1. Il quadro demografico

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1 PARTE I ANALISI DI CONTESTO 1. Il quadro demografico Tra gli aspetti da considerare nella fase di elaborazione di un Programma provinciale delle politiche dell istruzione, della formazione e del lavoro il quadro demografico riveste un importanza fondamentale: le sue caratteristiche, infatti, influenzano la quantità e la qualità delle risorse umane disponibili nel territorio, ma incidono anche sull orientamento all innovazione, al cambiamento, allo spirito d impresa. Negli anni Ottanta e Novanta la provincia di Piacenza è stata interessata da un forte declino demografico. Sul finire degli anni Novanta la popolazione residente ha ricominciato a crescere, e tale ripresa ha interessato anche le dimensioni regionale e nazionale. La consistenza della popolazione residente in provincia di Piacenza al 31/12/2006 è di unità; nel corso dell ultimo anno la popolazione provinciale è aumentata di unità, con un tasso di crescita dello 0,9%. La ripresa demografica non presenta un andamento omogeneo a livello territoriale: nei comuni della montagna e dell alta collina si osserva da anni una tendenza allo spopolamento, con riflessi di ordine economico e sociale, mentre nella zona centrale attorno al Capoluogo e, in particolare, attorno ai principali assi di comunicazione la popolazione risulta in aumento. Popolazione residente al 31/12 di ogni anno anno Piacenza Emilia-Romagna Italia Fonte: Anagrafi comunali. I dati relativi agli anni 1981, 1991 e 2001 sono tratti dai Censimenti della popolazione La variazione demografica positiva è determinata dal saldo migratorio, sempre positivo negli anni considerati. La dinamica naturale, invece, non mostra segnali di miglioramento: il saldo naturale (nascite decessi) si mantiene negativo da oltre 25 anni. A fronte di una leggera ripresa del tasso di natalità negli ultimi anni, si assiste al continuo peggioramento del tasso di mortalità, per effetto del progressivo invecchiamento della popolazione residente. L attuale consistenza della popolazione, quindi, è la risultante di un saldo naturale negativo e di un saldo migratorio positivo. L immigrazione, quindi, è riuscita a compensare il calo costante della popolazione provinciale dovuto ai bassi tassi di natalità e agli alti livelli di mortalità. Provincia di Piacenza: saldo naturale e migratorio, Movimento naturale Movimento migratorio Saldo Saldo Variazione Anni Nati Morti naturale Iscritti Cancellati migratorio popolazione Fonte: Anagrafi comunali I livelli di natalità della popolazione piacentina, pari nel 2006 a 8,4 nati ogni mille abitanti, sono inferiori sia al dato medio regionale (9,3) che a quello nazionale (9,5). 3

2 A partire dalla seconda metà degli anni Novanta si osserva un deciso miglioramento dell indice di natalità sia a livello provinciale che regionale; solo il dato nazionale non mostra segnali di crescita (il valore del 2006 è uguale a quello del 1991). La lieve ripresa della natalità registrata negli anni più recenti è riconducibile al sopraggiungere delle donne nate nel cosiddetto baby boom degli anni Sessanta e Settanta nell età riproduttiva, ma soprattutto agli alti livelli di fecondità che caratterizzano la donne immigrate. Tassi di natalità della popolazione (per abitanti), Piacenza e confronti territoriali /2006 anno Piacenza Emilia-Rom. Italia ,8 7,4 11, ,9 7,1 9, ,5 8,6 9, ,4 9,3 9,5 Fonte: Istat L altra componente del saldo naturale, il tasso di mortalità, presenta in provincia di Piacenza nel 2006 un valore (12,7 morti per mille abitanti) di gran lunga superiore alla media regionale (10,7) e, soprattutto, nazionale (9,4): tale fenomeno è correlato al progressivo invecchiamento della popolazione residente e alla maggiore incidenza della componente più anziana. Sull alta mortalità della popolazione piacentina incide in particolare la grave situazione demografica dei comuni della montagna e dell alta collina, caratterizzati da un forte squilibrio nella composizione per età verso la componente più anziana. Tassi di mortalità della popolazione (per abitanti), Piacenza e confronti territoriali /2006 anno Piacenza Emilia-Rom. Italia ,7 10,7 9, ,8 11,4 9, ,7 11,3 9, ,7 10,7 9,4 Fonte: Istat Per completare l esame delle tendenze demografiche che interessano la provincia di Piacenza risulta interessante analizzare la struttura per età della popolazione che, nel corso degli anni, ha subìto importanti mutamenti, dovuti sia ai bassi livelli di natalità che al prolungamento della vita media. I dati riportati, relativi all andamento della popolazione provinciale per classi di età, evidenziano la ripresa, negli ultimi anni, delle persone con meno di 15 anni, grazie al sensibile innalzamento dei tassi di natalità, e soprattutto alla crescita della popolazione giovanile straniera resa possibile sia dai maggiori livelli di fecondità che dai ricongiungimenti familiari, sempre più frequenti grazie alla progressiva stabilizzazione sul territorio provinciale. Popolazione residente per classi di età (*), valori assoluti e percentuali 1981/2006 valori assoluti valori percentuali Anno e oltre Totale e oltre Totale ,7% 31,9% 33,9% 18,5% 100,0% ,1% 33,4% 34,3% 21,2% 100,0% ,3% 30,6% 33,8% 24,4% 100,0% ,7% 30,0% 33,9% 24,4% 100,0% ,9% 29,6% 34,0% 24,5% 100,0% ,1% 29,2% 34,3% 24,5% 100,0% Fonte: Anagrafi comunali 4

