S O M M A R I O INTRODUZIONE Capitolo 1 ORIGINI E STORIA DEL POPOLO SAHARAWI... 7

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1 S O M M A R I O INTRODUZIONE... 3 Capitolo 1 ORIGINI E STORIA DEL POPOLO SAHARAWI Le origini dei Saharawi Il periodo precoloniale La colonizzazione spagnola La nascita della resistenza Saharawi L avvio del processo di decolonizzazione e la dipartita spagnola Capitolo 2 DALLO SCOPPIO DEL CONFLITTO ALLO STALLO DEL PIANO DI PACE L inizio delle ostilità e l uscita di scena della Mauritania Il fronte marocchino: dalla guerriglia ai muri L intervento dell ONU e l istituzione della MINURSO Il piano di pace e l organizzazione del referendum Gli ostacoli sollevati dal Marocco e il voltafaccia di Perez de Cuellar Boutros Ghali e le responsabilità dell ONU La nomina di James Baker e la riapertura delle trattative L abbandono del piano di pace e il fallimento del piano Baker Il piano Baker II Il progetto di autonomia del Marocco E dopo Baker? Capitolo 3 IL DIRITTO ALL AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO SAHARAWI: TRA DIRITTO INTERNAZIONALE E DIRITTI UMANI. UNA SCELTA DEMOCRATICA E NON-VIOLENTA Nascita ed evoluzione del diritto di autodeterminazione Diritto all autodeterminazione: le ragioni del Marocco

2 3.3. Diritto all autodeterminazione: le ragioni del Sahara Occidentale La condizione giuridica internazionale del Fronte Polisario e della RASD Autodeterminazione: una scelta non-violenta CONCLUSIONE ALLEGATI BIBLIOGRAFIA

3 INTRODUZIONE Il mio viaggio nei campi profughi saharawi è stato accompagnato in ogni momento dalla cerimonia del tè, è usanza berne tre bicchieri: il primo è amaro, il secondo dolce ed il terzo soave. Così è anche la vita di questo popolo del deserto che da trent anni lotta per vedere riconosciuti i propri diritti ed in particolare, primo fra tutti quello di autodeterminazione. Quello del Sahara Occidentale è l ultimo caso di decolonizzazione rimasto aperto sul tavolo delle Nazioni Unite; la lotta di questo popolo inizia nei primi anni Settanta per allontanare la Spagna, potenza occupante, dal territorio; tuttavia a questa occupazione ne subentrerà un'altra: quella del Marocco, che ancora oggi non ha abbandonato il territorio del Sahara Occidentale e attraverso il continuo boicottaggio del piano di pace seguita nella sua violazione del diritto internazionale, grazie anche alla complicità di alcuni attori internazionali, primi fra tutti Francia e Stati Uniti. L idea del lavoro è nata durante il viaggio dal desiderio di sensibilizzare e portare alla conoscenza di quante più persone la storia di questo popolo, la lotta per i suoi diritti e la straordinaria, e quotidiana, esperienza di democrazia nata il 27 febbraio 1976 con la proclamazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica. La guerra per la liberazione della propria terra, iniziata nei primi anni Settanta, è proseguita fino al cessate il fuoco proclamato dall ONU il 6 settembre 1991, grazie alla presentazione di un piano di pace accettato dalle parti ma mai rispettato dal Marocco, che anzi da allora lavora affinché non venga attuato. Il conflitto è oggi arrivato ad una svolta: il rischio di una riapertura delle ostilità in un area, il Maghreb, altamente instabile è un lusso che la Comunità Internazionale non si può permettere. La popolazione delle zone occupate si è organizzata e porta avanti la propria lotta non-violenta contro l occupazione marocchina chiedendo che i propri diritti vengano, dopo trent anni, rispettati; lo spettro del terrorismo islamico bussa alle porte del Marocco, ma dal pericolo non sono immuni neanche gli stessi saharawi, le cui aspettative sono state più volte deluse dall operato delle Nazioni Unite. 3

4 Quest anno si è celebrato il trentennale della proclamazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica, un anniversario segnato dalle alluvioni nei campi profughi e dall ennesima emergenza umanitaria; mentre il 31 ottobre, sotto l invito del Segretario Generale, il Consiglio di Sicurezza ha rinnovato il mandato della MINURSO fino al 7 aprile La speranza è quella che questo sia stato l ultimo rinnovo, che il referendum per l autodeterminazione di questo popolo possa svolgersi e che il diritto internazionale venga finalmente rispettato. A Omar, Khandud e a tutti i saharawi che mi hanno accompagnato nel mio viaggio, un esperienza di vita e coraggio straordinari, per avermi mostrato cosa significa credere, sperare e lottare non solo per i propri ideali ma anche per i propri diritti. Al Professor Corrado Ferri, un punto di riferimento e una guida durante i miei studi. 4

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7 Capitolo 1 ORIGINI E STORIA DEL POPOLO SAHARAWI 1.1. Le origini dei Saharawi La prima cosa che si può notare osservando i confini del Sahara Occidentale è come questi siano completamente artificiali: risultato di compromessi e contese di epoca coloniale che non corrispondono affatto, come in molti altri luoghi dell Africa, alla storia e all identità di un popolo, tanto più se si considerano le origini nomadi dei Saharawi. Come affermato in più documenti sappiamo che il soggetto titolare del diritto all autodeterminazione è il popolo. Un gruppo per essere considerato tale deve avere in comune la maggior parte delle seguenti caratteristiche: tradizione storica, identità etnica, omogeneità culturale, linguistica, affinità religiosa o ideologica, legami territoriale ed una vita economica comune 1. Risalendo indietro negli anni è facile vedere come il popolo Saharawi possegga la totalità delle caratteristiche appena enunciate e sia perciò pienamente titolare del diritto all autodeterminazione. Il popolo Saharawi non è sempre stato un popolo nomade: durante la preistoria la popolazione, composta allora di berberi e neri, era sedentaria e viveva, oltre che di caccia e pesca, prevalentemente di agricoltura e allevamento. La prima spedizione araba nella regione risale al VII sec., in questo periodo la regione del Sahara occidentale era abitata da neri, berberi ed ebrei. I berberi si componevano di due gruppi in lotta tra loro, i Sanhaja e gli Zénètes. Durante questa prima spedizione gli arabi non riuscirono a sopraffare la supremazia sul territorio degli Zénètes. Questa prima spedizione è di poca importanza ma ha tuttavia costituito il primo contatto dei Sanhaja con l Islam, senza però produrre mutamenti importanti sulle tribù. 1 Una definizione ufficiale di popolo, riconosciuta dal diritto internazionale generale manca ancora ad oggi, la prima e più compiuta è contenuta in un rapporto dell UNESCO, Doc. SHS-89/CONF. 602/7.1990, si tratta tuttavia di un documento non ufficiale. 7

