L innesto erbaceo come una delle alternative all uso del bromuro di metile e risultati delle prove sperimentali

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1 L innesto erbaceo come una delle alternative all uso del bromuro di metile e risultati delle prove sperimentali Giuseppe L. Rotino C.R.A. Istituto Sperimentale per l Orticoltura S.O.P. di Montanaso Lombardo (LO) pinuzzu.rotino@virgilio.it N. Acciarri C.R.A. Istituto Sperimentale per l Orticoltura S.O.P. di Monsampolo T. (AP) acciarri@libero.it Giuseppe Morando AAFF Regione Sicilia Distretto Ragusa UO Specializzata 82 Ortoflorovivaismo Comiso (RG) soat88@regione.sicilia.it Riassunto Le problematiche di origine tellurica, rischiano di accentuarsi per gli orticoltori specializzati ed in particolare per i serricoltori in vista del quasi completo divieto, a partire dal 2005, dell utilizzo del Bromuro di Metile, considerato il più efficace dei disinfestanti del terreno. Molti enti pubblici di ricerca, sia in Italia che all estero, così come molte società private, hanno avviato da tempo programmi per lo studio di soluzioni alternative all uso del Bromuro di Metile con strategie di tipo fisico, chimico, agronomico e biologico. Proprio queste ultime, nell ottica di un orticoltura a basso impatto ambientale, e grazie alle potenzialità del breeding, possono mitigare i problemi causati dall impossibilità di utilizzare il noto disinfestante. L uso dell innesto erbaceo può costituire uno degli strumenti da utilizzare per il superamento dei problemi fitosanitari e di stanchezza del terreno. La Regione Sicilia ha avviato, a partire dal 2001, un programma di sperimentazione per valutare l efficacia dell innesto erbaceo come mezzo per affrontare il problema della stanchezza del terreno. In questo programma sono stati coinvolti SOAT e SOPAT della Regione, l OMP di Acireale (Sezione staccata di Vittoria) e l Istituto Sperimentale per l Orticoltura del C.R.A. (Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura). Nella presente relazione sarà presentata l attività riguardante l esecuzione di prove d innesto con pomodoro, melanzana, melone e anguria in coltura protetta o semi-protetta. Parole chiave: portinnesto; fitopatie telluriche; resistenze genetiche; Solanaceae; Cucurbitaceae Abstract Grafting as an alternative to methyl bromide soil sterilization and results of the experimental trials The ban of methyl bromide (BM) for soil sterilization is prompting the search for alternative to contain the damages caused by soil-borne pests. This need is especially 113

2 urgent for vegetables grown under protected cultivation as compared to field planting because of its successive cropping and the extended growing period. Many Institutions and private companies worldwide started researches to look for strategies based on physical, chemical, agronomical and biological means able to represent a substitute for BM treatment. In this scenario, grafting represents a suitable tool to mitigate the problems caused by soil-borne diseases. Sicilia Region started a program to evaluate the potential of vegetable grafting to efficiently face soil impoverishment. The extension services (SOAT and SOPAT) of Sicilia Region and the C.R.A.-Research Institute for Vegetable Crops were involved in this program. Here, the results of three years of trials about grafting in tomato, eggplant, melon and watermelon will be briefly summarized. Keywords: rootstock; soil-borne diseases; genetic resistance; Solanaceae; Cucurbitaceae INTRODUZIONE La seconda metà del secolo scorso ha fatto registrare, nel settore orticolo, un marcato incremento delle rese ed un evidente miglioramento della qualità delle produzioni grazie all innovazione varietale, all impiego degli ibridi F1 ed all evoluzione delle tecniche colturali. Tra queste ultime va certamente inserita la diffusione, particolarmente nelle colture protette, dell uso delle fumigazioni dei suoli con Bromuro di Metile (BM) (Porter et al., 2004). Gli effetti di questo fumigante, noti fin dagli anni 60 (Wilhelm et al., 1961), si manifestano con: i) l abbattimento del potenziale inoculo di importantissimi e diffusi patogeni quali Verticillium spp., Fusarium spp, Phytophtora, Pyrenochaeta, nematodi etc. molto pericolosi nei confronti di diverse orticole; ii) il controllo delle erbe infestanti; iii) un aumento delle disponibilità di azoto per effetto dell accentuata mineralizzazione dell azoto organico (Wilhelm e Paulus, 1980). Il trattamento con BM si può, quindi, considerare un intervento risolutivo e generalista