Seminario formativo per tecnici Agenzie Regionali di Protezione dell Ambiente (ARPA APPA) MATERIALE DI SUPPORTO. PROGETTO di CON IL CONTRIBUTO DI
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1 PROGETTO di CON IL CONTRIBUTO DI LIFE10INF/IT/272 Seminario formativo per tecnici Agenzie Regionali di Protezione dell Ambiente (ARPA APPA) Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ROMA 3 5 OTTOBRE 2012 MATERIALE DI SUPPORTO Partner: Sistemi Verdi e Paesaggio Co finanziato da:
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3 AUTORI Livia BELLISARI Comunità Ambiente Barbara CALACIURA Comunità Ambiente Sara CIRILLO CTS Centro Turistico Studentesco e Giovanile Susanna D ANTONI Dipartimento Difesa della Natura Servizio Aree Protette e Pianificazione Territoriale Settore Aree Protette ISPRA Vanna FORCONI Dipartimento Difesa della Natura Servizio Uso sostenibile delle risorse naturali Settore Gestione Agroecosistemi ISPRA Paola GALLIANI Dipartimento Attività Bibliotecarie, documentali e per informazione ISPRA Antonietta LICENZIATO Servizio Portale Web ISPRA Simonetta LOMBARDO Silverback Stefania MANDRONE Dipartimento Difesa della Natura Servizio Uso sostenibile delle risorse naturali Settore Gestione Agroecosistemi ISPRA Paola NANNI CTS Centro Turistico Studentesco e Giovanile Maria Cecilia NATALIA Dipartimento Difesa della Natura Servizio Aree Protette e Pianificazione Territoriale Settore Aree Protette ISPRA livia.bellisari@comunitambiente.it barbara.calaciura@ comunitambiente.it farenait@cts.it Cap. 1 Cap. 12 susanna.dantoni@isprambiente.it Cap. 6 vanna.forconi@isprambiente.it paola.galliani@isprambiente.it Cap. 4 Cap. 8 Cap. 14 Cap. 16 antonietta.licenziato@isprambiente.it Cap. 14 s.lombardo@silverback.it Cap. 13 stefania.mandrone@isprambiente.it farenait@cts.it mariacecilia.natalia@isprambiente.it Cap. 2 Cap. 5 Cap. 1 Cap. 12 Cap. 7 Grafica e impaginazione
4 INDICE Francesco PAGLINO CTS Settore Scuola e Educazione Ambientale Maria Antonietta REATINI Dipartimento Attività Bibliotecarie, documentali e per informazione ISPRA educazioneambientale01@cts.it Paola RICHARD Silverback p.richard@silverback.it Oliviero SPINELLI Comunità Ambiente Daniela ZAGHI Comunità Ambiente Chiara VICINI Dipartimento Difesa della Natura Servizio Uso sostenibile delle risorse naturali Settore Gestione Agroecosistemi ISPRA mariaantonietta.reatini@isprambiente.it Cap. 16 oliviero.spinelli@comunitambiente.it daniela.zaghi@comunitambiente.it Cap. 9 Cap. 10 Cap. 11 Cap. 15 chiara.vicini@isprambiente.it Cap. 3
5 INDICE INDICE 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT Premessa... 1 Obiettivi del progetto... 2 Le azioni... 2 Risultati attesi LA BIODIVERSITÀ IL PAESAGGIO AGRARIO Il Contesto Normativo Le opportunità per la valorizzazione della risorsa GLI AGROECOSISTEMI Agroecosistema Agrobiodiversità La biodiversità pianificata e associata Strategie di gestione agronomica dei sistemi colturali GLI HABITAT AGRICOLI Introduzione Gli Habitat che caratterizzano gli agroecosistemi LE SPECIE La flora e la fauna in Italia La tutela delle specie in Italia La tutela prevista dalle Direttive Habitat e Uccelli Specie tutelate legate agli ambienti agro pastorali Minacce per la conservazione delle specie legate agli ambienti agricoli e indicazioni per la loro tutela RETE NATURA 2000 E GESTIONE DEL TERRITORIO: STRUMENTI E REGOLE La pianificazione territoriale: significato e strumenti Natura 2000: piani di gestione e misure di conservazione Natura 2000: la Valutazione di Incidenza Ambientale Alcune regole pratiche METODI DI PRODUZIONE AGRICOLA Agricoltura convenzionale intensiva ed estensiva Agricoltura sostenibile (conservazione dell atmosfera, dell acqua e del suolo) Agricoltura integrata Agricoltura biodinamica Agricoltura biologica Agricoltura di precisione Agricoltura blu OGM in agricoltura LE MISURE AGRO AMBIENTALI Introduzione Il bilancio dell Unione Europea Il finanziamento della PAC alla biodiversità attraverso il sostegno agli agricoltori Misure del PSR per gli agricoltori nei siti Natura
6 INDICE Misure di sostegno alla conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario (rete Natura 2000) Misure che possono avere un beneficio indiretto per la conservazione delle specie e degli habitat e dei servizi ecosistemici Misure senza un fuoco diretto, ma che possono avere un impatto positivo indiretto sulla conservazione dei biodiversità e dei servizi ecosistemici Come accedere ai fondi Quando presentare la domanda Come e a chi presentare la domanda Altri finanziamenti per gli agricoltori nei siti Natura OPPORTUNITÀ E PROBLEMATICHE DEI SITI NATURA 2000 IN AREE AGRICOLE Opportunità collegate ai finanziamenti europei Natura 2000 e agricoltura: ostacoli e problematiche Esperienze ed iniziative delle aziende agricole BUONE PRATICHE DI GESTIONE Conservazione mediante l uso agricolo: promuovere l agricoltura a basso costo in Lussemburgo Piano d azione per conservazione degli oliveti vetusti nel mediterraneo (Puglia, Italia) Preservare steppe uniche producendo maccheroni e spaghetti. L aridocoltura in Belchite, Aragona (Spagna) Gestione degli habitat di prateria prioritari che dipendono dal pascolo. Creazione di un modello di agricoltura sostenibile in Irlanda Conclusioni: valore dimostrativo per altre aree e paesi Gestione sostenibile delle praterie umide per la salvaguardia degli uccelli nidificanti nei prati del Flachgau settentrionale (Salisburgo, Austria) Conservazione integrata, basata sul partenariato e l'apprendimento reciproco a Rheinland Pfalz, Germania "Partnerbetrieb Naturschutz" Il Programma Partnerbetrieb Naturschutz (Partner operativi di conservazione) INDAGINI RIGUARDO LA CONOSCENZA E LA PERCEZIONE DELLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA GESTIONE DI RETE NATURA Sintesi dei risultati LA COMUNICAZIONE DEFINIZIONE DELLA STRATEGIA Natura 2000: un tesoro nascosto Costruire una nuova identità per/con gli agricoltori nelle aree protette Il rischio disinformazione Analisi delle opportunità Analisi dei target principali Analisi dei media più efficaci per target Key messages PROGETTAZIONE OPERATIVA Key elements Un concept unificante e immediato VALUTAZIONE Obiettivi da raggiungere BUONE PRATICHE DI COMUNICAZIONE IN ITALIA Le buone pratiche di progetti di comunicazione ambientale in Italia