8 I primi contatti con gli arabi del nord si ebbero probabilmente durante il IX sec. con la nascita di un regolare commercio di oro tra gli stati del mediterraneo e l Africa nera, questi contatti si limitarono però al controllo delle piste carovaniere. I mutamenti reali di tipo linguistico e religioso furono prodotti dalle invasioni di tribù beduine inviate dal califfo egiziano fatimide, tuttavia queste due tribù, Beni el Helal e Beni Soulaïm, non riuscirono a conquistare il Sahara Occidentale. Furono i Maquil, arabi probabilmente originari dello Yemen, che si mescolarono progressivamente con i berberi Sanhaja durante il XII e XIII sec. dando origine alla popolazione Saharawi. Già in questo periodo si nota in questa popolazione una ben definita e articolata organizzazione socio-politica centrata attorno all istituzione della Djemaa. Questa si componeva di persone insigni, generalmente anziani, eletti secondo criteri di saggezza, conoscenza e valori; essi si occupavano dell amministrazione e della legislazione a livello di tribù. A livello nazionale c era invece l istituzione del Ait-Airbiin, meglio noto come Consiglio dei Quaranta. Si trattava di un assemblea sopra-tribale titolare dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, che aveva carattere non permanente, in quanto si riuniva solo quando ve ne era esigenza: poteva essere per regolare dispute tra le tribù, organizzare la difesa del paese o per distribuire in modo equo le terre in periodi di pioggia Il periodo precoloniale È durante questo periodo che troviamo un ulteriore conferma alla tesi dell inesistenza di legami di sovranità da parte del Marocco o di altri Stati sul territorio del Sahara Occidentale e del suo popolo: tutti i numerosi tentativi di imporre un dominio andranno a vuoto, per questo le terre abitate dai Saharawi si meriteranno il nome di terre della dissidenza 2. È proprio in questo periodo che, in seguito alla difesa del territorio, inizia a svilupparsi una prima forma di coscienza nazionale. Il periodo che precede la colonizzazione spagnola, la cui data ufficiale è il 1884, si 2 E. Mancinelli, L Odissea del popolo saharawi, Bologna, Edizioni dell Arco, 1998, pag. 15 8

9 caratterizza per lo sforzo di più parti di conquistare il territorio e sottomettere la popolazione. A farsi avanti nel tentativo furono diverse potenze coloniali quali Spagna, Portogallo, Olanda, Inghilterra e Francia, ma ovviamente numerose furono le manovre anche da parte del Marocco. L obiettivo, in un primo momento, era quello di controllare le rotte carovaniere per il commercio di oro, schiavi e sale. In questo periodo è in particolare il Marocco a farsi avanti per il controllo del territorio, iniziando con diversi tentativi tra il IX e il XVI sec.. Questi si intensificheranno successivamente, a cavallo tra il XV e il XVI sec., quando il Marocco si vedrà pressato da una forte presenza cristiana a nord, dovuta all unificazione della Spagna, e sulle coste con gli insediamenti spagnoli e portoghesi, nonché dalla presenza ottomana in Algeria. A tutto questo vanno aggiunte le pressioni provenienti da sud per i continui tentativi da parte dell Impero del Songhay di controllare le rotte commerciali. Inizia così la politica di espansione a sud, in direzione del Sahara lontano 3, attraverso una serie di spedizioni inviate dal sultano marocchino che si concluderanno tutte con degli insuccessi. Questa sarà però una politica, oltre che di insuccessi, anche di breve durata: già alla fine del XIX sec. le incursioni saranno sporadiche ed isolate. Il motivo del fallimento risiede probabilmente in azioni troppo brevi e scoordinate tra loro per poter avere una qualche influenza sulla popolazione e sul territorio La colonizzazione spagnola I primi insediamenti europei risalgono al XV sec. ad opera dei portoghesi che si stanziarono sulle coste della regione del Rio de Oro, così chiamato per la polvere d oro che si trovava nella foce dei suoi fiumi. Dal 1580 il territorio divenne invece zona di influenza spagnola, dovuta ad un occupazione limitata alle coste per proteggere le isole Canarie, senza però un effettivo controllo sul territorio. L interesse spagnolo nella zona andrà aumentando progressivamente, scontrandosi tra il XVIII e il XIX sec. con gli interessi marocchini. Ma la data ufficiale della colonizzazione spagnola del Sahara Occidentale è il 1884, 3 Khadija Mohsen-Finan, Sahara Occidental, Le enjeux d un conflit régional, Parigi, CNRS Edizioni, 1997, pag. 20 9

10 quando la Spagna farà valere i propri interessi al Congresso di Berlino ed era il protettorato sul territorio. La presenza spagnola all inizio si limita alle fasce costiere, più precisamente nelle zone di Cap Juby, Villa Cisneros (l attuale Dakhla) e La Guera, solo successivamente, quando si vede accerchiata dalla presenza francese in Algeria, Mauritania e Marocco, la Spagna inizia una penetrazione del territorio. I confini del Sahara Occidentale saranno stabiliti in modo chiaro solo in seguito a tre convenzioni stipulate tra Spagna e Francia nel 1900, 1904 (Conferenze di Parigi) e 1912 (Conferenza di Madrid); questi confini non vengono inizialmente rispettati dalle tribù nomadi, solo successivamente saranno obbligati a prenderne coscienza a causa dell attenta sorveglianza da parte delle truppe coloniali. All inizio il governo spagnolo si interroga sull opportunità di stabilire un protettorato in questa parte d Africa; in questo periodo la Spagna stava già perdendo tre delle sue sei colonie: Cuba, porto Rico e le Filippine. L occupazione del territorio avviene su pressione di un gruppo di africanisti convinti di poter trarre profitti economici da una possibile espansione nella zona. È nel 1934, grazie all aiuto militare francese che pacifica il sud del Marocco e mette fine alla resistenza di alcune tribù nel Sahara Occidentale, principale ostacolo alla colonizzazione europea delle zone interne, che la Spagna può procedere ad occupare militarmente il territorio e ad insediare un apparato amministrativo. Sarà proprio questo che conferirà in quegli anni alla popolazione Saharawi, un documento d identità e un visto di transumanza per i territori francesi. 4 Durante la guerra civile spagnola, dal 1936 al 1939, la presenza militare nel territorio si indebolisce notevolmente, fin quasi ad abbandonare il territorio, sarà ripresa alla fine del conflitto nel 1939 ma sempre con lo stesso effimero controllo. Durante il periodo della colonizzazione spagnola avvengono due importanti processi legati tra loro: innanzitutto vi è una progressiva sedentarizzazione della popolazione, i percorsi della transumanza assumono carattere pendolare verso le principali città e centri urbani; è poi in questi anni che si sviluppa una prima organica resistenza di tutto il popolo Saharawi contro l occupazione spagnola. Il sentimento tribale 4 E. Mancinelli, L Odissea del popolo saharawi, Bologna, Edizioni dell Arco, 1998, pag