riguardo quasi tutte le problematiche fitopatologiche di origine tellurica; esso ha semplificato notevolmente le scelte operative e la programmazione delle attività per la conduzione delle colture. Per altri versi, però, il BM comporta una riduzione della sostanza organica e compromette le proprietà biologiche del terreno e, oltretutto, ha un effetto negativo sullo strato di ozono dell atmosfera. Quest ultima è la ragione principale per cui il BM è stato inserito, fin dal 1987, nell ambito del protocollo di Montreal tra i composti da non usare in quanto capace di determinare la distruzione della fascia di ozono stratosferico. Questo protocollo stabilisce misure severamente restrittive da adottare nell uso di questo fumigante e il divieto di utilizzo nei Paesi industrializzati, tra cui l Italia, dal 1 Gennaio 2005, salvo i cosiddetti usi critici (Savigliano et al., 2004). Da diversi anni, sono stati avviati numerosi progetti di ricerca, in tutto il mondo, per costituire cultivar resistenti ai patogeni radicali e per individuare alternative chimiche, fisiche e biologiche all uso del BM nella fumigazione del terreno. Alcuni di questi studi hanno evidenziato i buoni risultati della cloropicrina, ad azione fungicida ed erbicida, unita a 1,3-dicloropropene (1,3-D) ad azione nematocida (Baruzzi et al., 2005). Anche questi prodotti, come il BM, sono iniettati direttamente nel terreno oppure vengono somministrati facendo ricorso alla drip fumigation che prevede la distribuzione dei singoli principi attivi, in emulsione con acqua, attraverso manichette poste sotto il film plastico di pacciamatura. La Direttiva CEE 91/414, comunque, lascia sorgere forti perplessità sulle implicazioni tossicologiche di questi composti. Sono comunque diversi i prodotti utilizzati come disinfestanti, siano essi fumiganti (Metham sodio, Metham 114

3 potassio, Dazomet) o sostanze attive non fumiganti (Etoprofos, Fenamifos, Fostiazate, Oxamyl, Azadiractina). L abolizione dell impiego del BM impone mezzi alternativi di difesa, particolarmente in Sicilia ove, per anni, si è concentrato oltre l 80% del consumo annuo di BM in Italia. Per alcune specie, l impiego di varietà resistenti ai principali parassiti del terreno potrebbe ovviare all uso del BM mentre per altre specie o alcune cultivar sprovviste di resistenze, vanno ricercate altre alternative. Oltre la solarizzazione, le tecniche di sterilizzazione a vapore, l ampliamento delle rotazioni, la fertilizzazione organica, anche mediante congrui apporti di biomassa da sovesci (anche ad azione biofumigante) o compost o letamazioni non vanno trascurati i mezzi biologici e tra questi, in mancanza di varietà resistenti, l impiego dell innesto può essere, certamente, una soluzione tecnica alternativa molto efficace. Va subito sottolineato, però, che allo stato attuale questa tecnica è una soluzione prospettabile solo per alcune specie ortive ed in particolare per solanacee e cucurbitacee e, oltretutto, dopo attente valutazioni economiche e delle condizioni di impiego; inoltre la tecnica stessa è suscettibile di ulteriori approfondimenti e miglioramenti. L innesto va in ogni caso considerato uno degli strumenti da integrare, caso per caso, con altri mezzi sopra accennati. L INNESTO ERBACEO Consente di evitare il ricorso al trattamento del terreno con prodotti chimici di disinfestazione grazie all impiego di portinnesti resistenti a uno ma solitamente anche a più parassiti di origine terricola. Pertanto il ricorso a questa pratica è utile e necessario in caso di terreni infetti. L innesto consente anche di ovviare ai tempi lunghi di introduzione di resistenze a malattie in cultivar agronomicamente e merceologicamente valide e permette la coltivazione di tipologie del tutto prive di resistenze come ad esempio emergenti varietà locali di pomodoro da mensa. Il vantaggio nell impiego di questa pratica non si risolve solo nella resistenza a patogeni, infatti, analogamente a quanto succede in frutticoltura, l efficacia aumenta, in caso di stanchezza del terreno per carenze rotazionali, quanto più la specie utilizzata come portinnesto è botanicamente lontana dal nesto. Probabilmente, l impiego di un portinnesto di superiore vigoria ed un apparato radicale diverso da quello della specie che si vuole coltivare determina una risposta produttiva superiore grazie ad un migliore adattamento alle condizioni del terreno: è come se si ampliasse la rotazione. Per lo stesso motivo non è però attuabile una soluzione che, a lungo termine, comporti un ripetuto impiego dello