7 INDICE 15 STRUMENTI DEL PROGETTO FARENAIT PER LA COMUNICAZIONE (a) TOOL KIT Manuale Come comunicare Rete Natura Spot radio Edugame Videoclip I SERVIZI E I MATERIALI INFORMATIVI Newsletter Sportello Informativo Depliant generico in italiano e in inglese Depliant per agricoltori Depliant per amministratori Depliant per consumatori Cartoline Cartoline aziende Cartoline scuole Manifesti Roll up Pagine pubblicitarie Cartelli Informativi Pannelli Informativi GUIDA RETE NATURA 2000 E AGRICOLTURA GUIDA PER INSEGNANTI GIOCO DIDATTICO AGRONAUTI COLTIVATORI DI BIODIVERSITÀ STRUMENTI DEL PROGETTO FARENAIT PER LA COMUNICAZIONE (b) Il sito WEB del progetto FARENAIT Introduzione Il progetto e la gestione del sito WEB La struttura del sito WEB I contatti del sito WEB
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9 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. Sara Cirillo e Paola Nanni Premessa Dopo diversi anni d impegno da parte delle istituzioni competenti, a tutti i livelli, per l identificazione e l istituzione della Rete Natura 2000, si è ancora lontani da una conoscenza diffusa della rete ecologica europea da parte dei cittadini, degli amministratori pubblici e dei maggiori portatori d interesse. Un problema non solo italiano: la ricerca Flash Eurobarometer, realizzata nel 2010, ha segnalato che il 78% dei cittadini europei non ha mai sentito parlare di Natura L Italia è il paese dell UE con la maggiore superficie coltivata in termini percentuali (pari al 43% della superficie totale) e circa il 30% del totale Natura 2000 in Italia è terreno agricolo. Queste aree, che hanno contribuito alla creazione di molti ecosistemi ricchi di biodiversità e concorrono alla salvaguardia di innumerevoli specie, dovrebbero essere adeguatamente gestite per garantire la conservazione a lungo termine del patrimonio naturale. Tuttavia la mancanza di una conoscenza approfondita del valore e dei benefici di Natura 2000 può determinarne nelle aree in questione una trasformazione attraverso l abbandono delle attività tradizionali o una trasformazione in agricoltura intensiva, con conseguente perdita di biodiversità. Il coinvolgimento di chi opera in aree agricole e rurali è essenziale per fermare la perdita di biodiversità. Rete Natura 2000, in questo senso, offre un'occasione unica per gestire e monitorare i progressi nella conservazione della biodiversità nelle aree rurali e agricole. I vantaggi della rete ecologica europea in termini di potenziale fonte di occupazione e di reddito non sono pienamente apprezzati in Italia, come nel resto degli Stati membri dell'unione europea. Ciò è dovuto a una serie di ragioni e in particolare: a. la comunicazione limitata tra amministratori pubblici e le parti interessate; b. l'insufficiente coordinamento tra le amministrazioni pubbliche responsabili per la Rete Natura 2000 ed i responsabili del settore agricolo c. la difficoltà ad accedere ai fondi utilizzabili da parte di chi opera nel settore agricolo in siti Natura In questo contesto, il principale problema affrontato è la mancanza d informazione riguardo ai benefici della rete Natura 2000, in particolare per i responsabili delle amministrazioni pubbliche italiane in aree agricole e rurali, per chi risiede ed opera in queste aree, le aziende agricole, gli allevatori e i cittadini. L'obiettivo generale della proposta è quello di sostenere l'attuazione della politica UE per la biodiversità, aumentando la conoscenza del valore e dei benefici di Natura 2000 da parte del mondo rurale e dell agricoltura (amministratori e operatori) in tutte le regioni italiane. CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. 1
10 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. Obiettivi del progetto a) rendere consapevoli gli agricoltori e gli allevatori del ruolo fondamentale che svolgono per la tutela e la conservazione della biodiversità, e dell importanza di un loro coinvolgimento attivo nella gestione dei siti, facilitando la comunicazione con le amministrazioni pubbliche; b) facilitare una maggiore collaborazione tra enti competenti per la rete Natura 2000 e per l agricoltura, a livello nazionale e regionale e impostare con la loro collaborazione una strategia di comunicazione a livello nazionale c) facilitare l'accesso ai fondi regionali, nazionali e comunitari finalizzati allo sviluppo sostenibile nei siti Natura 2000 nelle zone agricole e rurali; d) promuovere scambi di esperienze e prassi tra amministratori pubblici e gli agricoltori, e le persone che vivono e operano in aree agricole e rurali all'interno di siti Natura 2000; e) creare collaborazioni e sinergie con soggetti che affrontano le stesse problematiche in Europa, al fine di contribuire a rafforzare il ruolo e le richieste degli agricoltori che vivono e operano all interno della rete Natura Le azioni Per il raggiungimento degli obiettivi il progetto prevede una serie di azioni da svolgere a livello nazionale per un periodo di 36 mesi: Azioni di sensibilizzazione e campagna di informazione rivolta a pubblici amministratori per fornire un supporto alla comunicazione, attraverso la produzione di un kit di prodotti editoriali e multimediali, con indicazioni pratiche (un manuale di comunicazione) e strumenti (ad esempio spot radiofonici, video, edugame) che può essere utilizzato per comunicare con gli stakeholder. Il progetto prevede anche un contact point/sportello informativo per fornire supporto e assistenza tecnica sulla comunicazione alle pubbliche amministrazioni. Azioni di sensibilizzazione e campagna di informazione destinata agli agricoltori e imprese agricole per aumentare la conoscenza di Natura 2000, il suo ruolo essenziale nella protezione della biodiversità e le opportunità che offre a coloro che operano all'interno della rete ecologica europea. Questo sarà effettuato in tutte le regioni d'italia attraverso una serie di eventi che coinvolgeranno anche un più vasto pubblico e un educational tour organizzato per gli agricoltori e le aziende agricole. Azioni di sensibilizzazione e campagna di informazione rivolta alle scuole nei distretti agricoli e rurali per rafforzare il rapporto dei giovani con il territorio in cui vivono e per renderli consapevoli 2 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT.
