DISPENSE DI ECONOMIA POLITICA

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "DISPENSE DI ECONOMIA POLITICA"

Transcript

1 Università di Brescia Facoltà di Economia DISPENSE DI ECONOMIA POLITICA Prof. Giulio PALERMO Tel Fax ANNO ACCADEMICO

2 PREMESSA Un insegnante di economia che si rispetti dovrebbe innanzi tutto selezionare con la massima cura gli argomenti degni di essere insegnati, dando spazio a quelli più utili alla comprensione (e alla risoluzione) dei problemi economici, senza scendere a compromessi con quanto insegnano i colleghi (soprattutto quelli per i quali non ha alcun rispetto scientifico). In questo corso, invece, io scendo a compromessi e, siccome la cosa non mi piace, provo ad offrire qualche giustificazione. Ai fini della comprensione delle dinamiche del capitalismo, la microeconomia, ad esempio, non ha granché da insegnare. Non solo si tratta di una teoria incapace di risolvere le questioni che essa stessa pone, ma proprio le questioni che pone hanno poco a che fare con quelli che, secondo me, sono i problemi del mondo economico. In definitiva, questa teoria si riduce ad un'apologia (peraltro contraddittoria) del capitalismo, nella sua versione ultraliberista, e poco più. Eppure anch'io, come molti, la insegno. Il processo di omologazione degli insegnamenti economici, guidato dalle università americane e dai loro think tank liberisti ha ormai prodotto un forte conformismo scientifico in cui l'autonomia scientifica dell'insegnante si riduce alla scelta del manuale più accattivante sul piano formale, essendo i contenuti per lo più standardizzati. E anche qui, come fan tutti, io pure suggerisco il manuale di turno, scegliendolo tra quelli che vanno per la maggiore e limitandomi giusto a minimizzare il danno. Il problema è infatti che, stando così le cose, uno studente che segua un percorso troppo diverso dal cammino omologante ha più problemi che vantaggi. Nella misura in cui i temi alternativi su cui ha riflettuto siano veramente utili alla comprensione del mondo, si trova certo in posizione vantaggiosa rispetto ai suoi colleghi ben omologati. Ma, nel suo percorso di studi incontrerà ostacoli maggiori, non avendo a disposizione quel corpo di conoscenze che invece la maggior parte degli altri insegnanti assumeranno per noto. Se la mia difesa si fermasse qui non avrebbe avuto senso scrivere questa premessa. Sono infatti ben cosciente del fatto che accettare un simile compromesso significa partecipare 2

3 attivamente al processo di omologazione scientifica. Se dunque ho scelto di insegnare anch'io molti degli argomenti tipici dei corsi di microeconomia e macroeconomia, è perché mi sono riservato il diritto di evidenziarne i limiti, le contraddizioni, le falsità, le premesse ideologiche e le implicazioni perverse, criticando il manuale, come si dovrebbe fare con ogni testo sacro. La demistificazione della teoria economica aiuta infatti, secondo me, a riflettere, a scoprire l'essenza che si cela dietro l'apparenza, a ricercare le proprie priorità scientifiche. Questa è la sola ragione per me valida per insegnare la teoria dominante. Certo sottraggo spazio e tempo agli argomenti che, secondo me, sono più direttamente utili a capire quelli che io considero i problemi economici più gravi. Ma, anche per una questione di umiltà scientifica, non credo che il vero problema sia di far passare i miei messaggi o quelli degli economisti che, secondo me, meglio centrano il problema. Credo invece che esista una sola difesa, individuale e collettiva, contro i processi di omologazione e indottrinamento, quale che ne sia l'ideologia fondante: lo studio critico. Per questo il programma che ho da offrire, anche se fatico ad ammetterlo, è frutto di duri compromessi e, ciononostante, ne sono soddisfatto. Ma forse, senza tutte queste giustificazioni, la verità è più semplice: come molti dei miei colleghi, anch'io non sono un insegnante degno di rispetto. Sarà lo spirito critico dello studente a giudicare. 3

4 PROGRAMMA DEL CORSO DESCRIZIONE DEL CORSO Le scuole di pensiero economico esistenti adottano definizioni diverse dell economia politica. In senso generale, l economia politica studia i rapporti di produzione e distribuzione del reddito e della ricchezza nella società. Secondo l impostazione dominante, l economia politica si suddivide nella microeconomia e nella macroeconomia. Queste due discipline, in realtà, hanno origini storiche diverse e sviluppano concezioni teoriche in gran parte incompatibili tra loro. La microeconomia ha origine verso la fine del XIX secolo dal contributo di tre economisti, Léon Walras, Stanley William Jevons e Carl Menger, oggi riconosciuti come i fondatori della scuola neoclassica. Tale scuola, divenuta ormai egemonica a livello accademico, sviluppa una concezione liberista dell economia, secondo la quale lo stato deve limitare al massimo il proprio intervento nell economia, lasciando il massimo spazio alle relazioni di mercato. Dal punto di vista teorico, la microeconomia si occupa del singolo consumatore e della singola impresa. Attraverso il modello di equilibrio economico generale e l economia del benessere, essa offre un quadro normativo per valutare l efficienza delle diverse forme di organizzazione dei mercati. La macroeconomia prende invece ispirazione dall opera dell economista inglese John Maynard Keynes, vissuto nel XX secolo. Essa sviluppa una concezione del sistema capitalista come sistema instabile e si pone come obiettivo la sua regolazione attraverso interventi diretti dello stato. Dal punto di vista teorico, la macroeconomia si concentra sulle relazioni tra le variabili economiche aggregate, come la produzione, i consumi, gli investimenti e il reddito nazionale. Essa offre un quadro interpretativo direttamente applicabile ai problemi di politica economica. La nascita dell economia politica è tuttavia antecedente sia alla microeconomia, sia alla macroeconomia. Essa ha origine nel XVII secolo con il contributo degli economisti 4

5 classici e riceve un nuovo impulso critico nel XIX secolo con l opera di Karl Marx. Per dar conto di questi diversi approcci, il corso si suddivide in tre parti: l'economia classica e marxiana, la macroeconomia e la microeconomia. REQUISITI INDISPENSABILI Il corso non richiede alcuna propedeuticità. OBIETTIVI Il corso si propone di favorire la comprensione degli aspetti economici della società capitalista e di mettere in luce sia gli interessi comuni, sia quelli contrapposti che si intrecciano nei processi economici e politici. Particolare importanza è data alla critica teorica come strumento attivo per sviluppare una propria interpretazione dei problemi economici. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE 1. Giulio Palermo, Dispense di Economia politica (le stai leggendo) 2. Giulio Palermo, Il Mito del Mercato Globale, Manifestolibri [pp. 9-43, ]. 3. AA.VV., Letture di economia classica e marxiana I testi indicati sono scaricabili dal sito oppure possono essere reperiti presso le librerie la matricola e club. La dispensa al punto 1 raccoglie tutto il materiale discusso in aula. Essa sintetizza e commenta i seguenti testi (cui si rimanda per chiarimenti ed approfondimenti): 1. John Sloman, Elementi di economia, Il Mulino. [Esclusa la terza parte]. 2. Mario Cassetti, Concorrenza, valore e crescita: modelli di economia classica, Franco Angeli. [Esclusi i paragrafi contrassegnati con l asterisco]. 3. Alessandro Roncaglia, Lineamenti di economia politica, Laterza [Solo i paragrafi 1-11]. 5

6 4. Olivier Blanchard, Macroeconomia, Il Mulino. [Solo appendici 2 e 3 e glossario]. Il testo al punto 2 è una sorta di contro-manuale critico della microeconomia. La dispensa al punto 3 raccoglie varie letture, tra cui le parti dei libri di Cassetti e Roncaglia che utilizziamo nel corso. Il manuale di riferimento è il libro di Sloman. Su richiesta saranno date indicazioni alternative in lingua inglese o francese per gli studenti con problemi linguistici. METODO DIDATTICO Lezioni in aula Esercitazioni Seminari Assistenza individuale dopo le lezioni e nell orario di ricevimento NB: Tutti i servizi didattici sono aperti anche ai non iscritti al corso o alla facoltà. VALUTAZIONE La valutazione si basa su una prova finale scritta. L eventuale uso di libri o appunti durante l esame sarà deciso all inizio del corso di comune accordo con gli studenti. È comunque facoltà di ogni studente richiedere una prova integrativa orale. SERVIZI IN LINGUA STRANIERA Attività di assistenza studenti anche in lingua inglese e francese Possibilità di sostenere l esame in lingua inglese o francese. 6

7 INDICE INTRODUZIONE E INQUADRAMENTO STORICO 1. Cenni di storia del pensiero economico 2. Dal feudalesimo al capitalismo 3. L impostazione moderna allo studio dell economia I. ECONOMIA CLASSICA E MARXIANA 1. La concorrenza 2. La concorrenza come meccanismo di armonia sociale in Adam Smith 3. La concorrenza e il conflitto tra capitalisti e proprietari terrieri in David Ricardo 4. Concorrenza, sfruttamento e alienazione in Karl Marx II. MACROECONOMIA 1. Problematiche macroeconomiche 2. La determinazione del reddito nazionale e la politica fiscale 3. Moneta e politica monetaria 4. Il modello IS-LM III. MICROECONOMIA 1. Introduzione 2. Domanda individuale e domanda di mercato 3. Elasticità e aggiustamento dei mercati 4. Offerta dell impresa e offerta di mercato 5. Forme di mercato 7