3 La classe di età successiva (15-39 anni) ha mostrato una forte contrazione nel corso degli anni Novanta, si è ripresa nel periodo , per poi ricominciare a ridursi nel triennio successivo ( ), sia in termini assoluti che percentuali. La classe di età compresa tra 40 e 64 anni a partire dal 2001 ha continuato ad incrementarsi, sia in termini assoluti che di incidenza sul totale. Anche la classe successiva (over 65 anni) è aumentata, ma la crescita in valore assoluto non si è tradotta in un incremento in termini di incidenza percentuale, che si è fermata al 24,5%. I dati riportati evidenziano come sia in atto un processo di ringiovanimento della struttura demografica locale, determinato dal progressivo aumento delle persone con meno di 15 anni. Tale tendenza si manifesta con intensità superiore rispetto a quella che contraddistingue le classi di età più anziane, il che rappresenta un segnale incoraggiante per il futuro. Questo andamento avrà sicuramente effetti positivi anche nei confronti della classe di età compresa tra i 15 e i 39 anni, serbatoio delle nuove forze di lavoro effettive e potenziali, nonostante oggi esse fatichino a invertire il trend decrescente. Tasso di crescita della popolazione piacentina per classi di età, 2004/2006 5% 4,5% 4% 3% 3,0% 2% 1,9% 1,7% 1% 0% -1% -2% 0-14 anni anni anni 65 anni e oltre Totale -1,0% Il forte squilibrio nella composizione per età della popolazione verso le classi più anziane risulta anche osservando il grafico seguente, nel quale vengono considerate solo tre macroclassi di età (0-14 anni, anni e oltre 65 anni), e dove emerge il divario di Piacenza rispetto all Emilia- Romagna e, ancora di più, all Italia. 70% 60% 50% Composizione % per grandi gruppi di età ,6% 64,8% 66,1% Piacenza Emilia-R. Italia 40% 30% 24,5% 22,7% 19,8% 20% 10% 11,9% 12,5% 14,1% 0% e oltre 5

4 In mancanza di dati regionali e nazionali relativi all ultimo anno si sono considerati quelli relativi al Dei circa 276mila residenti in provincia di Piacenza, solo il 63,6% risulta in età lavorativa, contro una media regionale del 64,8% e nazionale del 66,1%. Gli ultra-sessantacinquenni rappresentano una quota molto elevata della popolazione provinciale (24,5%, molto al di sopra della media regionale e nazionale), mentre i giovanissimi, al di sotto dei 15 anni, sono solo l 11,9% (contro una media regionale del 12,5% e nazionale del 14,1%). Dal rapporto tra la consistenza della popolazione con più di 64 anni e quella con meno di 15 anni è possibile calcolare l indice di invecchiamento della popolazione, che mette in evidenza il peso della componente anziana della popolazione su quella giovanile. I dati riportati nella tabella mostrano il raggiungimento di livelli elevatissimi di invecchiamento da parte della popolazione provinciale: l indice di invecchiamento di 2,05 significa che la numerosità degli anziani è doppia rispetto a quella dei giovani di età inferiore ai 15 anni. Più contenuto risulta invece l indice di invecchiamento della popolazione a livello regionale (1,82) e, ancora di più, a livello nazionale (1,40). Indice di invecchiamento della popolazione, Piacenza e confronti territoriali. 2003/ Piacenza 2,11 2,08 2,05 Emilia-Romagna 1,87 1,84 1,82 Italia 1,35 1,38 1,40 Fonte: Istat Per completare l analisi della composizione per età della popolazione residente si riportano alcuni indicatori che consentono di soffermarsi sugli squilibri che coinvolgono la componente demografica in età attiva. L indice di dipendenza mette a confronto la popolazione in età non attiva, composta dai giovanissimi (0-14 anni) e dagli anziani (65 anni e oltre) e la popolazione in età lavorativa, consentendo di verificare quante persone in età non lavorativa devono essere sostenute dalla popolazione in età attiva. L indice di struttura della popolazione attiva è dato dal rapporto tra la popolazione di età compresa tra 40 e 64 anni e quella con età da 15 a 39 anni, moltiplicato per cento, e rappresenta un indicatore del grado di invecchiamento della popolazione attiva: più è alto, più vecchia è la struttura della popolazione in età lavorativa. I dati