11 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. dell'importanza della natura e della biodiversità. La campagna includerà un programma educativo/didattico e un concorso speciale che prevede l'adozione di un sito Natura Attività di training soprattutto per gli amministratori pubblici e gli agricoltori, attraverso l organizzazione di una serie di seminari e workshop a livello regionale e locale, per aumentare le competenze dei target di riferimento e attuare una gestione efficace dei siti Natura Le attività includeranno anche una serie di workshop destinati agli insegnanti. La fase preparatoria ha previsto 3 workshop con gli Assessorati regionali all'ambiente e all'agricoltura e con rappresentanti degli agricoltori e un indagine volta a verificare la reale percezione di un campione rappresentativo del mondo agricolo nei confronti della Rete Natura I risultati di queste attività sono stati utilizzati per preparare le principali linee guida della strategia di comunicazione, con gli obiettivi, le priorità, i messaggi e le informazioni chiave. Di seguito si riporta una sintesi dei principali risultati dei Focus Group organizzati con le amministrazioni regionali e dell indagine alle imprese agricole. RISULTATI FOCUS GROUP DI ROMA DEL 12 GENNAIO E DI MILANO 17 GENNAIO In riferimento allo stato di attuazione delle misure agro ambientali, si ravvisa un sostanziale insuccesso in gran parte delle regioni rappresentate agli incontri: le misure specifiche Indennità Natura 2000 (213 e 224), sono state attivate dalla regione Lazio e dalla regione Marche. La misura 213, d altra parte è stata attivata a livello nazionale solo da 4 regioni (Marche, Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia). Il generale insuccesso delle misure previste per rete Natura 2000, è riconducibile sinteticamente a: 1. Mancato o ritardo nell attivazione delle misure da parte delle regioni; 2. Scarsa adesione da parte degli agricoltori alle misure attivate 1. In riferimento ai motivi della mancata attivazione delle misure da parte delle regioni si ravvisa: una scarsa sinergia e un difetto di comunicazione fra i dipartimenti Ambiente e Agricoltura delle regioni eccessivi costi amministrativi legati all attivazione e alla gestione delle procedure l importanza marginale rivestita dalle misure in oggetto nell ambito della programmazione regionale, anche in termini di allocazione di risorse. 2. Una delle cause della scarsa adesione da parte degli agricoltori alle misure attivate risiede nello scarso investimento da parte delle PA: in azioni di comunicazione/informazione rivolte al mondo agricolo per incentivare a livello territoriale la sensibilità su questi argomenti e ovviare alla scarsa consapevolezza di molti agricoltori di essere allocati in un sito RN2000 nei sistemi di gestione delle istruttorie, ancora lenti e inefficienti, che impongono alle imprese agricole difficoltà procedurali ed eccessivi oneri in termini di documentazione e di lungaggini burocratiche, obbligandole a rivolgersi a tecnici per accedere alle misure nel livello di contributi e premi previsti per le indennità Natura 2000, economicamente inadeguati a fronte dell impegno richiesto in termini di tempo e di costi dalle procedure di adesione: il premio riconosciuto per il 1 ) Al Focus Group di Roma erano presenti i rappresentanti dei 2 Ministeri coinvolti, MATTM e MIPAAF e i referenti di Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Marche, Abruzzo, Toscana e Sicilia. Al Focus Group di Milano erano presenti i referenti delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Valle d Aosta, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. 3
12 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. RISULTATI FOCUS GROUP DI ROMA DEL 12 GENNAIO E DI MILANO 17 GENNAIO mantenimento di queste aree è per l agricoltore inferiore a quello fornito dalla concorrenza (biomasse, agricoltura intensiva, pannelli solari). nel coinvolgimento del mondo rurale da parte delle amministrazioni in sede di programmazione e pianificazione In sostanza le misure non sono adeguatamente sostenute dalle amministrazioni in quanto non rappresentano una priorità politica, condizione indispensabile perché si arrivi a una politica di gestione adeguata e a 360 gradi su questi territori e quindi a una comunicazione pienamente efficace, che non può prescindere dai contenuti. La comunicazione dovrebbe essere duplice: rivolta agli agricoltori, per far accrescere in loro la consapevolezza dell importante ruolo che possono svolgere in queste zone per il mantenimento dei siti stessi; rivolta alle PA che devono essere maggiormente sensibilizzate e spinte ad agevolare l adesione da parte degli agricoltori alle misure del PSR snellendo le procedure e il carico burocratico. I contenuti di una comunicazione efficace vanno concordati e condivisi fra Agricoltura e Ambiente. Uno dei messaggi chiave da veicolare potrebbe far leva su un modello di comunicazione opposto rispetto a quello finora dominante: non compensiamo l agricoltore per un danno subito, ma paghiamo quello virtuoso per il servizio pubblico che eroga con la sua attività in relazione alla conservazione dei siti Natura Il successo di un sistema di questo tipo presuppone la possibilità di dare un valore economico ai servizi eco sistemici, conciliando i valori ecologici con i valori economici. E per questo necessario pervenire ad un accordo minimo sulla quantificazione economica del servizio eco sistemico fornito dagli agricoltori virtuosi che operano nei siti Natura RISULTATI INDAGINE CATI SOMMINISTRATA A 2062 IMPRESE AGRICOLE DISTRIBUITE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE FEBBRAIO 2012 Il 78% degli agricoltori intervistati non ha mai sentito parlare di Rete Natura 2000, conosciuta più nelle regioni del Sud (28%) rispetto a quelle del Nord (21%) e del Centro (17%). Fra coloro che conoscono RN 2000, solo il 12% ha potuto usufruire una percentuale di contributo maggiore, mentre il 27% non ha fatto alcuna domanda di finanziamento. Il vantaggio associato a RN 2000 per la propria attività risulta principalmente quello di favorire la multifunzionalità dell'azienda agricola e creare occasioni di mercato (39%), mentre il vincolo più sentito è l eccessiva burocrazia (58%). La maggior parte di coloro che conoscono RN2000 ritiene inoltre che gli agricoltori che contribuiscono alla conservazione dell'ambiente andrebbero premiati tramite benefici fiscali (33%) e sgravi su carburanti o sull attrezzatura (13%). Rispetto alle modalità di comunicazione, la maggioranza degli intervistati ha ricevuto informazioni sui temi della bio diversità attraverso materiale cartaceo, ma ben il 20% dichiara di non essere mai stato informato o coinvolto. Dopo le Organizzazioni professionali e il confronto con i colleghi, sorprendentemente il terzo canale più utilizzato dagli agricoltori per tenersi informati risulta internet. Al termine del progetto, una nuova indagine fornirà uno strumento per valutare l'aumento di conoscenza, consapevolezza e capacità tra amministratori e organizzazioni agricole. In relazione alla promozione del progetto e alla diffusione dei risultati, si prevede la produzione e la circolazione di materiale informativo (opuscoli, schede, ecc), la creazione di un sito web, una conferenza finale a livello europeo e attività di networking con le organizzazioni italiane ed europee pubbliche e private coinvolte nei siti Natura 2000 nelle zone rurali / agricole. 4 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT.
