisa in due alloformazioni: Alloformazione Emiliano-Romagnola Superiore (caratterizzata da depositi alluvionali intravallivi terrazzati, di conoide alluvionale ghiaiosa e di interconoide) e Alloformazione Emiliano-Romagnola Inferiore (caratterizzata da depositi di piana alluvionale e di conoide alluvionale distale). Più specificatamente (vd. Fig. 2 bis), nell areale oggetto di studio è indicata in affioramento la Litofacies di depositi alluvionali di conoide prevalentemente ghiaiosi e sabbiosi delll Unità Modena, riconducibile al Subsintema di Ravenna (AES 8 ) del Sintema Emiliano Romagnolo superiore (AES). Pagina 16 di 61

17 Figura 2 bis: Carta geologica (stralcio di interesse tratto dell elaborato SA1-01 Geologia allegato al P.S.C. del Comune di Parma, approvato con Atto di C.C. n 46 del 27/03/2007). Pagina 17 di 61

18 2.4 Il bacino idrogeologico della pianura emiliano-romagnola Le Unità Stratigrafiche del sottosuolo sud padano descritte precedentemente possono essere saturate da acque dolci, salate o salmastre, e nel loro insieme costituiscono il Bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano-Romagnola (BIPER); il limite tra acque dolci e salmastre definisce la base degli acquiferi utili per uso idropotabile ed agricolo industriale. Tale modello prevede la distinzione, a scala regionale, in tre Unità Idrostratigrafiche (Maxey, 1964) di rango superiore, cartografabili sia in superficie che in sottosuolo, denominate Gruppi (di) Acquiferi, che affiorano sul margine meridionale del bacino Idrogeologico della Pianura Emiliano Romagnola per poi immergersi verso nord al di sotto dei sedimenti depositati negli ultimi anni, contenenti acquiferi di scarsa estensione e potenzialità (Acquifero Superficiale). Le Unità Idrostratigrafiche considerate hanno le seguenti caratteristiche: 1. sono costituite da una o più Sequenze Deposizionali; 2. sono comprensive di un livello geologico basale, scarsamente permeabile (acquitardo) o impermeabile (acquicludo) arealmente continuo (in senso geologico) che per i Gruppi Acquiferi si sviluppa a scala regionale. Gli acquiferi sono dei corpi geologici che, grazie alle loro proprietà geometriche e petrofisiche, svolgono efficacemente le funzioni di serbatoio e condotta per le acque sotterranee; essi sono costituiti da sedimenti ghiaioso sabbiosi di origine deltizia, litorale ed alluvionale deposti dai paleo-fiumi appenninici e dal Paleo-Fiume Po a partire da circa 3,5 milioni di anni seguendo due direzioni di propagazione prevalenti: la prima assiale, E-vergente, originata dal paleodelta del Po, e la seconda, NE-vergente, legata ai sistemi deltizi ad alimentazione appenninica. Ciascun Gruppo Acquifero risulta quindi idraulicamente separato da quelli sovrastanti e sottostanti, almeno per gran parte della sua estensione, da livelli argillosi di spessore plurimetrico che implicano flussi idrici confinati all interno di ogni singolo Gruppo, con componente parallela alle superfici di strato molto maggiore di quella ortogonale alle superfici stesse. Pagina 18 di 61

