REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA ASSESSORATO DELLA PROGRAMMAZIONE, BILANCIO, CREDITO E ASSETTO DEL TERRITORIO

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1 REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA ASSESSORATO DELLA PROGRAMMAZIONE, BILANCIO, CREDITO E ASSETTO DEL TERRITORIO CENTRO REGIONALE DI PROGRAMMAZIONE ALLEGATO N. 2 ASCOLTO DEL TERRITORIO: LE DICHIARAZIONI DEGLI INTERVISTATI LABORATORIO TERRITORIALE DELLA PROVINCIA DI SASSARI 1/204

2 Indice 1 LE VISIONI DEL TERRITORIO Economia e occupazione Attrattività Competitività e accesso ai mercati 48 2 PARTECIPAZIONE Mobilitazione 69 3 PERCEZIONE Identità e immagine Immagine esterna INNOVAZIONE Progresso tecnologico GOVERNANCE Il governo del territorio LE IDEE EMERGENTI DELL ASCOLTO DEL TERRITORIO 188 2/204

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4 1 LE VISIONI DEL TERRITORIO 1.1 ECONOMIA E OCCUPAZIONE I principali settori di attività economica (agricoltura, industria, turismo) - I servizi, al cui interno ci sono quelli destinati alla vendita e cioè il commercio e tutte quelle attività che ruotano intorno ad esso, i servizi a favore delle imprese, come le consulenze, e il turismo. All interno del secondario, del settore industria, c è, in modo particolare, l industria edile, in parte quella agroalimentare e in parte l industria chimica. Poi, nel settore primario, in qualche modo è sempre viva l agricoltura e la pastorizia, seppure ad una percentuale molto limitata. - Sassari attualmente si basa sul terziario: servizi e commercio. Il settore trainante è l edilizia che garantisce molti posti di lavoro. - Esclusa la pubblica amministrazione e gli enti pubblici, il secondo settore in assoluto è il commercio e quindi terziario tradizionale. - Il settore più importante e trainante è l agricoltura, anche perché essendo una risorsa primaria traina altre attività. Intendo il settore agropastorale e quindi tutte le attività di trasformazione connesse. Successivamente, vengono i servizi pubblici, tutto ciò che è legato agli enti locali e agli enti territoriali che creano economia. Per quanto riguarda gli altri settori, se consideriamo alcune cittadine, come Alghero oppure Olbia, emerge il turismo, mentre in altre realtà troviamo l artigianato e l industria estrattiva. - Il nostro territorio offre servizi, quindi terziario. C è stata una trasformazione socio-culturale per cui Sassari è passata da centro agricolo con industrie manifatturiere e conciarie ad una realtà che si occupa di distribuzione. La città ha perso una grande fetta che ora stanno recuperando a livello di nicchia i centri limitrofi, come per esempio Ittiri nell agricoltura tradizionale (olii e vini). - Vi sono delle professionalità artigianali (per. es. realizzazione di cestini), ma vista l entità produttiva, non rientrano in un circuito di particolare interesse economico. - Le attività che stanno resistendo alla crisi sono quelle dei servizi legati alla tecnologia. - Cantieristica e nautica. 4/204

5 - Il turismo ha la sua importanza strategica, l agricoltura senza dubbio è fondamentale, la pesca non tanto anche se è importante pur non essendo esercitata in modo efficiente. - Ci sono dei resti delle attività industriali nell area dell ex petrolchimico che ancora sopravvivono, attività legate al sistema turistico, che varia a seconda che lo si misuri in termini di occupati o di fatturato. I settori innovativi sono meno presenti, in particolare quelli che producono beni e servizi legati all impiego di nuove tecnologie. In Sardegna è diffusa l idea che queste attività siano concentrate soprattutto a Cagliari, date le esperienze di Videonline, CRS4 e Tiscali, ma è vero che anche a Sassari e Alghero ci sono delle punte di eccellenza anche in questi settori, anche se certo non si può parlare di un vero tessuto economico legato alla information technology. - Settori tradizionali: polo petrolchimico; Agroindustria (Vitivinicolo Sennori, Sorso, Alghero Filiera che parte dall Università: biotecnologie - Lattiero caseario) e Turismo (dinamismo interessante a Castelsardo, Stintino, Alghero); Servizi e Terziario prevalenti. - Distretto del sughero, del granito, tessile, sistema agroalimentare e turismo. - Ha una buona rilevanza la viticoltura con ha coltivati nell area di Alghero. Il turismo ha un buon peso anche legato all agricoltura (agriturismo). Il terziario: gli ente pubblici, gli ospedali con 700 occupati. Risulta emergente in ambito agricolo la coltivazione degli oliveti. - Nel territorio di Valledoria il settore principale è il turismo, è il volano che traina tutte le attività: sono state asfaltate le strade, c è un centro commerciale, ci sono tre banche, la zona ora è rinomatissima per la produzione dei carciofi, per l attività agropastorale e la produzione di formaggi. - Per quel che riguarda il territorio del nord ovest, in particolar modo in relazione alla zona di Alghero, sono prevalentemente il turismo e l edilizia i settori trainanti, seguiti dall attività dei servizi e dal comparto del commercio. Questo come discorso generale. A parte l edilizia, che riteniamo sia importante non solo nel territorio di Alghero ma anche nel resto della provincia di Sassari, il turismo è importante dal punto di vista dell economia reale. - Se consideriamo la nuova provincia di Sassari, questa è caratterizzata da alcuni insediamenti industriali (come la zona di Porto Torres, nei quali 5/204