13 CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. Il progetto prevede anche attività di media relation, per la diffusione dei risultati attraverso i mezzi di comunicazione pubblici e privati. Risultati attesi Il progetto FA.RE.NA.IT. mira ad ottenere un aumento significativo del livello di conoscenza e di attenzione alla Rete Natura 2000 in Italia, tra le amministrazioni pubbliche, gli agricoltori e le persone che vivono in aree agricole / rurali. Il progetto prevede di: a. Raggiungere, in tutte le 20 regioni italiane, almeno amministratori pubblici, attraverso l'organizzazione di 60 seminari; b. Migliorare le comunicazioni tra le pubbliche amministrazioni e gli stakeholder attraverso la preparazione e la distribuzione di un piano di comunicazione, di un servizio di informazione e assistenza e la diffusione del kit; c. Raggiungere almeno imprenditori agricoli tra gli associati della Coldiretti, attraverso le azioni di comunicazione e coinvolgere attivamente almeno 1000 agricoltori agli eventi e ai 60 workshop e seminari, organizzati a livello regionale; d. Contribuire ad una maggiore armonizzazione e sinergia tra i settori che si occupano di ambiente e agricoltura. CAPITOLO 1 IL PROGETTO FA.RE.NA.IT. 5
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15 CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ 2 LA BIODIVERSITÀ Stefania Mandrone Definire la biodiversità in modo semplice e comprensivo dei suoi molteplici aspetti non è facile (Noss, 1990); con questo termine gli ecologi si riferiscono alla molteplicità della vita sulla terra, quale risultato dei complessi processi evolutivi in più di tre miliardi di anni. Secondo la moderna interpretazione di E.O. Wilson (1992) essa rappresenta la varietà degli ecosistemi, che comprende sia le comunità che gli organismi viventi all interno del loro particolare habitat, sia le condizioni fisiche su cui essi vivono. La biodiversità è ritenuta una componente essenziale degli ecosistemi e per il benessere umano, perché da essa dipendono i servizi ambientali utili per la sopravvivenza della vita sulla terra. Nella letteratura internazionale numerosi sono gli studi volti all individuazione delle relazioni fra fattori antropici e perdita di biodiversità. Lawton e May (1995) affermano che oltre il 99% delle estinzioni avvenute in epoca moderna sia da attribuire alle attività antropiche (presenza di infrastrutture, espansione delle attività industriali, intensificazione dell agricoltura). Questi fattori oltre alla perdita diretta di biodiversità, provocano la frammentazione degli habitat e degli areali delle popolazioni animali e quindi l alterazione dei processi ecologici ed evolutivi (Wilcox e Murphy, 1985; Soulè e Orians, 2001) Dalla convenzione di Rio de Janeiro del 1992 sulla Diversità Biologica (CBD), le iniziative a favore e in difesa della biodiversità si sono diffuse in maniera crescente. Nel 1998 l Unione Europea ha adottato la Strategia Comunitaria per la diversità biologica atta a prevedere, prevenire e contrastare le cause della riduzione o perdita della biodiversità. Questa strategia trova attuazione nella Rete Natura 2000 e più in generale nella piena concretizzazione delle direttive comunitarie e dei piani d azione che direttamente e indirettamente contribuiscono alla salvaguardia della biodiversità (Direttive Uccelli 79/409, Habitat 92/43, Convenzione di Ramsar, accordi CITES, Commissione sullo sviluppo sostenibile). Di seguito vengono riportate le principali definizioni per la biodiversità e l agrobiodivesità Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, 1992): La varietà tra gli organismi viventi di ogni origine includendo, quelli di tipo terrestre, marino, e di altri ecosistemi acquatici nonché dei complessi ecologici di cui fanno parte. E inclusa la diversità genetica o interspecifica e la diversità intraspecifica ossia fra specie differenti e la diversità degli ecositemi Agrobiodiversità (FAO, 1999): La varietà e variabilità di animali, piante, microrganismi sulla terra che sono importanti per il cibo e l agricoltura e che risultano dalle interazioni tra ambiente, risorse genetiche,e pratiche colturali e gestionali usate dagli agricoltori. Agrobiodiversità (OECD,2001): L Agrobiodiversità viene distinta in tre livelli: Livello1: L agrobiodiversità genetica o interspecifica (colture, bestiame, genotipi selvatici affini) Livello 2: l agrobiodiversità intraspecifica tra specie (numero e tipo di popolazioni di specie selvatiche che vivono nell agroecosistema) Livello 3: l agrobiodiversità degli habitat che caratterizzano gli agroecosistemi (habitat comprendenti popolazioni di interesse agricolo o comunità dipendenti dall agroecosistema) Agrobiodiversità (Buchs, 2003): L agrobiodiversità è la richezza di varietà, razze, forme di vita e genotipi, nonché la presenza di diverse tipologie di habitat, di elementi strutturali (siepi, stagni, rocce, ecc.) di colture agrarie e modalità di gestione del paesaggio CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ 7
16 CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ Dalla biodiversità naturale provengono tutte le piante e gli animali presenti nel mondo agricolo che nel loro complesso costituiscono l agrobiodiversità. Il valore dell agrobiodiversità è ancora poco compreso nella sua interezza. La maggior parte dei paesi la riconduce alla necessità di mantenere la presenza di variabilità genetica nel mondo agricolo e quindi si sono intraprese numerose azioni per cercare soprattutto di arginare i fenomeni di erosione genetica organizzando la conservazione ex situ (in banche del germoplasma) e più recentemente in situ (localmente nei centri di raccolta delle principali colture, in parchi, in aziende sperimentali, ecc) del materiale genetico autoctono (Lazzarini e Vazzana, 2008). Minore è tuttavia la consapevolezza dei molteplici e diversi servizi ecologici che la biodiversità svolge in agricoltura. Oltre ad aver fornito piante ed animali di grande importanza per il mondo agricolo, la biodiversità rappresenta un fattore importante per il mondo agricolo prendendo parte attiva a molti processi ecologici, che vanno ben oltre la produzione di cibo, fibre, combustibili e reddito per l agricoltore. Si possono fare a questo riguardo moltissimi esempi il riciclo dei nutrienti, il controllo del microclima locale, la regolazione dei processi idrologici locali, la regolazione dell abbondanza degli organismi