riportati nella tabella seguente mostrano come la struttura della popolazione sia fortemente sbilanciata sulle coorti più anziane, con un progressivo aggravamento dello squilibrio demografico della provincia, che produce serie conseguenze sulla struttura del mercato del lavoro locale: basti pensare al progressivo calo della componente più giovane della popolazione lavorativa (15-39 anni) che entra nel mercato del lavoro (tale fenomeno risulta peraltro amplificato dalla crescita della scolarizzazione da parte dei giovani piacentini). Il progressivo invecchiamento della popolazione, quindi, determina non solo una crescita dimensionale della componente anziana, ma anche di quella composta da individui in età lavorativa con più di 45 anni, a scapito della componente più giovane della popolazione in età lavorativa. Dalla lettura dei dati, inoltre, non si intravedono segnali di una possibile inversione di tendenza: entrambi gli indici, infatti, mostrano un andamento crescente negli ultimi anni considerati, di pari passo con l aumento della componente più anziana della popolazione, con un ulteriore aggravio dello squilibrio demografico esistente tra la popolazione attiva e non. La natalità in lieve ripresa non sembra sufficiente a contenere l invecchiamento della popolazione. Neppure l apporto positivo dell immigrazione è in grado di cambiare il segno di tale dinamica, ma solo di assorbire parzialmente la riduzione della componente più giovane della popolazione in età lavorativa. Nel quadro demografico delineato l immigrazione resta, infatti, uno dei pochi elementi a disposizione per contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione e, soprattutto, quello che manifesta i suoi effetti con maggior rapidità: una decisa ripresa dei tassi di natalità, infatti, oltre che irrealistica, produrrebbe effetti soltanto nel medio periodo. 6

5 Indicatori demografici Provincia di Piacenza, 1981/2005 Indice di struttura anno Indice di dipendenza della popolazione attiva ,9 106, ,7 102, ,8 109, ,2 115,0 Fonte: Elaborazione OML su dati Istat Anche dal confronto degli indicatori demografici con i valori rilevati a livello regionale e nazionale emerge la gravità della situazione demografica provinciale. In particolare, osservando il livello raggiunto dall indice di struttura della popolazione attiva emergono preoccupazioni in ordine al ridimensionamento della componente più giovane della popolazione attiva, con il rischio di non riuscire a soddisfare il fabbisogno di risorse umane nel mercato locale del lavoro. Indicatori demografici Confronto Piacenza, Emilia-Romagna, Italia. Anno 2005 Indice di struttura della Indice di vecchiaia Indice di dipendenza popolazione attiva Piacenza 2,05 57,2 115,0 Emilia-Romagna 1,82 54,3 110,6 Italia 1,40 51,2 101,4 Fonte: Elaborazione OML su dati Istat Come già evidenziato in precedenza, è grazie all apporto della componente straniera se la popolazione residente complessiva negli ultimi anni ha mostrato segni di ripresa. Il grafico seguente mostra la progressiva crescita della presenza straniera sul territorio piacentino nel corso degli anni, passata dalle 4mila e cinquecento presenze nel 1997 alle oltre 24mila di dieci anni dopo. La componente della popolazione autoctona è invece diminuita nello stesso periodo di quasi 8mila unità Popolazione residente in provincia di Piacenza per provenienza stranieri italiani Secondo le risultanze anagrafiche la presenza straniera sul territorio piacentino al 31/12/2006 è risultata pari a unità, con un incremento rispetto all anno precedente di unità. I tassi annui di crescita della popolazione immigrata sono stati negli ultimi anni molto sostenuti, ben superiori a quelli medi regionali e nazionali, tanto che è possibile far rientrare la provincia di Piacenza tra le aree a maggior attrazione di stranieri a livello nazionale. Nel biennio 2005/2006 il ritmo di crescita si è mantenuto su livelli più contenuti rispetto agli anni precedenti (rispettivamente +15% e +13%). 7

6 L incidenza della componente straniera sul totale della popolazione residente è progressivamente cresciuta nel corso degli anni, attestandosi nel 2006 all 8,8%. Cittadini stranieri residenti per sesso in provincia di Piacenza al 31/12 di ogni anno % su pop. anno maschi femmine totale residente % donne ,3% 44,0% ,7% 46,1% ,8% 46,8% ,8% 47,6% ,8% 48,3% Fonte: Ufficio Statistica Provincia di Piacenza su dati Anagrafi comunali Una caratteristica estremamente importante rilevabile dalla lettura dei dati è la progressiva femminilizzazione della popolazione straniera residente: si tratta di un fenomeno tipico di una fase di consolidamento e stabilizzazione migratoria, in cui si assiste alla ricomposizione dei nuclei familiari o alla creazione