6 esistono poi tutta una serie di problematiche), da zone agricole (che poi sono prevalentemente quelle della Nurra oppure della piana dell Ozierese e di Chilivani, dove esistono delle attività interessanti), da coste importanti (basti pensare a tutta la Riviera del Corallo, dove le attività turistiche sono in crescita). Le attività economiche, comunque, sono prevalentemente riconducibili al settore agricolo e alle filiere agroalimentari, tra cui alcune molto importanti come per esempio la filiera lattiero-casearia. (Imprenditore) - Per quanto riguarda il settore industriale la situazione è a macchia di leopardo perché alla crisi del polo petrolchimico non ha fatto ancora da contrappeso un univoca scelta di modello di sviluppo locale. Ci sono alcune iniziative (contratti d area) che forse hanno innescato una prima parziale inversione di tendenza. Al di là del settore industriale, da tre anni si può osservare una crescita del turismo. Non è ancora emersa in tutta la sua forza una delle caratteristiche principali di quella zona che consiste nella compiuta valorizzazione della biodiversità della Sardegna. A questo proposito sarebbe auspicabile un azione più marcata da parte di università e centri di ricerca. (Consigliere ente privato) Principali problemi del settore - Nella zona di Sassari c è ancora una base agricola molto forte, quella che ha tenuto in piedi la Sardegna fino ad ora. Le nostre radici sono gli allevamenti e tutto ciò che ad essi è connesso. Quest attività drenava denaro dall esterno della Sardegna, adesso questo fenomeno si è interrotto e sembra difficile trovare un attività che porti flusso di denaro dall esterno. Anche l artigianato è un fenomeno interno. Se rinasce l agricoltura di un certo tipo ci può essere ulteriore sviluppo. L economia industriale non c è più, si cercano nuovi sbocchi, ma è sempre limitata. Il turismo è un grande pallone gonfiato, promette da 20 anni, ma poi oltre all edilizia immediata flussi di denaro non ce ne sono perché i turisti pagano il viaggio e l alloggio. Il turismo dovrebbe essere gestito in maniera diversa ossia in modo che il guadagno del viaggio e dell alloggio ricadesse sul territorio. Al turismo è connessa la nautica che andrebbe rimessa in piedi; alla nautica è connessa la cantieristica. La nautica è divisa in due: cantieristica e servizi. La cantieristica è totalmente a zero, nessuno viene a comprare una barca in Sardegna. Dall altro lato ci sono i servizi che non dovrebbero svilupparsi all impazzata come sta accadendo adesso, ma ci dovrebbe essere un indirizzo per fornirli in un certo modo. 6/204

7 - Manca purtroppo una parte industriale ad alto valore aggiunto. - Area depressa. Industria e agricoltura in crisi. - I primi problemi sono legati all insularità quindi i trasporti e non essere presenti giornalmente sui mercati. Il problema del costo dei trasporti incide soprattutto sulle realtà più piccole perché un azienda che raggiunge una massa critica può anche ottimizzare i costi perché viaggia a pieno carico. - Ci sono i problemi legati al fatto che il latte di pecora viene prodotto nei Paesi dell Est a prezzi molto più bassi (23/26 centesimi mentre in Sardegna si è faticato tanto per raggiungere i 65 centesimi). La globalizzazione può essere un vantaggio per certi aspetti ma è anche penalizzante. L attività casearia del pecorino romano si è sviluppata negli ultimi 20 anni per effetto delle sovvenzioni della Comunità Europea che hanno raggiunto in certi anni il 50% del prezzo che hanno drogato totalmente il mercato. Ora si sono ritrovati a competere con i Paesi sottosviluppati e sono venuti tutti meno i vantaggi... occorre ridimensionare la produzione del pecorino romano e diversificare la produzione. - Il problema principale del settore agricolo arriva dall apertura delle frontiere a prodotti che arrivano dall estero (zucchero sud-americano, riso americano e filippino, latte di vacca ungherese ecc.) - Purtroppo oggi fare il pastore, quindi essere parte della nostra economia, è quasi una punizione, poiché il lavoro in campagna è causa di isolamento sociale. L allevatore, non solo non si sente remunerato, ma non ha neanche il piacere di rendere estemporanea la sua professione, di renderla fruibile, di essere visitato. - Relativamente alle attività commerciali e artigianali, che una volta erano determinanti per Sassari, oggi mancano imprenditori ed artigiani che prima insegnavano il mestiere, quindi manca anche la manodopera specializzata. Nel ramo panificazione, in cui opera l azienda, non si trova più manodopera a causa delle condizioni lavorative (lavoro 7 giorni su 7 anche la domenica). Altro problema è la mancanza di materie prime (es. grano sardo, frutta secca) da utilizzare per prodotti tipici certificati. - Le aziende lattiero- casearie sono in crisi a causa del prezzo del latte. - Il pecorino romano purtroppo ha subito una riduzione del prezzo per effetto del cambio dollaro-euro, deprezzandosi mediamente del 30%, 7/204

8 mentre tutta una serie di servizi e di costi sono invece andati aumentando, soprattutto con riferimento al petrolio e all energia. - Chimica: vengono prodotti beni con un valore estremamente basso perché si tratta di chimica di base, nonostante il fatto che il numero di occupati sia rilevante. Costruzioni: abbiamo il problema di importare una serie di prodotti. In Sardegna non facciamo parte della domotica o parti più raffinate di una costruzione che potrebbero portare un valore maggiore. Agroindustriale: c è un problema di marketing, di conservazione e di portare i prodotti in settori di nicchia che abbiano un valore maggiore. - In edilizia ci sono problemi nel rapporto con la legislazione urbanistica, di impatto ambientale e di dotazione infrastrutturale del territorio (strozzature viabilità, in particolare Sassari-Olbia, e sottoutilizzo del trasporto ferroviario). - Il settore del commercio è in forte crisi perché sono modificate le condizioni di mercato. Prima la produzione e la distribuzione avvenivano attraverso famiglie e piccoli negozi, ora attraverso alcuni grossi interlocutori nazionali ed esteri (es. Auchan, Carrefour, Lombardini, Eurospin) che hanno una grossa rete distributiva. Le condizioni di prezzo e pagamento le stabiliscono loro: la politica dei prezzi è molto aggressiva, le condizioni di pagamento troppo onerose e l ultima cosa che interessa è la qualità del prodotto. Noi che puntiamo sulla qualità e tipicità fatichiamo troppo. La tipicità del prodotto è un sogno che insegui ma non riesci mai ad afferrare a causa di una legislazione farraginosa a livello comunitario e nazionale. - Per quanto riguarda l agricoltura, anche per allinearsi alle linee dell Unione europea, il problema fondamentale è individuare quelle attività di particolare qualità ambientale, in quanto non si ha alcuna possibilità di competere con altri territori sul piano della scala delle attività. - In campo agroalimentare, le piccole dimensioni e quindi la bassa competitività. Abbiamo solo produzioni di piccola entità che non possono entrare nel mercato lungo le fasce di largo consumo, si possono commercializzare soltanto prodotti di nicchia di alta qualità. Dal punto di vista turistico bisognerebbe cambiare il meccanismo: la Sardegna si è allineata alla logica dei villaggi vacanze, sono stati costruiti tanti centri e tanti villaggi che sono chiusi rispetto ad altre realtà isolane. Bisognerebbe rompere questo meccanismo che porta il turista a stare 8/204