nocivi. La persistenza e l efficacia di queste attività dipende largamente dal mantenimento della biodiversità ecosistemica che quando viene persa comporta costi economici ed ambientali assai rilevanti. Numerose sono state le iniziative atte a prevenire e contrastare le cause della riduzione o perdita della biodiversità in agricoltura (Genghini et alii, 2008), in particolare a partire dalla politica agricola dell Unione Europea sono state intraprese una serie di azioni: dal trattato di Amsterdam (1997) ai mandati di Cardiff (1998) e Vienna (1998), alle comunicazioni della commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del 2000 e 2001, con il fine di favorire l integrazione delle problematiche ambientali nella Politica Agricola Comunitaria (PAC). E stato quindi definito un Piano di azione a favore della biodiversità in agricoltura e sono stati messi a punto una serie di indicatori per monitorare queste integrazioni. Tali azioni si sono concretizzate nell ultima riforma della PAC e i regolamenti sulla condizionalità (Reg. CE 1272/05) sullo sviluppo rurale (Reg. CE 1698/05) e successivi. In particolare La recente riforma della politica agricola comunitaria avvenuta nel 2009 ha previsto importanti modifiche riguardo la PAC delineando il quadro di riferimento della politica agricola e dello Sviluppo Rurale per i prossimi anni. Il PSN che definisce il quadro strategico di riferimento a livello nazionale, e i PSR attraverso i quali vengono identificati gli specifici interventi da attuare sul territorio, individuano la conservazione della biodiversità come uno degli obiettivi fondamentali delle politiche di sviluppo rurale. Si tratta di interventi di grande importanza a favore della biodiversità relativi alla tutela e alla salvaguardia dei siti Natura 2000 (direttiva 79/409//CEE e direttiva 92/43/CEE) e a favore della conservazione delle risorse genetiche, animali e vegetali. Una parte rilevante delle risorse messe a disposizione dai PSR è dedicata agli interventi a carattere agroambientale previsti nell asse 2 Miglioramento dell ambiente e dello spazio rurale riguardanti la gestione sostenibile delle aree agricole ponendo particolare attenzione alla tutela e alla conservazione della biodiversità. Un esempio concreto di approccio alla conservazione della biodiversità del 8 CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ
17 CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ paesaggio è costituito dalle Aree Protette e dalla Rete Natura In particolare l obiettivo di quest ultima è quello di garantire la sopravvivenza a lungo termine di specie ed habitat tutelati in virtù della Direttiva 79//409/CEE Uccelli e della Direttiva 92/43/CEE Habitat la programmazione dello sviluppo rurale individua le aree protette e la rete Natura 2000 come aree preferenziali in cui promuovere gli interventi legati alla conservazione della biodiversità e in cui concentrare le risorse. Attraverso le indennità attivate con la misura 213 (Misure di sostegno alla conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario) si intende favorire, in particolare il mantenimento di ecosistemi agricoli (prati e pascoli in primo luogo) per una maggiore tutela e conservazione di ambienti agricoli ad alto valore naturalistico e favorire, nel contempo, l incremento delle popolazioni animali e vegetali che caratterizzano questi habitat. Bibliografia Andow D.,1983. Effect of agricultural diversity on insect populations. In: environmentally sound agriculture, Lockeretz W. Ed., Praeger, New York Büchs W., Biodiversity and agri environmental indicators general scopes and skills with special reference to the habitat level. Agriculture, Ecosystem and Environment, 98: FAO, Commission on genetic Resources for Food and Agriculture. Report of the Contact Group. FAO/CGRFA 8/99/CG/REP. Food and Agriculture Organization, Rome, Italy. Genghini M., Bonaviri L.,di Leo V., Monitoraggio, indicatori di biodiversità negli ambienti agrari e politiche agroambientali un breve inquadramento della problematica. In Genghini M. (a cura di), Monitoraggio della biodiversità selvatica negli agro ecosistemi intensivi e semintensivi. Metodologie e casi di studio per la verifica della qualità degli ambienti agrari e l efficacia delle politiche ambientali e agricole. Ist. Naz. Fauna Selvatica (ora ISPRA), Min. Pol. Agr. Alim. E For., St.e.r.n.a. Ed.Grafiche 3B, Toscanella di Dozza (BO), 256 pp. Lazzarini G. e Vezzana, Il sistema aziendale, la sua sostenibilità e la biodiversità. In Forconi V. e R. Crosti (a cura di) Indicatori di biodiversità per la sostenibilità in agricoltura. ISPRA Manuali e linee guida 47/2008. Noss R.F., Indicators for monitoring biodiversity. a hierarchical approach. Conservation Biology Lawton, J. H. and May, R. M. (Eds.).Extinction Rates Oxford University Press, Oxford. xii pp. ISBN: OECD, Environmental Indicators for Agriculture, Vol. 3: Methods and Results, in: Paris: Publications Service, OECD. Soulè M.E. e Orians G.H. (eds.), Conservation Biology, Society for ConservationBiology, Island Press. Wilcox B.A. e Murphy D.D., Conservation strategy: the effects of fragmentation onextinction. Am.Nat., 125: Wilson E.O., The diversity of life. Belknap, Cambridge, Massachussets, USA. CAPITOLO 2 LA BIODIVERSITÀ 9
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19 CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO Chiara Vicini Il paesaggio agrario è..quell attività che l uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale.. (Emilio Sereni, Storia del Paesaggio agrario italiano, 1961). Il paesaggio rurale italiano è una risorsa preziosa da salvaguardare: in senso estetico, naturalistico, come leva di competitività, come difesa dal dissesto idrogeologico; I pericoli: l abbandono, la semplificazione delle colture, la concorrenza sull uso del suolo a scopo energetico; Le opportunità: una maggiore consapevolezza dei valori presenti da parte dei fruitori, degli agricoltori e degli amministratori impegnati nella programmazione, la possibilità di attingere ai fondi dello sviluppo rurale, per gli operatori del settore. Il Contesto Normativo In Italia con la Legge 431 del 1985, c.d.legge Galasso, il vincolo paesaggistico viene imposto ope legis agli ambiti territoriali, fino all approvazione del Piano Paesaggistico. Con l applicazione di tale legge, le Regioni hanno avuto l obbligo di sottoporre a specifica normativa d uso e di valorizzazione