Incontrare il Signore in famiglia.
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- Fabriciano Gianni
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1 temi pastorali Incontrare il Signore in famiglia. GIAMPAOLO DIANIN* Padova Se la fede è la storia di un grande amore, è nella famiglia - in cui oggi si vive una sorta di indifferenza - che essa deve essere recuperata e riscoperta, per essere annunciata Ricordando che è un itinerario Siamo gli ultimi cristiani? Siamo gli ultimi cristiani? si domanda il teologo Tillard in un volumetto provocante del Le nostre comunità, afferma l illustre padre domenicano, sono attraversate da un forte senso di malessere che possiamo leggere nella realtà dei seminari vuoti, nell indifferenza religiosa, nelle fughe nei movimenti o in esperienze rassicuranti, nel crollo del cristianesimo in Occidente. La tesi di Tillard è precisa: Come cristiano devo dire che Dio nella sua fedeltà verso l umanità non lascerà che mai si spenga la luce del suo figlio. Ma bisogna aggiungere che noi siamo inesorabilmente gli ultimi testimoni di un certo modo di essere cristiani. Un altro pensatore, il sociologo Garelli, ha parlato di forza della religione, debolezza della fede per dire che non si tratta di una crisi religiosa, visto che diverse forme di religiosità rimangono, anzi aumentano; il nodo è la fede. Quest aria di crisi la respira anche la famiglia dove possiamo notare non tanto il rifiuto di Dio o di una certa sensibilità * Teologo - Direttore dell Ufficio Famiglia di Padova religiosa, quanto l indifferenza, la fuga dalle domande più profonde, la lontananza dalla Chiesa, l insignificanza della vita sacramentale. Pensiamo, per fare solo un esempio, al compito educativo dei genitori. La domanda sul come educare i figli alla fede si apre subito al vero interrogativo: Quale esperienza di fede vivono i coniugi? E possibile accompagnare gli altri solo dove siamo arrivati noi, non più avanti. Possiamo donare ciò che anche noi crediamo e viviamo. Certo i figli un po alla volta imparano che anche i genitori non sono perfetti, ma capiscono se certe cose sono importanti per loro o sono solo un apparato tradizionale. Quando la fede è assente tra le mura domestiche o viene vissuta male, ciò che si blocca è quel meccanismo di trasmissione della fede, di generazione in generazione, che ha visto nella famiglia uno dei luoghi privilegiati. Tuttavia la parola crisi assume un tono diverso alla luce delle parole di Tillard. Non siamo gli ultimi cristiani, ma gli ultimi testimoni di un certo modo di essere cristiani. La crisi non è per la morte ma per una nuova vita. Proprio la vita coniugale ci ricorda che la crisi, e nella storia di ogni famiglia ce ne sono tante, è un equilibrio che si rompe e chiede di
2 essere ripensato, un abito stretto che ne chiede uno nuovo. 2. La fede Prima di inoltrarci in alcune considerazioni pastorali è importante che mettiamo a fuoco il tema di cui stiamo trattando: la fede. Nel suo significato biblico, la fede si presenta come esperienza personale e comunitaria dell incontro con Dio in Gesù Cristo. La fede è il nome della mia relazione con Dio. Di questa relazione personale con Dio, Gesù si presenta come l autore e il perfezionatore (Eb 12,2). Va detto subito perciò che essere cristiani non è credere in Dio! Oggi l ateismo è una rarità; tutti, a loro modo, dicono di credere in qualcosa. Essere cristiani è credere nel Dio di Gesù Cristo, riconoscersi in quel credo che recitiamo ogni domenica, sentirsi parte della comunità ecclesiale. La fede potremo raccontarla come la storia di un grande amore: nasce dalla gioia di un incontro particolare ( Abbiamo trovato il Messia ; Gv 1,41); diventa poi conoscenza, frequentazione, fiducia ( Quel giorno si fermarono presso di lui Gv 1,39); passa attraverso scoperte, gioie, fatiche, conflitti, dubbi, dialogo e silenzi così come ogni relazione sincera e non formale. La fede si nutre di momenti forti e passa per il crogiuolo della quotidianità. La fede ha