9 solo dentro il villaggio e fare in modo di portarlo a conoscere il resto della Sardegna. - Il problema del settore lattiero-caseario è quello della mancanza di diversificazione di prodotti e mercati. - I problemi principali del settore lattiero-caseario sono i costi molto alti relativi alla trasformazione, depurazione e trasporto. - Arrivano i turisti a marzo ma non sanno cosa fare. Oltre il marino balneare l offerta non è organizzata. Spesso mi chiedono: dove si va per visitare il parco di Porto Conte? Non ci sono sentieri, segnaletica, guide, niente da fare per avere un esperienza organizzata. I prodotti del turismo durevole non sono stati organizzati, non ci sono. Anche la formazione è disastrosa. Spesso le figure non hanno aggancio con la realtà produttiva. La formazione è autoreferenziale, è utile alle scuole di formazione stesse. - Il turismo è ancora a livello familiare. Improvvisazione, aumento dei costi, durata breve della stagione turistica. - Anzitutto la mancanza di vere politiche: sia nel turismo che in agricoltura. - Il settore industriale è ancora attivo forse per una questione politica, o comunque di relazioni, più che per un motivo di mercato. Il permanere dell ENI è il risultato dei rapporti di forza fra le imprese che intendono chiudere e gli attori istituzionali, i rappresentanti sindacali, che invece premevano per mantenere ancora in vita queste aziende. Spesso si tratta invece di attività che hanno uno sbocco di mercato e degli spazi economici che giustificano ancora la loro esistenza. Nelle attività agroindustriali i problemi principali forse sono legati allo sbocco nei mercati: grosse difficoltà nel produrre le quantità richieste dai mercati, nell innovare i formati e nel proporre modalità di offerta che vadano incontro al gusto internazionale. - Un problema è relativo all individualismo; è evidente che in attività come quelle agropastorali, che spesso sono piccole attività, l imperativo è quello di riuscire a trovare il modo di fare sistema mantenendo la specificità dell individualità. - Chimica: necessità di mantenere solo strutture vitali e compatibili con l equilibrio ambientale e naturalistico dell area. Agro-industriale: mancato supporto del potere politico alla indispensabile aggregazione dei produttori e all aumento delle dimensioni d impresa. Terziario: situazione 9/204

10 migliore rispetto ai primi due poli, ma forte necessità di politiche di servizio. Turismo: frammentazione dell offerta e scarsa disponibilità di capitali. - Nel settore vinicolo la dimensione delle aziende non consente di vincere la concorrenza internazionale. Il mercato del vino è globalizzato: grandi case americane, australiane e cilene determinano le sorti del mercato. Sono presenti anche sul nostro mercato nella grande distribuzione e hanno referenze internazionalizzate. Le nostre aziende devono fare modifiche strutturali per l ottimizzazione e la riduzione dei costi. - Nel commercio c è scarsa innovazione dell offerta. Non c è stato un adeguamento del mercato locale rispetto all attacco massiccio dei centri commerciali. Sarebbe opportuno puntare sulla specializzazione. L agroalimentare mi sembra un settore che ha maggiori potenzialità, gli operatori avrebbero dovuto guardare di più alla diversificazione dei mercati, all innovazione di processo e di prodotto, nonché ad una maggiore attenzione alle forme di aggregazione o meglio all integrazione di filiere. Nel turismo c è difficoltà ad adeguarsi all evoluzione del mercato. In certe aree manca il raggiungimento della dotazione dei servizi minimi in grado di rispondere alle richieste attuali della domanda, inoltre c è una grossa difficoltà per la politica di prezzo. Ai prezzi e ai costi della vacanza in Sardegna non corrispondono qualità e servizi adeguati. - In campo turistico vedo molta frammentazione. Sicuramente occorre formare i nostri addetti. C è grande divisione e poca unità di intenti, manca progettualità. Stesso discorso anche nel settore agroalimentare. - La Chimica è un settore marginale per la politica nazionale rispetto a Inghilterra e Germania (errore bisognerebbe difenderla con i denti!!) il problema quindi non dipende dal territorio e dovrebbe essere un industria compatibile con Ambiente. Energia Elettrica dovrebbe dipendere dalla politica regionale, bisogna vedere che ruolo darà la Regione al polo di Porto Torres. Bisogna creare poli produttivi a basso impatto in attesa del gas. Edilizia è subordinata al decollo dei PUC, ci sono pochi alberghi e villaggi con scarsa capacità ricettiva, mancata valorizzazione del parco che consentirebbe anche lo sviluppo dell agroalimentare. - Agricolo: la mancanza d acqua e la mancanza di programmazione del suo utilizzo. Assenza di organizzazione dei produttori per la trasformazione e commercializzazione. 10/204

11 - Per il turismo a livello comunale ma soprattutto sovracomunale (provinciale e regionale) sono mancati programmi di sviluppo di marketing territoriale che incidessero molto a livello di unitarietà di prodotto. La Sardegna, al contrario di quanto si pensi, è conosciuta come prodotto turistico se non in ambiti ristretti, ma non ha sviluppato il potenziale che potrebbe avere. Come agroalimentare a parte alcuni competitori che si sono creati i loro spazi internazionali, fondamentalmente abbiamo un ambito regionale di promozione dei prodotti, per cui bisognerebbe rivedere molto della programmazione anche in questo senso, dai marchi di tutela (ad es. solo recentemente si è riusciti ad avere un DOP per l agnello sardo dopo che per anni altri ne hanno sfruttato marchio ed immagine). Quindi sul mercato internazionale non abbiamo riconoscibilità, né abbiamo aziende che siano in grado di entrare in questo mercato con una certa complessità anche dei livelli produttivi. - Il comparto zootecnico, in particolare, assiste ad una imprenditoria che chiude. Ho parlato con dei pastori, che pure hanno delle aziende avviate, lamentarsi su quello che non potrà essere un cambio generazionale in quanto i figli si rifiutano di proseguire l attività paterna. È qui che servirebbe un supporto da parte delle istituzioni superiori, attraverso quelle che sono le formule possibili affinché il singolo pastore, il singolo giovane che si introduce in questo settore, non venga lasciato da solo, ma aiutato, incentivato, offrendo delle motivazioni e delle prospettive. Io credo che lo sviluppo di questo territorio non possa prescindere dal settore agro-zootecnico, comparto storico e fondamentale. - I problemi sono strutturali, specialmente nel settore agricolo (es. disponibilità d acqua), che creano problemi per la continuità della produzione. Se non si supera questo gap strutturale si rischia di perdere le potenzialità che si sono espresse, gli imprenditori agricoli disinvestono da alcune colture e si sta già manifestando il fenomeno dell emigrazione e dell abbandono. Nel settore olivicolo manca il giusto managment. Un esempio è il Consorzio Silki che aveva un buon marchi ed una buona proiezione, ma non aveva una base produttiva fidelizzata. - Industria pesante non ha un futuro certo; agroalimentare quantità non sufficienti per la grande distribuzione, occorre capire quali prodotti di nicchia devono rimanere tali. 11/204