ambientale il territorio, attraverso la redazione di piani paesistici o urbanistici territoriali. Nel 2002, con l entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio, Codice Urbani, è stato esteso a tutto il territorio il concetto di valorizzazione paesaggistica, superando la precedente applicazione che lo limitava ad alcune categorie di beni ritenuti di valore estetico percettivo. La Convenzione Europea sul Paesaggio, Firenze,2000, che definisce, all art.1, il paesaggio come parte di territorio, cosi come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni, ha sancito che la valorizzazione di questa risorsa è una delle sfide più importanti a cui le politiche nazionali e comunitarie devono rispondere. La Politica Agricola comunitaria (PAC) ha fatto propria questa esigenza ed ha individuato la conservazione e la valorizzazione del paesaggio come uno dei principali obiettivi da raggiungere. In particolare ha messo in evidenza: l importanza della percezione del paesaggio da parte delle popolazioni locali e da parte dei suoi fruitori; la necessità della conservazione dei caratteri identificativi del luogo, in quanto determinati da fattori naturali e/o culturali, per effetto di forze naturali e/o per l azione dell uomo; CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO 11
20 CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO la tutela dell insieme unico interrelato di elementi naturali e culturali che caratterizzano il quadro paesaggistico locale. In tale contesto emerge con chiarezza una nuova concezione del paesaggio come prodotto sociale e bene dinamico, relazionato all'azione dell'uomo, ambito nel quale, l attività agricola ha un ruolo preminente. Le opportunità per la valorizzazione della risorsa Una ricerca della Rete Rurale Nazionale ( Paesaggio e Sviluppo Rurale, il ruolo del paesaggio all interno dei Programmi di Sviluppo Rurale , novembre 2009) mette in evidenza che il 95% del territorio italiano è caratterizzato da due tipologie di paesaggio: la prima in cui risulta dominante la matrice agricola, la seconda qualificata dalla presenza di boschi e di ambienti seminaturali. Per quanto riguarda la matrice prettamente agricola si ha una predominanza dei paesaggi con seminativi prati permanenti e dei paesaggi composti da aree agricole eterogenee con minore incidenza delle colture arboree, risultato di un evoluzione che ha coinvolto il paesaggio negli ultimi 150 anni. Dai primi anni del 900 ad oggi, infatti, si è assistito allo sviluppo della superficie boschiva a scapito di quella agricola soprattutto nelle aree di montagna e collina. Oltre alla progressiva perdita di suolo coltivato, dal dopoguerra in poi altri fenomeni hanno modificato il paesaggio rurale come la specializzazione delle colture a pieno campo a scapito delle colture promiscue e l espansione delle monocolture. Ciò ha determinato, accorpamenti, eliminazione di ostacoli per la meccanizzazione (fossi, alberi, siepi) e coltivazioni in zone non vocate. Il crescere d interesse verso la questione ambientale, in particolare nel corso degli ultimi anni, ha determinato un controllo del modello di sviluppo agricolo tradizionale che aveva obiettivi soli di natura economica a favore di un rapporto di sviluppo in cui fosse centrale l attenzione all ambiente naturale e al paesaggio percepito. Con riferimento a quest ultimo e alla sua evoluzione sono essenzialmente due gli aspetti delle modifiche apportate dalla PAC che hanno determinato più di altri cambiamenti in merito. Un primo aspetto interessa le modalità di sostegno al settore agricolo che hanno influenzato le scelte degli agricoltori e lo stesso modo di fare agricoltura, dovuto anche ad una maggiore diffusione di pratiche agronomiche eco compatibili legata alle misure agro ambientali dei programmi di sviluppo rurale L altro aspetto riguarda la valorizzazione della risorsa paesaggio, considerata come un obiettivo diretto da raggiungere e non più soltanto il prodotto indiretto dell attività agricola. Tra i numerosi effetti positivi dell attività agricola, un ruolo di primo piano spetta, infatti, alla conservazione e alla realizzazione di paesaggi agrari gradevoli sul piano estetico, maggiormente diversificati dal punto di vista ecologico e in grado di conservare efficacemente le testimonianze storico culturali del passato (nuclei urbani, trame agricole viarie, alberature storiche, etc.). Per quanto riguarda il primo pilastro della PAC, due strumenti che giocano un ruolo importante per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio sono l art. 68 e la condizionalità, un insieme di norme di carattere sanitario ed ambientale. La misura di natura agroambientale, introdotta anche per ridurre l esclusione del grano duro dai finanziamenti previsti tramite l art. 68, se ben gestita e finanziata, produce come effetto diversificazione degli ordinamenti colturali, determinando anche una certa differenzazione paesaggistica. Alcuni aspetti della condizionalità sono stati nel tempo modificati per ottenere uno strumento più semplice e più efficace. In particolare, per quanto 12 CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO
21 CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO riguarda i criteri di gestione obbligatori (CGO), relativamente ad alcuni atti è intervenuta una semplificazione delle prescrizioni, con l esclusione dagli impegni di condizionalità di risvolti normativi che non interessano in modo diretto le aziende agricole; per altri atti si è proceduto a modificare ed a integrare le normative comunitarie emanate successivamente al Reg. 1782/2003. Per quanto riguarda le buone condizioni agronomiche ambientali (BCAA) le modifiche apportate interessano il quadro normativo o l ambito di applicazione delle norme e, tra i vari cambiamenti, alcune riguardano aspetti relativi al paesaggio. Infatti, in merito all obiettivo 4 Livello minimo di mantenimento la norma sul mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio, se del caso, anche mediante il divieto di estirpazione degli olivi è stata modificata in mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio, compresi, se del caso, siepi, stagni, fossi, alberi in filari, in gruppi o isolati e margini dei campi. Nella nuova formulazione, quindi, si pone particolare attenzione all elenco dei singoli elementi caratteristici del paesaggio. Da sottolineare è che questo cambiamento potrebbe determinare una sovrapposizione