momenti alti e bassi, sereni e faticosi. Ci sono modi diversi di porsi di fronte alla fede: c è il credente incrollabile e quello alla ricerca; c è il convertito e quello che ha sempre respirato aria cristiana; c è il giovane che per anni ha frequentato la comunità e poi nella vita adulta è stato preso da altre cose; c è la coppia che, presa dall affanno della vita, lascia poche briciole a Dio non perché non ci creda, ma perché non riesce a farcelo stare. Anche nella Bibbia incontriamo la certezza di Abramo e i dubbi di Tommaso, la delusione dei discepoli di Emmaus e la forza dei malati che chiedono guarigione, le donne che piangono sotto la croce e i timorosi che fuggono. La fede, ci ricorda tutto questo, è itinerario, ha delle tappe, dei momenti forti e delle crisi, non è esperienza scontata. La fede è dono di Dio fatto a tutti, colti e ignoranti. Cultura e teologia possono essere di alcuni, ma la fede è dono per tutti e a volte i più semplici la vivono in maniera più forte e ci stupiscono. Essa non nasce per caso ma germoglia grazie alla presenza di persone, di fatti, dentro una comunità. E una esperienza intersoggettiva e di comunicazione. La fede non è abbandono cieco ma abbandono che nasce dalla conoscenza e dalla frequentazione di Dio ( Conosco colui a cui mi sono affidato ; 2Tim 1,12). Una fede adulta conosce il Tu a cui si rivolge e si affida. La fede, infine, è esperienza di libertà; Dio non costringe mai nessuno. Anzi la fede si muove sempre tra certezza e dubbio, luce e oscurità. Dio non è evidente ma si presenta attraverso dei segni. La fede ci fa fondare la vita su una certezza futura. 3. Incontrare il Signore nel matrimonio Ci chiediamo cosa fare per accompagnare gli sposi e le famiglie a vivere un esperienza di fede più significativa e vera. Anzi la domanda è più precisa: può essere l esperienza coniugale e quella familiare una risorsa, un tempo particolare per incontrare il Signore? La risposta ci provoca ad una triplice riflessione a cui possiamo solo accennare in queste poche pagine: anzitutto vogliamo evidenziare come l amore e il matrimonio possono essere un terreno fecondo e un occasione unica per incontrare il Signore; in secondo luogo crediamo ci sia una questione di metodo; infine di luoghi e di occasioni per favorire questo incontro. Partiamo dalla prima affermazione: l amore e il matrimonio possono diventare un luogo privilegiato di incontro col Signore, se, aggiungiamo subito, alla coppia viene annunciato un Dio che non è altra cosa rispetto all esperienza della relazione, dell amore, della paternità e maternità che loro vivono e che sentono centrale nella loro
3 esistenza. Per essere concreti pensiamo ad alcuni temi centrali di questo annuncio: ogni coppia tocca con mano la gioia e la fatica della relazione e dell incontro tra due diversità chiamate a incontrarsi. Il messaggio cristiano, in riferimento ai testi della Genesi, apre la coppia a scoprire l altro come un dono di Dio per uscire dalla solitudine; un dono che sta di fronte come aiuto, come occasione per conoscere se stessi, come provocazione costante a mettersi in discussione e a crescere. Il maschile e il femminile non sono due metà da ricongiungere ma due interi chiamati ad entrare in relazione. La coppia vive l esperienza problematica di lasciare il padre e la madre, esperienza di libertà che porta in sé le dinamiche dell Esodo. Ogni coppia è chiamata a lasciare le sicurezze di una vita dipendente per assumersi la responsabilità di essere liberi per e liberi con, dentro un cammino che spesso è un deserto carico di speranze e di paure, di desideri e di nostalgie. Tutto questo è sempre una conquista, con davanti una terra promessa che spesso sembra solo un orizzonte lontano. Sposarsi è compiere un esodo da sé per entrare nella terra dell altro e per lasciare che l altro entri nella mia terra. L amore che lega due sposi ha delle caratteristiche proprie e originali: è amore coniugale, cioè spirituale e anche sensibile, corporeo, sessuale e genitale. La