8 INTRODUZIONE E INQUADRAMENTO STORICO 1. Cenni di storia del pensiero economico [Bibliografia di riferimento: Roncaglia, paragrafi 1-7] LA NASCITA DELL ECONOMIA POLITICA CLASSICA Il termine economia politica viene dal greco: oîkos = casa, nómos = legge, pólis sono le città stato dell antica Grecia. La nascita dell economia politica come scienza autonoma si deve, secondo alcuni storici del pensiero economico, a William Petty, nel XVII secolo: il suo obiettivo è di descrivere, non di giudicare, il funzionamento della società, misurando i fenomeni economici e individuando leggi economiche, cioè relazioni sistematiche tra i diversi aspetti della realtà economica che operano indipendentemente dalla volontà dei soggetti economici. Petty usa i termini di aritmetica politica o anatomia politica. Molti storici individuano nello scozzese Adam Smith (XVIII secolo), più che in Petty, la nascita dell economia politica classica. Nella rappresentazione di Smith, la società è divisa in tre classi sociali: capitalisti, proprietari terrieri e lavoratori. Il reddito nazionale, cioè il valore di quello che viene prodotto in un anno nell economia, si distribuisce tra le tre classi sociali sotto forma di profitti, rendite e salari. Secondo Smith, i rapporti tra classi sociali non sono conflittuali, ma armonici. Il mercato è lo strumento che permette di conciliare il perseguimento dell interesse personale con la desiderabilità sociale. Secondo l economista inglese David Ricardo (tra il XVIII e il XIX secolo) il compito principale dell economia politica è lo studio delle leggi che regolano la distribuzione del reddito tra le classi sociali. A differenza di Smith, Ricardo considera i rapporti tra classi sociali come necessariamente conflittuali e, nello scontro capitalisti proprietari terrieri, prende posizione in difesa dei capitalisti. 8

9 Marx (XIX secolo) sviluppa la visione conflittuale della società, schierandosi apertamente dal lato dei lavoratori. La sua critica riguarda non solo il capitalismo, ma anche la rappresentazione che ne fornisce l economia politica borghese. Oltre a cercare di spiegare i meccanismi di funzionamento del sistema economico, Marx cerca di spiegare anche le ragioni per cui gli economisti tendono a rappresentarlo sposando il punto di vista delle classi dominanti. In generale, secondo la definizione degli economisti classici, l economia politica è una scienza sociale che studia le caratteristiche di un sistema sociale dal punto di vista della produzione, distribuzione e impiego del reddito. LA RIVOLUZIONE MARGINALISTA E LA MICROECONOMIA [Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 5] Nel 1870, compaiono tre testi di autori di diverse nazionalità, Léon Walras, Stanley William Jevons (fondatori della scuola neoclassica) e Carl Menger (fondatore della scuola austriaca) che diventano rapidamente i nuovi riferimenti teorici in materia economica, soppiantando gli approcci ricardiano e marxiano, allora assai diffusi. Il cambiamento radicale a livello teorico e metodologico rispetto all approccio classico e marxiano porta a definire questa svolta teorica come una rivoluzione scientifica: la rivoluzione marginalista. Il termine marginalista fa riferimento all uso del calcolo differenziale come metodo universale di analisi delle questioni economiche. Secondo un importante economista e storico del pensiero economico, Joseph Schumpeter, ciò che accomuna la scuola neoclassica e quella austriaca è il rifiuto dell approccio classico e marxiano basato sulla teoria oggettiva del valore e la proposta di una teoria del valore di tipo soggettivo. L uso del calcolo differenziale è invece sviluppato unicamente dalla scuola neoclassica, dato che la scuola austriaca mantiene una posizione critica nei confronti del formalismo matematico. Da questo punto di vista sarebbe più corretto parlare di rivoluzione soggettivista, piuttosto che marginalista. L approccio marginalista-soggettivista si basa su due aspetti fondamentali: (1) l utilità soggettiva come fondamento della teoria del valore; (2) l ipotesi che i soli soggetti economici rilevanti siano gli individui, il che significa che tutte le proposizioni economiche devono essere costruite a partire da postulati riguardanti le regole di 9

10 comportamento individuali (non c è posto per soggetti aggregati quali le classi sociali, centrali nell impostazione classica). Rispetto all impostazione classica, basata sul concetto di classi sociali (e, in particolare nelle teorie di Ricardo e di Marx in cui tale rapporto è di natura conflittuale), la scuola marginalista implica un cambiamento radicale di prospettiva in cui apparentemente non esiste alcun conflitto di interessi, ma un comune interesse allo scambio da parte di tutti gli individui. L obiettivo economico per eccellenza diventa la soddisfazione del consumatore (dato il suo potere d acquisto). L individuo conta quindi innanzi tutto in quanto consumatore e non, come ad esempio nella teoria marxista, in quanto lavoratore. Secondo questa impostazione, un sistema economico che funziona bene è un sistema in cui gli individui che hanno soldi per comprare trovano sul mercato i beni che essi desiderano. Il fatto che altri individui possono non avere mezzi per esprimere sul mercato i propri bisogni non incide sulla valutazione del buon funzionamento del sistema. Le ragioni dell affermazione dell approccio marginalista-soggettivista possono essere ricondotte, da una parte, ai problemi interni incontrati dalle teorie ricardiana e marxiana e, dall altra, alle implicazioni politiche di queste teorie (in particolare di quella di Marx), le quali evidenziano gli aspetti conflittuali dei rapporti economici e politici del capitalismo con importanti implicazioni rivoluzionarie. Di fatto nel decennio diversi paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia) e gli Stati Uniti sono attraversati da moti rivoluzionari, seguiti da violente repressioni. In questo clima, gli ambienti accademici e borghesi accettano con favore la nuova impostazione basata su un rifiuto netto della teoria oggettiva del valore e i concetti ad essa legati di sfruttamento, e lotta di classe. Come nota Maurice Dobb, dei tre economisti protagonisti della rivoluzione soggettivista, solo Jevons è pienamente cosciente della portata politica del nuovo approccio. Secondo una celebre definizione della scuola marginalista, l economia è la scienza che studia la condotta umana come relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi (Lionel Robbins). Mentre i desideri umani sono illimitati, le risorse disponibili per soddisfare tali desideri sono limitate. Tutti i problemi economici sono problemi di scarsità. L economia si occupa di stabilire il modo migliore per ottenere un certo scopo utilizzando le risorse scarse a disposizione. Con questa definizione, l economia perde il suo carattere di scienza essenzialmente storica (nel senso che le diverse forme di organizzazione economica nei diversi contesti storici 10

11 funzionano secondo principi e meccanismi diversi) per diventare, o almeno pretendere di diventare, una scienza universale valida, al pari delle scienze esatte quali la matematica o la fisica. Un tipico esempio di questo approccio economico è il problema del consumatore che dispone di un certo reddito e deve decidere come impiegarlo per soddisfare al meglio i suoi bisogni e le sue preferenze. Un altro esempio è il problema del produttore che deve decidere cosa e quanto produrre, che tecnica produttiva utilizzare nella ricerca del massimo profitto, utilizzando un certo capitale iniziale. LA RIVOLUZIONE KEYNESIANA E LA MACROECONOMIA Dal 1870 agli anni 20, il dibattito economico è caratterizzato da una certa tranquillità che vede il consolidarsi della teoria neoclassica come scuola di pensiero dominante. I problemi economici degli anni 20 la deflazione, la caduta salariale, la disoccupazione e la crisi economica, accentuatasi tra il 1929 e il 1932 producono forti polemiche teoriche che portano all affermazione della teoria di John Maynard Keynes. Dal punto di vista teorico, la rivoluzione keynesiana non può essere posta sullo stesso piano di quella marginalista. Essa infatti non si basa su un cambiamento profondo della struttura concettuale della teoria dominante, quanto piuttosto sulla proposta di un diverso modo di gestire i problemi economici del tempo. La teoria di Keynes non si oppone alla teoria del valore e della distribuzione allora in vigore (quella neoclassica-marginalista); anzi si muove al suo interno, contestandone tuttavia un aspetto fondamentale: l assunto del pieno impiego delle risorse produttive (in particolare, del pieno impiego della forza lavoro disponibile). NB: nel linguaggio dell economia ortodossa (non marxiana), la forza lavoro è l offerta di lavoro, cioè la popolazione in età lavorativa occupata o in cerca di occupazione. Sebbene la teoria neoclassica riconosca la possibilità di attriti che impediscano il raggiungimento dell equilibrio di pieno impiego, si suppone comunque che il sistema tenda verso di esso. L implicazione di politica economica è che periodi prolungati di disoccupazione non possono che dipendere da un livello troppo alto dei salari rispetto al livello d equilibrio di piena occupazione. Keynes contesta questa proposizione sostenendo che non esistono tendenze necessarie a muovere il sistema dei prezzi verso l equilibrio di piena occupazione e che l equilibrio può invece fissarsi a qualsiasi livello di produzione e di occupazione. 11

12 Rispetto all approccio neoclassico basato sull analisi del comportamento dei singoli soggetti economici come premessa indispensabile per discutere tutti i fenomeni economici, Keynes sposta l accento sull analisi di variabili aggregate quali il consumo, l occupazione e il reddito nazionale. In questo senso la teoria keynesiana costituisce il fondamento di quella che in termini moderni si chiama macroeconomia, contrapponendosi alla teoria neoclassica che mantiene un approccio di tipo microeconomico. La teoria keynesiana si afferma soprattutto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, con politiche di forte intervento pubblico nella maggior parte dei paesi occidentali. Anche a livello accademico, si delinea così una separazione tra due filoni di ricerca: la microeconomia e la macroeconomia. In realtà la distinzione indica soprattutto che ci troviamo di fronte a due approcci diversi alla scienza economica, l approccio marginalista e quello keynesiano. I moderni libri di testo li presentano come complementari, ma in realtà essi nascono e si sviluppano come antagonistici. LE LEGGI ECONOMICHE NELLE DIVERSE IMPOSTAZIONI METODOLOGICHE Una fondamentale differenza tra l approccio classico e quello marginalista riguarda il metodo d analisi. Secondo la scuola classica, la società si modifica nel tempo ed è perciò naturale studiare società diverse nello spazio e nel tempo secondo teorie diverse. Le leggi economiche che l economia politica cerca cambiano infatti anch esse nelle diverse forme sociali (o, secondo la terminologia di Marx, che è l economista che più ha insistito sul carattere storico delle diverse forme di organizzazione della società, modi di produzione). Le leggi di funzionamento della società schiavistica sono diverse da quelle della società feudale, da quelle della società capitalista e da quelle della società socialista. Secondo l approccio marginalista invece, anche se le forme sociali cambiano nel tempo, il problema economico di fondo rimane sempre lo stesso in ogni società e in ogni epoca: come utilizzare nel migliore dei modi le risorse a propria disposizione. Si tratta evidentemente di domande diverse che vengono sollevate dai due approcci, ognuna delle quali porta ad assumere determinate ipotesi come punto di partenza dell analisi. Come vedremo, nella teoria marginalista si insiste sul ruolo delle preferenze individuali, le quali determinano i criteri di scelta all interno di un ventaglio di opzioni disponibili. Questo porta ad assumere sia le preferenze, sia il set di scelte a disposizione di ciascun soggetto come un dato da cui partire, non come fenomeni da spiegare. 12