19 Al suo interno, ogni Gruppo Acquifero risulta composto da serbatoi acquiferi sovrapposti e giustapposti di rango inferiore, parzialmente o totalmente isolati tra loro, denominati Complessi e Sistemi di Acquiferi. Le principali barriere di permeabilità sono costituite da corpi geologici decametrici a prevalente componente fine, interpretabili come sistemi deposizionali interdeltizi, di interconoide o di bacino interfluviale (fasi di disattivazione dei sistemi deposizionali) che si giustappongono ai sistemi deposizionali deltizi, di conoide alluvionale e fluviali (fasi di attivazione), ricchi in materiali grossolani. La presenza di queste barriere implica che il moto dei fluidi all interno dei corpi acquiferi possa essere assunto, ad eccezione delle aree di ricarica diretta, con componente verticale trascurabile ovvero con moto di filtrazione lungo strato prevalente. Ogni Unità Idrostratigrafica può, quindi, essere considerata idraulicamente isolata da quelle adiacenti. Le conoscenze riguardo il Bacino Idrogeologico della Pianura Parmense, integrate dai recenti studi geologici promossi dal Progetto CARG della Regione Emilia Romagna, consentono di affermare che nel sottosuolo della pianura parmense i serbatoi acquiferi si sono formati, a partire da circa un milione di anni fa, all interno di un sistema deposizionale di delta conoide attribuibile ad un Paleo-Fiume Taro (Gruppo Acquifero C). In seguito (Pleistocene medio-superiore), gli stessi serbatoi si sono formati all interno delle piane e delle conoidi alluvionali dei Fiumi Po, Taro, Parma, Enza, Baganza e Stirone (Gruppi A e B) ed infine in quella del Torrente Stirone (Pleistocene superiore Di Dio et al., 2001). In particolare i Gruppi Acquiferi B ed A, di origine alluvionale e risultanti della giustapposizione e sovrapposizione di differenti sistemi deposizionali, non costituiscono mai un acquifero monostrato indifferenziato, risultando quindi molto più complessi rispetto al Gruppo C (vd. Fig. 3). Pagina 19 di 61

20 Figura 3: Sezione idrostratigrafica rappresentativa del Bacino Pleistocenico della Pianura Emiliano-Romagnola (tratta dagli elaborati conoscitivi a supporto del Piano di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna). Sulla base delle Sezioni Idrostratigrafiche contenute nel volume Riserve Idriche Sotterranee della Regione Emilia-Romagna (RER ENI & AGIP, 1998) sono state delimitate le aree di ricarica dei tre Gruppi Acquiferi; in particolare si individuano: un area pedecollinare relativamente ristretta caratterizzata dalla presenza di ghiaie e sabbie affioranti che rappresenta l area di ricarica dell intero sistema acquifero ed in particolare del Gruppo C; un area intermedia, compresa tra la pedecollina e la via Emilia, in cui sono presenti zone a ghiaie affioranti che coincide con l area di ricarica diretta dei Gruppi A e B, attualmente sfruttati per uso idropotabile; un area a Nord della via Emilia, caratterizzata da potenti depositi fini argilloso limosi, che rappresenta l area di ricarica diretta del solo Acquifero Superficiale. La ricostruzione areale del flusso idrico sotterraneo più recente disponibile in bibliografia, elaborato a cura dell Assessorato Ambiente della Provincia di Parma, si riferisce all anno 1999 (Provincia di Parma, 2001): le linee isopiezometriche sono pressoché parallele al margine pedeappenninico e l intera area considerata può essere suddivisa in due porzioni caratterizzate da un gradiente idraulico diverso, che indica anche variazioni delle condizioni idrauliche e di sfruttamento della falda. Pagina 20 di 61