di nuovi. Questa tendenza, osservabile anche a livello regionale e nazionale è dovuta, oltre al fenomeno dei ricongiungimenti familiari, alla richiesta crescente di manodopera femminile in specifici segmenti del mercato del lavoro (quali, ad esempio, il lavoro domestico e la cura degli anziani). Al termine del 2006 le principali nazionalità presenti sul territorio provinciale sono l albanese e la marocchina, tra le prime comunità insediate sul territorio provinciale e rappresentative di oltre un terzo degli stranieri residenti in provincia; seguono la macedone, la rumena e l ecuadoriana. Complessivamente gli stranieri provenienti da questi cinque Paesi costituiscono il 57% degli stranieri residenti in provincia di Piacenza. Cittadini stranieri residenti in provincia di Piacenza al 31/12/2006 per genere e provenienza Nazione Maschi Femmine Totale incidenza % Albania ,4% Marocco ,7% Macedonia ,3% Romania ,4% Ecuador ,9% India ,5% Bosnia-Erzegovina ,5% Ucraina ,3% Tunisia ,1% Serbia-Montenegro ,1% Cina ,7% Burkina Faso ,7% Senegal ,6% Egitto ,6% Nigeria ,6% Altre ,7% Totale ,0% Fonte: Ufficio Statistica Provincia di Piacenza su dati Anagrafi comunali Allargando l orizzonte temporale agli ultimi cinque anni è possibile rilevare i principali cambiamenti intervenuti nelle presenze straniere a livello provinciale. La comunità albanese, che risulta la più numerosa già a partire dal 2000, nel periodo 2002/2006 ha pressoché raddoppiato il numero di presenze passando da a 4.987; quella marocchina, tra le prime insediatesi nella nostra provincia e oggi al secondo posto per numerosità, aumenta il 8

7 numero di residenti, ma con minore intensità (+61%). Anche la nazionalità macedone registra un incremento molto consistente (+124% nel quinquennio 2002/06), ma sono soprattutto gli ecuadoriani, gli ucraini e i rumeni a segnare gli incrementi più forti. Osservando la ripartizione degli stranieri residenti per classi di età è possibile comprendere l apporto che la componente immigrata fornisce al riequilibrio della struttura per età della popolazione. Gli stranieri, infatti, si posizionano prevalentemente nelle classi di età attiva e in quelle giovanili, contribuendo ad attenuare il processo di invecchiamento della popolazione piacentina. L incidenza della classe di età oltre 65 anni si attesta su valori trascurabili (2%), mentre i minori di 15 anni, grazie sia alle nascite dei figli che ai ricongiungimenti familiari, rappresentano il 22% degli stranieri residenti. Stranieri residenti per classi di età, % 2% 22% 0-14 anni anni anni 65 e oltre 52% Il grafico seguente mostra il differente peso delle classi di età tra i residenti di nazionalità straniera ed italiana. Si evince chiaramente come la componente immigrata costituisca una forza giovane e vitale per il nostro territorio: le fasce più giovani e centrali in età lavorativa rappresentano il 98% del totale degli stranieri residenti in provincia, mentre la presenza degli over 65 hanno un peso marginale (2%). 60% 50% 40% Distribuzione percentuale dei residenti italiani e stranieri per classi di età, % 35% stranieri italiani 30% 22% 27% 24% 27% 20% 11% 10% 2% 0% 0-14 anni anni anni 65 e oltre 9

8 Molto significativi sono i dati relativi alla popolazione in età lavorativa, che evidenziano la grande differenza tra i due gruppi demografici: se infatti la quota di stranieri appartenenti alla classe di età anni è pari al 76%, tra gli italiani essa rappresenta solo il 62%. Ma è soprattutto osservando il divario tra italiani e stranieri nella classe anni (25 punti percentuali) che si comprende l importante ruolo di svecchiamento fornito dalla popolazione straniera nel mercato del lavoro provinciale. L immigrazione, pertanto, assume un ruolo determinante nell attenuare gli squilibri demografici che caratterizzano la popolazione residente e, in modo particolare, i problemi legati all invecchiamento. Le politiche per la famiglia (come, ad esempio, quelle a favore della natalità) producono effetti in tempi molto lunghi, mentre nel breve periodo l unico fattore in grado di contrastare i gravi squilibri generazionali sembra essere l immigrazione. Il saldo migratorio positivo è riuscito negli ultimi anni a fermare il calo costante della popolazione, soprattutto in età attiva, e a sopperire al fabbisogno di manodopera da parte delle aziende locali. Il nostro sistema produttivo non può fare a meno della forza lavoro immigrata, che viene occupata in tutti quei lavori manuali e/o dequalificati per i quali i giovani italiani mostrano sempre maggiore disaffezione, in settori quali l agricoltura, la metalmeccanica e l edilizia. L apporto fornito dai lavoratori immigrati, poi, è irrinunciabile anche sul lato del lavoro di cura, sempre più