13 Il fatto che i diversi approcci teorici si pongano domande diverse rende difficile parlare di progresso teorico come nelle altre scienze. IDEOLOGIA E TEORIA ECONOMICA Parallelamente all affermazione dell approccio marginalista si sviluppa la convinzione che la teoria economica debba essere estranea ad ogni tipo di giudizio di valore. Questo porta alla distinzione netta tra economia positiva ed economia normativa : la prima produce analisi descrittive (di ciò che è), mentre la seconda produce analisi prescrittive (di ciò che dovrebbe essere secondo particolari posizioni etiche). Secondo questa impostazione, solo a livello normativo è necessario introdurre giudizi di valore, mentre nell analisi positiva la teoria non riflette altro che giudizi di fatto. Questa distinzione ha dato luogo ad un lungo dibattito nel quale si è evidenziato come la stessa economia positiva, non possa considerarsi estranea alla visione ideologica e ai giudizi di valore dell economista. Come sostiene l economista svedese Gunnar Myrdal, premio Nobel nel 1974, l oggettività nella ricerca sociale non può mai essere assoluta e universale poiché necessariamente riflette, se non altro nella definizione del problema da analizzare e nella scelta degli strumenti d analisi (ma a volte anche nelle conclusioni teoriche), le convinzioni e i valori del teorico, i quali non possono considerarsi al di sopra delle parti. Le categorie analitiche di qualsiasi teoria positiva riflettono necessariamente una particolare visione del mondo. Non è possibile immaginare una teoria economica che sia indipendente da una particolare visione del mondo poiché l economista è egli stesso parte della società che studia e la posizione che egli ricopre nella società influisce necessariamente sul suo modo di vedere le cose, di individuare i problemi economici e di definire le priorità della ricerca teorica. L oggettività nella ricerca sociale non può mai essere assoluta e universale poiché necessariamente riflette, se non altro nella definizione del problema da analizzare e nella scelta degli strumenti d analisi (ma a volte anche nelle conclusioni teoriche), le convinzioni e i valori del teorico, i quali, in un mondo fatto di interessi contrastanti, non possono in alcun modo considerarsi al di sopra delle parti. Spesso, tuttavia, la visione (di parte) delle teorie economiche è presentata dai loro sostenitori come se fosse invece super partes, cioè come se si trattasse di un punto di vista neutrale, unanimemente condivisibile, ispirato al semplice perseguimento del bene 13

14 comune. Il problema è che, il bene comune, ammesso che esista in una società fatta di interessi contrastanti quale è il capitalismo, non è facilmente identificabile. Da un punto di vista marxista, la teoria economica borghese non è affatto neutrale ma riflette semplicemente la visione, le aspirazioni e le preoccupazioni della classe dominante del capitalismo: la borghesia. Il motivo per cui le proposizioni della teoria borghese appaiono neutrali sul piano dei valori è che implicitamente la teoria prende per dato il sistema capitalista e sposa il punto di vista della sua classe dominante. Secondo Marx ed Engels la storia dei rapporti economici è storia di lotta di classe e, così come la società evolve secondo gli interessi contrastanti delle diverse classi sociali, la morale stessa è sempre una morale di classe. Chiaramente, secondo l approccio marxista, è la classe dominante che ha interesse a presentare la propria morale come eterna e universale ed è sempre la classe dominante che ha interesse a rivendicare la neutralità della propria visione dei rapporti economici sostenendo che la (propria) teoria si fonda sul principio del bene comune. 14

15 2. Dal feudalesimo al capitalismo [Bibliografia di riferimento: Roncaglia, paragrafi 8-11] Nel corso tratteremo spesso del mercato. Il mercato può essere definito come il luogo nel quale avvengono le transazioni economiche, gli scambi di merci contro denaro. Nella teoria economica, il termine non si riferisce necessariamente a particolari luoghi fisici, bensì indica una rete di relazioni tra operatori economici, anche distanti tra loro, che scambiano uno stesso tipo di bene. Il mercato esiste da molto tempo ed è presente anche in società come la Grecia antica, o nell epoca feudale. Ma rispetto a quell epoca il ruolo del mercato nella società è profondamente cambiato. Nella società capitalista, che è l oggetto principale del nostro studio, il mercato svolge un ruolo primario nei processi di produzione e distribuzione delle risorse. Rispetto alla forma sociale che ha preceduto il capitalismo la società feudale i rapporti di mercato hanno subito uno sviluppo enorme trasformando le relazioni sociali sia da un punto di vista quantitativo, sia qualitativo. Per comprendere meglio il ruolo del mercato nelle diverse forme sociali, analizziamo, seppure in termini molto generali, l organizzazione della società feudale e il ruolo che in essa svolgeva il mercato. Tre classi sociali: nobiltà, clero e servi della gleba. I nobili detengono il potere politico. I servi della gleba sono obbligati a fornire le corvées, ossia devono dedicare parte del loro tempo di lavoro ai nobili, ai quali va tutto il prodotto delle terre padronali (fondi dominici). I servi della gleba pagano inoltre le decime al clero, che sono una forma di tassa pari a circa un decimo del prodotto. Quello che rimane è utilizzato dal servo della gleba e la sua famiglia per il sostentamento. L attività economica è tutta organizzata attorno al nobile e il suo castello dal quale domina le terre circostanti. Le famiglie nobiliari costituiscono in gran parte unità produttive autosufficienti. Il mercato riguarda solo una parte minima degli scambi che avvengono nella società e riguarda quasi esclusivamente scambi che non sono strettamente necessari alla sopravvivenza delle singole unità produttive e alla riproduzione del sistema. I servi della gleba consumano direttamente il prodotto delle terre servili e non hanno modo di entrare in possesso di denaro. Le decime sono pagate in natura. I nobili ottengono il prodotto delle terre padronali in natura e solo una parte di questo viene scambiato sul mercato per 15

16 lo più in cambio di prodotti manufatti provenienti da artigiani che vivono nelle vicinanze del castello, nel dominio del nobile; un altra parte viene invece da lontano (pietre preziose, spezie, tessuti). La transizione al capitalismo è avvenuta con tempi diversi nei diversi paesi. Prima in Olanda e in Inghilterra intorno al XVII secolo, più lentamente in altri paesi. Fattori che hanno inciso sul processo di transizione: 1. Crescita degli scambi, crescita delle città (in cui si sviluppa l artigianato e in cui si riversano i servi della gleba che fuggono dalle campagne). 2. Sviluppo dei commerci a lunga distanza (che aumenta i desideri dei nobili, i beni oggetto di scambio sul mercato e lo sfruttamento dei servi della gleba, dando luogo a rivolte e fughe di massa dalle campagne). 3. Nascita del putting out system (sistema di lavoro a domicilio in cui il mercante porta ai suoi lavoranti le materie prime e poi ritira il prodotto pagando in forma di denaro un salario al livello di sussistenza). 4. Prima rivoluzione agricola (inizio XVIII secolo). Si diffonde l allevamento del bestiame e del pascolo. Diminuisce il numero di lavoratori agricoli allontanando i servi della gleba dalle terre che fino ad allora avevano coltivato. Le terre vengono recintate permettendo ai nobili di ottenere maggiori redditi grazie alle nuove tecnologie agricole. Nasce così la proprietà privata della terra (il dominio politico del nobile sulla regione si trasforma in un diritto esclusivo allo sfruttamento economico della terra) e quello che Marx chiamerà l esercito industriale di riserva (esercito di potenziali lavoratori disponibili per quei mercanti che decidono di sviluppare una propria attività manifatturiera). Si instaura così il rapporto di lavoro salariato e la separazione tra lavoratore e proprietà dei mezzi di produzione. I cambiamenti non sono solo quantitativi, ma anche qualitativi: i fenomeni descritti modificano infatti le istituzioni stesse che regolano l interazione sociale, portando alla scomparsa delle istituzioni feudali e all instaurarsi di istituzioni capitalistiche. Il capitalismo si regge sul rapporto di lavoro salariato. L estendersi dei rapporti di mercato supera gradualmente gli scambi occasionali di particolari beni e il mercato tende a diventare la principale istituzione che regola i rapporti tra i cittadini. Al mercato non vanno più soltanto le eccedenze rispetto alle capacità di autoconsumo, come nel feudalesimo. La vendita sul mercato diventa invece l obiettivo stesso della produzione. Il 16

