Discernimento comunitario e annuncio del Vangelo

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1 Come mai questo tempo non sapete valutarlo? La Chiesa di Nola ascolta e si interroga Discernimento comunitario e annuncio del Vangelo Instrumentum laboris Traccia di lavoro per il Sinodo diocesano Settembre 2014

2 Carissimi, c è un tempo che ci chiama. È un tempo difficile, ma questa complessità non può diventare un alibi. È un tempo a tratti indecifrabile, ma che non ci esonera dalle nostre responsabilità. A noi il dovere di tentare una risposta. Con umiltà, e con determinazione. Una risposta non soltanto speculativa né vagamente moraleggiante. Tantomeno di carattere normativo. Ma piuttosto una risposta che profuma di umanità, che si fa carico C'è un tempo che ci chiama. É un tempo difficile, ma questa complessità non può diventare un alibi. É un dell umanità ci circonda, una risposta teologale che mette insieme l esperienza tempo a tratti indecifrabile, ma che non ci esonera dalle nostre responsabilità. di fede e vita. A noi il dovere di tentare una risposta. Con umiltà, e con determinazione. Una risposta non soltanto Possiamo farcela. Se saremo docili. E se saremo franchi. Se saremo costruttivi. speculativa né vagamente moraleggiante. Tantomeno di carattere normativo. Ma piuttosto una risposta Se non che profuma faremo di umanità, prevalere che si fa quella carico dell'umanità miscela che di ci circonda, individualismo una risposta teologale e scetticismo che mette che sta logorando insieme l esperienza la convivenza di fede e vita. civile e spesso mina anche il corpo ecclesiale. Perché Possiamo questo farcela. Se tempo saremo docili. non E sapete se saremo giudicarlo?, franchi. Se saremo ci costruttivi. chiede Se non il Signore. faremo prevalere Non ci lascia indifferente quella miscela questo di individualismo monito. e scetticismo Vogliamo che sta prenderlo logorando la convivenza sul serio. civile Rimettendoci e spesso mina anche in ascolto del il mondo. corpo ecclesiale. Imparando di nuovo ad essere una cosa sola e non una somma di individualità. Educandoci a partire dalla vita reale per scorgere i segni della "Perché questo tempo non sapete giudicarlo?", ci chiede il Signore. Non ci lascia indifferente questo presenza monito. di Vogliamo Dio. Convertendo prenderlo sul serio. in Rimettendoci una logica in ascolto missionaria del mondo. ed Imparando evangelizzatrice di nuovo ad l intera vita essere della "una Chiesa: cosa sola" la e non liturgia, una somma la di progettazione individualità. Educandoci pastorale, a partire dalla la vita costruzione reale per della comunità, scorgere i segni l impegno della presenza educativo di Dio. Convertendo e formativo, in una logica il missionaria servizio ed all uomo evangelizzatrice l'intera particolare vita della Chiesa: la liturgia, la progettazione pastorale, la costruzione della comunità, l impegno ai poveri -. educativo e formativo, il servizio all uomo in particolare ai poveri -. Possiamo davvero farcela. Sentiamo Gesù sussurrarci Coraggio, sono io. Possiamo davvero farcela. Sentiamo Gesù sussurrarci "Coraggio, sono io". Avvertiamo la fiducia, le Avvertiamo la fiducia, le attese e le urgenze del popolo di Dio. Sappiamo che lo attese e le urgenze del popolo di Dio. Sappiamo che lo Spirito ci darà la forza e l orientamento anche nei Spirito ci darà la forza e l orientamento anche nei tratti di dura salita. Allo stesso tratti di dura salita. Allo stesso tempo, siamo consapevoli che il Padre mette nelle mani dei suoi figli il tempo, seme siamo del futuro. consapevoli Sta a noi provvedere che alla il semina Padre con mette dedizione, nelle costanza, mani lungimiranza, dei suoi competenza, figli il seme del futuro. pazienza Sta e fiducia. a noi provvedere alla semina con dedizione, costanza, lungimiranza, competenza, pazienza e fiducia. Davvero il Sinodo può diventare un opportunità straordinaria per la Chiesa di Nola, per i sacerdoti e le Davvero comunità il Sinodo parrocchiali, può per diventare gli ordini religiosi un opportunità che hanno scelto questa straordinaria terra per il loro per servizio, la Chiesa per le di Nola, per aggregazioni i sacerdoti laicali, e le per comunità i laici impegnati. parrocchiali, E può essere un occasione per gli ordini unica incontro religiosi e fraternità che hanno con scelto questa tutto terra il popolo per che Dio il loro ci ha affidato, servizio, con le per istituzioni le aggregazioni pubbliche e la società laicali, civile. per i laici impegnati. E può Non essere sprechiamo un occasione questo dono. Non unica trinceriamoci di incontro dietro un e paralizzante fraternità e malinteso con tutto realismo il popolo e non che Dio ci ha perdiamoci affidato, inseguendo con le utopie. istituzioni Mettiamoci pubbliche il cuore e la testa, e la la società passione civile. e l intelligenza. Assumiamoci con responsabilità e spirito profetico il compito di costruire qui e ora un pezzettino Regno. Non sprechiamo questo dono. Non trinceriamoci dietro un paralizzante e malinteso realismo e non perdiamoci inseguendo utopie. Mettiamoci il cuore e la testa, la passione e l intelligenza. Assumiamoci con responsabilità e spirito profetico il compito di costruire qui e ora un pezzettino di Regno. Ci precede, nell impresa che andiamo ad iniziare, la storia di fede della Chiesa di Nola e la testimonianza luminosa di san Paolino, che prima di noi ha saputo unire Vangelo e vita nello specifico di un popolo e di una terra. Ecco il nostro compito grande: capire perché il Signore ci ha chiamati e voluti qui e ora, e uscire dalle nostre illusorie certezze per andare verso la vita concreta dei nostri fratelli. Buon cammino. + Beniamino Depalma 2