richiesto a causa dell alto tasso di invecchiamento della popolazione residente, e svolto quasi esclusivamente da lavoratori stranieri, in maggioranza di genere femminile. In questo capitolo si sono evidenziati i principali fenomeni demografici che hanno interessato la nostra provincia negli ultimi anni: la ripresa della popolazione residente, resa possibile dal fondamentale apporto della componente immigrata della popolazione, che riesce a compensare il saldo naturale negativo (dovuto sia al basso tasso di natalità che all alto tasso di mortalità generato dal forte peso della componente anziana della popolazione); il grave squilibrio demografico nella struttura per età della popolazione piacentina, generato dal forte calo delle nascite e dal progressivo prolungarsi della vita media, che ha determinato un lento e progressivo invecchiamento della popolazione. La situazione demografica piacentina, in assenza di cambiamenti, è destinata a penalizzare pesantemente lo sviluppo futuro del territorio. I fenomeni evidenziati, inoltre, hanno complesse implicazioni economiche e sociali: sono destinati, innanzitutto, ad incidere sul sistema dell istruzione, della formazione professionale e del mercato del lavoro: il basso livello di natalità genera una riduzione della consistenza numerica delle giovani generazioni che arrivano sia al mondo della scuola che a quello del lavoro. Ad aggravare ulteriormente la carenza di offerta di lavoro si aggiungono le scelte dei giovani piacentini orientate al prolungamento degli studi: tale fenomeno genera un ritardo nell ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Il progressivo invecchiamento della popolazione in età attiva, infatti, indebolisce le potenzialità di sviluppo dell economia locale, in quanto determina una scarsa propensione al rischio e all investimento dei capitali. L aumento della durata della vita, inoltre, oltre a far aumentare il peso della componente più anziana della popolazione, origina l espansione della domanda di servizi alla persona (servizi di cura e assistenza agli anziani). Tali fenomeni hanno importanti ripercussioni sui meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro: l invecchiamento della popolazione fa aumentare la richiesta di servizi alla persona poco qualificati, ma i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro sono sempre più scolarizzati, con aspettative crescenti nei confronti del lavoro e, quindi, sempre meno propensi ad accettare occupazioni a basso contenuto professionale. 10

9 2. La situazione del mercato del lavoro provinciale secondo i dati Istat Lo studio del mercato del lavoro provinciale basato sui dati Istat si concentra sui dati relativi all anno 2005, in quanto per la prima volta la nuova Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro ha stimato a livello provinciale alcuni dati relativi al lavoro atipico e alla partecipazione al mercato del lavoro in relazione a variabili quali l età e il genere. Si tratta di un dettaglio molto importante, in quanto consente di cogliere il comportamento della forza lavoro provinciale nelle differenti fasce di età. Inoltre, grazie ad elaborazioni realizzate dalla Regione Emilia-Romagna sui microdati dell Indagine Istat, è stato possibile valutare per la provincia di Piacenza il livello di raggiungimento di alcuni obiettivi contenuti nella Strategia Europea per l Occupazione, e confrontare tali risultati con altre dimensioni territoriali. Recentemente l Istat ha pubblicato le stime relative alla situazione occupazionale provinciale nel Tali dati hanno evidenziato un netto miglioramento dell occupazione provinciale, che ha interessato in particolare la componente femminile (+3mila donne occupate rispetto al 2005) e il settore dei servizi (+7mila addetti). Tuttavia, sulla base della nostra esperienza e in considerazione dell elevato errore campionario che ricade sulle stime a livello provinciale, non ci sentiamo di considerare particolarmente attendibili tali dati. Per i motivi richiamati la nostra analisi sul mercato del lavoro provinciale si è basata prevalentemente sui dati relativi al Solo al termine del capitolo verranno richiamati i principali dati riferiti al Provincia di Piacenza: forze di lavoro e tassi di disoccupazione, occupazione e attività, 2004/2005 FORZE DI LAVORO OCCUPATI maschi femmine PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE 4 5 maschi 2 2 femmine 2 2 TOTALE FORZE DI LAVORO maschi femmine TASSO DI DISOCCUPAZIONE 3,4 4,0 maschi 2,2 3,3 femmine 5,0 5,1 TASSO DI OCCUPAZIONE anni 63,5 64,0 maschi 74,9 75,2 femmine 51,8 52,4 TASSO DI ATTIVITA' anni 65,8 66,7 maschi 76,6 77,8 femmine 54,5 55,3 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle forze di lavoro, nuova serie 2004/2005 Le somme possono non coincidere con i totali a causa degli arrotondamenti Nel 2005 i dati Istat hanno evidenziato una ripresa sia dell occupazione (in modo particolare per la componente maschile: +2mila occupati), sia delle persone in cerca di lavoro, che si attestano sulle 5mila unità. 11