17 progressivo estendersi dei mercati tende ad abbracciare sempre nuovi aspetti dei rapporti sociali. Ma il vero salto qualitativo si ha con l emergere del mercato del lavoro, in cui è possibile comprare e vendere le prestazioni lavorative, e con l affermarsi della compravendita della forza lavoro come principale forma di produzione delle merci. Questa trasformazione modifica sostanzialmente i rapporti sociali facendo dipendere l esistenza di ampi strati della popolazione i lavoratori dai rapporti di mercato. Il processo di emersione del mercato del lavoro è particolarmente violento ed è importante ricordare che tanto nella letteratura marxista, quanto in quella non marxista, gli storici hanno evidenziato la resistenza della società civile all instaurazione dei rapporti di mercato. Affinché infatti potesse crearsi un mercato del lavoro, fu necessaria l espropriazione dei lavoratori i quali, mentre si liberavano dei vincoli imposti dalle istituzioni feudali, si trovavano al tempo stesso privi di qualsiasi mezzo per sopravvivere e furono quindi costretti a vendere la propria forza lavoro al miglior offerente. Con la trasformazione della forza lavoro in merce da scambiarsi sul mercato, la vita stessa dei lavoratori diventa soggetta alle dinamiche imposte dalle leggi del mercato, le quali si affermano indipendentemente dalla volontà e dai desideri dei singoli soggetti economici. La separazione tra lavoro e mezzi di produzione è quindi la caratteristica fondamentale delle società capitaliste. La divisione in classi sociali che viene a prevalere è in tre classi: capitalisti, lavoratori e proprietari terrieri. I capitalisti sono i proprietari dei mezzi di produzione, pagano un salario ai lavoratori e sono proprietari del prodotto del processo produttivo. La vendita sul mercato di tale prodotto, in condizioni normali, consente al capitalista di ottenere un profitto. I proprietari terrieri ottengono una rendita come remunerazione dell affitto della terra. I lavoratori ottengono un salario in forma monetaria che spendono nell acquisto di beni necessari alla sussistenza. Questa divisione in classi ovviamente evolve nel tempo e assume configurazioni diverse nei diversi contesti: ad esempio diversi individui possono percepire redditi in parte da capitale e in parte da lavoro e le dimensioni delle tre classi possono essere assai diverse se si confrontano diversi periodi o diversi paesi. In particolare il ruolo dei proprietari terrieri è diminuito notevolmente nel corso della storia del capitalismo e la struttura interna della classe capitalista è diventata più articolata, con la separazione più o meno netta tra 17

18 capitale industriale e capitale finanziario. La divisione in classi sociali rimane comunque il tratto distintivo del modo di produzione capitalistico che è l oggetto del nostro corso. Fattori che hanno inciso sull aumento di produttività nello sviluppo del capitalismo: 1. Invenzione della macchina a vapore che costituisce l aspetto principale della rivoluzione industriale basata sul sistema di fabbrica che consente una stretta sorveglianza del capitalista-imprenditore sui lavoratori (disciplina, orari rigidi, ritmi di lavoro controllati). 2. Seconda rivoluzione agricola basata sull introduzione delle macchine nel lavoro dei campi e sull uso dei fertilizzanti artificiali ottenuti grazie ai progressi della chimica. 3. Produzione su larga scala dell energia elettrica e suo utilizzo in numerosi campi (illuminazione, forza motrice per i macchinari industriali). 4. Più di recente: micreoelettronica e informatica che permettono lo sviluppo dell automatizzazione e modificano i rapporti di lavoro nelle fabbriche e negli uffici. 5. Trasporti: passaggio dalla diligenza al treno, dalle navi a vela a quelle a vapore, diffusione dell automobile e del trasporto aereo. 6. Comunicazioni: telegrafo e telefono, radio e televisione, fax e posta elettronica. 18

19 3. L impostazione moderna allo studio dell economia [Bibliografia di riferimento: Sloman, introduzione] IL PROBLEMA ECONOMICO L impostazione di fondo dei moderni manuali di economia è quella dell approccio marginalista integrato con la teoria keynesiana. Nel menzionare i problemi economici si parla di moneta, produzione, consumo, ma non si parla invece di distribuzione del reddito, la quale, come abbiamo visto, è il grande tema degli economisti classici, né delle questioni di sfruttamento e alienazione, care a Marx. Il problema economico fondamentale è la scarsità e tutte le questioni economiche sono presentate in termini di equilibrio tra domanda e offerta. Nella microeconomia i concetti di domanda e di offerta sono riferiti ai singoli individui, nella macroeconomia la domanda e l offerta sono invece concetti aggregati, che si riferiscono cioè ad aggregati di individui. Microeconomia. La microeconomia studia il comportamento dei singoli soggetti (consumatori, imprese) e da esso deriva le leggi di funzionamento della società nel suo complesso. Ogni società, implicitamente o esplicitamente, effettua tre tipi di scelte: quali beni produrre, come produrli, per chi produrli. La microeconomia risponde a queste domande prendendo come punto di partenza le scelte individuali e valutandole dal punto di vista individualistico. Macroeconomia. La macroeconomia studia invece direttamente il comportamento di aggregati, come il reddito nazionale, gli investimenti, i consumi e i problemi che si affrontano sono quelli dell inflazione, della crescita della produzione, della disoccupazione, dell equilibrio della bilancia dei pagamenti. LA FRONTIERA DELLE POSSIBILITÀ PRODUTTIVE Consideriamo un sistema semplificato in cui esistono solo due beni x 1 e x 2. Se tutte le risorse produttive esistenti (lavoro, capitale, terra) fossero utilizzate per produrre x 1, utilizzando le tecniche più efficiente, si otterrebbero 7 milioni di unità di x 1. Alternativamente, se tutte le risorse fossero utilizzate per produrre x 2, si otterrebbero ottenendo 8 milioni di unità di x 2. esistono poi tutta una serie di casi intermedi in cui parte delle risorse è utilizzata per produrre x 1 e parte è utilizzata per produrre x 2. L insieme delle combinazioni di x 1 e x 2 che possono essere realizzate efficientemente con le risorse 19

20 esistenti prende il nome di frontiera delle possibilità produttive. Tale insieme può essere rappresentato graficamente come una curva decrescente sul piano cartesiano (x 1, x 2 ). Il concetto di frontiera delle possibilità produttive può essere utilizzato per esprimere alcuni concetti tipici della microeconomia e della macroeconomia. In microeconomia, si parla di costo-opportunità. Come vedremo, secondo l approccio microeconomico, ogni scelta comporta il sacrificio delle altre alternative possibili. La migliore alternativa tra quelle scartate costituisce il costo-opportunità della scelta. In questo caso il costo opportunità esprime il numero di unità di x 1 cui si deve rinunciare per incrementare di un unità la produzione di x 2. Secondo un ipotesi diffusa, la frontiera delle possibilità produttive è concava, il che significa che il costo-opportunità è crescente. In macroeconomia, il concetto di frontiera delle possibilità produttive può essere utilizzato per evidenziare i problemi di un sottoutilizzo delle risorse produttive. In tal caso, il sistema non riesce a realizzare combinazioni produttive sulla frontiera e porta invece alla produzione di punti interni alla frontiera. LO SCAMBIO DI MERCATO COME FENOMENO NATURALE Tutto questo apparato teorico, comprendente la macroeconomia e la microeconomia, si basa sull ipotesi che gli individui abbiano una propensione naturale a scambiare e a perseguire il guadagno personale e che i rapporti di mercato emergano spontaneamente come risposta a tali propensioni naturali. Questo modo di vedere le cose non è esente da critiche. 1. Che la scarsità sia un problema universale caratteristico di tutte le società è un fatto contestato dagli storici economici i quali evidenziano invece come la scarsità sia un fenomeno tipico della società capitalista per due ragioni: primo, col balzo in avanti nella produzione della ricchezza realizzato con l avvento del capitalismo si è avuto parallelamente un balzo in avanti nella produzione della povertà; secondo, la scarsità delle risorse è definita in relazione all ipotesi di bisogni illimitati, i quali tuttavia nelle società precapitalistiche erano di fatto limitati e determinati da fattori legati alla tradizione. 2. La stessa ipotesi fondamentale dell economia ortodossa secondo cui la società di mercato nasca dalla propensione naturale dell uomo allo scambio (come riteneva Smith e come ritengono gli economisti neoclassici) non trova alcun riscontro storico: come sostiene lo storico economico Karl Polanyi gli atti individuali di baratto erano 20

21 del tutto eccezionali nelle società primitive e nei grandi imperi come l antico Egitto, Roma, la Cina e l Europa medievale, i quali si basavano invece su meccanismi sociali di distribuzione indipendenti dallo scambio diretto tra singoli soggetti. 3. La propensione allo scambio, che l individuo della società capitalista percepisce come naturale, si sviluppa invece solo col procedere del capitalismo. Partire dallo scambio isolato come fondamento del mercato è dunque un falso storico. 4. Lo stesso commercio a lunga distanza non era affatto basato sul mercato e lo scambio di equivalenti, bensì sulla rapina, l espropriazione violenta, il colonialismo. In altri casi, gli scambi avvenivano senza alcun meccanismo di do ut des, ma semplicemente in forma di dono. 5. L ipotesi che il movente dell attività economica sia il guadagno personale è anch essa storicamente falsa e può essere considerata valida soltanto all interno dell interazione sociale di tipo capitalistico. 21

22 I ECONOMIA CLASSICA E MARXIANA 1. La concorrenza [Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 1] Il concetto di concorrenza e la teoria economica. Due fattori generali determinano la concorrenza: 1. l esistenza di un beneficio scarso, insufficiente a soddisfare tutti i partecipanti all interazione sociale; 2. un atteggiamento conflittuale, non solidale, tra soggetti interscambiabili tra loro. I rapporti tra interesse personale e benessere sociale costituiscono l interrogativo fondamentale della ricerca economica e le diverse teorie della concorrenza forniscono risposte diverse a tale interrogativo. Non essendoci nessuna istituzione che coordina esplicitamente le decisioni individuali di produzione e di consumo, come mai il risultato empirico non è il caos? La risposta di Smith è che la concorrenza è un meccanismo che tende a rendere coerenti (ex post) le decisioni individuali ed è perciò grazie alla concorrenza se nel sistema di mercato le decisioni individuali si ricompongono in modo armonioso. La risposta che daranno in modo in parte diverso Marx e Keynes è che il fatto che nel capitalismo non si generi il caos non è completamente vero, visto che tutti i sistemi capitalisti sono caratterizzati da ricorrenti crisi e difficoltà di impiegare tutte le risorse disponibili. Secondo Marx e Keynes, queste difficoltà dipendono dai limiti stessi della concorrenza come meccanismo dominante di coordinamento delle decisioni individuali. 22

