Ismea. Acquacoltura. Report economico finanziario

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1 Ismea Acquacoltura Report economico finanziario 2009

2 Responsabile della ricerca Ezio Castiglione Responsabile della redazione Fabio del Bravo Coordinamento operativo Francesca Carbonari Redazione Scheda 1 Francesca Carbonari Scheda 2 Francesca Carbonari Scheda 3 Francesca Carbonari (3.1, e 3.2.2) e Emilio Guandalini (3.2.3) Scheda 4 Sabrina Navarra Scheda 5 Francesca Carbonari (5.1 e 5.3) e Marianna Giordano (5.2) Scheda 6 Sabrina Navarra Scheda 7 Marianna Giordano Scheda 8 Francesca Carbonari Scheda 9 Carlo Boselli Scheda 10 Francesca Carbonari Il rapporto è stato realizzato con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Copyright 2009 Ismea, Roma È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. 2

3 Indice delle schede PREMESSA...5 EXECUTIVE SUMMARY IDENTIFICAZIONE DEL SETTORE INDIVIDUAZIONE DELL ATTIVITÀ Corrispondenza con la classificazione statistica I SISTEMI AZIENDALI DI RIFERIMENTO LA FILIERA LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI I rapporti di filiera I flussi di prodotto LE TENDENZE IN ATTO LE REGOLE DEL GIOCO INQUADRAMENTO GIURIDICO DELL ACQUACOLTURA LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO Quadro generale Il Fep e l acquacoltura Gli adempimenti amministrativi per realizzare un nuovo impianto di acquacoltura I FATTORI COMPETITIVI ANALISI DELLA COMPETITIVITÀ La rivalità interna I fornitori I clienti I nuovi entranti I prodotti sostitutivi I PRINCIPALI FATTORI CRITICI DI SUCCESSO I PUNTI DI FORZA E I PUNTI DI DEBOLEZZA L OFFERTA L OFFERTA Le caratteristiche dell offerta Le dinamiche in atto LE PRINCIPALI AZIENDE DEL SETTORE APPENDICE STATISTICA LA DOMANDA LA DOMANDA FINALE Le caratteristiche della domanda Le dinamiche in atto Gli acquisti domestici LA DOMANDA INTERMEDIA L industria di trasformazione La distribuzione NOTA METODOLOGICA APPENDICE STATISTICA

4 7.LA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE LO SCENARIO INTERNAZIONALE GLI SCAMBI CON L ESTERO DELL ITALIA LA POSIZIONE COMPETITIVA DELL ITALIA IN AMBITO INTERNAZIONALE I principali paesi clienti/fornitori dell Italia NOTA METODOLOGICA APPENDICE STATISTICA IL MERCATO I COSTI DI PRODUZIONE I PREZZI ALLA PRODUZIONE I PREZZI NELLE DIVERSE FASI DI SCAMBIO I RISULTATI ECONOMICO-FINANZIARI I PRINCIPALI CLUSTER I RISULTATI ECONOMICO-FINANZIARI L acquacoltura nell ambito del settore ittico Piscicoltura e molluschicoltura Allevamento di trote, spigole e orate Le società più rappresentative OUTLOOK DI SETTORE MINACCE ED OPPORTUNITÀ TENDENZE A BREVE TERMINE GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA BANCHE DATI CONSULTATE SITI WEB CONSULTATI

5 Premessa Premessa Con l obiettivo di fornire un prodotto mirato agli operatori di settore, l Ismea ha realizzato un report economico finanziario sull acquacoltura in Italia. Strutturato in maniera schematica, sotto forma di schede, il rapporto vuole essere un valido strumento sia per un analisi strategica complessiva del settore, sia per una valutazione economico-finanziaria delle imprese che vi appartengono. Nel compiere i primi passi verso l elaborazione del rapporto, la definizione dell ambito di analisi ovvero l identificazione del settore non è stata semplice, in relazione alle numerose definizioni attribuite all acquacoltura e classificazioni usate per descrivere una realtà produttiva estremamente diversificata in termini di sistemi produttivi, di tecnologie adottate e di specie allevate. Come punto di partenza può essere ripresa la definizione Fao (contenuta nella Circolare 815) che identifica le attività riconducibili all acquacoltura, distinguendole da quelle della pesca: L acquacoltura è l allevamento di organismi acquatici (pesci, molluschi, crostacei e piante acquatiche). Questo implica forme di intervento umano, attraverso l allevamento, nei processi di accrescimento, attraverso i sistemi di semina e controllo, alimentazione, protezione o controllo dai predatori, ecc. L allevamento implica, inoltre, la proprietà, in forma associata o singola, dello stock in allevamento. A fini statistici, viene considerata come acquacoltura la produzione di tutti gli organismi acquatici allevati da soggetti che ne hanno detenuto la proprietà, in forma singola o associata, durante il periodo di accrescimento, mentre gli organismi acquatici che costituiscono una risorsa di comune proprietà, accessibile con o senza uno specifico permesso, costituiscono il prodotto della pesca. Pertanto, mentre la pesca si basa sulla cattura o sulla raccolta del prodotto naturale, l acquacoltura, attraverso l allevamento o la coltivazione di organismi acquatici, interviene nel processo riproduttivo e di crescita. Ma, nonostante tali differenze, la distinzione non sempre è possibile, esistendo aree di sovrapposizione ed integrazione delle due attività. Sul fronte produttivo, molte specie pescate sono anche allevate e in alcuni ambienti, come nelle lagune, pesca e acquacoltura sono strettamente interconnesse. Va, inoltre, segnalato, che farine e o- lio di pesce sono alla base dell alimentazione nella piscicoltura. Sul fronte commerciale, prodotti pescati e allevati sono trattati dai medesimi operatori, conferiscono sugli stessi mercati e solo una piena applicazione della normativa sull etichettatura consentirebbe al consumatore di poterli distinguere correttamente. La stretta relazione esistente tra pesca e acquacoltura emerge in più parti del rapporto. Va anche segnalato, in certi casi, la difficoltà a focalizzare l attenzione sul settore, a livello sia nazionale sia internazionale, perché alcune fonti statistiche non sono ancora in grado di separare nettamente i prodotti della pesca dai prodotti dell acquacoltura. Nonostante ciò, il rapporto rappresenta un primo passo verso un analisi della dimensione competitiva ed economico-finanziaria del settore. Per quanto riguarda il primo aspetto, l attenzione è rivolta alla rivalità fra le imprese concorrenti, alle minacce di prodotti sostitutivi, alle minacce derivanti dai potenziali entranti e al potere contrattuale esercitato dai fornitori e dai clienti. L insieme di queste cinque forze, secondo lo schema di Porter, costituisce ciò che viene normalmente definito sistema competitivo: la disposizione e l interazione di queste cinque forze determinano l intensità della competitività all interno di un settore e la sua redditività strutturale. L accento è stato posto anche sull evoluzione del settore, attraverso l analisi delle principali dinamiche non solo congiunturali (relative a produzione, vendite, consumi, costi e prezzi, importazioni ed esportazioni) ma anche strutturali (il riferimento è ad esempio al processo di concentrazione o di frammentazione, al ciclo di vita del prodotto), ovvero quelle dinamiche che producono un alterazione permanente nella struttura del sistema competitivo. Completa il quadro un analisi delle previsioni di breve periodo riferite alle principali variabili del settore e l identificazione delle minacce e delle opportunità che potranno avere un im- 5

6 Premessa patto positivo o negativo sul business. L attenzione è rivolta, oltre che alla dimensione competitiva, anche alla dimensione economico-finanziaria, attraverso l utilizzo di dati microeconomici (i dati di bilancio) che hanno permesso di evidenziare le potenzialità reddituali del mercato e le performance economicofinanziarie delle imprese che già vi operano. Fa parte dell analisi un quadro esaustivo sugli elementi della politica di settore che influenzano il mercato considerato, mentre una descrizione sintetica della filiera, attraverso cui vengono evidenziate le relazioni esistenti tra i principali operatori economici, permette di contestualizzare il settore oggetto di analisi. Nota alla lettura del report Il report economico finanziario Ismea è costituito da 10 schede di approfondimento e da un glossario finale, nel quale si riporta una sintetica ma esaustiva spiegazione delle sigle, dei termini e delle elaborazioni statistiche utilizzate. La scheda 1, nel definire l ambito di analisi e i sistemi aziendali che caratterizzano il settore, fornisce una chiave di lettura per l intero report economico finanziario. La scheda 2 descrive in maniera sintetica la filiera di appartenenza del settore oggetto di analisi, i rapporti di filiera tra gli operatori e i flussi di prodotto lungo la filiera. Sono indicate anche le principali dinamiche congiunturali e strutturali che caratterizzano il settore (anticipando quanto emergerà nelle schede successive in termini di offerta, domanda, mercato e scambi con l estero) mentre le prospettive di settore, inclusa l analisi delle minacce e delle opportunità, sono contenute nella scheda 10. La scheda 3 descrive gli elementi della politica di settore che influenzano il mercato considerato. La scheda 4 delinea il quadro competitivo del settore, analizza i principali fattori critici di successo, i punti di forza e di debolezza. Le schede 5 e 6 analizzano la struttura e le principali tendenze dell offerta e della domanda finale e intermedia, a cui va associata la scheda 8 che analizza i costi di produzione e i prezzi nelle varie fasi di scambio. La scheda 7, dopo aver descritto lo scenario internazionale, analizza l impatto del commercio con l estero sull assetto competitivo del settore. La scheda 9 descrive le performance economico-finanziarie delle imprese che operano nel settore, distinte tra società di capitale e società cooperative, oltre che per le principali tipologie di prodotto allevato. 6

7 Executive summary EXECUTIVE SUMMARY Nel triennio , la redditività complessiva del settore dell acquacoltura, ottenuta dai bilanci d esercizio delle principali società di capitali e cooperative 1, ha mostrato un progressivo peggioramento. Da un lato, i risultati della gestione caratteristica, seppure positivi, sono apparsi in sensibile riduzione, soprattutto nel 2008; dall altro, si è assistito a un continuo incremento del costo del finanziamento esterno, con effetti negativi sulle performance non solo economiche ma anche finanziarie. Il quadro descritto risulta, in ogni modo, migliore di quello rilevato per l intero settore primario, dove la redditività globale e operativa, in netta flessione nel periodo in esame, ha raggiunto nel 2008 un segno negativo, con un livello dei costi superiore a quello dei ricavi, nella gestione sia complessiva sia caratteristica. Nel settore dell acquacoltura, la flessione della redditività operativa, emersa dall analisi di bilancio, è dipesa da un andamento penalizzante dei costi e dei ricavi: se il 2007 ha visto crescere i costi di produzione più dei ricavi, nel 2008, al contrario, i costi sono diminuiti, ma i ricavi si sono ridotti in maggiore misura, evidenziando la difficoltà delle imprese esaminate di trasferire le variazioni di costo sui prezzi di vendita. Negli ultimi anni, le imprese di acquacoltura hanno, in effetti, registrato un aumento delle principali voci di costo: mangime, energia (elettricità e gasolio), ossigeno liquido tra gli impianti di piscicoltura, manodopera e gasolio tra gli impianti di molluschicoltura. Nel 2008, i costi dei principali fattori produttivi, fatta eccezione per quelli energetici, hanno arrestato la propria crescita; al tempo stesso, però, i prezzi hanno mostrato una dinamica deludente e i volumi di produzione sono risultati in flessione. I principali fattori che hanno inciso sulla redditività di settore sono stati la flessione della domanda e l aumento della concorrenza interna. Sul fronte della domanda interna, nel 2008 il consumo pro capite di prodotti ittici è sceso al livello più basso degli ultimi dieci anni. La riduzione ha riguardato maggiormente la componente extradomestica, in misura inferiore quella domestica. A casa, con riferimento alle principali specie allevate, sono risultate in calo le richieste di trote, trote salmonate, spigole e vongole veraci; solamente i consumi domestici di mitili e orate sono apparsi in crescita. Nel caso delle orate, l aumento della domanda è stato favorito da una netta flessione dei prezzi al consumo, conseguenti a un eccesso di offerta di prodotto estero sul mercato italiano a prezzi davvero competitivi. La massiccia presenza di prodotto greco ha inoltre provocato un meccanismo di sostituzione nei consumi di spigole con le orate, trattandosi di prodotti simili e con le medesimi funzioni d uso. Ciò ha penalizzato i produttori italiani, in termini di volumi e prezzi di vendita: da un lato, spigole e orate sono spesso prodotte dalle stesse imprese; inoltre, di fronte all eccesso di offerta, alcune imprese, pur di vendere, hanno abbassato sensibilmente i prezzi, altre hanno preferito non modificare i prezzi, con ripercussioni negative sui volumi di vendita. Nel 2008, è risultata in flessione anche la domanda estera. Si tratta, comunque, di una componente di minore rilievo, essendo il settore italiano dell acquacoltura prevalentemente orientato al mercato interno. Proprio l aumento della rivalità fra le imprese presenti nel mercato italiano è apparso come l altro fattore che, più di altri, ha determinato la flessione della redditività nel triennio in esame. La rivalità interna, una delle forze competitive di Porter, si è particolarmente accentuata nel 2008, in considerazione della debolezza della domanda e della crescente concorrenza basata sui prezzi, anche in virtù di una scarsa differenziazione dei prodotti. 1 L analisi economico-finanziaria, contenuta nella scheda 9, ha riguardato 75 tra società di capitali e cooperative, i cui bilanci sono stati e- stratti dalla banca dati Aida della Bureau Van Dijk. 7

8 Executive summary A ciò si aggiunge il crescente potere contrattuale dei clienti, principalmente grossisti e gdo, strutturalmente di grandi dimensioni, più concentrati e in grado di movimentare elevati volumi di prodotto. Nei segmenti di mercato caratterizzati da un offerta abbondante di prodotto estero a prezzi competitivi, gli acquirenti hanno fatto sentire la loro rilevanza in termini di potere d acquisto; ma anche nei mercati dove il prodotto estero è risultato quasi assente gli acquirenti hanno con facilità cambiato fornitore, essendo i produttori molti e di dimensione non elevata in un settore strutturalmente frammentato. Nel 2008, l accresciuto potere negoziale dei clienti si è tradotto per i produttori in un aumento dei tempi medi di riscossione, mentre per quanto riguarda il potere contrattuale dei fornitori, le imprese hanno incontrato più difficoltà nell accedere al credito, complice la crisi economica, e hanno visto aumentare il costo medio del finanziamento esterno. Completano lo schema delle forze competitive la minaccia di nuovi entranti, non rilevante per l esistenza di elevate barriere all entrata, e la concorrenza dei prodotti sostitutivi che, invece, è aumentata negli ultimi anni. La maggiore attenzione al fattore prezzo da parte dei consumatori ha determinato un effetto sostituzione del prodotto allevato nazionale con quello estero, pescato e allevato (è il caso delle trote, penalizzate da prodotti di importazione più economici, come il pangasio e il pesce persico). La crescente dipendenza dall estero negli scambi commerciali di prodotti ittici è stata la naturale conseguenza. Negli ultimi anni, i prodotti importati hanno influito sempre di più sull andamento del mercato interno. All estero, d altro canto, i prodotti italiani, indifferenziati, hanno perso quote di mercato, perché penalizzati da una sempre più agguerrita concorrenza basata solamente sul prezzo. In questo contesto, solamente le imprese di grandi dimensioni, con un mercato di sbocco sufficientemente ampio, si sono mostrate maggiormente efficienti. Da un lato, sono state premiate le aziende che, con una strategia di differenziazione del prodotto, si sono collocate su un segmento di mercato non occupato dalla concorrenza estera. Dall altro, i risultati migliori sono stati riscontrati tra le aziende, sempre di grandi dimensioni, che hanno adottato un ampia strategia di diversificazione produttiva, operando sul mercato nazionale e estero. Differenziazione del prodotto rispetto a quello estero, concentrazione e diversificazione produttiva (anche con l allevamento di nuove specie), sviluppo e diffusione dei marchi aziendali, riduzione dei costi di produzione attraverso investimenti tecnologici, ma anche campagne promozionali e di comunicazione finalizzate a ridurre l asimmetria informativa presente sul mercato, sono ritenuti i principali fattori critici di successo del settore. Per il 2009 è stimata una ripresa della domanda interna, almeno nella componente domestica, e di quella estera. Diverse, comunque, sono le minacce che gravano sul settore, di natura sia economica (si pensi, ad esempio agli effetti di una crisi economica dalla durata ancora incerta o alla concorrenza del prodotto estero allevato e pescato, fresco e congelato, che sarà sempre maggiore), sia climatica e ambientale (che caratterizzano soprattutto gli allevamenti in mare). Al tempo stesso, è altrettanto rilevante avere un acquacoltura rispettosa dell ambiente. Il rafforzamento della competitività delle imprese e la promozione di un acquacoltura sostenibile dal punto di vista ambientale sono, peraltro, le principali strategie che l Unione europea ha inteso promuovere, in stretta collaborazione con le autorità nazionali e regionali, già a partire con lo strumento del Fondo europeo per la pesca ( ). 8

9 1. Identificazione del settore 1. IDENTIFICAZIONE DEL SETTORE 1.1. Individuazione dell attività Il settore dell acquacoltura comprende tutte le attività volte alla produzione di organismi acquatici - pesci, molluschi, crostacei e piante acquatiche in acque dolci, salmastre e marine, attraverso il controllo da parte dell uomo di una o più fasi del loro ciclo biologico. In Italia, le imprese che operano nel settore dell acquacoltura si caratterizzano per i seguenti elementi: la produzione principale è rappresentata da pesci e molluschi, mentre i crostacei sono allevati in ridottissime quantità; la produzione di pesci, ovvero la piscicoltura, avviene in impianti a terra (per i pesci d acqua dolce e marini) e in gabbie a mare (per i pesci marini). Trote, spigole e orate sono le principali specie allevate; la produzione di molluschi, ovvero la molluschicoltura, riguarda quasi esclusivamente due specie, i mitili o cozze e le vongole veraci, la prima allevata sia in mare aperto che in laguna, la seconda nelle aree lagunari; la destinazione prevalente o quasi esclusiva dei prodotti ittici allevati in Italia è rappresentata dal mercato del vivo e del fresco, mentre una destinazione secondaria, di rilievo solamente per le trote, è data dalla lavorazione e trasformazione industriale; il mercato di sbocco è costituito prevalentemente dai grossisti e, in seconda battuta, dalla distribuzione moderna; la propensione all export è molto bassa; solamente trote e mitili sono venduti all estero in quantitativi considerevoli Corrispondenza con la classificazione statistica Sulla base della classificazione delle attività economiche Ateco 2007 dell Istat, le imprese che operano nel settore dell acquacoltura rientrano nella sezione A - Agricoltura, Silvicoltura e Pesca, divisione 3 - Pesca e Acquacoltura gruppo Acquacoltura - e possono essere individuate in base a uno dei seguenti codici: codice Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi, che comprende: a) allevamento di pesci in acque marine, incluso l allevamento di pesci ornamentali; b) produzione di uova di molluschi bivalvi, giovani aragoste, gamberi post-larva, avannotti e pesciolini; c) coltivazione di ulva ed altre alghe commestibili; d) allevamento di crostacei, bivalvi, altri molluschi ed altri animali acquatici in acqua di mare; e) attività di acquacoltura in acque salmastre; f) attività di acquacoltura in riserve o bacini di acqua salata; g) gestione di vivai (marini), h) gestione di allevamenti di vermi marini. Sono esclusi gli allevamenti di rane (cfr ), e la gestione di allevamenti destinati alla pesca sportiva (cfr ); codice Acquacoltura in acque dolci e servizi connessi, che comprende: a) allevamento di pesci in acque dolci, incluso l allevamento di pesci ornamentali; b) allevamento di crostacei, bivalvi, altri molluschi e altri animali acquatici d acqua dolce; c) gestione di vivai (in acque dolci); d) allevamento di rane. Sono escluse le attività di acquacoltura in riserve o bacini di acqua salata (cfr ) e la gestione di allevamenti destinati alla pesca sportiva (cfr ). 9

10 1. Identificazione del settore La classificazione usata dall Istat prende in esame l ambiente di allevamento (acque marine, salmastre e dolci) e corrisponde a una delle più note modalità di segmentazione del settore. Non è l unica, poiché altrettanto diffuse sono le seguenti suddivisioni: in relazione alle specie allevate, si può suddividere il settore in piscicoltura, molluschicoltura, crostaceicoltura, alghicoltura; in relazione all intervento dell uomo e alla capacità di controllo di alcuni parametri ambientali, si può suddividere il settore in allevamenti intensivi (a terra o in mare), semintensivi e estensivi; in relazione alla fase di allevamento, le imprese possono occuparsi della riproduzione artificiale, e/o della produzione di avannotti, e/o della fase di ingrasso, o dell intero ciclo produttivo (negli allevamenti a ciclo chiuso), nell ipotesi in cui siano realizzate tutte le fasi precedentemente elencate. I dati statistici a disposizione hanno reso inevitabile l utilizzo in questo report di più modalità di segmentazione del settore; malgrado ciò, è stato quasi sempre possibile dettagliare l analisi per i principali prodotti allevati dalle imprese italiane, vale a dire trote, spigole, orate, mitili e vongole veraci. Vi è, inoltre, una stretta relazione tra la pesca e l acquacoltura, anche se la prima si basa sulla cattura del prodotto naturale, mentre la seconda interviene sul processo riproduttivo e di crescita. Molte specie pescate sono, in effetti, anche allevate e, in alcuni ambienti, come nelle lagune, le due attività sono strettamente interconnesse; a livello commerciale, poi, prodotti pescati e allevati sono commercializzati dagli stessi operatori e venduti sugli stessi banchi del pesce fresco o sugli stessi scaffali. Pertanto, alcune statistiche non distinguono tra prodotti pescati e prodotti allevati e questo ha reso necessario effettuare delle scelte di natura metodologica in alcune schede del report. In particolare: nella scheda 6 la domanda, le statistiche sui consumi domestici non specificano tra prodotti provenienti dalla pesca e prodotti provenienti dall acquacoltura. Tra le referenze monitorate, la scelta è ricaduta su trote e trote salmonate, spigole e orate, mitili e vongole. Le trote e le trote salmonate sono esclusivamente allevate, le spigole, le orate e i mitili sono quasi esclusivamente allevati, pertanto la mancata informazione sulla provenienza del prodotto (dalla pesca o dall acquacoltura) non ha particolare rilevanza. Lo ha invece per le vongole, le cui statistiche non distinguono i consumi domestici delle vongole pescate da quelli delle vongole allevate. Il prodotto presente sui nostri mercati è per un terzo circa pescato a mare (è la Venus gallina, vongola o lupino) e per i restanti due terzi raccolto nelle lagune (è la Tapes semidecussatus o Tapes philippinarum, la vongola verace); nella scheda 7 la competizione internazionale, non è stato possibile separare nettamente i flussi commerciali relativi ai prodotti dell acquacoltura da quelli inerenti alla pesca, in quanto le statistiche non distinguono quanto di una determinata specie scambiata sui mercati internazionali provenga dalla pesca e quanto dall acquacoltura. Tale limite è di particolare rilievo per il numero considerevole di specie che oltre ad essere pescate sono prodotte in acquacoltura, soprattutto nei paesi extra Ue (si pensi ai gamberi). Si è cercato di ovviare a tale limite individuando tre categorie di prodotti, sulla base della prevalenza di una o entrambe le modalità di produzione, anche con l ausilio di alcune classificazioni Fao 2 : o prodotti ittici pescati (es. alici o acciughe); o prodotti ittici allevati e pescati (es. gamberi e mazzancolle); o prodotti ittici allevati (es. anguille e trote). 2 Cfr. paragrafo

11 1. Identificazione del settore Nelle schede 2 la filiera, 5 l offerta e 8 il mercato, l analisi è stata focalizzata anche sui sistemi aziendali più rappresentativi, individuati nel paragrafo I sistemi aziendali di riferimento Per i principali prodotti ittici allevati in Italia sono stati individuati i sistemi aziendali più rappresentativi in termini di caratteristiche strutturali, produttive, economiche e commerciali. Per quanto riguarda il segmento delle trote, sono state identificate sei tipologie aziendali. Rinviando alla tabella 1.1 e alla scheda 5 per una descrizione dettagliata di tali tipologie, è interessante evidenziare che nei sistemi aziendali T1 Allevamento a ciclo chiuso con riproduttori, T2 Produzione destinata a semine e alla pesca sportiva, T3 Allevamento con utilizzo acqua da pozzo e T4 Allevamento con acqua derivata : le aziende sono a gestione esclusivamente o prevalentemente familiare; sono rappresentati circa due terzi degli impianti che allevano trote in Italia, ma, data la loro ridotta dimensione, contribuiscono per non oltre il 40% alla produzione complessiva annua; è venduto prevalentemente prodotto vivo; i prodotti realizzati hanno un mercato di destinazione regionale o al massimo nazionale. I sistemi aziendali T5 Più siti di allevamento e T6 In filiera si distinguono nel panorama produttivo nazionale poiché: comprendono aziende a gestione imprenditoriale; rappresentano circa un terzo degli impianti che allevano trote in Italia, in mano a non più di 20 imprese che, data la loro elevata dimensione, contribuiscono per circa il 60% alla produzione complessiva annua; i prodotti realizzati hanno un mercato di destinazione nazionale e estero; le imprese del sistema aziendale T5 producono grandi volumi di trota iridea (inclusa la salmonata), venduta viva e fresca sia a operatori commerciali sia a imprese di lavorazione e trasformazione; le imprese del sistema aziendale T6, oltre a realizzare il ciclo completo di allevamento, adottano un ampia strategia di diversificazione produttiva. Per quanto riguarda il segmento delle spigole o branzini (d ora in poi spigole) e delle orate, sono state individuate quattro tipologie aziendali, dettagliate nella tabella 1.2. Tali tipologie si caratterizzano per i seguenti elementi: le aziende che fanno parte del sistema aziendale S1 Zona umida hanno una notevole rilevanza da un punto di vista ambientale, mentre in termini produttivi svolgono un ruolo marginale: il riferimento è agli impianti localizzati in ambienti lagunari costieri, come valli da pesca, stagni e lagune. Allevano più specie, vendute a taglia grossa e in un mercato prevalentemente regionale; le aziende che fanno parte dei sistemi aziendali S2 Impianto a terra e S3 Gabbia a mare dominano il segmento, trattandosi di aziende di grandi dimensioni e con un e- levato volume produttivo. Entrambe realizzano la fase di preingrasso e ingrasso e alcune sono dotate anche dell avannotteria. Vendono il prodotto, esclusivamente fresco e intero, al mercato non solo nazionale ma anche estero; le aziende che fanno parte del sistema aziendale S4 Avannotteria specializzata, numericamente ridotte, sono specializzate nella produzione di avannotti e vendono sul mercato nazionale ed estero. 11

12 1. Identificazione del settore Per quanto riguarda il segmento delle cozze o mitili (d ora in poi mitili) sono stati individuati due sistemi aziendali (dettagliati nella tabella 1.3 e nella scheda 5) che si differenziano per i seguenti elementi: il sistema M1 Long-line caratterizza allevamenti in mare aperto, appartenenti prevalentemente a singoli imprenditori, dove il prodotto viene confezionato dall azienda stessa (essendo allevato in acque di tipo A, non ha bisogno di essere depurato) e venduto per il consumo, prevalentemente a grossisti, salvo la cessione ad altri allevatori per l attività di finissaggio. E il sistema prevalente; il sistema M2 Impianto fisso caratterizza gli allevamenti che si collocano generalmente in laguna, dotati di impianti fissi. In questa tipologia aziendale, meno diffusa della precedente, operano molte cooperative: il singolo socio conferisce il prodotto alla cooperativa che, nella maggior parte dei casi, non svolge attività di depurazione e confezionamento. Pertanto, è necessaria la cessione del prodotto a impianti riconosciuti come centri di depurazione (CDM) e spedizione (CSM) che, a loro volta, collocano il prodotto sul mercato, vendendolo soprattutto a grossisti, dettaglio tradizionale e ristorazione. L allevamento delle vongole veraci, quasi esclusivamente localizzato negli ambienti lagunari del nord Adriatico, è di tipo estensivo e avviene, dopo la semina, direttamente in banchi naturali controllati dall allevatore; pertanto, non è necessario nessun tipo di impiantistica. Di seguito si riportano le principali caratteristiche strutturali, produttive e commerciali delle a- ziende che si occupano di venericoltura (rinviando alla scheda 5 per un maggiore dettaglio): sono localizzate nelle zone lagunari; l allevamento avviene in aree in concessione demaniale; il reperimento del seme è in genere naturale; la presenza di molte cooperative fa sì che il prodotto venga conferito dal socio alla cooperativa che, salvo poche eccezioni, non ha l autorizzazione a depurare il prodotto. Pertanto, in questo caso il prodotto, una volta raccolto manualmente o con attrezzi meccanici, viene venduto dalla cooperativa a un centro di depurazione molluschi (CDM), che generalmente è anche centro di spedizione molluschi (CSM), per essere sottoposto al processo di depurazione e confezionamento, fino alla spedizione; la dimensione del mercato è nazionale e estero. Va infine segnalato che nelle aree lagunari diverse aziende allevano sia vongole veraci sia mitili, questi ultimi in laguna e in mare aperto. 12

13 1. Identificazione del settore Tabella 1.1 I sistemi aziendali di riferimento: indici tecnici di identificazione nell allevamento di trote Strutturali T1 - Allevamento a ciclo chiuso con riproduttori Aziende a gestione prevalentemente familiare T2 - Produzione T3 - Allevamento destinata a semine con utilizzo acqua e alla pesca sportiva da pozzo T4 - Allevamento con acqua derivata Localizzazione geografica montagna/collina pianura/montagna pianura pianura Conduzione prevalentemente familiare familiare familiare prevalentemente familiare Superficie media aziendale (ha) < 5 ha < 5 ha < 5 ha > 10 ha Utilizzo dell acqua fiume/pozzo fiume/sorgiva pozzo sorgiva Fase/i di allevamento svolta/e ciclo completo di allevamento con riproduttori produzione di avannotti, preingrasso, ingrasso produzione di avannotti, preingrasso, ingrasso, salmonatura produzione di avannotti, preingrasso, ingrasso, salmonatura Produttivi Produzione per unità di volume d acqua (densità di allevamento) 15 kg/m 3 (media) 8-12 kg/m kg/m kg/m 3 Durata del periodo di allevamento mesi 18 mesi 14 mesi 15 mesi Tipo di alimentazione mangime estruso mangime estruso mangime estruso mangime estruso Rapporto medio di conversione mangime/prodotto finito 1,1-1,2 1,3-1,5 (salmonidi) 1,0-1,1 1,1-1,2 Specie allevata/e trota iridea e, in misura inferiore, trota fario trota iridea, trota fario, salmerino trota iridea trota iridea Economici Costo medio di produzione nel 2008 (franco allevamento) del prodotto vivo 2,10 /kg 2,20-2,30 /kg 2,15 /kg 2,00-2,02 /kg Incidenza % costo del lavoro sui costi totali di produzione nel ,3% 14-15% 16% 19,5-20% Commerciali Taglia del prodotto (g) g g g g Incidenza % del fatturato prodotto lavorato sul fatturato totale 0% 0% 0% 0% Prodotto/i venduto/i Uova embrionate, vivo (avannotti, trotelle, trote), fresco (incassettato) vivo (avannotti, trotelle, trote) vivo (trote e trote salmonate) vivo (trote e trote salmonate) Mercato di destinazione nazionale regionale/nazionale regionale/nazionale regionale/nazionale Clienti allevatori, pesca sportiva, grossisti, commercianti allevatori, pesca sportiva, commercianti allevatori, grossisti, imprese di lav./trasformazione allevatori, grossisti, imprese di lav./trasformazione Fonte: Ismea (segue) 13

14 1. Identificazione del settore (segue) Tabella 1.1 I sistemi aziendali di riferimento: indici tecnici di identificazione nell allevamento di trote Aziende a gestione imprenditoriale T5 - Più siti di allevamento T6 - In filiera Strutturali Localizzazione geografica prevalentemente in pianura prevalentemente pianura-collina Conduzione imprenditoriale imprenditoriale Superficie media aziendale (ha) > 10 ha > 10 ha Utilizzo dell acqua fiume/sorgiva/pozzo fiume/sorgiva/pozzo Fase/i di allevamento svolta/e produzione di avannotti, preingrasso, ingrasso, salmonatura Ciclo completo di allevamento con riproduttori, salmonatura, lavorazione/trasformazione Produttivi Produzione per unità di volume d acqua (densità di allevamento) kg/m kg/m 3 Durata del periodo di allevamento mesi mesi Tipo di alimentazione mangime estruso mangime estruso Rapporto medio di conversione mangime/prodotto finito 1,0-1,1 1,1-1,2 Specie allevata/e trota iridea trota iridea Economici Costo medio di produzione nel 2008 (franco allevamento) del prodotto vivo Incidenza % costo del lavoro sui costi totali di produzione nel ,12-2,13 /kg 2,10-2,12 /kg 22-22,5% 15,5% Commerciali Taglia del prodotto (g) g g Incidenza % del fatturato prodotto lavorato sul fatturato totale 0% 80% vivo/fresco intero/filettato/pronto a vivo e fresco (incassettato) Prodotto/i venduto/i cuocere/affumicato Mercato di destinazione nazionale/estero nazionale/estero Clienti Fonte: Ismea allevatori, grossisti, gdo, imprese di lav./trasformazione allevatori, grossisti, gdo, catering 14

15 1. Identificazione del settore Tabella 1.2 I sistemi aziendali di riferimento: indici tecnici di identificazione nell allevamento di spigole e orate S1 - Zona umida S2 - Impianto a terra S3 - Gabbia a mare S4 - Avannotteria specializzata Strutturali Localizzazione geografica Utilizzo dell acqua Capacità produttiva (t/annue) valle da pesca, laguna, lago costiero aree costiere in/off-shore a terra Conduzione imprenditoriale imprenditoriale imprenditoriale imprenditoriale Superficie media aziendale (ha) => 5 ha 0,7-3 ha (specchio d acqua) m 3 - salmastra (acqua di pozzo (presa a mare mare per risalita naturale, pozzo (derivazione a con trattamento acque) pozzi) mare) mare Fase/i di allevamento svolta/e non oltre 120 t/annue t/annue t/annue preingrasso e ingrasso preingrasso e in- preingrasso e ingrasstate (alcune dograsso (alcune do- di avannotteria) tate di avannotteria) 5-30 milioni di avannotti riproduzione-avannotteria Produttivi Produzione per unità di volume d acqua (densità di allevamento) 2-7 kg/m kg/ m kg/ m 3 - Durata del periodo di allevamento mesi mesi mesi 4-5 mesi Rotiferi, artemia (alimenti vivi), microincapsulato, sbriciolato, estruso Tipo di alimentazione Pellet, mangime e- struso, trofismo naturale mangime estruso mangime estruso Rapporto medio di conversione mangime/prodotto finito 2,5-3/1 1,85-2,50/1 2,25/1 - Specie allevata/e in prevalenza spigole (ma anche orate, cefali e anguille) spigole e orate (per il 90%), saraghi, ombrine, ecc. spigole e orate (in piccole % altri sparidi) Economici Costo medio di produzione nel 2008 (franco allevamento), pezzatura g e g 8-10 /kg 5,40-6,90 /kg 4,70-5,50 /kg spigole, orate, altri sparidi 0,08-0,17 /cadauno (spigola), 0,09-0,15 /cadauno (orata e altri sparidi) Incidenza % costo del lavoro sui costi totali di produzione nel % 18-22% 25-28% - Commerciali Mercato di destinazione Clienti Fonte: Ismea regionale/nazionale grossisti, ristorazione commerciale Taglia del prodotto (g) g g g 2-3 g Incidenza % del fatturato prodotto lavorato su fatturato totale 0% 0-2% 0% - Prodotto/i venduto/i fresco intero fresco intero (98%), altro (2%) fresco intero - regionale/nazionale/estero regionale/nazionale nazionale/estero grossisti, gdo, catering gdo, grossisti altri allevatori 15

16 1. Identificazione del settore Tabella 1.3 I sistemi aziendali di riferimento: indici tecnici di identificazione nell allevamento di mitili Mitili M1 Long-line (impianto flottante) M2 Impianto fisso* Strutturali Localizzazione geografica mar Adriatico, mar Tirreno mar Adriatico, mar Tirreno Tipologia di impianto long-line (filari sospesi) pali fissi o su barriera Area utilizzata (a mare, in laguna) mare aperto mare e laguna entro mezzo miglio dalla costa Superficie media aziendale (ha) di concessione demaniale ha non oltre 50 ha Capacità produttiva (t/annue) non oltre t/annue - Fase/i di allevamento svolta/e raccolta seme selvaggio, semina, rincalzi (in media 3), raccolta prodotto finito semina, rincalzi (1-2), raccolta prodotto finito (il novellame può essere prodotto anche da altri allevamenti) Produttivi Produzione annua totale t/annue t/annue Densità di allevamento fino a 30 kg/metro lineare kg/metro lineare Durata del periodo di allevamento 12 mesi circa 8-10 mesi (da settembre a maggio) Specie allevata/e cozze o mitili (mytilus galloprovincialis) cozze o mitili (mytilus galloprovincialis) Economici Costo medio di produzione nel 2008 (franco allevamento) del prodotto non depurato e non confezionato 0,50-0,55 /kg 0,55-0,58 /kg Incidenza % costo del lavoro sui costi totali di produzione nel % 50-55% Commerciali Taglia del prodotto (g) > 7 cm (circa 25 g) > 7,5 cm Incidenza % del fatturato prodotto confezionato sul fatturato totale 100% 0% Prodotto/i venduto/i Mercato di destinazione Clienti vivo confezionato pronto per la vendita, salvo vendita ad altri allevatori nazionale (80-90%), estero (10-20%) grossisti e allevatori per attività di finissaggio (da 3-4 cm a 6-7 cm) vivo confezionato in grandi calze o sfuso per il passaggio a impianti di depurazione o stabulazione regionale/nazionale (all estero solo alcune partite) una volta confezionato, il prodotto è venduto al dettaglio tradizionale, ristorazione e grossisti * La superficie media aziendale e la produzione totale si riferiscono alla concessione del singolo socio appartenente alla cooperativa. Fonte: Ismea 16

17 2. La filiera 2. LA FILIERA 2.1. Le caratteristiche strutturali I rapporti di filiera Con poco meno di un migliaio di impianti, nel 2008 l acquacoltura ha fornito il 51% del volume e il 35% del valore dell intera produzione ittica nazionale. La bilancia commerciale dei prodotti ittici allevati 3 mostra la dipendenza del mercato italiano dagli approvvigionamenti esteri: l acquacoltura, rispetto all intero settore ittico, si distingue per un maggiore grado di autoapprovvigionamento e per una minore propensione all export. Quasi tutti i prodotti ittici allevati in Italia sono destinati al mercato del vivo e del fresco. Solo una piccola quota della produzione, soprattutto trote, va all industria di lavorazione e trasformazione. Quest ultima importa quasi tutte le materie prime (generalmente si tratta di specie ittiche non fresche, pescate e allevate). Data la stretta relazione esistente tra pesca e acquacoltura a livello produttivo e commerciale 4, la tabella 2.1 riporta i dati principali della filiera ittica in Italia, rinviando alle schede successive per un analisi dei vari indicatori. Tabella 2.1 I numeri della filiera pesca e acquacoltura in Italia Struttura Pesca nel Mediterraneo udm var.% 08/07 07/06 Battelli (n) ,5-2,7 Gross tonnage (GT) ,6-4,4 Potenza motore (kw) ,0-3,4 Acquacoltura Impianti, di cui: (n) trote, anguille e storioni a terra, spigole e orate a terra e a mare (n) altre specie di acqua dolce e specie allevate nelle valli e nei laghi costieri (n) molluschi (n) Offerta Produzione (pesca e acquacoltura), di cui: (000 t) ,3-3,1 pesca nel Mediterraneo (000 t) ,0-6,5 pesca oceanica (000 t) ,5-29,0 acquacoltura (000 t) ,9 2,2 Grado di autoapprovvigionamento (% q.) 41,6 39,9 37,8-5,2-4,1 Fatturato industria conserve ittiche (mln ) ,9 2,8 Fatturato industria surgelati ittici (mln ) ,3-2,3 (segue) 3 Negli scambi con l estero, sono state individuate tre categorie di prodotti, pescati, allevati e pescati e allevati, sulla base della prevalenza di una o di entrambe le modalità di produzione. Per approfondimenti, cfr. paragrafo Cfr. premessa e paragrafo