12 - Attività edilizia: i maggiori problemi sono dovuti alla fine dell espansione demografica. Settore del commercio: le dinamiche vengono da più lontano..c è la problematica della globalizzazione e quindi l importazione di nuovi prodotti, c è la problematica della grande distribuzione cioè il decentramento delle grandi strutture di servizio dalla città all esterno e questo favorisce la grande distribuzione...di conseguenza il centro storico non è più frequentato. - Il turismo è importante dal punto di vista dell economia reale. Ancora però quest importanza non è percepita dalle istituzioni e dall opinione pubblica, se non per una parte marginale. Diciamo che si vede la punta dell iceberg, ma non si è compresa l importanza del sommerso, in senso positivo, di questo fenomeno sia per le attività direttamente sviluppate dal turismo come macrosettore, sia per l indotto che in maniera diretta e indiretta questo genera. Il fatto che perplime è l assioma turismo=edilizia, cosa che noi in parte contestiamo perché non è proprio così. L attività turistica presuppone una serie di passaggi e di attività primarie che fanno parte della filiera, quindi questi aspetti sono legati gli uni agli altri, dai vettori aerei e marittimi alla capacità delle aziende di vendere prodotti e pacchetti turistici, dalle strutture di accoglienza come porte di accesso ai territori, quali le infrastrutture come porti e aeroporti, ai trasporti interni, a tutto ciò che è collegato all attività di vendita di macchine in autonoleggio e quant altro per poi arrivare alla parte alberghiera. Questi come fattori primari. Poi c è tutta l attività indotta che viene generata dall attività turistica in generale, in particolar modo quella alberghiera. - In questo periodo il fattore economico. Sento i pastori che si lamentano del prezzo del latte, gli agricoltori dei prezzi delle granaglie che sono ridottissimi, sicuramente stanno arrivando meno turisti di quelli che potevano arrivare negli anni scorsi. - Il problema del turismo è che non esiste ancora nella nostra provincia un sistema turistico locale che consenta, attraverso dei finanziamenti, un progetto di ampissimo respiro strategico locale. Si dovrebbe mettere insieme un progetto che prevede lo sviluppo delle coste e obiettivi precisi di concerto con tutte le amministrazioni comunali. Ad esempio dobbiamo decidere cosa deve essere Sassari: città di servizi, città turistica, città industriale? Con l inaugurazione dell Auditorium si potrebbe arrivare a sfruttare questo per eventi internazionali e Sassari potrebbe incentrare certe risorse e progettualità con l utilizzo 12/204

13 dell Auditorium a servizio di tutto il sistema turistico. Se ad Alghero c è un palazzo dei congressi importante si sfrutta quello e non lo si costruisce ad esempio a Buddusò. Dobbiamo decidere la principale caratteristica di ogni centro. Non dobbiamo creare cannibalismo tra i vari centri. Ci vuole coordinamento e quindi un unico regista. (Amministratore Pubblico). - Crisi economica generale. Scarsa programmazione urbanistica-sviluppo della GDO. L avvento della GDO ha messo in crisi il commercio nel centro urbano. Crisi di edilizia ed artigianato ne è la conseguenza. Scompensi con il modo di vivere la città dei sassaresi. Necessità di infrastrutture per l agricoltura nella Nurra. Sottovalutazione del settore agricolo. Sassari non è una città turistica, altri centri hanno vocazione. Infrastrutture inadeguate per il turismo costiero e balneare (strade, servizi). Turismo culturale non sfruttato. Vocazione agricola a Sorso e in altri comuni in Provincia. Petrolchimico in crisi profonda. (Amministratore Pubblico). - Il commercio è in grossa crisi, manca l economia quindi il terziario fatica. Principali cause: nuove localizzazioni in periferia (Predda Niedda); non riusciamo ad essere competitivi e ad erogare servizi in maniera adeguata. Siamo una serie di microimprese per niente unite e non siamo riuscite ad incidere in maniera adeguata sulla politica. (Presidente consorzio imprese). - Parlando di biodiversità e quindi di agroindustria, manca coscienza di sè e del valore economico della biodiversità da parte degli operatori della zona. Per quanto riguarda le scelte di politica industriale i fattori discendono dalla farraginosità dei meccanismi di incentivazione, dalla lentezza dei meccanismi di erogazione e dalla mancanza di una scelta univoca. Per il turismo da tre anni a questa parte si è avviato un processo che vede timidamente affacciarsi un obiettivo molte volte declamato e mai coniugato che è quello dell allungamento della stagione. (Consigliere ente privato) - Chimica in crisi persi 8000 posti di lavoro negli ultimi anni non sono cresciuti altri settori - Le attività commerciali e artigianali sono in crisi perché manca la manodopera specializzata e mancano anche gli imprenditori ed artigiani che prima insegnavano il mestiere. Nel ramo panificazione, in cui opera l azienda, non si trova più manodopera a causa delle condizioni lavorative (lavoro 7 giorni su 7 anche la domenica). Altro problema è la 13/204