23 2. La concorrenza come meccanismo di armonia sociale in Adam Smith [Bibliografia di riferimento: Cassetti, capitolo 2] Due opere principali: Teoria dei sentimenti morali e Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (comunemente chiamato La ricchezza delle nazioni). Il teorema della mano invisibile: l interazione tra individui egoisti che perseguono il proprio interesse personale produce risultati economici socialmente desiderabili a patto che non ci siano barriere economiche o restrizioni istituzionali al perseguimento delle attività economiche e all operare della concorrenza. Il concetto di sovrappiù e la teoria del valore. Consideriamo un processo produttivo in cui si produce grano a mezzo di grano e lavoro: a l b a = quantità di grano immessa nel processo produttivo; l = quantità di lavoro immessa nel processo produttivo; b = quantità di grano ottenuta dal processo produttivo. Indichiamo con w il salario per unità di lavoro espresso in termini di grano, o saggio di salario (reale) e assumiamo che esso sia un dato del problema e che sia fissato al livello di sussistenza del lavoratore. S = b (a + wl) S é il sovrappiù, cioè la parte del prodotto che eccede la necessità di sussistenza dei lavoratori e la ricostituzione dei mezzi di produzione. Il sovrappiù può essere consumato dai capitalisti e dai proprietari terrieri o può essere reinvestito. In quest ultimo caso si ha un sistema in espansione in cui la produzione aumenta di anno in anno (produzione su scala allargata). La capacità di produrre un sovrappiù deriva dal lavoro, non dalla terra come ritenevano i fisiocrati. Il lavoro è la fonte della ricchezza. 23

24 L estendersi della divisione del lavoro è la principale causa dell aumento della produttività del lavoro. Il sovrappiù si forma in tutti i settori e la sua dimensione dipende dal grado di sviluppo dalla divisione del lavoro. In un sistema in cui si producono beni di diversa natura si pone un problema nella misurazione del sovrappiù: i beni prodotti (output) e i beni utilizzati come mezzi di produzione (input) possono essere diversi il che rende problematico determinare il sovrappiù in termini fisici e rapportarlo ai mezzi di produzione per ottenere una misura del saggio di profitto. (NB: anche in presenza di input e output comprendenti lo stesso insieme di beni, è sufficiente che la composizione dell output e quella dell input siano diverse a impedire una misurazione del saggio di profitto in termini fisici). Esprimendo i diversi input e output in termini di valore è possibile misurare il sovrappiù e calcolare il saggio di profitto. Problema del valore: come si determina il valore delle merci? Valore d uso e valore di scambio: il valore d uso è la proprietà di un bene di soddisfare un dato bisogno; il valore di scambio è il rapporto con cui una quantità di un bene si scambia sul mercato con quantità di altri beni (prezzo relativo). Lavoro contenuto. Smith: In ogni tempo e luogo è caro ciò che costa molto lavoro, è a buon mercato ciò che si può avere con pochissimo lavoro. Consideriamo un modello grano standardizzato (in cui cioè i parametri siano definiti in modo tale che l output sia pari ad un unità): a l 1 a = quantità di grano immessa nel processo produttivo; l = quantità di lavoro immessa nel processo produttivo; b = 1 (si ottiene un unità di grano dal processo produttivo). Si può utilizzare anche la seguente notazione più compatta: [a, l] 1 con a < 1 come condizione affinché il processo sia vitale. Introduciamo l ipotesi di rendimenti di scala costanti: 24

25 [αa, αl] α per α > 0. Con queste ipotesi, determiniamo il lavoro contenuto in un unità di grano: [a, l] 1 [a 2, al] a [a 3, a 2 l] a 2 [a n, a n-1 l] a n-1 si tratta di una serie geometrica di ragione a, la quale è pari a l/(1 a), se, come nel nostro caso, a < 1: λ = l + al + a 2 l + a 3 l + + a n-1 l + = l/(1 a) Come si vede il lavoro contenuto (λ) è maggiore del semplice lavoro diretto (l). Secondo Smith il concetto di lavoro contenuto tiene conto solo dei redditi da lavoro, ma non tiene conto del profitto e della rendita, i quali sono centrali nel capitalismo. Se infatti tutto il valore prodotto dal lavoro andasse al lavoratore in forma di salario, non ci sarebbe spazio per il profitto e la rendita. Affinché possano esistere altre categorie di reddito accanto al salario, il prezzo del bene non può essere pari ai salari pagati per produrre il bene stesso. NB: nella teoria classica per profitto non si intende la remunerazione del capitalista per la sua attività di direzione e coordinamento del processo produttivo, bensì si intende la quota di reddito di cui il capitalista si appropria in virtù dell aver anticipato il capitale. È per questo, come vedremo in un attimo, che nel definire il saggio di profitto si rapporta il profitto al capitale anticipato. Lavoro comandato. Il valore di una merce è determinato dal lavoro che essa può acquistare (non dal lavoro che è occorso per produrla): λ com = p/w. w è il saggio di salario monetario: quantità di moneta per unità di lavoro (w = wp). Smith si riferisce allo scambio di merci contro lavoro, lo scambio capitalistico per eccellenza, quello tra capitalisti e lavoratori. 25

26 Che relazione esiste tra λ e λ com? Vogliamo dimostrare che λ < λ com. Il lavoro che si può acquistare vendendo una merce è maggiore del lavoro occorso per produrla. La ragione è che il prezzo della merce può scomporsi in tre componenti: la parte che remunera il lavoro (salario), quella che remunera il capitale (profitto) e quella che remunera la terra (rendita). Solo nel caso in cui tutto il reddito ricavato dalla vendita del prodotto andasse interamente al lavoro, il lavoro comandato sarebbe uguale al lavoro contenuto. Qualora invece esistano parti del valore prodotto che sono attribuite al capitalista (il profitto) o al proprietario terriero (la rendita), il reddito del lavoratore (il salario) non può che diminuire. In questo modo, il capitalista che vende al prezzo p una merce che contiene λ ore di lavoro, riceve una quantità di denaro superiore rispetto a quella necessaria a remunerare il lavoro. Questo significa che la quantità di lavoro che il capitalista comanda (λ com ) è superiore al lavoro contenuto nella merce (λ). Consideriamo la relazione tra λ e λ com in termini analitici. Tralasciando per semplicità la rendita, il prezzo può essere espresso come somma dei costi sostenuti per produrre la merce, più un profitto di cui si appropria il capitalista (avendo egli anticipato i mezzi di produzione). Ricavi costi + profitti In termini unitari (dividendo per q): p costi unitari + profitti unitari. Per avere una misura del guadagno del capitalista, il profitto viene riferito alla quantità di capitale anticipato. Si definisce allora il saggio del profitto (r): r = profitti / valore del capitale anticipato. Il prezzo può allora essere espresso così: p = (pa + wl)(1 + r) 26

27 dove: (pa + wl) è il costo unitario e r(pa + wl) è il profitto unitario [NB: nel testo di Cassetti c è un errore di battitura a pag. 22. Non è (pa + wλ) il costo unitario e r(pa + wλ) il profitto unitario]. Per confrontare λ e λ com conviene riscrivere l equazione del prezzo come segue: p = (pa + wl)(1 + r) = pa(1 + r) + wl(1 + r) Consideriamo ora il lavoro comandato: λ com = p/w = (p/w)a(1 + r) + l(1 + r) (p/w) [1 a(1 + r)] = l(1 + r) (p/w) = l(1 + r) / [1 a(1 + r)] = l / [1/(1 + r) a] Ricordando che λ = l/(1 a) e che 1/(1 + r) < 1, segue che: 1. λ com λ 2. λ com = λ solo se r = 0. Si noti che il lavoro comandato può fare da misura del valore di scambio delle merci ma non può spiegare quest ultimo poiché esso dipende da p e w che sono altri valori di scambio. Il lavoro comandato non può quindi risolvere il problema del valore inteso come problema di determinare gli elementi che fanno sì che una merce abbia un certo valore: se per determinare il valore di scambio di una merce (il prezzo) si deve già conoscere il suo prezzo, la teoria risulta contraddittoria e il ragionamento diventa circolare. La questione è che il lavoro contenuto e il lavoro comandato rispondono a due interrogativi diversi: con il concetto di lavoro contenuto si tenta di spiegare il valore di scambio delle merci (i loro prezzi); con il concetto di lavoro comandato si fornisce invece semplicemente una misura alternativa (rispetto a quella monetaria) del valore di scambio delle merci. Questa distinzione non è chiara in Smith, il quale invece propone di utilizzare il lavoro comandato anche come teoria del valore di scambio delle merci. A tale scopo Smith elabora una teoria additiva del valore secondo cui le tre componenti del prezzo (salario unitario, profitto unitario e rendita unitaria) gravitano attorno ai loro livelli naturali. 27

Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13)

Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13) Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13) Soluzione Esame (11 gennaio 2013) Prima Parte 1. (9 p.) (a) Ipotizzate che in un mondo a due paesi, Brasile e Germania, e due prodotti, farina

Dettagli

Lezione 1 Introduzione

Lezione 1 Introduzione Lezione 1 Introduzione Argomenti Cosa è l Economia politica I principi fondamentali dell Economia politica Cosa studia l Economia politica Perché studiare l Economia politica 1.1 COSA È L ECONOMIA POLITICA

Dettagli

Modulo: Scarsità e scelta

Modulo: Scarsità e scelta In queste pagine è presentato un primo modello di conversione di concetti, schemi e argomentazioni di natura teorica relativi all argomento le scelte di consumo (presentato preliminarmente in aula e inserito

Dettagli

La teoria dell offerta

La teoria dell offerta La teoria dell offerta Tecnologia e costi di produzione In questa lezione approfondiamo l analisi del comportamento delle imprese e quindi delle determinanti dell offerta. In particolare: è possibile individuare

Dettagli

Introduzione alla macroeconomia

Introduzione alla macroeconomia Corso di Economia italiana AA 2013-2014 Prima parte Introduzione alla macroeconomia Prof. Silvia Nenci silvia.nenci@uniroma3.it Cosa cerca di spiegare la macroeconomia Mentre la microeconomia ci mostra

Dettagli

Capitolo 26: Il mercato del lavoro

Capitolo 26: Il mercato del lavoro Capitolo 26: Il mercato del lavoro 26.1: Introduzione In questo capitolo applichiamo l analisi della domanda e dell offerta ad un mercato che riveste particolare importanza: il mercato del lavoro. Utilizziamo

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2013/14] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania) 6-1 Struttura della presentazione Domanda e

Dettagli

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte MD 9. La macroeconomia delle economie aperte In questo modulo, costituito da due Unità, ci occuperemo di analizzare il funzionamento delle economie aperte, ossia degli scambi a livello internazionale.