3 Premessa Carissimi, con questo documento siamo al punto di arrivo di un anno di confronto, a diversi livelli, nella nostra Chiesa di Nola. Il Signore ha condotto la nostra storia e ci ha portati a scegliere la via dell ascolto e della riflessione attraverso lo studio delle Costituzioni conciliari. Oggi raccogliamo quanto emerso dalle schede arrivate in diocesi insieme alle sollecitazioni offerte dagli uffici di pastorale. Il nostro Sinodo diocesano con questo Instrumentum laboris si da una traccia di lavoro per il discernimento comunitario, permettendoci anzitutto di vivere un esperienza di presenza viva dello Spirito nella nostra famiglia ecclesiale. Ci preme qui ricordare a tutti noi che l esperienza sinodale ha un obiettivo: attivare una conversione missionaria della nostra Chiesa locale. È urgente sollecitare un discernimento che renda le nostre comunità capaci di annunciare il Vangelo in un mondo attraversato da grandi cambiamenti, sperimentando strade nuove che incrocino e accompagnino la vita delle persone. Siamo sorretti in questa scelta da un idea di fondo: Il Vangelo è vita, è annuncio di vita in tutte le situazioni, anche le più difficili. Dinanzi alle sfide che il nostro tempo pone, siamo chiamati a ridire il Vangelo, a dare nuova forma all esperienza cristiana così che essa appaia come risposta al desiderio di pienezza che è nel cuore di ogni uomo. Il soggetto, che è attore primario ed è coinvolto in questa esperienza, è l intera comunità Cristiana. Abbiamo tra le mani un testo che ci propone un metodo: un percorso di riflessione in cui, insieme, interrogarsi, comprendere, valutare, immaginare, progettare; con uno sguardo che sappia andare continuamente dalle nostre comunità alla realtà in cui sono immerse, imparando a pensarci come Chiesa aperta, costantemente in uscita, perché in cammino accanto agli uomini e alle donne dei nostri paesi; abituandoci a tenere insieme il radicamento nell essenziale della fede e l elasticità delle forme attraverso cui riusciamo a farne fare esperienza; ritrovando la passione e la responsabilità educativa che è di tutta la comunità. 3

4 Ci sono offerte cinque tappe, tenute insieme dall icona biblica della prima comunità cristiana che dà il senso dell intero percorso. Quella immagine è poi ripresa per aspetti specifici che scandiscono i diversi momenti del cammino (l ascolto, la frazione del pane e la preghiera, l unione fraterna, la condivisione di ciò che si è e si ha). Una prima tappa (divisa in due momenti: 1a e 1b) per tracciare il quadro in cui ci muoviamo. Quattro successive tappe per disegnare il volto di una Chiesa missionaria che si lascia rigenerare da un discernimento compiuto alla luce della Parola e con lo sguardo di Dio: una Chiesa che ascolta, una Chiesa che rende lode, una Chiesa capace di comunione, una Chiesa che serve. A ciascuna di questi momenti corrisponde un immagine, un idea guida, un atteggiamento da maturare. Dalle relazioni che i gruppi sinodali, ascoltate le varie componenti della comunità cristiana locale e la realtà del proprio territorio, presenteranno al termine del cammino di quest anno pastorale (giugno 2015) emergeranno le questioni che verranno formulate nelle propositiones su cui l assemblea sinodale discuterà. Un lungo cammino, soprattutto un bel cammino, che chiederà a tutti l impegno, la costanza, la capacità di lasciarsi guidare dallo Spirito nella libertà e nella verità, avendo come obiettivo l urgenza di annunciare la gioia del vangelo agli uomini e donne del nostro tempo e del nostro territorio. Scegliamo la guida dello Spirito, lasciamoci prendere dalla freschezza del suo soffio, dalla forza del suo fuoco, dalla vitalità del suo alito, per diventare, come chiesa di Nola, colomba portatrice della parola di verità e di speranza sul mondo e sulla storia. Camminiamo insieme La Segreteria del Sinodo 4

5 L icona biblica: La prima comunità cristiana Erano assidui nell ascoltare l insegnamento degli apostoli e nell unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. (Atti 2, 42-45) 5