14 mancanza di materie prime (es. grano sardo, frutta secca) da utilizzare per prodotti tipici certificati Problemi del sistema - Problemi dei trasporti e della continuità territoriale - Il problema principale è la scarsissima qualità dei ceti dirigenti non solo in termini politici, ma anche di capacità di cogliere i mutamenti profondi che interessano la civiltà sarda ed il mondo intero. - Prevalentemente ostacoli burocratici. Inoltre i costi troppo elevati rispetto a quelli in vigore nel resto d Italia. (Imprenditore) - La crescita di filiere di qualità è frenata. - Mancato sfruttamento delle risorse agricole e paesaggistiche esistenti in assenza di una chiara strategia di valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. - Non c è turismo senza una filiera di collegamento tra produzione locale e la vendita altrimenti stiamo facendo qualcosa che non crea economia. Non c è la sinergia totale tra questi due addetti perché non c è neanche una formazione o una cultura a monte. - Chi ha i soldi riesce ad essere imprenditore, gli altri sono tagliati fuori, soprattutto i giovani. Questi non vogliono affrontare il futuro sia per un motivo di indecisione, di insicurezza propria, (quindi c è anche poco desiderio di iniziativa, perché sono stati delusi) sia perché non c è l impegno da parte della Regione e dei Comuni per venire incontro alle loro esigenze. - Il principale problema è la chiusura delle imprese rispetto all esterno, chiusura più culturale che commerciale perché i piccoli artigiani hanno sempre lavorato per i bisogni del paese e ciò era sufficiente a consentire una vita dignitosa alla famiglia; adesso occorre cambiare a partire dalla realizzazione delle infrastrutture quali i Piani per gli insediamenti produttivi. - I problemi con cui ci si scontra sono la burocrazia e le persone. - Nanismo, apertura verso i mercati, qualità. Scarsa capacità di rielaborare all interno del sistema economico i flussi di energia urbana provenienti dal turismo. - Manca la programmazione delle sequenze, cioè delle cose da fare. 14/204

15 - I principali problemi del sistema economico sono legati alla incapacità di attivare efficaci processi di innovazione. - Dal punto di vista del commercio, i principali problemi sono relativi all urbanistica commerciale e alla mancanza di una politica integrata di assistenza ed erogazione di servizi reali alle imprese. - I problemi nel costo dei trasporti. Dovremmo rivendicare la continuità territoriale per le merci. - Mancanza di un piano di comunicazione, necessità di maggiori sinergie tra diversi settori e distretti, necessità di valorizzazione delle produzioni tipiche e di incentivazione degli imprenditori di piccole attività. - Problema di tutta la classe imprenditoriale in Sardegna: scarsa attenzione ai mutamenti della domanda. Vi è una grande difficoltà ad inserirsi. Una piccola impresa per fare gli investimenti deve avere un giro economico significativo. Anche le condizioni imposte dalla normativa europea vincolano e chiudono gli accessi ai piccoli. - I risultati arrivano se l isola è connessa, e quest isola non è mai stata effettivamente connessa. La connessione non è stata prodotta e non abbiamo saputo valorizzare gli elementi che abbiamo. La crescita funziona se ciò che tu produci, le modalità con cui produci, ciò che in pratica tu proponi, viene messa in rete e può essere quindi fruita. - Difficoltà nei collegamenti con l esterno. - Soprattutto in una situazione come quella sarda, mancano completamente le condizioni dello sviluppo (dai trasporti alle infrastrutture). Questo è un debito della politica, se il ceto politico rimane così distaccato dalla realtà, così alieno ad interessarsi di contenuti, perso all inseguimento delle proprie carriere attraverso una serie di esperimenti linguistici retorici, sarà difficile governare questa realtà - Mancanza di integrazione di settori quali turistico e agricolo. Ad es. manca il consumo di prodotti sardi negli alberghi. - Fatica ad esportare; handicap dell insularità; blanda attenzione della politica; continuità territoriale non sufficiente da estendere ai non residenti; costo energia del 30% maggiore che nel resto del Paese; costo del credito più elevato dell 1,5-2% rispetto al resto del Paese; banche che non scommettono sull idea ma cercano garanzie al sole ; difficoltà dei Consorzi Fidi in seguito agli accordi Basilea 2 -meccanismo 15/204

16 rivalsa: a prima richiesta, risponde per primo il Consorzio Fidi; Commissioni e tassi bancari elevati (fino al 14,5%); - Il settore terziario è in crisi e questa crisi si ripercuoterà su tutti gli altri settori. Ci sono inoltre sconfitte nell industria. Il cambiamento in itinere del procedimento burocratico ha provocato ritardi nei tempi di realizzazione di certi insediamenti nell innovation technology e così il secondo protocollo del contratto d area ha avuto un pessimo risultato.si ha inoltre la crisi del turismo che era stata preannunciata. Ci sono poi tutta una serie di problematiche come il prezzo del latte che ha ripercussioni sull agricoltura e sulla filiera dell agroalimentare. Il quadro è perciò molto negativo. (Amministratore Pubblico) - Risorse finanziarie insufficienti e polverizzate. Risorse private limitate, anche importanti, ma non risolutive. (Amministratore Pubblico) - Incapacità di fare sistema tra gli operatori economici. (Presidente consorzio imprese) Dinamica settoriale e di sistema negli ultimi anni - L andamento dell economia del Nord Sardegna, negli ultimi anni, ha evidenziato una significativa flessione. - Si cercano alternative, agriturismo. Altre attività sono legate al turismo, anche se non molto sviluppate. Si cercano percorsi alternativi per conoscere l interno facendo leva anche sui prodotti del territorio. - Vivace Chimica = Crisi - 2. Agroalimentare = Stasi - 3. Turismo = Crescita - 4. Terziario innovativo = Stasi - 5. Cantieristica e nautica = Crescita - In generale c è una situazione di profondo cambiamento e ristrutturazione con situazioni anche drammatiche dal punto di vista occupazionale (es. distretto del granito nel quale si sono persi circa 700 posti di lavoro). - Il polo chimico in crisi, quello agro-industriale e del terziario in stasi, mentre quello turistico è in crescita. 16/204