Dettagli

studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un economia

studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un economia La Produzione Aggregata: metodi di misurazione del livello di attività e della congiuntura In questa lezione: studieremo quali sono gli indicatori più importanti per determinare lo stato di salute di un

Dettagli

Capitolo II. La forma del valore. 7. La duplice forma in cui si presenta la merce: naturale e di valore.

Capitolo II. La forma del valore. 7. La duplice forma in cui si presenta la merce: naturale e di valore. Capitolo II La forma del valore 7. La duplice forma in cui si presenta la merce: naturale e di valore. I beni nascono come valori d uso: nel loro divenire merci acquisiscono anche un valore (di scambio).

Dettagli

Macroeconomia. Laura Vici. laura.vici@unibo.it. www.lauravici.com/macroeconomia LEZIONE 6. Rimini, 6 ottobre 2015. La ripresa dell Italia

Macroeconomia. Laura Vici. laura.vici@unibo.it. www.lauravici.com/macroeconomia LEZIONE 6. Rimini, 6 ottobre 2015. La ripresa dell Italia Macroeconomia Laura Vici laura.vici@unibo.it www.lauravici.com/macroeconomia LEZIONE 6 Rimini, 6 ottobre 2015 Macroeconomia 140 La ripresa dell Italia Il Fondo Monetario internazionale ha alzato le stime

Dettagli

Contabilità generale e contabilità analitica

Contabilità generale e contabilità analitica 1/5 Contabilità generale e contabilità analitica La sfida della contabilità analitica è di produrre informazioni sia preventive che consuntive. Inoltre questi dati devono riferirsi a vari oggetti (prodotti,

Dettagli

Istituzioni di Economia Laurea Triennale in Ingegneria Gestionale Lezione 1 Introduzione

Istituzioni di Economia Laurea Triennale in Ingegneria Gestionale Lezione 1 Introduzione UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO Laurea Triennale in Ingegneria Gestionale Lezione 1 Introduzione Prof. Gianmaria Martini Cosa studia l economia L economia è la scienza delle decisioni di soggetti razionali

Dettagli

IL SISTEMA INFORMATIVO

IL SISTEMA INFORMATIVO LEZIONE 15 DAL MODELLO DELLE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO AL MODELLO CONTABILE RIPRESA DEL CONCETTO DI SISTEMA AZIENDALE = COMPLESSO DI ELEMENTI MATERIALI E NO CHE DIPENDONO RECIPROCAMENTE GLI UNI DAGLI ALTRI

Dettagli

DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione di due; non sono previste penalizzazioni in caso di risposte non corrette)

DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione di due; non sono previste penalizzazioni in caso di risposte non corrette) In una ora rispondere alle dieci domande a risposta multipla e a una delle due domande a risposta aperta, e risolvere l esercizio. DOMANDE a risposta multipla (ogni risposta esatta riceve una valutazione

Dettagli

I DIECI PRINCIPI DELL ECONOMIA

I DIECI PRINCIPI DELL ECONOMIA Corso di Laurea in Servizio Sociale Istituzioni di Economia Introduzione allo studio dell Economia I DIECI PRINCIPI DELL ECONOMIA (Capitolo 1) Il termine economia... Deriva da una parola greca che significa

Dettagli

Lezione 14. Risparmio e investimento. Leonardo Bargigli

Lezione 14. Risparmio e investimento. Leonardo Bargigli Lezione 14. Risparmio e investimento Leonardo Bargigli Risparmio e investimento nella contabilità nazionale Ripartiamo dalla definizione di PIL in termini di spesa finale Y = C + I + G + NX Consideriamo

Dettagli

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:

Dettagli

Lezione 23 Legge di Walras

Lezione 23 Legge di Walras Corso di Economia Politica prof. S. Papa Lezione 23 Legge di Walras Funzione del Consumo Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza Perché la macroeconomia I problem illustrati nelle lezione precedente

Dettagli

Principi di Economia - Macroeconomia Esercitazione 3 Risparmio, Spesa e Fluttuazioni di breve periodo Soluzioni

Principi di Economia - Macroeconomia Esercitazione 3 Risparmio, Spesa e Fluttuazioni di breve periodo Soluzioni Principi di Economia - Macroeconomia Esercitazione 3 Risparmio, Spesa e Fluttuazioni di breve periodo Soluzioni Daria Vigani Maggio 204. In ciascuna delle seguenti situazioni calcolate risparmio nazionale,

Dettagli

Karl Marx. Il Capitale

Karl Marx. Il Capitale Karl Marx Il Capitale Il Capitale Marx esamina le leggi economiche che regolano lo sviluppo del capitalismo, dalle quali dipende destino della borghesia. Critica dell economia politica Marx prende le distanze

Dettagli

Applicazioni dell'analisi in più variabili a problemi di economia

Applicazioni dell'analisi in più variabili a problemi di economia Applicazioni dell'analisi in più variabili a problemi di economia La diversità tra gli agenti economici è alla base della nascita dell attività economica e, in generale, lo scambio di beni e servizi ha

Dettagli

Richiami di teoria della domanda di moneta

Richiami di teoria della domanda di moneta Richiami di teoria della domanda di moneta Parte seconda La teoria della preferenza della liquidità di Keynes Keynes distingue tre moventi principali per cui si detiene moneta. Transattivo Precauzionale

Dettagli

Giulio Palermo LEZIONI DI ECONOMIA POLITICA

Giulio Palermo LEZIONI DI ECONOMIA POLITICA Giulio Palermo LEZIONI DI ECONOMIA POLITICA PROGRAMMA DEL CORSO 1. Descrizione del corso Le scuole di pensiero economico esistenti adottano definizioni diverse dell economia politica. In senso generale,

Dettagli

Domande a scelta multipla 1

Domande a scelta multipla 1 Domande a scelta multipla Domande a scelta multipla 1 Rispondete alle domande seguenti, scegliendo tra le alternative proposte. Cercate di consultare i suggerimenti solo in caso di difficoltà. Dopo l elenco

Dettagli

Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici. Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Corso di Macroeconomia 2014

Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici. Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Corso di Macroeconomia 2014 Dipartimento di Economia Aziendale e Studi Giusprivatistici Università degli Studi di Bari Aldo Moro Corso di Macroeconomia 2014 1. Assumete che = 10% e = 1. Usando la definizione di inflazione attesa

Dettagli

Ai fini economici i costi di un impresa sono distinti principalmente in due gruppi: costi fissi e costi variabili. Vale ovviamente la relazione:

Ai fini economici i costi di un impresa sono distinti principalmente in due gruppi: costi fissi e costi variabili. Vale ovviamente la relazione: 1 Lastoriadiun impresa Il Signor Isacco, che ormai conosciamo per il suo consumo di caviale, decide di intraprendere l attività di produttore di caviale! (Vuole essere sicuro della qualità del caviale

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

Il sistema monetario

Il sistema monetario Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti

Dettagli

Equilibrio macroeconomico neoclassico

Equilibrio macroeconomico neoclassico Equilibrio macroeconomico neoclassico La teoria neoclassica (TN) Rappresentò il paradigma teorico di riferimento fino alla crisi del 1929 e prima di Keynes Ancora oggi alcune scuole di pensiero più recenti

Dettagli

Modello keynesiano: il settore reale

Modello keynesiano: il settore reale Macro 4 Modello keynesiano: il settore reale La macroeconomia keynesiana La macroeconomia si occupa di studiare i meccanismi di determinazione delle grandezze economiche aggregate, così come definite dalla

Dettagli

Introduzione all economia

Introduzione all economia Introduzione all economia 4.X.2005 Macro e microeconomia La teoria economica è divisa in due sezioni principali: la microeconomia e la macroeconomia La microeconomia studia il comportamento dei singoli

Dettagli

ECONOMIA DEL LAVORO. Lezioni di maggio (testo: BORJAS) L offerta di lavoro

ECONOMIA DEL LAVORO. Lezioni di maggio (testo: BORJAS) L offerta di lavoro ECONOMIA DEL LAVORO Lezioni di maggio (testo: BORJAS) L offerta di lavoro Offerta di lavoro - Le preferenze del lavoratore Il luogo delle combinazioni di C e L che generano lo stesso livello di U (e.g.