18 2. La filiera (segue) Tabella 2.1 I numeri della filiera pesca e acquacoltura in Italia Scambi con l'estero 1 udm var.% 08/07 07/06 Import totale prodotti ittici, di cui: (mln ) ,2 2,6 prodotti pescati (mln ) ,7 3,5 prodotti allevati e pescati (mln ) ,9-5,4 prodotti allevati (mln ) ,1 22,4 Peso import totale sul tot. agroalimentare (% v.) 11,5 11,1 10,6-4,9-2,8 Propensione all import (% q.) 69,3 71,1 72,9 2,6 2,6 Export totale prodotti ittici, di cui: (mln ) ,1 0,1 prodotti pescati (mln ) ,7 1,9 prodotti allevati e pescati (mln ) ,8-6,6 prodotti allevati (mln ) ,2 5,7 Peso export totale sul tot. agroalimentare (% v.) 2,5 2,3 2,0-11,2-8,0 Propensione all export (% q.) 26,2 27,4 28,3 3,0 4,9 Saldo totale prodotti ittici (mln ) ,9 3,1 saldo normalizzato (% v.) -73,8-74,3-74,7 0,6 0,8 Domanda Spesa annua delle famiglie 2 (mln ) ,6 1,3 spesa annua pro capite ( /pro capite) 152,07 152,96 149,57-2,2 0,6 Indice delle quantità acquistate dei prodotti ittici 3, di cui: (2000=100) 103,6 104,0 103,1-0,9 0,4 ittici freschi (2000=100) 101,1 102,3 98,8-3,4 1,2 ittici trasformati (2000=100) 106,3 105,7 107,7 1,8-0,6 Indice di penetrazione dei prodotti ittici % 99,2 99,1 99,3 0,2-0,2 Famiglie acquirenti di prodotti ittici in promozione % 75,3 75,6 75,0-0,7 0,3 Mercato Indice dei prezzi al dettaglio dei prodotti ittici 3, di cui: (2000=100) 121,7 123,8 125,7 1,5 1,7 ittici freschi (2000=100) 126,7 128,0 128,4 0,3 1,0 ittici trasformati (2000=100) 117,1 119,9 123,4 2,9 2,4 -) dato non disponibile. 1) Sono esclusi gli oli, le farine e i prodotti non destinati all'alimentazione umana. 2) Spesa Istat per il consumo di pesce. 3) 2000=100, indice Ismea concatenato dei prodotti alimentari acquistati dalle famiglie italiane. 4) Penetrazione nel canale retail. Fonte: Ismea, Istat, Mipaaf-Irepa, Api, Ancit, Nielsen, Databank Per quanto riguarda gli operatori della filiera ittica, in generale, pescatori e acquacoltori sono operatori distinti, in quanto svolgono attività diverse (è un eccezione l acquacoltura estensiva, realizzata nelle lagune e nei laghi, dove può non esserci distinzione tra cattura e allevamento, dato il ridotto intervento umano). La situazione è, invece, differente a valle, dove si muovono varie tipologie di operatori che trattano contemporaneamente prodotto pescato e allevato. Tale aspetto non ha impedito, comunque, di fotografare la filiera del prodotto di allevamento. Diversi fattori la rendono meno complessa di quella del prodotto pescato. Innanzitutto, l offerta nazionale del prodotto allevato si presenta più concentrata: gli acquacoltori sono in numero inferiore ai pescatori e sono localizzati soprattutto in alcune zone d Italia, particolarmente vocate all attività dell acquacoltura. A ciò si aggiunge un attività di importazione che riguarda non molti prodotti e pochi paesi di provenienza, anche se negli ultimi anni l elenco delle specie allevate e scambiate a livello internazionale si è sensibilmente esteso. 18

19 2. La filiera Inoltre, manca quasi sempre la fase di prima commercializzazione presso i mercati ittici, molto più presente nella filiera del prodotto della pesca. Altro fattore che rende la filiera del prodotto allevato nel complesso più corta di quella del prodotto pescato è la presenza di un flusso diretto tra produttori e distribuzione moderna. Quest ultima, con la diffusione dei banchi del pesce fresco, ha da sempre privilegiato i prodotti allevati nazionali e esteri, essendo gli allevatori in grado di soddisfare le richieste della gdo, ossia flussi di approvvigionamento costanti nel tempo, pezzature, qualità e prezzi standard. Nell ambito della filiera dell acquacoltura, occorre poi distinguere tra piscicoltura e molluschicoltura, essendo diversi gli operatori e le attività nella parte alta della filiera. Alla base di questa differenza vi è la natura dei molluschi bivalvi, in quanto trattandosi di animali vivi (e tali devono arrivare sulla tavola del consumatore) e filtratori (elevato è quindi il rischio sanitario) necessitano di determinate zone di produzione e di idonei centri di depurazione e/o di spedizione, secondo le vigenti disposizioni sanitarie 5. Con riferimento specifico alla filiera delle trote, è possibile individuare: la filiera normale, dove vi partecipano l allevatore, il grossista e la gdo (o, meno frequentemente, il dettaglio tradizionale). Si tratta di uno schema abbastanza diffuso, tipico delle imprese a gestione imprenditoriale, che appartengono ai sistemi aziendali T5 e T6 6. Il percorso allevatore commerciante locale dettaglio tradizionale è diffuso invece tra i sistemi aziendali T1 e T2, tipici di imprese a gestione familiare, caratterizzate da una limitata dimensione del mercato di destinazione del prodotto; la filiera allungata, dove oltre all allevatore, al grossista e alla gdo, quest ultima spesso sostituita dal dettaglio tradizionale, operano altre figure. Ad esempio, l allevatore può vendere da altri allevatori non solo avannotti, ma anche trotelle (fino a 100 g.); oppure, l allevatore può vendere le trote vive a imprese di trasformazione per la successiva lavorazione del prodotto stesso, o a grossisti che a loro volta vendono il prodotto al dettaglio tradizionale presso i mercati ittici localizzati nelle aree urbane. Tali percorsi caratterizzano soprattutto le imprese che appartengono ai sistemi aziendali T1, T2, T3 e T4. Ma anche le imprese del sistema T5, poiché una quota rilevante del loro prodotto viene venduta a imprese di lavorazione e trasformazione (in questi casi opera spesso qualche accordo commerciale o qualche collegamento di natura societaria); la filiera corta, dove il prodotto passa direttamente dall allevatore alla gdo o alla ristorazione commerciale e collettiva (catering). Tale schema è molto frequente nei sistemi aziendali T5 (dove il prodotto venduto dagli allevatori è vivo o fresco intero) e T6 (dove il prodotto venduto può essere vivo o fresco intero o lavorato/trasformato). Vi è un altro caso in cui si verifica la filiera corta: coinvolge la pesca sportiva, a cui è destinata una quota marginale della produzione di trote (nei sistemi aziendali T1 e T2), con il passaggio allevatore impianto di pesca sportiva pescatore/consumatore. Con riferimento specifico alle spigole e alle orate, la filiera si mostra meno articolata di quella delle trote. Il prodotto è destinato esclusivamente al mercato del fresco, mentre non viene scambiato prodotto vivo, né tanto meno prodotto non ancora giunto alla taglia commerciale (come accade invece con le trotelle). Alcuni allevatori sono dotati di avannotteria, ma la maggioranza acquista avannotti. Non sono presenti, inoltre, imprese di lavorazione e trasformazione (solo una quota irrisoria del prodotto viene lavorato dalle stesse imprese di acquacoltura). E possibile individuare i seguenti percorsi, entrambi diffusi: la filiera normale, con il percorso allevatore - grossista gdo o ristorazione/catering (o meno frequentemente dettaglio tradizionale), caratterizza tutti e tre i sistemi a- 5 Per approfondimenti, cfr. paragrafo I sistemi aziendali individuati nel segmento produttivo delle trote, T1, T2, T3, T4, T5 e T6 sono descritti nella tabella 1.1 e nella scheda 5. 19

20 2. La filiera ziendali individuati (S1, S2 e S3 7 ); la filiera corta, dove il prodotto va direttamente dall allevatore alla gdo o alla ristorazione commerciale e collettiva: si tratta di un percorso molto diffuso nei sistemi a- ziendali S2 e S3. Infine, per trote, spigole e orate, si inseriscono anche i flussi delle importazioni (rilevanti per spigole e orate) e delle esportazioni (apprezzabili per le trote). Figura 2.1 I principali attori della filiera piscicoltura Allevatori (vendita di avannotti, trotelle) Avannotteria specializzata ALLEVATORI DI TROTE ALLEVATORI DI SPIGOLE E ORATE Pesca sportiva (prodotto vivo) Imprese di lavorazione e trasformazione (prodotto vivo) Commercianti locali (prodotto vivo o fresco) Import (soprattutto spigole e orate) GROSSISTI Export (soprattutto trote) Mercati ittici di redistribuzione Dettaglio tradizionale GDO Ristorazione Catering Flusso principale Flusso rilevante ma non principale Flusso non rilevante CONSUMATORE Fonte: Ismea 7 I sistemi aziendali individuati nel segmento produttivo delle spigole e delle orate, S1, S2 e S3, sono descritti nella tabella 1.2 e nella scheda 5. 20

21 2. La filiera Per quanto riguarda l allevamento dei mitili, la tipologia e la localizzazione dell impianto (M1, in mare aperto, o M2, in laguna 8 ) incidono sulla lunghezza della filiera. Nell ipotesi che il prodotto raccolto non necessiti di essere depurato, perché allevato in mare aperto, come nelle imprese che si caratterizzano per il sistema aziendale M1, si possono individuare i seguenti percorsi: nella filiera normale, la più diffusa, il prodotto viene generalmente confezionato dallo stesso allevatore ed effettua il percorso produttore grossista gdo o dettaglio tradizionale. E importante segnalare che nella vendita dei mitili, a differenza di quanto accade per trote, spigole e orate, la distribuzione tradizionale continua ad avere un ruolo importante, anche se secondario rispetto alla distribuzione moderna 9 ; nella filiera corta, il prodotto confezionato viene venduto direttamente dall allevatore alla distribuzione moderna o alla ristorazione. Si tratta, comunque, di un percorso di rilevanza secondaria; nella filiera allungata, vi partecipano, rispetto alla filiera normale, altre figure, come i mercati ittici, che si collocano tra i grossisti e il dettaglio tradizionale. Nell ipotesi che i mitili necessitino di essere depurati, perché allevati in laguna, come nel sistema aziendale M2, i percorsi che si possono individuare sono analoghi a quelli che caratterizzano la filiera delle vongole veraci, specie allevata esclusivamente in laguna e, quindi, sottoposta necessariamente a un processo di depurazione prima di essere destinata al consumo. Pertanto, in entrambi in casi, dove sono molto diffuse le cooperative (diverse producono sia vongole che mitili), si possono individuare i seguenti percorsi: nella filiera normale, il socio conferisce alla cooperativa che, normalmente, non si occupa della depurazione e del confezionamento del prodotto; pertanto, a sua volta vende il prodotto sfuso a centri di depurazione (CDM) che, generalmente sono anche centri di spedizione (CSM). Successivamente alla depurazione, cui segue il lavaggio, la cernita, il confezionamento e lo stoccaggio, il prodotto viene venduto al grossista, che a sua volta vende al dettaglio tradizionale (sull importanza di quest ultimo canale, valgono le considerazioni riportate precedentemente per i mitili), alla distribuzione moderna o alla ristorazione; nella filiera allungata, rispetto alla filiera normale, il prodotto non depurato può essere ceduto da un CDM-CSM a un altro CDM-CSM; oppure si possono inserire i mercati ittici, che si collocano tra i grossisti e il dettaglio tradizionale; nella filiera corta, che caratterizza soprattutto le grandi aziende, la fase di depurazione e confezionamento viene effettuata dalla stessa cooperativa (che è quindi dotata dell autorizzazione a operare come CDM e CSM), che a sua volta vende il prodotto a grossisti, o direttamente alla distribuzione (moderna e tradizionale) e alla ristorazione. Infine, per i mitili, come per le spigole e le orate, sono rilevanti anche i flussi delle importazioni; le esportazioni sono significative per le vongole veraci, meno per i mitili. 8 I sistemi aziendali individuati nel segmento produttivo dei mitili, M1 e M2, sono descritti nella tabella 1.3 e nella scheda 5. 9 Nel 2008, oltre il 45% degli acquisti in volume di mitili e vongole, da parte delle famiglie italiane per il consumo domestico, è stato effettuato presso la distribuzione tradizionale (pescherie, ambulanti e mercati rionali). Per approfondimenti, cfr. paragrafo

22 2. La filiera Figura 2.2 I principali attori della filiera molluschicoltura acque di tipo A (mare aperto) ALLEVATORI DI MITILI O COZZE acque di tipo B (laguna) ALLEVATORI DI VONGOLE VERACI acque di tipo B (laguna) Altri allevatori per attività di finissaggio Cooperative CDM - CSM Cooperative CDM - CSM Altri CDM - CSM (vendita prodotti non depurati) Mitili e vongole nazionali destinati al consumo umano Import mitili GROSSISTI Export mitili e vongole Mercati ittici Dettaglio tradizionale GDO Ristorazione Catering CONSUMATORE Flusso principale Flusso rilevante ma non principale Flusso non rilevante Fonte: Ismea I flussi di prodotto L analisi dei flussi quantitativi del prodotto ittico allevato è stata effettuata prendendo in considerazione, oltre ai volumi realizzati in Italia, quelli provenienti dall import e quelli destinati all export, individuati nelle statistiche degli scambi con l estero sulla base della prevalenza dell acquacoltura come modalità di produzione. In particolare, sono stati inclusi i flussi in entrata e in uscita dei prodotti esclusivamente o prevalentemente allevati; sono stati invece e- sclusi i prodotti sia pescati sia allevati, per i quali le statistiche degli scambi commerciali non distinguono ciò che proviene dalla pesca da ciò che proviene dall acquacoltura 10. La disponibilità di prodotti ittici allevati, per il 74% rappresentata da prodotto nazionale e per il restante 26% da prodotto importato, è destinata principalmente al consumo interno (95%), mentre è esiguo il flusso destinato all export (5%). 10 La metodologia è descritta nel paragrafo

23 2. La filiera Il consumo interno individuato (oltre 300 mila tonnellate nel 2008) è un consumo apparente, poiché include la quota del prodotto allevato destinato alla lavorazione e/o trasformazione, di difficile quantificazione; trattasi comunque di un quantitativo molto limitato, costituito soprattutto da trote. Nel 2008, il 48% delle 237 mila tonnellate di prodotti ittici allevati in Italia è rappresento da mitili; seguono, per rilevanza in volume, vongole veraci, trote, spigole e orate. I mitili rivestono un ruolo rilevante anche negli scambi con l estero; in questo caso, però, sono considerevoli altresì le importazioni di spigole e orate e le esportazioni delle trote. La bilancia commerciale dei prodotti ittici allevati risulta deficitaria; determinante il saldo negativo rilevato tra i flussi di mitili, spigole e orate. Nell interscambio con l estero, va infine segnalata la predominanza sia in entrata sia in uscita di prodotti vivi e freschi o refrigerati. La distribuzione sul mercato avviene in misura maggiore attraverso il canale retail (57%), nell ambito del quale la distribuzione moderna detiene la quota più elevata (62%). Un altra parte importante del mercato è detenuta dal canale Ho.re.Ca. (hotel, ristoranti, catering), stimato in circa il 43%. Figura 2.3 I flussi di prodotto nella filiera acquacoltura nel 2008 (t e %) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (esclusi i filetti di pesce fresco) Produzione acquacoltura 31% Mitili o cozze t Mitili o cozze 37% Mitili o cozze e 22% vongole 69% 31% Orate Trote Trote 17% 20% Spigole Spigole 11% Spigole e Orate 8% 8% Ostriche 11% Orate Altre specie 6% 2% Altri prodotti 1% Altri prodotti Prodotti vivi, freschi o refrigerati (esclusi i filetti di pesce fresco) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (inclusi i filetti di pesce fresco) 83% 91% Import prodotti ittici allevati Export prodotti ittici allevati 17% t t 9% Disponibilità Mitili o cozze 4% 15% Mitili o cozze t Trote 4% 2% Altri prodotti Consumo apparente Altri prodotti 1% t Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (inclusi i filetti di pesce fresco) 57% 43% Retail Ho.Re.Ca. 62% 38% Gdo Dettaglio tradizionale Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api, Istat 2.2. Le tendenze in atto Negli anni Ottanta e Novanta, l evoluzione delle tecniche produttive ha determinato un forte sviluppo dell acquacoltura; tale attività ha assunto un ruolo sempre più importante nel setto- 23

24 2. La filiera re ittico italiano, anche per il ridimensionamento dell attività di pesca marittima. Con la domanda di prodotti ittici in aumento, l acquacoltura è riuscita a trovare ampi spazi nel mercato italiano, grazie altresì allo sviluppo della gdo che ne ha favorito la distribuzione al dettaglio. La crescente domanda di prodotti ittici è stata soddisfatta ricorrendo anche alle importazioni, nel tempo sempre più rilevanti. In effetti, il processo di internazionalizzazione degli scambi e il forte sviluppo dell acquacoltura soprattutto nei paesi in via di sviluppo hanno fatto sì che anche il mercato italiano venisse sommerso da prodotto ittico importato, non solo pescato ma anche allevato, perché competitivo in termini di prezzo. Negli ultimi anni, la domanda di prodotti ittici in Italia è rallentata, fino a registrare una flessione nel 2008, complice la difficile situazione economica, quando il consumo pro capite è sceso a 20,5 kg, il livello più basso degli ultimi dieci anni. Il 2008 si è chiuso, in effetti, con un chiaro ridimensionamento del settore ittico italiano sul mercato interno ed estero. La produzione del settore primario (pesca marittima e acquacoltura) ha accusato una flessione dell 11,3% in volume e del 15,2% in valore, da imputare alla dinamica negativa delle catture in mare e, in misura inferiore, all acquacoltura. Sono risultate in netta flessione anche le esportazioni di prodotti ittici (-8,6% rispetto al 2007), complice non solo la contrazione della produzione interna ma anche la riduzione della domanda da parte dei paesi Ue, i principali clienti italiani. La flessione della domanda interna, soprattutto nella componente extra-domestica, ha determinato un calo delle importazioni che, interrompendo la crescita in atto da numerosi anni, hanno segnato un -4% rispetto al A fine anno, la bilancia commerciale del settore ittico italiano ha registrato una riduzione del disavanzo in volume (-3,2%) e in valore (-2,9%). Per effetto di tali dinamiche, il grado di autoapprovvigionamento si è abbassato ulteriormente fino a quota 37,8%, mentre la propensione all import ha quasi raggiunto il 73%; contestualmente il grado di copertura dell import è sceso al di sotto del 15%. La propensione all export è aumentata, ma per una riduzione dei flussi in uscita inferiore a quella accusata dalla produzione ittica. Tabella 2.2 Il bilancio di approvvigionamento del settore ittico (t) var.% 08/07 07/06 tvma Produzione ittica ,3-3,1-2,0 Importazioni ,0 3,6 2,5 Esportazioni ,6 1,6 2,9 Saldo commerciale ,2 3,9 2,5 Movimento ,7 3,3 2,6 Consumo apparente ,4 1,0 0,6 Consumo pro capite (kg) 22,1 22,1 20,5-7,2 0,3-0,2 Grado di autoapprovvigionamento (%) 41,6 39,9 37,8-5,2-4,1-2,6 Propensione all'export (%) 26,2 27,4 28,3 3,0 4,9 5,0 Propensione all'import (%) 69,3 71,1 72,9 2,6 2,6 2,0 Grado di copertura dell'import (%) 15,7 15,4 14,7-4,8-1,9 0,3 Saldo normalizzato (%) -72,9-73,3-74,4 1,5 0,6-0,1 1) Pesca marittima e acquacoltura. 2) Pesci, molluschi e crostacei ed altri invertebrati acquatici e loro preparazioni. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Mipaaf-Irepa, Api, Istat Il 2008 è stato un anno negativo anche per il settore dell acquacoltura, sul fronte sia produttivo e commerciale sia della domanda finale; il quadro che è emerso è risultato, in ogni modo, migliore di quello rilevato per l intero settore primario. 24

25 2. La filiera Tabella 2.3 Il bilancio di approvvigionamento del settore dell'acquacoltura (t) var.% 08/07 07/06 tvma Produzione acquicola ,9 2,2 1,4 Importazioni ,4 11,8 2,9 Esportazioni ,6 0,5 2,2 Saldo commerciale ,3 14,6 3,1 Movimento ,4 10,0 2,8 Consumo apparente ,5 4,6 1,8 Consumo pro capite (kg) 5,1 5,3 5,1-4,3 3,9 1,0 Grado di autoapprovvigionamento (%) 80,1 78,2 77,9-0,4-2,4-0,2 Propensione all'export (%) 6,1 6,0 6,1 1,3-1,6 0,6 Propensione all'import (%) 24,8 26,5 26,8 1,2 6,9 0,8 Grado di copertura dell'import (%) 19,7 17,7 17,7-0,2-10,1-0,9 Saldo normalizzato (%) -67,1-69,9-70,0 0,1 4,2 0,3 1) Prodotti ittici allevati. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api, Istat Il bilancio di approvvigionamento del settore dell acquacoltura, pur con i limiti legati alla quantificazione dei flussi in entrata e in uscita 11, mette in evidenza per il 2008 una flessione annua della produzione e del consumo apparente. La debolezza della domanda ha portato a un calo delle importazioni, con una conseguente riduzione del disavanzo della bilancia commerciale (in volume e in valore), nonostante la flessione delle esportazioni. Il grado di autoapprovvigionamento è risultato stazionario, mentre la propensione all import ha mostrato una lieve crescita: le importazioni, seppure in riduzione, continuano ad essere molto rilevanti, tali da influenzare il mercato interno, in termini di volumi scambiati e di prezzi praticati. Figura 2.4 Dinamica congiunturale dell'offerta, della domanda e degli scambi con l'estero nel settore dell'acquacoltura miglioramento stabilità peggioramento /02 04/03 05/04 06/05 07/06 08/07 Fonte: Ismea 11 Sono presi in esame, come nella figura 2.3, le importazioni e le esportazioni dei prodotti esclusivamente o prevalentemente allevati. 25

26 2. La filiera Un indicatore di sintesi 12 della dinamica congiunturale dell offerta, della domanda e degli scambi con l estero negli ultimi sei anni è rappresentato nella figura 2.4. Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008, il valore dell indicatore ha registrato il massimo peggioramento nella congiuntura proprio nel 2003, quando la produzione acquicola è crollata (-26% in volume e 14% in valore) per il netto ridimensionamento della produzione di mitili e vongole, da imputare alle temperature eccezionalmente elevate che si sono avute per tutta l estate. Il conseguente inasprimento del deficit commerciale con l estero ha ulteriormente aggravato la situazione. Nel 2004, l indicatore è sensibilmente migliorato, in seguito alla netta ripresa dell offerta e dei consumi interni. Nel triennio , la congiuntura ha invece risentito di un netto rallentamento della produzione e di una crescente dipendenza dall estero. La situazione cambia di poco nel 2008, quando si è assistito a una riduzione del deficit negli scambi con l estero, mentre offerta e consumi interni sono risultati in flessione. Non solo, i prezzi alla produzione hanno risentito della debolezza della domanda e della presenza di prodotto importato che, seppure in riduzione, ha continuato ad essere considerevole. Tali dinamiche congiunturali e i mutamenti strutturali che ne sono derivati, anticipati nella tabella 2.4, saranno dettagliati nelle schede successive. Tabella 2.4 Le tendenze in atto in Italia nel settore dell acquacoltura Dinamiche congiunturali (2008/2007) Dinamiche strutturali Offerta Domanda Mercato Scambi con l estero Fonte: Ismea Flessione della produzione, soprattutto a causa dell andamento negativo del segmento dei mitili; in calo anche la produzione di anguille, spigole, orate e trote. Flessione dei consumi dei principali prodotti allevati. In casa, solamente mitili e orate (quest ultime sostituendosi alle spigole) hanno mostrato una crescita degli acquisti in volume e in valore. Prezzi alla produzione influenzati dalla massiccia presenza di prodotto importato (per spigole e orate) e da una domanda in flessione (per trote, trote salmonate, spigole e vongole). Miglioramento della disavanzo in volume della bilancia commerciale dei prodotti ittici allevati, per una netta flessione delle importazioni di spigole. In riduzione anche le esportazioni (soprattutto di spigole e mitili). Sulla riduzione del disavanzo in valore ha influito anche la riduzione dei prezzi all import delle orate (un elevata produzione di tale specie in Grecia si è riversata sul mercato italiano a prezzi molto bassi). Processo di ristrutturazione nel segmento delle trote (scomparsa delle piccole realtà produttive, concentrazione e adeguamento tecnologico). In ridimensionamento il segmento delle anguille. Espansione dell allevamento in gabbie a mare delle specie marine. Crescita sostenuta nei quantitativi prodotti di storioni (specie di particolare pregio per i suoi derivati, come il caviale). Ormai stabilizzata la produzione di trote, spigole e orate. Disaffezione del consumatore verso le trote, a vantaggio dei prodotti di importazione più e- conomici (ad esempio, pesce persico e pangasio) e dei prodotti marini allevati (spigole e orate) ritenuti di qualità superiore. Aumento dei costi di produzione da imputare ai rincari del mangime, dell energia (elettricità e carburante) e dell ossigeno liquido. Crescente concorrenza di prezzo delle spigole e orate greche. Crescente dipendenza dall estero negli scambi di prodotti ittici allevati. Elevata influenza delle importazioni di spigole e orate sull andamento del mercato interno. Perdita di quote di mercato nei tradizionali mercati di sbocco (Austria e Germania per le trote, Germania per le orate), miglioramento del posizionamento in Spagna (mitili) e in Regno Unito (orate e spigole). Nei paesi dove esporta, l Italia conferma la posizione di fornitore secondario. I prodotti ittici italiani esportati non hanno un identità specifica che li differenzia da quelli dei diretti concorrenti e, di conseguenza, competono soltanto sul prezzo. 12 Tale indicatore prende in considerazione le variazioni percentuali annue delle principali variabili (produzione acquicola, consumo apparente e saldo della bilancia commerciale) nel periodo , le normalizza in un intervallo tra 0 e 100 e ne fa la media. L indicatore ottenuto varia tra 0 e 100. Il giudizio che si fornisce, rispetto agli anni precedenti, può essere di miglioramento, se l indice si muove tra 0 e 33, di stabilità, se si muove tra 33 e 66, di peggioramento, se si muove tra 66 e

27 3. Le regole del gioco 3. LE REGOLE DEL GIOCO 3.1. Inquadramento giuridico dell acquacoltura Dal punto di vista giuridico, l acquacoltura in Italia è un attività agricola. Tale equiparazione, sancita dalla legge 102/92 13 integrata dalla legge 122/01 14, è stata ribadita nel nuovo articolo 2135 del c.c., contenuto nell art. 1, c.1, del dlgs. 228/01 15 : E' imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine. [ ]. Il dlgs. 226/01 16, modificato dal dlgs. 154/04 17, ha poi introdotto la definizione di imprenditore ittico chi esercita, in forma singola o associata o societaria, l attività di pesca professionale, diretta alla cattura o alla raccolta di organismi acquatici in ambienti marini, salmastri o dolci, e le attività connesse equiparandolo all imprenditore agricolo, fatte salve le più favorevoli disposizioni di legge. Successivamente, è intervenuto il dlgs. 100/05 18, che ha esplicitato il raccordo tra pesca e acquacoltura, poiché stabilisce che: Fatte salve le più favorevoli disposizioni di legge, l imprenditore ittico è equiparato all imprenditore agricolo e le imprese di acquacoltura sono equiparate all imprenditore ittico La normativa di riferimento Quadro generale Il quadro normativo che disciplina l acquacoltura, in parte comune alla pesca, interessa i tre diversi livelli, comunitario, nazionale e regionale, in cui si articola la politica di settore. A livello comunitario, l Ue si è dotata della Politica comune della pesca (Pcp) proprio per gestire la pesca e l acquacoltura. Tale strumento, che al suo interno contiene misure strutturali (il Fep), di conservazione e gestione delle risorse, di organizzazione comune dei mercati (l Ocm), di relazione con i paesi terzi e di controllo e applicazione, è attualmente oggetto di riesame da parte della Commissione europea. Infatti, nonostante i progressi registrati con la precedente riforma del 2002, nel Libro Verde dell aprile sono attribuite alla Pcp le seguenti carenze strutturali: 13 Legge 5 febbraio 1992, n. 102 Norme concernenti l attività di acquacoltura, pubblicata nella G.U. n. 39 del 17/02/ Legge n. 122 del 27 marzo 2001 "Disposizioni modificative e integrative alla normativa che disciplina il settore agricolo e forestale pubblicata nella G.U. n. 89 del 17/04/ Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 "Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57" pubblicato nella G.U. n. 137 del 15/06/01 - Supplemento Ordinario n Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 226 "Orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57" pubblicato nella G.U. n. 137 del 15/06/01 - Supplemento Ordinario n Decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 154 Modernizzazione del settore della pesca e dell acquacoltura, a norma dell articolo 1, comma 2, della legge 7 marzo 2003, n. 38 pubblicato nella G.U. n. 146 del 24/06/ Decreto Legislativo 27 maggio 2005, n. 100 "Ulteriori disposizioni per la modernizzazione dei settori della pesca e dell'acquacoltura e per il potenziamento della vigilanza e del controllo della pesca marittima, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 7 marzo 2003, n. 38" pubblicato nella G.U. n. 136 del 14/06/ Commissione delle Comunità Europee, Libro verde Riforma della politica comune della Pesca, Bruxelles, 22/4/2009, COM (2009), 163 definitivo. 27

28 3. Le regole del gioco incapacità di risolvere il problema della sovraccapacità della flotta; mancanza di obiettivi politici precisi; presenza di un sistema decisionale basato su considerazioni a breve termine; presenza di un insufficiente sistema di definizione delle responsabilità; scarsa volontà politica di garantire il rispetto delle norme e un basso livello di adempimento da parte del settore. Per quanto riguarda in modo particolare l'acquacoltura, la Commissione europea ha rimandato ad una specifica Comunicazione che è stata adottata nell aprile In questo documento sono messi in evidenza quelli che sono ritenuti i principali fattori alla base del ristagno produttivo dell acquacoltura comunitaria, in un contesto mondiale in cui il settore è invece in continua crescita. Certi che il consumo mondiale di pesce continuerà ad aumentare e sarà sempre più soddisfatto da prodotti allevati, al fine di favorire la ripresa del settore, la Commissione europea ritiene fondamentale stimolare l'acquacoltura promuovendo le seguenti strategie, sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, in stretta collaborazione con le autorità nazionali e regionali: rendere il settore più competitivo e diversificato, per far fronte alla pressione esercitata dalle importazioni, attraverso: o un maggiore sostegno alle iniziative di ricerca e sviluppo tecnologico, con priorità per le tecnologie rispettose dell ambiente, della salute umana e animale; o una pianificazione dello spazio marittimo in cui venga pienamente riconosciuta l importanza strategica dell acquacoltura; o una modifica dell Ocm per consentire all acquacoltura di far fronte alle richieste del mercato, con particolare attenzione alle organizzazioni di produttori, all informazione dei consumatori e all etichettatura; o un aiuto alle imprese per rafforzare la propria posizione a livello internazionale; favorire uno sviluppo sostenibile dell acquacoltura, attraverso: o la promozione di un'acquacoltura rispettosa dell'ambiente (cruciale è la depurazione delle acque) e di un ambiente rispettoso dell'acquacoltura (con la piena applicazione delle direttive quadro in materia di acque e sulla strategia marittima); o la promozione di un acquacoltura che garantisca elevati standard di salute e benessere per gli animali acquatici, che possa disporre di farmaci veterinari (oggi presenti in misura insufficiente) in grado di ovviare ai rischi sanitari e che utilizzi mangimi di elevata qualità, prodotti secondo un metodo sostenibile; o il rispetto dei requisiti di qualità e sicurezza, in grado di proteggere la salute dei consumatori e rendere sempre più noti gli effetti benefici dei prodotti allevati; migliorare l immagine e la governance del settore, attraverso: o una maggiore applicazione della normativa Ue da parte degli stati membri, che garantirebbe condizioni eque di concorrenza tra gli operatori economici; o la semplificazione del quadro legislativo comunitario, invitando gli stessi stati membri a ridurre gli oneri amministrativi, in particolare rendendo più semplici le procedure di rilascio delle licenze; 20 Commissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio, Costruire un futuro sostenibile per l acquacoltura Un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile dell acquacoltura europea, Bruxelles, 8/4/2009, COM (2009), 162 definitivo. 28

29 3. Le regole del gioco o la promozione di una corretta informazione, al fine di migliorare l'immagine dell'acquacoltura; o l ampliamento della base informativa sul settore dell'acquacoltura (in questa direzione si muove il reg. Ce n. 762/08 sulle statistiche), fondamentale per monitorare l evoluzione del settore. La tabella di seguito riportata contiene alcune delle principali normative che a livello comunitario e nazionale regolamentano l attività di un impianto di acquacoltura. Nel paragrafo 3.2.2, l attenzione è rivolta al Fep, uno dei principali strumenti finanziari a sostegno dell acquacoltura, mentre nel paragrafo è stato dato spazio agli adempimenti amministrativi necessari per aprire un nuovo impianto, così numerosi e complessi da essere ritenuti una rilevante barriera all entrata. Tabella 3.1 La normativa comunitaria e nazionale di riferimento Normativa Descrizione Ocm nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura (reg. Ce n. 104/00) Etichettatura dei prodotti ittici (reg. Ce n. 104/00 e reg. Ce n. 2065/01, applicati in Italia secondo le modalità contenute nel dm. del Mipaaf del 27/03/02 e nelle circolari Mipaaf n del 21/12/01 e n del 27/05/02), in vigore dal 1 gennaio Tracciabilità (reg. Ce n. 178/02) Igiene e sicurezza alimentare (reg. Ce n. 852/04, 853/04, 854/04, 882/04), entrati in vigore il 1 gennaio 2006 Dlgs. 148/2008 in attuazione della direttiva 2006/88/Ce relativa alle condizioni di polizia sanitaria e prevenzione in acquacoltura (cui hanno fatto seguito diversi atti normativi della Ce in applicazione alla direttiva) Strumenti previsti: 1) norme comuni per la commercializzazione dei prodotti freschi (tra cui l'etichettatura); 2) organizzazioni di produttori (Op), associazioni volontarie di pescatori istituite per facilitare la stabilizzazione dei mercati e attenuare gli effetti di improvvise fluttuazioni della domanda; 3) sistema di sostegno dei prezzi basato su meccanismi di intervento (di fatto non applicato in Italia); 4) regime di scambi con i paesi terzi. Per i pesci, molluschi e crostacei (inclusi i filetti, vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia), provenienti dall'attività di acquacoltura, l'etichetta deve contenere nella vendita al dettaglio: a) la denominazione commerciale della specie (secondo il decreto ministeriale del 27/03/02, più volte integrato); b) il metodo di produzione, ovvero "allevato"; c) il paese di produzione. Nelle fasi precedenti alla vendita al dettaglio, l'etichetta deve indicare anche la denominazione scientifica. La normativa disciplina anche la vendita dei miscugli, prevede l'esenzione per i piccoli quantitativi e un specifico sistema di controllo. Il reg. stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare. Dal 2005 è obbligatoria la rintracciabilità degli alimenti in tutte le fasi della filiera. Il reg. Ce n. 852/04 indica i requisiti generali e specifici in materia di igiene da applicare a tutte le fasi del processo di produzione, dalla produzione primaria fino alla vendita al consumatore finale: tra gli obblighi specifici, l attivazione di un sistema di autocontrollo (basato sul sistema Haccp se l azienda trasforma il prodotto) e la tenuta delle registrazioni. Il reg. Ce n. 853/04 stabilisce norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale (tra cui i prodotti della pesca e dell acquacoltura) I reg. Ce n. 854/04 e n. 882/04 completano il quadro normativo in materia di igiene, fissando norme specifiche per l organizzazione dei controlli ufficiali sui prodotti di origine animale e sui mangimi. La normativa fissa: 1) le norme di polizia sanitaria che disciplinano l immissione sul mercato, l importazione e il transito degli animali d acquacoltura e relativi prodotti; 2) le misure preventive minime da adottare nei confronti delle malattie; 3) le misure minime di lotta da applicare in caso di presenza sospetta o conclamata di un focolaio di alcune malattie degli animali acquatici. (segue) 29

30 3. Le regole del gioco (segue) Tabella 3.1 La normativa comunitaria e nazionale di riferimento Normativa Gestione dei residui di allevamento Gestione sanitaria/utilizzo farmaci veterinari Trasporto del pesce vivo Gestione dell alimentazione Importazione ed esportazione Acquacoltura biologica Dlgs. 153/04 e 154/04 (modernizzazione nel settore pesca e acquacoltura) Programma nazionale triennale della pesca e dell acquacoltura ( ) Descrizione Il reg. Ce n. 1774/02 detta le norme sulla gestione sanitaria dei sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano (es. il pesce morto in allevamento, il pesce scartato in fase di cernita, le viscere derivanti da macellazione, i molluschi bivalvi morti, ecc.): sono definiti la loro identificazione, le modalità di gestione e trasporto, documenti e adempimenti. Il dlgs. 152/06 disciplina lo smaltimento dei rifiuti (quelli provenienti da attività agricole sono classificati come speciali ). Il dlgs. 158/06 contiene il divieto di utilizzazione di alcune sostanze nelle produzioni animali e disciplina la somministrazione di medicinali veterinari contenenti sostanze regolamentate dallo stesso decreto legislativo. Il dpr. 320/54 (regolamento della polizia veterinaria) modificato dal dpr. 317/96 regola i documenti sanitari e amministrativi relativi al trasporto di animali vivi, quindi anche di pesci vivi (comprese le uova embrionate). Negli alimenti utilizzati in acquacoltura devono essere garantiti: - l assoluta assenza di farine di carne e di tutte le altre materie indicate nella decisione Ce n. 766/2000 e successive modifiche e integrazioni; - il rispetto dei limiti massimi per diossine nei mangimi composti e nelle materie prime (direttiva 2001/102/Ce); - il rispetto dei limiti massimi per altre sostanze indesiderabili negli alimenti per animali, come i metalli pesanti e i pesticidi (direttiva 1999/29/Ce e direttiva 2002/32/Ce); - il rispetto delle norme che regolano l utilizzo dei farmaci veterinari e di a- limenti medicamentosi (dlgs. 119/92 relativo ai farmaci veterinari, dlgs. 90/93 relativo ai mangimi medicati, reg. Ce n. 2377/90 relativo ai limiti massimi di residui di medicinali veterinari negli alimenti di origine animale). Registrazione all Uvac (Ufficio veterinario adempimenti comunitari) per gli scambi intracomunitari e obbligo dell azienda importatrice di comunicare entro 24 ore via fax all Uvac e all Asl l arrivo della merce (Dlgs. 28/93). La procedura è più complessa nell ipotesi degli scambi con i paesi terzi (l interlocutore è il Pif, Posto di ispezione frontaliera). Il reg. Ce n. 834/2007 ha incluso nell ambito normativo sul biologico i prodotti dell acquacoltura. Con il reg. Ce n. 710/2009, che modifica il reg. Ce n. 889/08 recante modalità di applicazione del reg. Ce n. 834/07, vengono dettagliate le norme comunitarie per la produzione di animali e alghe marine dell acquacoltura biologica. I dlgs 153/04 e 154/04 hanno modificato la normativa nazionale della pesca e dell acquacoltura, abrogando la legge 41/82 (la legge di programmazione per eccellenza del settore ittico), la legge 72/92 (che aveva istituito il Fondo di solidarietà nazionale della pesca), numerosi articoli della legge 963/65 (disciplina della pesca marittima) e alcuni articoli del dlgs. 226/01 (orientamento e modernizzazione del settore pesca e acquacoltura). Tra le principali novità introdotte dal dlgs. 154/04, si segnalano la programmazione di settore (modificando le finalità e i contenuti del documento di programmazione nazionale della pesca e dell acquacoltura), la revisione dei comitati interministeriali, una migliore definizione di imprenditore ittico e delle attività connesse, la revisione dell istituto del fondo di solidarietà nazionale (proseguita con altre norme emanate successivamente), la promozione della cooperazione e dell associazionismo. E il documento di programmazione nazionale del settore ittico, valido per il triennio , che prevede tra gli strumenti di intervento che coinvolgono anche il settore dell acquacoltura: - la promozione della cooperazione e dell associazionismo (per realizzare corsi di aggiornamento e riqualificazione, per favorire lo sviluppo e la valorizzazione della produzione nazionale, per realizzare contratti di programma, progetti sperimentali e convenzioni per la fornitura di servizi di settore); - campagne di sensibilizzazione, informazione e promozione (per la valorizzazione della produzione nazionale e la tutela del consumatore); - la promozione di strumenti creditizi, assicurativi e finanziari; - la promozione della ricerca scientifica (fissando alcune priorità, come studi per l armonizzazione dei regimi concessori degli spazi marini aperti e per lo sviluppo dell acquacoltura off shore e di nuove specie allevabili). Fonte: Ismea 30