11 inizia a cedere progressivamente posto alla coscienza di appartenere ad uno stesso popolo e alla stessa comunità. Tuttavia verso la fine degli anni Cinquanta vengono scoperti nella zona di Bou Craa giacimenti di fosfati e l importanza dell insediamento viene rivalutato, acquisendo una straordinaria importanza economica. In questi anni oltre 160 milioni di dollari di capitale affluirono nella zona andando a modificare anche la fisionomia del paese: la popolazione di Al Aaiùn passò da 6 mila e 28 mila abitanti in soli 15 anni, nel periodo che va dal 1959 al 1974, mentre la percentuale di popolazione nomade passò dal 90% al 16%. 5 Così in periodo di piena decolonizzazione in tutta l Africa la Spagna inizia ad intensificare e rafforzare la sua presenza nel Sahara Occidentale come non aveva mai fatto prima. Nel 1958 le due province di Rio de Oro e Saguia el Hamra vengono unificate con un provvedimento delle Cortes spagnole e trasformate da colonia in possedimento d oltremare ; si tratta di un escamotage per non rispondere, o farlo in modo negativo, alla questione posta dall ONU 6 circa funzioni amministrative al di fuori del proprio territorio. Istituendo la provincia d oltremare gli abitanti formalmente godevano di tutti i diritti di cui erano titolari anche i cittadini spagnoli, ma la struttura amministrativa presente nel territorio era tipicamente coloniale, era infatti contemplava la presenza di un governatore militare che risiedeva a Al Aaiùn. La struttura coloniale prevedeva inoltre la presenza di tre rappresentanti presso le Cortes, un Consiglio Provinciale composto da 14 membri elettivi, due consigli comunali nelle città di Al Aaiùn e Villa Cisneros ed infine due Consigli Locali a Smara e LaGuera; nel 1967 sarà poi istituita la Djemaa, istituzione che si rifarà all antico Consiglio dei Quaranta La nascita della resistenza Saharawi La resistenza Saharawi all occupazione spagnola si sviluppa in maniera moderna ed organica a partire dal 1968, questa si caratterizza in una prima fase per il tentativo, che ritroveremo poi anche in seguito, di dialogare con le istituzioni, tentando così di raggiungere in modo pacifico l indipendenza. Nel 1969 nasce il primo movimento 5 I dati sono ricavati dalla scheda sul Sahara Occidentale presente nella Guida del Mondo edizione 2003/ La Spagna entra a far parte dell Organizzazione delle Nazioni Unite del

12 organizzato: Movimento per la liberazione del Sahara (MLS), è guidato da uno studente Mohamed uld El Hadj Brahim uld Lebsir, meglio noto come Bassiri, la cui idea è quella di condurre pacificamente e per tappe il paese all indipendenza. Il primo atto che il movimento cerca di portare a termine è quello di arrivare alla firma di un trattato con il quale la Spagna avrebbe dovuto riconoscere l indipendenza del Sahara Occidentale e garantirne la difese per anni; contemporaneamente il MLS invia al governo spagnolo una carta con la quale lo informa dell avvenuta nascita del movimento e chiede sostegno all ONU. Il 17 giugno 1970, in occasione di una riunione indetta a Al Aaiùn per proclamare l integrazione del Sahara nel territorio spagnolo, il MLS organizza una grande manifestazione pacifica, questa sarà repressa nel sangue e registrerà la cattura e detenzione di Bassiri che da allora è considerato un desaparecido 7. Qui si conclude la prima fase della resistenza Saharawi: i militanti del movimento si convincono che la violenza e la lotta armata siano l unico modo per far intendere al governo spagnolo le proprie ragioni così il MLS perde importanza e si pongono le basi per la nascita del Fronte Polisario che avverrà il 10 maggio A proposito della resistenza Saharawi va detto che negli anni 50 gruppi di nazionalisti Saharawi avevano combattuto al fianco dei marocchini dell Armée de liberation, essi erano infatti convinti che l indipendenza del Marocco avrebbe sicuramente favorito il processo di decolonizzazione in tutta la zona. Tuttavia ottenuta l indipendenza l allora re del Marocco, Mohamed V, scioglie l Armée e nel 1958 firma degli accordi con la Spagna che restituisce la regione di Tarfaya, mantenendo però l amministrazione sul Sahara Occidentale. Nel frattempo Rabat aveva rende noto anche il progetto del Grande Marocco (1958), questo comprendeva oltre alla regione del Saguia el Hamra anche le isole Canarie, l intera Mauritania, parte del Mali e del sud dell Algeria. Divenne chiaro fin dall inizio che i saharawi non avrebbero potuto contare sull appoggio marocchino per raggiungere l indipendenza. 7 Mohamed-Fadel uld Ismail Uld Es-Sweyih, El primer estrado del Sahara Occidental, Ediciones L Harmattan, Parigi, 2001, pag. 15 E. Mancinelli, L Odissea del popolo saharawi, Bologna, Edizioni dell Arco, 1998, pag