21 In generale il settore settentrionale, caratterizzato dalla presenza di falde semiconfinate e confinate, mostra gradienti intorno allo 0,2 0,3% a differenza di quello meridionale con falda non confinata, con valori anche superiori al 5%. Per quanto riguarda i rapporti intercorrenti tra le acque sotterranee e quelle superficiali nell area di alta pianura si osservano fenomeni di alimentazione della falda in corrispondenza dei T. Baganza e Parma; il F. Taro mostra invece, nel suo tratto centromeridionale, condizioni prevalentemente drenanti o di equilibrio con la falda soprattutto in destra idraulica. 2.5 Idrogeologia di dettaglio: sezioni idrostratigrafiche interpretative, identificazione degli acquiferi e alimentazione delle falde Per quanto concerne l assetto idrogeologico generale, l areale in esame si colloca nella media pianura parmense immediatamente a monte del passaggio tra il sistema acquifero monostrato indifferenziato con falda libera, caratteristico dell alta e media pianura, e quello a falda compartimentata, proprio della bassa pianura (vd. Tav. 2e). La sezione idrostratigrafica 3 3 (vd. stralcio riportato in Tav. 2f allegata) contenuta nell elaborato Tavola 4 allegato al P.S.C. del Comune di Parma (approvato con Atto di C.C. n 46 del 27/03/2007) evidenzia i rapporti esistenti tra i diversi gruppi acquiferi. In particolare si evince come l area oggetto di studio sia colloca nella porzione mediodistale del dominio di sedimentazione appenninico. Nell areale in esame, il sottosuolo è strutturato secondo la seguente successione deposizionale: depositi alluvionali superficiali, distribuiti in orizzonti lenticolari prevalentemente fini, a litologia argillosa ed argilloso limosa, talora ghiaiosi, sede del Complesso Acquifero Superficiale A0 a carattere generalmente freatico; alternanza di terreni a granulometria generalmente grossolana (in prevalenza lenti limo-sabbiose e sabbioso-ghiaiose), aventi parte basale a granulometria prevalentemente fine, con caratteristiche di barriera a bassa permeabilità, prodottasi nella fase deposizionale di bassa energia (disattivazione). Queste sequenze deposizionali elementari sono sede delle prime falde significative ed appartengono Pagina 21 di 61

22 ai Complessi acquiferi A1 superiore ed A1 inferiore (confinati fra circa 20,0 e 65,0 metri da p.c.). Le indagini geognostiche effettuate nell area in esame nell ambito del presente studio hanno evidenziato, nel primo sottosuolo, la presenza di alluvioni grossolane, di natura ghiaiosa, in matrice fine, sede della falda superficiale a carattere freatico, in relazione alla ridotta potenza delle coperture fini sovrastanti, riconducibili, come detto, all Acquifero Superficiale (Complesso Acquifero A0), mascherate in superficie da terreni a granulometria tendenzialmente fine di natura prevalentemente argillosa ed argilloso limosa. In profondità, la prima falda significativa, a carattere confinato, è attestata nel Complesso Acquifero A1 superiore caratterizzato da trasmissività generalmente elevata. L alimentazione di detta falda è legata alle aree di ricarica tipiche del Gruppo Acquifero A, poste tra la pedecollina e la Via Emilia. Secondo l elaborato cartografico dell Allegato n. 4 Vulnerabilità degli Acquiferi del P.T.C.P. della Provincia di Parma (vd. Tav. 2d), approvato con Del. C.P. n 134 del 21/12/2007, l areale in oggetto si trova nella classe di vulnerabilità definita a sensibilità attenuata, in accordo con quanto recepito nella Variante al P.T.C.P., approvata con Del. C.P. n 118 del 22/12/2008, in materia di Tutela delle acque, nonché con la Tavola 8 Carta della vulnerabilità degli acquiferi allegata al P.S.C. del Comune di Parma, in cui l areale in oggetto ricade all interno della Zona di alimentazione ritardata del Gruppo Acquifero A, ad eccezione di una ridotta porzione ad est ricadente in Zone con protezione parziale degli acquiferi principali (vd. Fig. 5 di cui al successivo Paragr. 2.6). Pagina 22 di 61

23 2.6 Inquadramento piezometrico Un inquadramento generale della piezometria della zona è fornita dalla Relazione Annuale sull Acquifero Parmense (Provincia di Parma, 2004) in base all analisi dei livelli idrometrici di una serie di pozzi captanti il solo Gruppo Acquifero A (n 79 pozzi nel 2001). Fa le carta delle isopieze ottenute dall elaborazione dei livelli statici è stato scelto di rappresentare la più recente, risalente al II semestre del 2001 (vd stralcio riportato in Fig. 4). Figura 4: Piezometria (m s.l.m.) nel II semestre 2001 relativa al Gruppo Acquifero A (tratta dalla Relazione Annuale sull Acquifero Parmense Provincia di Parma, 2004). Nel 2001 le linee isopiezometriche a scala provinciale si mantengono pressoché parallele al margine pedecollinare con valori compresi fra 180 e 30 m s.l.m. evidenziando, per quanto riguarda gli acquiferi non confinati del settore meridionale, gradienti idraulici in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Nella zona di pianura immediatamente a nord-est di Parma, poco a nord della transizione fra acquiferi a pelo libero e confinati localizzabile all altezza della via Pagina 23 di 61

