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2 CHE COS è L INTELLIGENZA ARTIFICIALE? Si può definire l intelligenza artificiale (IA) l insieme di studi e tecniche che tendono alla realizzazione di macchine in grado di risolvere problemi e di riprodurre attività proprie dell intelligenza umana. Il dibattito sull IA è stato condotto nella seconda metà del Novecento ed è tuttora fra i più appassionati e appassionanti dibattiti della ricerca filosofica. Ciò può essere considerato naturale perché l IA riapre, con grande forza di provocazione, il problema di che cosa siano la mente, l intelligenza o l intelligenza cosciente ( PROBLEMA MENTE-CORPO ). La discussione riguarda due grandi temi: che cosa può fare l IA, e che cosa è lecito fare con l IA. Conviene, fin dal principio, distinguere fra IA debole e IA forte. L IA debole vuol costruire macchine che si comportino come se fossero intelligenti: ossia macchine capaci di risolvere tutti i problemi che l intelligenza umana sa risolvere. L IA forte vorrebbe ottenere di più: costruire una macchina che agisca in modo intelligente tanto da avere una intelligenza cosciente, una mente cosciente di fatto indistinguibile dalla mente umana.

3 Già dal 17 secolo il filosofo francese Cartesio anticipò il problema dell intelligenza artificiale. Cartesio sostenne che le macchine si differenziano dall uomo per due motivi: per la mancanza di linguaggio e perché agiscono per naturale disposizione degli organi senza intenzionalità: Se vi fossero macchine che somigliassero ai nostri corpi e imitassero le nostre azioni tanto quanto fosse praticamente possibile, noi avremmo sempre due mezzi certissimi per riconoscere che esse non per questo sono dei veri uomini. Il primo è che esse non potrebbero mai servirsi di parole, né di altri segni, componendoli, come facciamo noi, per comunicare agli altri i nostri pensieri. [ ] E il secondo è che, per quanto esse facciano parecchie cose, altrettanto bene, o forse meglio, di ciascuno di noi, esse infallibilmente fallirebbero in altre, dalle quali si scoprirebbe che esse non agiscono per conoscenza, ma solamente per la disposizione dei loro organi.

4 Dopo la 2 guerra mondiale, l idea di un cervello elettronico già c era, ma i più erano scettici: era però considerato assurdo che un computer potesse andare oltre a ciò per cui era stato programmato. Turing invece non era di questa opinione e si adoperò per far si che questa non restasse solo un astratta convinzione. Consiste nel determinare se un computer è in grado di pensare proponendo di valutare l intelligenza della macchina solamente dalla sua capacità di presentare un comportamento comunicativo indistinguibile da un essere parlante umano. Ecco lo svolgimento del test: una persona si trova davanti ad un terminale e con la tastiera scrive delle domande e riceve delle risposte. Dall altro capo del terminale c è una macchina e un operatore umano che forniscono alternativamente le risposte alle domande. Se la persona non è in grado di distinguere quando sta interloquendo con la macchina e quando con l operatore umano, allora la macchina è intelligente.

5 Il filosofo statunitense John Searle con l esperimento mentale chiamato stanza cinese, confuta il test di Turing, dimostrando che non ha senso assimilare la mente al computer, in quanto nessun computer può pensare nello stesso modo degli esseri umani. Il suo principale presupposto è che il computer per elaborare l informazione, non ha bisogno di comprendere ciò che sta facendo (in fondo non è quello che diceva Cartesio due secoli prima?). Egli immagina una persona che non conosce il cinese chiusa dentro una stanza piena di ideogrammi cinesi, dotata tuttavia di un manuale di regole di traduzione in base al quale associare ideogrammi ad altri ideogrammi. Le regole specificano senza ambiguità gli ideogrammi in base alla loro forma e non richiedono che egli li capisca. Supponiamo adesso che delle persone che capiscono il cinese introducano nella stanza gruppetti di ideogrammi e che, in risposta, egli manipoli questi ideogrammi secondo le regole del manuale e restituisca loro altri gruppetti di ideogrammi. Se le regole del manuale specificano abbastanza accuratamente quali gruppi di ideogrammi possono essere associati agli ideogrammi introdotti, in modo che le risposte abbiano senso compiuto e siano coerenti con le domande, chi sta fuori dalla stanza può concludere erroneamente che chi sta dentro conosca il cinese.

6 I.A. FORTE E I.A. DEBOLE I.A. forte: la la macchina che funziona in modo intelligente, deve avere un intelligenza cosciente, indistinguibile dalla mente umana e che sia perciò in grado di agire consapevolmente. I.A. debole: vuole vuole costruire macchine che si comportino come se fossero intelligenti, ossia che siano capaci di risolvere tutti i problemi che l intelligenza umana è in grado di risolvere. Un computer non potrà mai eguagliare la mente umana, ma potrà solo arrivare a simulare alcuni processi cognitivi umani, ma senza riuscire a riprodurli nella loro totale complessità.

7 LIMITI DELL IA Apprendimento (crescita della conoscenza) Le macchine non potranno dirsi intelligenti fino a quando non saranno in grado di accrescere le proprie conoscenze e di migliorare le proprie abilità. Dipendenza della macchina dall uomo La macchina può fare solo ciò che le si ordina di fare, quindi è priva di volontà libera e le scelte che compie sono condizionate. Funzione propria delle macchine Sebbene le macchine siano in grado di memorizzare con facilità grandi quantità di informazioni e svolgere senza errore molti calcoli aritmetici in nanosecondi, è indubbio che rispetto agli uomini svolgono attività o compiti semplici come parlare, interpretare una scena visiva, comprendere una frase con un approccio simbolico e funzionale.

8 Il team di lavoro: Cantarini Alessio: il fornisci dati Cantiani Giorgia: la ragazza immagine Fossi Valentina: la demotivatrice Giantomassi Gabriele: l ostruzionista Lennelli Alessandro: l innominato Sbarbati Giulia: l organizzatrice Silvi Leonardo: il battitore Stronati Ilaria: l oratrice relazionista Taccaliti Chiara: la presta-terrenoterreno di studi

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