6 sommario 1.a Questo tempo L idea: la storia è condotta dallo Spirito. Il Signore ci precede sempre Questo è il tempo favorevole. Quando i tempi sono difficili, questo è il tempo per l annuncio. Il Signore è sempre avanti, apre le strade. La Chiesa deve avere il coraggio di mettersi sui sentieri del Risorto abbandonando le sue false sicurezze; il coraggio di liberarsi dalla gabbia di consuetudini consolidate. Liberarsi da una certa accidia pastorale e soprattutto liberarsi dalla malattia del pessimismo e della stanchezza. Recuperare uno sguardo nuovo che è frutto della guarigione dello Spirito. Imparare a guardare la storia e il mondo con gli occhi di Dio e ricordare che la Chiesa non è per se stessa ma per il mondo. La Chiesa sa di essere debole, ma è insieme consapevole della forza che viene dal Signore che ci rende in Lui creature nuove. L atteggiamento da maturare: l attenzione e la fiducia (in opposizione al sentimento dell angoscia e dello smarrimento) Un tempo che provoca Fondiamo la nostra speranza non sui dati statistici, ma su una certezza: ovunque ci troviamo, Dio è già lì. Il Signore è già presente. Ci precede. Ci precede nelle case sfidate dal dolore. Ci precede nelle terre martoriate. Ci precede nei cuori delle persone e delle famiglie che soffrono. Ci precede nei gesti di generosità e di dedizione che scorgiamo con sorpresa se solo impariamo a guardarci intorno. Se Lui c è, la vita vince ancora. Ci è chiesto di metterci sui sentieri del Risorto. Questo tempo ci sfida, ma in ogni sfida c è un opportunità. Questo tempo, proprio perché difficile, è un tempo favorevole per riscrivere la vita della nostra Chiesa come ricerca in terra del Regno, liberandoci dalla gabbia di consuetudini rassicuranti ma inadeguate, dalla rassegnazione che ci fa ripetere gesti senza speranza. Come riuscirci? Provando a guardare a noi stessi, alle nostre vite, alle nostre città, alle nostre comunità, con uno sguardo nuovo che è frutto della guarigione dello Spirito. È un tempo che sembra segnato da mali nuovi ma le radici di questi mali sono antiche e sono da ricercare nel cuore dell uomo. All origine di ogni degrado, c è infatti l uomo che perde la stima di sé come figlio di Dio e fratello del prossimo, nell illusione che renda di più esser padroni delle vite e delle cose. Ciò che in effetti manca, per vincere la buona 6

7 battaglia, non sono solo le buone ricette economiche e sociali, ma un contagioso rinnovamento interiore che purifica il cuore, la vista, le labbra, che può guidare diversamente le nostre mani. Un rinnovamento che investa anche la Chiesa. Una Chiesa radicata e popolare La Chiesa di Nola insiste su un territorio di circa abitanti. È immersa nel cuore della provincia di Napoli, ma incrocia una bella fetta di provincia irpina e tocca quella salernitana. Si tratta di un territorio eterogeneo, con un tessuto sociale ed economico molto diverso e con molteplici differenze anche dal punto di vista geografico-amministrativo, culturale e sociale. Tre sono i nodi di oggettiva problematicità che legano l uno all altro i nostri paesi: tassi altissimi di disoccupazione giovanile, famiglie monoreddito in evidente difficoltà e devastazione ambientale. La presenza della Chiesa si articola in questo territorio attraverso 115 parrocchie, riunite in tre zone pastorali e otto decanati. Una strutturazione che deve rispondere oggi a nuove sfide e opportunità: una nuova idea di comunità e di corresponsabilità tra laici e sacerdoti per essere ancorati e immersi nel nostro popolo; una nuova capacità di fare sistema tra comunità vicine e di valorizzare l appartenenza allo stesso pezzo di territorio, superando sterili e anacronistici campanilismi; un ritorno all essenziale della vita di fede che alimenti nuovi stili di vita e di convivenza improntati alla sobrietà e alla solidarietà. Una trasformazione da convertire in rinascita Una Chiesa che vuole dire il Vangelo oggi non può non capire il corso della vita e della storia che si sta dipanando dinanzi ai nostri occhi. E provare ad applicare sulle grandi trasformazioni quello sguardo nuovo che il Signore ci chiede. - Deindustrializzazione e lavoro. Gli ultimi anni sono stati anni particolarmente duri, segnati da una profonda riduzione della presenza industriale sul territorio, con ricadute fortissime sulla piccola-media impresa, sui redditi delle famiglie e, a cascata, su consumi e attività commerciali. A fronte di tutto questo non si è dato un serio pro- 7

8 getto di riconversione economico-sociale del territorio considerato nel suo insieme, e non per singoli pezzi. L opportunità insita in questa trasformazione è la possibilità di ripensarsi come singoli e come comunità, e di ripensare le nostre categorie mentali, in merito ai temi del lavoro, dell impresa, della mobilità, della formazione. La crisi offre la grande opportunità di recuperare una fondamentale chiave vocazionale nelle scelte. Proprio quando il ventaglio delle possibilità sembra ridursi, siamo sollecitati a ritrovare la nostra vocazione specifica: quella dei nostri territori, che occorre imparare a declinare nell oggi, e la propria vocazione personale. Ci è chiesto di diventare più dinamici e più seri nello scrivere i nostri progetti di vita a livello individuale e comunitario. - Ambiente e salute. Abbiamo sotto gli occhi i segni della incoscienza con cui abbiamo colpito i nostri beni ambientali (il Vesuvio, le discariche, le aree da bonificare, l inaccessibile mare nostrano, il dissesto del territorio ). Il fallimento di politiche troppo timide sia nella progettazione sia nella prevenzione e repressione di fenomeni gravissimi in cui si ripropone la ramificata e capillare presenza di interessi camorristici. Ma anche l esito drammatico di una diffusa illegalità. La scienza tende a non sovrastimare i nessi causali tra degrado ambientale e incremento di patologie gravissime e mortali, tuttavia è ormai inscritta nelle nostre esperienza familiari l aumento delle malattie e dei decessi prematuri. Il segnale positivo è il tendenziale aumento della sensibilità media a questi temi, ma non basta. Il passaggio fondamentale, oseremmo dire esistenziale, è sentirci meno padroni e più ospiti della nostra terra, derivando da un diverso atteggiamento un nuovo stile di vita sobrio ed ecosostenibile. - Cultura. La nostra diocesi è ricca di perle dimenticate o, quantomeno, poco valorizzate. L emblema è il complesso delle basiliche paleocristiane di Cimitile. In generale, quasi ogni pietra delle nostre strade, quasi ogni centimetro delle mura delle nostre città, profuma di una religiosità che si è fatta cultura. L opportunità è nel porre questa ricchezza a servizio di un umanità che, quando è vinta dalla bellezza, cresce anche in spiritualità e ricchezza d animo. - Presenza straniera. Con diversa intensità, e diverse caratteristiche, le nostre città e le nostre comunità hanno vissuto negli ultimi decenni l intensificarsi della presenza straniera. In alcuni casi questa 8