17 - Purtroppo il problema numero uno di Sassari è che ha un economia stagnante, non particolarmente attiva. Sassari è una città che si riposava sulla proprietà terriera, sull agricoltura, sul terziario avanzato perché c è l università, l ospedale, i servizi pubblici. Questo era il profilo generale, più naturalmente le grandi fabbriche, soprattutto Porto Torres negli anni 60. Tutto questo è cambiato, l agricoltura in parte si è un pò modernizzata, in parte è stata sovrastata dal cemento. L unica economia che ha attirato negli ultimi anni mi pare di capire sia stata l edilizia, però questa ha dei limiti oggettivi, eppoi non si può oggettivamente fondare un economia sull edilizia. Quindi bisogna trovare degli altri canali. - Inizia ad andare bene il turismo ed i servizi, che sono una parte importante. Va al di sotto delle sue potenzialità l agricoltura; stenta a trovare un passo di marcia l industria. (Consigliere ente privato) Servizi alle imprese - È come il cane che si morde la coda, non c è un input per creare queste consulenze. Non si genera quel circolo virtuoso per cui se non c è domanda non c è offerta. - La consulenza finanziaria non è molto adeguata, occorre una consulenza delle banche che spesso non è adeguata. - Mancano i servizi alle imprese da parte della Regione. L intervento in merito alla lingua blu, ad esempio, è stato deleterio, prima ha imposto le vaccinazioni per poi scoprire che erano dannose. - Sufficiente. - Il più grosso problema che gli operatori turistici hanno sono i pessimi servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni. Es. gli spettacoli o le autorizzazioni per la nascita di nuovi esercizi dove non ci sono piani commerciali e si lavora quindi in deroga e talvolta in modo clientelare. - Sì, ERSAT, anche l amministrazione comunale e le associazioni di categoria che svolgono un ruolo prevalente nel campo dell informazione. - Negli ultimi anni sono cresciuti i servizi di consulenza, la forte specializzazione attuale rende necessario utilizzare nuovi servizi ma l offerta non è ancora adeguata alla domanda ed in particolare non è di qualità. - Servizi molto limitati. 17/204

18 - Ci sono deficit, abbiamo poche risorse e garantire molti servizi con poche risorse è difficile. - Servizi alle imprese legati ai finanziamenti. Personalmente ho avuto sempre problemi perché non c è mai stata chiarezza e facilità di accesso alle informazioni su possibili aiuti regionali, provinciali, comunali, statali. Anche se si sa qualcosa è difficile entrare nel meccanismo, presentare tutta la documentazione necessaria nei tempi necessari ed avere qualcuno che ti possa seguire senza doversi rivolgere alle aziende di consulenza. La maggior parte dei consulenti che abbiamo trovato non erano adeguati a seguire un lavoro del genere. - Adeguato, anche se non in fase di sviluppo. - Adeguato ma non integrato in piani organici. - Esistono ancora difficoltà per le aziende nel reperire servizi specializzati. Ottimismo sul fatto che i servizi miglioreranno col crescere della domanda. - In agricoltura manca l Assistenza tecnica diffusa. Buona quella dell ERSAT, ma ci sono pochi tecnici. - Consulenza all altezza della situazione ( non è male ); necessità delle imprese di essere informate. - Questi servizi ci saranno quando ci saranno le imprese a cui dare servizi. Attualmente ci sono più offerte di servizi che aziende in grado di recepirli. Qua le aziende non raccolgono servizi se non ci sono contributi pubblici. - Da un punto di vista della parte privata diciamo che non abbiamo, probabilmente per tutta una serie di ragioni di opportunità economica dell investimento, tanti riferimenti locali, che spesso e volentieri sono emanazioni di soggetti prettamente nazionali per quel che riguarda il servizio pubblico. Le carenze sono evidenti non tanto per l erogazione in sé quanto proprio come sovrapposizione di competenze amministrative e burocratiche che non consentono di avere risposte certe e disposte in tempo utile per l espletamento dell attività, da una semplice licenza ad una vera e propria risposta in merito ad investimenti, magari anche nel campo del turismo. Ad esempio, per quel che riguarda le attività turistico-ricettive, ogni azione che presuppone un minimo di investimento immobiliare porta a dei passaggi che fanno riferimento appunto alla parte amministrativa locale, alla sovritendenza, con aggravi e ritardi, e questo anche semplicemente per degli adeguamenti normativi. 18/204

19 1.1.6 Integrazione delle filiere, valorizzazione del know-how - Le aziende vorrebbero entrare sul mercato ma la eccessiva frammentazione non permette di creare una massa critica. Di fatto non si riesce a creare un comune denominatore che leghi tutte le attività verso la creazione di un obiettivo unico che tenderebbe al raggiungimento dei mercati di riferimento. Molto spesso, pur essendoci anche prodotti di eccellenza, si produce per produrre, a volte per orgoglio, senza però raggiungere ottimi risultati. La spendibilità delle nostre produzioni così caratterizzanti non è stata spesso portata alla fruibilità, non è possibile raggiungere il mercato di riferimento con aziende così piccole. Piccolo può essere bello ma quando è talmente piccolo da non riuscire a produrre un qualsiasi tipo di servizio rivolto fuori dal contesto comunale e/o provinciale non si riesce a creare prodotto interno. - L ostacolo principale all integrazione delle filiere è costituito dalla scarsa cultura di impresa, che rende l integrazione molto complessa. - Dobbiamo legare il sistema produttivo locale a tutti gli altri sistemi: turistico, distributivo, della ristorazione. Se non riusciamo a fare sistema globale stiamo perdendo tempo. La vocazione turistica va bene ma non può essere l unica, lo stesso turismo diventa antieconomico se non si lega al sistema locale. Se al turista vengono somministrati cibi e bevande non sarde e la gestione delle attrezzature non è sarda, il valore di tutto ciò va al di fuori dell isola. Tanto è vero che si assiste a questo fenomeno: nelle zone dove si è sviluppato il turismo non si è sviluppata l economia; ad Alghero per es. la disoccupazione è tra le più alte in Sardegna. I soldi lasciati dai turisti vanno fuori dall isola, a noi rimane l incombenza di potenziare i depuratori per smaltire tutto ciò che lasciano i turisti. - L integrazione tra filiera del turismo ed agroalimentare rappresenta la principale sfida che dovrà essere vinta nel corso dei prossimi anni - Noi abbiamo il caseificio pecorino più grande d Europa, abbiamo industrie dolciarie e di panificazione, abbiamo il frigo macello, abbiamo importanti monumenti sia artistici che archeologici, abbiamo i musei, abbiamo a mezz ora di macchina le coste più belle della Sardegna, abbiamo il paesaggio ambientale ed umano invidiabile ma non lo sappiamo vendere. La filiera va costruita anche con i tour operator. 19/204