stesso portinnesto. Questa tecnica si è sviluppata e ha raggiunto la sua massima diffusione in Paesi dell estremo oriente quali Giappone e Corea del Sud dove per alcune specie allevate in serra o pieno campo le piantine innestate, superano nettamente quelle non innestate. In Italia la pratica si è diffusa, all inizio anni degli anni 80, prima nel Nord Italia per anguria e melone e poi al Sud e nelle Isole interessando anche il pomodoro. Le tecniche di innesto E una tecnica che richiede un affermata esperienza del personale addetto e del vivaista. Sono necessarie conoscenze che consentano semine differenziate di nesto e portinnesto per avere piantine con steli dello stesso diametro al momento della realizzazione pratica dell innesto stesso. Delicate sono pure le fasi di attecchimento in cui 115

4 Fig. 1. Piantine innestate di melanzana (in alto) e pomodoro (basso) pronte per il trapianto. Fig. 1. Grafted seedlings ready to transplant of eggplant (top) and tomato (bottom). 116

5 le condizioni di temperatura ed umidità vanno controllate e mantenute nei parametri ottimali. Le tecniche più utilizzate (Privitera et al., 1999), in vivai specializzati, nella realizzazione pratica dell innesto sono: Innesto a spacco. Allo stadio di terza-quarta foglia vera le piantine di portinnesto e nesto, che debbono avere diametro dello stelo simile, vengono tagliate obliquamente, si colloca poi la parte superiore della piantina del nesto sopra il portinnesto e le due parti vengono tenute insieme con clips di silicone od altro materiale. Innesto per inserzione. Il portinnesto è capitozzato a livello dei cotiledoni avendo cura di eliminare le gemme ascellari degli stessi e quindi tagliato a spacco; il nesto viene tagliato a V sopra i cotiledoni e poi inserito nel portinnesto. Le due parti sono tenute insieme con clips di silicone o speciali mollette. Per approssimazione semplice. E necessario che il diametro dello stelo del nesto e del portinnesto siano pressoché simili. Si effettua un taglio obliquo delle due piantine, allevate vicine; il taglio è verso il basso per il portinnesto e verso l alto per il nesto, i due steli vengono quindi saldati tra loro e tenuti insieme, solitamente, con particolari nastri adesivi, mollette, clips in silicone o altro materiale. Dopo il periodo di acclimatamento la parte superiore al punto d innesto della pianta del portinnesto viene tagliata. Metodo Brielse o per approssimazione con taglio laterale. Viene utilizzato prevalentemente nelle cucurbitacee e si effettua tagliando obliquamente il fusto del nesto dal basso verso l alto sopra i cotiledoni, quindi si taglia, sempre obliquamente, il fusto del portinnesto, allevato vicino al nesto, capitozzandolo sotto i cotiledoni; si procede poi all inserzione della parte apicale della piantina nel taglio effettuato sul nesto. Considerazioni di carattere generale sull innesto erbaceo La tecnica dell innesto può consentire di evitare il ricorso all applicazione del BM, permettendo direttamente di sfruttare le resistenze genetiche alle malattie proprie del portinnesto, con possibilità di allevare in terreni infetti anche cultivar sensibili ai parassiti presenti, riducendo la necessità di ricorrere alle rotazioni, consentendo allevamenti in condizioni agronomicamente difficili per eccessi di salinità o siccità o in condizioni termiche limitanti (alte e/o basse temperature), migliorando l assorbimento e l efficienza d utilizzo dell acqua e dei nutrienti, inducendo tolleranza alla pesantezza del terreno causata dai ristagni d acqua. Altri vantaggi indiretti sono rappresentati dai possibili effetti positivi sulla qualità della produzione (sia come composizione chimica che come forma e pezzatura), dall induzione di maggiore vigore al nesto, da precocità o tardività produttiva, dall ampliamento della durata del periodo di raccolta. Naturalmente si deve tener presente che non tutti questi vantaggi sono fruibili contemporaneamente e, soprattutto, che alcuni dei possibili vantaggi indiretti possono rappresentare delle limitazioni a secondo delle specie o varietà, del ciclo colturale e delle tecniche colturali adottate. A questi aspetti va aggiunto il costo delle piantine, la cui incidenza varia in funzione della specie, che pur rimane una voce importante del costo totale di produzione. E possibile, però, ovviare, almeno in parte, a questo svantaggio. La superiore vigoria del portinnesto, infatti, consente, in certe specie, di ridurre il numero di piante per unità di superficie senza decrementi produttivi. Nel caso della melanzana, ad esempio, si può prolungare il ciclo produttivo ricorrendo ad una drastica potatura dopo la prima fase di produzione favorendo la successiva ripresa vegetativa premessa di un nuovo 117