13 Il Fronte Polisario, Fronte Popolare di Liberazione del Saguia el Hamra e Rio de Oro, intraprende la sua prima azione il 20 maggio 1973 contro un avamposto spagnolo a El Khanga, il Fronte ancora non è radicato nella popolazione ma la presenza dell aggettivo popolare indica chiaramente questa volontà, assieme a quella comune di fare un fronte comune contro la colonizzazione. Nel manifesto costitutivo del Fronte ancora non si parla chiaramente di indipendenza e le linee ideologiche sono vaghe, quello che viene invece chiaramente delineato è la scelta della lotta armata come strumento di liberazione. L azione intrapresa il 20 maggio non è quindi un gesto dettato dalla disperazione ma l inizio e la presa di coscienza di una nuova fase della lotta Saharawi, fase che sarà appunto caratterizzata dalla scelta della lotta armata. La lotta del popolo saharawi si tradurrà fino alla fine del 1975 in una serie di azioni militari e politiche contro le forze spagnole stanziate nel territorio. Intanto nell agosto 1974 si era svolto il secondo congresso del Fronte Polisario che aveva ribadito la lotta armata e politica come principali strumenti per perseguire l indipendenza che questa volta era stata chiaramente definita come obiettivo principale da perseguire L avvio del processo di decolonizzazione e la dipartita spagnola La prima risoluzione dell Assemblea Generale delle Nazioni Unite in favore del Sahara Occidentale risale al 16 dicembre Si tratta della risoluzione 2072(XX) con la quale si chiede alla Spagna di ritirarsi dal territorio posto sotto occupazione 8 in virtù della Dichiarazione sulla concessione dell Indipendenza ai paesi e popoli coloniali approvata il 14 dicembre 1960; il Sahara Occidentale era stato inserito nella lista dei paesi che avevano diritto all applicazione di questo principio il 16 ottobre In realtà la Spagna, come detto precedentemente, si era tutelata sotto questo punto di vista dichiarando il Sahara Occidentale Provincia d oltremare. 9 Si tratta in realtà del primo atto che riguarda il Sahara Occidentale e il territorio dell Ifni, ed è preso dal Comitato Speciale per la decolonizzazione. Con questo atto il Comitato sollecita le potenze coloniali sulla necessità di prendere immediate misure in vista della completa ed incondizionata applicazione delle disposizioni della Dichiarazione sulla concessione dell indipendenza ai paesi e popoli coloniali. 13

14 Un anno dopo la prima risoluzione ne arriva un'altra: il 20 dicembre con la risoluzione 2229(XXI) si chiede ufficialmente alla Spagna di organizzare un referendum con il quale il popolo saharawi possa esercitare il proprio diritto all autodeterminazione. L importanza di questa risoluzione risiede nel fatto che per la prima volta si distingue in maniera netta il caso dell Ifni, un territorio situato all interno dello stato del Marocco, e del Sahara Occidentale, ribadendo però per entrambi il diritto inalienabile delle popolazioni[ ] all autodeterminazione. Infatti al punto 3 si chiede alla potenza che amministra ed al governo marocchino di fissare le modalità di trasmissione dei poteri in conformità alla risoluzione 1514(XV). Al punto 4 si chiede invece di ottemperare alla volontà del popolo Saharawi e di fissare il più presto possibile [ ] in concerto con il governo marocchino e Mauritania e con tutte le altre parti interessate, le modalità organizzative di un referendum che sia tenuto sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Il governo spagnolo si dichiara ufficialmente favorevole alla decolonizzazione e all autodeterminazione del popolo saharawi, in realtà però adotta quella che sarà definita la politica del doppio binario, adottando in segreto misure per poter perpetrare la sua presenza o quanto meno lo sfruttamento economico del territorio, adotta insomma quella che a pieno titolo possiamo definire una politica neocoloniale. Una manifestazione a Al Aaiùn contro l occupazione spagnola viene repressa nel sangue dagli spagnoli, facendo quasi duecento morti. L Assemblea Generale si rammarica per l avvenuto e con la risoluzione del 14 dicembre 1970, la 2711(XXV), riafferma di riconoscere la legittimità delle lotte condotte dai popoli per la loro autodeterminazione; si tratta della prima risoluzione che si riferisce esclusivamente al territorio del Sahara Occidentale. Altre due risoluzioni, la 2983(XXV) e la 3162(XXVIII) emanate rispettivamente nel 1972 e 1973, riaffermeranno il diritto del popolo saharawi all autodeterminazione, la solidarietà con le lotte dei popoli contro la colonizzazione e si inviteranno tutti gli stati a porgere aiuto morale e materiale per portare a compimento questa lotta. Nel 1973, come detto, nasce il Fronte Polisario che adotta la lotta armata come strumento per raggiungere l indipendenza, a questo punto Marocco e Mauritania iniziano ad avanzare con maggior forza le loro pretese e riescono ad ottenere dall Assemblea 14

15 Generale che essa solleciti un parere della Corte Internazionale di Giustizia che si concentri in particolare sullo status del territorio del Sahara Occidentale al momento della colonizzazione spagnola. Questa pressione da parte di Mauritania e Marocco si deve anche alla dichiarazione da parte della Spagna della volontà di organizzare un referendum per permettere al popolo Saharawi di esercitare il proprio diritto all autodeterminazione. Con la risoluzione 3292(XXIX) si prende atto delle difficoltà giuridiche del territorio e, invocando la risoluzione 1514(XV) si chiede al comitato di decolonizzazione di seguire la situazione del territorio e di inviarvi una missione. Questa, composta da rappresentanti di Cuba, Iran e Costa d Avorio, si reca nel territorio dal maggio al giugno Alla fine della missione il comitato constata la volontà da parte dell intera o della quasi totalità della popolazione saharawi di raggiungere l indipendenza, volontà che si esprime attraverso il Fronte Polisario e il PUNS (Partido de la Uniòn Nacional Saharawi); il comitato inoltre sottolinea la volontà Saharawi di accettare lo svolgimento di un referendum se questa sarà la via scelta dalle Nazioni Unite per il raggiungimento dell indipendenza del territorio. L 8 ottobre 1975 arriva anche il parere della Corte Internazionale di Giustizia, parere che esclude ogni pretesa da parte di Mauritania e Marocco sul territorio del Sahara Occidentale. Due sono i punti importanti di questo parere che rispondono alle due questioni poste: primo afferma che al momento della colonizzazione spagnola il Sahara Occidentale non era da considerarsi res nullius, il secondo respinge le rivendicazioni territoriali dei due stati e riafferma ancora una volta il diritto all autodeterminazione. Il Marocco non intende però rispettare le numerose risoluzioni dell ONU e il parere della Corte Internazionale di Giustizia, così il 16 ottobre 1975 il re marocchino Hassan II si pronuncia a favore di una marcia pacifica nel territorio Saharawi: la Marcia Verde. Questa marcia partì il 6 novembre e attraverso la Madre delle Iene il sultano marocchino farà passare civili marocchini e dietro a questi le forze armate 11. Lo scopo dichiarato era quello di riprendere pacificamente le province meridionali, in realtà 10 G. Tognoni (a cura di), Tribunale permanente dei popoli. Le sentenze: , Lecco, Casa Editrice Stefanoni, 1998, pag Jean Lamore, Diario del Polisario,il manifesto, Napoli, Ed. l alfabeto urbano-colpo di fulmine, 2002, pag