10 Nel complesso la crescita rilevata nel numero di occupati e di disoccupati ha determinato un incremento delle persone attive sul mercato del lavoro, misurato dall aggregato forze di lavoro, passate da 116 a 120mila (in particolare nella componente maschile: +3mila unità). L incremento del numero di persone in cerca di lavoro ha fatto aumentare il tasso di disoccupazione, passato dal 3,4% al 4,0%, così come l aumento dello stock di occupati ha fatto crescere il tasso di occupazione (+0,5 per cento rispetto all anno precedente). Il tasso medio di attività è risultato pari nel 2005 al 66,7%, un punto percentuale in più rispetto all anno precedente; la crescita ha riguardato in modo particolare la componente maschile (+1,2 punti). La crescita di circa mille donne occupate produce un leggero miglioramento per la componente femminile, da sempre svantaggiata nel mercato del lavoro provinciale: aumentano il tasso di attività e di occupazione femminile (rispettivamente di 0,8 e 0,6 punti percentuali), mentre il tasso di disoccupazione si mantiene sostanzialmente stabile rispetto all anno precedente. Il tasso di attività, pur essendo cresciuto nell ultimo anno di circa un punto percentuale, si attesta ancora ai livelli più bassi rispetto sia alla media regionale che alle province limitrofe, risentendo dell alto tasso di invecchiamento della popolazione provinciale, tra i più elevati di tutto il Paese. Indici del mercato del lavoro, provincia di Piacenza e confronti territoriali anno 2005 TASSO DI ATTIVITA' anni TASSO DI OCCUPA- ZIONE anni TASSO DI DISOCCUPAZIONE TOTALE PIACENZA 66,7 64,0 4,0 EMILIA ROMAGNA 71,1 68,4 3,8 ITALIA 62,4 57,5 7,7 MASCHI PIACENZA 77,8 75,2 3,3 EMILIA ROMAGNA 78,7 76,6 2,7 ITALIA 74,4 69,7 6,2 FEMMINE PIACENZA 55,3 52,4 5,1 EMILIA ROMAGNA 63,4 60,0 5,3 ITALIA 50,4 45,3 10,1 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle forze di lavoro La situazione occupazionale provinciale presenta un divario piuttosto elevato con i tassi medi regionali. Mentre la componente maschile mostra valori inferiori di 1-2 punti percentuali, il divario risulta ancora molto forte per quella femminile (7-8 punti percentuali in meno nei tassi di attività e di occupazione). Per la prima volta la nuova Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro riporta i dati relativi ai tassi di attività, occupazione e disoccupazione per classi decennali di età. Si tratta di un dettaglio molto importante, in quanto consente di cogliere il comportamento della forza lavoro provinciale nelle differenti fasce di età. Tassi di attività per classi di età, provincia di Piacenza anni anni anni anni 55 anni e oltre TOTALE anni Maschi 43,0 91,7 96,5 91,6 22,2 77,8 Femmine 28,2 76,4 78,4 62,6 6,2 55,3 Totale 35,3 84,0 88,4 77,5 13,2 66,7 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro 12

11 Il tasso di attività registra i livelli più elevati in corrispondenza delle età comprese tra i 25 e i 44 anni, con valori superiori all 80%, mentre soltanto il 13,2% degli ultracinquantacinquenni appartiene alle forze di lavoro. La presenza di giovani attivi sul mercato del lavoro ha un peso marginale: solo il 35,3% delle persone appartenenti alla fascia di età anni ha un lavoro o è alla ricerca di un impiego. La bassa partecipazione dei giovani piacentini al mercato del lavoro si spiega con l alto livello di scolarizzazione che li contraddistingue, che fa rimandare l ingresso nel mercato del lavoro ad un momento successivo: indagini condotte a livello provinciale hanno mostrato come oltre il 90% dei giovani residenti appartenenti alla fascia di età anni risulta inserito in un percorso scolastico, e il 60% circa dei diplomati piacentini prosegue gli studi all università. Emergono importanti differenze di genere: i tassi di attività sono superiori per i maschi in tutte le classi di età, e risulta particolarmente interessante osservare l andamento dei differenziali tra le componenti maschile e femminile: 15 punti percentuali nelle fasce e anni, che salgono a 18 in quella successiva dei anni, fino a raggiungere il divario massimo in corrispondenza della classe anni: 29 punti di differenza. Mentre per i lavoratori di genere maschile il tasso di attività inizia a declinare dopo i 54 anni, per le donne si ha una caduta nella partecipazione al mercato del lavoro a partire dalla fascia di età successiva ai 45 anni. Questo avviene fondamentalmente per due ragioni: per motivi generazionali, in quanto la crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro nel nostro Paese è iniziata tardi, e per l abbandono del mercato del lavoro nel momento della nascita dei figli da parte delle attuali cinquantenni. I dati mostrano come sia in atto un importante cambiamento tra le donne nei percorsi tra lavoro e non lavoro: le attuali lavoratrici comprese nella fascia anni restano attive nonostante i carichi familiari e le problematiche legate alla conciliazione tra vita privata e professionale. Si va affermando, perciò, un modello di partecipazione femminile al mercato del lavoro sempre meno di tipo temporaneo e residuale, limitato cioè alle sole fasi della vita non riproduttiva. Alla tenuta dei livelli occupazionali delle lavoratrici di questa fascia di età contribuiscono diversi fattori, tra i quali il crescente investimento in istruzione compiuto dalle giovani donne, che genera una spinta emancipativa molto forte, e la volontà di autorealizzazione anche al di fuori delle mura domestiche. Le donne nelle fasce di età centrali, inoltre, riescono a rimanere dentro al mercato del lavoro ricorrendo al part-time, che svolge un importantissima funzione conciliativa tra lavoro e responsabilità familiari, e che ha conosciuto negli ultimi anni una notevole diffusione. I tassi di attività maschili seguono un andamento differente, mantenendosi sostanzialmente stabili e a livelli superiori al 90% nelle fasce di età centrali (dai 25 ai 54 anni), mentre si dimezzano in corrispondenza della classe di età più giovane, sempre più impegnata nel sistema formativo. La classe di età degli ultracinquantacinquenni presenta bassissimi livelli di partecipazione al mercato del lavoro e sconta gli effetti dei pensionamenti anticipati legati a ristrutturazioni aziendali avvenute negli anni passati, che si sono spesso concluse con la messa in mobilità dei lavoratori e, al termine, con l uscita precoce dal mercato del lavoro attraverso il pensionamento. L andamento del tasso di occupazione disaggregato per classi di età e genere è riportato nel grafico seguente e presenta caratteristiche simili all andamento del tasso di attività. I dati confermano l ingresso tardivo dei giovani nel mercato del lavoro, soprattutto da parte delle ragazze, che in misura maggiore rispetto ai coetanei maschi decidono di acquisire livelli d istruzione più elevati. Si conferma quanto già evidenziato con riferimento al differenziale tra i generi: mentre il divario del tasso di occupazione tra maschi e femmine è minimo nella fascia anni (17 punti percentuali), nella classe successiva (45-54 anni) raggiunge il livello massimo (29 punti), a causa dell abbandono precoce della vita lavorativa da parte di ampie fasce di donne. Vengono confermati i nuovi comportamenti lavorativi delle donne adulte, nate negli anni Sessanta ed oggi appartenenti alla fascia dei anni: esse risultano maggiormente inserite nel mercato del lavoro rispetto alle generazioni precedenti e, nonostante i problemi legati ai carichi familiari e 13

12 alla conciliazione dei tempi, mostrano un forte attaccamento al lavoro e la volontà a rimanere stabilmente inserite nel mercato del lavoro. L occupazione maschile si mantiene invece su livelli elevati anche nella fascia anni (quasi il 90%), mentre si riduce drasticamente dopo i 55 anni. Di fronte alle tendenze demografiche che si vanno affermando, che vedono da un lato la progressiva crescita della popolazione ultracinquantenne e dall altro il calo della popolazione giovanile, dovuto ai bassi livelli di natalità degli ultimi vent anni, la sfida per il prossimo futuro sarà quella di trattenere tra le fila degli occupati i lavoratori più anziani Tasso di occupazione per classi di età e genere in provincia di Piacenza, ,8 93,6 89,6 Maschi Femmine 70,9 77,0 60,8 38,2 22,0 21,7 6, anni anni anni anni > 55 anni I dati riferiti al tasso di disoccupazione disaggregato per classi di età confermano anche per la provincia di Piacenza la presenza di un modello italiano di disoccupazione giovanile e da inserimento, che colpisce cioè i giovani nel momento dell ingresso nel mercato del lavoro: il 15,7% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, risulta disoccupato. E ad essere più colpite sono soprattutto le ragazze: particolarmente alto è infatti il livello di disoccupazione delle giovani sotto i 25 anni (22,1%). Emergono, perciò, alcuni elementi che fanno presagire difficoltà di approccio al mercato del lavoro da parte dei giovani. Si è osservato in precedenza come i giovani piacentini rimangano per diversi anni inseriti nel sistema formativo e che quindi entrino solo in minima parte nel mercato del lavoro. I dati relativi al tasso di disoccupazione giovanile ci mostrano come i ragazzi che non studiano e