6 ciclo produttivo simile al precedente. Le piante innestate, soprattutto in certe specie come melanzana ed alcune cucurbitacee, sono più produttive delle piante non innestate. Inoltre, la gestione agronomica di una coltura innestata necessita di particolari cure e di un opportuno adeguamento delle tecniche colturali. Infatti, va considerato che si è in presenza di una simbiosi tra due soggetti: per certi versi la pianta innestata (specialmente quando esiste maggiore distanza botanica tra i due bionti) è da considerare come se fosse un nuovo individuo con sue peculiari esigenze. In alcuni casi sono stati registrati eccessi di vigore tali da pregiudicare allegagione, fruttificazione e qualità del prodotto ottenuto. Si possono verificare squilibri idrici/nutrizionali a causa, forse, di una maggiore capacità di assorbimento dell apparato radicale rispetto alle necessità della parte aerea con accumulo nelle foglie e manifestazione di aree vitrescenti che evolvono in necrosi o, al contrario, per assorbimenti idrici inferiori alle necessità del nesto con repentini appassimenti e, in alcuni casi, anche morte delle piante (Teoria delle capacità funzionali di L. Daniel). In terreni molto ben dotati di fertilità chimica si sono avuti casi di moria delle piante dopo la comparsa di necrosi nei fusti (Morra, 1998). Sono stati rilevati casi di mancata ripresa vegetativa in melanzana innestata su pomodoro dopo la potatura estiva, o anche sintomi con anomalie di forma e spessore del lembo fogliare in melanzana innestata su S. torvum dovuti a possibili squilibri termici (Morra 1998). E pertanto necessaria una sapiente gestione delle concimazioni e delle somministrazioni idriche in relazione a specie, portinnesto impiegato e periodo di allevamento; pregiudiziale a tutto ciò è fondamentale una buona affinità tra i due bionti. Specie orticole oggetto di innesto e diffusione Come precedentemente accennato le specie solitamente oggetto di innesto appartengono a Solanacee e Cucurbitacee e, in particolare, sono pomodoro, melanzana, peperone, cetriolo, cocomero e melone. Nell ultimo decennio, anche in previsione della messa a bando del BM la diffusione di questa pratica ha conosciuto incrementi percentuali importanti anche se a volte contraddittori per la mancanza di dati statistici ufficiali. In alcuni intervalli di tempo ( ) gli incrementi hanno toccato anche il 300% (Morra et al., 2003). Geograficamente la maggiore quantità di piante innestate è diffusa nelle due isole maggiori dove nel 2002 ne venivano allevate quasi 6 milioni (Morra et al., 2003), circa la metà di tutto l innestato in Italia. Oltre la metà delle piante orticole innestate è rappresentata dal cocomero: questa specie, d altra parte, è molto sensibile ai parassiti tellurici. L anguria ha superato il melone che pure, nel recente passato, era la specie più diffusa. Questo anche perché nelle nuove cultivar ibride di melone sono state introdotte resistenze genetiche che, in alcuni casi, rendono possibile l allevamento in terreni infetti senza il ricorso all innesto. Molto più limitata appare la diffusione di cetriolo innestato ( mila unità di cui poco meno della metà in Sicilia): d altra parte, questa specie è anche meno coltivata rispetto alle altre due cucurbitacee. Le piantine innestate di pomodoro dovrebbero aggirarsi intorno alle 3 milioni di unità, quasi totalmente commercializzate in Sicilia e Sardegna per la coltura protetta. Le cultivar di pomodoro sono quelle in cui maggiore è la presenza di resistenze genetiche multiple a fitopatie. Purtroppo, non sempre le tipologie più apprezzate dal punto di vista merceologico, sono dotati della combinazione ottimale ed efficace dei geni di resistenza necessari per un allevamento in terreni in cui stanchezza e concentrazione di parassiti sono elevate come quelle delle serre. Un freno alla diffusione dell innesto è rappresentato anche dalla presenza di problemi di disaffinità e/o di disfunzione fisiologiche che 118