31 3. Le regole del gioco Il Fep e l acquacoltura Dal 1 gennaio 2007, il Fep ha sostituito lo Sfop nel quadro degli interventi strutturali di sostegno della Comunità a favore dello sviluppo sostenibile del settore della pesca e dell acquacoltura. Per realizzare gli obiettivi fissati nel reg. Ce n. 1198/06 21, il Fep è strutturato intorno a 5 assi prioritari. L asse 2 riguarda in particolare l acquacoltura, oltre la pesca in acque interne, la trasformazione e la commercializzazione. Tabella 3.2 L acquacoltura nel Fep Assi prioritari, misure e sottomisure Descrizione/Attività finanziabili Asse 2 - Acquacoltura, pesca in acque interne, trasformazione e commercializzazione Investimenti produttivi nel settore dell'acquacoltura (art. 29 del reg. Ce n. 1198/06) - misura 2.1, sottomisura 1 Misure idroambientali (art. 30 del reg. Ce n. 1198/06) - misura 2.1, sottomisura 2 Misure sanitarie e veterinarie (artt. 31 e 32 del reg. Ce n. 1198/06) - misura 2.1, sottomisura 3 e 4 I principali obiettivi dell'asse 2 (indicati nel Programma operativo dell Italia) sono: - diversificare e aumentare la produzione interna, al fine di ridurre il livello di dipendenza dall'import; - migliorare la qualità dei prodotti in termini ambientali, di sicurezza alimentare e commerciale; - promuovere nuovi sbocchi di mercato; - favorire il consolidamento e lo sviluppo delle micro e piccole imprese. Sono finanziabili gli investimenti destinati alla costruzione, all'ampliamento e all'ammodernamento di impianti per uno o più dei seguenti obiettivi: - diversificazione verso nuove specie con buone prospettive di mercato; - applicazione di metodi di allevamento rispettosi dell'ambiente (ad esempio, l allevamento off-shore, o in mare aperto, e l allevamento con ricircolo idrico, ovvero impianti a terra in cui le acque affluenti sono trattate per essere riutilizzate); - sostegno a forme di acquacoltura tradizionale (ad esempio, l allevamento estensivo o semi-intensivo in laguna); - sostegno per l'acquisto di attrezzature volte a proteggere gli allevamenti da predatori selvaggi; - miglioramento delle condizioni di lavoro e di sicurezza dei lavoratori. Sono concesse indennità compensative per l uso in acquacoltura di metodi di produzione che contribuiscono a tutelare e migliorare l ambiente e preservare la natura: forme di allevamento con impatto positivo sull'ambiente, partecipazione a ai programmi Emas (reg. Ce n. 761/01), allevamenti biologici e acquacoltura sostenibile compatibile con i vincoli delle zone di Natura Sono concesse indennità compensative ai molluschicoltori, per cessazione temporanea della raccolta in caso di fioriture di alghe tossiche (quando la sospensione dura per più di 4 mesi consecutivi, con l indennità che può essere concessa per un massimo di 12 mesi nell'arco dell'intero periodo di programmazione), e aiuti per le misure di lotta delle malattie esotiche e per i programmi di eradicazione delle malattie non esotiche. Fonte: reg. Ce n. 1198/2006, reg. Ce n. 498/07 22, Vademecum Fep 23, Programma operativo Fep per l Italia (dicembre 2007) Per quanto riguarda in modo specifico il settore dell acquacoltura, i documenti di programmazione per l Italia (il Piano strategico nazionale e il Programma operativo) 24, attraverso il finanziamento delle sottomisure 1, 2, 3 e 4 della misura 2.1, pongono l accento sulla necessità di rafforzare la competitività delle imprese italiane attraverso il finanziamento di investimenti 21 Reg. Ce n. 1198/06 del Consiglio del 27 luglio 2006, relativo al Fondo europeo per la pesca (G.U.C.E. L 223/1 del 15/08/06). 22 Reg. Ce n.498/07 della Commissione del 27 marzo 2007, recante modalità di applicazione del Reg. Ce n. 1198/06 del Consiglio relativo al Fondo europeo per la pesca (G.U.C.E. L 120/1 del 10/05/07). 23 Commissione delle Comunità Europee, Vademecum Fep, Bruxelles, 26/03/ Ciascun stato membro ha adottato un Piano strategico nazionale per il settore della pesca, documento di programmazione di riferimento in cui sono indicati gli assi prioritari, i campi di applicazione, gli obiettivi e i risultati attesi. Il Programma operativo, anche esso unico per ogni stato membro, contiene le modalità di applicazione del Fep, descrivendo la strategia (le linee strategiche generali, gli obiettivi globali e specifici), gli assi prioritari e le misure, il piano di finanziamento e le disposizioni di attuazione. Entrambi i documenti di programmazione sono stati elaborati, previa opportuna consultazione con le autorità regionali e locali e con le parti economiche e sociali, e successivamente inoltrati alla Commissione europea per la necessaria approvazione. 31

32 3. Le regole del gioco produttivi e interventi finalizzati a superare gli eventuali limiti di natura sanitaria e veterinaria che si possono verificare. In particolare, il finanziamento di nuovi impianti o l ampliamento e l ammodernamento di quelli esistenti dovrà puntare alla diversificazione produttiva (tenendo conto dei risultati positivi che si sono avuti con l introduzione di specie esotiche, come la vongola filippina, ma evitando al tempo stesso alterazioni negative dell ecosistema) e, nella creazione di impianti di maricoltura, alla riconversione degli addetti alla pesca o all integrazione del reddito. Al tempo stesso, i progetti di investimento saranno sottoposti a una attenta valutazione di impatto ambientale e, in tal senso, saranno promosse le produzioni ittiche sostenibili e certificabili tramite l applicazione di tecniche di acquacoltura che riducono l impatto negativo sull ambiente. Come saranno finanziati i progetti finalizzati a sostenere le tradizionali attività dell acquacoltura, importanti per preservare e sviluppare il tessuto socioeconomico e l ambiente. L obiettivo di promuovere un acquacoltura sostenibile dal punto di vista ambientale sarà perseguito anche attraverso il finanziamento di forme di allevamento che contribuiranno a tutelare e migliorare l ambiente e preservare la natura (rientra tra le misure idroambientali l acquacoltura biologica). Tabella Fep : la dotazione finanziaria per asse prioritario e amministrazione competente (valori in migliaia di euro) Assi prioritari Contributo Contributo nazionale Fep Stato Regioni Totale settore pubblico Peso % per asse Asse 1 - Adeguamento della flotta da pesca comunitaria ,0 Asse 2 - Acquacoltura, pesca in acque interne, trasformazione e commercializzazione ,0 Asse 3 - Misure di interesse comune ,5 Asse 4 - Sviluppo sostenibile delle zone di pesca ,5 Asse 5 - Assistenza tecnica ,0 Totale ,0 Contributo % 50,0 40,0 10,0 100,0 Regioni in obiettivo convergenza (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) ,0 Regioni fuori obiettivo convergenza (tutte le altre) ,0 Fonte: elaborazioni Ismea su dati contenuti nella decisione della Commissione C(2007) La dotazione finanziaria comunitaria del Fep destinata all Italia per il periodo è di circa 424 milioni euro (il 9,8% del totale stanziato per i 27 Paesi Ue). La percentuale di cofinanziamento Fep per tutti gli assi e misure è pari al 50% del totale del finanziamento pubblico ammesso: pertanto, Ue e Stato italiano potranno finanziare attività per un importo complessivo pari a poco meno di 849 milioni di euro. Del contributo nazionale, un 80% è a carico dell Amministrazione centrale, il restante 20% è a carico delle regioni. Il 75% dei fondi è destinato alle regioni in obiettivo convergenza, mentre il restante 25% alle regioni fuori obiettivo convergenza. All asse prioritario 2 è stato assegnato il 25% del totale della dotazione finanziaria pubblica, ovvero più di 212 milioni di euro, di cui 159 milioni assegnati alle regioni in obiettivo convergenza (la Sicilia assorbe il 27% del totale delle risorse pubbliche, tra comunitarie, nazionali e regionali, seguita dalla Puglia con il 21% e dalla Campania con il 17%) e i restanti 53 milioni assegnati alle regioni fuori obiettivo convergenza (prime fra tutte il Veneto con un 4% del totale, seguito dalle Marche con il 3,7%). 25 Decisione della Commissione del 19/12/07 che approva il Programma operativo dell intervento comunitario del Fondo europeo per la pesca in Italia per il periodo di programmazione (Bruxelles, 19/12/07, C(2007) 6792). 32

33 3. Le regole del gioco Ai 212 milioni di euro di risorse pubbliche previste per il periodo vanno aggiunti altri 102 milioni di euro, stimati come contributo spesa dei beneficiari privati nelle ipotesi in cui non è previsto un intensità dell aiuto al 100% del costo totale ammissibile. La misura 2.1 relativa all acquacoltura rientra tra le misure a diretta gestione regionale. A partire dal 2009 sono stati attivati i primi bandi relativi alle sottomisure e da parte di molte regioni Gli adempimenti amministrativi per realizzare un nuovo impianto di acquacoltura Gli impianti d acquacoltura, a terra o in mare, sono opere assimilabili a quelle edili. Intervengono sul territorio apportando, in diversa misura, delle modifiche all ambiente e al panorama. Per questo motivo gli allevamenti ittici necessitano di numerose autorizzazioni da parte delle amministrazioni pubbliche competenti, principalmente Comune, Regione e Provincia. Gli acquacoltori segnalano da tempo che per la realizzazione di un nuovo insediamento ittico è necessario superare un articolato e complesso percorso amministrativo-burocratico. Le osservazioni più comuni riguardano la mole di documenti da produrre, spesso in doppia o triplice copia, la sovrapposizione delle competenze dei vari enti e soggetti pubblici che talvolta rimandano ancora ad altri soggetti alcune responsabilità e, soprattutto, i tempi di licenziamento delle pratiche. I tempi medi complessivi, affinché un imprenditore o una società ottenga tutte le autorizzazioni, risultano intorno ai 2 anni. Periodo non trascurabile se si immagina che per realizzare un nuovo impianto d acquacoltura è necessario investire un importante capitale, anche in presenza di un cofinanziamento pubblico. Bisogna considerare che, oltre ai tempi di attesa, la produzione di documenti, atti, certificati, relazioni, planimetrie hanno un costo che non è solo relativo alla produzione stessa, ma è anche legato all occupazione di risorse impegnate a seguire il percorso dei dossier nelle tappe dei vari uffici. Le attribuzioni amministrative in materia di pesca ed acquacoltura hanno subito nel corso degli anni più di uno spostamento da un dicastero all altro, fino ad arrivare ad un decentramento a favore delle amministrazioni periferiche. Inoltre, questo settore è stato inserito in un ambito gestionale più ampio, avendo connessioni, per esempio, con l ambiente, con l urbanizzazione della fascia costiera, con il turismo. In questo percorso è necessario far riferimento almeno ai dlgs n. 60/98 26 e n. 96/99 27, recanti intervento sostitutivo del governo per la ripartizione delle funzioni amministrative tra regioni ed enti locali in materia di agricoltura e pesca a norma dell'articolo 4, comma 5, della legge n. 59/97 28, e al dlgs n. 112/98 29, riguardante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali. La tabella 3.4 descrive le principali procedure amministrative necessarie per realizzare un nuovo impianto di acquacoltura, gli enti coinvolti a vario titolo, la numerosità dei documenti da produrre e i tempi previsti per la licenza della pratica. Una semplificazione degli adempimenti amministrativi, oltre ad essere auspicata dagli operatori di settore, è sollecitata dalla stessa Commissione europea nella Comunicazione dell aprile 2009 sullo sviluppo sostenibile dell acquacoltura. 26 Pubblicato nella G.U. n. 72 del 27/03/ Pubblicato nella G.U. n. 90 del 19/04/ Legge 15 marzo 1997, n. 59 "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa", pubblicata nella G.U. n. 63 del 17/03/ Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59", pubblicato nella G.U. n. 92 del 21/04/98 - Supplemento Ordinario n

34 3. Le regole del gioco Peraltro, una volta realizzato l impianto, è necessario attivare altre procedure amministrative, per il fatto che gli allevamenti producono alimenti e devono sottostare a numerose normative (le principali sono riportate nella tabella 3.1). Tabella 3.4 Le procedure amministrative necessarie per realizzare un nuovo impianto di acquacoltura Procedura amministrativa Concessione edilizia Concessione beni del demanio marittimo (sul litorale e in mare, adiacente alla costa o in mare aperto) lacustre e fluviale Valutazione di impatto ambientale (Via) Tutela dei beni ambientali, culturali e paesistici Vincolo idrogeologico Fonte: Ismea Descrizione Procedura per ottenere l'autorizzazione a compiere opere di scavo, edili e infrastrutture, a terra o in ambienti acquatici (lagune, laghi, mare). La concessione e- dilizia è rilasciata dal Comune, ma presuppone vari nulla osta da parte di altri enti. Procedura per ottenere il rilascio di concessioni per l'uso dei beni demaniali marittimi per poter realizzare opere per l'allevamento di organismi acquatici. La concessione è rilasciata dalla Regione, ma presuppone vari pareri positivi da parte di altri enti. Procedura di valutazione d'impatto ambientale se i progetti relativi a opere e interventi sono suscettibili di produrre rilevanti modifiche all'ambiente (obbligatoria per gli impianti di acquacoltura). Il giudizio di compatibilità ambientale viene fornito dal Ministero dell'ambiente per i progetti di importanza nazionale, dalla Regione per i progetti in ambito regionale. Altri enti sono chiamati a esprimere dei pareri. Procedura per ottenere la dichiarazione che l'area individuata per l'impianto di acquacoltura non è sottoposta a vincolo ambientale o paesaggistico. L'autorizzazione è rilasciata dalla Regione che la trasmette alla Soprintendenza per i beni culturali territorialmente competente (a sua volta la inoltra al Ministero per i beni e le attività culturali). Procedura per ottenere l'autorizzazione per tutte le opere che comportano interventi di trasformazione urbanistica del territorio e di trasformazione degli ecosistemi tali da comportare consistenti movimenti di terreno (scavi, sbancamento, riporti) e/o da modificare il regime delle acque. La dichiarazione che l'area individuata per l'intervento non è soggetta a vincolo idrogeologico viene emessa dalla Regione o dal Comune (se vi è una delega da parte della Regione). Enti preposti Comune Regione Provincia Capitaneria di porto Soprintendenza beni archeologici Genio civile Regione Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Capitaneria di porto/autorità portuale Genio civile Progetti in ambito nazionale: Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Ministero per i beni e le attività culturali Regione Progetti in ambito regionale: Regione Provincia Comune Capitaneria di porto Regione Soprintendenza per i beni culturali Ministero per i beni e le attività culturali (che può annullare l'autorizzazione concessa dalla Regione o autorizzare l'intervento se la Regione non si pronunci sulla domanda) Regione Comune Documenti da produrre/tempi previsti documenti/ tempi difficilmente definibili 5 documenti/ circa 300 giorni 8 documenti/ giorni 10 documenti/ giorni 7 documenti/ 60 giorni (segue) 34

35 3. Le regole del gioco (segue) Tabella 3.4 Le procedure amministrative necessarie per realizzare un nuovo impianto di acquacoltura Procedura amministrativa Concessione captazione acqua Scarico acque reflue Autorizzazione i- gienico-sanitaria per l esercizio Conformità dei Vigili del Fuoco Fonte: Ismea Descrizione Procedura per ottenere l'autorizzazione a estrarre o prelevare acque sotterranee o superficiali per l'allevamento ittico. Per le grandi derivazioni è competente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Per le piccole derivazioni, la concessione viene emessa dalla Provincia. Procedura per ottenere il riconoscimento che le acque reflue provenienti dall'impianto di acquacoltura sono assimilate ad acque reflue domestiche e quindi l'autorizzazione allo scarico in recapito diverso dalla pubblica fognatura, ovvero in corpi idrici superficiali (fiumi, laghi, torrenti, fossi), sul suolo e nel sottosuolo. L'autorizzazione può ricadere nella competenza della Provincia o del Comune (a seconda del territorio coinvolto). Procedura per ottenere la licenza igienico-sanitaria per l'esercizio dell'attività di acquacoltura che rientra, nell'ambito degli allevamenti zootecnici, tra le industrie insalubri. Il Comune, ricevuta la comunicazione da parte dell'impianto, può vietare l'avviamento dell'attività. In alcuni regolamenti comunitari è previsto un vero e proprio permesso da parte del Sindaco, emanato su parere dell'asl competente per territorio. Procedura per ottenere il parere di conformità del progetto ad una serie di norme sulla sicurezza della struttura, degli impianti elettrici e di altri sistemi. Una volta realizzato l'impianto, occorre chiedere l'istanza di sopralluogo per la verifica sul posto del rispetto delle norme sulla prevenzione e la sussistenza dei requisiti di sicurezza. La competenza in entrambi i casi è del Comando provinciale dei vigili del fuoco. Enti preposti Provincia (per le piccole derivazioni) Regione Comune Provincia Comune Comune Comando provinciale dei vigili del fuoco Ispesl/Asl (verifica impianti elettrici, messa a terra e dispositivi contro le scariche atmosferiche) Documenti da produrre/tempi previsti 16 documenti/ 90 giorni 9 documenti/90 giorni 5 documenti/ giorni 3 documenti/45-90 giorni 35

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37 4. I fattori competitivi 4. I FATTORI COMPETITIVI 4.1. Analisi della competitività Dopo i primi anni di forte crescita produttiva, il settore dell acquacoltura nazionale si sta trovando di fronte a diverse, importanti sfide fra le quali: reperire le necessarie risorse economiche per proseguire e migliorare l attività, a fronte di una domanda non sempre adeguata a produrre redditività. Nelle fasi di contrazione dei volumi di vendita, infatti, si fa particolarmente sentire l incidenza dei costi fissi sul valore aggiunto, con la consequenziale spinta verso l alto del punto di pareggio; Figura 4.1 Scenario competitivo delle aziende del settore dell acquacoltura NUOVI ENTRANTI (alte barriere all'entrata) - elevato fabbisogno di capitale - conoscenze specialistiche - lungo ciclo produttivo - contenuti margini economici - sostenibilità ambientale dell'attività - rigidità normative - difficoltà nell'ubicare nuovi impianti 4 FORNITORI (potere negoziale medio-alto) CONCORRENZA INTERNA (competizione elevata) CLIENTI (potere negoziale elevato) - elevata concentrazione delle aziende mangimistiche - grandi dimensioni - elevato potere contrattuale degli istituti di credito 4 - scarsa concentrazione dell'offerta nazionale - scarsa differenziazione dei prodotti - elevate barriere all'uscita 5 - concentrazione della fase a valle relativa alla commercializzazione - ampia scelta dei fornitori - possibilità di realizzare margini più elevati con prodotto importato meno costoso - necessità dell'allevatore di vendere il prodotto (deperibilità) 3 PRODOTTI SOSTITUTIVI (minaccia media ) - prodotti ittici freschi economicamente più convenienti, anche se già lavorati, provenienti in particolare dall'estero - prodotti diversi dal pesce (soprattutto le carni) mediamente meno costosi del pesce Legenda: 1 = minimo; 5 = massimo Fonte: Ismea adeguare gli allevamenti per salvaguardare la sostenibilità ambientale (le tematiche ambientali sono ormai di interesse cruciale e possono incidere in misura rilevante sui costi di produzione); 37

38 4. I fattori competitivi investire per far fronte alla scarsa o inadeguata informazione dei consumatori finali sul prodotto allevato. A tutto ciò si aggiunge un altro fattore cruciale che mette a rischio l attività di alcuni piscicoltori italiani, ossia l agguerrita concorrenza dei prodotti esteri, primi fra tutti quelli greci. Per gli allevatori nazionali, pertanto, le sfide da affrontare nell immediato futuro riguardano la necessità di innovare i processi produttivi e i prodotti, nonché investire nella comunicazione, sia per abbassare i costi produttivi e per aprire a nuove specie sia per presentare al consumatore finale un prodotto nazionale riconoscibile e che eserciti una maggiore attrattività in termini di gusto, facilità nella preparazione, ecc., al di là del fattore prezzo. Tuttavia, se si considera il progressivo depauperamento di oceani e mari, appare necessario per l acquacoltura nazionale fissare strategie di medio termine per poter essere in grado di soddisfare una domanda presumibilmente in aumento. Non a caso, le società greche produttrici di orate e spigole hanno attuato politiche di fusioni e di acquisizioni per risultare più competitive a livello internazionale e intercettare un crescente numero di consumatori La rivalità interna La concorrenza diretta fra le aziende italiane è particolarmente elevata in quanto molte sono strutture medio-piccole, non di rado a conduzione familiare e per le quali spesso la sopravvivenza è legata a battaglie di prezzo più che ad un effettiva differenziazione dei prodotti. Questa corsa alla riduzione del prezzo di vendita si è oltretutto accentuata in presenza della difficile fase economica mondiale degli ultimi anni, per la necessità di competere con un prodotto estero a buon mercato. In effetti, di fronte ad una riduzione del budget familiare il responsabile degli acquisti, dovendo optare tra prodotti spesso indifferenziati o non supportati da un adeguata etichettatura, tende a basare le proprie scelte più sulla convenienza che sulla qualità. In particolare, si rilevano alcuni aspetti che accomunano le attività di piscicoltura e di molluschicoltura: scarsa concentrazione dell offerta nazionale, a fronte di strutture societarie estere che operano anche a livello internazionale; scarse strategie di differenziazione da parte degli operatori che dovrebbero, invece, caratterizzare i propri prodotti presenti sul mercato, in primo luogo puntando sulla qualità, ma anche modificando, rispetto ai concorrenti, presentazione, modalità di confezionamento, qualche componente di servizio, ecc.; elevate barriere all uscita, consistenti in impianti difficilmente riconvertibili, conoscenze specialistiche, lungo ciclo produttivo (nel caso della piscicoltura l avannotto termina la fase di accrescimento mediamente in circa due anni, per essere poi immesso sul mercato) ed anche, per quanto riguarda la molluschicoltura, la mancanza di reali alternative, trattandosi di zone depresse economicamente I fornitori Quando si parla di fornitori occorre distinguere fra piscicoltura e molluschicoltura. Per la prima attività, infatti, rivestono un importanza primaria i mangimifici. Nella maggior parte dei casi questi ultimi sono società multinazionali che detengono un elevato potere contrattuale non solo perché i piscicoltori non riescono a organizzarsi in gruppi di acquisto per aumentare il loro peso nella fase della contrattazione, ma anche e soprattutto per l importanza che il mangime riveste ai fini dell efficienza del processo produttivo e della qualità del prodotto finale (non a caso rappresenta una voce di costo rilevante nel bilancio degli allevatori). Considerando, poi, che l uso di mangimi a base di farina e oli di pesce contrasta con la politica di ecosostenibilità delle attività di pesca e acquacoltura, i piscicoltori potrebbero trovarsi di fronte, nel medio-lungo termine, ad un altro fattore di debolezza nei rapporti con i fornitori. 38

39 4. I fattori competitivi Ai mangimifici, naturalmente, si aggiungono altri fornitori di input, ossia carburante, energia elettrica, ossigeno, il cui aumento negli anni passati, non seguito poi da un ribasso nel 2008, ha causato ulteriori elementi di conflitto nella gestione dei rapporti con i fornitori. Per quanto concerne invece le avannotterie, queste hanno subito al momento un ridimensionamento della loro capacità contrattuale, a causa dell attuale superiorità dell offerta di prodotto finito rispetto alla domanda dei consumatori. Tuttavia, in virtù di una certa prudenza a investire che si sta riscontrando presso gli allevatori italiani e esteri, non è da escludere che ci si possa trovare nell immediato futuro con un quantitativo di prodotto immesso sul mercato inferiore alle richieste. Inoltre, in questa fase di crisi economica, con difficoltà di accesso al credito da parte soprattutto delle piccole e medie imprese, rivestono un ruolo importante anche gli istituti di credito, in relazione alle risorse economiche da mettere in campo per la gestione degli impianti di acquacoltura, nonché per la stessa sopravvivenza dell attività I clienti I principali clienti dei produttori sono o commercianti locali, o grossisti o direttamente la gdo, in quest ultimo caso quando le aziende di acquacoltura sono maggiormente strutturate e certificate. Infatti, per quelle più piccole, che vorrebbero spostarsi da altre categorie di clienti in direzione della distribuzione moderna, la dimensione rappresenta la principale barriera di mobilità interna. Per i troticoltori c è anche il canale della pesca sportiva, ma in questo contesto non sembra assumere particolare rilievo. Tutti possiedono nei confronti dell offerta, fortemente polverizzata, un elevato potere che per i grossisti è rafforzato dalla frequente assenza di contratti scritti e per la distribuzione moderna dalla mancanza nei contratti di indicazioni precise riguardo ai quantitativi acquistabili (ci si limita a prevedere la qualità e i prezzi). Ciò si traduce, immancabilmente, in un altro motivo di difficoltà nella pianificazione dell attività da parte degli allevatori. Inoltre, la forza negoziale può manifestarsi anche nel porre agli allevatori condizioni economiche poco soddisfacenti come, per esempio, far slittare il pagamento del prodotto acquistato. Si ravvisano ulteriori elementi che sbilanciano i rapporti fra clienti e produttori: la concentrazione della domanda (grossisti e distribuzione), con gli alti volumi unitari di acquisto, pone in concorrenza i produttori soprattutto dal lato del prezzo, in quanto per i clienti i costi di spostamento da un allevatore all'altro sono bassi, essendo agevole trovare un fornitore alternativo anche per la scarsa differenziazione dei prodotti. Inoltre, dato il lungo ciclo di produzione, i fornitori, non potendo prevedere i quantitativi che saranno richiesti al momento della vendita, possono facilmente trovarsi in situazioni di sovrapproduzione, con conseguente necessità di vendere ad ogni costo; la presenza di prodotto estero abbondante e meno caro permette al cliente di attirare gli acquirenti finali e di realizzare margini più elevati. Nel caso della gdo, questo si traduce in una riduzione dello spazio espositivo concesso al prodotto nazionale; l impossibilità di stoccare il prodotto pone i produttori nella necessità di venderlo quando è pronto per il consumo e ha caratteristiche adeguate e ottimali. Per le trote, trattandosi di pesce d acqua dolce, il problema della deperibilità è sentito ancora di più, avendo il prodotto fresco una durata sui banchi al massimo di 5 giorni. Ulteriori elementi di rischio nel ritardare la vendita provengono da determinati eventi meteorologici e dalle mareggiate che danneggiano gli impianti e causano la perdita del prodotto; la disponibilità di informazioni dettagliate sulle dinamiche e sulle esigenze della domanda finale determina un asimmetria informativa a favore di grossisti e distribuzione moderna. 39

40 4. I fattori competitivi Per quanto concerne i molluschicoltori, le difficoltà di rapporti aumentano quando i grossisti hanno la diretta conoscenza dei processi di produzione e dei relativi costi, in virtù di integrazioni verticali a monte (acquisizione di concessioni per l allevamento), sempre più frequenti. Ciò consente loro anche il vantaggio di poter acquistare il prodotto da altri produttori in una fase di prezzi bassi, conservarlo in acqua e venderlo in un momento più favorevole I nuovi entranti Il settore non sembra, al momento, subire la minaccia di nuove entrate per effetto delle alte barriere all entrata che derivano sia dal tipo di attività sia dall attuale situazione economica. In dettaglio, si riportano i principali fattori che influiscono negativamente sul grado di attrattività del settore: il fabbisogno di capitale per avviare e condurre l attività (di piscicoltura soprattutto) è elevato, a fronte di un lungo ciclo produttivo al termine del quale il guadagno, dipendendo dalla situazione del mercato finale, non è prevedibile; occorre possedere conoscenze specialistiche che, nel caso di uscita dal settore, non sono facilmente spendibili in altri ambiti; le economie di scala a livello produttivo impongono alle nuove aziende di entrare con dimensioni di attività sufficienti a contenere in misura significativa i costi unitari; la concorrenza dei prodotti esteri è particolarmente agguerrita e si sta allargando dai paesi tradizionali (Grecia e Turchia) a nuove aree, come i nuovi paesi entranti nell Unione europea e alcuni paesi nordafricani e asiatici; negli ultimi anni si sono ridotti i margini economici in conseguenza sia del forte potere negoziale dei clienti (grossisti e distribuzione) sia della sovrapproduzione che, scontrandosi in questa fase economica con una domanda debole, accresce l intensità della concorrenza; per le attività condotte in mare, è elevato il rischio di incidenti legati a fattori ambientali e che non possono essere previsti e controllati (mareggiate, ecc.). Inoltre, per tutti, si fanno sempre più stringenti le normative legate alla tutela ambientale. Occorre poi aggiungere un ulteriore fattore per i molluschicoltori, ossia la concessione demaniale per poter svolgere l attività. I siti dove è possibile raccogliere prodotto in modo soddisfacente sono ormai occupati e pertanto i nuovi entranti si troverebbero di fronte ad ubicazioni sfavorevoli I prodotti sostitutivi Se per certi aspetti il prodotto ittico è tuttora considerato nell immaginario dei consumatori come un prodotto costoso, che si sceglie e si acquista dopo un processo decisionale basato su aspetti come la qualità, l opportunità e, appunto, il prezzo, è anche assodato che l acquirente abituale di pesce difficilmente si direziona verso altre merceologie che non soddisfino le stesse funzioni d uso, mentre uno spostamento verso altre fonti meno costose di proteine (le carni) si può rilevare nell acquirente saltuario. In questi meccanismi di sostituzione si inseriscono le strategie di una parte del catering che tende ad utilizzare il pesce estero congelato, molto meno caro, e un attenzione ancora troppo limitata del consumatore nei confronti dell origine del pesce acquistato. Non va trascurato il fatto che l allevatore nazionale si posiziona sul mercato con prodotti di qualità controllata nelle varie fasi e per questo più cari. Pertanto, per quanto riguarda il mercato finale, occorre considerare che: 40

41 4. I fattori competitivi il prodotto d allevamento italiano risente spesso di un posizionamento penalizzante sotto l aspetto della convenienza economica rispetto ad alcuni prodotti di importazione (pangasio e persico per citare i più importanti, ma anche salmone) che hanno trovato spazi significativi nella ristorazione e nelle fasce medio-basse del retail; nei periodi di contrazione della spesa il prodotto congelato spesso viene sostituito a quello fresco in quanto è meno caro e soddisfa le stesse funzioni d uso; sempre più spesso si porta all attenzione degli acquirenti il cosiddetto pesce povero, di cui il mare italiano è ricco, come valida alternativa a specie più conosciute e in qualche caso più costose I principali fattori critici di successo Da quanto è emerso fino ad ora e considerando l importanza che nel futuro avranno i prodotti dell acquacoltura nel consumo umano di pesce, appare decisivo per le aziende italiane muoversi in tempo per conquistare una posizione competitiva migliore non solo all interno del territorio nazionale, ma anche all estero: 1. un primo fondamentale elemento di competitività è rappresentato dalla riduzione dei costi di produzione, che impattano fortemente sul prezzo di vendita, attraverso investimenti in innovazioni tecnologiche per migliorare il processo produttivo. Per i prodotti della piscicoltura nazionale essi risultano, infatti, più elevati di quelli sostenuti dagli allevatori esteri e in particolare dai principali competitori, i greci, i quali beneficiano di buone condizioni climatiche (innanzi tutto la temperatura dell acqua più alta) che consentono un più rapido accrescimento del prodotto allevato e di coste lunghe e riparate che riducono i rischi di danni agli impianti e di perdite di prodotto dovute a mareggiate; 2. è importante orientarsi verso l integrazione orizzontale fra i produttori non solo per poter acquisire un maggiore potere contrattuale nei confronti di fornitori e clienti, ma anche per poter rispondere alle crescenti esigenze della domanda finale di prodotti semi-pronti. L integrazione consentirebbe di gestire pochi grandi laboratori di prima trasformazione del prodotto con il vantaggio di raggiungere il punto di pareggio in tempi ragionevoli. Per poter affrontare il mercato del trasformato occorrono, infatti, grandi volumi di attività e investimenti di una certa entità, anche in termini di sostegni comunicativi e di presidio del punto vendita con campagne promozionali; 3. allo stesso tempo, specifici accordi con la gdo e la ristorazione potrebbero consentire ai produttori nazionali di ottenere una maggiore visibilità con campagne di marketing mirate a promuovere il prodotto italiano; 4. le strategie di differenziazione dell offerta italiana di prodotti dell acquacoltura dovrebbero mirare necessariamente anche alla eliminazione delle produzioni che non sono più redditizie e alla diversificazione produttiva, con l allevamento di altre specie; 5. non meno importante per la produzione nazionale è continuare ad investire nella qualità, controllando il prodotto lungo tutta la filiera fino al momento della vendita; 6. a ciò si deve inevitabilmente affiancare un adeguata campagna di comunicazione per sensibilizzare l acquirente nei riguardi di etichette carenti o poco chiare e per incentivarlo a richiedere maggiori informazioni sul prodotto in vendita. Sottolineare la qualità e la freschezza del prodotto italiano (di norma, esso arriva nei punti di vendita in uno o due giorni, contro i quasi sette del prodotto estero) potrebbe rendere il fattore prezzo meno determinante nelle decisioni di acquisto a favore di elementi sostanziali del prodotto stesso quali la freschezza, le proprietà organolettiche, la sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario, ecc.; 41

42 4. I fattori competitivi 7. occorrono però regole rispettate in modo uniforme da tutti i competitori a livello internazionale: i vincoli sanitari e i controlli devono essere sufficientemente severi in tutti i paesi produttori, in quanto il rigoroso rispetto delle regole ha un notevole impatto sui risultati delle imprese in attività I punti di forza e i punti di debolezza Nella seguente tabella sono evidenziati sinteticamente i principali punti di forza e di debolezza che caratterizzano il settore acquicolo nazionale e i suoi prodotti. Tabella 4.1 I punti di forza e di debolezza dell acquacoltura nazionale allevamento industria lavorazione e trasformazione commercializzazione prodotto Fonte: Ismea punti di forza punti di debolezza - controllo della qualità del processo produttivduzione - maturità di alcune produzioni e sovrappro- - sostenibilità ecologica di alcune produzioni - aumento dei costi di produzione con conseguente riduzione dei margini italiane, come la mitilicoltura - progressiva diminuzione del prodotto pescato con conseguente necessità di aumento - scarsa concentrazione dell offerta delle produzioni di allevamento - manodopera altamente specializzata - contaminazioni da tossine - difficoltà di accesso al credito per la maggior parte degli allevamenti che sono di ridotte dimensioni - materia prima nazionale controllata - scarsa innovazione di prodotto - forte canalizzazione del prodotto allevato attraverso la gdo - ridotti tempi della logistica in uscita del prodotto italiano rispetto a quello importato - maggiore freschezza del prodotto allevato per i tempi certi della consegna - scarsa sinergia tra produttori e retail per valorizzare il prodotto nazionale - etichettatura carente - scarsa percezione del consumatore della qualità e sicurezza del prodotto allevato - qualità controllata - impossibilità di stoccaggio - massima tracciabilità dei prodotti di filiera venduti con marchio commerciale - scarsa competitività del prodotto nazionale in termini di prezzo rispetto a quello estero 42

43 5. L offerta 5. L OFFERTA 5.1. L offerta Le caratteristiche dell offerta L acquacoltura italiana è caratterizzata da una rilevante diversificazione in termini di sistemi produttivi, di tecnologie adottate e di specie allevate. Presente in tutte le regioni italiane, l acquacoltura rispecchia le diversità geografiche ed ambientali del territorio nazionale. Nel complesso, con poco meno di un migliaio di impianti attivi, l acquacoltura ha contribuito nel 2008 al 51% della produzione ittica nazionale (pesca marittima e acquacoltura) e al 35% dei ricavi complessivi, con circa 238 mila tonnellate per un valore di 607 milioni di euro. I dati strutturali e produttivi di settore mettono in evidenza le seguenti caratteristiche dell offerta: tra gli impianti attivi 30, 534 (oltre la metà) operano nel comparto della piscicoltura intensiva (allevamenti di trote, anguille e storioni a terra, di spigole e orate e altre specie a terra e a mare), a cui vanno aggiunti circa 100 allevamenti di altre specie di acqua dolce (carpe, pesci gatto) e specie allevate nelle valli e nei laghi costieri (spigole, orate, anguille e cefali); 359 (oltre un terzo del totale) riguardano la molluschicoltura (mitili e vongole), mentre esiguo è il numero e limitata è la consistenza produttiva degli impianti di crostaceicoltura; la localizzazione geografica degli allevamenti intensivi (piscicoltura e molluschicoltura) mette in evidenza il ruolo predominante delle regioni del Nord, seguite da quelle del Sud: tra le prime, spicca fra tutte il Veneto, seguito da Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Liguria; tra le seconde emergono Puglia e Sardegna. Di rilievo anche il peso della Toscana tra le regioni centrali; in termini di offerta nazionale, nel 2008 poco meno del 70% della produzione ittica proveniente dall attività dell acquacoltura è risultata composta da molluschi bivalvi i mitili sono la specie più prodotta mentre il restante 30% da prodotti della piscicoltura; in valore, dato il basso valore medio unitario dei mitili, l incidenza della molluschicoltura sui ricavi complessivi del settore è risultata di poco superiore al 43%. Piscicoltura e molluschicoltura da un lato, allevamenti intensivi e estensivi dall altro sottintendono, in realtà, una struttura produttiva molto più articolata e diversificata in termini di sistemi aziendali, tecnologie adottate, rilevanza ambientale ed economica. Trote. Per quanto riguarda gli allevamenti in acque dolci, la trota continua ad avere il primato produttivo. Tale allevamento conta complessivamente 359 impianti (dato 2006), localizzati prevalentemente nel Nord, dove sono concentrati l 80% circa degli impianti, dai quali esce il 75% del prodotto nazionale. Un importante polo produttivo si è sviluppato anche nelle regioni centrali (in particolare Toscana), lungo l Appennino, dove è più facile trovare acqua in abbondanza con le caratteristiche necessarie. Tra le specie più comunemente allevate, la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) rappresenta il 90% circa della produzione complessiva: è originaria del Nord America ed è stata introdotta in Europa nel Si preferisce allevare questa specie perché si adatta bene agli ambienti artificiali, tollera le manipolazioni dell uomo e presenta una rapida crescita. Le altre specie allevate sono la trota fario (Salmo trutta fario), la specie autoctona dei fiumi italiani, e il 30 Secondo l Api, nel 2006 (ultimo dato disponibile) risultano attivi nel complesso 993 impianti di acquacoltura (cfr. tabella 2.1). 43

44 5. L offerta salmerino (Salvelinus fontinalis), anche esso di origine nord americana, introdotto insieme alla trota iridea. Figura 5.1 Distribuzione degli impianti e della produzione di trote per le principali regioni nel 2006 (%) quota % impianti quota % produzione Veneto Friuli V. G. Lombardia Trentino A.A. Nord-Est Nord-Ovest Fonte: elaborazione Ismea su dati Api La realtà produttiva delle trote si caratterizza per la presenza di un elevato numero di sistemi aziendali (anticipati nella scheda 1), che si differenziano per diversi elementi, tra cui la natura delle fasi di allevamento svolte in azienda e la tipologia della clientela. In generale, le fasi del processo produttivo delle trote sono le seguenti: riproduzione artificiale (che richiede precedentemente la selezione dei riproduttori, ovvero di esemplari destinati alla riproduzione); incubazione e schiusa delle uova; svezzamento da larva a avannotto; preingrasso (si ottengono trotelle) e ingrasso (trote e trote salmonate); raccolta del pesce. La maggioranza delle aziende svolge solo alcune fasi del processo produttivo, dalla produzione di avannotti fino all ingrasso, mentre una quota minoritaria di operatori realizza il ciclo completo di allevamento con i riproduttori. Poi, una volta effettuata la raccolta del pesce, il trattamento del prodotto è differente a seconda della clientela, che in effetti è molto diversificata (cfr. figura 2.1). In dettaglio, le differenti caratteristiche strutturali, produttive, economiche e commerciali individuate nella realtà produttiva italiana consentono di individuare ben sei sistemi aziendali nel segmento delle trote (cfr. tabella 1.1): allevamento a ciclo chiuso con riproduttori (T1); produzione destinata a semine e alla pesca sportiva (T2); allevamento con utilizzo acqua da pozzo (T3); 44