16 migliaia e migliaia di nomadi saharawi furono costretti alla fuga. Inseguiti e bombardati col napalm dall esercito marocchino, Saharawi trovarono rifugio in Algeria, nei pressi di Tindouf. Oggi nei cinque campi profughi vivono circa persone, una popolazione estremamente giovane nata e vissuta in esilio ma che nutre la speranza di tornare al più presto nei propri territori. Mentre il Marocco occupa progressivamente il territorio del Sahara Occidentale, arrivando a Al Aaiùn il 12 dicembre 1975 la Mauritania si impadronisce della provincia meridionale del Rio de Oro. Il 14 novembre 1975 i rappresentanti di Spagna, Marocco e Mauritania si riuniscono a Madrid per stipulare degli accordi, che passeranno alla storia come Accordi Tripartiti di Madrid. Questi accordi si compongono di sei punti e in essi vi è espressa la volontà della Spagna di ritirarsi dal territorio, come più volte sollecitato dalle Nazioni Unite, la costituzione di un amministrazione provvisoria con la partecipazione della Djemaa e la decolonizzazione del territorio non più tardi del 28 febbraio Alla gestione provvisoria del territorio è prevista la partecipazione di Marocco e Mauritania, in pratica in cambio di significativi concessioni economiche nel territorio la Spagna cede l amministrazione 12 del Sahara Occidentale ai due stati confinanti. Le Nazioni Unite constatano prima l aggravarsi della situazione nel territorio del Sahara Occidentale, risoluzione 380 del 1975, e poi con due successive risoluzioni 377 del 1975 e , condannano la Marcia e chiesero al Marocco di ritirare tutti i partecipanti. La Spagna lascia il Sahara Occidentale il 26 febbraio 1976, mentre Marocco e Mauritania continuano nella progressiva occupazione del territorio. La notte tra il 26 e il 27 febbraio viene proclamata la RASD, Repubblica Araba Saharawi Democratica, con lo scopo di colmare il vuoto istituzionale lasciato La Spagna cede l amministrazione e non la sovranità del territorio, questo è molto importante perché gli accordi saranno invocati dal Marocco quando più volte rivendicherà la sovranità sul territorio. 13 Si tratta di un vuoto istituzionale lasciato oltre che dalla partenza spagnola anche dallo scioglimento della Djemaa, avvenuto il 28 novembre 1975 su decisione della stessa. I 67 membri (su un totale di 102), 60 capi e i 3 rappresentanti alle Cortes spagnole affermano che non essendo un assemblea eletta democraticamente non ha alcun diritto di decidere circa l autodeterminazione del popolo Saharawi, inoltre si constata il tradimento del governo spagnolo e si definiscono gli Accordi di Madrid una Convenzione coloniale ; infine il Fronte Polisario è riconosciuto come l unica autorità legittima del 16

17 Paradossalmente l occupazione spagnola favorì e facilitò in un certo senso la nascita di questa Repubblica, che risulta essere come l esito naturale di un lungo cammino storico, durante il quale si erano andate formando le condizioni sociali, politiche ed amministrative che ne permisero la nascita. Ma come l occupazione spagnola permise la nascita di queste condizioni? Mohamed-Fadel uld Ismail individua tre diversi momenti. Il primo nelle tre conferenze che andarono a fissare i confini dello stato del Sahara Occidentale, allora Sahara Spagnolo, confini che per alcuni aspetti possono essere considerati come la struttura fondamentale di uno stato. In secondo luogo la colonizzazione favorì indirettamente la formazione di un insieme demografico omogeneo, unito e cosciente della propria identità comune. Infine a partire dal 1960 la Spagna dotò il Sahara Occidentale di una struttura amministrativa, attraverso i consigli locali, comunali e provinciali, la cui struttura ricordava per alcuni aspetti il sistema tradizionale delle tribù nomadi; queste strutture permisero alla popolazione di arrivare in modo lento e graduale ad una gestione del territorio. La RASD fu il coronamento della lotta di liberazione dal dominio coloniale iniziata nel 1973 e fu proclamata unilateralmente dal Fronte Polisario. Con l abbandono del territorio da parte della Spagna, la successiva occupazione di Marocco e Mauritania, e con la nascita della RASD inizia un conflitto che durerà fino al cessate il fuoco del 6 gennaio L avvio del processo di pace non metterà fine alla questione, ancora aperta dopo trenta anni di guerra e trattative. popolo Saharawi. 17

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19 Capitolo 2 DALLO SCOPPIO DEL CONFLITTO ALLO STALLO DEL PIANO DI PACE Non per fanatismo religioso, ma per purezza di ideali. La legittimità della lotta è basata su una filosofia politica fondamentale: il diritto di un popolo all autodeterminazione 14. Credo che in queste parole di Jean Lamore, scritte nel suo Diario del Polisario, stia la filosofia non solo dell esercito di liberazione del popolo saharawi, ma anche di tutto il popolo: costretti a scegliere la guerra e la lotta armata perché unico ed estremo rimedio per poter liberare la loro terra. Come più volte ribadito i saharawi non sono un popolo bellicoso, ma amante della pace L inizio delle ostilità e l uscita di scena della Mauritania Con la firma degli accordi Tripartiti di Madrid e l invasione del Sahara Occidentale da parte di Marocco e Mauritania il Fronte Polisario si organizza per affrontare l invasore e far fronte al conflitto. Come prima cosa si cerca di portare in salvo la popolazione: nel 1975 e 1976 l aviazione e l esercito marocchino bombardano con uso di napalm e fosforo bianco, armi proibite dal Protocollo sul divieto o la limitazione dell uso di armi incendiarie, la popolazione in fuga seguita dall esercito; il 1 maggio 1976 gli eserciti di Marocco e Mauritania commettono uno dei più gravi genocidi che fa registrare migliaia di morti. Tutto questo sotto gli occhi della comunità internazionale che rimane a guardare, non condanna in alcun modo l accaduto incoraggiando così l esercito a proseguire la sua invasione. Risalgono poi allo stesso periodo numerose sparizioni di saharawi:, 4500 sono scomparse per periodi di tempo più o meno lunghi e di 526 non si ha più alcuna notizia, inoltre ad oggi più di persone hanno conosciuto carcere e torture Jean Lamore, Diario del Polisario, Napoli, Ed il manifesto, l alfabeto urbano-colpo di fulmine, 2002, pag I dati sono stati tratti in parte da E. Mancinelli, L Odissea del popolo saharawi, Bologna, Edizioni dell Arco, 1998, pag. 56, in parte ci sono stati forniti dai familiari dei desaparecidos dell associazione Afapredesa durante il viaggio ai campi 19