7 specificatamente si manifestano in alcune combinazioni d innesto o condizioni agroclimatiche. Riguardo al peperone, i dati disponibili non evidenziano un accrescimento nella diffusione dell innesto, anzi questa pratica è più diffusa nelle coltivazioni hobbistiche che non in quelle professionali. Probabilmente, in questa specie, è la carenza di portinnesti affidabili ad impedire una più ampia diffusione della pratica; proprio per questo è fondamentale proseguire nella ricerca delle migliori soluzioni per incrementare la diffusione dell innesto erbaceo. La superficie di melanzana innestata su Solanum torvum in coltura protetta sta avendo un notevole e continuo incremento nell ultimo quadriennio. Portinnesti utilizzati nelle specie più importanti Anguria. In questa specie, gli obiettivi più importanti nell uso dell innesto sono: 1) resistenza a tracheomicosi; 2) controllo della vigoria; 3) aumento delle rese produttive; 4) miglioramento delle caratteristiche qualitative; 5) tolleranza alle basse temperature ed alla siccità. Vengono utilizzati, solitamente, portinnesti appartenenti al genere Lagenaria o ibridi F1 interspecifici (Cucurbita maxima x Cucurbita moschata) o anche ibridi F1 di melone. Si tratta di costituzioni più o meno resistenti alle varie razze o forme speciali di Fusarium, a Verticillium, Phomopsis, Didimella e Nematodi. Nel tempo, ai già noti portinnesti Macis F1 derivante da Lagenaria resistente a Fusarium oxysporum f. sp. niveum (Fon), RS 841 molto vigoroso, derivante da zucca, resistente a Fusarium oxysporum f. sp. niveum, a Fusarium oxysporum f. sp. melonis (Fom) razze 0, 1, 2, 1-2 e a Didymella, Elsi F1 da C. maxima x C. moschata resistente a Fon e Fom razze 0, 1, 2, 1-2, Vita derivante da Lagenaria e resistente a Fon razze 1, 2, 3, Forza con le stesse resistenze del precedente, si sono aggiunte nuove costituzioni quali Polifemo (Fon), Shintosa Camelforce, Nun 9075, Emphasis (Fom), Ps 299, Strong Tosa (Fom), Tz 148 (Fom e Nematodi). Melone. Gli scopi principali perseguiti con l impiego dell innesto sono: 1) resistenza a fusariosi; 2) controllo della vigoria. In questa specie, danni rilevanti sono causati da Fusarium oxysporum f. sp. melonis. Inoltre, poiché la temperatura in cui il parassita si mostra maggiormente virulento è quella di C, gli attacchi più gravi si manifestano prevalentemente nelle colture precoci di serra. Neanche le rotazioni danno garanzie per il controllo della malattia a causa della lunga persistenza del fungo nel terreno. Sebbene le cultivar dotate di resistenza a questo parassita siano aumentate nel numero non sempre esse incontrano il favore degli orticoltori e dei mercati, pertanto, appare importante poter disporre di validi portinnesti. Purtroppo una grave deficienza è rappresentata dalla mancanza di resistenza a nematodi. Riguardo i portinnesti, in passato, sono state impiegate come tali costituzioni di Benincasa hispida, Cucurbita ficifolia, Lagenaria siceraria, Cucurbita moschata mentre generalmente troppo vigoroso appare l ibrido derivante da C. maxima x C. moschata. Attualmente trovano maggiore utilizzazione ibridi F1 di melone dotati anche della resistenza alla razza 1-2 quali Jador F1, Orca F1, Dinero F1, Belimo F1, Accent F1. Cetriolo. Gli scopi principali nell utilizzo di piante innestate sono: 1) resistenza a fusariosi; 2) resistenza a Phytophtora melonis; 3) tolleranza alle basse temperature; 4) controllo della vigoria; 5) fusti monostelo. 119

8 Vengono utilizzati, come portinnesti, cultivar di cetriolo, Zucca, ibridi interspecifici Cucurbita maxima x Cucurbita moschata, Cucurbita ficifolia. Pomodoro. L impiego di piante innestate dovrebbe, principalmente, consentire: 1) resistenza a tracheomicosi (Verticillium e Fusarium); 2) resistenza a pirenocheta; 3) resistenza a nematodi galligeni; 4) resistenza ad avvizzimento batterico; 5) controllo della vigoria. Pur esistendo una varietà notevole di cultivar, di quasi tutte le tipologie, con resistenze genetiche a molti dei parassiti di origine tellurica, non tutte incontrano i favori del mercato mentre altre, molto richieste, sono prive di resistenze essenziali. Per alcune tipologie emergenti, poi, quali i Cuor di Bue di Albenga, Rosa di Sorrento e Rosa di Belmonte il ricorso alla pratica dell innesto, proprio per la mancanza di adeguati geni di resistenza, appare indispensabile soprattutto se coltivati in serra senza adeguate rotazioni ed in presenza di terreni infetti. I portinnesti hanno anche influenza sulle dimensioni ed uniformità dei frutti, caratteri molto importanti sia che si tratti di ciliegino o rossi a grappolo o insalatari. I portinnesti più utilizzati derivano da incroci interspecifici oppure sono ibridi di pomodoro. Beaufort, ibrido interspecifico derivante da Solanum lycopersicum x L. hirsutum, oltre ad un ottima tolleranza alle basse temperature possiede resistenze genetiche a nematodi, TMV, Pyrenochaeta