9 presenza ha addirittura cambiato la fisionomia dei nostri paesi. Talvolta -nei poli commerciali in particolare- si è determinata una vera e propria simbiosi relativa all attività produttiva che stenta però a trasformarsi in relazioni comunitarie a livello sociale e civile. Non mancano purtroppo situazioni di sfruttamento. In generale il rapporto tra la comunità italiana e gli stranieri presenti sul territorio appare segnato, più che da forme di razzismo, da una sostanziale indifferenza. Tra le pieghe della vita quotidiana, e talvolta anche a livello di comunità ecclesiale e civile, si registrano però alcune esperienze di autentica amicizia e scambio culturale che fecondano il clima della convivenza nelle città. L opportunità è enorme. La presenza straniera cattolica, se adeguatamente accolta. Può sicuramente rinfrescare la nostra fede e le nostre comunità. E il confronto con i credenti di altre religioni può aiutarci a sperimentare la possibilità di costruire un mondo più giusto a partire dall incontro di fedi diverse. Per le caratteristiche che le derivano dalla sua storia, la Chiesa di Nola può diventare laboratorio vivo di ecumenismo e dialogo interreligioso. Di fronte a queste grandi trasformazioni, c è bisogno di una Chiesa che sappia stare in mezzo e davanti. Una Chiesa che sappia stare in mezzo agli uomini e alle donne ma anche davanti. Stare davanti e non voltarsi, non voltarsi di fronte all ingiustizia e allo sfregio alla dignità ma nemmeno di fronte allo scempio dell ambiente, di fronte alle irregolarità amministrative. Saper denunciare con spirito di verità e non stancarsi di sollecitare all assunzione di criteri diversi. Una Chiesa che ricorda che il mondo è bello se è guardato con gli occhi di Dio e se è vissuto secondo il suo disegno di amore. Una Chiesa che sappia offrire una parola che libera la luce e genera speranza. I doni che abbiamo tra le mani Non partiamo da zero. Di fronte alle sfide di questo tempo, e di questa terra, abbiamo tra le mani doni che sapientemente chi ci ha preceduti ha costruito, tutelato e promosso giorno dopo giorno. Li elenchiamo, in termini essenziali: - Un legame religioso ancora vivo. Il nostro popolo ha subìto meno di altri il forte impatto del secolarismo. I sociologi dicono che è solo questione di tempo, che nel giro di pochi anni anche le nostre comunità saranno indifferenti o lontane dalla domanda che Dio pone 9

10 alla nostra esistenza. Noi tendiamo a credere che non sia così. Le famiglie, anche molto giovani, vedono nella Chiesa, e nella formazione cristiana, una strada buona per il futuro dei loro figli. Può essere letto come funzionalismo ( meglio in parrocchia che in strada ), ma è un dato di fatto da cui partire che rende originale la nostra situazione ecclesiale (e in generale, quella del Sud Italia rispetto al Nord e al resto d Europa). - La sussidiarietà familiare. Ancora oggi, il nostro territorio è segnato dalla forte attrattività del legame familiare. Anche se cominciano a registrarsi segnali di accentuata precarietà nelle relazioni affettive, i giovani, tendenzialmente, non scappano dalla responsabilità di unirsi per dare più vita alla vita, a volte affrontando con coraggio le difficoltà materiali che si frappongono al loro progetto (la casa e il lavoro). E, in questa fase di crisi acuta, decisiva è stata ed è la solidarietà dei genitori e dei nonni, ancora capaci di fare sacrifici, di non appiattirsi sul loro benessere per costruire il bene di chi viene dopo. La famiglia gode ancora di centralità sia nel dibattito delle istituzioni locali sia nel mondo-scuola. Questa peculiarità, che tuttavia mai può essere data per scontata e che comunque sconta alcuni segni dei tempi, va investita in una Chiesa che educa guardando alla pienezza di vita, e non ai ristretti orizzonti delle attività da portare avanti. - La gratuità delle reti educative e caritative. Per quanto bistrattate, le agenzie educative e caritative, nel nostro territorio, svolgono con gratuità e passione un compito cruciale: accompagnare le persone nelle diverse fasi e nei diversi passaggi della loro vita. Associazioni, movimenti, comunità, gruppi, ecclesiali e non, sono un segno buono di generosità e gratuità affascinante anche verso le nuove generazioni, che sa trovare canali positivi con la scuola e le famiglie. Anche l istituzione scolastica, e il corpo insegnanti, rappresentano nella nostra terra una ricchezza di passione che riesce a tirare fuori il meglio dalle persone anche in territori difficili e in strutture scolastiche gravemente deficitarie in termini di vivibilità. Né va dimenticato l apporto delle scuole di ispirazione cattolica, significativo esempio di una progettualità educativa pensata in termini globali e nello stile dell inclusione; e, più in generale, l impegno formativo assicurato dagli ordini religiosi. Ma lo sforzo e la volontà dei singoli non può appagarci: è compito della Chiesa quello di sostenere queste reti, di valorizzarle 10