24 Emilia con isopieze attorno ai 50 m s.l.m., si evidenzia una situazione generale di deflusso sotterraneo a direzione preferenziale SO NE. L analisi della variazione del livello piezometrico tra 1989 e 2001 relativa al Gruppo Acquifero A (Provincia di Parma, 2004) evidenzia, in corrispondenza dell abitato di Parma, un trend negativo causa lo sfruttamento della risorsa idrica. Nell ambito del P.S.C. del Comune di Parma, con riferimento al periodo maggio giugno 2000, viene confermato quanto sopra descritto a livello provinciale, denotando, per quanto concerne l area in esame, una direzione preferenziale di deflusso sotterraneo SO NE, con gradiente pari a 0,002 (vd. Fig. 5). Pagina 24 di 61

25 Figura 5: Piezometria (m s.l.m.) nel periodo maggio giugno 2000 relativa al Gruppo Acquifero A (tratta dell elaborato SA5-04 Idrogeologia allegato al P.S.C. del Comune di Parma, approvato con Atto di C.C. n 46 del 27/03/2007, con riportati i pozzi della rete di misura e relativo numero identificativo). Pagina 25 di 61

26 A livello locale, il livello idrico nei fori di prova al termine dell esecuzione delle indagini geognostiche dirette condotte risultava assente sino alla massima profondità di indagine (6,90 metri da p.c.), a conferma delle piezometrie sopra riportate. In virtù dell assetto idrogeologico descritto in precedenza nonché in considerazione alla collocazione dell area di intervento rispetto all alveo del vicino T. Parma, situato circa 0,5 Km metri ad ovest, è verosimile ipotizzare, tuttavia, come detta falda superficiale avente carattere freatico, attestata nell acquifero ghiaioso, contraddistinto da significativi valori di permeabilità e trasmissività, possa essere soggetta a repentine oscillazioni in concomitanza a situazioni critiche correlabili a prolungati eventi meteorici e/o prolungate altezze idrometriche dei citati corsi d acqua, risalendo, in tal caso, anche sino in prossimità del piano campagna, ovvero al tetto dell orizzonte ghiaioso. 2.7 Assetto litostratimetrico locale Sulla base delle caratteristiche litostratimetriche ricavate dalle indagini geognostiche effettuate nonché in relazione ai dati bibliografici inerenti l areale di studio, l assetto litostratimetrico ed idrogeologico locale del primo sottosuolo è strettamente correlabile alla sequenza litostratimetrica interpretativa rilevata. Tale assetto litostratimetrico risulta caratterizzato, in superficie e nel primo sottosuolo, da terreni coesivi di natura prevalentemente argillosa ed argilloso limosa di ridotto spessore, sovrastanti depositi di natura ghiaiosa e ciottolosa, eterometrici ed arrotondati, in matrice fine, il cui tetto è stato rilevato a profondità comprese tra 2,40 e 3,80 metri da p.c. attuale nelle prove penetrometriche statiche e dinamiche condotte (vd. Tavv. 4a, 4b ed All. n 1) e nella prospezione prospezione geoelettrica con metodo tomografico (vd. Tavv. 1, 2 contenute in All. n 3). Le condizioni meteoclimatiche e le condizioni idrogeologiche locali descritte in precedenza possono presumibilmente indurre nel tempo, pertanto, variazioni cicliche del grado di saturazione dei terreni di sedime dei fabbricati in progetto, e quindi degli stati tensionali efficaci, anche in relazione alla risalita dei suddetti livelli freatici ed all innalzamento della frangia capillare, con conseguenti processi di essiccamento/rigonfiamento tipici dei terreni a componente argillosa dominante quali quelli in oggetto. Pagina 26 di 61