lycopersici; Verticillium; Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici razze 1-2; Fusarium oxysporum f. sp. radicis lycopersici; imprime anche maggior vigore alla pianta. Trifort rispetto a Beaufort è meno vigoroso e possiede la resistenza alla razza 3 del Fusarium oxysporum f. sp. radicis lycopersici. Maxifort conferisce elevata vigoria ed il suo mantenimento per un lungo periodo, ha le stesse resistenze di Beaufort. DRO 100 F1 costituito senza la resistenza a TMV perché sembra che in innesti con tipi di pomodoro senza tale gene si ha una migliore compatibilità. He-Men è anch esso un ibrido interspecifico, ha resistenze a Verticillium; Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici razze 1-2, Fusarium oxysporum f. sp. radicis lycopersici, TMV, ed è dotato di ottima tolleranza al freddo. Tra gli ibridi, esclusivamente di pomodoro, si segnalano Energy F1, portinnesto di elevato vigore, con resistenza a TMV, Verticillium; Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici, Cladosporium fulvum razza 5, Stemphilium solani ed a nematodi. Kyndia F1 con resistenze simili al precedente. Esperanza resiste a TMV, nematodi, Verticillium e Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici razze 1-2. Melanzana. Le principali problematiche cui è necessario far fronte sono: 1) resistenza a tracheomicosi; 2) resistenza a pirenocheta; 3) resistenza a nematodi galligeni; 4) controllo della vigoria; 5) tolleranza alle basse temperature. La melanzana è molto sensibile alle tracheomicosi causate da Verticillium e Fusarium, agli attacchi di nematodi galligeni ed anche di pirenocheta. All interno della specie, non sono facilmente reperibili geni di resistenza completa a queste fitopatie per cui, in mancanza di un efficace disinfestazione del terreno, la specie è soggetta a danni rilevanti. L innesto su Solanum torvum è una pratica divenuta quasi indispensabile laddove non si effettuano o queste stesse sono inadeguate come avviene nelle colture protette specializzate. Comunque, proprio per la melanzana, è indispensabile proseguire nella ricerca di portinnesti ancor più adeguati ed efficaci considerato che non esiste ancora attualmente una valida alternativa alle selezioni di S. torvum ( SaluTamu, Espina ) e con la maggior parte dei portinnesti di pomodoro si riscontrano problemi di disaffinità. 120

9 Peperone. In questa specie le caratteristiche principali richieste ad un portinnesto sono: 1) resistenza a Phyitophtora capsici; 2) resistenza a nematodi galligeni. Purtroppo, anche in questa specie, ancor più che in melanzana, mancano ancora portinnesti veramente affidabili anche se sono in atto prove di validazione delle costituzioni Graffito e Arenaria appositamente iscritte al RNV come portainnesto. Sono stati pure impiegati ibridi di peperone come Osir F1 e Snooker F1. PROGETTO API: SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE IN ASPARAGO, PEPERONE ED INNESTI (COLLABORAZIONE TRA REGIONE SICILIA, ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE E C.R.A.-ISTITUTO SPERIMENTALE PER L ORTICOLTURA) La necessità di prevenire le problematiche causate dalla messa al bando del BM, il disinfestante più efficace ed utilizzato nelle colture protette della Sicilia, e l opportunità di approfondire e divulgare le potenzialità offerte dalla pratica dell innesto, hanno determinato l avvio di una collaborazione tra i due Enti indicati. Nei tre anni di attività previsti sono state condotte prove in diverse zone e condizioni, con le più importanti specie coltivate (Anguria, Melone, Pomodoro, Melanzana) ed utilizzando diversi portinnesti e protocolli sperimentali al fine di giungere all indicazione delle migliori combinazioni di innesto e delle più idonee strategie agronomiche. Di seguito sono indicate (Tab. 1) le località delle prove, le specie oggetto di studio e le Unità Operative responsabili coinvolte. Tab. 1. Località, Unità Operativa responsabile e specie ortiva oggetto delle prove. Tab. 1. Location, extension service unit involved and vegetable crops utilized in the trials. Località UO Specie in prova S. Croce Camerina Soat 35 Melanzana e Pomodoro Mazara del Vallo Soat 81 Anguria Palma di Montechiaro Soat 73 Melone Pachino Sopat 32 Pomodoro e Anguria Licata Soat 86 Pomodoro e Melone Scicli Sopat 34 Pomodoro Vittoria Sopat 36 Melanzana L OMP di Acireale (Sezione staccata di Vittoria) ha provveduto ad effettuare le analisi nematologiche sui campioni di radici prelevati dai tecnici regionali. Sintesi dei risultati ottenuti per singola specie in studio Pomodoro. Le prove sono state condotte a Licata, Pachino, S. Croce Camerina e Scicli. Sono state saggiate diverse soluzioni d innesto e strategie agronomiche e di disinfestazione del suolo combinando insieme i diversi fattori in modo da valutare le influenze che ognuno di essi ha avuto sul risultato finale valutato in termini di rese, qualità del prodotto e presenza di patogeni. Sono state valutate, nelle diverse località e nei tre anni, le cultivar Ikram, Union, Delizia, Durinta innestate e non su Beaufort ed He Man trapiantando su terreni sterilizzati con BM o impiegando, in alcuni casi, anche principi attivi diversi dal BM. 121