20 Nel maggio del 1976 la popolazione si è organizzata, grazie anche all intervento della Mezza Luna Rossa, e il Fronte Polisario concentra tutti i suoi sforzi per respingere Mauritania e Marocco dal territorio. Dall aprile 1976 fino al 1978 si sono susseguite tre diverse fasi per il controllo del territorio: la prima fase è di tipo difensivo, si mobilita l intera popolazione, rafforzando l esercito e aprendo contemporaneamente un fronte diplomatico che dia visibilità alla RASD nel mondo. Nell estate del 1976 viene organizzata l offensiva potenziando l esercito e penetrando fin dentro il territorio nemico. È in questo periodo che i Saharawi iniziano ad appropriarsi durante le incursioni del materiale del nemico che verrà poi riutilizzato durante gli attacchi, oggi parte di quel materiale è ancora in uso all esercito del Polisario. Sempre in questo periodo viene praticamente distrutta la cintura trasportatrice di fosfati di Bu Craa. La terza parte è stata nominata Chadli el Ouali, in onore del primo leader del Polisario morto durante una ritirata. È la fase in cui si organizzano i fronti per essere preparati all offensiva del nemico e si intensifica l azione militare nei punti strategici. Inizialmente gli sforzi bellici si rivolgono contro la Mauritania, l anello debole della catena. L economia di questo paese è basata per lo più sulle miniere di ferro di Zouerate, che assicurano l 80% 16 delle risorse in valuta, portando gli attacchi nel cuore dell economia mauritana il Polisario indebolisce e destabilizza l intero sistema. Nel giugno 1976 viene colpita per la prima volta anche la capitale Nouakchott, è durante la ritirata che muore El Ouali; nel luglio 1977 avviene un secondo attacco ed è a questo punto chiaro che numerosi centri sono sotto il controllo del Polisario; la Mauritania si trova inoltre soggetta ad un altro pericolo: per cercare di proteggere il territorio è costretta ad accettare la presenza di truppe marocchine sul suo suolo, questo è un ulteriore problema considerate le mire espansionistiche del Marocco 17. Con l economia al collasso per lo sforzo bellico e le esportazioni minerarie decimate per la Mauritania la guerra diventa insostenibile. All interno del paese costanti 16 Luciano Ardesi, La lotta armata,in Anna Bozzo - Luciano Ardesi, Sahara Occidentale, inserto dell Unità, Storia dell oggi, 28 ottobre 1991, p Ricordiamo che il territorio della Mauritania rientra per intero in quello che è il progetto del Grande Marocco reso noto nel

21 sono i cambiamenti politici e i confronti interni tanto che la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1978 il presidente Ould Daddah viene destituito da un colpo di stato ad opera di un gruppo di ufficiali e al suo posto viene insediato Mustafa Uld Salek. In seguito a questi fatti e alle ripetute dichiarazioni di pace da parte di Uld Salek, una settimana dopo il Fronte Polisario stabilisce unilateralmente il cessate il fuoco con la Mauritania, decisione confermata a settembre nel corso del quarto Congresso del Fronte. Il 5 agosto 1979 ad Algeri vengono firmati gli accordi di pace tra Fronte Polisario e Mauritania, che riconoscerà solo nel 1984 la RASD 18. In seguito alla cessazione delle ostilità e in particolare alla firma del trattato di pace la Mauritania si ritira dalla zona del Sahara Occidentale che aveva occupato e il Marocco ne approfitta immediatamente per allargare la sua occupazione all intero territorio. In sede internazionale si valuta l idea di cedere la parte meridionale, la zona del Rio de Oro, al popolo Saharawi. La risposta di Abdelaziz è categorica: il Fronte Polisario e per esso il popolo Saharawi rivendicano l integrità territoriale, non solo per una questione di orgoglio nazionale, ma anche per poter garantire un futuro allo stato una volta raggiunta l indipendenza. Probabilmente la Mauritania avrebbe potuto agire diversamente in questa situazione, non abbandonando immediatamente il territorio o cedendone l amministrazione al Fronte Polisario. Inoltre la firma del trattato di pace e il successivo riconoscimento della Repubblica Araba Saharawi Democratica equivalgono ad una denuncia degli Accordi Tripartiti di Madrid, che a partire dal 1979 diventano nulli 19 ; accogliendo questa tesi quindi l amministrazione, ceduta tramite gli accordi Tripartiti a Marocco e Mauritania, avrebbe dovuto tornare alla Spagna che avrebbe potuto occupare nuovamente il territorio favorendo in questo modo il processo di decolonizzazione ed indipendenza del Sahara Occidentale, senza contare il fatto che tutti i saharawi rifugiati in Algeria avrebbero potuto tornare a casa, cosa che a trent anni di distanza non è ancora possibile. 18 È importante notare che il trattato di pace viene stipulato con il Fronte Polisario e non con la RASD. Ci troviamo di fronte a due diverse strutture, il Fronte Polisario e la RASD, legate tra loro indissolubilmente, almeno fino alla fine del conflitto. Di questo si tratterà più compiutamente nella parte che tratta del riconoscimento internazionale. 19 Il valore giuridico degli Accordi Tripartiti può essere sulla base di tre argomentazioni:l incompatibilità degli accordi con la politica di decolonizzazione seguita dalla Nazioni Unite; la trasgressione del diritto all autodeterminazione del popolo Saharawi; infine l accordo è stato concluso tra stati che non hanno alcun diritto di sovranità sul territorio del Sahara Occidentale. 21