11 e di mettere in circolo le migliori competenze ed energie. Facendo leva su questi doni, che derivano in buona parte dalla ricca tradizione di fede dei nostri paesi, e forte dell annuncio di vita vera che le è affidato, la Chiesa di Nola deve essere per il suo territorio la sentinella che ricorda ai viandanti che il mattino verrà. Deve essere una Chiesa che sa amare: non per regnare ma per servire. In questo tempo, che sembra talvolta una notte senza fine, la Chiesa di Nola deve farsi sentinella con i fianchi cinti da un grembiule e un catino pieno d acqua nel quale rinfrescare i piedi di quanti sono in cammino alla ricerca di qualcuno che indichi loro le stelle. Chiediamoci allora: Che sguardo abbiamo verso questo nostro tempo ( Beati i puri di cuore perché vedranno Dio )? Quali sono le difficoltà e le risorse, le finestre, per l annuncio del Vangelo in questo tempo, nei luoghi in cui viviamo? Come si configura la realtà di vita (culturale, sociale, ecclesiale..) in cui è immersa la nostra comunità? Quali sono le trasformazioni in atto? Come potremmo descrivere il nostro territorio? Che cosa vuol dire essere Chiesa e annunciare il Vangelo in questi luoghi? Quali sono, a nostro avviso, le priorità? 11

12 sommario 1.b. Noi in questo tempo: il cammino della Chiesa di Nola L idea: la nostra Chiesa diocesana è dentro questo tempo e in questi nostri luoghi con una capacità di progettualità Il cammino della nostra Chiesa diocesana e le linee di impegno pastorale tracciate nel tempo. L orientamento di fondo e le idee guida. Le difficoltà, le resistenze, i passi avanti e i fermenti positivi di cambiamento L atteggiamento da maturare: il senso di appartenenza (sentirsi parte di una storia di popolo: non si comincia ogni volta dal nulla) tempo Il cammino della nostra Chiesa diocesana: linee di impegno nel Volendo tracciare le linee di fondo che hanno accompagnato il cammino della Chiesa di Nola, partendo dagli anni del post-concilio, si potrebbe passare in breve rassegna l impronta lasciata dal magistero dei Pastori che si sono succeduti. Tenuto conto che vescovo di Nola durante il Concilio fu con mons. Adofo Binni (1952/70), e che però gli ultimi anni della sua vita trascorsero in uno stato di grave malattia, nella nostra ricostruzione partiremo dall episcopato di mons. Guerino Grimaldi che fu designato nel 1970 quale Amministratore apostolico della diocesi, per poi diventarne vescovo l anno successivo. Mons. Guerino Grimaldi ( ), chiamato a tradurre nel concreto il Concilio, tesse il dialogo con la cultura del tempo; avvia gli Organi di partecipazione a livello diocesano e l esperienza della Scuola di teologia; promuove l attenzione al sociale ed esperienze di impegno e dialogo culturale. Mons. Giuseppe Costanzo ( ) cura e promuove con particolare attenzione l apostolato dei laici; sottolinea la centralità della Parola di Dio e dà avvio a scuole di preghiera come ascolto della Parola; intesse rapporti di visita e vicinanza con le comunità parrocchiali; istituisce la mensa di fraternità a Nola; introduce alla nuova mentalità dell Istituto centrale del Sostentamento del clero; promuove i grandi temi conciliari: l ascolto, il dialogo, la 12