10 Fig. 2. Vista delle prove. In alto: campo collaudo con angurie innestate da coltivazione semi-forzata. In basso: una prova in coltura protetta di pomodoro innestato. Fig. 2. View of trials. Top: grafted watermelon field from semi-protected cultivation. Bottom: grafted tomato trial under plastic greenhouse. 122

11 Se l effetto positivo del BM sulle rese era noto e confermato dal largo utilizzo di questo presidio, note positive importanti si sono avute dall impiego dei portinnesti anche su terreni non sterilizzati né polarizzati. Gli incrementi di resa, con entrambi i portinnesti sono stati, in alcuni casi e per certe cultivar, superiori al 20% rispetto al non innestato. Le cultivar utilizzate non hanno mostrato particolari segni di disaffinità nelle varie prove condotte. Nei casi in cui si è operato su terreno solarizzato si sono rilevati effetti positivi della combinazione solarizzazione-innesto. I possibili vantaggi si evidenziano soprattutto quando la coltivazione avviene in terreno che presenta problemi fitosanitari. Melanzana. Questa specie, nei tre anni, è stata saggiata nelle località di Vittoria e S. Croce Camerina utilizzando come portinnesto il Solanum torvum. Tale scelta è stata fatta in considerazione delle disaffinità riscontrate in precedenti esperienze tra melanzana e portinnesti di pomodoro. Nella prima località sono state confrontate tre cultivar diverse per forma e colore del frutto ( Longo, Black Bell e Birgah ) utilizzando come portinnesto la selezione SaluTamu in terreno non sottoposto ad alcun trattamento. Poiché, in passato, si sono manifestati sintomi di possibili squilibri idrici e/o nutrizionali a carico esclusivamente dell apparato fogliare è stato verificato se l affrancamento del nesto dopo una prima fase produttiva poteva consentire il superamento di tale fenomeno negativo. A S. Croce Camerina, invece, è stata valutata la cv. Black Bell su S. torvum in terreno solarizzato con e senza fumigazione con BM. Se si esclude un anno, utilizzando la cultivar Black Bell, in cui il non innestato ha fornito una produzione simile all innestato si può affermare che la pratica dell innesto influenza positivamente produzione e qualità dei frutti che, soprattutto nella cultivar Longo, risultano essere più lucidi rispetto ai frutti raccolti da piante non innestate. L affrancatura, favorita in alcune tesi, non ha consentito di superare i problemi degli squilibri fisiologici. Dall analisi dell apparato radicale del nesto affrancato (risultato essere fortemente attaccato da nematodi e da suberosi) si ha una conferma della resistenza del portinnesto ai principali parassiti ed in particolare a nematodi. Dalle prove condotte a S. Croce Camerina, oltre alla conferma degli effetti positivi del solo innesto con Solanum torvum, si hanno risultati che evidenziano l ottima combinazione derivante dall impiego di piante innestate su terreno solarizzato. Anguria. Mazara del Vallo e Pachino sono le località nelle quali sono state condotte le prove con anguria. Le cultivar Farao e Dumara, innestate su diversi portinnesti ( Macis, Polifemo, Elsy, RS 841, Nun 9075, Emphasis, Sintosa ), sono state coltivate sia in pieno campo che in tunnel freddo e tunnellino utilizzando sesti diversi di impianto con investimenti superiori del non innestato rispetto all innestato. Il portinnesto storico dell anguria, Macis, risulta superato dalle nuove costituzioni. Comunque, una scelta attenta va fatta tra gli altri a seconda del tipo di allevamento. RS 841, Polifemo e Nun 9075 in entrambe le località, consentono ottimi risultati produttivi con incrementi notevoli rispetto, soprattutto, al non innestato. Questi risultati sono ancor più evidenti ed importanti se si considera che l innesto, in questa specie, consente di impiegare un numero minore di piante senza deprimere le rese produttive. Ciò naturalmente consente di ammortizzare il maggior costo delle piantine innestate. Melone. Le prove di questa specie sono state condotte a Palma di Montechiaro e Licata confrontando le cultivar Proteo, Josefine e Fiola allevate sia senza innesto su terreno sterilizzato e non sia innestate su Dinero e Belimo. A Licata, nel 2003 le combinazioni innestate sia su terreno sterilizzato che non sterilizzato con BM non prevalgono in modo sensibile sulle stesse cultivar non innestate. Nel 2004, quando le 123