22 2.2. Il fronte marocchino: dalla guerriglia ai muri Esercito di Liberazione popolare Saharawi (ELPS) e forze reali si scontrano fin dall inizio, Hassan II è convinto di poter ottenere una facile e rapida vittoria, contando in particolare sull uso dell aviazione. Niente di più sbagliato. Fin dall inizio i saharawi organizzano il proprio esercito, dalla loro hanno una perfetta conoscenza del territorio e una profonda motivazione che non appartiene ai marocchini, per lo più contadini mandati al fronte con la promessa di una paga corposa. Raid ben organizzati sorprendono il nemico che non è in grado di stabilire da dove questi partano. Con questa strategia il vantaggio sulla carta dell esercito del Marocco viene neutralizzato. L aviazione, usata in modo che possiamo definire imponente, non si rivela così efficace e viene abbattuta grazie anche ai missili di fabbricazione sovietica e ai carri T76 forniti da Gheddafi che si riveleranno preziosi contro l aviazione 20. Altra caratteristica che favorisce in numerose situazioni l esercito saharawi è la sua innata capacità di adattarsi a molteplici situazioni. Si combatte su di un terreno ostile, che non offre nascondigli per le imboscate o alcun genere di copertura che aiuti durante le ritirate, a questo va aggiunto il clima ostile del deserto sahariano. Il nemico fa uso della tecnologia più avanzata, che normalmente avrebbe garantito una vittoria sicura, ma non è questo il caso. I guerrieri saharawi sono invisibili ai radar, attaccano il nemico di sorpresa e contemporaneamente in più punti, non si riesce a stabilire da dove siano partiti e anche la ritirata è un mistero. I raid si spingono fin dentro il territorio del Marocco, in particolare nel sud del paese e nel massiccio dell Ouarkziz 21. Numerose sono le azioni intraprese anche nelle acque territoriali del Sahara Occidentale: pescherecci, per lo più spagnoli ma anche di altre nazionalità, vengono sorpresi durante le attività di pesca e gli equipaggi fatti prigionieri per costringere i governi a trattare con il Fronte Polisario. 20 L esercito saharawi si rivolge a Gheddafi chiedendo che fornisca l armamento necessario per combattere e chiedono di potersi addestrare sui carri T76. Vengono scherniti, i libici affermano che ai migliori ufficiali sono necessari sei mesi per potersi addestrare, si tratta di una tecnologia molto complessa a loro avviso non adatta per dei semplici berberi, come li definisce Gheddafi. I saharawi affermano che ci impiegheranno solo tre mesi, se ci riusciranno Gheddafi offre in cambio una batteria, composta da tre carri. La sfida è lanciata e i saharawi vincono prima che siano scaduti i tre mesi. 21 Jean Lamore, Diario del Polisario, Napoli, Ed. il manifesto, l alfabeto urbano-colpo di fulmine, 2002, pag

23 I progressi in campo militare del Fronte Polisario sono notevoli fino ai primi anni 80, si arriva a sperare in una soluzione militare della questione, senza tuttavia mai abbandonare o perdere di vista la via diplomatica. In questo periodo la quasi totalità del territorio del Sahara Occidentale è sotto il controllo del Fronte Polisario, mentre l esercito marocchino è assediato nei principali centri. È a questo punto che Hassan II decide di cambiare tattica, adottando quella che verrà definita strategia dei muri. La difesa marocchina viene rinforzata con l aiuto di Francia e Stati Uniti, mentre è Israele a collaborare per la costruzione dei muri. La costruzione del primo muro inizia nel 1981, questo sarà lungo 450 Km e andrà a racchiudere il cosiddetto Sahara utile, ovvero la parte di Bou Craa, Smara e Al Aaiùn. A ottobre dello stesso anno si combatte una battaglia decisiva per il controllo del territorio restante. Circa 2000 soldati marocchini asserragliati nell ex fortino spagnolo di Guelfa Zemmour subiscono una pesante sconfitta ad opera dell esercito saharawi che, per la prima volta, fa uso di mezzi pesanti 22. Hassan II decide così di continuare con la costruzione dei muri in quanto è evidente che il suo esercito non è in grado di fronteggiare la guerriglia saharawi. Tra il 1983 e il 1987 vengono costruiti altri cinque muri. Una volta completato, il sistema risulta composto di sei tronconi, e si snoda per un totale di 2400 Km circa, partendo dal sud del Marocco e costeggiando il confine mauritano arriva fino all oceano Atlantico. Si tratta di costruzioni in sabbia e pietrame, lungo tutto il muro che recinta la zona occupata dal Marocco, il 70% circa del territorio del Sahara Occidentale, corrono trincee e filo spinato, inoltre tutto il percorso esterno è minato, mentre all interno si trovano radar, batterie di artiglieria, sistemi elettronici di sorveglianza ed intercettazione, tutti protetti e controllati da posti di guardia disposti ad intervalli regolari lungo tutto il perimetro del muro 23. I guerrieri del deserto riescono però a mettere in difficoltà il Marocco anche dietro il riparo dei muri, adattando la tecnica di guerra a questa nuova situazione. L abilità degli sminatori saharawi è conosciuta in tutto il mondo: dissotterrano questi ordigni che si 22 Elvio Mancinelli, L Odissea del popolo Saharawi, Bologna Edizioni dell arco, 1998, pag Per i dati si è fatto riferimento a Elvio Mancinelli, L Odissea del popolo Saharawi, Bologna Edizioni dell arco, 1998, pag. 52 e ai dati forniti dalle guide durante la visita al Museo della guerra nel campo profughi di Rabouni 23