Dettagli

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da

f(x) = 1 x. Il dominio di questa funzione è il sottoinsieme proprio di R dato da Data una funzione reale f di variabile reale x, definita su un sottoinsieme proprio D f di R (con questo voglio dire che il dominio di f è un sottoinsieme di R che non coincide con tutto R), ci si chiede

Dettagli

PIL : produzione e reddito

PIL : produzione e reddito PIL : produzione e reddito La misura della produzione aggregata nella contabilità nazionale è il prodotto interno lordo o PIL. Dal lato della produzione : oppure 1) Il PIL è il valore dei beni e dei servizi

Dettagli

Moneta e Tasso di cambio

Moneta e Tasso di cambio Moneta e Tasso di cambio Come si forma il tasso di cambio? Determinanti del tasso di cambio nel breve periodo Determinanti del tasso di cambio nel lungo periodo Che cos è la moneta? Il controllo dell offerta

Dettagli

KEYNES E IL MODELLO IS-LM

KEYNES E IL MODELLO IS-LM Università degli Studi di Macerata Dipartimento di Scienze politiche, della Comunicazione e delle Relazioni internazionali ECONOMIA POLITICA MODULO TEORIA A.A. 2013/2014 KEYNES E IL MODELLO IS-LM Fabio

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2015/16 ] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania, Margherita Scoppola e Francesco Aiello) 6-1

Dettagli

Il mercato dei beni. Prof. Sartirana

Il mercato dei beni. Prof. Sartirana Il mercato dei beni Prof. Sartirana Gli scambi di beni economici avvengono tra soggetti che vengono definiti: soggetti economici I soggetti economici sono 4 ed ognuno di essi ha necessità diverse. I soggetti

Dettagli

Capitolo 1. Che cos è l economia

Capitolo 1. Che cos è l economia Capitolo 1 Che cos è l economia Economia, scarsità e scelta L'economia è una scienza sociale L economia è lo studio della scelta in condizioni di scarsità Scarsità e scelte individuali Scarsità di tempo

Dettagli

ECONOMIA CLASSE IV prof.ssa Midolo L ASPETTO ECONOMICO DELLA GESTIONE. (lezione della prof.ssa Edi Dal Farra)

ECONOMIA CLASSE IV prof.ssa Midolo L ASPETTO ECONOMICO DELLA GESTIONE. (lezione della prof.ssa Edi Dal Farra) ECONOMIA CLASSE IV prof.ssa Midolo L ASPETTO ECONOMICO DELLA GESTIONE (lezione della prof.ssa Edi Dal Farra) La GESTIONE (operazioni che l azienda compie per raggiungere i suoi fini) può essere: ORDINARIA

Dettagli

Lezione 10: Il problema del consumatore: Preferenze e scelta ottimale

Lezione 10: Il problema del consumatore: Preferenze e scelta ottimale Corso di Scienza Economica (Economia Politica) prof. G. Di Bartolomeo Lezione 10: Il problema del consumatore: Preferenze e scelta ottimale Facoltà di Scienze della Comunicazione Università di Teramo Scelta

Dettagli

Il vantaggio comparato. Il vantaggio comparato. Il vantaggio comparato

Il vantaggio comparato. Il vantaggio comparato. Il vantaggio comparato Il vantaggio comparato Nel giorno di San Valentino la domanda statunitense di rose è di circa 10 milioni. Coltivare rose negli Stati Uniti d inverno è difficile. E necessario l uso di serre riscaldate.

Dettagli

Il mercato di monopolio

Il mercato di monopolio Il monopolio Il mercato di monopolio Il monopolio è una struttura di mercato caratterizzata da 1. Un unico venditore di un prodotto non sostituibile. Non ci sono altre imprese che possano competere con

Dettagli

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE: IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti

Dettagli

Capitolo 2. Operazione di limite

Capitolo 2. Operazione di limite Capitolo 2 Operazione di ite In questo capitolo vogliamo occuparci dell operazione di ite, strumento indispensabile per scoprire molte proprietà delle funzioni. D ora in avanti riguarderemo i domini A

Dettagli

Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro Il mercato del lavoro Dati mercato del lavoro: Un confronto (2012) Italia Francia Germania OECD Tasso disoccupazione 10.7 10.3 5.5 8.0 Tasso occupazione (*) 57.6 63.9 72.8 65.1 Femminile 47.8 60 68 57.2

Dettagli

Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica

Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica Esercizi di Macroeconomia per il corso di Economia Politica (Gli esercizi sono suddivisi in base ai capitoli del testo di De Vincenti) CAPITOLO 3. IL MERCATO DEI BENI NEL MODELLO REDDITO-SPESA Esercizio.

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale adattamento italiano di Novella Bottini 1 Struttura della presentazione Domanda e offerta relative Benessere e ragioni di scambio Effetti della

Dettagli

Politica Economica Istituzioni e Efficienza

Politica Economica Istituzioni e Efficienza Politica Economica Istituzioni e Efficienza 2 Introduzione al concetto di Istituzioni Le istituzioni riducono il tasso di incertezza creando delle regolarità nella vita di tutti i giorni. Sono una guida

Dettagli

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................

Dettagli

Testo alla base del Pitgame redatto dal prof. Yvan Lengwiler, Università di Basilea

Testo alla base del Pitgame redatto dal prof. Yvan Lengwiler, Università di Basilea Testo alla base del Pitgame redatto dal prof. Yvan Lengwiler, Università di Basilea Funzionamento di un mercato ben organizzato Nel Pitgame i giocatori che hanno poche informazioni private interagiscono

Dettagli

Inflazione e Produzione. In questa lezione cercheremo di rispondere a domande come queste:

Inflazione e Produzione. In questa lezione cercheremo di rispondere a domande come queste: Inflazione e Produzione In questa lezione cercheremo di rispondere a domande come queste: Da cosa è determinata l Inflazione? Perché le autorità monetarie tendono a combatterla? Attraverso quali canali

Dettagli

Aspettative, Produzione e Politica Economica

Aspettative, Produzione e Politica Economica Aspettative, Produzione e Politica Economica In questa lezione: Studiamo gli effetti delle aspettative sui livelli di spesa e produzione. Riformuliamo il modello IS-LM in un contesto con aspettative. Determiniamo

Dettagli

Mercato mondiale. Lezione 13 18 Marzo 2015. UniGramsci 2014-2015 (ii parte)

Mercato mondiale. Lezione 13 18 Marzo 2015. UniGramsci 2014-2015 (ii parte) Mercato mondiale Lezione 13 18 Marzo 2015 1 dalla scorsa lezione Lo sviluppo dell accumulazione genera i seguenti fenomeni: Aumento della produttività del lavoro (quindi incremento del rapporto lavoro

Dettagli

IL CAPITALE. 1) Domanda di capitale 2) Offerta di capitale

IL CAPITALE. 1) Domanda di capitale 2) Offerta di capitale IL CAPITALE 1) Domanda di capitale 2) Offerta di capitale CAPITALE FINANZIARIO E CAPITALE REALE Col termine capitale i si può riferire a due concetti differenti Il capitale finanziario è costituito dalla

Dettagli

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo.

Siamo così arrivati all aritmetica modulare, ma anche a individuare alcuni aspetti di come funziona l aritmetica del calcolatore come vedremo. DALLE PESATE ALL ARITMETICA FINITA IN BASE 2 Si è trovato, partendo da un problema concreto, che con la base 2, utilizzando alcune potenze della base, operando con solo addizioni, posso ottenere tutti

Dettagli

Lezione 1 Introduzione al corso di

Lezione 1 Introduzione al corso di Corso di Economica Politica prof. S. Papa. Lezione 1 Introduzione al corso di economia politica Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza Il corso: Economia politica ORARI E CLASSI: Lunedì (9.00/11

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

Rapporto dal Questionari Insegnanti

Rapporto dal Questionari Insegnanti Rapporto dal Questionari Insegnanti SCUOLA CHIC81400N N. Docenti che hanno compilato il questionario: 60 Anno Scolastico 2014/15 Le Aree Indagate Il Questionario Insegnanti ha l obiettivo di rilevare la

Dettagli

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche Osservatorio24 def 27-02-2008 12:49 Pagina 7 Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO 2.1 La produzione industriale e i prezzi alla produzione Nel 2007 la produzione industriale

Dettagli

Economia del Lavoro 2010

Economia del Lavoro 2010 Economia del Lavoro 2010 Capitolo 1-3 Offerta di lavoro -Le preferenze del lavoratore 1 Offerta di lavoro Le preferenze del lavoratore Il comportamento dell offerta di lavoro è analizzato dagli economisti

Dettagli

MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti. Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza

MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti. Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza MICROECONOMIA La teoria del consumo: Alcuni Arricchimenti Enrico Saltari Università di Roma La Sapienza 1 Dotazioni iniziali Il consumatore dispone ora non di un dato reddito monetario ma di un ammontare

Dettagli

Indice. pagina 2 di 10

Indice. pagina 2 di 10 LEZIONE PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA DOTT.SSA ROSAMARIA D AMORE Indice PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA---------------------------------------------------------------------------------------- 3 LA STRUTTURA

Dettagli

La ricchezza immateriale. Giornata della proprietà intellettuale. Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro

La ricchezza immateriale. Giornata della proprietà intellettuale. Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro La ricchezza immateriale Giornata della proprietà intellettuale Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro On. Prof. Antonio Marzano CNEL Roma, 29 aprile 2011 1. La Ricchezza

Dettagli

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso

Dettagli

Indice. 1 La disoccupazione ---------------------------------------------------------------------------------------- 3. 2 di 6

Indice. 1 La disoccupazione ---------------------------------------------------------------------------------------- 3. 2 di 6 INEGNAMENO DI EONOMIA OLIIA LEZIONE VIII IL EORE DELL OUAZIONE ROF. ALDO VAOLA Economia olitica Indice 1 La disoccupazione ----------------------------------------------------------------------------------------

Dettagli

Capitolo 26. Stabilizzare l economia: il ruolo della banca centrale. Principi di economia (seconda edizione) Robert H. Frank, Ben S.