13 comunione, la Chiesa; avvia lo stile e l esperienza dei piani pastorali annuali per affrontare le urgenze della testimonianza della fede e per ridare identità alle comunità credenti. Mons. Umberto Tramma ( ) individua nel mondo degli adulti il campo di un nuovo impegno di evangelizzazione e annuncio; apre gli orizzonti della Chiesa diocesana alla missione e in particolar modo all esperienza in Albania; promuove la collaborazione tra i diversi uffici della pastorale per integrarne l azione; ridisegna l impegno caritativo e ne promuove la capillare presenza nelle parrocchie; dopo una visita pastorale a livello decanale, indice il Sinodo della Chiesa di Nola che non sarà portato però a compimento. L episcopato di mons. Depalma (dal 1999 ad oggi) Nei primi 5 anni, il rilancio dei Consigli di partecipazione e il lavoro integrato degli uffici per una pastorale unitaria , Missione popolare e Anno del vangelo: coinvolgimento di 1000 laici per l evangelizzazione attraverso i centri di ascolto. Semina Verbi: la proposta della lectio divina nella vita delle parrocchie (almeno nei tempi forti, ma anche come appuntamento mensile o settimanale fisso). La sensibilità alla Parola è un dato oggettivo maturato nell esperienza ecclesiale diocesana. La forte insistenza sulle responsabilità educative della comunità ecclesiale e l invito a riscoprire la bellezza dell educare. La sollecitazione ad attivare nuove esperienze per la trasmissione della fede , il tempo di grazia della visita pastorale: l incontro del vescovo con le comunità, ritrovarsi Chiesa intorno al proprio pastore nell ascolto della Parola, nella celebrazione dell Eucarestia, nell avvertirsi dono gli uni per gli altri; le sollecitazioni offerte per una parrocchia capace di incarnare il modello di Chiesa del Vaticano II; la promozione della corresponsabilità laicale. L avvio di una nuova riflessione intorno all iniziazione cristiana: la possibilità di sperimentare cammini differenziati e forme nuove di coinvolgimento delle famiglie. La gratuità dei servizi ecclesiali (non ci sono tariffe per la celebrazione dei sacramenti). L attenzione alle forme della religiosità popolare: ripensare le feste parrocchiali con uno stile evangelico. Il cammino di comunione e di corresponsabilità delle aggregazioni laicali. L urgenza della formazione degli operatori pastorali e la proposta di un percorso di studi teologici attraverso Istituto superiore di scienze religiose. 13

14 La cura per una fede pensata e l investimento di risorse nell Issr della diocesi. L attenzione alla famiglia: la cura per i percorsi in preparazione al sacramento del Matrimonio con gli incontri per i fidanzati ogni anno in ogni zona della diocesi. L invito a riscoprire la famiglia come primo e naturale luogo per la trasmissione della vita e della fede. La testimonianza nel mondo della scuola: gli incontri della pastorale scolastica, il coordinamento degli insegnanti di religione. L attenzioni al mondo del lavoro, ai suoi drammi e alle sue speranze. La difesa dell ambiente e il richiamo ad uno sviluppo sostenibile: la denuncia delle infiltrazioni camorristiche e delle responsabilità amministrative, l impegno delle aggregazioni laicali, i pronunciamenti ufficiali, il sostegno alla lotta contro la rassegnazione e l ignoranza. La Scuola diocesana di formazione socio-politica: riscoprire la fecondità della Dottrina Sociale della Chiesa. Dal 2012, il cammino per il sinodo: per una Chiesa tutta sinodale L orientamento di fondo delle scelte operate dalla Chiesa diocesana con mons. Depalma; le difficoltà e le resistenze incontrate Da questa breve ed essenziale ricostruzione, emerge l orientamento di fondo dell episcopato di mons. Depalma: lo sforzo di pensarci come una Chiesa missionaria che ha a cuore l uomo e la sua vita; la scelta di puntare non tanto sulle cose da fare quanto su atteggiamenti da maturare. Una questione di stile. Nel procedere in questa direzione si sono riscontrate alcune difficoltà e resistenze: la richiesta insistente di norme che liberino dalla fatica e dalla responsabilità del discernimento; la tendenza ad analisi disfattiste; la difficoltà a cogliersi in un territorio specifico; la ricerca di risultati immediati e la fatica nel vivere la pazienza di un cammino comune; la difficoltà ad accogliere le proposte cogliendone il senso d insieme e a legarle fra loro come momenti di un unico cammino; la difficoltà a fare memoria e a inserirsi in una storia; l individualismo pastorale 14

15 Chiediamoci allora: Come educarci ad una lettura d insieme? Come non perdere la memoria del cammino già fatto? Quale conoscenza abbiamo della storia della nostra Chiesa diocesana e delle nostre comunità? Quanto sappiamo valorizzarla e farne tesoro? Sappiamo riconoscere che non tutto inizia con noi e che non si comincia ogni volta daccapo? Gli eventi che oggi viviamo -la crisi economica le trasformazioni culturali e sociali-, quanto hanno provocato la vita della nostra comunità, a quale sensibilità ci hanno aperto? L esperienza vissuta e lo stile respirato nella Visita Pastorale quanto ha contribuito a ripensare la vita ordinaria e straordinaria della nostra comunità? Riusciamo ad avvertirci dentro una storia che è più grande di noi e ci precede: la storia della Salvezza, ossia la storia dell amore di Dio per l uomo? 15

16 2. Per una Chiesa che ascolta: L icona biblica: Erano assidui nell ascoltare sommario L idea: l uomo è fatto di ascolto e la fede nasce dall ascolto La centralità della Parola; l ascolto della vita e del tempo; l ascolto come stile e come vita concreta; il linguaggio e i linguaggi: come cambia il modo di comunicare. Comunicare la fede richiede la testimonianza della vita ed esige il curare la formazione accompagnando e sostenendo la vita delle persone. L atteggiamento da maturare: l accoglienza Ascoltare la Parola e ascoltare la vita per una nuova progettazione pastorale La Rivelazione è locutio Dei ad homines, vale a dire il parlare di Dio agli uomini. L atteggiamento dell ascolto è la caratteristica fondamentale dell uomo che si apre alla relazione salvante con il Signore. L ascolto di Cristo, sacramento del Padre (un ascolto che fiorisce nelle opere) caratterizza il discepolo e garantisce la relazione profonda con Gesù. Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 10, 3). Pastori e gregge, tutti noi siamo chiamati ad essere discepoli della Parola. La comunità cresce con la disponibilità, da parte di tutti, a lasciarsi plasmare dalla Parola di Dio, a lasciarsi sempre riformare, per assumere un aspetto sempre fresco, sempre nuovo, sempre più bello, quale si addice alla sposa di Cristo. All ascolto della Parola deve affiancarsi, come sua naturale derivazione, l ascolto della vita delle persone. Esperta in umanità e spinta o, per meglio dire, totalmente occupata dalla carità di Cristo (cfr 2Cor 5, 14), la Chiesa ascolta la vita degli uomini e, di volta in volta, offre le risposte più adatte suggeritele dallo Spirito. L ascolto, congiunto a una sempre maggiore lucidità di sguardo, dono dello Spirito, rientra in quella scrutazione dei segni dei tempi che è dovere permanente della Chiesa. Esemplare a tale proposito è l atteggiamento di san Paolino che scrive testualmente: pendiamo dalla 16