24 trovano a protezione della barriera, prima di passare dall altra parte e intrappolare il nemico con i suoi stessi ordigni; si impossessano delle armi dell avversario e fanno prigionieri tra soldati ed ufficiali. Il problema delle mine è ancora oggi molto sentito e lo sarà anche una volta risolto il conflitto. Due sono le questioni principali innanzitutto il territorio al di la del muro è sotto il controllo del Fronte Polisario e ancora oggi sono numerosi i nomadi che praticano la transumanza in quelle zone, con tutti i pericoli che evidentemente ne deriano, in secondo luogo il problema riguarda la bonifica delle zone minate; questo è uno dei compiti della MINURSO che tuttavia non può affrontarlo come dovrebbe, sia perché dopo molti anni è difficile individuare l esatta posizione delle mine, sia perchè le operazioni di sminamento sono molto costose e i fondi messi a disposizione della MINURSO non sono sufficienti. Il dispiegamento di forze è notevole, oltre la metà dell esercito marocchino è impiegato in questa guerra, con un dispendio economico imponente: viene adoperato circa il 40% del bilancio statale e il costo di mantenimento del muro è ad oggi di circa 1 milione di dollari al giorno, una cifra notevole anche in relazione alle condizioni di vita della popolazione marocchina 24. Tutto questo è servito al Marocco per limitare l azione saharawi che non ha più potuto condurre in profondità nel territorio i suoi attacchi, ma ha dovuto limitarsi ad azioni di disturbo e sabotaggio lungo il muro. Inoltre il Fronte Polisario, che ha base a Tindouf in Algeria, è stato in questo modo allontanato dalle popolazioni saharawi residenti nei territori occupati, dove il Fronte è considerato un organizzazione clandestina L intervento dell ONU e l istituzione della MINURSO È all inizio degli anni 80 che, grazie ad una serie di eventi favorevoli ed a considerevoli cambiamenti in sede internazionale, si sviluppano le condizioni che portano ad un dialogo tra le parti. Durante il conflitto l attenzione dell ONU continua a rivolgersi al diritto all autodeterminazione del popolo saharawi con una condanna, in più occasioni, delle 24 Per i dati si è fatto riferimento a Elvio Mancinelli, L Odissea del popolo Saharawi, Bologna Edizioni dell arco, 1998, pag. 53, informazioni ricevute durante la visita al Museo della guerra di Rabouni e dal sito 24

25 azioni del governo marocchino. In particolare: il 21 novembre 1979 viene ancora una volta ribadito il legittimo diritto del popolo saharawi all autodeterminazione e all indipendenza tramite la risoluzione 34/37 dell Assemblea Generale, ed è sempre la stessa l 11 novembre 1980 con la risoluzione 35/19 a riprendere la risoluzione precedente sollecitando questa volta anche negoziati diretti tra Fronte Polisario e Marocco. Nello stesso periodo inizia la costruzione dei muri. Il 22 febbraio la RASD diviene il 51 membro dell Organizzazione per l Unità Africana, oggi Unione Africana, da cui il Marocco fuoriesce in segno di protesta; oggi unico stato africano a non far parte dell organizzazione regionale. Nel 1985 la costruzione dei muri che circonderanno buona parte del territorio del Sahara Occidentale è quasi completata e il Marocco, partendo dal presupposto che ormai buona parte della popolazione presente sul territorio è costituita da coloni marocchini, si dichiara disponibile allo svolgimento del referendum. Intanto, nel 1988, si riaprono le relazioni diplomatiche con l Algeria, interrotte nel 1976 in seguito all appoggio dato al Polisario 25. Questo è sicuramente un fattore fondamentale per l apertura di trattative tra le due parti. È il segretario generale dell ONU, Perez de Cuellar, a proporre la proclamazione del cessate il fuoco e l organizzazione del referendum, ed è in quest occasione che si stabilisce che il censimento spagnolo del 1974 sarà alla base delle liste elettorali. 26 Hassan II inizia ad avanzare le sue pretese e già si intuisce la volontà di sottrarsi agli impegni presi. Come prima cosa richiede la permanenza delle truppe marocchine nel territorio del Sahara Occidentale durante le operazioni di voto; inoltre riesce a spostare la discussione dalle Nazioni Uniti ad un ambito bilaterale e nel gennaio del 1989 si terrà un primo incontro tra una delegazione del Polisario ed il sovrano. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prende atto del rapporto del Segretario Generale, degli accordi stretti tra le due parti in lotta, del parere del presidente dell OUA e adotta nel settembre 1988 la risoluzione 621. Questo piano di pace elaborato nel 1988 dal Segretario Generale ed approvato dalle parti non fa che prendere atto dell occupazione da parte del Marocco del Sahara 25 Elvio Mancinelli, L Odissea del popolo Saharawi, Bologna Edizioni dell arco, 1998, pag Luciano Ardesi, Le Nazioni Unite e il piano di pace, in Africa e Mediterraneo, Roma, Iscos, n , pag

26 Occidentale, senza condannarlo; non si tratta quindi di un piano di pace che porta alla semplice applicazione del diritto internazionale, ma è il risultato di una mediazione tra le parti; ne deriva una particolare responsabilità dell ONU nel vegliare all applicazione dello stesso 27. In questo primo piano di pace sono due gli elementi caratterizzanti e particolarmente delicati: il Polisario accetta la presenza militare marocchina durante lo svolgimento delle elezioni ed un suo successivo ritiro graduale e scaglionato, in coincidenza con uno schieramento dei caschi blu nella zona; si accetta anche che, con l eccezione delle attività riguardanti lo svolgimento del referendum, il Marocco continui ad esercitare l amministrazione del territorio occupato, ceduta dalla Spagna con gli accordi Tripartiti. Il secondo elemento che caratterizza il piano è il censimento spagnolo effettuato nel 1974 come base della composizione del corpo elettorale, questo verrà aggiornato solo sulla base di nascite e decessi. Su questi due punti si esercitano le pressioni del Marocco e un conseguente arretramento delle posizioni del Segretario Generale. Il Marocco rifiuta le trattative dirette con il Polisario e mette in discussione le basi dell accordo del 1988, i saharawi rispondono con una sospensione del cessate il fuoco. Tre anni di lunghe trattative portano finalmente all elaborazione di un piano di pace ben definito. Il 18 giugno 1990 questo è reso noto dal Segretario Generale nel suo rapporto S/21360, recepito dal Consiglio di Sicurezza con la risoluzione 690 del 29 aprile 1991 che dà vita alla Missione Internazionale delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale, MINURSO, incaricata di organizzare il referendum di autodeterminazione Il piano di pace e l organizzazione del referendum La risoluzione 621 del 1988, adottata dal Consiglio di Sicurezza, autorizza il Segretario Generale a nominare un Rappresentante Speciale per il Sahara Occidentale con il compito di elaborare quanto prima un rapporto in merito alla realizzazione del referendum per l autodeterminazione. Il rapporto S/21360 è stilato dallo stesso Perez de 27 Luciano Ardesi, Le Nazioni Unite e il piano di pace, in Africa e Mediterraneo, Roma, Iscos, n , pag

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