con gli impegni agroambientali e in particolare con la misura 214 Pagamenti agro ambientali (Rete rurale nazionale, 2009 b). Per quanto riguarda il secondo pilastro, nel recente Piano di sviluppo nazionale rivisitato per tener conto delle nuove sfide (cambiamenti climatici, bioenergie, gestione delle risorse idriche e biodiversità) il tema paesaggio ha un ruolo centrale in vari passaggi del documento (Torquati, 2007; Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, 2009). In particolare, il paesaggio è stato inserito fra gli obiettivi stratetici del Psn e ciò mette in evidenza l importanza di riconoscere la pertinenza del paesaggio con gli obiettivi e le azioni della nuova PAC e dello sviluppo rurale (Rete Rurale nazionale, 2009a). Sulla base del nuovo Psn, i Programmi di sviluppo rurale (PSR) delle varie regioni sono stati recentemente modificati ed integrati. È da sottolineare come tutti i nuovi PSR contengano riferimenti al paesaggio all interno delle misure dei diversi Assi; ciò testimonia la crescente importanza della risorsa per il settore agricolo e forestale o più in generale per il territorio rurale. Le misure più specifiche, relative alla risorsa paesaggio, sono quelle dell Asse II e in particolare la misura 214 (Pagamenti agro ambientali) e la misura 216 (Sostegno agli investimenti non produttivi). Potenzialmente dannose potrebbero essere le misure correlate con l aumento dei territori boscati (misura 221 Imboschimento di terreni agricoli e misura 223 Imboschimento di superfici non agricole ). Per quanto riguarda l Asse III, una misura largamente utilizzata a favore del paesaggio è la numero 323 (Tutela e riqualificazione del territorio rurale), orientata al recupero del patrimonio architettonico del paesaggio rurale. In tale contesto, ulteriori opportunità sono rintracciabili nelle misure dell Asse IV laddove viene riconosciuta la necessità di conservare e valorizzare il paesaggio per accrescere il valore aggiunto dei prodotti tradizionali e migliorare l attrattivita del territorio. BIBLIOGRAFIA Valerio Romani, Il paesaggio. Teoria e pianificazione, Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, TCI Capire l Italia, I Paesaggi umani, CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO 13
22 CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO Rete Rurale Nazionale, 2009a. Paesaggio e sviluppo rurale. Il ruolo del paesaggio all interno dei Programmi di sviluppo rurale. Documento realizzato nell ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale Task Force Paesaggio, novembre Rete Rurale Nazionale, 2009b. Proposta operativa di applicazione della condizionalità in Italia alla luce delle novità introdotte dall Health check della Pac. Documento realizzato dalla Rete Rurale Nazionale nell ambito della Task Force Ambiente e condizionalità SVIRIS III, luglio CAPITOLO 3 IL PAESAGGIO AGRARIO
23 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI 4 GLI AGROECOSISTEMI Vanna Forconi Agroecosistema L agricoltura è l attività umana finalizzata alla coltivazione di prodotti vegetali per l alimentazione dell uomo e l allevamento di animali, la produzione di fibre, le materie prime a scopo energetico. Questa attività umana produce come effetto la modifica degli ecosistemi naturali trasformandoli e riorganizzandoli in agroecosistemi, vale a dire in sistemi caratterizzati da situazioni di equilibrio tra gli elementi naturali diverse da quelle iniziali, per l incidenza delle attività umane sull ambiente. Uno dei principali effetti delle attività produttive agricole sugli ecosistemi naturali è la riduzione della pluralità e della diversità delle specie vegetali ed animali che li qualificano, a causa del prevalente ricorso a poche specie vegetali ed animali, in genere coltivate ed allevate in gran numero e destinate prevalentemente ad un consumo esterno al sistema stesso. L'agroecosistema, quindi, è una struttura ecologica creata dall uomo, in cui le specie vegetali e animali prodotte, a seguito di interventi agronomici sul terreno, sul clima e sui fattori biologici, forniscono una produzione valutabile in termini economici. Le principali definizioni in materia sottolineano il valore dell intervento umano: secondo F. Caporali, (1991) è l attività agricola che si sovrappone direttamente all ecosistema originario e, modificandolo, genera l agroecosistema. S.R. Gliessman (1999) aggiunge ulteriori elementi di riflessione: all' interno degli agroecosistemi, pur essendo diversi dagli ecosistemi naturali, possono essere osservati processi, strutture e caratteristiche tipiche dei sistemi naturali. Gli elementi che compongono un agroecosistema sono il biotopo e la biocenosi. Il biotopo è costituito dal terreno agrario e dai fattori fisici ed atmosferici (luminosità, altitudine, temperatura, idrometeore) che caratterizzano l ambiente in cui si trova. Il terreno agrario si è formato sia per l azione degli agenti naturali (pedogenesi), sia, soprattutto, per le attività agricole praticate dall uomo, come le lavorazioni, le concimazioni e le irrigazioni che hanno trasformato il substrato originario in terreno agrario. Per quanto riguarda le condizioni climatiche, l uomo può produrre effetti di modifica per limitare le condizioni avverse ovvero creare situazioni più favorevoli allo sviluppo delle colture agricole, intervenendo con le irrigazioni, le barriere antivento, le reti ombreggianti, le serre, la costruzione di ricoveri per il bestiame, il ricorso a particolari coltivazioni ed all utilizzo di piante selezionate. La biocenosi è la comunità vivente di un agroecosistema; essa è costituita dalle piante coltivate, dagli animali allevati, dagli organismi detritivori e decompositori, dai fitofagi, dai fitopatogeni, dalle erbe infestanti e dagli organismi che causano patologie agli animali allevati. La biocenosi agraria quindi risulta CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI 15