45 5. L offerta allevamento con acqua derivata (T4); più siti di allevamento (T5); in filiera (T6). Circa due terzi degli impianti che allevano trote in Italia rientrano nei primi quattro sistemi aziendali (T1, T2, T3 e T4), ma contribuiscono per non oltre il 40% alla produzione complessiva annua: sono a gestione esclusivamente o prevalentemente familiare; la superficie media aziendale è inferiore ai 5 ha (fatta eccezione per il sistema T4); la densità di allevamento non è elevata (fatta eccezione per il sistema aziendale T3); sono aziende che vendono prevalentemente prodotto vivo (ciò non richiede la necessità di ottenere il riconoscimento ai sensi della normativa comunitaria sull igiene e la sicurezza sanitaria); i prodotti realizzati hanno un mercato di destinazione regionale o al massimo nazionale; i clienti principali sono altri allevatori (nell ipotesi che l azienda venda uova embrionate, avannotti e/o trotelle), operatori della pesca sportiva, grossisti, commercianti (questi ultimi si differenziano dai grossisti per un giro d affari molto più limitato a livello geografico e perché a loro volta vendono esclusivamente al dettaglio tradizionale), imprese di lavorazione e trasformazione (che si occupano di eviscerazione, filettatura, affumicatura, ecc.). In questo primo gruppo di aziende, solo le appartenenti ai sistemi aziendali T1 e T3 sembrano mostrare valide strategie produttive e commerciali. In particolare, le aziende del sistema T1 si distinguono dalle altre in quanto: realizzano tutte le fasi del ciclo produttivo (riproduzione, incubazione e schiusa, a- vannotteria, preingrasso e ingrasso); operano su più mercati, non solo quello del prodotto finito (venduto sia vivo che fresco, ovvero incassettato) ma anche quello delle uove embrionate, degli avannotti e delle trotelle; la dimensione geografica del mercato in cui operano è pertanto nazionale; realizzano diverse specie di trote (trota iridea, trota fario, trota marmorata). Le aziende del sistema T3 riescono, invece, a stare sul mercato pur essendo di piccole dimensioni per l elevata produttività aziendale. Si distinguono dalle altre in quanto: dispongono di impianti tecnologicamente avanzati; elevato è l apporto da parte dei componenti della famiglia (padre, madre e figlio/i lavorano in azienda); utilizzano l acqua del pozzo in misura rilevante (il che implica elevati costi energetici); elementi questi che consentono di avere la produttività più elevata (20-25 kg/m 3 ) e il ciclo produttivo più breve (14 mesi) tra tutti i sistemi produttivi presi in esame. I sistemi aziendali T5 e T6 rappresentano circa un terzo degli impianti che allevano trote, in mano a non più di 20 imprese: si tratta di impianti di elevata dimensione (la superficie media aziendale è superiore ai 10 ha), con un incidenza del 60% sulla produzione complessiva annua di trote in Italia. 45

46 5. L offerta Si distinguono nel panorama produttivo nazionale per i seguenti elementi: caratterizzano aziende a gestione imprenditoriale; i prodotti realizzati hanno un mercato di destinazione nazionale e estero; le aziende del sistema aziendale T5 hanno più siti di allevamento e si occupano nell ambito del ciclo produttivo della produzione di avannotti, del preingrasso e dell ingrasso; producono grandi volumi di trota iridea (inclusa la salmonata), che viene venduta viva e fresca sia a operatori commerciali (grossisti e gdo) sia a imprese di lavorazione e trasformazione. Queste ultime possono essere dedite esclusivamente all attività di lavorazione e trasformazione o possono svolgere anch esse attività di allevamento, appartenendo al sistema aziendale T6. Tra le aziende di allevamento e quelle di lavorazione e trasformazione può, inoltre, esserci qualche forma di collegamento di natura commerciale (es. accordi) o societaria (partecipazioni); le imprese del sistema aziendale T6, oltre a realizzare il ciclo completo di allevamento, adottano una ampia strategia di diversificazione produttiva, poiché non si fermano alla trota viva e fresca ma la lavorano. Possono, inoltre, acquistare la materia prima da altre aziende di allevamento (soprattutto da quelle del sistema T5). Trote filettate, affumicate, pronte a cuocere, rappresentano in media l 80% del fatturato totale di questo gruppo di aziende. Tra i principali clienti, oltre ai grossisti e alla gdo, compare anche il catering. Spigole e orate. Gli allevamenti intensivi di spigole, orate e altre specie marine (dentici, saraghi, ombrine, ecc.), complessivamente 126 nel 2006, sono localizzati prevalentemente al Sud e nelle Isole, dove sono concentrati circa due terzi degli impianti che contribuiscono per un 56% alla produzione complessiva nazionale. Puglia e Sardegna contano il numero più elevato di impianti a terra, mentre Calabria, Sicilia e ancora Sardegna prevalgono se si prendono in esame le gabbie a mare. Tra le altre regioni, spiccano il Veneto (dove vi sono quasi e- sclusivamente impianti a terra) e la Toscana (dove le gabbie a mare rappresentano un terzo del totale degli impianti della regione). Agli allevamenti intensivi vanno aggiunti gli impianti vallivi e salmastri, dove sono allevate spigole e orate, oltre a anguille e cefali. Figura 5.2 Distribuzione degli impianti e della produzione di spigole, orate e altre specie marine per le principali regioni nel 2006 (%) quota % impianti a terra quota % gabbie a mare quota % produzione Puglia Sardegna Sicilia Veneto Toscana Sud e Isole Centro Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api 46

47 5. L offerta Spigole (Dicentrarchus labrax) e orate (Sparus aurata) sono le specie più rappresentative, la cui produzione ha registrato una forte crescita negli anni 90, grazie alla crescente diffusione delle avannotterie (per la messa a punto delle tecniche di riproduzione controllata) 31 e al forte sviluppo dell allevamento in gabbie, tecnica produttiva che si è affiancata all allevamento intensivo praticato a terra e a quello estensivo realizzato in ambienti naturali (valli, stagni e lagune). L allevamento in gabbie a mare presenta punti di forza ma anche di debolezza rispetto agli impianti a terra. Innanzitutto, l allevamento in gabbie richiede capitali di investimento minori, a parità di volume produttivo realizzato, e costi di gestione più bassi, in quanto non prevede il consumo di energia elettrica per il pompaggio dell acqua e l uso di ossigenatori. Le favorevoli condizioni ambientali in mare permettono, inoltre, di raggiungere buone densità di allevamento, mediamente comprese tra 15 e 20 kg/m 3, anche se inferiori a quelle ottenibili negli impianti a terra, dove, grazie all utilizzo dell ossigeno puro, possono essere raggiunte densità superiori ai 40 kg/m 3. Le gabbie in mare consentono, inoltre, di evitare il conflitto sull utilizzo delle aree costiere e riducono le esternalità negative dovute ai nutrienti ed ai cataboliti rilasciati durante il ciclo di allevamento che, negli impianti tradizionali a terra, richiedono ulteriori investimenti per realizzare i sistemi di trattamento dei reflui. Le acque al largo, inoltre, sono generalmente di qualità migliore rispetto a quelle sottocosta, con ripercussioni positive sullo stato di salute del prodotto riducendo, di conseguenza, l uso di prodotti chimico-farmaceutici. L impianto a mare può essere ampliato con facilità: è sufficiente posizionare, infatti, nuovi sistemi di ancoraggio o ampliare quelli già realizzati, per installare nuovi moduli produttivi. In caso di necessità, inoltre, è ipotizzabile anche un facile dislocamento in altre aree marine, operazioni non praticabili ovviamente per gli impianti a terra. Per contro i principali svantaggi della maricoltura sono riconducibili alle difficoltà di controllo del prodotto, alla vulnerabilità delle strutture agli agenti meteomarini, alla maggiore esposizione del prodotto a fenomeni di inquinamento e ad atti di vandalismo. In questo tipo di impianti, inoltre, è necessario l impiego di personale specializzato per le operazioni di controllo delle strutture sommerse e per lavorare sulle strutture emerse, che offrono un equilibrio precario. Da non trascurare, infine, eventuali conflitti con la realtà peschereccia locale. Nonostante il forte sviluppo delle gabbie a mare, attualmente si stima che il 60% circa della produzione italiana di specie marine continua ad essere realizzata negli impianti a terra. Attualmente, la realtà produttiva si caratterizza per la presenza di quattro sistemi aziendali (cfr. tabella 1.2): zona umida (S1); impianto a terra (S2); gabbia a mare (S3); avannotteria specializzata (S4). Le aziende che fanno parte del sistema S1 operano nelle valli del Nord Adriatico, nelle lagune costiere del Tirreno centrale e dell Adriatico meridionale e negli stagni litorali salmastri della Sardegna. Hanno una notevole rilevanza da punto di vista ambientale, mentre in termini produttivi l incidenza di spigole, orate, cefali e anguille realizzate in tali ambienti non ha superato nel 2008 l 8% della produzione complessiva della piscicoltura italiana, pari a meno del 3% dell intera produzione acquicola (piscicoltura e molluschicoltura). Una bassa densità di allevamento (2-7 kg/m 3 ) e una elevata durata del periodo di allevamento (36-60 mesi) confer- 31 Nel 2006, si contavano 18 avannotterie, localizzate prevalentemente nelle regioni meridionali (Puglia e Sardegna) e centrali (Lazio e Toscana). 47

48 5. L offerta mano la natura semiestensiva di tale attività. I prodotti realizzati, di taglia grossa, hanno un mercato prevalentemente regionale. I sistemi aziendali S2 e S3 sono i più importanti e caratterizzano le aziende dotate di un elevato volume produttivo. Si tratta di aziende che realizzano la fase di preingrasso e ingrasso e alcune sono dotate anche di avannotteria. Gli elementi di differenziazione sono i seguenti: le aziende dotate di impianti a terra (S2) hanno un capacità produttiva che oscilla tra le 100 e le 800 t/annue e una densità di allevamento che può raggiungere anche i 40 kg/m 3. Il ciclo produttivo va dai 20 ai 36 mesi; le aziende che dispongono di gabbie a mare (S3) si differenziano dalle precedenti per una capacità produttiva mediamente più elevata, per una densità di allevamento più bassa (15-20 kg/m 3 ) ma con un ciclo produttivo molto più breve (16-20 mesi), elementi questi che si traducono in un minore costo di produzione rispetto alle aziende del sistema S2. Se dotate di avannotteria, la produzione di avannotti e il preingrasso sono generalmente svolte a terra. Un elemento che accomuna le aziende del sistema S2 e S3 riguarda la quasi assenza di lavorazione del prodotto: spigole e orate, a differenza delle trote, sono vendute quasi esclusivamente fresche e intere sul mercato nazionale e estero. Grossisti e gdo sono i clienti più importanti. Infine, le aziende che fanno parte del sistema aziendale S4, numericamente ridotte, sono specializzate nella vendita di novellame e svolgono esclusivamente le prime due fasi del ciclo produttivo, ovvero la riproduzione e l avannotteria. Figura 5.3 Fasi del processo produttivo in impianti a terra e in gabbie a mare Impianti a terra (trote, spigole e orate) Operazioni a terra Riproduzione artificiale Incubazione e schiusa delle uova Maricoltura (spigole e orate) Riproduzione artificiale Incubazione e schiusa delle uova Operazioni a terra Svezzamento delle larve Immissione degli avannotti Svezzamento delle larve Immissione degli avannotti Operazioni a mare Ingrasso Ingrasso Raccolta del pesce Raccolta del pesce Ricezione e selezione Ricezione e selezione Ingrasso in altri impianti Stoccaggio Trasporto in vasche Stoccaggio Trasporto in vasche Carico per il trasporto Ingrasso in altri impianti Carico per il trasporto Ingrasso in altri impianti Fonte: elaborazioni Ismea su schema Ispesl (cfr. bibliografia) La molluschicoltura è la principale voce produttiva dell acquacoltura nazionale, basata quasi esclusivamente sull allevamento dei mitili (Mytilus galloprovincialis) e della vongola verace (Tapes semidecussatus o Tapes philippinarum). Altre specie, come l ostrica e la vongola verace nostrana hanno un peso marginale. 48

49 5. L offerta Dei 359 impianti complessivamente rilevati nel 2006, oltre il 40% è localizzato in Veneto (per l allevamento delle vongole negli ambienti lagunari e estuarini); seguono la Liguria (per un elevato numero di impianti di mitilicoltura), l Emilia-Romagna (mitili e vongole), Puglia (mitili) e Campania (ancora mitili). In effetti, mentre la mitilicoltura caratterizza molte regioni che si affacciano sia sull Adriatico che sul Tirreno, la produzione di vongole veraci è concentrata nelle zone del delta del Po (veneto e emiliano), nella laguna di Venezia e nella laguna di Grado e Marano. Figura 5.4 Distribuzione degli impianti di molluschi bivalvi per le principali regioni nel 2006 (%) quota % impianti Veneto Liguria Emilia Romagna Puglia Campania Sardegna Nord-Est Sud e Isole Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api L allevamento dei molluschi bivalvi è praticato direttamente in aree della fascia marina costiera, a circa 1 km di distanza dalla costa, e in aree lagunari. Da alcuni anni, vi è comunque la tendenza a posizionare gli allevamenti di mitili a maggiore distanza dalla costa, anche a 4 km, per evitare fenomeni di inquinamento microbiologico e chimico derivanti dalle attività agricole e dai centri urbani della fascia costiera. I molluschi bivalvi sono organismi filtratori e, quindi, possono concentrare una grande varietà di batteri, virus, contaminanti chimici e biotossine. Per poter garantire la sicurezza di questo prodotto alimentare, sono state elaborate nel tempo una serie di norme sugli aspetti igienico-sanitari relativi alla produzione e commercializzazione dei molluschi bivalvi vivi destinati al consumo umano. In particolare, le zone di produzione vengono delimitate e classificate in base a requisiti microbiologici indicati dalla normativa comunitaria sull igiene e la sicurezza alimentare (reg. Ce n. 854/2004). Pertanto, si può distinguere tra: - zone di classe A, da cui possono essere raccolti molluschi bivalvi vivi direttamente destinati al consumo umano. Tali molluschi devono soddisfare, inoltre, alcuni requisiti sanitari stabiliti sempre dalla normativa comunitaria (reg. Ce n. 853/2004); - zone di classe B, da cui possono essere raccolti molluschi bivalvi vivi, ma per essere immessi sul mercato ai fini del consumo umano devono subire un trattamento in un centro di depurazione o previa stabulazione (le zone di stabulazione sono parti di mare, laguna o e- stuario, delimitate e segnalate, destinate esclusivamente alla depurazione naturale), in modo da soddisfare i requisiti sanitari richiamati al punto precedente; - zone di classe C, da cui possono essere raccolti molluschi bivalvi vivi, ma possono essere 49

50 5. L offerta immessi sul mercato solo previa stabulazione di lunga durata, sino a raggiungere i già richiamati requisiti sanitari. I centri dove avviene la depurazione dei molluschi bivalvi sono autorizzati dalla normativa sanitaria a operare come CDM (centro depurazione molluschi) e, spesso, sono riconosciuti anche come CSM (centro spedizione molluschi). Pertanto: presso un CDM-CSM arriva prodotto vivo che viene collocato in bacini alimentati con acqua marina pulita, per il tempo necessario alla riduzione dei contaminanti, affinché diventi idoneo al consumo umano; una volta depurato, il prodotto viene trattato (con lavaggio, pulitura, cernita), confezionato e spedito; presso un CSM può arrivare solo prodotto depurato, o prodotto proveniente da zone di classe A, per essere trattato, confezionato e spedito. Oltre al rischio sanitario, anche il rischio climatico ha una sua rilevanza, più di quanto accade per la piscicoltura. Ad esempio, gli allevamenti di mitili posizionati in mare aperto che non godono di naturali protezioni di baie o golfi possono essere esposti a forti correnti marine, moti ondosi e a venti. Secondo l intensità di questi fenomeni può avvenire il distacco di reste dai filari, la rottura o lo spostamento dei cavi di ormeggio, oltre alla difficoltà di operare degli addetti alla cura e manutenzione dell impianto. La temperatura e l ossigenazione dell acqua sono altri due elementi che influenzano il ciclo di produzione dei bivalvi. Estati particolarmente calde, con poche precipitazioni e ridotte correnti, innalzano la temperatura dell acqua con conseguente diminuzione dell ossigeno disciolto, tale da provocare fenomeni di mortalità. Temperature elevate e acque poco ossigenate, inoltre, favoriscono i fenomeni di eutrofizzazione accompagnati spesso da fioriture algali e/o produzione di mucillagini, che possono interferire anche pesantemente sul ciclo di sviluppo dei bivalvi. Invece, abbondanti e concentrate precipitazioni possono trasportare attraverso i fiumi, per dilavamento di terreni agricoli ed urbani, sostanze chimiche che possono essere accumulate dai molluschi bivalvi e costituire, quindi, un rischi sanitario per i consumatori. L allevamento di mitili e vongole è basato sullo sfruttamento dell energia trofica dell ambiente naturale; essendo organismi filtratori, si nutrono di fitoplancton. Pertanto, le tecnologie applicate all allevamento dei molluschi bivalvi sono piuttosto semplici e il relativo rischio operativo è basso, rispetto a quanto accade invece nella piscicoltura. Nella molluschicoltura, l aspetto tecnologico è rappresentato invece dal personale che lavora negli impianti. E fondamentale, in effetti, la formazione e l esperienza degli operatori, nelle fasi di scelta del sito di allevamento, di preparazione, durante il ciclo di allevamento, nell attività di raccolta e di prima commercializzazione dei prodotti. Per quanto riguarda, in particolare, la mitilicoltura, l allevamento avviene principalmente attraverso due sistemi: 1) filari galleggianti o long-line; 2) impianto fisso. La tecnologia di allevamento più diffusa è a filari galleggianti o long-line. Si tratta di strutture che ancorano le estremità del cavo sul fondale (a campata) e la parte centrale viene tenuta in sospensione sulla superficie dell acqua con una serie di galleggianti. Sui cavi così tesi vengono appese le reste dei mitili. Il sistema cosiddetto fisso, quello tradizionale e ancora oggi in uso, è costituito da pali infissi sul fondale e collegati tra loro da cavi a cui vengono appese le reste. E tipico delle aree protette e con bassi fondali, come le aree lagunari. Tipico di queste aree è anche il sistema a fondale, ormai in disuso, che consiste nello spostare il prodotto sotto taglia, raccolto in natura, in zone più idonee dove viene lasciato crescere fino a raggiungere la taglia commerciale. Per quanto riguarda l intervento dell uomo durante il ciclo di allevamento, fatta eccezione per il sistema a fondale, negli altri sistemi viene reperito il seme (attività comunque non difficoltosa in quanto gli allevatori lo reperiscono generalmente dall ambiente naturale e non hanno bisogno di ricorrere a forniture esterne dagli schiuditoi) e successivamente immesso nelle calze, formando le reste. L operazione di rincalzo può essere ripetuta più volte durante il ciclo di allevamento, in relazione all accrescimento dei mitili e alla necessità di ridurre i quantitativi all interno delle reste. 50

51 5. L offerta In relazione ai diversi sistemi di allevamento dei mitili, sono stati individuati nella realtà produttiva italiana due sistemi aziendali (cfr. tabella 1.3) che però si differenziano anche per le caratteristiche commerciali: il sistema aziendale M1 Long-line riguarda gli impianti localizzati in mare aperto, con una dimensione media di ha, ma che può raggiungere anche i 700 ha. Le aziende, generalmente dotate dell autorizzazione a operare come CSM, si occupano di raccogliere, selezionare, pulire, confezionare il prodotto (che non ha bisogno di essere depurato essendo prodotto in mare aperto) e vendere per il consumo, salvo la cessione ad altri allevatori per l attività di finissaggio; il sistema aziendale M2 Impianto fisso riguarda gli impianti localizzati in laguna dove, pertanto, il prodotto per essere venduto necessita di essere depurato. In questa realtà produttiva operano prevalentemente cooperative che, salvo poche eccezioni (quelle di grandi dimensioni), non sono né CDM né CSM, perché implicherebbe notevoli investimenti ed elevati costi di gestione. Pertanto, in questi casi il prodotto viene venduto sfuso o confezionato in grandi calze ai CDM (spesso anche CSM), per essere depurato e confezionato. Figura 5.5 Fasi del processo produttivo dei mitili Raccolta di seme selvaggio Incalzo del seme Immersione delle reste Reincalzo Pulizia delle reste Raccolta Selezione e lavorazione acque tipo A acque tipo B Operazioni a mare Depurazione Operazioni a terra Stoccaggio refrigerato Spedizione Fonte: elaborazioni Ismea su schema Ispesl (cfr. bibliografia) L allevamento della vongola verace è di tipo estensivo e lo sviluppo avviene, dopo la semina degli stadi giovanili, direttamente in banchi naturali controllati dall allevatore e non è necessario alcun tipo di impiantistica. Si tratta della vongola filippina, specie esotica introdotta da molti anni nel medio-alto Adriatico e che si è subito acclimatata, dando origine ad estesi banchi naturali. Ha mostrato caratteristiche molto adatte per l allevamento, soppiantando così la vongola verace autoctona (Tapes decussata). Le aree più idonee si sono rivelate i bassi fondali delle lagune. In genere, il seme viene raccolto all interno dei banchi di allevamento, oppure da banchi sel- 51

52 5. L offerta vatici o si acquista presso lo schiuditoio, dove avviene la riproduzione artificiale del seme. I piccoli bivalvi (10 mm) vengono rilasciati su bassi fondali di sabbia e fango che devono godere di una buona ossigenazione. Se il seme è di dimensioni ridotte (3-5mm) è necessaria una fase di preingrasso in condizioni più protette, in cassette o in teli (tale fase viene praticata quasi esclusivamente per il prodotto di schiuditoio). Per questa tipologia di allevamento risulta importante la preparazione del fondale che deve essere pulito, eliminando soprattutto le colonie di alghe che limitano la movimentazione di correnti d acqua e quindi di ossigeno. La densità delle vongole, o produttività, misurata per metro quadro, dipende sia dal livello trofico delle acque che dalle buone condizioni di ossigenazione. Figura 5.6 Fasi del processo produttivo delle vongole Operazioni a terra Reperimento del seme Operazioni a mare Produzione di fitoplacton Riproduzione artificiale Allevamento delle larve Pesca e selezione del seme selvatico Preingrasso Ingrasso Raccolta Ricezione del prodotto raccolto Depurazione Lavaggio, cernita e confezionamento Stoccaggio refrigerato Spedizione Fonte: elaborazioni Ismea su schema Ispesl (cfr. bibliografia) La realtà produttiva italiana è caratterizzata dalla presenza di molte cooperative che, analogamente a quanto emerso nella mitilicoltura, non sono autorizzate, salvo le più grandi, a depurare e confezionare il prodotto, attività queste obbligatorie essendo la vongola allevata nelle zone lagunari. Pertanto, una volta raccolto, il prodotto viene venduto a CDM, generalmente anche CSM. Va peraltro segnalato che nelle aree lagunari, diverse cooperative allevano sia vongole sia mitili, questi ultimi in laguna e in mare aperto. 52

53 5. L offerta Nel complesso, l offerta nazionale di prodotto ittico allevato, seppure più concentrata rispetto a quella del prodotto pescato, si caratterizza per la presenza di strutture produttive di dimensione medio-piccola, molte a conduzione familiare. Altro elemento che caratterizza la realtà produttiva italiana è la scarsa adozione di strategie di differenziazione e promozione del prodotto. Fatta eccezione per le informazioni obbligatorie richieste dalla normativa comunitaria sull etichettatura (denominazione commerciale, metodo e paese di produzione), trote, spigole e orate vengono vendute fresche intere, indifferenziate. I molluschi bivalvi escono dalle strutture produttive prima ancora di essere pronti per il consumo umano, quando ceduti a CDM-CSM, per la necessaria fase della depurazione e del confezionamento. Altrettanto rara è la qualificazione delle produzioni mediante il riconoscimento delle loro specificità. Nell ambito dell offerta complessiva di prodotti ittici allevati, il peso delle denominazioni di origine è in effetti assolutamente modesto, come lo è in generale per l intero settore ittico italiano. Ad oggi, solamente un prodotto dall acquacoltura la tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino ha ottenuto il marchio DOP. Altri tre la trota reatina, la trota del Trentino e il salmerino del Trentino sono in attesa di riconoscimento, la prima per il marchio IGP, le altre per il marchio DOP. Tabella 5.1 Elenco dei prodotti DOP e IGP registrati relativi a pesci, molluschi e crostacei Denominazione Marchio Paese Prodotto Anchois de Collioure IGP Francia Acciughe Coquille St. Jacques des Côtes d'armour IGP Francia Cappesante Huîtres Marennes Oléron IGP Francia Ostriche Oberpfälzer Karpfen IGP Germania Carpe Schwarzwaldforelle IGP Germania Trote (Selva Nera) Holsteiner Karpfen IGP Germania Carpe Avgotaracho Messolonghiou DOP Grecia Bottarga Clare Island Salmon IGP Irlanda Salmoni Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino DOP Italia Tinche Acciughe sotto sale del Mar Ligure IGP Italia Acciughe Arbroath Smokies IGP Regno Unito Eglefini Whitstable oysters IGP Regno Unito Ostriche Scottish Farmed Salmon IGP Regno Unito Salmoni Traditional Grimsby smoked cod; Traditional Grimsby smoked haddock IGP Regno Unito Merluzzi e Eglefini Třeboňský kapr IGP Repubblica ceca Carpe Pohořelický kapr DOP Repubblica ceca Carpe Caballa de Andalucia IGP Spagna Sgombri Melva de Andalucia IGP Spagna Tombarelli Mejillón de Galicia - Mexillón de Galicia DOP Spagna Mitili Fonte: Protected Designation of Origin & Protected Geographica Indication in: Va comunque sottolineato come la qualificazione delle produzioni ittiche pescate e allevate ha trovato scarsa applicazione anche negli altri paesi europei, se si pensa ai quattro prodotti DOP/IGP riconosciuti nel Regno Unito, ai tre nella Spagna, nella Germina e nella Francia. Analogamente, ha avuto una scarsa applicazione nel settore dell acquacoltura, lo strumento delle OP (organizzazioni di produttori), non solo in Italia ma anche negli altri paesi europei. 53

54 5. L offerta Tabella 5.2 Elenco dei prodotti DOP, IGP e STG relativi a pesci, molluschi e crostacei in fase di istruttoria Denominazione Marchio Paese Prodotto Moules de Bouchot de la baie du Mont-Saint-Michel DOP Francia Mitili Moules de Bouchot STG Francia Mitili Aischgründer Karpfen IGP Germania Carpe Franken-Karpfen IGP Germania Carpe Trota Reatina IGP Italia Trote Trota del Trentino DOP Italia Trote Salmerino del Trentino DOP Italia Salmerini Karp Zatorski DOP Polonia Karp Zatorski Cornish Sardines DOP Regno Unito Sardine Scottish Farmed Salmon IGP Regno Unito Salmoni Kalix Löjrom DOP Svezia Coregoni Fonte: Protected Designation of Origin & Protected Geographica Indication in: Le dinamiche in atto Nella troticoltura, gli anni Ottanta e i primi anni Novanta sono stati caratterizzati da una forte crescita produttiva (notevoli i progressi registrati sul fronte dell ittiopatologia, della mangimistica e le innovazioni introdotte nelle tecnologie di allevamento), assorbita da una domanda anch essa in aumento. Successivamente, si è assistito a un lungo e faticoso processo di ristrutturazione del comparto, con la scomparsa di molte piccole realtà produttive, soprattutto a carattere familiare, sorte lungo tutto il territorio nazionale. Tale processo trova le sue ragioni nella necessità da un lato di dover applicare normative sempre più severe a tutela delle acque interne, con conseguenti adeguamenti tecnologici a carico degli impianti, dall altro di dover operare in un mercato interno ed estero divenuto nel frattempo maturo e fortemente concorrenziale. Tutto ciò ha portato ad un processo di concentrazione degli impianti produttivi; al tempo stesso, le imprese hanno intrapreso la strada della diversificazione dell offerta, offrendo prodotti differenziati (trote e trote salmonate), in differenti taglie e con varie lavorazioni (eviscerazione, filettatura, affumicatura) fino alla trasformazione (spiedini, hamburger). Il processo di ridimensionamento del segmento delle anguille è diventato, invece, ormai inesorabile: la debolezza della domanda interna, la difficoltà di reperire il seme e la forte concorrenza esercitata da altri paesi comunitari sta causando da diversi anni una continua fuoriuscita di imprese italiane dal mercato. Per quanto riguarda le specie eurialine, la diffusione delle gabbie a mare è avvenuta a partire dalla seconda metà degli anni 90, con ritardo rispetto alla Grecia e alla Turchia, per una iniziale tendenza degli allevatori a preferire strutture di allevamento a terra e per la mancanza di modelli off-shore affidabili. Inoltre, ha influito la difficoltà ad individuare siti riparati idonei all installazione di questo tipo di impianti e la presenza di una notevole antropizzazione della fascia costiera. Nell ultimo decennio, inoltre, si è assistito a un forte sviluppo della storionicoltura, tanto da portare la produzione italiana di storioni al primo posto nella graduatoria dei paesi europei. In un mercato in cui la presenza di prodotto selvatico è sempre più limitata, quello allevato viene utilizzato come materia prima per realizzare prodotto trasformato (filettato, affumicato), e soprattutto per produrre caviale, attualmente una delle principali voci dell export nella bilancia commerciale ittica italiana. Negli ultimi anni, il settore dell acquacoltura è stato caratterizzato anche dallo sviluppo dell allevamento del tonno rosso in gabbie a mare, legato però alla disponibilità di prodotto selvatico pescato con una taglia medio-piccola. 54

55 5. L offerta Tabella 5.3 Evoluzione degli impianti di piscicoltura (n.) var.% 06/04 04/02 02/00 00/98 Trote ,0-3,1-15,9-22,9 Spigole, orate e altre specie marine, di cui: ,3 0,0 18,4 25,6 - impianti a terra ,0-2,7 10,4 6,3 - gabbie a mare ,0 4,2 33,3 89,5 Anguille ,6-12,5-23,1-29,7 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api Sul fronte produttivo, l acquacoltura ha mostrato nel periodo una crescita media annua alquanto contenuta, per un andamento pressoché stabile della produzione di alcune delle specie più importanti, come i mitili, le trote e le spigole. E risultata in aumento la produzione di vongole, ma tale dinamica emerge per il confronto temporale con un biennio particolare, il , quando la raccolta di questa specie ha registrato un forte crollo per gli effetti della calda estate 2003 (in un solo anno, la produzione di vongole si è più che dimezzata, scendendo da 55 a 25 mila tonnellate). E apparsa significativa solamente la crescita della produzione di storioni. Nel solo anno 2008, il quadro appare ancora più negativo per la flessione che la produzione complessiva ha registrato sia in volume che in valore rispetto all anno precedente. E risultata determinante la riduzione dei mitili, ma anche trote, anguille, spigole e orate hanno registrato un calo. Per le anguille, si conferma la tendenza in atto da numerosi anni. Il comparto delle trote continua a risentire della debolezza della domanda e della concorrenza di altri prodotti pescati e allevati, soprattutto importati, presenti sul mercato italiano a prezzi più bassi (si pensi al pangasio). Per le spigole e le orate, infine, la massiccia presenza di prodotto greco continua a influenzare pesantemente le dinamiche produttive e commerciali del comparto italiano. Tabella 5.4 L evoluzione della produzione nel settore dell acquacoltura (t) peso % var.% /07 07/06 tvma Acqua dolce Trote ,6-0,8-1,2-0,1 Anguille ,7-5,9 0,0-0,9 Storioni ,6 0,0 3,8 9,1 Altri pesci (pesce gatto e carpe) ,5 0,0 0,0 0,0 Acqua marina Spigole ,1-1,0 6,5 0,5 Orate ,0-2,0 3,2 1,5 Cefali ,5 16,7 0,0 1,6 Altri pesci* ,5 11,2-4,1 14,5 Totale pesci ,5 0,6 0,3 1,2 Mitili** ,4-8,0 0,0 0,4 Vongole veraci ,1 0,0 11,1 4,6 Totale molluschi ,5-5,7 2,9 1,5 Totale acquacoltura ,0-3,9 2,2 1,4 *Ombrine, saraghi, persici spigole, salmerini, lucci e, a partire dal 2006, tonni rossi. ** Sono inclusi i mitili da banchi naturali. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api 55

56 5. L offerta 5.2. Le principali aziende del settore Trote Una delle più grandi società attive nel ramo dell'acquacoltura italiana è l azienda agricola troticoltura Eredi Rossi Silvio, che in soli cinquant'anni si è trasformata da pioniera della troticoltura italiana in azienda leader di settore su scala comunitaria. L azienda fondata da Silvio Rossi nel 1947 a Sefro (in provincia di Macerata), è cresciuta notevolmente, per poi acquisire vari allevamenti, fino al più rilevante, quello della Salmontrutta G. srl (nel 1994). Il gruppo, utilizzando strutture tecnologicamente all'avanguardia, realizza il ciclo completo dell allevamento in acque dolci ed adotta una strategia di diversificazione della produzione, tanto da essere collocato nel sistema aziendale T6. Dispone di due macelli, innovativi nelle attrezzature dei differenti reparti di eviscerazione, filettatura, tunnel di congelamento, affumicatura e confezionamento sottovuoto. La produzione è rivolta quasi esclusivamente alla gdo. L azienda ha acquistato con una joint-venture allevamenti di orate e spigole in Grecia; prossimamente, con altre joint-venture, acquisirà allevamenti di salmoni in Norvegia e di gamberi in Tailandia. Anche la Salmontrutta G. srl (con sede a Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo) può essere inserita tra il gruppo di aziende con un sistema aziendale T6, poiché alleva e lavora la trota. Tra le aziende più importanti nel comparto della troticoltura, si può citare anche l Azienda Agricola Ittica Rio Selva srl (di Zoppola, in provincia di Pordenone) specializzata nel ciclo chiuso della trota e appartenente al sistema aziendale T5. Spigole e orate La Panittica Pugliese Società Agricola spa (con sede a Fasano, in provincia di Bari) è una delle principali imprese che operano nel comparto delle specie eurialine. L azienda svolge l attività di avannotteria e di allevamento di spigole e orate con gabbie a mare e, pertanto, rientrerebbe nel sistema aziendale S3. Il settore avannotti costituisce, in realtà, il vero core business dell azienda: la produzione di avannotti serve, in parte, per soddisfare i bisogni interni del gruppo, in parte per una vasta clientela nazionale ed estera. Per quanto riguarda il settore taglia commerciale, il prodotto finito viene venduto esclusivamente alla distribuzione moderna. Per aumentare la propria competitività, l azienda ha concentrato i propri sforzi verso la maricoltura nei siti di Bisceglie e Salerno. L azienda opera, inoltre, nel settore progetti, formazione e cessione di know-how, attraverso la consulenza tecnica, con particolare riferimento all avviamento impianti. A tale scopo, è stata costituita nel 2007 la società Techno s.e.a. srl (di cui detiene il 70%), operante nel settore della realizzazione e vendita di impianti di maricoltura off-shore, nonché di manifattura e vendita di reti per l acquacoltura. La Panittica Pugliese detiene, inoltre, la quasi totalità del capitale sociale di Co.Pro.mar srl, società che alleva in gabbie off-shore sempre in Puglia. L azienda, infine, svolge anche un elevata attività di ricerca e sviluppo. La Valle Ca' Zuliani società agricola srl (con sede a Conselice, in provincia di Ravenna) opera nell acquacoltura marina a ciclo chiuso: oltre ad allevare spigole e orate in gabbie a mare (sistema aziendale S3), dispone di due avannotterie, una a Pila di Porto Tolle, l altra a Monfalcone. L azienda, inoltre, svolge attività di allevamento semi-intensivo (spigole e orate) e la vallicoltura estensiva tradizionale (cefali e anguille). Nel corso del 2008, la società ha acquisito la partecipazione totalitaria della spagnola Alevines del Mediterraneo, azienda che dispone di impianti localizzati nei pressi della città di Valenzia, specializzati nel preingrasso degli avannotti. L acquisizione di tale partecipazione ha permesso di creare una forte sinergia con gli impianti in Italia che producono avannotti, favorendo delle economie di scala. Riguardo alla produzione valliva, essendo poco redditizia, l azienda ha deciso nel corso del 2008 di diversificare l attività con la semina e l allevamento di vongole veraci. Sul fronte dei canali di sbocco, si è consolidata la vendita alla gdo. 56

57 5. L offerta Tabella 5.5 Le principali aziende del settore dell acquacoltura Ragione Sociale Forma Giuridica Località Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine O.P. scarlpa Porto Tolle (Ro) Consorzio Pescatori di Goro Soc. Coop. scarlpa Goro (Fe) Salmontrutta G. srl Dipendenti Fatturato (000 ) Specie allevate vongole veraci e cozze vongole veraci e cozze * Torre Pallavicina (Bg) trote Azienda Agricola Ittica Rio Selva srl Zoppola (Pn) trote Panittica Pugliese Società Agricola spa Fasano (Ba) spigole e orate * Valle Ca' Zuliani società agricola srl srl Conselice (Ra) spigole e orate Acqua Azzurra spa Pachino (Si) spigole e orate Cosa - Società agricola a r.l. srl Orbetello (Gr) spigole e orate Il Vigneto - Società agricola a r.l. srl Orbetello (Gr) spigole e orate * Agroittica Lombarda spa Calvisano (Bs) storione * -) dato non disponibile. *) dato Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijck L Acqua Azzurra spa (con sede a Pachino, in provincia di Siracusa) è anch essa una delle principali imprese italiane che operano nel comparto delle spigole e delle orate. L azienda dispone di vasche in vetroresina per allevamento larvale, vasche in cemento per l avannotteria e il preingrasso e gabbie a mare per l ingrasso (sistema aziendale S3), realizzando pertanto il ciclo completo di allevamento. Dal punto di vista commerciale, nel corso del 2008 sono state vendute oltre 50 tonnellate di prodotto per la fornitura di filetti di spigole e orate Plasmon, al fine di produrre omogeneizzati e alimenti per bambini. Nel 2009, a seguito dei contatti avviati l anno precedente, sono iniziate le forniture di prodotto al gruppo Eurospin e Coop Italia e sono stati conclusi accordi commerciali con clienti nord-africani per la fornitura di avannotti di spigole e orate. Infine, per ampliare la gamma di prodotti sfruttando i canali commerciali esistenti, l azienda sta intensificando le vendite di pesce pescato. La zona della laguna di Orbetello è uno dei principali poli produttivi della spigola a livello nazionale e da sempre si distingue per le quantità prodotte e per la qualità di tale produzione, sin da quando l attività era basata esclusivamente sulla pesca lagunare. Nel 1998, tre allevamenti storici, Cosa, Ittima e Il Vigneto, hanno affidato la commercializzazione del prodotto alla cooperativa Copam (Cooperativa produttori acquacoltura maremmani), attualmente formata da tre impianti di allevamento associati e da cinque cosiddetti partner, che sono Cosa srl, Il Vigneto srl, Ittima srl, Off-Shore srl e la Cooperativa pescatori della Laguna di Orbetello, che conferiscono, in parte o in tutto, il prodotto allevato. I punti di forza delle principali aziende della laguna sono rappresentati dalla qualità delle acque e del mangime utilizzato e dalla fitta rete di controlli sulla qualità del prodotto. Gli allevamenti si posizionano in vasche a terra di cemento o in terra (sistema aziendale S2), alimentate attraverso delle pompe che estraggono l acqua di mare con una temperatura costante di circa gradi. Esistono, comunque, anche impianti off-shore che utilizzano gabbie e recinti (ad esempio, Il Vigneto srl). Storioni Agroittica Lombarda spa è l azienda leader in Europa per l allevamento e la trasformazione dello storione bianco del Pacifico (Acipenser transmontanus) e per la produzione di caviale. Dopo un attenta selezione genetica, l azienda è riuscita a sviluppare, unica in Europa, la tecnica di riproduzione dei propri storioni. Con un impianto di acquacoltura che si sviluppa su 55 ettari l azienda alleva lo storione bianco a ciclo completo. Dispone inoltre di un moderno impianto di trasformazione dove il pesce viene lavorato, filettato, porzionato e affumicato. Negli anni 90 l azienda ha inoltre iniziato a estrarre e commercializzare il caviale, prodotto di nic- 57