27 3 CLASSIFICAZIONE SISMICA E ANALISI DELLA SISMICITA STORICA In riferimento alla nuova classificazione sismica introdotta dalla Ordinanza Presidenza Consiglio Ministri n 3274 del 20 Marzo 2003 nonché in base alla Deliberazione della Giunta Regionale n 1435 del , il territorio comunale di Parma (Codice ISTAT ) risulta classificato in Zona 3, come da Allegato A (Classificazione sismica dei comuni d Italia). Tale classificazione (macrozonazione sismica), in vigore alla data odierna per tutte le progettazioni di opere pubbliche e private i cui progetti non siano stati approvati, oppure i lavori iniziati, alla data di entrata in vigore dell O.M. stessa, prevede la verifica con l applicazione del sisma di progetto corrispondente alla classe di cui alla citata classificazione. In considerazione all entrata in vigore del Decreto 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni, dovranno essere verificate, inoltre, le condizioni locali (microzonazione sismica), tramite specifiche e mirate indagini geognostiche dirette e/o indirette, relativamente a: Modificazioni dello scuotimento del suolo causate da condizioni geologiche geomorfologiche geotecniche locali quali: - vicinanza a faglie sismogenetiche attive (effetti di campo-vicino), di cui all Eurocodice 8; - amplificazione stratigrafica (effetti di sito - S A, S B, S C, S D, S E, S 1, S 2 ); Pagina 27 di 61

28 - amplificazione topografica (effetti di sito - ST); Effetti di instabilità indotti dal terremoto causati da condizioni geologichegeomorfologiche-geotecniche locali quali: - apertura di faglie e fratture in superficie (effetti indotti); - instabilità di pendii e versanti (effetti indotti); - cedimenti del suolo (liquefazioni/densificazioni) (effetti indotti). Le quattro zone sismiche previste dall Ordinanza (vd. Figura sopra riportata) sono individuate secondo valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (Ag/g), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, secondo lo schema seguente: accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta zona elastico (Norme Tecniche) (Ag/g) 1 0,35 2 0,25 3 0,15 4 0,05 La verifica delle osservazioni sismiche disponibili in bibliografia per l areale in esame, ossia l esame dei terremoti con area epicentrale situata in zone di influenza (entro un raggio di 100 km) con magnitudo maggiore di 5, ha evidenziato la seguente casistica storica: Anno Località Intensità max (x10) scala MCS Intensità epicentrale max (x10) scala MCS Latitudine Longitudine Magnitudo -91 Modena-Reggio Emilia , Brescia Veronese Brescia Basso bresciano FERRARA Modena Italia settent FERRARA PISTOIA Ferrara , Bologna Modenese FERRARA Bologna Parmense , BOLOGNESE Pagina 28 di 61

29 1455 Media valle del Reno Reggio Emilia APPENNINO BOLOGNESE LUNIGIANA , Appennino modenese , Bologna PISTOIA BORGO VAL DI TARO Reggio Emilia Ferrara PARMA FINALE EMILIA PARMA RUBIERA GOITO MONTALE PARMA GARFAGNANA FERRARA Fivizzano PIACENZA AULLA Emilia orientale , CASTENEDOLO Valle dell'oglio , NOVELLARA NOVELLARA SASSUOLO LANGHIRANO CREMONA Reggiano Reggiano ALTA LUNIGIANA , ALTA LUNIGIANA PASSO CISA ALPI APUANE , VERNIO VAL DI TARO PARMENSE ZOCCA VERGATO SERRAMAZZONI REGGIANO LIGURIA ORIENTALE CASTEL DEL RIO Bolognese SCANDIANO CALESTANO Salo' , GARFAGNANA FIVIZZANO LUNIGIANA Reggiano Pagina 29 di 61