Capitolo 26. Stabilizzare l economia: il ruolo della banca centrale. Principi di economia (seconda edizione) Robert H. Frank, Ben S. Capitolo 26 Stabilizzare l economia: il ruolo della banca centrale In questa lezione Banca centrale Europea (BCE) e tassi di interesse: M D e sue determinanti; M S ed equilibrio del mercato monetario;

Dettagli

CAPITOLO 10 I SINDACATI

CAPITOLO 10 I SINDACATI CAPITOLO 10 I SINDACATI 10-1. Fate l ipotesi che la curva di domanda di lavoro di una impresa sia data da: 20 0,01 E, dove è il salario orario e E il livello di occupazione. Ipotizzate inoltre che la funzione

Dettagli

Equazione quantitativa della moneta

Equazione quantitativa della moneta Moneta e inflazione Equazione quantitativa della moneta Gli individui detengono moneta allo scopo di acquistare beni e servizi QUINDI la quantità di moneta è strettamente correlata alla quantità che viene

Dettagli

Elasticità dell offerta rispetto al. prezzo. L elasticità dell offerta al prezzo misura la variazione della quantità offerta al variare del

Elasticità dell offerta rispetto al. prezzo. L elasticità dell offerta al prezzo misura la variazione della quantità offerta al variare del Elasticità dell offerta rispetto al prezzo L elasticità dell offerta al prezzo misura la variazione della quantità offerta al variare del prezzo. Formula ε= ΔQ/Q = (P/Q) x (1/pendenza) ΔP/P L offerta di

Dettagli

Corso di Politica Economica

Corso di Politica Economica Anno accademico 2014/2015 Corso di Politica Economica Docente: Claudio Di Berardino Informazioni sito docente: http://claudiodiberardino.jimdo.com mail: c.diberardino@unich.it 1 lezione - Le teorie degli

Dettagli

Indice. 1 Il settore reale --------------------------------------------------------------------------------------------- 3

Indice. 1 Il settore reale --------------------------------------------------------------------------------------------- 3 INSEGNAMENTO DI ECONOMIA POLITICA LEZIONE VI IL MERCATO REALE PROF. ALDO VASTOLA Indice 1 Il settore reale ---------------------------------------------------------------------------------------------

Dettagli

Processo lavorativo e di valorizzazione. 12 novembre 2014

Processo lavorativo e di valorizzazione. 12 novembre 2014 Processo lavorativo e di valorizzazione 12 novembre 2014 1 dalla lezione precedente Marx, rifacendosi anche ad altri autori classici (in particolare Jones e in parte Smith) individua e studia i modi di

Dettagli

Massimizzazione del profitto

Massimizzazione del profitto Massimizzazione del profitto Diversi tipi di impresa Obiettivo dell impresa: massimo profitto Profitto Economico e Profitto Contabile Costo Economico (Costo Opportunità) Profitto Normale e Extra-Profitto

Dettagli

Corso di Politica Economica

Corso di Politica Economica Corso di Politica Economica Teorie del Benessere Sociale David Bartolini Università Politecnica delle Marche (Sede di S.Benedetto del Tronto) d.bartolini@univpm.it (email) http://utenti.dea.univpm.it/politica

Dettagli

I ricavi ed i costi di produzione

I ricavi ed i costi di produzione I ricavi ed i costi di produzione Supponiamo che le imprese cerchino di operare secondo comportamenti efficienti, cioè comportamenti che raggiungono i fini desiderati con mezzi minimi (o, che è la stessa

Dettagli

Lezione 17: Le motivazioni del libero commercio: Teoria classica di

Lezione 17: Le motivazioni del libero commercio: Teoria classica di Politiche Economiche Europee stefano.papa@uniroma1.it Lezione 17: Le motivazioni del libero commercio: Teoria classica di Smith e Ricardo Facoltà di Economia Sapeinza, Università di Roma Le motivazioni

Dettagli

LA PRODUZIONE. Le imprese si classificano in base ai beni prodotti e alla figura dell imprenditore:

LA PRODUZIONE. Le imprese si classificano in base ai beni prodotti e alla figura dell imprenditore: LA PRODUZIONE La produzione è l attività umana che crea o aumenta l utilità dei beni. Si attua mediante trasformazione, trasporto, conservazione. I mezzi tecnici della produzione sono combinati nell azienda

Dettagli

UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario

UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario UD 7.2. Risparmio, investimento e sistema finanziario Inquadramento generale In questa unità didattica analizzeremo come i risparmi delle famiglie affluiscono alle imprese per trasformarsi in investimenti.

Dettagli

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre

Dettagli

Investimenti lordi = 2.000 Investimenti netti = 800

Investimenti lordi = 2.000 Investimenti netti = 800 Macroeconomia, Esercitazione 1. A cura di Giuseppe Gori (giuseppe.gori@unibo.it) 1 Esercizi. 1.1 PIL/1 Si consideri un sistema economico che produce solo pane. Questo è costituito da tre imprese: una agricola,

Dettagli

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria

Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Fondamenti e didattica di Matematica Finanziaria Silvana Stefani Piazza dell Ateneo Nuovo 1-20126 MILANO U6-368 silvana.stefani@unimib.it 1 Unità 9 Contenuti della lezione Operazioni finanziarie, criterio

Dettagli

Dimensione di uno Spazio vettoriale

Dimensione di uno Spazio vettoriale Capitolo 4 Dimensione di uno Spazio vettoriale 4.1 Introduzione Dedichiamo questo capitolo ad un concetto fondamentale in algebra lineare: la dimensione di uno spazio vettoriale. Daremo una definizione

Dettagli

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e transazioni internazionali La domanda di attività denominate in valuta estera L equilibrio nel mercato valutario Tassi

Dettagli

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda può essere considerata come: Un insieme organizzato di beni e persone che svolgono attività economiche stabili e coordinate allo scopo di

Dettagli

Lezione 2: Teoria del commercio internazionale: Heckscher-Ohlin

Lezione 2: Teoria del commercio internazionale: Heckscher-Ohlin Corso di Economia e Politica economica nei mercati globali S. Papa spapa@unite.it Lezione 2: Teoria del commercio internazionale: Heckscher-Ohlin Facoltà di Scienze della Comunicazione Università di Teramo

Dettagli

Aspettative, consumo e investimento

Aspettative, consumo e investimento Aspettative, consumo e investimento In questa lezione: Studiamo come le aspettative di reddito e ricchezza futuro determinano le decisioni di consumo e investimento degli individui. Studiamo cosa determina

Dettagli

Proprietà contratti e potere

Proprietà contratti e potere Proprietà contratti e potere Le istituzioni formali e informali Definiscono le regole dello scambio Possono risolvere i problemi di free riding Hanno effetti redistributivi 1) Definiscono e difendono i

Dettagli

Economia del Lavoro 2010

Economia del Lavoro 2010 Economia del Lavoro 2010 Capitolo 2-3 Applicazioni dell offerta di lavoro - La produzione della famiglia 1 Applicazioni dell offerta di lavoro - la famiglia Nel modello neoclassico lavoro-tempo libero

Dettagli

Economia Politica. Il monopolio. Cap 15. Appunti delle lezioni Fabiano Schivardi

Economia Politica. Il monopolio. Cap 15. Appunti delle lezioni Fabiano Schivardi Economia Politica Appunti delle lezioni Fabiano Schivardi testo di riferimento: Mankiw, Principi di economia, 3 ed., 2004, Zanichelli Cap 15 Il monopolio Inquadramento generale In questa sezione prenderemo

Dettagli

I libri di testo. Carlo Tarsitani

I libri di testo. Carlo Tarsitani I libri di testo Carlo Tarsitani Premessa Per accedere ai contenuti del sapere scientifico, ai vari livelli di istruzione, si usa comunemente anche un libro di testo. A partire dalla scuola primaria, tutti

Dettagli

Ufficio Scolastico Regionale per l Abruzzo. Rapporto dal Questionari Studenti

Ufficio Scolastico Regionale per l Abruzzo. Rapporto dal Questionari Studenti Rapporto dal Questionari Studenti SCUOLA xxxxxxxxx Anno Scolastico 2014/15 Le Aree Indagate Il questionario studenti ha lo scopo di indagare alcuni aspetti considerati rilevanti per assicurare il benessere

Dettagli

Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME

Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME Esame del corso di MACROECONOMIA Del 22.07.2015 VERSIONE A) COGNOME NOME MATRICOLA 1) A B C D 2) A B C D 3) A B C D 4) A B C D 5) A B C D 6) A B C D 7) A B C D 8) A B C D 9) A B C D 10) A B C D 11) A B

Dettagli

5 Risparmio e investimento nel lungo periodo

5 Risparmio e investimento nel lungo periodo 5 Risparmio e investimento nel lungo periodo 5.1 Il ruolo del mercato finanziario Il ruolo macroeconomico del sistema finanziario è quello di far affluire i fondi risparmiati ai soggetti che li spendono.

Dettagli

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe

Dettagli

Risparmio, investimenti e sistema finanziario

Risparmio, investimenti e sistema finanziario Risparmio, investimenti e sistema finanziario Una relazione fondamentale per la crescita economica è quella tra risparmio e investimenti. In un economia di mercato occorre individuare meccanismi capaci

Dettagli

Capitolo 17. I mercati con informazione asimmetrica

Capitolo 17. I mercati con informazione asimmetrica Capitolo 17 I mercati con informazione asimmetrica Introduzione L incertezza sulla qualità e il mercato dei bidoni I segnali di mercato Il rischio morale Il problema agente-principale L informazione asimmetrica

Dettagli

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA

UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA UNA LEZIONE SUI NUMERI PRIMI: NASCE LA RITABELLA Tutti gli anni, affrontando l argomento della divisibilità, trovavo utile far lavorare gli alunni sul Crivello di Eratostene. Presentavo ai ragazzi una

Dettagli