58 5. L offerta chia ma che rappresenta attualmente una parte rilevante del fatturato aziendale. Oltre al caviale, l azienda produce e/o commercializza prodotti ittici freschi e trasformati (affumicati, surgelati, piatti pronti a base di pesce). Agroittica Lombarda possiede il 100% della Calvisius srl, società costituita nel 2000 il cui oggetto sociale è connesso all allevamento di storioni e alla produzione di caviale. Tale società ha inoltre partecipato nel 2007 alla costituzione della Storione Ticino (società agricola semplice) con l acquisizione di una partecipazione agli utili del 30%. L'elevata automazione dei reparti, la logistica e l'alto grado di specializzazione del personale permettono inoltre di effettuare le lavorazioni sia dei prodotti freschi sia degli affumicati derivati da pesci pescati o allevati in varie parti del mondo (salmone norvegese e scozzese, trota, tonno, pesce spada). Vongole veraci e mitili Il Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine O.P., composto da 12 cooperative che raccolgono circa 1450 soci, rappresenta una delle principali realtà produttive nell allevamento e commercializzazione di vongole veraci e mitili. Il Consorzio opera nel delta del Po veneto e ha in concessione ettari di laguna per l allevamento delle vongole veraci e dei mitili, in parte prodotti anche in impianti off-shore in mare. Come accaduto per la vicina sacca di Goro, anche in questo caso è stata quasi da subito abbandonata la semplice pesca e si è ben presto passati alla gestione dei banchi naturali con pratiche di risemina e di trasferimento degli individui da zone meno idonee a zone più idonee alla crescita. Il Consorzio dispone di un impianto di depurazione e spedizione dei molluschi bivalvi. Il Consorzio Pescatori di Goro Società Cooperativa opera nel delta del Po emiliano, una delle aree di maggiore produzione della vongola verace filippina. Il Consorzio conta oltre 550 soci e 85 addetti impiegati nei vari rami di attività aziendale (di cui 50 nel centro di depurazione e spedizione). Ha in concessione 620 ettari per l allevamento delle vongole veraci, situati all interno della sacca di Goro, e circa 1100 ettari interessati all allevamento dei mitili, presenti sia nella sacca (in impianti fissi) sia a largo (con il sistema long-line). L attività principale del Consorzio è rappresentata dalla produzione e lavorazione di vongole veraci: dopo la raccolta, circa metà della produzione, conferita totalmente dai soci, viene depurata nell impianto di cui dispone lo stesso consorzio e successivamente confezionata a marchio Co.pe.go. I principali clienti sono grossisti, pescherie e gdo. La restante parte della produzione viene venduta come prodotto non depurato ad altri CDM. Tra gli altri prodotti del Consorzio, vanno citati i mitili, di cui una buona parte provenienti da zone classificate di tipo A, e altri molluschi bivalvi esclusivamente pescati. Il Consorzio gestisce anche il mercato ittico di Goro, la cui struttura è di proprietà del Comune; si tratta comunque di un attività che incide in misura limitata sull andamento della gestione caratteristica del Consorzio. 58

59 5. L offerta 5.3. Appendice statistica Tabella 5.A.1 Evoluzione della produzione ittica (t) Pesca marittima Pesca nel Mediterraneo (a) Pesca oceanica (b) Acquacoltura (c) Pesci (d) Molluschi (e) Totale produzione a) Mipaaf-Irepa. b) Istat. c) Api. d) A partire dal 2006, viene rilevata anche la produzione di tonno rosso. e) Sono inclusi i mitili da banchi naturali. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api Tabella 5.A.2 Evoluzione della produzione ittica (mln ) Pesca marittima Pesca nel Mediterraneo (a) Pesca oceanica (b) Acquacoltura (c) Pesci (d) Molluschi (e) Totale produzione a) Mipaaf-Irepa. b) Istat. c) Api. d) A partire dal 2006, viene rilevata anche la produzione di tonno rosso. e) Sono inclusi i mitili da banchi naturali. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api 59

60 5. L offerta Tabella 5.A.3 Distribuzione regionale degli impianti di trote Regioni Piemonte Valle D'Aosta Lombardia Trentino A.A Veneto Friuli V. G Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Fonte: Api Tabella 5.A.4 Distribuzione regionale degli impianti intensivi di spigole, orate e altre specie marine (a terra e a mare) Regioni Veneto Friuli V. G Liguria Emilia Romagna Toscana Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Fonte: Api 60

61 5. L offerta Tabella 5.A.5 - Distribuzione regionale degli impianti intensivi di spigole, orate e altre specie marine (impianti a terra) Regioni Veneto Friuli V. G Emilia Romagna Toscana Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Nord-Est Centro Sud e Isole Fonte: Api Tabella 5.A.6 - Distribuzione regionale degli impianti intensivi di spigole, orate e altre specie marine (gabbie a mare) Regioni Veneto Friuli V. G Liguria Toscana Lazio Abruzzo Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Fonte: Api 61

62 5. L offerta Tabella 5.A.7 - Distribuzione regionale degli impianti intensivi di anguille Regioni Piemonte Lombardia Veneto Friuli V. G Emilia Romagna Toscana Marche Lazio Campania Puglia Calabria Sardegna Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Fonte: Api 62

63 6. La domanda 6. LA DOMANDA 6.1. La domanda finale Le caratteristiche della domanda Le specie ittiche allevate, per effetto della progressiva riduzione della disponibilità di quelle pescate, si sono ormai imposte da diversi anni come necessaria alternativa per il consumo umano di pesce. Da un analisi di medio periodo emerge chiaramente come anche le modalità di acquisto abbiano modificato la domanda di prodotti ittici del consumatore. Se negli anni passati il luogo principe per l acquisto del prodotto ittico fresco era la pescheria ma anche, e non di rado, il mercato rionale, nel corso del tempo l allestimento di banchi del pesce fresco/decongelato all interno dei punti vendita della gdo, con vendita assistita, ha determinato non solo un effetto di sostituzione fra questi canali, ma anche modifiche nella scelta del prodotto da acquistare. Da un lato, è venuta meno la relazione col proprio rivenditore di fiducia, dall altro, si ha di fronte un offerta meno varia della distribuzione moderna, maggiormente direzionata verso il prodotto allevato (per i vantaggi che questo comporta in termini di regolarità nell approvvigionamento, tempi certi, pezzature omogenee, ecc.). Inoltre, i cambiamenti nello stile di vita degli italiani hanno ulteriormente modificato le loro abitudini di consumo, con un aumento dei pasti fruiti fuori casa (in particolare del pranzo, per esigenze lavorative o per motivi legati allo studio) soprattutto presso il canale Ho.Re.Ca. (mediamente negli ultimi cinque anni, la spesa per pasti e consumazioni fuori casa è aumentata dell 1,2% a prezzi costanti; l incremento è stato maggiore a prezzi correnti, +4,2%). È in questo quadro, quindi, che si colloca il consumo in Italia di prodotti ittici allevati. Tabella 6.1 Dinamica della spesa per pasti e consumazione fuori casa (milioni di euro) var.% 08/07 07/06 tvma a prezzi costanti* Pubblici esercizi ,2 2,1 1,2 a prezzi correnti Pubblici esercizi ,5 5,1 4,2 * valori concatenati, anno di riferimento Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Le dinamiche in atto Negli ultimi cinque anni il consumo di prodotti ittici ha mostrato mediamente una certa stagnazione riconducibile più che altro alla componente extradomestica, considerando che il tasso di variazione medio annuo nel periodo è stato pari a +0,6% per il consumo apparente complessivo e a +2,9% per quello domestico (+3% per i prodotti freschi). Nel 2008 la crisi economica ha, di fatto, accentuato questa tendenza, anche se l idea del pesce come prodotto generalmente costoso ha in parte condizionato anche le scelte di acquisto delle famiglie per il consumo domestico. Non a caso, si rileva, da un lato, la sensibile diminuzione della domanda di prodotti ittici freschi, dall altro, l incremento degli acquisti non solo del prodotto ittico congelato, più economico ma con le stesse funzioni d uso, ma anche di uo- 63

64 6. La domanda va, carni avicole e suine, elemento che può essere letto come una necessità di sostituire il pesce con altre proteine, sempre di origine animale, ma meno costose. Tabella 6.2 Dinamica del consumo apparente complessivo (000 t) e pro capite (kg/anno) di prodotti ittici var.% 08/07 07/06 tvma Consumo apparente complessivo ,4 1,0 0,6 Consumo pro capite 22,1 22,1 20,5-7,2 0,3-0,2 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Mipaaf-Irepa, Api, Istat Tabella 6.3 Dinamica degli indici Ismea delle quantità di prodotti ittici freschi e dei principali prodotti sostitutivi acquistate dalle famiglie (2000=100) Prodotti var. % 08/07 07/06 tvma Ittici freschi 101,1 102,3 98,8-3,4 1,2 3,0 Ittici congelati 83,7 77,2 78,3 1,5-7,8-1,7 Carni bovine 88,8 85,6 84,3-1,5-3,6-0,8 Carni suine 96,8 95,7 97,0 1,3-1,1 0,6 Carni avicole 77,6 81,6 84,3 3,3 5,2-2,3 Uova 92,2 96,7 101,0 4,5 4,8 0,8 Altri zootecnici 64,2 63,4 60,2-4,9-1,2-4,0 Latte e derivati 99,6 100,2 100,7 0,6 0,5 2,1 Fonte: Ismea-Nielsen La flessione, tuttavia, non ha interessato nella stessa misura pesci, molluschi e crostacei freschi; per i primi si rileva un aumento della domanda di prodotto marino, a fronte della diminuzione del consumo di pesce d acqua dolce, mentre hanno registrato una sensibile contrazione gli acquisti domestici di molluschi e crostacei. Sembrerebbe, quindi, che nonostante il budget familiare nell ultimo anno si sia ridotto, la valenza salutistica del pesce continui ad avere una certa importanza nelle scelte del responsabile degli acquisti, nell ottica di cura del proprio nucleo familiare dal punto di vista dell alimentazione. Va però sottolineato che nei periodi di crisi economica si amplia la forbice tra quantità acquistate dai consumatori abituali e da coloro che consumano generalmente poco pesce. È probabile, quindi, che la riduzione degli acquisti abbia maggiormente colpito questa fascia di acquirenti, più attenti alle occasioni di risparmio e più propensi a rinunciare ad un consumo regolare di pesce che, pertanto, torna a diventare saltuario e legato ad occasioni speciali. Contestualmente, in momenti di diminuzione della propensione al consumo, fattori come la provenienza nazionale del prodotto (e non sempre l etichettatura appare così chiara da aiutare l acquirente ad esprimere la sua preferenza per il prodotto italiano) possono passare in secondo piano tra le determinanti delle scelte, soprattutto di fronte ad un offerta più conveniente dal lato del prezzo Gli acquisti domestici I prodotti freschi naturali rappresentano in Italia la quota più cospicua dei consumi familiari di prodotti ittici (più del 50%). Nonostante ciò, dal 2003 al 2008 gli acquirenti sono andati via via riducendosi, passando l indice di penetrazione dal 70,7 al 68,5%. Un unica eccezione, in questo arco di tempo, si è avuta nel 2004 (71,7%), molto probabilmente in conseguenza dell allarme influenza aviaria partito dai paesi asiatici che potrebbe aver indotto i consumatori italiani a sostituire, in questo periodo, il pollame con il pesce. 64

65 6. La domanda Figura Composizione percentuale degli acquisti domestici di prodotti ittici nel 2008 Volume Valore conserve e semicons. 20,5% secco, salato, affum. 4,0% conserve e semicons. 21,1% secco, salato, affum. 7,1% cong./surgel. confezionato 16,4% congelati sfusi 7,1% fresco e decong. preparato 1,4% fresco e decong. naturale 50,6% cong./surgel. confezionato 16,0% congelati sfusi 5,2% fresco e decong. preparato 2,5% fresco e decong. naturale 48,0% Fonte: Ismea-Nielsen Almeno fino al 2006, l impatto sugli acquisti complessivi di prodotti freschi di questo progressivo allontanamento dei consumatori non si è palesato chiaramente in quanto, nello stesso tempo, le famiglie acquirenti hanno aumentato le quantità acquistate. Nel 2007 e, ancor di più, nel 2008, l effetto combinato della flessione dell indice di penetrazione e dell acquisto medio in volume per famiglia acquirente ha invece portato, dapprima, ad un sensibile rallentamento della crescita dei consumi, poi ad una netta contrazione (nel 2008 l acquisto medio per famiglia acquirente è tornato all incirca ai livelli del 2004). Non si sono invece riscontrate variazioni significative nell intervallo di acquisto che è rimasto sostanzialmente di poco superiore al mese. Sul paniere dei prodotti freschi naturali acquistati dalle famiglie italiane, quelli prevalentemente o esclusivamente allevati e di provenienza anche nazionale, ossia orate, spigole, trote, trote salmonate, mitili e vongole veraci 32, pesano per oltre un terzo in volume e per un quarto in termini di spesa. Guardando però al profilo delle famiglie acquirenti emergono alcune importanti differenze nel caso in cui si tratti di specie marine, da un lato, e di acqua dolce, dall altro, ovvero di pesci o di molluschi. Un fattore unificante sembra invece essere l età del responsabile degli acquisti, che supera generalmente i 50 anni. Da ciò si possono desumere almeno due elementi di riflessione: il legame tra età del responsabile degli acquisti (fascia medio-alta) e la necessità di un corretto regime alimentare da seguire, e tra età (sempre medio-alta) e tempo a disposizione da dedicare alla preparazione dei pasti in casa. Elemento che diversifica, invece, il profilo delle famiglie alto acquirenti di pesce da quello delle famiglie alto acquirenti di mitili e vongole è il livello di benessere economico: medio-alto o alto per le prime, basso per le seconde. Il fatto che le famiglie che consumano poco pesce fresco abbiano in prevalenza o un responsabile degli acquisti giovane, o non godano di un elevato benessere economico, oppure siano famiglie nuove con bambini piccoli, porta necessariamente a ragionare sui target di consumatori che ancora sfuggono alle politiche di marketing delle aziende produttrici. Per queste categorie l acquisto di tali prodotti per il consumo domestico sembrerebbe comportare un impegno o dal punto di vista del tempo da dedicare alla loro preparazione (fra i giovani non è raro che le occasioni di consumo di prodotti ittici siano extradomestiche) o dal punto di vista economico (il bilancio familiare, soprattutto in presenza di figli piccoli, sembrerebbe non permettere una certa continuità nell acquisto). In più, si rileva la forte caratterizzazione del consumo di alcuni dei prodotti oggetto di analisi; l acquisto di trote è tipico dell Italia settentrionale, dove si concentrano i maggiori impianti di 32 Si tenga presente che le statistiche sui consumi aggregano il prodotto allevato e quello pescato. Per maggiori informazioni, cfr. paragrafo

66 6. La domanda produzione, mentre quello di mitili e vongole è maggiormente localizzato nel Centro-Sud. Appare invece meno peculiare di una specifica area l acquisto di orate e, soprattutto, di spigole. In linea di massima, quindi, il consumatore di pesce sembra essere piuttosto definito, con una certa rigidità di slittamento delle sue preferenze. Da qui deriva anche la difficoltà per i produttori di intercettare coloro che acquistano saltuariamente o non acquistano pesce fresco per ampliare il loro parco acquirenti. Tabella 6.4 Il profilo delle famiglie acquirenti di orate, spigole, trote e trote salmonate nel 2008 High consumer FRESCO NATURALE ORATE SPIGOLE TROTE TROTE SALMONATE Sud Sud Centro Nord-Ovest Nord Reddito medio-alto Reddito alto Reddito alto Reddito alto Reddito medio-alto Resp.acquisti 65 anni Resp.acquisti anni Resp.acquisti >54 anni Resp.acquisti 65 anni Resp.acquisti 65 anni Older couples Older couples Older couples Older couples Older singles Low consumer Fonte: Ismea-Nielsen Nord-Est Nord-Est Sud Sud Sud Reddito basso Reddito basso Reddito basso Reddito basso Reddito basso Resp.acquisti 34 anni Established families Resp.acquisti 34 anni Resp.acquisti 34 anni Resp.acquisti 34 anni Resp.acquisti anni Older singles Pre-family New-families New-families Tabella 6.5 Il profilo delle famiglie acquirenti di mitili e di vongole veraci nel 2008 High consumer FRESCO NATURALE MITILI VONGOLE VERACI Sud Sud Centro-Sud Reddito medio-alto Reddito basso Reddito basso Resp.acquisti 65 anni Resp.acquisti anni Resp.acquisti anni Older couples Estabilished-families Estabilished-families Low consumer Fonte: Ismea-Nielsen Nord-Est Nord Nord-Ovest Reddito basso Reddito alto Reddito medio-alto Resp.acquisti 34 anni Resp.acquisti 34 anni Resp.acquisti 34 anni Established families New-families Pre-family Dal 2003 al 2007 la domanda domestica di prodotti ittici freschi ha mostrato una dinamica positiva, per poi registrare una significativa flessione nel In ogni modo, il tasso di variazione medio annuo nel periodo in esame si rivela decisamente positivo. All interno di questa dinamica, i prodotti oggetto dell analisi non hanno evidenziato tutti un andamento simile. Per quanto riguarda i pesci, se i consumi di orate e spigole hanno registrato un importante incremento medio annuo (benché il calo dei prezzi delle orate contestuale al rincaro delle spigole sembra aver generato un meccanismo di sostituzione, in quanto trattasi di prodotti simili e con le medesime funzioni d uso), trote e trote salmonate hanno invece perso terreno, soprattutto negli ultimi due anni. Una delle cause è da ricercare nella presenza sul mercato italiano di altri prodotti ittici, spesso di importazione, a prezzi fortemente competitivi; questo ha determinato nella percezione del consumatore la sensazione di un rincaro delle trote nonostante abbiano mantenuto, in questi anni, il loro posizionamento rispetto alla tradizionale fascia di prezzo. 66

67 6. La domanda Spigole e orate, d altro canto, esercitano sul consumatore un attrazione maggiore sotto l aspetto della qualità e del gusto, anche per il fatto di essere pesci di mare. Pertanto, evidenziano un buon posizionamento nelle preferenze dell acquirente quando si tratta di scegliere un prodotto ittico in riferimento a cene e pranzi e a momenti di convivialità e di ricorrenza. Ciò consente, probabilmente, una discreta accettazione delle difficoltà che il consumatore può incontrare nella preparazione in cucina, rispetto ad altre specie ittiche. Tabella 6.6 Principali indicatori di acquisto dei più importanti prodotti ittici allevati in Italia nel 2008 udm Fresco naturale Orate Spigole Trote Trote salmonate Mitili Vongole veraci indice di penetrazione (%) 68,5 30,5 20,7 5,4 10,5 17,8 15,3 acquisto medio per famiglia acquirente - quantità (kg) 14,3 3,3 2,8 3,5 3,6 4,7 2,5 - valore ( ) 132,55 26,51 26,67 22,84 30,47 11,28 20,48 acquisto medio per atto - quantità (kg) 1,3 0,99 0,89 1,5 1,5 1,6 0,93 - valore ( ) 12,39 7,89 8,56 10,18 12,77 3,80 7,71 intervallo d'acquisto (gg) 34,0 108,3 116,9 162,2 152,5 122,7 137,0 Nord- Ovest 40 Nord- Ovest 40 Nord- Ovest Indice di penetrazione per area (%) Sud Nord- Est Sud Nord- Est Sud Nord- Est Centro orate spigole trote Centro trote salmonate mitili Centro vongole Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.7 Le tendenze in atto negli acquisti domestici di orate, spigole, trote e trote salmonate Dinamica (var.% 08/03) Cause della dinamica ORATE SPIGOLE TROTE TROTE SALM. Quantità Positiva Positiva Negativa Negativa Valore Positiva Positiva Stabile Stabile - diminuisce la frequenza degli acquisti Comportamento della famiglia acquirente Aumenta la quota di spesa sul paniere agroalimentare Aumenta il grado di diffusione e la preferenza tra le famiglie - aumenta la frequenza degli acquisti - aumentano le quantità acquistate per singolo atto Aumenta la quota di spesa sul paniere agroalimentare Resta stabile il grado di diffusione tra le famiglie, ma - aumenta la frequenza degli acquisti - diminuiscono le quantità acquistate per singolo atto Diminuisce la quota di spesa sul paniere agroalimentare Diminuisce il grado di diffusione e la preferenza tra le famiglie - diminuisce la frequenza degli acquisti - restano stabili le quantità acquistate per singolo atto Diminuisce la quota di spesa sul paniere agroalimentare Diminuisce il grado di diffusione e la preferenza tra le famiglie - diminuiscono le quantità acquistate per singolo atto Fonte: Ismea-Nielsen 67

68 6. La domanda Tabella 6.8 Dinamica degli indici Ismea delle quantità e dei prezzi dei principali prodotti allevati acquistati dalle famiglie Indice quantità acquistate Indice prezzi dei prodotti var.% 08/07 07/06 tvma var.% /07 07/06 tvma Ittici freschi -3,4 1,2 3,0 Ittici freschi 0,3 1,0 3,0 Orate 16,0 10,1 7,4 Orate -7,6-2,3 2,8 Spigole -8,6-0,7 5,4 Spigole 4,1 1,3 3,1 Trote -5,8-6,9-1,7 Trote 0,6 6,6 4,8 Trote salmonate -14,7-6,8-2,0 Trote salmonate 3,1 5,4 4,3 Mitili 2,1 0,1-0,4 Mitili 0,1-0,6 1,5 Vongole veraci -11,0 14,6 4,6 Vongole veraci 4,7-7,1-1,3 Fonte: Ismea-Nielsen Figura 6.2 Incidenza in volume delle singole specie sulla quantità totale dei principali prodotti allevati acquistati dalle famiglie (confronto anni 2003 e 2008) ,9 16,9 12,0 11,2 Peso % ,2 30,1 16,0 11,3 26,6 25, , ,6 orate spigole trote trote salmonate mitili vongole veraci Fonte: Ismea-Nielsen In effetti, se si considera l evoluzione dell incidenza del prodotto venduto intero e di quello pulito o in filetti/tranci sulla quantità complessivamente acquistata, non si rilevano per spigole e orate importanti differenze tra il 2003 e il 2008, confermandosi la predominanza del prodotto intero. Diverso è il discorso per trote e trote salmonate, per le quali è diminuita l incidenza del prodotto intero a favore soprattutto di quello filettato. In effetti, poiché il prodotto intero richiede tempo e una certa capacità per la preparare, sempre più spesso le a- ziende, o la stessa gdo, propongono prodotti già parzialmente lavorati e a maggior contenuto di servizio, come hamburger, spiedini, precotti, ecc. 68

69 6. La domanda Figura 6.3 Composizione percentuale degli acquisti in volume per tipologia di lavorazione (confronto anni 2003 e 2008) ,9 3,8 0,8 2,0 9,9 15, ,6 70,0 72,6 70,9 60,1 51,6 42,0 53,0 % ,7 32, ,6 26,2 26,7 27,1 30,0 32,6 17,3 15, Spigole Orate Trote Trote salmonate Pulito Intero Filetto/tranci Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.9 Le tendenze in atto negli acquisti domestici di mitili e vongole veraci Dinamica (var.% 08/03) Quantità Valore MITILI Stabile Positiva VONGOLE VERACI Positiva Negativa Diminuisce la quota di spesa sul paniere agroalimentare Diminuisce la quota di spesa sul paniere agroalimentare Diminuisce il grado di diffusione tra le famiglie, ma Diminuisce il grado di diffusione tra le famiglie, ma Cause della dinamica Comportamento della famiglia acquirente - diminuisce la frequenza degli acquisti - aumentano le quantità acquistate per singolo atto - diminuisce la frequenza degli acquisti - aumentano le quantità acquistate per singolo atto Fonte: Ismea-Nielsen 69

70 6. La domanda Figura 6.4 Indici Ismea delle quantità acquistate e dei prezzi dei principali prodotti ittici allevati Indice delle quantità acquistate (2000=100) Indice dei prezzi di acquisto (2000=100) freschi orate spigole freschi orate spigole freschi trote trote salmonate freschi trote trote salmonate freschi mitili vongole veraci freschi mitili vongole veraci Fonte: Ismea-Nielsen L analisi per area geografica ribadisce la localizzazione del consumo di trote nel Nord dell Italia, dove l indice di penetrazione è compreso tra il 6 e il 10% circa. Il Nord-Ovest si rivela l unica area nella quale l acquisto domestico di trote è lievemente aumentato nel 2008 (in forte calo, invece, quello di trote salmonate), nonostante una riduzione della penetrazione, mentre il Nord-Est mostra addirittura una crescita media annua della domanda negli ultimi cinque anni (pressoché stabile quella di trote salmonate) e una lieve risalita dell indice di penetrazione nel Va comunque sottolineato che in tutte e quattro le aree è diminuita l incidenza del consumo di trote e trote salmonate sui consumi totali di prodotti ittici freschi. 70

71 6. La domanda Tabella 6.10 Dinamica dell indice Ismea delle quantità acquistate dalle famiglie dei principali prodotti allevati per area geografica Prodotti var. % 08/07 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud tvma var. % 08/07 tvma var. % 08/07 tvma var. % 08/07 tvma Ittici freschi -5,8 3,1-4,9 2,9-4,6 5,1-1,6 2,1 Orate 31,6 8,4 17,6 4,1 17,0 7,4 8,4 7,9 Spigole -25,4 2,8-4,9 5,7-6,0 6,5 0,3 6,2 Trote 1,7-2,8-4,4 8,1-2,0-5,3-43,3-4,1 Trote salmonate -11,6-2,2-31,1-0,5 0,1-2,7-5,0-2,8 Mitili -0,9-0,2-6,5-0,4 13,8 1,2 0,2-1,1 Vongole veraci -3,7 5,3-6,7 6,8-10,2 7,5-14,7 2,1 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.11 Dinamica dell incidenza dei principali prodotti allevati sugli acquisti di prodotti ittici freschi effettuati nell'area Aree orate e spigole var.* 08/07 07/06 Nord-Ovest 13,9 15,3 16,7 1,4 1,4 Nord-Est 13,3 12,8 14,5 1,7-0,5 Centro 16,3 17,3 18,1 0,8 1,0 Sud 13,5 14,6 15,6 1,0 1,1 trote e trote salmonate Nord-Ovest 15,1 14,1 14,1 0,0-1,0 Nord-Est 12,8 11,5 9,2-2,3-1,3 Centro 5,4 5,0 4,8-0,2-0,4 Sud 1,7 1,5 1,3-0,2-0,2 mitili e vongole veraci Nord-Ovest 7,9 8,6 9,0 0,4 0,7 Nord-Est 7,2 9,2 9,2 0,0 2,0 Centro 12,1 13,1 13,2 0,1 1,0 Sud 15,2 15,5 14,9-0,6 0,3 * la variazione è calcolata come differenza semplice. Fonte: Ismea-Nielsen Per contro, nel 2008 è cresciuto il peso degli acquisti di orate e spigole sul fresco totale sia al Nord sia al Centro-Sud, a conferma di una tendenza di medio periodo (va evidenziato, comunque, che la crescita è riconducibile essenzialmente all ottimo andamento dei consumi di orate). Rispetto al 2003, l indice di penetrazione delle orate è aumentato in tutte e quattro le aree, risultando superiore al 33% nell Italia centro-meridionale. Per le spigole, invece, è risultato per lo più in lieve calo. L incidenza dei consumi di mitili e vongole, invece, non è variata in modo significativo. Per quanto riguarda i primi, si registra nel 2008 il netto incremento degli acquisti nell Italia centrale, unica area in cui appare positivo il tasso di variazione medio annuo del periodo Per le vongole, invece, l anno in esame è stato negativo ovunque, anche se dall analisi di medio termine si riscontra una crescita più o meno apprezzabile. Da segnalare, la flessione dell indice di penetrazione sia dei mitili sia delle vongole nel Meridione, dove tradizionalmente è più diffuso il consumo di questi prodotti (anche per la presenza del prodotto pescato). 71

72 6. La domanda Tabella 6.12 Dinamica dell indice Ismea dei prezzi dei principali prodotti allevati acquistati dalle famiglie per area geografica Prodotti var. % 08/07 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud tvma var. % 08/07 tvma var. % 08/07 tvma var. % 08/07 tvma Ittici freschi 0,2 2,9 0,4 3,7-0,6 2,9 1,0 2,8 Orate -6,6 4,6-12,4 3,1-5,8 2,1-6,7 1,5 Spigole 4,8 3,7 3,6 4,3 7,5 2,3 1,3 2,3 Trote -0,5 4,2 2,4 5,2 4,0 8,2-2,0 2,2 Trote salmonate 2,2 4,4 11,2 5,1 4,6 4,4-2,2 3,3 Mitili 0,5 0,3 0,3 0,8-1,9 1,2 1,0 2,9 Vongole veraci 6,7-1,2 10,3-0,5 2,5-1,8 1,3-1,8 Fonte: Ismea-Nielsen 6.2. La domanda intermedia I rapporti con la domanda intermedia differiscono a seconda della dimensione dell azienda produttrice e del prodotto. Normalmente, le grandi aziende che allevano pesci hanno un rapporto esclusivo con la gdo che acquista direttamente il prodotto (a livello nazionale essa ha movimentato nel 2008 oltre il 60% di spigole e orate e quasi l 80% di trote e trote salmonate), mentre le altre, a causa della loro ridotta dimensione operativa, si rivolgono o ai grossisti o a commercianti che operano localmente e che poi rivendono il prodotto a loro volta ai grossisti o ai dettaglianti. Tabella 6.13 Consistenza degli esercizi commerciali con attività di commercio all ingrosso di altri prodotti alimentari, inclusi i pesci, crostacei e molluschi peso % var.% /07 07/06 Altri prod. alimentari, inclusi i pesci, crostacei e molluschi ,3 2,3 0,9 Totale prodotti alimentari, bevande, tabacco ,0-0,5-1,4 Fonte: elaborazione Ismea su dati Ministero dello Sviluppo Economico Non è raro, inoltre, che tra allevatori di pesci e distribuzione moderna si sviluppino accordi di filiera con un vantaggio sia per l allevatore sia per il sistema distributivo moderno: il produttore ha la certezza di un rapporto di fornitura e il distributore, garantendo con la marca commerciale il prodotto allevato (certificato e rintracciabile), fidelizza il cliente all insegna aumentando la sua competitività rispetto ai diretti concorrenti. Comunque, gli operatori che nel proprio portafoglio prodotti hanno soprattutto taglie grandi si rivolgono a target disposti a pagare prezzi piuttosto alti, come ristorazione di alto livello o dettaglio specializzato. In diversi casi, una clientela fidelizzata e un livello qualitativo elevato del prodotto consentono, infatti, di spuntare prezzi soddisfacenti. Per quanto riguarda invece i molluschicoltori, questi solitamente conferiscono il prodotto alla cooperativa che lo vende ai commercianti. Questi ultimi effettuano anche la depurazione o la stabulazione e il confezionamento, in quanto i molluschi bivalvi (mitili e vongole) non vanno direttamente alla vendita, ma devono essere conferiti o ai centri di depurazione (CDM), nel caso in cui l allevamento avvenga in acque classificate come zona B (laguna), o ai centri di spedizione (CSM), quando le acque sono classificate zona A (mare aperto). 72

73 6. La domanda Nella quasi totalità dei casi, infatti, i molluschicoltori non godono di sufficienti economie di scala per servire adeguatamente e direttamente la gdo, anche perché gestendo spesso imprese monoprodotto (o solo mitili o solo vongole) non riescono a coprire i costi della logistica. Solitamente, quindi, è il grossista che aggrega ai mitili o alle vongole altri frutti di mare, rivolgendosi al dettagliante con una gamma ben più ampia di prodotti ittici. Tabella 6.14 Centri di depurazione molluschi (CDM) e centri spedizione molluschi (CSM) in Italia* Regione CDM CSM Regione CDM CSM Abruzzo 2 23 Marche Basilicata - 1 Molise 2 3 Calabria 2 3 Puglia Campania 9 32 Sardegna Emilia Romagna Sicilia 8 14 Friuli Venezia Giulia 2 14 Toscana 3 6 Lazio Veneto Liguria 1 1 Totale * aggiornato al 14 ottobre Nella tabella è indicato il numero delle autorizzazioni e non quello degli impianti. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Ministero della Salute L industria di trasformazione I prodotti dell acquacoltura oggetto dell analisi solo in minima parte vanno all industria di trasformazione e fra di essi sono soprattutto le trote ad avere questa destinazione. In questo caso, gran parte della produzione o viene direttamente lavorata e trasformata negli allevamenti (si tratta delle aziende a gestione imprenditoriale del sistema T6 33 ) o viene inviata ad altre aziende, in qualche modo collegate agli allevamenti (sono le aziende del sistema T5), a cui si demanda la fase della lavorazione e trasformazione. Alcune di queste aziende, che si occupano esclusivamente della lavorazione e trasformazione, oltre alle trote, acquistano altre specie come materia prima (sgombri, salmoni, anguille, tonni, ecc.) per poter offrire una gamma più ampia di prodotti ai consumatori finali: prodotti affumicati, hamburger, spiedini, ecc. Non è infrequente, inoltre, che qualche forma di lavorazione venga fatta sul prodotto acquistato intero direttamente dalla gdo o dal catering. La necessità di differenziare il prodotto da quello della concorrenza estera a basso costo pone l accento sulle opportunità che occorre cogliere per aprirsi al mercato del prodotto lavorato/trasformato, investendo in produzioni di qualità ed a elevato valore aggiunto. La domanda crescente di prodotti ittici che abbiano già subito una qualche preparazione/lavorazione dovrebbe indurre le aziende produttrici nazionali a puntare in questa direzione, per soddisfare le esigenze del mercato La distribuzione Negli ultimi tre anni è lievemente aumentata la consistenza degli esercizi commerciali con attività primaria di commercio al dettaglio in sede fissa di prodotti ittici (l 8,4% del totale alimentari), mentre è diminuita la presenza in Italia dell ambulantato (a posteggio fisso e itinerante) con specializzazione merceologica nel settore alimentare. È aumentata, invece, in modo più netto, la superficie di vendita della distribuzione moderna destinata agli alimentari. La maggiore presenza al Sud di ambulanti che trattano l alimentare e di esercizi commerciali 33 Per maggiori dettagli, cfr. scheda 1 e scheda 5. 73

74 6. La domanda al dettaglio che vendono prodotti ittici dà uno spaccato di quanto le forme di distribuzione di questi prodotti sia legata all attività di pesca delle regioni meridionali e alla loro tradizione culinaria. Va inoltre sottolineato che trattandosi di dettaglio tradizionale è maggiore il numero dei punti di vendita (da qui la maggiore incidenza nel Meridione), mentre al Nord sono andate sempre più sviluppandosi le tipologie della distribuzione moderna, prime fra tutte super e iper, ossia grandi superfici e meno punti vendita, dove sono stati avviati anche i reparti pesce con servizio assistito. Di conseguenza, tante pescherie hanno progressivamente chiuso. Tabella 6.15 Consistenza degli esercizi commerciali con attività primaria di commercio al dettaglio in sede fissa e del commercio ambulante: specializzazione merceologica nel settore alimentare Tipologia peso % var.% /07 07/06 Ambulanti ,0-1,4-1,8 - a posteggio fisso ,9-2,7-3,7 - itineranti ,1 2,9 5,5 Esercizi commerciali alimentari ,0-1,9-1,8 - frutta e verdura ,7-2,3-2,5 - carne e prodotti a base di carne ,1-2,4-2,0 - pesci, crostacei, molluschi ,4 0,1 0,5 - pane, pasticceria, dolciumi ,4-1,8-1,6 - bevande (vini, olii, birra ed altre) ,5 1,8 4,8 - altri esercizi specializzati alimentari ,0-2,7-3,3 Totale ,8-1,8 Fonte: elaborazione Ismea su dati Ministero dello Sviluppo Economico Tabella 6.16 Superfici di vendita dell alimentare della distribuzione moderna (mq) Tipologia var.% 08/07 07/06 Supermercati ,0 4,0 Ipermercati ,9 6,1 Minimercati ,2 2,4 Totale alimentare ,2 4,1 Fonte: elaborazione Ismea su dati Ministero dello Sviluppo Economico Tabella 6.17 Ripartizione degli esercizi commerciali con attività primaria di commercio al dettaglio in sede fissa di pesci, crostacei e molluschi per area geografica * Aree peso % var.% /07 07/06 Nord-Ovest ,1-3,9-2,3 Nord-Est ,7-1,4 0,0 Centro ,3 0,7 1,1 Sud ,9 0,7 0,8 Totale ,0 0,1 0,5 * la ripartizione nelle quattro aree geografiche riprende quella delle macroaree Nielsen, quindi nel Centro è compresa anche la Sardegna. Per maggiori dettagli, cfr. Nota metodologica. Fonte: elaborazione Ismea su dati Ministero dello Sviluppo Economico 74

75 6. La domanda Tabella 6.18 Ripartizione del commercio ambulante di prodotti alimentari a posteggio fisso e itinerante per area geografica * Aree peso % var.% /07 07/06 Nord-Ovest ,7-0,6-4,3 Nord-Est ,1-1,5-0,8 Centro ,8-0,5 0,9 Sud ,5-2,3-1,9 Totale ,0-1,4-1,8 * La ripartizione nelle quattro aree geografiche riprende quella delle macroaree Nielsen, quindi nel Centro è compresa anche la Sardegna. Per maggiori dettagli, cfr. Nota metodologica. Fonte: elaborazione Ismea su dati Ministero dello Sviluppo Economico Nelle regioni settentrionali, quindi, si ravvisa maggiormente la tendenza alla perdita del rapporto umano col proprio pescivendolo di fiducia, dal quale non di rado si ricevevano spiegazioni e consigli sui prodotti, spingendo ciò in parte al cambiamento delle specie acquistate e anche alla parziale perdita di importanza della nazionalità del prodotto che viene consumato. Tabella 6.19 Principali prodotti allevati: peso percentuale delle vendite in volume per canale sul totale fresco naturale (confronto anni 2003 e 2008) Canali di vendita orate e spigole trote e trote salmonate mitili e vongole Distribuzione moderna, di cui 16,6 19,2 12,0 8,6 11,7 12,0 Ipermercati 19,0 21,1 11,3 8,4 11,1 11,7 Supermercati 14,9 17,8 12,8 8,9 12,3 12,5 Pescherie 9,5 13,1 3,7 1,9 15,4 13,7 Ambulanti/mercati rionali 8,6 12,8 4,2 3,5 11,3 11,4 Altri canali 10,5 11,1 7,9 7,1 12,0 12,5 Totale Italia 12,8 16,3 7,9 5,8 13,0 12,5 Fonte: Ismea-Nielsen Per il prodotto allevato il canale preferenziale è appunto la distribuzione moderna, per le esigenze che quest ultima manifesta in termini di certezza delle forniture e di omogeneità nell aspetto e nelle pezzature, ma anche per la sua capacità di movimentare i grandi volumi che le aziende produttrici mettono a disposizione. Negli ultimi tre anni questa supremazia è andata consolidandosi: la quota di orate, spigole, trote, trote salmonate, mitili e vongole commercializzata dalla distribuzione moderna ha superato il 20% del totale fresco naturale venduto in Italia, mentre per le pescherie si aggira intorno al 9%. Scomponendo tuttavia le vendite per prodotti, emerge quasi un monopolio della distribuzione moderna nella commercializzazione delle trote che, oltretutto, si è andato consolidando nel tempo (nel 2008, circa i quattro quinti del prodotto nazionale è transitato per i canali di vendita della gdo). Per orate e spigole, dopo il recupero registrato nel 2005, le pescherie hanno ricominciato a perdere quote di mercato a favore soprattutto degli ipermercati. Il predominio della gdo in questo caso può essere in parte spiegato dalla maggiore presenza di prodotto importato e meno costoso sui propri banchi di pesce e che sembra aver attirato, soprattutto negli ultimi due anni, consumatori attenti al prezzo. 75