comunione, il matrimonio, la famiglia cresce attraverso questo amore che ne è l anima, il motore. Espressione forte di questo amore è l atto sessuale, che, agli occhi della simbologia cristiana contiene una logica eucaristica, quella dell accogliere e dell entrare nel mondo dell altro e anche nel corpo dell altro. L atto sessuale assume i tratti dell eucaristia della coppia, un vero e proprio dono di sé e un atto di culto al Signore che passa attraverso il dono all altro. La coppia viene rimandata ad una comunione più grande che quell atto fa sfiorare, desiderare, ma che sempre sfugge in questa storia. Ambrogio Valsecchi descrive così l esperienza dell atto sessuale: L unione sessuale appare così come un possedere ed un essere posseduti, come incontro totale delle due persone o almeno tentativo e speranza di esso... come esodo dal proprio recinto ove penetra l altro con un aggressività che si pacifica nel comune godimento, come estasi dove l individuo sembra attingere la morte per riavere dall altro una particella di vita, come dono delle anime che avviene nel dono dei corpi di cui supera la debolezza e redime la fugacità. Non è forse questa la contemplazione, l estasi che in un altro contesto anche i monaci vivono? Qui possiamo ritrovare il senso profondo della castità intesa come capacità di rendere trasparente il corpo perché diventi sacramento di Dio, tempio dello Spirito. Lo stupore di guardare in faccia il proprio figlio e di sentirsi chiamare papà, mamma, apre la strada alla comprensione di quel Dio da cui proviene ogni paternità in cielo e sulla terra (Ef 3,14) che proprio l esperienza della paternità e maternità possono rendere più luminosa. Vivere la paternità di Dio significa riconoscere che la coppia non è padrona della vita, ma collaboratrice di Dio. L esperienza del dolore, della separazione, della morte apre alla comprensione che l altro, sia esso coniuge o figlio, non sono mai un possesso ma sempre un dono. A ciascuno è chiesto di riconsegnare il partner a Dio, senza macchia né ruga ma santo e immacolato (cf Ef 5,27). Non siamo garantiti come cristiani dal dolore, dalla fatica, dal fallimento. Anche noi ci domandiamo perché e restiamo vacillanti davanti all esperienza del dolore. Fa parte della vita cristiana coniugale anche la realtà della croce, la logica della Pasqua, a partire da quella quotidiana dove facciamo i conti con la fatica, la stanchezza, i conflitti. Penso infine alla casa, al luogo dove la famiglia vive la propria fede e vita cristiana. La casa è per la coppia quello che per i monaci è il monastero, per i pastori la parrocchia. Parliamo di Chiesa domestica, intendendola come un luogo dove si vive la fede, dove i genitori sono i sacerdoti, i testimoni, le guide. La casa ha la sua liturgia familiare fatta anche di piatti, di veglie
4 notturne per seguire il tuo bambino, di perdono, di eucaristia laica attorno alla mensa. Incontrare il Signore nel matrimonio significa imparare a leggere la vita come un sacramento: le persone, la relazione, il corpo e la sessualità, la fecondità e la sterilità, la comunione e la lontananza, la vita e la morte come trasparenza di qualcos altro, come un dito costantemente puntato su Dio, ma anche come un luogo carico della presenza viva di Dio. La fede allora potrebbe esprimersi con le parole dell apostolo Giovanni: Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato, noi lo annunciamo anche a voi (1Gv 1,1-4). Credo sia questa la buona notizia da comunicare alla famiglia: il Dio di Gesù Cristo ha posto la sua tenda in mezzo a noi, è dentro la tua vita e da qui devi partire per incontrarlo. Respirando questo clima un po alla volta le persone saranno accompagnate a incontrare anche un Dio più grande di me, il Totalmente Altro, per evitare ogni rischio di farlo a nostra immagine. 