20 - Innescare le connessioni di filiera Impresa - Università - Biotecnologie Spin Off dall Università - Parchi e sistemi ambientali - Sistema turistico fortemente integrato nel parco e maggiormente competitivo. integrazione con l agroalimentare, marchi di qualità collegati al territorio. - Ci vuole una forte differenziazione. Bisogna recuperare le tradizioni, salvaguardare quelle esistenti, recuperare per esempio tradizioni artigianali che potrebbero essere ben sviluppate, così come altre attività legate ad un turismo ecologico e al territorio. In più, probabilmente, l agricoltura ad alto livello. Però per fare un agricoltura di alto livello bisogna mantenere alto il livello della ricerca e mi pare che qui negli anni si sia fatto il contrario. - I settori più importanti che devono agire in filiera sono il turismo, l agricoltura (agroalimentare e ambiente), l industria. Bisogna dire che però che se noi decidiamo di investire sul turismo e sulla zona costiera anche l industria deve essere ragionata in termini di filiera perché deve essere compatibile con il sistema turistico che vogliamo insediare. Il Parco dell Asinara ha una potenzialità enorme per quanto riguarda la zona costiera. Nella zona pre-parco (da Valledoria ad Olmedo) si potrebbero prevedere degli sviluppi. Nelle zone interne si potrebbe fare un discorso turistico di valenza culturale con un importante valorizzazione delle caratteristiche del territorio: turismo archeologico, religioso, enogastronomico. Inoltre lo sfruttamento di aree portuali per turismo da crociera. Come previsto nel progetto della Camera di Commercio si potrebbe creare il distretto della nautica e mettere in rete tutti i porti commerciali e turistici della zona. (Amministratore Pubblico) Capitale sociale - Mancano le figure professionali perché nessuno si forma per lavorare un mese all anno. - Non esiste un legame tra chi può investire e chi può indirizzare su cosa investire. - Da parte dell industria mancano gli imprenditori. Non hanno la testa di fare qualcosa di nuovo - I bravi giovani trovano lavoro fuori. Il capitale sociale c è, ma mancano le possibilità d impiego. 20/204

21 - Una marea di giovani con contratto a termine, con condizioni di lavoro di scarsa qualità. - Ci sono molti più laureati rispetto al passato, ma mancano le professionalità di una volta (salumiere, macellaio, calzolaio). Mancano le scuole di formazione per i mestieri (es. panificazione) - Le potenzialità che ci sono non vengono messe a profitto per mancanza di competenze dei nostri giovani laureati e di strutture che li potrebbero assistere. - Formazione sommaria, scollegata dalle esigenze delle organizzazioni. Risorse umane qualificate difficili da trovare. - In agricoltura mancano i braccianti e manodopera avventizia, mentre in passato non era un problema. Oggi è anche un bel lavoro, ma non ci sono persone disposte a farlo. - Il capitale umano che abbiamo a disposizione è all altezza. Bisogna sostenerlo con corsi di formazione che devono essere più mirati e più sostenuti. - Abbiamo un grande capitale sociale potenziale. Il capitale sociale in senso proprio è quello prodotto dalla rete attiva, il capitale sociale sono le relazioni. Non è la somma degli individui, ma l insieme degli individui in relazione. - Bisogno di esperti esterni per le campagne ambientali, per la didattica. Non ci sono esperti ambientali ed animatori territoriali. Ai prodotti per il turismo sostenibile mancano le figure specializzate. - Un indicatore significativo di come il capitale sociale del territorio sia insufficiente ad attivare le potenzialità di sviluppo è dato dalla dimensione media molto limitata delle imprese. - Il capitale umano è per definizione mobile, è lui che si sposta. Quindi le imprese che vogliono richiamare il capitale umano devono localizzarsi in quei territori che, a causa anche di altri fattori che attraggono il capitale umano, sono in grado di avere effettivamente questa risorsa in abbondanza. Questo è interessante perché sembrerebbe premiare molto quella che noi siamo soliti chiamare qualità della vita, ma attenzione, è qualcosa di più preciso della qualità della vita: non deve genericamente implicare che un posto è bello, o che ha servizi che funzionano, questo è sì importante, ma ci devono essere altre cose. Deve essere, anzitutto, un posto aperto, dove la circolazione delle idee è 21/204

22 effettiva, dove c è scambio interno-esterno e c è molta disponibilità ad accettare comportamenti, modi di vita anomali rispetto ad una società chiusa e standardizzata. L altra cosa importantissima è la mobilità verticale, il merito deve essere la dominante, non è pensabile che un talento vada ad insediarsi in una città dove poi i concorsi sono bloccati, o sono tutti già predeterminati, insomma deve essere veramente plateale che il merito è la dimensione principale sulla quale si valutano le persone e quindi uno può riuscire a promuoversi dal punto di vista sia economico che sociale. Queste sono le due dimensioni più difficili da attuare. - Dal punto di vista delle competenze in ambito universitario c è un problema di laureare più giovani e laurearli in meno tempo e meglio. - I giovani non imparano più un mestiere perché la formazione si fa nelle aule e non in azienda come dovrebbe essere. - Si, ma il problema è che non si innesca un circolo virtuoso che consente il miglioramento delle professionalità. - Troppe figure umanistiche e poche tecniche. - C è carenza che deriva dal mondo della formazione non più adeguato alle esigenze del mercato (agricoltura, turismo). L università con la sua autonomia avrebbe la possibilità di istituire corsi adatti alle esigenze del mercato locale. Nel settore turistico la dirigenza non è mai sarda. In agricoltura manca la manodopera specializzata. - Il capitale umano non risponde alle esigenze dell economia per due motivi. Il primo per la scarsa preparazione in campo tecnico. Il secondo è la scarsa apertura mentale nei confronti dell esterno. Questo significa una visione dell impresa di basso profilo, si cerca un impiego nel settore pubblico e non si costruisce un proprio percorso formativo per andare a lavorare nell impresa privata. Anche tra i laureati non si trovano persone motivate a lavorare nelle aziende private, ma cercano tutti un posto in banca o fanno i concorsi. - Il capitale umano necessita di aiuto e sostegno. Ho letto una cosa che mi ha molto colpito, ci sono delle nuove quote nelle scuole di medicina per cui per accedere ad alcune università come odontoiatria, si fa un esame nazionale e gli studenti della Sardegna sono stati gli ultimi in queste prove, parliamo delle materie scientifiche. Questo è un segnale preoccupante perché vuol dire che già in un contesto dove tutta l Italia è in ritardo, sulle materie scientifiche nella scuola, la Sardegna è all ultimo 22/204