76 6. La domanda Figura 6.5 Principali prodotti allevati: composizione percentuale degli acquisti domestici in volume per canale di vendita nel 2008 orate e spigole Pescherie 25,9% Ambulanti/ mercati rionali 8,8% trote e trote salmonate Ambulanti/ mercati Pescherie rionali 10,7% 6,7% Altri canali 3,8% Pescherie 35,3% mitili e vongole veraci Ambulanti/ mercati rionali Altri canali 10,2% 3,1% Distribuzione moderna 63,2% Altri canali 2,1% Distribuzione moderna 78,8% Distribuzione moderna 51,3% Fonte: Ismea-Nielsen La preferenza accordata dagli acquirenti alle pescherie per l approvvigionamento di mitili e vongole veraci è diminuita col passare degli anni; l incidenza percentuale delle vendite in volume sul totale nazionale è scesa al 35,3% dal 43% circa del 2003, a fronte di un aumento di oltre otto punti percentuali per la distribuzione moderna Nota metodologica Per la valutazione quali-quantitativa e il monitoraggio degli acquisti di prodotti alimentari delle famiglie italiane l Ismea si avvale di un Panel Famiglie gestito in collaborazione con Nielsen. Il Panel si basa su rilevazioni di acquisto a cadenza settimanale effettuate da famiglie, stratificate in base a variabili socio-demografiche e territoriali, rappresentative dell intera realtà italiana. Restano escluse le collettività nonché i consumi effettuati dalle famiglie al di fuori dell abitazione principale. Il Panel Famiglie rappresenta la banca dati di riferimento per la costruzione dell Indice Ismea delle quantità e dell Indice Ismea dei prezzi dei prodotti agroalimentari acquistati dalle famiglie italiane. Per quanto riguarda il profilo qualitativo delle famiglie acquirenti, i segmenti utilizzati sono disegnati per rappresentare a quale stadio del ciclo di vita sono le famiglie: pre-families: monocomponenti sotto i 35 anni o coppie con responsabile degli acquisti sotto i 35 anni senza figli; new families: famiglie con bambini piccoli ( 6 anni); maturing families: famiglie con bambini di età inferiore ai 17 anni, non tutti piccoli ( 6 anni) o tutti grandi (tra 11 e 17 anni); established families: famiglie con bambini grandi (tra 11 e 17 anni); post families: monocomponenti di età compresa tra i 35 e i 54 anni o famiglie con responsabile degli acquisti i tra i 35 e i 54 anni senza figli di età inferiore ai 18 anni; 76

77 6. La domanda older couples: famiglie con responsabile degli acquisti di età maggiore di 55 anni senza figli di età inferiore ai 18 anni; older singles: monocomponenti di età maggiore di 55 anni. Le quattro aree geografiche Nielsen sono le seguenti: Nord-Ovest: Liguria, Piemonte, Valle d Aosta, Lombardia; Nord-Est: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna; Centro: Toscana, Umbria, Marche, Sardegna, Lazio; Sud: Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia Appendice statistica Tabella 6.A.1 Indice di penetrazione dei prodotti ittici freschi naturali per area geografica Aree Nord-Ovest 66,7 70,4 66,9 66,3 67,0 65,0 Nord-Est 67,5 64,8 64,3 63,0 65,2 64,3 Centro 72,6 73,6 69,4 72,7 70,1 72,0 Sud 75,1 76,0 76,5 75,2 73,4 71,9 Italia 70,7 71,7 69,8 69,7 69,2 68,5 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.2 Indice di penetrazione delle orate fresche per area geografica Aree Nord-Ovest 21,5 20,2 23,0 23,8 25,0 27,0 Nord-Est 21,1 19,4 20,1 19,7 21,5 24,4 Centro 31,3 28,2 30,2 33,7 33,6 33,9 Sud 32,0 32,3 32,5 35,1 34,5 35,6 Italia 26,8 25,5 26,8 28,6 29,0 30,5 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.3 Indice di penetrazione delle spigole fresche per area geografica Aree Nord-Ovest 20,1 20,4 21,7 23,5 24,6 19,3 Nord-Est 19,4 18,7 19,1 19,6 19,8 19,9 Centro 23,8 23,2 23,2 24,7 23,4 23,7 Sud 19,7 20,6 20,6 22,9 21,6 20,2 Italia 20,6 20,8 21,2 22,8 22,5 20,7 Fonte: Ismea-Nielsen 77

78 6. La domanda Tabella 6.A.4 Indice di penetrazione delle trote fresche per area geografica Aree Nord-Ovest 9,8 12,1 12,1 10,0 9,7 8,7 Nord-Est 6,2 7,7 6,0 6,7 5,6 6,0 Centro 8,3 8,0 8,1 8,1 6,6 5,7 Sud 2,8 3,2 2,4 2,7 2,0 1,7 Italia 6,7 7,7 7,1 6,7 5,9 5,4 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.5 Indice di penetrazione delle trote salmonate fresche per area geografica Aree Nord-Ovest 17,8 19,4 16,8 19,0 16,2 14,8 Nord-Est 18,9 15,2 16,0 15,7 15,1 13,7 Centro 15,3 12,6 11,6 12,2 11,3 10,3 Sud 5,3 5,5 5,9 4,9 4,8 4,3 Italia 13,7 12,9 12,3 12,7 11,5 10,5 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.6 Indice di penetrazione dei mitili freschi per area geografica Aree Nord-Ovest 11,2 12,9 13,2 11,1 11,7 12,1 Nord-Est 12,2 12,8 11,3 10,4 11,9 11,0 Centro 22,0 21,7 20,7 21,0 20,6 22,0 Sud 28,6 28,8 28,1 29,6 27,2 24,9 Italia 19,0 19,6 18,9 18,6 18,3 17,8 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.7 Indice di penetrazione delle vongole veraci fresche per area geografica Aree Nord-Ovest 8,4 6,7 7,8 7,3 7,7 7,5 Nord-Est 10,3 9,6 11,5 8,9 13,1 10,7 Centro 20,7 19,6 18,5 20,1 23,2 21,3 Sud 23,4 24,6 23,8 23,3 24,1 21,3 Italia 16,0 15,5 15,7 15,2 17,1 15,3 Fonte: Ismea-Nielsen 78

79 6. La domanda Tabella 6.A.8 Composizione percentuale delle vendite in volume di orate e spigole fresche per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 62,2 59,1 57,8 61,7 63,0 63,2 Ipermercati 33,2 29,8 29,2 30,3 32,0 32,9 Supermercati 27,9 28,2 27,4 30,2 29,5 28,6 Pescherie 26,8 29,3 29,4 28,3 26,7 25,9 Ambulanti/mercati rionali 8,7 9,4 9,7 7,8 8,2 8,8 Altri canali 2,4 2,2 3,0 2,2 2,1 2,1 Totale Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.9 Composizione percentuale delle vendite in volume di trote e trote salmonate fresche per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 73,3 75,7 77,2 80,8 81,4 78,8 Ipermercati 32,3 35,2 35,3 37,1 36,1 36,5 Supermercati 38,8 39,6 40,1 42,7 42,9 39,7 Pescherie 16,8 13,0 12,7 12,5 10,0 10,7 Ambulanti/mercati rionali 7,0 7,5 6,0 4,5 5,8 6,7 Altri canali 2,9 3,8 4,1 2,3 2,8 3,8 Totale Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.10 Composizione percentuale delle vendite in volume di mitili e vongole veraci freschi per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 43,1 44,4 45,6 48,7 51,3 51,3 Ipermercati 19,2 19,6 20,8 22,0 22,0 23,7 Supermercati 22,8 23,3 23,2 24,8 27,5 26,1 Pescherie 42,9 39,9 39,6 37,3 33,9 35,3 Ambulanti/mercati rionali 11,3 12,3 11,1 10,5 10,1 10,2 Altri canali 2,7 3,4 3,6 3,6 4,7 3,1 Totale Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Ismea-Nielsen 79

80 6. La domanda Tabella 6.A.11 Incidenza percentuale delle vendite in volume di orate e spigole sul totale fresco naturale per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 16,6 15,7 15,8 16,7 17,6 19,2 Ipermercati 19,0 16,6 16,8 17,5 19,2 21,1 Supermercati 14,9 15,3 15,2 16,2 16,4 17,8 Pescherie 9,5 10,7 11,1 12,1 12,5 13,1 Ambulanti/mercati rionali 8,6 9,6 10,3 9,8 11,7 12,8 Altri canali 10,5 8,5 11,3 10,5 9,8 11,1 Totale Italia 12,8 12,9 13,3 14,2 15,1 16,3 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.12 Incidenza percentuale delle vendite in volume di trote e trote salmonate sul totale fresco naturale per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 12,0 10,9 11,1 10,6 9,7 8,6 Ipermercati 11,3 10,6 10,8 10,4 9,3 8,4 Supermercati 12,8 11,6 11,7 11,1 10,2 8,9 Pescherie 3,7 2,6 2,5 2,6 2,0 1,9 Ambulanti/mercati rionali 4,2 4,1 3,4 2,7 3,5 3,5 Altri canali 7,9 7,9 8,2 5,4 5,8 7,1 Totale Italia 7,9 7,0 7,0 6,9 6,5 5,8 Fonte: Ismea-Nielsen Tabella 6.A.13 Incidenza percentuale delle vendite in volume di mitili e vongole veraci sul totale fresco naturale per canale di vendita Canali di vendita Distribuzione moderna, di cui 11,7 11,6 11,9 11,0 11,9 12,0 Ipermercati 11,1 10,8 11,5 10,6 11,0 11,7 Supermercati 12,3 12,5 12,3 11,1 12,7 12,5 Pescherie 15,4 14,4 14,3 13,3 13,2 13,7 Ambulanti/mercati rionali 11,3 12,3 11,2 11,0 11,9 11,4 Altri canali 12,0 12,9 13,1 14,3 18,5 12,5 Totale Italia 13,0 12,8 12,7 11,9 12,5 12,5 Fonte: Ismea-Nielsen 80

81 7. La competizione internazionale 7. LA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE 7.1. Lo scenario internazionale Nel 2007, secondo gli ultimi dati elaborati dalla Fao, la crescita della produzione ittica mondiale è stata trainata ancora una volta dall acquacoltura che, confermando la dinamica degli ultimi anni, ha registrato un +6,4% rispetto all anno precedente, mentre i quantitativi pescati sono risultati pressoché stabili. L acquacoltura ha pertanto raggiunto la quota del 35% sulla produzione ittica mondiale. In particolare, si sono presentati in aumento i volumi prodotti in acque marine e soprattutto in acque interne; sul fronte degli ambienti di allevamento, la crescita ha caratterizzato la produzione in acque dolci e salmastre, meno la maricoltura. Le più recenti stime Fao indicano una crescita dell acquacoltura anche per il 2008 e il 2009; se confermate, l allevamento ittico continua ad essere il settore alimentare con il maggiore sviluppo a livello mondiale. Tabella 7.1 La produzione mondiale di pesce 1 (000 t) peso % var.% /06 06/05 tvma Produzione Pesca ,2 0,2-2,5-0,2 Acquacoltura ,8 6,4 6,9 6,5 Totale produzione ,0 2,3 0,5 1,9 Acquacoltura Acque interne ,6 8,0 6,9 7,2 Acque marine ,4 3,8 6,9 5,4 Totale acquacoltura ,0 6,4 6,9 6,5 Acque dolci ,7 7,4 6,9 6,8 Maricoltura ,4 4,0 5,4 4,6 Acque salmastre ,0 8,3 13,0 12,7 Totale acquacoltura ,0 6,4 6,9 6,5 1) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao A differenza della dinamica mondiale, la produzione ittica comunitaria ha confermato nel 2007 il calo in atto da diversi anni, soprattutto nel settore della pesca (-7,7% rispetto al 2006 e -3,9% la variazione media annua dal 2002 al 2007). Al tempo stesso, l acquacoltura non ha partecipato alla crescita mondiale ma ha, al contrario, mostrato una stagnazione (- 0,5% in media dal 2002 al 2007): negli ultimi cinque anni, sono risultati in flessione i volumi prodotti in acque dolci e salmastre, mentre la maricoltura la più rilevante in termini produttivi pur con notevoli oscillazioni si è mantenuta su livelli di poco superiori a quelli registrati nel L incremento dei costi di produzione, la pressione al ribasso dei prezzi e la presenza di rigide norme comunitarie, soprattutto in materia di protezione ambientale, hanno di fatto limitato la capacità concorrenziale dell Ue rispetto agli allevatori asiatici e quelli dell America latina. Negli ultimi anni, l acquacoltura è risultata pressoché stazionaria presso i principali produttori, ovvero Spagna, Francia, Italia, Regno Unito e Grecia. In particolare, per la Spagna, la produzione acquicola ha registrato solamente un +0,4% nel periodo , a causa della stagnazione nella produzione di mitili. In lieve riduzione negli ultimi cinque anni, l acquacoltura francese: in particolare, nel 2007 i risultati si sono mostrati deludenti soprattutto nell allevamento di ostriche e, anche in questo caso, di mitili. Nel Regno Unito, la sta- 81

82 7. La competizione internazionale gnazione ha riguardato invece la produzione di salmoni, penalizzata dalla concorrenza del prodotto cileno. Sul fronte greco, infine, nel 2007 l acquacoltura ha interrotto il trend positivo degli ultimi cinque anni, nonostante l incremento dei volumi allevati di spigole e orate, prodotti d eccellenza dell allevamento in Grecia. Tabella 7.2 La produzione di pesce 1 nell Ue 27 (000 t) peso % var.% /06 06/05 tvma Produzione Pesca ,9-7,7-1,5-3,9 Acquacoltura ,1 1,5 1,8-0,5 Totale produzione ,0-6,0-0,9-3,3 Acquacoltura Acque marine ,1 1,0 2,7 0,0 Acque interne ,9 3,3-1,1-2,3 Totale acquacoltura ,0 1,5 1,8-0,5 Maricoltura ,5-3,0 8,5 0,5 Acque dolci ,5 3,0-1,1-2,5 Acque salmastre ,0 76,3-48,1-4,9 Totale acquacoltura ,0 1,5 1,8-0,5 1) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao Figura 7.1 La produzione di acquacoltura 1 per specie nell'ue 27 (% sulle quantità) 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Mitilidi Trote iridee Mitili o cozze (Mytilus edulis) Salmoni atlantici Ostriche concave Mitili o cozze (Mytilus galloprovincialis) Orate Carpe comuni Rombi chiodati ) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte:elaborazioni Ismea su dati Fao. Le principali specie allevate nell Ue sono le seguenti: mitili o cozze (mytilidae, mytilus edulis, mytilus galloprovincialis) che, in calo negli ultimi cinque anni, hanno rappresentato nel 2007 il 37% circa dei volumi complessivamente prodotti. La produzione è localizzata per oltre il 40% in Spagna e per le restanti quote in Francia (15%), Italia (12%), Paesi Bassi (9%) e Irlanda (7%), che figurano anche tra i principali esportatori in ambito comunitario; 82

83 7. La competizione internazionale trote iridee, la cui produzione è risultata in flessione negli ultimi cinque anni. Con un incidenza del 16% sulla produzione totale comunitaria, l allevamento di questa specie è concentrata in Italia, Francia, Spagna e Danimarca. Quest ultimo paese è anche il principale esportatore comunitario; orate, che hanno raggiunto nel 2007 il 6% della produzione acquicola europea, con un sensibile incremento dal 2002 al Oltre che principali produttori, Grecia e Spagna si sono attestati tra i più importanti esportatori. Italia e Francia, invece, hanno un ruolo secondario nell ambito produttivo comunitario; spigole, pari a poco più del 4% sul totale dell acquacoltura comunitaria nel 2007, con una forte crescita negli ultimi cinque anni. Grecia, Spagna, Italia e Francia si sono confermati i principali produttori tra i 27 paesi dell Ue. Il mercato greco è risultato anche il più rilevante in termini di export. Tabella 7.3 I principali competitor dell'italia sui mercati europei Paesi Produzione Export (000 ) (000 t) Mitili o cozze 1 Paesi Produzione Export (000 ) (000 t) Spagna Francia Paesi Bassi Danimarca Grecia Spagna Irlanda Germania Regno Unito Polonia Francia Totale Paesi Totale Paesi Spigole Grecia Grecia Spagna Spagna Croazia Francia Francia Totale Paesi Totale Paesi Trote Orate 1) Mytilidae, mytilus edulis, mytilus galloprovincialis. 2) Fonte Fao per il dato dell'export. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Fao (per la produzione) e Eurostat (per l export) 7.2. Gli scambi con l estero dell Italia Per l analisi degli scambi con l estero non è stato possibile distinguere in modo netto i dati relativi ai prodotti dell acquacoltura da quelli inerenti la pesca. Le statistiche, infatti, non specificano la modalità di produzione e quindi non indicano quanto di una determinata specie importata o esportata provenga dall attività di pesca e quanto dall acquacoltura. Pertanto, le statistiche dell Istat sono state elaborate individuando tre categorie di prodotti, sulla base della prevalenza di una o entrambe le modalità di produzione 34 : prodotti ittici pescati (es. alici o acciughe, aragoste, merluzzi); prodotti ittici allevati e pescati (es. gamberi, salmoni, mazzancolle, cappesante); prodotti ittici allevati (es. anguille, spigole, trote). 34 Cfr. paragrafo

84 7. La competizione internazionale Secondo i dati Istat elaborati da Ismea, nel 2008 il deficit strutturale della bilancia commerciale ittica è sceso a milioni di euro, registrando un calo del 2,9% rispetto all anno precedente, complice la flessione delle uscite (-3,2%) nonostante la riduzione delle entrate (- 5,1%). Anche in volume, il 2008 si è chiuso con un miglioramento del disavanzo (-3,2%): l import ha mostrato un arretramento (-4%) e per il primo anno dal 2003 l export ha accusato un forte calo (-8,6%), imputabile alla flessione sia della produzione ittica nazionale sia della domanda estera. Nel 2008, le importazioni ittiche hanno avuto la seguente composizione: prodotti ittici pescati (73,3%), di cui trasformati (86,3%) e freschi (13,7%); prodotti ittici allevati e pescati (17,6%), di cui trasformati (84,9%) e freschi (15,1%); prodotti ittici allevati (9,1%), di cui freschi (83,1%) e trasformati (16,9%). Nel 2008, le esportazioni dei prodotti ittici hanno avuto la seguente composizione: prodotti ittici pescati (68,1%), di cui trasformati (55,2%) e freschi (44,8%); prodotti ittici allevati e pescati (20,9%), di cui trasformati (52,3%) e freschi (47,7%); prodotti ittici allevati (11%), di cui freschi (91,5%) e trasformati (8,5%). Tabella Gli scambi con l'estero di prodotti ittici 1 (t) var.% 08/07 07/06 tvma % Esportazioni ,6 1,6 2,9 Importazioni ,0 3,6 2,5 Saldo ,2 3,9 2,5 Grado di autoapprovvigionamento (%) 41,6 39,9 37,8-5,2-4,1-2,6 Propensione all'export (%) 26,2 27,4 28,3 3,0 4,9 5,0 Propensione all'import (%) 69,3 71,1 72,9 2,6 2,6 2,0 Saldo normalizzato (%) -72,9-73,3-74,4 1,5 0,6-0,1 1) Pesci, molluschi e crostacei ed altri invertebrati acquatici e loro preparazioni. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Mipaaf-Irepa, Api, Istat Fatta eccezione per il 2008, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un progressivo inasprimento del disavanzo della bilancia commerciale ittica, sia in volume sia in valore. In media, nel periodo , la dipendenza del settore ittico nazionale dalle forniture straniere si è tradotta nella crescita dell import in quantità (+2,5%) e in valore (+3,7%), sia dei prodotti pescati sia di quelli allevati e allevati e pescati. Sul fronte dell export ittico, l ultimo quinquennio ha presentato risultati positivi sia per le spedizioni dei prodotti pescati, sia di quelli allevati e allevati e pescati. Con riferimento agli scambi di prodotti ittici allevati, nel 2008 il disavanzo della bilancia commerciale ha mostrato una riduzione in volume e in valore, per un calo delle importazioni (-2,4% in volume e -13,1% in valore), nonostante la flessione delle esportazioni (rispettivamente -2,6% e -3,2%). Come emergerà in seguito, alla riduzione delle importazioni in volume ha contribuito il calo registrato dalle spigole (-22,5% rispetto al 2007), mentre la flessione del prezzo medio all import di mitili e di orate ha determinato la contrazione delle importazioni in valore. Sul fronte dell export, sono sensibilmente diminuite le vendite di mitili e spigole. Nel medio periodo, la dipendenza dall estero negli scambi di prodotti ittici allevati è comunque cresciuta; dinamiche dello stesso segno sono state registrate anche negli scambi dei prodotti ittici pescati e allevati e pescati. 84

85 7. La competizione internazionale Tabella La bilancia commerciale dei prodotti ittici per categoria peso % var.% /07 07/06 tvma Esportazioni ,0-8,6 1,6 2,9 Prodotti pescati ,1-9,8-1,4 2,3 Prodotti allevati e pescati ,9-7,6 13,8 5,4 Prodotti allevati ,0-2,6 0,5 2,2 Importazioni ,0-4,0 3,6 2,5 Prodotti pescati ,3-4,6 1,4 1,3 Prodotti allevati e pescati ,6-2,6 9,2 8,9 Prodotti allevati ,1-2,4 11,8 2,9 Saldo ,2 3,9 2,5 (t) (mln ) Esportazioni ,0-5,1 0,1 4,5 Prodotti pescati ,1-4,7 1,9 5,2 Prodotti allevati e pescati ,6-6,8-6,6 1,9 Prodotti allevati ,3-3,2 5,7 7,1 Importazioni ,0-3,2 2,6 3,7 Prodotti pescati ,7-2,7 3,5 3,1 Prodotti allevati e pescati ,0-1,9-5,4 4,8 Prodotti allevati ,3-13,1 22,4 6,6 Saldo ,9 3,1 3,5 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Prendendo in esame i principali indicatori degli scambi con l estero dei prodotti ittici allevati per il 2008 emerge che: il tasso di autoapprovvigionamento (77,9%) dei prodotti allevati si è presentato più elevato rispetto allo stesso indicatore calcolato per l intero settore ittico (37,8%); la propensione all export dei prodotti allevati (6,1%) è risultata invece più bassa rispetto all indicatore del settore ittico (28,3%); Tabella I principali indicatori degli scambi dei prodotti ittici allevati (% sulle quantità) var.% 08/07 07/06 tvma Grado di autoapprovvigionamento (%) 80,1 78,2 77,9-0,4-2,4-0,2 Propensione all'export (%) 6,1 6,0 6,1 1,3-1,6 0,6 Propensione all'import (%) 24,8 26,5 26,8 1,2 6,9 0,8 Importazioni CR 3 60,7 63,6 60,8-4,4 4,8-0,2 CR 5 73,9 75,4 74,7-0,8 2,0-0,3 Esportazioni CR 3 46,3 49,0 47,5-2,9 5,8-0,6 CR 5 63,7 66,3 63,9-3,6 4,1-1,8 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat le importazioni e le esportazioni dei prodotti ittici allevati hanno mostrato un alta concentrazione ed i paesi dell Ue si sono attestati tra i principali mercati di approvvigionamento (Grecia, Francia) e di sbocco (Germania, Regno Unito e Austria) in ter- 85

86 7. La competizione internazionale mini di valore. Con riferimento ai principali fornitori dei prodotti allevati e pescati, oltre alla Danimarca e ai Paesi Bassi, va segnalato l Ecuador in ambito extra Ue, mentre le esportazioni anche in questo caso si sono indirizzate verso i tradizionali clienti comunitari (Spagna, Francia e Germania). Tabella 7.7 Gli scambi di prodotti ittici allevati con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,1 2,76 3,41 4,8 100,0 100,0 - - Germania ,4 4,63 5,05 6,1 31,4 24,0-6,1 - Regno Unito ,1 5,51 5,55 0,2 4,9 12,1 31,2 - Austria ,8 2,29 2,83 3,8 12,8 11,4-3,0 Importazioni, di cui: ,6 2,51 2,83 3,5 100,0 100,0 - - Grecia ,5 2,78 3,32 4,5 43,9 44,1 0,8 - Francia ,7 3,59 4,45 5,3 13,1 15,3 3,0 - Turchia ,1 3,59 3,49 0,3 13,5 10,7-4,2 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.8 Gli scambi di prodotti ittici allevati e pescati con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,9 4,83 4,55-3,5 100,0 100,0 - - Spagna ,1 4,65 4,14-5,1 75,3 59,7-3,0 - Francia ,3 6,60 5,54-1,5 5,4 6,4 3,3 - Germania ,2 5,73 6,50 2,6 7,9 6,0-2,2 Importazioni, di cui: ,8 5,86 4,87-3,7 100,0 100,0 - - Danimarca ,3 6,33 6,10-1,5 19,2 15,4-4,4 - Ecuador ,7 5,17 4,75-4,3 5,6 12,6 17,2 - Paesi Bassi ,4 5,30 4,87-3,5 7,4 9,3 2,4 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Nell ambito degli scambi di prodotti ittici allevati, nel 2008: i mitili freschi o refrigerati hanno inciso per il 36,7% sull export dei prodotti ittici allevati e per il 31% sull import. Il saldo, negativo, è aumentato rispetto al periodo precedente sia in volume e sia valore, per il calo delle esportazioni e la crescita delle importazioni; le spigole fresche o refrigerate hanno pesato per il 20,1% sulle importazioni in quantità e per il 10,8% sulle spedizioni all estero dei prodotti allevati. Il deficit ha mostrato un netto arretramento in quantità (-23,8%) e in valore (-20%), per un calo dell import più elevato di quello fatto registrare dall export; le orate fresche o refrigerate hanno inciso per il 22,4% sull import in volume dei prodotti ittici allevati e per il 10,5% sull export. Il 2008 si è chiuso con una riduzione del deficit della bilancia commerciale, mentre in volume si è assistito a un lieve peggioramento del saldo negativo. Un elevata produzione greca si è riversata sul mercato italiano a prezzi molto bassi (3,37 /kg in media nel 2008 contro i 4,03 /kg nel 2007); le importazioni sono sensibilmente aumentate in volume ma al tempo stesso sono diminuite in valore, determinando, nonostante l aumento delle esportazioni italiane, una crescita del disavanzo in volume e una riduzione di quello in valore; 86

87 7. La competizione internazionale le trote vive, fresche o refrigerate hanno rappresentato il 31,3% delle vendite all estero dei prodotti allevati e solamente lo 0,6% delle importazioni. Nell ambito dei prodotti ittici allevati, le trote vive, fresche o refrigerate sono state l unico prodotto che ha presentato un avanzo nel saldo della bilancia commerciale, con un miglioramento in volume e valore. Tabella 7.9 Gli scambi con l estero dei principali prodotti ittici allevati (t) peso % var.% /07 07/06 tvma Esportazioni ,0-2,6 0,5 2,2 Prodotti allevati freschi,di cui: ,5-4,2 1,2 2,4 Mitili ,7-22,0-7,4 2,1 Trote ,3 17,1-3,5 2,6 Spigole ,8-7,5 52,6 11,1 Orate ,5 37,6 30,9 3,6 Ostriche ,2 3,9 17,4-15,5 Prodotti allevati trasformati, di cui: ,5 18,8-8,5-0,6 Mitili congelati, secchi, salati o in salamoia ,7 86,9-19,9 19,1 Trote congelate ,6-3,1-23,5-9,8 Preparazioni e conserve di mitili ,6 10,4 7,2-3,1 Importazioni ,0-2,4 11,8 2,9 Prodotti allevati freschi, di cui ,1-3,9 13,0 2,3 Mitili ,0 11,4-12,1-2,9 Orate ,4 4,2 40,5 8,2 Spigole ,1-22,5 27,7 6,0 Ostriche ,7-19,5 26,6 2,4 Anguille ,9-8,4-2,4-2,8 Prodotti allevati trasformati, di cui: ,9 5,9 5,7 6,6 Preparazioni e conserve di mitili ,8 31,0-3,6 11,4 Mitili congelati, secchi, salati o in salamoia ,4-25,6 10,7-2,7 Spigole congelate ,3-25,7 47,6 10,8 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Nell ambito degli scambi dei prodotti ittici allevati e pescati, nel 2008: tra i prodotti maggiormente importati, si segnalano le mazzancolle congelate, che hanno inciso per il 22,8% sull import e per l 1,3% sulle export nazionale dei prodotti allevati e pescati. Altrettanto rilevanti i gamberi e gamberetti congelati, con un incidenza del 16,7% sulle importazioni e dell 8,5% sulle spedizioni oltre frontiera; tra i prodotti maggiormente esportati, le cappesante e gli altri pettinidi vivi, freschi o refrigerati, che hanno inciso per l 11% sulle vendite all estero dei prodotti ittici allevati e pescati e per l 1,4% sulle importazioni. 87

88 7. La competizione internazionale 7.3. La posizione competitiva dell Italia in ambito internazionale I principali paesi clienti/fornitori dell Italia Mitili freschi o refrigerati L accentuata stagionalità di produzione nei singoli paesi ha caratterizzato il clima competitivo del settore dei mitili ed ha influenzato la concorrenza a livello internazionale. Sul fronte dell import, nel periodo , sono calate le spedizioni dalla Spagna, che si concentrano ciclicamente da agosto a febbraio. Il mercato iberico si è confermato, comunque, il principale fornitore nazionale con bassi valori medi unitari (0,60 /kg nel 2008); i mitili spagnoli sono in effetti considerati di qualità inferiore rispetto a quelli italiani. Nell ultimo quinquennio, inoltre, si sono ridotte le importazioni anche dalla Grecia, il tradizionale fornitore di mitili soprattutto dell Italia meridionale e secondo su scala nazionale, probabilmente a causa del rialzo del prezzo medio. Riguardo all export nazionale di mitili freschi o refrigerati, l ultimo quinquennio ha fatto registrare invece una crescita in quantità (+2,1%) e in valore (+1,7%). Tabella 7.10 Gli scambi di mitili freschi o refrigerati con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,7 0,85 0,97-0,1 100,0 100,0 - - Francia ,1 0,61 0,69 0,6 47,2 35,1-3,0 - Spagna ,6 1,20 0,96-9,4 30,0 30,5 1,7 - Svizzera ,2 6,75 6,28 0,5 5,7 7,9 5,4 Importazioni, di cui: ,4 0,77 0,68-1,6 100,0 100,0 - - Spagna ,9 0,79 0,60-3,9 60,1 63,4 0,5 - Grecia ,3 0,62 0,68 2,9 27,6 23,9-1,8 - Irlanda ,9 0,93 2,08 14,8 3,5 4,5 9,6 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Figura 7.2 Mitili o cozze fresche o refrigerate: i principali competitor dell'italia sui mercati più importanti 1 Spagna Francia 100 Spagna 33,2 100 Var. % in volume (08/03) 50 Nuova Zelanda 2,0 Italia 17, Francia 59,5 Grecia 16,2 Irlanda 1,8 Var. % in volume (08/03) 50 Grecia 7, Italia 7,6 Paesi Bassi 33,4-50 Irlanda 10,1-100 Var. % prezzi (08/03) -100 Var. % prezzi (08/03) 1) la dimensione della bolla esprime la quota % 2008 in valore Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat 88

89 7. La competizione internazionale In Francia, il principale mercato di sbocco del prodotto italiano, le esportazioni nazionali hanno mostrato segnali di difficoltà in termini in volume. Tra i principali concorrenti europei, dinamiche simili sono state osservate per l Irlanda, che ha presentato una quota in flessione e non molto diversa da quella italiana. La Grecia, grazie al differenziale nei prezzi, ha invece incrementato tra il 2003 e il 2008 le spedizioni di mitili freschi. I Paesi Bassi, sebbene si siano attestati come il principale fornitore di mitili in Francia, hanno perso competitività presso questo mercato a differenza della Spagna, l unico fornitore ad aver incrementato una quota di mercato già notevole, grazie alla flessione dei valori medi unitari. In Spagna, il secondo paese di destinazione dell export nazionale di mitili freschi o refrigerati, nell ultimo quinquennio il prodotto italiano ha invece conquistato importanti spazi competitivi (la quota italiana sul totale delle importazioni spagnole di mitili è passata dal 7,4% del 2003 al 17% del 2008). Tra i paesi emergenti, va segnalata la Nuova Zelanda, che è entrata sul mercato spagnolo a prezzi via via più bassi. Tuttavia è ancora una volta la Francia a coprire ben oltre la metà delle importazioni spagnole, nonostante la flessione in volume registrata nel periodo in esame. Spigole fresche o refrigerate Il consistente flusso di importazioni di provenienza turca e soprattutto greca ha caratterizzato il clima competitivo del mercato delle spigole fresche o refrigerate. Nel 2008, infatti, oltre la metà delle importazioni nazionali è giunta da fornitori greci che hanno esportato il prodotto a valori unitari estremamente competitivi. Sebbene incidano considerevolmente sull import italiano (nel 2008 il 17,5% in volume e il 21,7% in valore), negli ultimi cinque anni sono sensibilmente calati gli acquisti nazionali di spigole dalla Turchia. Sul fronte dell export, negli ultimi cinque anni l Italia ha aumentato sensibilmente le esportazioni verso nuovi mercati, come Regno Unito e Slovenia, mentre le ha ridotte verso mercati storici ma meno dinamici e dove la concorrenza è elevata, come la Germania. Tabella 7.11 Gli scambi di spigole fresche o refrigerate con i principali paesi di o- rigine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,1 4,91 5,72 2,7 100,0 100,0 - - Regno Unito ,6 4,43 5,35 3,9* 13,9 47,3 48,1 - Slovenia ,7 6,10 7,36 5,7 7,8 10,1 5,3 - Germania ,7 6,69 6,82 1,4 16,1 9,9-19,8 Importazioni, di cui: ,5 4,59 5,11 2,5 100,0 100,0 - - Grecia ,7 4,32 4,75 2,3 54,0 55,8 1,1 - Turchia ,2 4,06 4,12 0,3 27,2 17,5-8,9 - Francia ,6 9,45 8,08-2,7 11,0 16,9 8,7 *Nel 2002 non ci sono state transazioni. Pertanto, è stato calcolato un tvma 04-08, considerando come valore iniziale la media e come valore finale la media (cfr. glossario). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat In particolare, nel periodo la quota italiana sul totale delle importazioni del Regno Unito è passata dal 5,2% al 19%. La crescita della domanda inglese potrebbe aver determinato l incremento delle importazioni anche da nuovi player internazionali come la Tailandia, che ha presentato dinamiche analoghe a quelle italiane in termini di volume. La Grecia, tuttavia, si è confermata il principale fornitore di spigole anche nel Regno Unito, coprendo oltre il 45% delle quantità totali importate. In Germania dal 2003 al 2008 la posizione competitiva dell Italia si è notevolmente indebolita, a causa della concorrenza francese oltre che greca, paesi che hanno fornito nel 2008 quasi il 60% delle spigole importate dalla Germania. Basti pensare che la quota italiana sul totale delle importazioni tedesche è scesa dal 22,5% del 2003 all 8% del Alle difficoltà 89

90 7. La competizione internazionale incontrate dagli esportatori italiani si è contrapposta la dinamicità dei Paesi Bassi, che nell ultimo quinquennio hanno sensibilmente incrementato le quantità spedite in Germania. Figura 7.3 Spigole fresche o refrigerate: i principali competitor dell'italia sui mercati più importanti 1 Regno Unito Var. % in volume (08/03) Italia 19, Tailandia 19,6 250 Francia 15, Var. % prezzi (08/03) Grecia 45,4 Germania Var. % in volume (08/03) Grecia 27,7 Francia 29,4 Paesi Bassi 12, Polonia 7, Italia 8,0-100 Var. % prezzi (08/03) 1) la dimensione della bolla esprime la quota % 2008 in valore Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat Orate fresche o refrigerate La sovrapproduzione greca del 2008 ha avuto un ruolo determinante nella definizione delle dinamiche competitive del settore, che ha visto appunto la Grecia come principale attore. Sul fronte dell import, nel periodo sono notevolmente cresciute le importazioni di prodotto greco, tanto da rappresentare oltre il 70% dell import nazionale di orate fresche o refrigerate in valore. Tra i fornitori più rilevanti si segnala la Turchia, la cui presenza sul mercato italiano ha registrato un forte balzo in avanti nell ultimo quinquennio, probabilmente per la flessione dei valori unitari. Sul fronte delle esportazioni, cresciute in volume (+3,6% in media nel periodo ) e in valore (+1,7%), Germania, Tunisia e Regno Unito si sono attestati tra i principali mercati di sbocco del prodotto nazionale. Tabella 7.12 Gli scambi di orate fresche o refrigerate con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,7 4,89 4,23-1,6 100,0 100,0 - - Germania ,3 5,12 4,51-0,7 38,0 32,0-6,1 - Tunisia* ,2-3,30 27,8 0,0 20,4 128,7 - Regno Unito ,1 3,25 3,66 3,2 3,8 12,3 41,2 Importazioni, di cui: ,4 3,94 3,59 0,2 100,0 100,0 - - Grecia ,2 3,69 3,37 0,2 76,8 72,1-1,1 - Turchia ,4 3,37 2,84-1,1 3,8 8,1 20,5 - Spagna ,5 8,85 8,73-0,6 7,8 6,8-3,5 * Nel 2003 non ci sono state transazioni. Nel calcolo del tvma 03-08, è stato considerato come valore inziale la media e come valore finale la media (cfr. glossario). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat In particolare, nell ultimo quinquennio, oltre alle spigole, anche le esportazioni di orate fresche o refrigerate italiane in Germania hanno incontrato notevoli difficoltà imputabili alla 90

91 7. La competizione internazionale concorrenza della Grecia, che, in un contesto di eccesso produttivo, ha coperto nel 2008 circa la metà delle importazioni tedesche grazie alla vendita a prezzi fortemente concorrenziali. Di fatto, la quota italiana sulle importazioni complessive tedesche è scesa dal 60,6% del 2003 al 17,8% del Nel periodo , il prodotto italiano ha invece conquistato importanti spazi competitivi nel Regno Unito, anche in relazione al fatto che precedentemente non risultano esportazioni italiane di orate. Figura 7.4 Orate fresche o refrigerate: i principali competitor dell'italia sui mercati più importanti 1 Germania Var. % in volume (08/03) Italia 17,8 Danimarca 5,7 200 Grecia 48,0 Repubblica 100 Ceca 13,0 Francia 8, Var. % prezzi (08/03) Regno Unito Var. % in volume (08/05) Grecia 59,2 Francia 11,9 Italia 10,5 Paesi Bassi 17,2 Danimarca 0, Var. % prezzi (08/05) 1) la dimensione della bolla esprime la quota % 2008 in valore Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat Trote vive, fresche o refrigerate Sul fronte dell import, nel periodo sono cresciuti gli acquisti in volume da Spagna, e Portogallo, mentre dal lato dell export, le spedizioni verso Austria e Germania, i tradizionali canali di sbocco, si sono ridimensionate in favore di mercati emergenti come Romania e Polonia. Tabella 7.13 Gli scambi di trote vive, fresche o refrigerate con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,7 2,32 2,84 4,2 100,0 100,0 - - Austria ,8 2,01 2,50 3,7 44,0 29,1-4,8 - Germania ,3 2,18 2,32 3,8 25,4 22,2-4,6 - Romania ,52-0,0 13,0 - Importazioni, di cui: ,1 3,87 5,11 8,6 100,0 100,0 - - Spagna ,8 4,57 6,16 8,1 75,0 53,1-0,3 - Portogallo* ,7-5,11 14,8 0,0 17,2 148,8 - Francia ,3 1,91 4,21 8,6 8,6 7,3 0,8 * Nel 2003 non ci sono state transazioni. Nel calcolo del tvma 03-08, è stato considerato come valore inziale la media e come valore finale la media (cfr. glossario). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat In Austria, le esportazioni nazionali hanno mostrato nell ultimo quinquennio una flessione in volume, sebbene il nostro paese continui a rappresentare oltre il 70% delle importazioni au- 35 L analisi riguarda il periodo per l assenza di esportazioni italiane nel Regno Unito nei periodi precedenti. 91