4. Un metodo Una seconda questione è di metodo e chiama in causa il senso stesso dell educare e in questo caso dell educare alla fede. Educare non è solo insegnare, informare, riempire l altro di conoscenze. Quanti annunci, riflessioni, esortazioni le persone ricevono senza che queste tocchino minimamente la loro vita. Ogni domenica la Parola sembra scendere su un terreno incapace di accoglierla e di innescare un cammino di crescita. Educare non è solo annunciare, si qualifica invece come un accompagnare alla pienezza della vita, come un dare forma a ciò che ogni persona è e vive. Perché questo sia possibile non basta donare dei contenuti per quanto forti e provocanti come quelli che abbiamo appena presentato. E necessario che questi contenuti si incontrino con un altro contenuto che è la vita della persona, le sue scelte e convinzioni, il suo modo di vivere la fede, la sua rappresentazione inconscia di Dio. Metodologicamente ogni persona va provocata a dare un volto a queste sue convinzioni che spesso non sono esplicite ma inconsapevoli benché fortemente presenti e capaci di condizionare il modo di recepire l annuncio del Vangelo. Quando tra il vissuto delle persone in ordine alla fede e l evangelo avviene l incontro, allora possiamo dire che sta iniziando un cammino educativo e di maturazione. Quando tra il contenuto che è la vita della persona e il contenuto che è il Vangelo scatta una scintilla, allora può iniziare una reazione a catena che apre la persona a veri cammini di liberazione. Quella scintilla può aprire ad una maturazione, ad una conferma, ma anche ad una vera conversione. Concretamente significa partire dal vissuto delle persone che può emergere con delle provocazioni o con la narrazione, per poi far incontrare tutto questo con un altra narrazione: quella del Vangelo. 5. I luoghi dell esperienza cristiana Erano circa le quattro del pomeriggio (Gv 1,39). L apostolo Giovanni ricorda con precisione quella prima giornata passata con Gesù; è il suo incontro col Signore, da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Il ricordo di Giovanni non può non farci pensare alla storia di tante coppie che portano nel cuore il ricordo del loro primo incontro, il luogo, l ora, le parole e i gesti di quel momento. La Bibbia è piena di questi momenti forti: l annunciazione per Maria, il pozzo per la Samaritana, il sicomoro per Zaccheo, il banco delle imposte per Matteo, la via di Damasco per Paolo, il roveto ardente per Mosé. La storia della fede di una persona è segnata da momenti di questo genere che spesso non hanno la luminosità e il carattere rivoluzionario di quelli appena presentati, ma che segnano la vita di una persona. Possono essere esperienze, incontri, persone significative, fatti belli o dolorosi. La successiva vita cristiana è lo svolgimento di questi momenti.
5 Credo che nella vita di coppia ci siano tanti pozzi, vie di Damasco, roveti ardenti dove è possibile incontrare il Signore. Penso al tempo di grazia che è il fidanzamento, una stagione dove il terreno è arato e accogliente; penso all attesa e alla nascita di un figlio, con quell atmosfera magica aperta allo stupore e alla meraviglia; penso al matrimonio e ai successivi anniversari, tempo di verifica e di gratitudine; penso alle opportunità date dalla preparazione dei figli ai sacramenti; penso ai momenti di dolore che, prima o poi, bussano alle porte di ogni famiglia. Ma questi momenti sono solo l inizio, perché una seria vita di fede chiede la pazienza di inoltrarsi in veri e propri itinerari di fede, che le persone e le coppie dovrebbero poter trovare nelle loro comunità cristiane. E qui che l intuizione diventa discorso, l innamoramento diventa amore, l incontro col Signore diventa scelta di vivere da sposi nel Signore. Su queste ultime affermazioni risuonano le parole di Dio a Isaia: Poi udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò e chi andrà per noi? (Is 6,8). E allora il discorso ritorna nelle mani della Chiesa e della comunità cristiana e la domanda si fa chiara e pungente: Le nostre comunità sono luogo dove le persone possono incontrare il Signore?. Giampaolo Dianin
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