12 condizioni climatiche sono state avverse alla coltura del melone per il susseguirsi di basse temperature, le cultivar innestate hanno prevalso in termini produttivi su quelle non innestate in modo abbastanza netto. D altra parte, proprio a causa delle basse temperature, si sono avuti diversi danni a livello di apparato radicale con un accentuazione dell attacco da parte di diversi patogeni sulle radici delle cultivar non innestate. CONCLUSIONI L innesto erbaceo in orticoltura è da considerare solo uno degli strumenti che, assieme ad altri, possono contribuire ad evitare/alleviare gli inconvenienti posti dalla stanchezza del terreno e/o dalla elevata carica di patogeni tellurici. Questo strumento, a differenza della sterilizzazione con BM, va adattato alla reale infestazione del terreno senza sottovalutare l importanza della scelta di nesto e portainnesto che, come affermato in precedenza, devono essere fra loro compatibili. Inoltre, tale strumento va opportunamente gestito al fine di preservarlo nel tempo evitando il continuo ritorno del medesimo apparato radicale nello stesso terreno. Ricerca e sperimentazione dovrebbero continuare con l obiettivo di individuare portinnesti differenti da far opportunamente ruotare per una medesima coltura. In particolare, andrebbe maggiormente sfruttata la valutazione delle specie ed accessioni selvatiche affini come possibili portinnesti, in relazione non solo alla resistenza alle malattie ma anche per migliorare l adattamento a condizioni ambientali avverse. Il più importante punto critico per l espansione dell uso di questa tecnica è, comunque, rappresentato dal maggior costo della piantina innestata rispetto a quella normale. Questo aggravio di spesa rispetto ai benefici economici conseguibili (questi ultimi variabili a seconda della specie, della località, situazione aziendale, ibrido F1 o ecotipo che si vuole coltivare, etc.), rappresenta l elemento fondamentale sul quale l agricoltore decide la convenienza dell impiego di piante innestate. La specializzazione delle aziende vivaistiche con miglioramento delle rese (riduzione fallanze e scarti), la possibilità di meccanizzare o automatizzare la maggior parte delle operazioni per ottenere la pianta innestata assieme ad un aumento della domanda possono contribuire alla riduzione del costo. In conclusione, tra le condizioni e gli obiettivi da raggiungere per la diffusione dell impiego dell innesto in orticoltura si possono citare: 1) maggiore diversificazione dei portinnesti disponibili dotati di ottima affinità d innesto; 2) portinnesti con resistenze multiple, buona vigoria e tolleranza alle basse/alte temperature; 3) crescita e specializzazione delle aziende vivaistiche con miglioramento delle tecnologie d innesto; 4) miglioramento della divulgazione e dell assistenza tecnica alle aziende. Bibliografia Baruzzi, G., Ceccaroni, S., Foschi, S., Lucchi, P., Maltoni, M.L., Pennone, C., Quinto G., Faedi, W., Impiego di 1,3-D e cloropicrina come alternativa al bromuro di metile nei fragoleti. Frutticoltura 4: Morra, L., Potenzialità e limiti dell innesto in orticoltura. L Informatore Agrario 49: Morra, L., Bigotto, M., Zerbinati, F., Diffusione nel 2002 dell innesto erbaceo in orticoltura. L Informatore Agrario 2: Porter, I., Mattner, S., Mann, R., Goundner, R., Strawberry nurseries: summaries of alternatives to methyl bromide fumigation and trials in different geographic regions. 124

13 Procedings of International Conference on alternatives to methyl bromide. Lisbon, Portugal, Settembre 2004: Privitera, R., Siviero, P., La tecnica dell innesto erbaceo su pomodoro. L Informatore Agrario Savigliano, R., Minuto, A., Gasparrini, G., Gullino, M.L., Quali usi critici? Terra e Vita. Speciale alternative al bromuro di metile 48: Wilhelm, S., Storkan, R.C., Sagen, J., Verticillium wilt of strawberry controlled by fumigation of soil with chloropicrin and chloropicrin-methyl bromide mixture. Phytopatology 51: Wilhelm, S., Paulus, A.O., How soil fumigation benefits the California strawberry industry. Plant Disease 64:

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