92 7. La competizione internazionale striache di trote. Tra i principali concorrenti europei, dinamiche simili a quella italiana sono state osservate per la Germania, che ha registrato una flessione della quota sul mercato austriaco. Anche in Germania il prodotto italiano ha perso importanti spazi competitivi nell ultimo quinquennio (la quota di mercato detenuta dall Italia è scesa dal 14,5% del 2003 all 11% del 2008). Nell ambito dei principali concorrenti, anche Danimarca, Francia e Spagna, i tradizionali fornitori, hanno accusato una flessione dei volumi esportati in Germania, tutti esposti alla crescente concorrenza della Polonia, paese che è emerso con successo nello scenario competitivo tedesco. Il deterioramento della posizione competitiva del prodotto italiano in Germania è da ricondurre, in parte, a un cambiamento delle preferenze della domanda interna, sempre più orientata verso i prodotti lavorati (filetti freschi, congelati e affumicati), penalizzando le imprese italiane, presenti soprattutto nel segmento del fresco intero. Al tempo stesso, il fattore prezzo ha favorito l ascesa della Polonia nel mercato tedesco, grazie all applicazione di prezzi inizialmente molto bassi. Figura 7.5 Trote vive, fresche o refrigerate: i principali competitor dell'italia sui mercati più importanti 1 Austria Germania Var. % in volume (08/03) Francia 2,8 Repubblica Ceca 2,0 Germania 13, Italia 71,8 Var. % in volume (08/03) Italia 11,0 Danimarca 48,8 Francia 20,8 Spagna 3,5 Polonia 7, Var. % prezzi (08/03) -100 Var. % prezzi (08/03) 1) la dimensione della bolla esprime la quota % 2008 in valore Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat Anguille fresche o refrigerate Nell ultimo quinquennio, la debolezza della domanda interna ha portato ad un flessione dei volumi importati di anguille (in media -2,8% dal 2003 al 2008); stabili le importazioni in valore per un contestuale incremento medio dei valori medi unitari. Tabella 7.14 Gli scambi di anguille fresche o refrigerate con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,9 6,98 9,17 6,8 100,0 100,0 - - Paesi Bassi ,0 6,58 9,17 8,1 73,6 66,0 0,6 - Germania ,5 9,97 9,15 4,0 1,1 18,4 19,8 - Spagna ,0 7,27 9,00 4,1 12,0 9,2-12,1 Importazioni, di cui: ,0 7,30 7,78 2,9 100,0 100,0 - - Danimarca ,6 6,88 8,23 5,9 18,1 42,5 25,5 - Francia ,8 9,39 8,83 0,5 23,6 19,6-5,2 - Paesi Bassi ,0 8,20 7,53 2,1 22,7 11,7-5,6 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 92

93 7. La competizione internazionale Il mercato danese si è confermato il principale fornitore nazionale, seguito dalla Francia e dai Paesi Bassi. Anche le vendite all estero (complice la riduzione della produzione italiana e la debolezza della domanda estera) sono diminuite, in volume e in valore, verso i Paesi Bassi, il principale cliente, e la Spagna, il terzo mercato di sbocco. Caviale (uova di storione) Nel 2008, la bilancia commerciale del caviale (uova di storione) ha chiuso in attivo, registrando però un peggioramento in quantità e valore rispetto al Nel corso degli ultimi cinque anni, le importazioni in volume si sono ridotte, probabilmente per il sensibile incremento dei prezzi medi all import. La riduzione ha caratterizzato Germania e Francia, non il Belgio che ha registrato una crescita dell export di caviale verso l Italia in volume e valore. Tra il 2003 e il 2008 le esportazioni nazionali sono fortemente cresciute in volume (+33,5% è il tasso di variazione medio annuo) e valore (+31,4%) presso tutti i principali mercati di destinazione, come Germania, Francia e Belgio, in concomitanza con una flessione dei prezzi medi all export presso tutti i principali clienti, con esclusione della Francia. Tabella 7.15 Gli scambi di caviale (uova di storione) con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,4 289,55 351,56-1,8 100,0 100,0 - - Germania ,0 277,89 441,90 4,0 87,2 47,3-10,6 - Francia ,2 528,36 388,37-14,5 1,6 21,4 17,1 - Belgio ,6 590,11 631,60-3,7 3,5 7,3 23,4 Importazioni, di cui: ,4 149,94 397,62 27,5 100,0 100,0 - - Belgio ,4 701, ,4 17,1 3,3 43,3 42,0 - Germania ,7 208,71 118,05 6,6 38,5 21,0-1,1 - Francia ,9 44, ,4 107,9 14,8 18,8 6,6 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 7.4. Nota metodologica Scenario internazionale Le statistiche relative alla produzione ittica mondiale e comunitaria sono state elaborate dalla Fao e contenute nel data base FishStat Plus. In particolare, le banche dati utilizzate, aggiornate al 2007, sono Total Fishery Production, Capture Production e Aquaculture Production. Le specie monitorate e presenti nelle banche dati sopra elencate sono aggregate dalla Fao in 50 gruppi di specie sulla base della suddivisione International Standard Statistical Classification of Aquatic Animal and Plants (ISSCAAP): per la determinazione della produzione ittica mondiale, in conformità alle modalità di calcolo adottate dalla Fao, sono presi in esame i gruppi di specie contenenti pesci, crostacei, molluschi e altri animali acquatici, mentre sono esclusi i mammiferi acquatici, le perle, i coralli, le spugne e le piante acquatiche. Scambi comunitari Per quanto riguarda le statistiche relative al commercio comunitario, è stata utilizzata la banca dati Eurostat (External Trade Ue 27 Trade since 1997 by SITC). In particolare, per la determinazione delle importazioni e delle esportazioni comunitarie, sia intra-ue sia extra-ue, sono stati presi in esame i gruppi merceologici individuati con la classificazione SITC Rev. 3 93

94 7. La competizione internazionale (United Nations Standard International Trade Classification, Revision 3, ovvero Classificazione Standard del Commercio Internazionale, Revisione 3). In particolare, è stata presa in esame la classe 03 Pesci, molluschi e crostacei ed altri invertebrati acquatici e loro preparazioni così dettagliata: 034 pesce vivo, fresco o refrigerato e congelato; 035 pesce secco, salato o in salamoia; pesce affumicato, ma anche cotto prima o durante l affumicatura; farine, polveri e agglomerate in forma di pellets di pesce atti all alimentazione umana; 036 crostacei e molluschi anche separati dalla loro conchiglia vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia; invertebrati acquatici vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia; polveri e agglomerate in forma di pellets di pesce atti all alimentazione umana; 037 preparazioni e conserve di pesci, crostacei e molluschi ed altri invertebrati acquatici. Scambi nazionali Per l analisi degli scambi con l estero sono state elaborate le statistiche prodotte dall Istat, riferite alle voci della Tariffa Doganale e basate sulla Nomenclatura Combinata a 8 cifre (NC8). La classificazione delle merci definita dalla Comunità Europea codificata a otto cifre costituisce una disaggregazione delle merci del Sistema Armonizzato (SA) articolato su sei cifre e consta di oltre voci codificate o posizioni statistiche 36. Partendo dalla Nomenclatura Combinata (Reg. CE 1832/2002 che modifica l allegato I del Reg. CEE n. 2658/87 del Consiglio relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica e alla tariffa doganale comune) sono state individuate 491 posizioni statistiche relative al settore ittico (dettagliate, quindi, a livello di NC8), sulla base della classificazione Fao ISSCFC International Standard Statistical Classification of Fishery Commodities. Le 491 voci sono state successivamente associate, utilizzando diversi criteri di aggregazione merceologica. Pertanto, sono stati individuati, dal minore al maggiore dettaglio: 15 Tipologie di prodotti (es. pesci vivi e freschi o refrigerati, esclusi i filetti di pesce); 53 Generi ittici (es. alici o acciughe); 187 Prodotti ittici (es. alici o acciughe fresche o refrigerate). Le statistiche commerciali non distinguono quanto di una determinata specie scambiata sui mercati internazionali provenga dalla pesca e quanto dall acquacoltura. Così, al fine di analizzare le statistiche sugli scambi con l estero relative ai prodotti ittici allevati, è stata elaborata un ulteriore aggregazione delle 491 voci codificate NC8 sulla base delle classificazioni Fao ISSCFC e ISSCAAP. Sono state individuate tre categorie di prodotti di seguito indicate: prodotti ittici allevati (es. anguille, spigole, trote), che include i prodotti esclusivamente o quasi esclusivamente allevati su base mondiale; prodotti ittici pescati (es. alici o acciughe, aragoste, merluzzi), che include i prodotti esclusivamente o quasi esclusivamente pescati su base mondiale; 36 Fonte: ISTAT, Commercio estero e attività internazionali delle imprese. Annuario

95 7. La competizione internazionale prodotti ittici allevati e pescati (es. gamberi, salmoni, mazzancolle, cappesante), che include i prodotti che non rientrano nelle due precedenti aggregazioni e sono sia allevati sia pescati su base mondiale. La tabella 7.16 illustra la categoria di appartenenza per i generi ittici individuati. Tabella 7.16 Generi ittici e categorie di appartenenza Generi ittici Categoria Generi ittici Categoria Anguille Prodotti allevati Pesci ornamentali Prodotti pescati Carpe Prodotti allevati Pesci spada Prodotti pescati Mitili o cozze Prodotti allevati Polpi Prodotti pescati Orate Prodotti allevati Rane pescatrici Prodotti pescati Ostriche Prodotti allevati Rombi Prodotti pescati Spigole Prodotti allevati Sardine Prodotti pescati Trote Prodotti allevati Scampi Prodotti pescati Alici o acciughe Prodotti pescati Scorfani Prodotti pescati Altri crostacei Prodotti pescati Seppie e seppiole Prodotti pescati Altri molluschi Prodotti pescati Sgombri Prodotti pescati Altri pesci di mare Prodotti pescati Sogliole Prodotti pescati Altri pesci piatti Prodotti pescati Squali Prodotti pescati Aragoste Prodotti pescati Suri Prodotti pescati Aringhe Prodotti pescati Tonni, tonnetti, palamiti Prodotti pescati Astici Prodotti pescati Altri molluschi Prodotti pescati e allevati Calamari e calamaretti Prodotti pescati Altri pesci d'acqua dolce Prodotti pescati e allevati Dentici e pagelli Prodotti pescati Altri salmonidi Prodotti pescati e allevati Granchi Prodotti pescati Cappesante e altri pettinidi Prodotti pescati e allevati Merluzzi Prodotti pescati Gamberi e gamberetti Prodotti pescati e allevati Naselli Prodotti pescati Pesci ornamentali Prodotti pescati e allevati Passere Prodotti pescati Salmoni Prodotti pescati e allevati Fonte: Ismea 7.5. Appendice statistica Tabella 7.A.1 La produzione mondiale di acquacoltura per specie 1 (000 t) Pesci d'acqua dolce e diadromi Molluschi (esclusi i cefalopodi) Crostacei Pesci demersali marini Altri animali acquatici Altri pesci marini Pesci pelagici marini Cefalopodi 0,01 0,008 0,01 0,02 0,01 0,03 Totale acquacoltura ) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: Fao 95

96 7. La competizione internazionale Tabella 7.A.2 - La produzione di acquacoltura per specie 1 nell'ue 27 (000 t) Molluschi (esclusi i cefalopodi) Pesci d'acqua dolce e diadromi Pesci demersali marini Altri pesci marini Pesci pelagici marini Crostacei 0,3 0,3 0,2 0,3 0,3 0,2 Cefalopodi 0,01 0,01 0,01 0,02 0,01 0,03 Totale acquacoltura ) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: Fao Tabella 7.A.3 - La produzione di acquacoltura per paese 1 nell'ue 27 (000 t) Spagna Francia Italia Regno Unito Grecia Irlanda Paesi Bassi Germania Polonia Danimarca Repubblica Ceca Ungheria Finlandia Romania Portogallo Svezia Bulgaria Lituania Malta Austria Cipro Slovenia Slovacchia Estonia 0,3 0,4 0, Lettonia 0, Belgio ,4 0,1 0,1 Totale acquacoltura ) E' esclusa la produzione di mammiferi acquatici, perle, coralli, spugne e piante acquatiche. Fonte: Fao 96

97 7. La competizione internazionale Tabella 7.A.4 - Le esportazioni nazionali di prodotti ittici (t) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.5 - Le esportazioni nazionali di prodotti ittici (mln ) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.6 Le importazioni nazionali di prodotti ittici (t) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 97

98 7. La competizione internazionale Tabella 7.A.7 - Le importazioni nazionali di prodotti ittici (mln ) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.8 Saldo della bilancia commerciale di prodotti ittici (t) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.9 Saldo della bilancia commerciale di prodotti ittici (mln ) Prodotti pescati freschi trasformati Prodotti allevati freschi trasformati Prodotti pescati e allevati freschi trasformati Totale ) Prodotti vivi, freschi o refrigerati (sono esclusi i filetti di pesce fresco). 2) Prodotti congelati, secchi, salati o in salamoia, affumicati, preparazioni e conserve (sono inclusi i filetti di pesce fresco). Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 98

99 7. La competizione internazionale Tabella 7.A.10 Gli scambi di prodotti ittici allevati freschi con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,9 2,25 2,64 2,5 100,0 100,0 - - Germania ,0 3,06 3,05 1,0 20,0 18,3-6,9 - Regno Unito ,9 4,16 4,97 9,0 3,9 14,4 48,3 - Austria ,3 2,18 2,73 4,2 15,8 14,0-1,5 Importazioni, di cui: ,6 2,46 2,85 4,2 100,0 100,0 - - Grecia ,3 2,77 3,29 4,3 50,3 51,3 0,6 - Francia ,9 3,43 4,35 6,1 14,0 17,4 4,1 - Turchia ,7 3,97 3,68-0,2 12,7 10,3-3,7 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.11 Gli scambi di prodotti ittici allevati trasformati con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,7 0,79 1,08 10,5 100,0 100,0 - - Germania ,0 8,52 21,59 23,0 63,9 38,0-7,6 - Francia ,8 6,66 47,19 36,2 6,9 16,5 9,7 - Regno Unito ,3 10,23 14,12 15,4 7,8 6,8-1,1 Importazioni, di cui: ,4 2,84 2,74-0,2 100,0 100,0 - - Cile ,3 2,00 2,03-1,3 17,5 37,8 13,2 - Spagna ,2 2,83 2,75 0,6 18,4 14,9-3,0 - Turchia ,7 2,56 2,87 0,7 18,2 12,4-6,7 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.12 Gli scambi di prodotti ittici allevati e pescati freschi con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,3 3,12 3,49-2,8 100,0 100,0 - - Spagna ,4 3,01 3,17-3,9 84,8 72,1-0,9 - Grecia ,1 3,06 4,06 2,6 2,7 6,9 12,3 - Francia ,5 4,00 7,14 12,1 4,6 6,2 1,3 Importazioni, di cui: ,3 4,59 4,72-0,2 100,0 100,0 - - Danimarca ,8 3,90 4,06-0,5 31,3 27,5-2,4 - Svezia ,1 2,92 3,86 3,3 17,2 21,1 5,6 - Francia ,7 6,17 6,01-1,1 16,1 11,4-4,8 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 99

100 7. La competizione internazionale Tabella 7.A.13 Gli scambi di prodotti ittici allevati e pescati trasformati con i principali paesi di origine/destinazione (000 ) tvma prezzo ( /kg) tvma quota % tvma Esportazioni, di cui: ,1 6,27 5,51-2,1 100,0 100,0 - - Spagna ,8 6,35 5,45-2,7 71,3 52,5-4,8 - Germania ,1 5,84 9,64 1,9 0,0 9,0 2,7 - Francia ,5 8,45 17,08-7,2 0,0 6,5 4,4 Importazioni, di cui: ,1 6,69 5,78-2,8 100,0 100,0 - - Ecuador ,7 5,17 4,75-4,3 6,6 14,8 16,9 - Danimarca ,1 7,97 7,42-2,0 17,0 13,3-4,8 - Paesi Bassi ,8 5,16 4,81-3,4 8,2 10,1 1,5 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Tabella 7.A.14 Gli scambi con l estero dei principali prodotti ittici allevati (000 ) Esportazioni Prodotti allevati freschi, di cui: Caviale (uova di storioni) Spigole Trote Orate Mitili o cozze Prodotti allevati trasformati, di cui: Preparazioni e conserve di mitili Trote congelate Mitili o cozze congelati, secchi, salati o in salamoia Importazioni Prodotti allevati freschi, di cui: Spigole Orate Ostriche Mitili o cozze Anguille Prodotti allevati trasformati, di cui: Preparazioni e conserve di mitili Mitili o cozze congelati, secchi, salati o in salamoia Spigole congelate Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat 100

101 8. Il mercato 8. IL MERCATO 8.1. I costi di produzione Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un aumento delle principali voci di costo delle imprese di acquacoltura. In particolare, i maggiori incrementi sono stati registrati dal mangime, dall energia e dall ossigeno liquido tra le aziende di piscicoltura (trote, spigole e orate), dal gasolio per le imbarcazioni, dall eventuale costo di depurazione se sostenuto, e dalla manodopera (in particolare il personale imbarcato), tra le aziende di molluschicoltura. Nel 2008, la crescita si è arrestata per i mangimi e la manodopera, mentre è proseguita per i costi energetici (incluso il carburante) e in misura consistente per il costo di accesso al credito. Tali dinamiche, in concomitanza con la flessione dei volumi prodotti e dei ricavi conseguiti, hanno influito negativamente sulla redditività dell intero settore dell acquacoltura. Nel comparto delle trote, la voce di costo che incide in misura maggiore sul totale dei costi di produzione è rappresentata dai mangimi, seguita dalla manodopera e dalla voce energia e ossigeno. Tale ordine di rilevanza caratterizza anche la produzione di spigole e orate, seppure in questo caso l incidenza della manodopera è relativamente più alta, a fronte di un minore peso della voce mangime. Per quanto riguarda la voce energia e ossigeno, rilevante negli impianti a terra, è praticamente assente nell allevamento con gabbie a mare, eccezione fatta per il costo del carburante utilizzato per raggiungere gli impianti. Tabella 8.1 Incidenza % delle principali voci di costo di produzione delle trote vive in base alla tipologia aziendale (2008) T1 Ciclo chiuso con riproduttori Aziende a gestione familiare T2 - Produzione destinata T3 - Utilizzo ac- a semine e pesca qua da sportiva pozzo T4 - Utilizzo acqua derivata Aziende a gestione imprenditoriale T5 - Più siti di allevamento T6 - In filiera Media Superficie media a- ziendale (ha) < 5 < 5 < 5 > 10 > 10 > 10 - Produzione per unità di volume d acqua (densità di allevamento) in kg/m Costo medio di produzione 2008, franco allevamento ( /kg) 2,10 2,20-2,30 2,15 2,00-2,02 2,12-2,13 2,10-2,12 2,12 Voci di costo % % % % % % % Semine 2,1 3,4 2,7 2,9 2,3 3,6 2,8 Mangime 60,9 62,8 52,7 56,9 55,8 61,4 58,5 Energia e ossigeno 8,5 4,8 18,6 7,4 8,3 5,5 8,8 Manodopera 18,3 14,5 16,0 19,8 22,3 15,5 17,8 Altri costi diretti 4,9 7,3 4,6 5,9 5,8 7,0 5,9 Totale costi diretti 94,7 92,8 94,6 92,9 94,5 93,0 93,7 Ammortamenti 2,4 2,4 2,3 2,5 2,3 2,0 2,4 Interessi passivi 0,5 2,4 0,8 1,5 0,9 2,0 1,4 Altri costi indiretti 2,4 2,4 2,3 3,1 2,3 3,0 2,6 Totale costi indiretti 5,3 7,2 5,4 7,1 5,5 7,0 6,3 Totale costo di produzione 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api 101

102 8. Il mercato L analisi per sistema aziendale consente, in ogni modo, di evidenziare alcune differenze all intero di ciascun raggruppamento. In particolare, per le trote emerge che: l incidenza più elevata del costo del mangime è registrata tra le aziende dei sistemi T2 e T6. E probabile che, anche in relazione all eccessivo costo di produzione complessivamente sostenuto per realizzare il prodotto, le aziende del sistema T2 saranno, prima o poi, costrette ad uscire dal settore; le aziende del sistema T6 riescono, invece, a trasferire i maggiori costi sui prezzi dei prodotti realizzati, composti per l 80% da referenze lavorate e trasformate; il sistema aziendale T3, date le sue caratteristiche strutturali e produttive, mostra un incidenza dei costi energetici molto più alta di quella registrata nel complesso; tra i tre sistemi aziendali più efficienti, ovvero T3, T5 e T6, il T5 si caratterizza per un costo di produzione (del prodotto vivo, franco allevamento) più basso di quello registrato dal T3 e in linea con quello del T6. Nel confronto tra le tre tipologie, è invece il T3 a prevalere per un incidenza dei costi del mangime più bassa. Figura 8.1 Costi medi di produzione della trota viva in alcune tipologie aziendali (2008) ( /kg) 2,50 2,25 2,00 1,75 1,50 1,25 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00 0,27 0,29 0,37 0,34 0,47 0,33 0,40 0,18 0,12 1,13 1,19 1,30 T3 - Familiare - Utilizzo acqua da pozzo T5 - Imprenditoriale - Più siti di allevamento T6 - Imprenditoriale - In filiera Mangime Energia e ossigeno Manodopera Altri costi diretti e costi indiretti Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api Per quanto riguarda le spigole e le orate, le aziende del sistema aziendale S1 mostrano un costo medio di produzione (franco allevamento) molto più alto di quello mediamente sostenuto dalle aziende appartenenti alle altre due tipologie. Si tratta, in effetti, di aziende di notevole rilevanza dal punto di vista ambientale, mentre in termini produttivi la bassa densità di allevamento e il ciclo di allevamento particolarmente lungo spiegano un costo di produzione che è oscillato nel 2008 tra gli 8 e i 10 euro/kg. Le altre due tipologie aziendali, che corrispondono alle principali modalità di produzione di spigole e orate in Italia, presentano le seguenti differenze: gli impianti a terra (S2) sostengono un costo di produzione unitario mediamente più elevato rispetto alle gabbie a mare (S3), dati i maggiori costi legati all energia e all ossigeno liquido, quasi assenti nell altra tipologia; sempre negli impianti a terra (S2), l incidenza del novellame, del mangime e della manodopera risulta, invece, mediamente inferiore rispetto all altra tipologia, ma non in misura tale da tradursi in un costo di produzione più basso; tra i costi indiretti, nel complesso più rilevanti se confrontati con il segmento produttivo delle trote, le quote di ammortamento incidono di più tra le gabbie a mare (S3), meno tra gli impianti a terra (S2). 102

103 8. Il mercato E vero che la maricoltura implica minori costi di investimento a parità di volume produttivo rispetto agli impianti a terra. Va però sottolineato, come emerge anche dalla tabella 8.2, che la capacità produttiva delle gabbie a mare oscilla tra le 200 e le t/annue, contro le t/annue degli impianti a terra. Tabella 8.2 Incidenza % delle principali voci di costo di produzione delle spigole e delle orate fresche o refrigerate in base alla tipologia aziendale (2008) S1 - Zona umida S2 - Impianto a terra S3 Gabbia a mare Capacità produttiva non oltre 120 t/annue t/annue t/annue Produzione per unità di volume d acqua (densità di allevamento) 2-7 kg/m kg/ m kg/ m 3 Costo medio di produzione 2008, franco allevamento ( /kg), pezzatura g e g ,40-6,90 4,70-5,50 Voci di costo % % % Novellame Mangime Energia e ossigeno ,8-1,6 Manodopera Altri costi diretti Totale costi diretti Ammortamenti Interessi passivi Altri costi indiretti (manutenzione, ecc.) ,8-4,5 Totale costi indiretti Totale costo di produzione Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api Figura Costi medi di produzione delle spigole e orate fresche o refrigerate in alcune tipologie aziendali, pezzatura g e g (2008) ( /kg) 10,00 9,00 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00 2,43 2,25 1,26 1,35 0,75 1,23 1,33 1,08 0,06 2,25 1,97 2,09 0,72 0,62 0,87 S1 - Zona umida S2 - Impianto a terra S3 - Gabbia a mare Novellame Mangime Energia e ossigeno Manodopera Altri costi diretti e indiretti Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api Infine, per quanto attiene ai mitili, il costo di produzione del prodotto (non depurato e non confezionato) è risultato nel 2008 lievemente più alto negli impianti fissi (M2), soprattutto per i costi legati al reperimento del seme. Nel sistema aziendale M2, sono leggermente più bassi, invece, i costi sostenuti per il materiale di consumo e per il carburante, quest ultimo utilizzato per raggiungere gli impianti che si trovano, in effetti, vicino dalla costa, a differenza del sistema aziendale M1, tipico degli impianti localizzati nel mare aperto. 103

104 8. Il mercato Tabella Incidenza % delle principali voci di costo di produzione di mitili o cozze in base alla tipologia di azienda M1 Long-line (impianto flottante) M2 - Impianto fisso* Superficie media aziendale di concessione demaniale ha non oltre 50 ha Densità di allevamento fino a 30 kg/metro lineare kg/metro lineare Costo medio di produzione, 2008 (franco allevamento), del prodotto non depurato e non confezionato 0,50-0,55 0,55-0,58 Voci di costo % % Novellame Energia (carburante) 5 4 Reti e materiali di consumo 7 6 Manodopera Altri costi diretti Totale costi diretti Ammortamenti Interessi passivi Altri costi indiretti (manutenzione, ecc.) Totale costo di produzione * La superficie media aziendale si riferisce alla concessione del singolo socio appartenente alla cooperativa. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Api 8.2. I prezzi alla produzione Nel 2008, il mercato dei prodotti ittici allevati è risultato poco dinamico, sia per la concorrenza esercitata dai prodotti importati, sia per la debolezza della domanda interna. In effetti, se rilevati, gli aumenti registrati sono stati lievi e inferiori a quelli del In particolare, i prezzi medi alla produzione di trote e trote salmonate hanno mostrato nel 2008 una debole crescita, complice di nuovo la flessione della domanda interna in atto ormai da alcuni anni. Figura Prezzi medi alla produzione delle trote ( /kg) 3,00 2,70 2,40 2,10 1,80 1,50 1,20 0,90 0,60 0,30 0,00 gen- 03 lug gen- 04 lug gen- 05 lug gen- 06 lug gen- 07 lug gen- 08 lug Trota viva g Trota fresca g Trota salmonata g Fonte: Ismea 104

105 8. Il mercato Tabella 8.4 Prezzi medi alla produzione delle principali referenze di trote ( /kg) Trota var.% 08/07 07/06 tvma Viva g 2,42 2,72 2,79 2,5 12,5 9,1 Fresca g 2,23 2,42 2,49 2,8 8,6 6,6 Salmonata g 2,60 2,72 2,79 2,5 4,6 5,4 Salmonata 1,5 kg e oltre 3,67 3,82 3,89 1,7 4,0 3,9 Fonte: Ismea Nel comparto delle specie eurialine, i prezzi medi alla produzione hanno mostrato un netto rallentamento rispetto al In particolare, nella seconda metà del 2008 il mercato italiano è stato invaso da orate greche (nell anno in esame, la produzione in Grecia, secondo la Feap, è aumentata addirittura del 40%), a prezzi all import molto bassi, con l effetto di condizionare i prezzi all origine del prodotto nazionale. Di fatto, questi non si sono discostati da quelli rilevati nel 2007 almeno per le taglie più commercializzate, ovvero quelle dove il prodotto importato è maggiormente presente. L offerta abbondante di orate a prezzi davvero competitivi è stata assorbita da una domanda anch essa in forte aumento, favorita da un calo dei prezzi medi al consumo. Tale ridimensionamento ha probabilmente generato un meccanismo di sostituzione nei consumi di spigole con le orate, trattandosi di prodotti simili e con le medesime funzioni d uso. Ne è una conferma la flessione degli acquisti di spigole da parte delle famiglie italiane. Di conseguenza, la dinamica dei prezzi delle orate ha causato anche un netto rallentamento nella crescita dei prezzi alla produzione delle spigole. Figura Prezzi medi alla produzione delle spigole e delle orate ( /kg) 10,00 9,50 9,00 8,50 8,00 7,50 7,00 6,50 6,00 5,50 5,00 4,50 4,00 gen-05 lug gen-06 lug gen-07 lug gen-08 lug Spigola g Spigola g Orata g Orata g Fonte: Ismea Il mercato delle vongole veraci (dove l offerta estera è assente) è stato caratterizzato da un aumento dei prezzi all origine per la flessione dei quantitativi prodotti causata dalle morie verificatesi nel corso dell anno. Nell ultimo trimestre del 2008, però, con l aumento dell offerta, i prezzi non sono più cresciuti, anche per un calo della domanda. 105

106 8. Il mercato Tabella 8.5 Prezzi medi alla produzione delle spigole e delle orate ( /kg) Spigola var.% 08/07 07/06 06/ g 6,38 6,55 6,70 2,2 2,7 3, g 7,44 7,76 7,66-1,2 4,2 4, g 8,41 8,85 9,10 2,8 5,3 3, g 10,27 10,66 10,96 2,8 3,8 1, g e oltre 12,62 12,78 12,99 1,6 1,3-0,4 Orata g 6,11 6,32 6,37 0,9 3,4 1, g 6,81 6,98 7,03 0,8 2,4-11, g 8,51 8,77 8,95 2,0 3,1 1,3 800 g e oltre 10,08 10,38 10,55 1,6 3,0 0,6 Fonte: Ismea Il mercato dei mitili è stato invece ancora influenzato dalla massiccia presenza di prodotto proveniente da Spagna e Grecia: nel 2008, a causa del maggiore ricorso alle importazioni a prezzi mediamente più bassi rispetto al 2007, le quotazioni medie all origine non si sono discostate dal livello raggiunto l anno precedente. Figura Prezzi medi alla produzione dei molluschi allevati ( /kg) 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 0,00 gen-05 lug gen-06 lug gen-07 lug gen-08 lug Mitili depurati Verace pezzi/kg Verace pezzi/kg Fonte: Ismea Tabella 8.6 Prezzi medi alla produzione dei molluschi allevati ( /kg) Vongola verace var.% 08/07 07/06 tvma pezzi/kg 3,01 3,23 3,81 18,0 7,3-5, pezzi/kg 3,45 3,63 4,04 11,2 5,1-7,9 Mitili depurati 0,88 1,02 1,03 0,8 15,7 3,1 Fonte: Ismea 106

107 8. Il mercato 8.3. I prezzi nelle diverse fasi di scambio Negli ultimi anni, non solo i prezzi medi alla produzione, ma anche i prezzi all ingrosso e al consumo delle trote hanno registrato una debole crescita, a conferma di come la maturità del mercato abbia influito sui deludenti risultati economici del comparto. Volendo analizzare, per il 2008, il margine (o il differenziale di prezzo) per fase di scambio, ottenuto come differenza tra il prezzo della fase a valle e il prezzo della fase a monte, emerge che, fatto 100 il prezzo al consumo, circa 38 andrebbe imputato alla fase di origine, 10 alla fase di ingrosso e 52 alla fase al dettaglio. Va, comunque, evidenziato che tale margine è un indicatore che tiene unicamente conto di quanta parte del prezzo al consumo è da imputare alle singole fasi della filiera, non permettendo alcuna valutazione circa il relativo grado di profittabilità, ottenibile solo dopo aver considerato tutti i costi fissi e variabili a carico di ciascuna parte, oltre alla perdita di peso che si può verificare nel passaggio da una fase all altra 37. Figura 8.6 Trota fresca: dinamica dei prezzi all'origine, all'ingrosso e al dettaglio e incidenza delle varie fasi di scambio 7,00 100% /kg 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 80% 60% 40% 20% 52% 10% 38% 0, % 2008 Origine g Ingrosso Dettaglio Origine Ingrosso Dettaglio Fonte: Ismea Negli ultimi anni, le spigole e le orate importate sono state scambiate sui principali mercati ittici all ingrosso a prezzi inferiori a quelli rilevati in media per i prodotti italiani, sia nella fase all ingrosso che addirittura alla produzione. La dinamica dei prezzi all ingrosso dei prodotti esteri è, inoltre, risultata in chiara flessione. In particolare, nel 2008, come già anticipato, si è riversato sul mercato italiano un quantitativo enorme di orate estere: diverse società greche, in crisi di liquidità, hanno venduto il prodotto sotto costo con l effetto di penalizzare ancora di più i produttori italiani. Ne è emerso che alcuni allevatori nazionali hanno ridotto il prezzo di vendita dell orata a partire dalla seconda metà dell anno, con l effetto di mantenere stabili le vendite o smussarne gli effetti negativi. Altri allevatori hanno voluto mantenere inalterato il listino dei prezzi, sopportando però una calo delle vendite. 37 Va, inoltre, segnalato, che per il prezzo al dettaglio (fonte Ismea-Nielsen) non è disponibile l informazione relativa alla taglia o alle taglie commerciali di riferimento. 107

108 8. Il mercato Figura Prezzi alla produzione e all'ingrosso di spigole e orate ( /kg) /kg 7,00 6,50 6,00 5,50 5,00 4,50 4, /kg 9,00 8,50 8,00 7,50 7,00 6,50 6,00 5,50 5, Orate nazionali* Orate estere** Spigole nazionali*** Spigole nazionali**** Spigole nazionali* Spigole estere** Spigole estere**** *Prezzo alla produzione, g **Prezzo all'ingrosso in Italia, g Fonte: Ismea ***Prezzo alla produzione, g ****Prezzo all'ingrosso in Italia, g Per quanto riguarda i mitili, a fronte di un prezzo al consumo di fatto stabile ormai da 5 anni, l elevata presenza di prodotto importato, spagnolo e greco, ha depresso il prezzo del prodotto nazionale, sia nella fase di ingrosso (di fatto in flessione dal 2004 al 2008) che all origine (in lieve crescita). Figura Prezzi dei mitili o cozze nelle diverse fasi di scambio ( /kg) 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0, Origine, depurato Ingrosso, prov. estera Ingrosso, prov. nazionale Dettaglio (prov. nazionale e estera) Fonte: Ismea 108

109 9. I risultati economico-finanziari 9. I RISULTATI ECONOMICO-FINANZIARI 9.1. I principali cluster Il campione oggetto di analisi, relativo alle imprese che operano nel settore dell acquacoltura, è composto da 75 società di capitali e cooperative estratte dalla banca dati Aida 38 della Bureau Van Dijk, con un fatturato complessivo superiore, nel 2008, ai 185 milioni di euro. La selezione delle imprese è stata condotta, in una prima fase, estraendo dalla banca dati Aida le società appartenenti al codice Ateco , relativo all acquacoltura. Sono state incluse nel campione solo le società che dispongono di una serie storica completa dei dati relativi al 2005, 2006, 2007 e 2008 in modo da non produrre alterazioni nella numerosità del campione all interno del triennio esaminato ( ) 40. Le imprese selezionate sono state sottoposte ad intervista telefonica al fine di verificare l attività effettivamente svolta: ciò ha permesso l individuazione, all interno del campione selezionato, dei sottocampioni relativi alle singole branche di attività inerenti all acquacoltura (allevamento di trote, spigole e orate, mitili e vongole, altri prodotti). Le imprese sono state suddivise anche in funzione della forma giuridica, in società di capitali (spa, sapa e srl) e cooperative: in tal senso, è importante sottolineare la corrispondenza del sottocampione delle società cooperative con le società che allevano mitili e vongole, mentre le società individuate nel campione che allevano pesci sono esclusivamente società di capitali. Tra queste, l attenzione è stata rivolta alle imprese che allevano trote, spigole e orate; le altre (che allevano specie come anguille, storioni, ecc.) non sono state oggetto di un analisi specifica. Sono state analizzate, inoltre, le singole performance delle società di capitali più rappresentative del settore dell acquacoltura, con un fatturato superiore ai due milioni di euro. Una descrizione del loro profilo societario è riportata nella scheda 5. Per meglio cogliere le performance del campione, è stato individuato un benchmark di riferimento, costituito da tutte le società che ricadono nel codice Ateco , relativo al settore ittico - pesca e acquacoltura -, che comprende, anche in questo caso, le società di capitali e cooperative che dispongono di una serie completa di dati per il 2005, 2006, 2007 e Di seguito si riporta la descrizione dei campioni esaminati: - 75 società di capitali e cooperative del settore dell acquacoltura, con un fatturato complessivo pari nel 2008 a 185 milioni e 636 mila euro, distinte tra: o 40 società di capitali, con fatturato complessivo pari nel 2008 a 99 milioni e 827 mila euro, tra cui: 18 società allevano spigole e orate, con un fatturato complessivo pari nel 2008 a 54 milioni e 204 mila euro; 8 società allevano trote, con un fatturato complessivo pari nel 2008 a 12 milioni e 298 mila euro; o 35 società cooperative che allevano mitili e vongole, con un fatturato complessivo pari nel 2008 a 85 milioni e 809 mila euro; società di capitali e cooperative del settore della pesca e acquacoltura, con un fatturato pari nel 2008 a 409 milioni di euro. 38 La banca dati Aida contiene più di 500 mila bilanci relativi alle società di capitali con un fatturato superiore ai 100 mila euro. 39 Il codice Ateco 03.2 è descritto nella scheda I dati relativi al 2005 sono necessari in quanto molti indicatori di performance sono calcolati sul valore medio di due anni. 109

110 9. I risultati economico-finanziari 9.2. I risultati economico-finanziari L acquacoltura nell ambito del settore ittico L acquacoltura ed il settore ittico in generale sono stati caratterizzati, nel triennio , da un progressivo peggioramento delle performance sia dal punto di vista economico, con un andamento dei costi e dei ricavi molto penalizzante, sia dal punto di vista finanziario, con un progressivo incremento del costo del finanziamento esterno. Tali dinamiche hanno prodotto una drastica riduzione dei margini di profitto e del risultato di esercizio che risulta negativo, a livello di aggregato nel 2008, sia per il settore ittico che per l acquacoltura. Tabella 9.1 Acquacoltura e settore ittico: indici di bilancio nel triennio Acquacoltura Pesca e acquacoltura Indici di bilancio ROE (%) 4,88 1,93-3,29 0,88-4,52-8,51 ROI (%) da reddito operativo globale 5,09 3,73 1,17 2,25 0,73-0,56 ROS (%) 6,42 4,51 1,77 2,48 0,79-0,69 Indice di rotazione del capitale investito (n.volte) 0,79 0,83 0,66 0,91 0,92 0,81 Indice del costo medio del capitale di terzi (%) 2,15 2,55 2,85 2,04 2,29 2,54 Rapporto di indebitamento 1,66 1,73 1,74 2,30 2,34 2,30 Incidenza della gestione straord. e delle imposte 0,49 0,33 1,88 0,32 1,54-0,02 Durata media dei debiti (gg) Durata media dei crediti (gg) Durata media delle scorte (gg) Capitale proprio su immobilizzazioni 0,88 0,88 0,87 0,66 0,64 0,64 Grado di copertura delle imm. con fonti durevoli 1,29 1,29 1,29 1,09 1,06 1,05 Indice di liquidità 0,68 0,65 0,61 0,70 0,68 0,64 Indice di disponibilità 1,27 1,25 1,27 1,08 1,06 1,05 Costo delle materie prime su fatturato (%) 68,5 71,4 71,5 66,8 69,1 68,9 Valore aggiunto su fatturato (%) 22,2 19,8 19,7 24,0 22,3 21,9 MOL su fatturato (%) 10,6 8,8 6,3 6,9 5,5 4,2 Oneri finanziari su MOL (%) 15,9 22,1 43,1 22,9 31,4 52,5 Autofin. (Rddito netto + amm. e acc.) su fatt. (%) 6,52 5,26 2,89 4,90 3,49 1,88 Composizione dell attivo: Incidenza delle immobilizzazioni (%) 42,5 40,6 42,4 46,1 45,8 48,4 Incidenza delle rimanenze (%) 26,7 28,4 29,9 18,7 19,5 20,2 Incidenza dei crediti (%) 27,4 28,6 25,2 29,9 29,8 27,2 Incidenza delle liquidità immediate (%) 3,4 2,4 2,5 5,2 4,9 4,2 Composizione del passivo: Incidenza del capitale proprio (%) 37,3 35,8 37,1 30,3 29,5 31,1 Incidenza dell'indebitamento a breve (%) 45,2 47,5 45,3 49,9 51,4 49,0 Incidenza dell'indebitamento a lungo (%) 17,5 16,6 17,6 19,8 19,1 20,0 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk 110