30 1904 Frignano PISTOIESE BASSA PADANA GARFAGNANA , REGGIO EMILIA Garfagnana PONTREMOLI FORMIGINE BEDONIA Bolognese FIUMALBO Monte Baldo BORGO VAL DI TARO APPENNINO MODENESE GARFAGNANA LODIGIANO ZOCCA ALTA V. SECCHIA Parmense , VERNASCA Parmense REGGIANO LUNIGIANA CORREGGIO * 2000 REGGIANO 4.7 * 2008 PARMA / REGGIO 5.1 N.B.: Tratto da Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI), aggiornato al N.B.: * Terremoti non ancora presenti nel catalogo. La macrozonazione sismica del territorio italiano (Mappa della massima intensità macrosismica risentita nei comuni italiani G.N.D.T., I.N.G.-SSN, soglia minima VI MCS) colloca il Comune di Parma in zona 8. Sulla base della distribuzione areale delle strutture di sottosuolo e di superficie si possono individuare almeno due aree sismogeniche principali di interesse per l area in oggetto: Fronte appenninico (vd. Tav. 2c); Lunigiana. Lungo questi due fronti possono essere individuate strutture sismogenetiche caratterizzate in superficie da gruppi di faglie attive. Si riporta la tabella dell attività sismica registrata e potenziale indotta dalle principali strutture sismogenetiche nell areale in esame: Pagina 30 di 61

31 STRUTTURE SISMOGENETICHE RILEVANTI Lunigiana Fronte appennìnico (Tra Parma e Reggio Emilia) VIII VIII Intensità massima storica (MSC) (1481) (1438) Magnitudo 5,8 5,6 Distanza dell'epicentro (km) I valori di accelerazione sismica di progetto (Ag), così come proposta dal C.N.R. (1985) Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche e dall Eurocodice EC8 Indicazioni progettuali per la resistenza sismica delle strutture Parte 5, Fondazioni, Strutture di contenimento ed aspetti geotecnici, per le aree classificate alla III^ categoria risultano pari a 0,15. Pagina 31 di 61

32 4 INDAGINI GEOGNOSTICHE DIRETTE 4.1 Prove penetrometriche statiche (C.P.T.) e dinamiche (S.C.P.T.) Per una verifica dell assetto litostratimetrico e delle caratteristiche geomeccaniche di massima dei terreni di fondazione interessanti il primo sottosuolo, sono state eseguite: n 6 indagini geognostiche di tipo penetrometrico statico (C.P.T.) realizzate in loco, in data 10/03/2009, e spinte, a rifiuto, sino a profondità rispettivamente comprese tra 2,60 metri e 4,00 metri da p.c. attuale entro il substrato ghiaioso (vd. Tav. 3 ed All. n 1); n 4 indagini geognostiche di tipo penetrometrico dinamico (S.C.P.T.) realizzate in loco, in data 10/03/2009, in continuità alle verticali di prova penetrometrica statica ubicate ai vertici della maglia di indagine e spinte, a rifiuto, sino a profondità comprese tra 5,40 metri e 6,90 metri da p.c. attuale entro il substrato ghiaioso (vd. Tav. 3 ed All. n 1). Le prove penetrometriche statiche sono state condotte a partire da quota di piano campagna (quota inizio prova), mentre la misurazione delle caratteristiche geomeccaniche dei terreni (Rp o qc, resistenza alla punta, Rl o fs, resistenza laterale locale) è iniziata alla profondità di 0,40 metri da piano campagna. Nelle prove penetrometriche dinamiche, tale misurazione (Np, numero dei colpi necessari a produrre l avanzamento di 30 cm della punta) è iniziata dalla quota di rifiuto della corrispondente prova penetrometrica statica. In Allegato n 1 sono riportati i tabulati inerenti le prove penetrometriche statiche e dinamiche condotte a supporto del presente studio geologico tecnico nonché la relativa documentazione fotografica: PROVE PENETROMETRICHE STATICHE le caratteristiche tecniche del dispositivo di infissione; i tabulati con i dati elaborati acquisiti nel corso dei sondaggi stessi (letture effettuate ogni 20 cm) e l interpretazione litostratimetrica secondo i modelli di Begemann 1965 Raccomandazioni A.G.I e di Schmertmann 1978; i diagrammi relativi di resistenza (Resistenza alla punta qc o Rp, Resistenza laterale locale Rl o fs in funzione della profondità); Pagina 32 di 61

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