17 bocca di tutti i fedeli, poiché in ogni fedele soffia lo spirito di Dio (Ep. 23, 36 a Severo). L attitudine ad un ascolto attento e cordiale, tuttavia, non deve condurre la Chiesa ad assumere acriticamente tutto quanto il mondo esprime: [ ] i discepoli di Cristo devono avere anche il coraggio della differenza, dell essere sale della terra, capaci di dare sapore alla vita umana e di impegnarsi per l umanizzazione e l autentica libertà di tutti (E. Bianchi, La Stampa, ). C è un rapporto strettissimo tra l ascolto della Parola e l ascolto della vita delle persone. Solo se educati alla scuola della Parola sappiamo ascoltare la vita in profondità e d altra parte non ascoltiamo veramente la Parola se non ci lasciamo interpellare dalla vita, perché è nella vita e nella storia che il Signore continua a parlare. Ascoltare vuol dire incontrare, passare del tempo con le persone, perché ogni persona è una storia ricca di domande. Ogni uomo è una sorpresa che Dio ci manda. Per questo bisogna deporre ogni atteggiamento di chiusura, la tendenza al giudizio senza appello, e assumere piuttosto un atteggiamento di benevolenza che ci rende capaci di scorgere la presenza del Signore nel cuore e nella vita dell altro. L accoglienza deve diventare lo stile della comunità che deve poter essere riconosciuta come luogo in cui nessuno si sente escluso o di troppo. La Chiesa più che annunciare la Parola è parola di Dio con il suo stile, il suo modo di stare in mezzo agli uomini, come Gesù. La Parola, le parole e le sfide della comunicazione Dall ascolto scaturiscono parole vere. La parola è un evento serio. Occorre evitare il vuoto verbalismo. Si tratta allora di ripensare la nostra progettazione pastorale a partire da questo duplice ascolto: l ascolto della Parola e l ascolto della vita delle persone che il Signore ci affida. Ripensarne i tempi, i modi, le forme, perché sappiano intercettare storie e situazioni diverse accogliendone le domande più profonde. Tanto Israele quanto la Chiesa hanno sempre parlato il linguaggio degli uomini del proprio tempo. Già nel II secolo a.c. gli ebrei hanno avvertito la necessità di tradurre in greco l Antico testamento ebraico, dando origine alla versione che va sotto il nome di Settanta (LXX), la quale rappresentò la più grande operazione linguistica e culturale dell epoca ellenistica, consenten- 17

18 do, tanto agli ebrei grecofoni quanto ai pagani, di poter leggere agevolmente i libri sacri. E fu la lingua greca parlata nel bacino del Mediterraneo, ad essere scelta dagli autori del Nuovo testamento per tradurre e diffondere l Evangelo. Già dal secolo II d.c., poi, l AT greco e il NT cominciarono ad essere tradotti in latino dando origine a quel variegato corpus di traduzioni che va sotto il nome di Vetus Latina e che sarà la base del latino cristiano della liturgia e dei Padri occidentali. Si può dunque affermare che la Parola non solo si è fatta carne ma si è fatta, bensì, parole, essendo stata tradotta nelle parole degli uomini. Non possiamo perciò ignorare le trasformazioni che oggi attraversano il linguaggio e la comunicazione tra le persone. L enorme capacità di coinvolgimento dei social network deve spingerci a interrogarci sul crescente desiderio di comunicazione e di relazione che è nel nostro tempo e a imparare a rapportarci ai nuovi luoghi della parola (che possono unire o dividere, creare comunione o distruggere) come luoghi da abitare più che semplici strumenti da usare. Come credenti siamo chiamati a leggere in profondità le trasformazioni evitando condanne sommarie ma anche pericolosi scimmiottamenti. È soprattutto la potenzialità di bene che è insita nelle trasformazioni quella che occorre contribuire a far emergere. Nel caso specifico è il bisogno di comunicare e la sete di relazioni ciò che costituisce il motivo da cui partire e su cui far leva. Questo implica un assunzione di responsabilità e un impegno educativo che aiuti a non vivere passivamente il nuovo che emerge e metta in guardia dalle possibili deformazioni. Chiediamoci allora: Come ritrovare la centralità della Parola nella vita della nostra comunità e che cosa questo concretamente significa? Come ripensare i tempi e i modi delle nostre comunità perché siano accoglienti della vita delle persone? Quale cura riserviamo alla crescita nella fede delle persone? Avvertiamo come comunità parrocchiale la responsabilità di generare alla fede? Quali percorsi formativi siamo in grado di offrire per interiorizzare la fede? Sappiamo differenziare, e talvolta anche personalizzare, i cammini nell educazione alla fede? Quanto sappiamo valorizzare e armonizzare i percorsi formativi delle associazioni, gruppi e movimenti presenti nella vita della comunità? Ci lasciamo interpellare dalla realtà di vita del nostro territorio nella progettazione pastorale? Quanto siamo capaci di intercettare e di educare i nuovi linguaggi? 18