23 posto, o questo segnale indicherebbe che potrebbe essere all ultimo posto, e questo è preoccupante perché noi abbiamo bisogno di scienziati, tecnici, persone che abbiano competenze soprattutto in zone dove si richiedono chimici, ingegneri, biologi e così via. - Buono, nonostante non sempre viene utilizzato al meglio e non sempre le conoscenze che si hanno vengano poi applicate. (Professore) Disoccupazione / fasce di popolazione più colpite - Con la riforma Biagi sono fiorite forme di lavoro molto elastiche. La crisi del territorio sta determinando la perdita di numerosi posti si lavoro (tasso di disoccupazione 20%). Si entra nel mondo del lavoro in tarda età. - Noi abbiamo diversi tipi di disoccupati: gli intellettuali, che non trovando adeguata collocazione se ne vanno fuori e quindi il territorio si impoverisce di una risorsa umana; abbiamo poi i disoccupati con basse qualifiche per i quali vanno assolutamente trovate delle soluzioni magari in lavori di utilità sociale, risanamento del territorio, oppure mirando meglio la formazione professionale; abbiamo un altro tipo di disoccupato che è quello con più di 40 anni; le donne poi sono le più escluse perché le ritroviamo in tutte tre le fasce. - Se i giovani non trovano lavoro nel loro paese hanno la tendenza a cercare alternative che spesso non sono regolari. Questo accade ad esempio in settori come l edilizia ed il turismo (lavori stagionali). - La disoccupazione è elevatissima, soprattutto tra le donne, e c è anche molta emigrazione giovanile Mi sembra che manchino delle qualifiche in quanto sono tutti generici e quindi c è difficoltà a collocarsi. Questo dipende un po anche dalla mentalità perché si aspetta il lavoro dipendente, meglio se pubblico, anche se occorre dire che non ci sono le condizioni per arrischiarsi con il lavoro autonomo; per esempio si è detto della mancanza sino a poco tempo fa di aree artigianali in cui insediarsi. - Il settore dell occupazione è problematico nel senso che non ci sono aiuti per le aziende, che fino a qualche hanno fa c erano, sia per le nuove occupazioni, sia per mantenere le occupazioni esistenti, sia per far sì che le occupazioni che ci sono siano occupazioni che tutelino anche il lavoratore. 23/204

24 - Le difficoltà occupazionali nel settore del granito e della chimica rappresentano un problema piuttosto grave sia dal punto di vista economico sia da quello sociale. - Molti disoccupati fra giovani e donne - E una distorsione del sistema delle privatizzazioni ed esternalizzazioni. - Purtroppo la disoccupazione è elevata soprattutto nel periodo invernale. - La disoccupazione è un problema marcato, riguarda soprattutto i giovani con un bassissimo livello di formazione. (Consigliere ente privato) Lavoro irregolare e precario, fuga di cervelli, economie sommerse - La situazione, in particolare nel comparto agricolo, è piuttosto delicata: l assenza di un reddito adeguato in agricoltura fa sì che il ricorso al lavoro nero e all immigrazione irregolare sia molto diffuso. - E diffuso il fenomeno del lavoro nero e/o irregolare. L emersione di queste attività irregolari si può risolvere se si potessero garantire dei contributi in modi mirati, finalizzati, mettendo da parte contrasti. - C è anche molto lavoro nero e doppio lavoro. - Il lavoro nero è diffuso soprattutto nell edilizia e nell agricoltura: rappresenta una piaga legata da un lato alla onerosità del lavoro regolare ma anche al contingentamento delle immigrazioni che stanno creando qualche difficoltà alle imprese. - Nel commercio il lavoro nero ed irregolare è diffuso soprattutto presso le piccole unità commerciali, soprattutto a causa della rigidità normativa in materia di lavoro occasionale. Una stima del volume d affari del commercio abusivo effettuata dall associazione qualche anno fa dimensionava il fenomeno in circa 250 miliardi di lire. - Il lavoro nero non è molto presente nel settore turistico. - È presente. Si verificano fughe di cervelli perché non ci sono sbocchi occupazionali Capitali disponibili, risparmio locale - Non vi è carenza di risorse finanziare, ma manca un coordinamento programmatico e un idea in termini di identità dello sviluppo che vogliamo avere. I PIT in qualche modo dovevano rispondere a questo, dare in termini socio economici un identità ai territori omogenei per 24/204

25 cultura e per sviluppo. Le OO SS hanno sottolineato, nei bandi del 2001, che l istituzione politica doveva mettersi a guida dando indicazioni e supporto tecnico alle piccole realtà soprattutto i piccoli comuni. Invece, non solo non c è stato un riequilibrio territoriale, ma si è aumentato l isolamento e lo spopolamento. - Le banche preferiscono finanziare imprese esterne, le banche locali non rischiano. - Il capitale non c è ( ho chiesto un finanziamento nel 2002 e nel 2003 ancora non era arrivato niente ); probabilmente se c è, è destinato ad un imprenditoria più grossa. - Il risparmio locale si indirizza più verso investimenti di tipo immobiliare che verso l attività di impresa. - Le nostre fonti di approvvigionamento sono esterne. - Il capitale non si produce con il pensiero ma con le attività, e queste mancano. Inoltre le imprese con proprietà esterna tendono a non reinvestire i profitti. La popolazione è povera e quindi il risparmio locale non è adeguato alle esigenze dell impresa. - Soprattutto nelle imprese agricole mancano le risorse finanziarie. Il numero di progetti è limitato rispetto al numero delle aziende presenti sul territorio questo è dovuto alla diminuzione della quota di contribuzione del fondo perduto e alla poca fiducia delle banche nei confronti delle capacità degli imprenditori. Gli imprenditori non hanno capitali sufficienti per coprire l intero investimento, dovrebbe intervenire il credito locale. Arriveremo alla fine di questo ciclo in cui avremo tanti denari non spesi, questo a causa della farraginosità della pubblica Amministrazione e della mancanza del sostegno finanziario. - I soldi ci sono. Il problema è di mentalità. Come in tutta Italia, i capitali si stanno spostando più sulla rendita che verso l investimento produttivo. A Sassari sono sempre stati sulla rendita che non investe nell attività produttiva. - Se l accessibilità ai finanziamenti fosse un poco meno burocratizzata nella cittadina di Valledoria si potrebbero fare tante cose. - ENDESA, banche, Fondazioni possono contribuire. Ruolo importante ma non strategico. (Amministratore Pubblico) - I capitali vengono utilizzati soprattutto nel settore dell edilizia. Questo è un male endemico della Sardegna. I costruttori edili sono la forma meno 25/204

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