111 9. I risultati economico-finanziari Concentrandosi sull aspetto economico, il triennio in esame è stato caratterizzato da forti variazioni dei ricavi e dei costi che hanno determinato una progressiva perdita di efficienza del processo produttivo, vista la difficoltà del campione esaminato e del settore ittico, in generale, di trasferire le variazioni di costo sui prezzi di vendita. Il 2007 è stato caratterizzato, ad esempio, da una crescita molto marcata del costo della produzione (+12% rispetto al 2006) riconducibile all aumento delle principali voci di costo (mangimi, energia elettrica, ossigeno e gasolio); i ricavi sono, comunque, cresciuti in misura più contenuta (+10%), comportando una forte riduzione del risultato della gestione caratteristica (superiore al 20%). Nel 2008, al contrario, i costi della produzione hanno subito una riduzione (-10% rispetto al 2007), ma il valore della produzione si è ridotto in modo più marcato (-13%), comportando un ulteriore flessione del risultato della gestione caratteristica (pari al 68% rispetto al 2007). Nel 2008, si è assistito ad una flessione della produzione, legata, nel caso delle trote e delle anguille, a un calo della domanda in atto da alcuni anni, per le spigole e le orate a un crescente inasprimento della concorrenza da parte del prodotto importato. Anche il benchmark di riferimento ha subito un andamento analogo e penalizzante dei costi e dei ricavi, che ha portato ad un forte peggioramento del risultato operativo nel triennio esaminato. Figura 9.1 Acquacoltura e settore ittico: variazione % annua del valore della produzione e dei costi della produzione (2007/2006 e 2008/2007) Acquacoltura Pesca e acquacoltura 15% 10% 5% 0% -5% -10% 15% 10% 5% 0% -5% -10% -15% 2007/ / % 2007/ /2007 Valore della produzione Costo della produzione Valore della produzione Costo della produzione Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Il settore ittico (l acquacoltura in particolare) è caratterizzato da una forte rigidità nella struttura produttiva, in quanto il fatturato risulta inferiore rispetto al capitale investito (la rotazione del capitale investito è inferiore all unità). Gli investimenti fissi in impianti costituiscono, in effetti, una quota molto consistente dell attivo patrimoniale di queste società: le immobilizzazioni coprono più del 40% dell attivo. Da sottolineare anche il forte peso delle rimanenze sugli investimenti (pari circa al 30%), che risulta una caratteristica strutturale per il settore. Il settore è penalizzato, inoltre, da un incidenza piuttosto elevata dei costi variabili per le materie prime, che raggiungono il 66% del valore della produzione (un rapporto piuttosto elevato per un settore primario). Gli sbalzi di questa voce di costo producono un impatto rilevante sui conti economici delle imprese, anche in funzione di una certa debolezza contrattuale nei confronti dei clienti, costituiti prevalentemente da grossisti e dalla gdo (nei cui confronti gli operatori del settore assumono spesso la posizione di price-taker). 111

112 9. I risultati economico-finanziari La redditività operativa (Roi) del settore dell acquacoltura e del settore ittico nel suo complesso si è ridotta, dunque, sensibilmente nel corso del triennio: per l acquacoltura, il Roi è passato da una valore pari al 5,1% nel 2006 ad un contenuto 1,2% nel 2008, mentre per il settore ittico il 2008 è stato caratterizzato da una redditività operativa negativa, con un livello dei costi caratteristici superiore a quello dei ricavi. L andamento negativo della redditività operativa del settore ittico è attribuibile in prevalenza alle scarse performance della pesca, in relazione alla flessione delle catture in atto da anni, piuttosto che dell acquacoltura che ha tenuto maggiormente. Figura 9.2 Acquacoltura e settore ittico: incidenza % delle singole voci di costo sul valore della produzione del % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 12,4% 16,6% 15,6% 13,1% 66,3% 64,4% Acquacoltura Pesca e acquacoltura Materie prime Servizi Personale Altro Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Figura 9.3 Acquacoltura e settore ittico: incidenza % degli oneri finanziari sul MOL Acquacoltura Pesca e acquacoltura 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 43,1 15,9 22, % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 52,5 22,9 31, Oneri finanziari su MOL Oneri finanziari su MOL Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Passando all analisi della gestione finanziaria, l esposizione del settore acquacoltura nei confronti di terzi risulta nella norma (pari a 1,7 nel 2008), mentre il settore ittico, considerato nel suo complesso, evidenzia un eccessiva esposizione finanziaria. 112

113 9. I risultati economico-finanziari In generale, anche le fonti di finanziamento durevoli (capitale proprio e indebitamento a lungo) evidenziano un livello soddisfacente in rapporto alle attività fisse, nell acquacoltura. Nonostante questi parametri nella norma, il costo del finanziamento esterno (dato dal rapporto tra gli oneri finanziari sul totale dei debiti, sia onerosi che non onerosi) risulta in progressivo aumento, nel corso del triennio, ed anche il volume degli oneri finanziari finisce per incidere in modo sempre più marcato sui margini di profitto. Nel 2008, in particolare, gli oneri finanziari hanno assorbito il 43% del margine operativo lordo (nel 2006 tale rapporto era pari al 16%), per il settore dell acquacoltura, e più del 50% nel settore ittico, in ragione anche della forte contrazione dei margini di profitto esaminata in precedenza. La crescita del costo del finanziamento esterno può essere attribuita, da un lato, ad una maggiore percezione di rischio da parte delle banche in relazione al livello di liquidità del settore e del comparto: le liquidità immediate ed i crediti coprono solo il 60% delle passività a breve scadenza. Va rilevato, tuttavia, che la crescita del costo del finanziamento nel corso degli ultimi anni è un fattore trasversale che ha colpito, in modo generalizzato, non solo il settore ittico, ma anche l agricoltura e l industria alimentare nel complesso. Le scarse performance dal punto di vista economico e finanziario si traducono, nel 2008, in una perdita netta a livello di aggregato sia per il settore dell acquacoltura che per il settore ittico. La redditività netta (Roe) nell acquacoltura è passata dal valore molto positivo del 2006, pari al 4,9%, al 2% del 2007, fino a presentare un valore negativo pari a -3,3% nel Volendo analizzare le performance delle singole società del settore dell acquacoltura, si riportano nella figura 9.4 dei riquadri di posizionamento sulla distribuzione delle imprese in rapporto al livello di redditività, solidità e liquidità 41. Sull asse verticale viene misurata la variazione delle performance tra il 2008 ed il 2007, mentre sull asse orizzontale la situazione riscontrata nel In tal modo, in ciascuno dei tre riquadri, procedendo verticalmente, troviamo, in alto, la distribuzione delle imprese che hanno migliorato le loro performance nel 2008 rispetto al 2007, mentre in basso quelle che hanno subito una variazione negativa. Procedendo, invece, orizzontalmente, sono riportate a sinistra le imprese che hanno mostrato nel 2008 un cattivo stato di salute in rapporto all indicatore di performance, mentre a destra le imprese con un valore positivo. Figura 9.4 Acquacoltura e settore ittico: distribuzione in base alle performance di redditività, solidità e liquidità (var.% 08/07) REDDITIVITA' negativa in aumento positiva e in aumento Acquacoltura 6,8% Acquacoltura 32,4% Ittico 8,7% Ittico 31,3% non adeguata in aumento SOLIDITA' adeguata e in aumento Acquacoltura 21,3% Acquacoltura 37,3% Ittico 22,5% Ittico 30,5% non adeguata in aumento LIQUIDITA' adeguata e in aumento Acquacoltura 29,3% Acquacoltura 26,7% Ittico 24,2% Ittico 29,8% negativa in diminuzione positiva in diminuzione non adeguata in diminuzione adeguata in diminuzione non adeguata in diminuzione adeguata in diminuzione Acquacoltura 36,5% Acquacoltura 24,3% Ittico 36,3% Ittico 23,8% Acquacoltura 20,0% Acquacoltura 21,3% Ittico 27,7% Ittico 19,2% Acquacoltura 25,3% Acquacoltura 18,7% Ittico 31,0% Ittico 15,0% Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Se da una parte, oltre il 32% delle società del settore dell acquacoltura ha presentato, nel 2008, un livello positivo ed in aumento della redditività, dall altra, ben il 36% delle imprese ha evidenziato un risultato di esercizio negativo ed in diminuzione. Il 24% delle società che 41 Per la redditività si prende in considerazione il valore del Roe. Per la solidità si utilizza una media semplice tra il grado di indipendenza da terzi ed il rapporto tra le fonti durevoli e le immobilizzazioni. Per il livello di liquidità si considera una media semplice tra l indice di liquidità e l indice di disponibilità. 113

114 9. I risultati economico-finanziari godono di un livello positivo della redditività, inoltre, ha subito una contrazione dei margini di profitto. Nel complesso, quindi, le imprese che hanno subito un peggioramento della redditività sono pari a oltre il 60%. La situazione è leggermente migliore sul piano della solidità, dove è interessante evidenziare che un gruppo nutrito di unità (21% del totale), che non gode di un livello adeguato della solidità, sta comunque tentando un processo di consolidamento. La stessa dinamica è in atto in relazione al livello della liquidità: il 30% circa del campione presenta un livello non adeguato della liquidità, ma con una situazione in miglioramento. In relazione alla liquidità va notato, d altronde, come più del 50% delle società presenti un livello al di sotto della norma Piscicoltura e molluschicoltura Avendo analizzato le performance del settore dell acquacoltura considerato nel suo complesso, si distinguono gli elementi di differenziazione che caratterizzano le società di capitali della piscicoltura (40 società esaminate) e le società cooperative della molluschicoltura (35 società esaminate) appartenenti al campione. Il campione delle società cooperative viene a coincidere con quella branca di società, appartenenti al comparto dell acquacoltura, che hanno per attività l allevamento di mitili e/o vongole veraci: questa branca è, infatti, composta prevalentemente da società cooperative, essendo rare le società di capitali che svolgono questo tipo di allevamento, escludendo le imprese individuali. Al contrario, la realtà cooperativa è poco diffusa nella branca di imprese del comparto che allevano pesci come trote, spigole e orate, anguille, ecc. Figura 9.5 Società di capitali (piscicoltura) e società cooperative (molluschicoltura): variazione % annua del valore della produzione e dei costi della produzione (2007/2006 e 2008/2007) Società di capitali - piscicoltura Società cooperative molluschicoltura 15% 15% 10% 10% 5% 5% 0% 0% -5% -5% -10% -10% -15% -15% -20% 2007/ / % 2007/ /2007 Valore della produzione Costo della produzione Valore della produzione Costo della produzione Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Dal punto di vista dell andamento dei costi e dei ricavi, il 2008 è stato caratterizzato sia per le società di capitali che per le cooperative da una contrazione del valore della produzione molto superiore a quella del costo del venduto, che ha comportato una flessione del risultato della gestione caratteristica molto marcata: per le società di capitali, infatti, la flessione del margine è stata del 58%, mentre le società cooperative sono passate da un risultato della 114

115 9. I risultati economico-finanziari gestione caratteristica positivo nel 2007 ad un 2008 in cui i costi della produzione hanno superato il valore della produzione. Tabella 9.2 Società di capitali (piscicoltura) e società cooperative (molluschicoltura): indici di bilancio nel triennio Società di capitali piscicoltura Soc. coop. - molluschicoltura Indici di bilancio ROE (%) 5,62 3,21-1,67 1,13-4,42-11,80 ROI (%) da reddito operativo globale 6,37 4,60 1,84 0,71 0,90-1,21 ROS (%) 11,34 8,08 4,03 0,45 0,54-0,87 Indice di rotazione del capitale investito (n.volte) 0,56 0,57 0,46 1,58 1,67 1,39 Indice del costo medio del capitale di terzi (%) 2,42 2,87 3,10 1,39 1,69 2,12 Rapporto di indebitamento 1,47 1,51 1,55 2,67 2,83 2,76 Incidenza della gestione straord. e delle imposte 0,46 0,45 16,55-1,02 3,31 1,13 Durata media dei debiti (gg) Durata media dei crediti (gg) Durata media delle scorte (gg) Capitale proprio su immobilizzazioni 0,94 0,93 0,92 0,67 0,72 0,69 Grado di copertura delle imm. con fonti durevoli 1,36 1,33 1,33 1,03 1,14 1,14 Indice di liquidità 0,61 0,58 0,56 0,84 0,82 0,75 Indice di disponibilità 1,38 1,32 1,33 1,02 1,09 1,10 Costo delle materie prime su fatturato (%) 52,6 55,6 59,6 87,9 89,0 85,4 Valore aggiunto su fatturato (%) 33,3 29,9 29,7 8,7 8,5 8,1 MOL su fatturato (%) 17,0 13,6 10,2 3,0 3,5 1,8 Oneri finanziari su MOL (%) 15,1 22,3 40,2 21,6 21,3 62,0 Autofin. (Rddito netto + amm. e acc.) su fatt. (%) 9,60 7,86 4,93 2,79 2,36 0,52 Composizione dell attivo: Incidenza delle immobilizzazioni (%) 43,5 42,0 43,2 39,2 36,2 39,3 Incidenza delle rimanenze (%) 31,5 32,3 32,7 10,7 15,7 19,1 Incidenza dei crediti (%) 22,5 23,9 22,3 43,8 43,7 36,1 Incidenza delle liquidità immediate (%) 2,5 1,8 1,8 6,3 4,3 5,5 Composizione del passivo: Incidenza del capitale proprio (%) 40,7 38,9 39,6 26,1 26,1 27,1 Incidenza dell'indebitamento a breve (%) 40,8 44,1 42,8 59,6 58,6 55,2 Incidenza dell'indebitamento a lungo (%) 18,4 17,0 17,6 14,3 15,3 17,7 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk In tal senso è importante sottolineare come la struttura del conto economico delle società di capitali si mostri differente rispetto a quello delle società cooperative. Nelle prime, infatti, l incidenza dei costi per l acquisto di materie prime si aggira intorno al 50% del valore della produzione, mentre nelle seconde supera l 80%. Le cooperative, infatti, raccolgono la produzione dei soci per meglio collocarla sul mercato e hanno come obiettivo principale quello di garantire una remunerazione superiore a quella di mercato. Questa diversa struttura del conto economico incide profondamente sul risultato della gestione caratteristica, in quanto le fluttuazioni dei costi incidono in modo più marcato sulle società cooperative rispetto a quelle di capitali. Le cooperative, d altronde, sono caratterizzate da un ciclo produttivo mediamente più breve rispetto alle società di capitali, che sono penalizzate da un rapporto tra il fatturato e gli investimenti pari solo allo 0,5. Da un lato, le coo- 115

116 9. I risultati economico-finanziari perative ricevono un prodotto finito dai soci, perché in molti casi i molluschi bivalvi vengono venduti come sfusi a impianti di depurazione e/o confezionamento (sono invece ridotte le imprese che vendono prodotto confezionato pronto per la vendita); dall altro, il processo di accrescimento delle vongole e soprattutto dei mitili è in media più breve rispetto a quello delle trote e principalmente delle spigole e orate. Figura 9.6 Società di capitali (piscicoltura) e società cooperative (molluschicoltura): incidenza delle singole voci di costo sul valore della produzione nel % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 6,1% 7,8% 17,3% 21,8% 83,3% 53,1% Società di capitali - piscicoltura Società cooperative - molluschicoltura Materie prime Servizi Personale Altro Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Figura 9.7 Società di capitali (piscicoltura) e società cooperative (molluschicoltura): rapporto di indebitamento e costo medio del capitale di terzi nel ,0 3,5% 2,5 3,0% 2,0 1,5 1,0 2,5% 2,0% 1,5% 1,0% 0,5 0,5% 0,0 Rapporto di indebitamento 0,0% Costo del finanziamento esterno Società di capitali - piscicoltura Società cooperative - molluschicoltura Società di capitali - piscicoltura Società cooperative - molluschicoltura Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk 116

117 9. I risultati economico-finanziari Altra discriminante è il maggiore livello di liquidità che caratterizza le società cooperative rispetto a quelle di capitali, laddove il 75% delle passività a breve viene coperto mediante crediti e disponibilità liquide, mentre tale percentuale è pari solo al 56% nelle società di capitali: va sottolineato, d altronde, che ci troviamo di fronte a livelli di liquidità piuttosto ridotti per entrambi i gruppi esaminati. Le società cooperative, inoltre, evidenziano un rapporto di indebitamento molto più elevato rispetto a quelle di capitali: nel primo caso l esposizione finanziaria è eccessiva, mentre nel secondo risulta pienamente nella norma. E curioso, quindi, che le società di capitali, pur essendo meno indebitate, presentino un costo medio del capitale di terzi molto superiore rispetto alle società cooperative. In realtà, tale differenza è dovuta al fatto che gran parte dell indebitamento delle società cooperative è contratto nei confronti dei soci per il conferimento di materie prime e, in quanto tale, genera un volume di oneri finanziari molto più ridotto: al di là del dato del 2008, in cui entrambi i campioni esaminati hanno subito una drastica contrazione del reddito operativo, l incidenza degli oneri finanziari sul margine operativo lordo è piuttosto simile nei due campioni esaminati. Ad ogni modo, è interessante ribadire che il costo medio del capitale di terzi è in progressivo aumento nel corso del triennio in entrambi i campioni esaminati Allevamento di trote, spigole e orate Di seguito si esaminano in modo distinto due campioni di società di capitali che effettuano l allevamento, da un lato, di trote, dall altro, di spigole e orate. Va subito evidenziato che quello delle spigole e orate è l unico campione sinora esaminato a presentare nel 2008 un livello positivo del risultato di esercizio e della redditività (Roe), mentre il campione delle imprese che allevano trote ha presentato un risultato di esercizio negativo. Il segmento delle trote, seppure continui ad essere tra i più rilevanti in termini produttivi e di fatturato, risente infatti di un posizionamento penalizzante sul mercato italiano, rispetto sia ai prodotti di importazione più economici (es. il pangasio) sia a quelli che incontrano maggiormente il gusto del consumatore e con un prezzo superiore a quello delle trote (spigole e orate soprattutto). Figura 9.8 Società di capitali allevamento di trote, spigole e orate: variazione % annua del valore della produzione e dei costi della produzione (2007/2006 e 2008/2007) Trote Spigole e orate 15% 15% 10% 10% 5% 5% 0% 0% -5% -5% -10% -10% -15% 2007/ / % 2007/ /2007 Valore della produzione Costo della produzione Valore della produzione Costo della produzione Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk 117

118 9. I risultati economico-finanziari Le imprese che allevano spigole e orate sono le uniche che hanno evidenziato un incremento dei ricavi nel 2008, anche se inferiore rispetto all aumento dei costi operativi: nel 2008, il mercato è stato inondato da prodotto greco e molte imprese hanno ridotto il prezzo di vendita in modo consistente pur di riuscire a collocare il prodotto sul mercato. Sia il segmento delle trote, che quello delle spigole e orate sono caratterizzate da una durata piuttosto elevata del processo produttivo, con un peso consistente delle rimanenze sugli investimenti (pari circa al 30%), e con un rapporto tra il fatturato ed il capitale investito molto contenuto. Il livello di liquidità risulta, anche in questi segmenti, molto ridotto, soprattutto in relazione alla capacità di coprire le passività a breve mediante le disponibilità liquide e i crediti, mentre il complesso dell attivo circolante, comprensivo delle rimanenze, presenta un volume consistente. Tabella 9.3 Società di capitali allevamento trote, spigole e orate: indici di bilancio nel triennio Trote Spigole e orate Indici di bilancio ROE (%) 0,91 0,08-0,17 3,34 2,53 2,45 ROI (%) da reddito operativo globale 1,98 2,26 2,12 5,20 4,24 3,47 ROS (%) 3,79 4,19 4,39 13,37 10,58 9,13 Indice di rotazione del capitale investito (n.volte) 0,52 0,54 0,48 0,39 0,40 0,38 Indice del costo medio del capitale di terzi (%) 1,95 2,39 2,41 2,66 3,14 3,49 Rapporto di indebitamento 2,17 2,19 1,95 1,36 1,45 1,55 Incidenza della gestione straord. e delle imposte 0,44 0,04-0,11 0,38 0,43 0,71 Capitale proprio su immobilizzazioni 0,71 0,72 0,79 0,88 0,87 0,90 Grado di copertura delle imm. con fonti durevoli 1,28 1,32 1,32 1,27 1,24 1,31 Indice di liquidità 0,59 0,57 0,58 0,50 0,48 0,51 Indice di disponibilità 1,30 1,32 1,39 1,33 1,24 1,32 Costo delle materie prime su fatturato (%) 62,9 70,2 69,5 48,5 49,9 55,0 Valore aggiunto su fatturato (%) 22,2 21,8 22,7 40,0 36,8 36,0 MOL su fatturato (%) 10,4 10,5 11,1 19,8 17,2 15,8 Oneri finanziari su MOL (%) 24,6 29,0 29,6 19,9 27,1 35,2 Autofin. (Rddito netto + amm. e acc.) su fatt. (%) 7,23 6,44 6,74 10,77 9,63 9,34 Composizione dell attivo: Incidenza delle immobilizzazioni (%) 45,2 42,9 46,4 48,0 45,1 43,6 Incidenza delle rimanenze (%) 29,7 32,6 31,2 32,4 33,8 34,7 Incidenza dei crediti (%) 22,2 23,7 21,9 17,3 19,3 20,0 Incidenza delle liquidità immediate (%) 2,9 0,8 0,5 2,3 1,8 1,6 Composizione del passivo: Incidenza del capitale proprio (%) 31,9 30,7 36,7 42,2 39,4 39,1 Incidenza dell'indebitamento a breve (%) 42,3 43,2 38,5 39,0 44,1 42,8 Incidenza dell'indebitamento a lungo (%) 25,8 26,1 24,8 18,8 16,6 18,1 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Le società più rappresentative Per dare una visione più dettagliata delle performance delle imprese di capitali più rappresentative del settore dell acquacoltura, si è deciso di analizzarle in modo specifico, rinviando 118

119 9. I risultati economico-finanziari alla scheda 5 per una descrizione del profilo societario di ciascuna. Tabella 9.4 Società di capitali più rappresentative della piscicoltura: indici di bilancio nel triennio Società di capitali Roe Roi Ros Rot. cap. inv. Costo medio capitale terzi Rapp. di indebit. Incid. ges. str. e imp. Fonti dur. su immob. Indice di liq. Indice di disp. Oneri fin. su MOL Cosa 33,6 26,1 26,8 1,0 1,7 0,3 1,0 6,2 3,7 6,8 1,5 Il Vigneto 13,3 11,5 15,6 0,7 0,1 0,2 1,0 2,9 2,6 5,6 0,1 Agro Ittica Lombarda 6,6 6,6 8,4 0,8 2,9 0,9 0,7 1,5 0,8 1,9 14,3 Valle Ca' Zuliani 6,4 7,2 11,4 0,6 5,6 1,2 0,7 1,0 0,5 1,0 32,9 Salmontrutta G. 2,3 2,2 3,7 0,6 0,0 0,4 0,7 2,3 1,6 3,1 0,2 Panittica Pugliese 2,1 2,5 5,5 0,5 3,2 2,5 3,0 1,2 0,6 1,1 53,7 Ittica Rio Selva 1,7 3,2 5,0 0,6 2,2 1,3 0,4 1,2 0,5 1,3 14,2 Acqua Azzurra 0,2 3,1 11,7 0,3 4,2 1,1 0,1 1,7 0,4 1,9 41,6 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Figura 9.9 Settore acquacoltura: posizionamento delle imprese di capitali per livello di redditività, solidità e liquidità 1 6,0 Cosa 33,6 5,0 4,0 Il Vigneto 13,3 Solidità 3,0 Salmontrutta G. 2,3 Acqua Azzurra 0,2 2,0 Agroittica Lombarda 6,6 1,0 Ittico Rio Selva 1,7 0,0 Valle Ca' Zuliani 6,4 Panittica Pugliese 2,1 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 Liquidità 1 L'ampiezza delle bolle è data dal valore del Roe. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Per quanto riguarda le società di capitali vanno segnalate le ottime performance di Cosa srl e Il Vigneto srl, due società che presentano forti sinergie, operando entrambe nel settore dell allevamento di spigole e orate nell area della laguna di Orbetello. 119

120 9. I risultati economico-finanziari Entrambe le società presentano un canale comune di commercializzazione, costituito dalla Copam, Cooperativa produttori acquacoltura maremmani 42. Le due società hanno, inoltre, spinto sulla leva della qualità, piuttosto che su quella del prezzo, con un livello elevato di controlli sul processo produttivo, ed un elevato livello di differenziazione, dovuto anche ad una taglia media del prodotto superiore a quella del prodotto estero. Cosa srl e Il Vigneto srl hanno un livello di redditività molto elevato ed in crescita nel corso del triennio, oltre a presentare un ottimo livello di solidità: il livello di indebitamento è molto ridotto, indicando una netta prevalenza delle fonti interne di finanziamento su quelle esterne, ed inoltre, la correlazione tra le fonti di finanziamento e gli impieghi è molto buona perché le fonti durevoli superano notevolmente il livello degli investimenti fissi. Dal punto di vista della liquidità, inoltre, le liquidità immediate e i crediti sono molto superiori alle passività a breve termine. In generale quindi il giudizio su queste due imprese risulta molto positivo. Anche le altre società di capitali esaminate godono, in generale, di un buon livello di solidità patrimoniale, in quanto il rapporto di indebitamento risulta sempre contenuto e inferiore a 2, con l eccezione di Panittica Pugliese spa. Quest ultima società insieme a Valle Ca Zuliani srl, Ittico Rio Selva srl e Acqua Azzurra spa evidenzia un livello della liquidità piuttosto ridotto. Il livello della redditività è positivo, ma molto ridotto, in Acqua Azzurra spa, mentre si presenta contenuto in Ittico Rio Selva srl, Panittica Pugliese spa e Salmontrutta G. srl. Nelle imprese esaminate, inoltre, il livello di redditività risulta correlato al rapporto tra il fatturato ed il capitale investito: le imprese che riescono a generare un volume di fatturato più elevato, in rapporto agli investimenti, riescono anche a godere di un livello più alto in termini di redditività netta, indicando come la presenza di un mercato di sbocco sufficientemente ampio sia una chiave di lettura per comprendere il grado di efficienza delle imprese del settore. 42 Cfr. paragrafo

121 10. Outlook di settore 10. OUTLOOK DI SETTORE Minacce ed opportunità I punti di forza dell acquacoltura italiana, quali la qualità e la freschezza del prodotto allevato, controllata e spesso certificata, devono essere la base di partenza per cogliere alcune opportunità tali da aumentare il grado di redditività del settore. In tal senso, lo sviluppo e la diffusione di marchi aziendali, la differenziazione del prodotto rispetto a quello estero, la concentrazione e la diversificazione dell offerta, fino alla realizzazioni di campagne di comunicazione finalizzate a ridurre l asimmetria informativa, potranno contrastare le diverse minacce che incombono sul settore. Accanto alla difficile situazione economica, dalla durata ancora incerta, il prodotto italiano è sempre più minacciato dalla concorrenza dei prodotti esteri: pesci, molluschi e crostacei non solo freschi ma anche congelati, dai contenuti nutrizionali non sempre noti, sono riusciti in un mercato disinformato come quello italiano ad avere la meglio, grazie all applicazione di prezzi fortemente competitivi e in flessione negli ultimi anni. Ai rischi di mercato, vanno aggiunti i rischi di produzione, soprattutto di natura climatica e ambientale, rilevanti per gli allevamenti a mare, che imprevedibilmente possono rendere incerto il raggiungimento degli obiettivi produttivi dell impresa. Tabella 10.1 Minacce ed opportunità nel settore dell acquacoltura Minacce Segmento Impatto Probabilità Periodo Rischi ambientali: - innalzamento temperatura dell acqua e biotossine algali - perdita attrezzature/gabbie e incidenti in mare vongole e mitili alto media BP specie eurialine (gabbie a mare) medio/alto bassa BP Scarsità del seme vongole alto media MP Integrazione a monte del grossista vongole alto bassa MP/LP Aumento della concorrenza del prodotto estero allevato e pescato, fresco e congelato tutti alto Alta BP Calo della domanda per il perdurare della crisi economica tutti alto - BP Opportunità Segmento Impatto Probabilità Periodo Sviluppo e diffusione dei marchi tutti alto Alta MP Differenziazione del prodotto rispetto alla concorrenza (esclusi i marchi) tutti alto media BP Allevamento nuove specie - alto alta BP/MP Integrazione verticale a valle Aggregazione tra produttori/op trote, mitili e vongole medio bassa MP/LP trote, mitili e vongole medio bassa MP/LP Campagne di comunicazione finalizzate a ridurre la disinformazione del consumatore tutti alto media MP/LP BP = breve periodo; MP = medio periodo; LP = lungo periodo Fonte: Ismea 121

122 10. Outlook di settore Tendenze a breve termine Secondo le più recenti stime Ismea, la produzione ittica italiana dovrebbe registrare a fine 2009 una lieve inversione di tendenza, senza tornare comunque ai livelli del In particolare, per quanto riguarda l allevamento, si dovrebbe registrare una flessione della produzione di molluschi bivalvi, legata a motivazioni di natura climatica. Nel 2009 si assisterà, inoltre, a una ripresa della domanda interna, almeno nella componente domestica (come rileva l indice Ismea delle quantità acquistate dalle famiglie italiane), dopo la flessione accusata nel La ripresa dei consumi domestici interesserà i prodotti ittici freschi e trasformati e si verificherà probabilmente in un contesto di stagnazione dei consumi domestici totali dei prodotti agroalimentari. Con particolare attenzione alle spigole e alle orate, in seguito agli effetti provocati, a partire dalla seconda metà del 2008, dall immissione sul mercato europeo e soprattutto italiano di un quantitativo eccessivo di prodotto greco a prezzi molto bassi, nel corso del 2009 si è assistito a una netta riduzione della produzione di novellame in quasi tutti i paesi del Mediterraneo. Pertanto, si ritiene che soltanto a partire dalla metà del 2010 i quantitativi di prodotto immessi sul mercato inizieranno a diminuire, con l effetto di registrare probabilmente un recupero dei prezzi. Il 2009 si chiuderà, probabilmente, con un lieve miglioramento delle quotazioni all origine ma solo per le pezzature più grandi, mentre per le più piccole ha continuato ad influire la massiccia presenza di prodotto greco sul mercato italiano. A fine anno si registrerà, infatti, un aumento delle importazioni di spigole e orate. Sul fronte interno, dopo l effetto sostituzione dell orata sulla spigola nel 2008, per il 2009 ci si attende una ripresa dei consumi domestici di spigole, in flessione dovrebbero risultare invece quelli delle orate. Per quanto riguarda le trote, le stime indicano una ripresa dei consumi domestici (sia delle trote che delle trote salmonate), dopo almeno due anni di ininterrotta flessione; anche sul fronte della domanda estera, ci si attende a fine 2009 un aumento delle esportazioni. I prezzi medi spuntati dagli allevatori hanno, pertanto, mostrato una crescita maggiore di quella rilevata nel 2008, seppure ancora di lieve entità. Con riferimento ai mitili, le stime indicano una domanda interna stabile, almeno nella componente domestica, e un aumento delle importazioni, anche se a un tasso inferiore a quello registrato nel 2008, che non farà altro che comprimere ulteriormente i margini dei produttori italiani. 122

123 Glossario Glossario Consumo apparente Consumo ottenuto dal bilancio di approvvigionamento (produzione + importazioni totali esportazioni totali). CR 3 CR 5 Durata media dei crediti (gg) Durata media dei debiti (gg) Grado di autoapprovvigionamento Incidenza percentuale delle importazioni/esportazioni per i primi tre paesi di origine/destinazione. Incidenza percentuale delle importazioni/esportazioni per i primi cinque paesi di origine/destinazione. Tale indicatore, dato dal rapporto tra i crediti verso i clienti (a breve) e i ricavi di vendita, moltiplicato per 365, esprime il numero di giorni necessari affinché l azienda riceva il pagamento delle merci vendute. Può esprimere il diverso rapporto di forza contrattuale tra l azienda e i soggetti a valle. Tale indicatore, dato dal rapporto tra i debiti verso i fornitori (a breve) e il costo di acquisto delle materie prime, moltiplicato per 365, esprime il numero di giorni trascorsi i quali l azienda procede al pagamento dei suoi fornitori. Può esprimere il diverso rapporto di forza contrattuale tra l azienda e i soggetti a monte. Il grado di autoapprovvigionamento è dato dal rapporto percentuale fra la produzione e il consumo apparente. Grado di copertura delle immobilizzazioni con fonti durevoli Tale indicatore, dato dal rapporto tra le fonti durevolmente legate all azienda (il capitale proprio e le passività consolidate) e l attivo immobilizzato, esprime il grado di correlazione tra gli impieghi e le fonti di finanziamento utilizzate. Nelle società cooperative le fonti durevoli, il numeratore dell indice, sono rappresentate dal capitale proprio e dai debiti verso i soci per conferimenti. Grado di copertura dell import Il grado di copertura dell import è dato dal rapporto percentuale fra le esportazioni e le importazioni. Grado di indipendenza da terzi Incidenza della gestione straordinaria e delle imposte Il grado di indipendenza da terzi, dato dal rapporto tra il patrimonio netto e il totale dei debiti, fornisce un indicazione del grado di capitalizzazione e dell autonomia finanziaria. Nelle società cooperative i debiti verso i soci per i conferimenti vengono sottratti dai debiti e sommati al patrimonio netto per costituire il totale delle fonti proprie. Tale indicatore è dato dal rapporto tra il risultato d esercizio e lo stesso risultato prima del computo delle imposte e dei componenti straordinari; misura quanta parte del risultato d esercizio viene assorbita dalla gestione straordinaria e dalle imposte. Nelle società cooperative è data dal rapporto tra il margine distribuibile e il margine lordo di competenza e, anche in questo caso, misura quanta parte del risultato d esercizio viene assorbita dalla gestione straordinaria e dalle imposte. Indice del costo medio del capitale di terzi (%) L indice del costo medio del capitale di terzi, dato dal rapporto tra gli oneri finanziari e il totale dei debiti, misura l onerosità dei mezzi di terzi. Indice di disponibilità Indice di liquidità L indice di disponibilità (o current ratio), dato dal rapporto tra le attività correnti e le passività correnti, misura la capacità di far fronte agli impegni finanziari a breve scadenza con i mezzi a breve e con le entrate future provenienti dal realizzo delle attività correnti. L indice di liquidità (o acid test), dato dal rapporto tra i mezzi liquidi (immediati e differiti) e le passività correnti, esprime il grado di copertura immediata dei debiti a breve scadenza da parte delle poste con elevato grado di liquidità. 123

124 Glossario Indice di rotazione del capitale investito MOL Propensione all export L indice di rotazione del capitale investito, dato dal rapporto tra i ricavi delle vendite e il capitale investito, offre un indicazione dell efficienza con la quale l azienda utilizza le risorse. Indica il numero di volte in cui il capitale investito ruota per effetto delle vendite, fornendo quindi una misura del grado di utilizzo delle risorse impiegate. Il MOL, Margine Operativo Lordo, si ottiene togliendo al valore della produzione il costo della produzione e sommando gli ammortamenti e gli accantonamenti. La propensione all export è data dal rapporto percentuale fra le esportazioni e la produzione. Propensione all import La propensione all import è data dal rapporto percentuale fra le importazioni e il consumo apparente. Ragione di scambio La ragione di scambio è data dal rapporto percentuale tra i valori medi unitari all'esportazione e all'importazione. Rapporto di indebitamento Il rapporto di indebitamento, dato dal rapporto tra il capitale di terzi e il capitale proprio, fornisce un indicazione del grado di patrimonializzazione delle aziende. ROE (%) ROI (%) da reddito operativo globale ROS (%) Saldo normalizzato Tasso di variazione medio annuo Return on equity, dato dal rapporto tra il risultato di esercizio e il patrimonio netto, fornisce una misura globale e sintetica dell economicità della complessiva gestione aziendale. Return on investment, dato dal rapporto tra il risultato operativo e il capitale investito, è un indicatore utilizzato per la valutazione della redditività e dell efficienza della gestione operativa, al fine di verificare la capacità dell azienda di remunerare le risorse finanziarie acquisite, prescindendo dalle modalità di finanziamento. Return on sales, dato dal rapporto tra il risultato operativo e i ricavi delle vendite, è un indicatore utilizzato per la valutazione della redditività della gestione tipica. Fornisce una misura sintetica della capacità rimunerativa del flusso dei ricavi tipici dell azienda, evidenziando le relazioni fra i prezzi di vendita e i costi di gestione. Il saldo normalizzato è dato dal rapporto percentuale fra il saldo della bilancia commerciale e la somma di esportazioni e importazioni. L indicatore, che varia da un valore minimo di -100 (esportazioni nulle) ad un valore massimo di +100 (importazioni nulle), facilita i confronti fra periodi, paesi e settori diversi. I tassi di variazione medi annui per il periodo sono calcolati considerando come valore iniziale la media degli anni e come valore finale la media degli anni A causa delle oscillazioni che molte variabili economiche presentano da un anno all altro, l utilizzo del valore medio del biennio, sia per il dato iniziale sia per quello finale, evita di prendere in considerazione dati riferiti a situazioni eccezionali, quando si analizzano le tendenze medie del periodo di riferimento. Tale metodologia è stata utilizzata anche per il calcolo dei tassi di variazione medi annui per il periodo Il tasso di variazione medio annuo indica quanto in media è stato l incremento o il decremento relativo da un determinato anno a un altro. La formula è la seguente: a n n 1 1 *100 1 tvma = a dove: t = 1,,n è il periodo considerato; a n è il valore finale; a 1 è il valore iniziale; n-1 sono gli incrementi di una serie di n termini. 124

125 Bibliografia Bibliografia API, Acquacoltura, Api informa, vari numeri, API, Acquacoltura responsabile, vademecum per l allevatore, Verona, API, Il nuovo regime per l igiene e la sicurezza dei prodotti alimentari nel settore dell acquacoltura, Verona, BOATTO V., PELLIZZATO M., La filiera della vongola Tapes philippinarum in Italia, Franco Angeli, Milano, COMMISSIONE DELLE COMUNITA EUROPEE, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio. Costruire il futuro sostenibile per l acquacoltura. Un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile per l acquacoltura europea, Bruxelles, 8/4/2009, COM (2009), 162 definitivo. COMMISSIONE DELLE COMUNITA EUROPEE, Libro Verde. Riforma della politica comune della pesca, Bruxelles, 22/04/2009, COM (2009) 163 definitivo. COMMISSIONE EUROPEA, Pesca e acquacoltura in Europa, vari numeri, DATABANK, Acquacoltura, Milano, febbraio DATABANK, Mangimi composti, Milano, giugno IL PESCE, vari numeri, Modena, ICRAM-API, Quadro generale dell acquacoltura italiana, ISMEA, La gestione del rischio nel settore ittico, Roma, febbraio ISMEA, I consumi ittici nei principali paesi europei, Roma, ISMEA, Il settore ittico in Italia e nel mondo: le tendenze recenti, Roma, gennaio ISMEA, Il settore ittico in Italia e nel mondo: le tendenze recenti, Roma, novembre ISMEA, Il settore ittico in Italia. Check up 2008, Roma, ISMEA, Tendenze. Trimestrale ISMEA di analisi e previsioni per i settori agroalimentari, vari numeri, (documenti disponibili on line). ISPESL, La venericoltura (documento disponibile on line). ISPESL, La piscicoltura in gabbie galleggianti (documento disponibile on line). ISPESL, La mitilicoltura (documento disponibile on line). ISTAT, Commercio estero e attività internazionali delle imprese, annuario 2008, Roma Vol. 1. MIPAAF, Piano strategico nazionale (PSN), art. 15 del regolamento del Consiglio sul Fondo Europeo per la Pesca, luglio 2007 (documento disponibile on line). MIPAAF, Programma Operativo FEP per il settore pesca in Italia, dicembre 2007 (documento disponibile on line). PRIOLI G., La molluschicoltura in Italia, in Lovatelli A., Farías A. e Uriarte I. (a cura di), Estado actual del coltivo y maneyo de moluscos bivalvos y su proyección futura, FAO, Actas de Pesca y Acuicultura, n. 12, Roma,

126 Bibliografia TUROLLA E., La venericoltura in Italia, in Lovatelli A., Farías A. e Uriarte I. (a cura di), Estado actual del coltivo y maneyo de moluscos bivalvos y su proyección futura, FAO, Actas de Pesca y Acuicultura, n. 12, Roma, Banche dati consultate BUREAU VAN DIJK, banca dati AIDA EUROSTAT, External Trade ( ISMEA-NIELSEN, database interno ISTAT, Statistiche del commercio estero ( FAO, banca dati Fishstat Plus ( Siti web consultati (Associazione Piscicoltori Italiani) (Organizzazione delle Nazioni Unite per l Alimentazione e l Agricoltura) (Federazione europea dei produttori di acquacoltura) (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) (Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) (Istituto Nazionale di Statistica) (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) (Commissione Europea, Direzione Generale degli Affari marittimi e della Pesca) 126

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