19 3. Per una Chiesa che rende lode L Icona biblica: Erano assidui nella frazione del pane e nelle preghiere L idea: la liturgia è santificazione della vita. Nella preghiera è data la chiave di comprensione del reale La liturgia è evento di vita. I sacramenti sono gesti di vita, in essi la vita di Dio entra nella storia dell uomo divinizzandola. Aver cura della liturgia e della celebrazione dei sacramenti: far cogliere la grazia di Dio che trasforma e rigenera. La celebrazione dei sacramenti è momento privilegiato di evangelizzazione e di primo annuncio. Nello stesso tempo occorre però riflettere adeguatamente sui criteri e sui percorsi da attivare per l amministrazione dei sacramenti. Il valore della religiosità popolare da accogliere ed educare. La necessità di insegnare a pregare, di aiutare a ritrovare spazi di raccoglimento e di silenzio orante. L atteggiamento da maturare: la gratitudine, la docilità a lasciarsi amare gratuitamente sommario Liturgia ed evangelizzazione Una Chiesa che rende lode è una Chiesa che, innanzitutto, riceve, riconosce e accoglie con gratitudine la propria identità di stirpe eletta, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui. La liturgia conserva la Chiesa nella sua consapevolezza di essere dall alto e, insieme, di essere nel mondo, segno e strumento del progetto salvifico di Dio. Immersi in una cultura secolarizzata che riconosce nel mercato l unica logica stringente e vincente, i cristiani che celebrano la liturgia diventano perciò testimoni e profeti di gratuità e di dono, proclamano nella lode il primato di Dio e della sua misericordia e riscoprono l autentico fondamento del vivere. Una Chiesa che non celebra smette di essere Chiesa per trasformarsi in una organizzazione assistenziale o in un associazione religiosa. L evangelizzazione non si esaurisce nella predicazione e nell insegnamento di una dottrina. Essa deve raggiungere la vita. [ ] Il compito dell evangelizzazione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i Sacramenti come veri Sacramenti della fede, e 19

20 non a riceverli passivamente, o a subirli (Evangelii nuntiandi n. 47). Tra la liturgia e la vita non c è una porta sbarrata ma una porta aperta: dalla liturgia scaturisce lo Spirito che anima tutta la vita. I sacramenti sono esplosione della Pasqua del Signore e la Pasqua è vita nuova, speranza, libertà, pienezza. Nei sacramenti la vita di Dio entra nella storia dell uomo divinizzandola. Le nostre comunità parrocchiali, che talvolta sperimentano il moltiplicarsi quantitativo e confuso di celebrazioni e di atti di culto, avvertono sempre più l esigenza di una educazione liturgica che disponga alla comprensione della celebrazione - del suo simbolismo, del suo significato più profondo - ma che disponga anche al silenzio e alla preghiera fatta di ascolto e di contemplazione così che accanto all azione pubblica sia garantito lo spazio per la maturazione e l esperienza personale dell incontro con Dio. D altra parte, il dono dello Spirito santo, invocato e ricevuto in ogni celebrazione liturgica, è finalizzato solo e proprio a questo: a fare di tutti noi un sacrificio vivente a Dio gradito (cfr. preghiera eucaristica III) innestandoci sempre più profondamente nella vita di Dio in Cristo Gesù. Qui trova il suo fondamento lo stretto e necessario rapporto tra sacerdozio ordinato dei vescovi e dei presbiteri e il sacerdozio battesimale dei fedeli: il primo è, appunto, ordinato al secondo e lo rende possibile quale fine di tutta l azione della Chiesa. La partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia, il coinvolgimento di tutti nella celebrazione nella diversità del ministero di ciascuno non può ridursi allora a espediente coreografico o a servizio funzionale, ma appartiene alla verità della liturgia, preghiera pubblica di Cristo e di tutto il suo popolo ed esprime la realtà di una Chiesa tutta ministeriale. La domenica, giorno del Signore, memoriale della sua Risurrezione, è il centro della vita liturgica della comunità cristiana, fondamento e nucleo di tutto l anno liturgico. Essa è la Festa cristiana primordiale, di cui occorre ritrovare il senso in un tempo nel quale l ideologia del mercato e del lavoro produttivo a tutti i costi oscura il valore della festa come spazio di gratuità e quindi di dignità per l uomo, la famiglia e i rapporti sociali. Giorno del Signore, essa è anche il giorno della comunità: la festa cristiana non è fuga né distrazione, ma ospitalità e condivisione fraterna, specie con i più poveri e bisognosi. Una necessaria conversione dei percorsi di preparazione ai sacramenti Poiché cristiani non si nasce ma si diventa è necessario riscoprire la forza educativa (mistagogica) di una liturgia ben preparata e celebrata, che conduce all incontro vivo e vero con il Signore che salva, per poterlo poi testimoniare nella vita. In particolare, occorre riflettere attentamente sulla cele- 20

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