24 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI molto semplificata in confronto a quella naturale, perché si fonda sulla esistenza di poche specie (bassa biodiversità biologica), presenti in un gran numero di unità e coltivate od allevate in grande concentrazione. Riassumendo, i principali punti di differenza tra un agroecosistema ed un ecosistema naturale sono i seguenti: complessità biologica: l agroecosistema comporta la sua riduzione per il fatto di tenere sul terreno solo le specie che si vogliono coltivare; input esterni: oltre all energia solare comune a tutti gli ecosistemi, l agroecosistema fa ricorso e introduce ulteriori apporti di fonti energetiche aggiuntive, la cosiddetta energia ausiliaria. Tale fonte energetica è prodotta e controllata dall uomo tramite le concimazioni minerali, la meccanizzazione, il controllo delle avversità, l irrigazione, ecc.; output energetici: l agroecosistema è caratterizzato dalla incapacità di auto sostenersi a causa del fatto che parte della biomassa delle produzioni agricole è trasferita al di fuori del sistema, con conseguente perdita di energia materia; miglioramento genetico: nell agroecosistema l uomo interviene modificando la genetica delle piante e degli animali per fini di utilità; alterazione degli equilibri naturali: nell agroecosistema le lavorazioni del terreno, le irrigazioni e tante altre attività umane producono volutamente o no una modifica degli equilibri dei processi naturali; bassa diversità biologica. In Fig. 4.1 è riportata una rappresentazione schematica delle principali caratteristiche e funzioni di un agroecosistema. Agrobiodiversità Nell ambito dell agroecosistema si è venuta manifestando con sempre maggiore evidenza l importanza dell agrobiodiversità, vale a dire la diversità delle forme di vita che esistono all interno dell ambiente agricolo. Mentre la biodiversità di un ecosistema riguarda l intera variabilità delle forme di vita o varietà degli organismi, l agrobiodiversità riguarda invece la parte di tale variabilità che rientra all interno degli agroecosistemi. L OECD (2001) distingue tre livelli di agrobiodiversità: 1. quella genetica, all interno della specie (riferita a colture, bestiame, genotipi selvatici affini); 2. quella specifica tra le specie (numero e tipologia di popolazioni di specie selvatiche che vivono nell agroecosistema); 16 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI
25 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI 3. quella di habitat degli ecosistemi (habitat comprendenti popolazioni di interesse per l agricoltura o comunità con diverse situazioni di dipendenza dall agroecosistema). Fig. 4.1 Schema di funzionamento di un agroecosistema. (Fonte: Ulteriori definizioni tendono a sottolineare l importanza di altri elementi e situazioni che arricchiscono il concetto di agrobiodiversità. Tra queste si segnalano: W. Büchs, (2003) offre una definizione più ampia di quella tradizionalmente usata di agrobiodiversità; infatti, oltre la ricchezza di varietà, razze, forme di vita e genotipi include anche la presenza di diverse tipologie di habitat, di elementi strutturali (siepi, stagni, rocce, ecc.), di colture agrarie e modalità di gestione del paesaggio. La FAO (1999) definisce l agrobiodiversità in termini di varietà e variabilità di tutto ciò che vive sulla terra (animali, piante, microrganismi); della loro importanza per le attività produttive agricole e per l alimentazione, di interazioni tra ambiente, risorse genetiche e pratiche colturali e gestionali usate dagli agricoltori. Secondo la definizione proposta dalla FAO, le conoscenze tradizionali possono essere considerate parte integrante dell agrobiodiversità, perché è l attività umana che forma e conserva questa biodiversità (FAO, 1999) e l uomo fa parte del mondo biologico. La figura 4.2 illustra la visione di agrobiodiversità secondo l approccio ecosistemico definito nell undicesima sessione della Commissione Risorse Genetiche per l Agricoltura e l Alimentazione della FAO. CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI 17
26 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI Biodiversità Agrobiodiversità Diversi agroecosistemi Diverse specie Diverse popolazioni Diversi genotipi Usi, costumi, tradizione e cultura (ovvero l azione dell uomo) Fig. 4.2 Le componenti dell agrobiodiversità Il valore dell agrobiodiversità è ancora poco compreso nella sua interezza. La maggior parte dei paesi la riconduce alla necessità di mantenere la presenza di variabilità genetica nel mondo agricolo; quindi ha intrapreso azioni per cercare soprattutto di arginare i fenomeni di erosione genetica organizzando la conservazione ex situ (in banche del germoplasma) e più recentemente in situ (localmente nei centri di origine delle principali colture, in parchi, in aziende sperimentali, ecc.) del materiale genetico autoctono. La consapevolezza dei molti e diversi servizi ecologici che la biodiversità svolge in agricoltura è ancora molto limitata. Oltre ad aver fornito piante ed animali di enorme importanza per il mondo agricolo, la biodiversità svolge un ruolo attivo in molti processi ecologici, che vanno ben oltre la produzione di cibo, fibre, combustibili, reddito per l agricoltore. Si possono fare a questo riguardo moltissimi esempi: il riciclo degli elementi nutritivi, il controllo del microclima locale, la regolazione dei processi idrologici locali, la regolazione dell abbondanza degli organismi nocivi, la detossificazione da prodotti chimici inquinanti. I destini dell agricoltura e della biodiversità sono strettamente intrecciati: promuovere un agricoltura sostenibile è possibile solo se ci si pone anche l obiettivo di preservare alcuni degli habitat naturali esistenti, assicurando in tal modo la disponibilità di servizi ecologici all agricoltura. Il mantenimento e l incremento dell agrobiodiversità consentono quindi un uso migliore delle risorse naturali e portano alla stabilità dell agroecosistema. La biodiversità pianificata e associata Il grado di biodiversità negli agroecosistemi dipende da una serie di fattori riconducibili alla varietà della vegetazione dentro e intorno al sistema, alla durata delle diverse colture adottate, all intensità della gestione ed al grado di isolamento delle aree coltivate dalla vegetazione spontanea (Southwood e Way, 1970). Secondo Vandermeer e Perfecto (1995) la diversità è formata da due componenti: la biodiversità pianificata e la biodiversità associata. La prima comprende le colture e gli allevamenti che l agricoltore ha introdotto nell agroecosistema ed eventuali infrastrutture utili alla produzione. Essa riguarda, quindi, la componente strutturale della biodiversità (distribuzione spaziale delle colture, boschi, siepi, bordi campo, fasce inerbite, ecc.). La seconda comprende la flora e la fauna che dagli ambienti circostanti colonizzano il 18 CAPITOLO 4 GLI AGROECOSISTEMI
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