che tentano di inserirsi nel mercato del lavoro incontrino grandi difficoltà, specialmente se di genere femminile. Tassi di disoccupazione per classi di età, provincia di Piacenza anni 25 e oltre TOTALE Maschi 11,1 2,7 3,3 Femmine 22,1 3,8 5,1 Totale 15,7 3,2 4,0 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro Negli ultimi anni la crescente diffusione di forme lavorative flessibili hanno contribuito ad abbattere le barriere all ingresso nel mercato del lavoro giovanile, consentendo a tantissimi giovani di entrarvi con maggiore facilità. I dati Istat, però, sembrano evidenziare come sia ancora critica la fase di inserimento lavorativo per i giovani nella nostra provincia (soprattutto per la componente femminile) e come sia più facile non solo trovare un occupazione, ma anche perderla e doverne 14

13 cercare un altra. In altre parole emerge il rischio, nel mercato del lavoro giovanile, che la flessibilità in entrata si trasformi in precarizzazione, in continui passaggi tra esperienze di lavoro e non lavoro. La disoccupazione adulta risulta invece di lieve entità, anche per la componente femminile: questo dato si discosta dalla lettura del fenomeno della disoccupazione che viene fatta attraverso i dati relativi agli iscritti disponibili ai Centri per l Impiego, da cui emerge il forte peso della disoccupazione femminile e adulta (quasi 4mila donne ultratrentenni iscritte in tutta la provincia). Il basso livello di disoccupazione adulta non coglie nemmeno la fuoriuscita registrata negli ultimi anni dal sistema produttivo provinciale di un numero elevato di lavoratori (alle liste di mobilità al termine del 2005 risultano iscritti lavoratori), probabilmente perché nell indagine dell Istat vengono collocati tra gli inattivi (non si dichiarano, cioè, in cerca di lavoro e quindi vengono esclusi dalle forze di lavoro). Il confronto territoriale del tasso di disoccupazione giovanile evidenzia come la provincia di Piacenza si collochi in una posizione intermedia tra le ottime performances regionali e la media nazionale, che risente della grave situazione del Sud, dove le opportunità occupazionali per i giovani sono molto scarse Tasso di disoccupazione giovanile per genere, Piacenza e confronti territoriali, ,4 24,0 21,5 22,1 15,7 11,1 14,2 10,7 7,8 Maschi Femmine Totale Piacenza Emilia-R. Italia Per completare la conoscenza del mercato del lavoro è interessante evidenziare alcuni dati relativi al lavoro atipico, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescente diffusione in tutti i settori economici. Le migliorie introdotte nella nuova indagine Istat sulle forze di lavoro hanno consentito di allargare il campo di indagine, e attraverso il nuovo questionario è stato possibile cogliere rapporti di lavoro con orari più brevi e con forme di impiego meno istituzionali. L Istat ha diffuso le stime sulle forme di lavoro atipico solo a livello regionale. La Regione Emilia- Romagna, di recente, ha pubblicato il Rapporto sul mercato del lavoro 2006, nel quale ha rielaborato i dati elementari della nuova indagine Istat, rendendo possibile una stima del lavoro atipico con un dettaglio provinciale. L Istat ricomprende nel lavoro atipico le forme diverse dal lavoro standard, ossia dal lavoro dipendente a tempo pieno ed indeterminato e dal lavoro autonomo a tempo pieno. Rientrano perciò nel lavoro atipico i rapporti a tempo parziale, sia autonomi che alle dipendenze, il lavoro dipendente a termine, le collaborazioni coordinate e continuative e quelle occasionali. Queste differenti tipologie sono state poi raggruppate in due categorie: la prima comprende i lavoratori dipendenti a tempo parziale e indeterminato, la seconda raggruppa tutti gli altri lavoratori atipici (gli occupati a termine, gli autonomi part-time e i collaboratori). Nel complesso nel 2005 si contano in provincia di Piacenza quasi 20mila lavoratori atipici, rappresentativi del 17,2% dell occupazione totale, nel 69% dei casi costituiti da donne. Di questi 15

14 rapporti di lavoro, (pari al 6,7% del totale) appartengono alla categoria di lavoro a tempo indeterminato e parziale, e circa 12mila (il 10,5%) alla categoria degli altri lavoratori atipici. Occupati atipici e occupati totali residenti in provincia di Piacenza, maschi e femmine Maschi Femmine Totale V.A. % V.A. % V.A. % Part-timer a tempo indetermin , , ,7 Altri lavoratori atipici , , ,5 Altri occupati , , ,8 Occupati totali , , ,0 Fonte: Elaborazione Regione Emilia Romagna su dati Istat, Rilevazione Continua sulle forze di lavoro L occupazione femminile mostra un maggiore sbilanciamento verso le forme di lavoro atipico: quasi un terzo delle donne occupate in provincia di Piacenza non ha un lavoro standard (il 30,1% delle lavoratrici). Per quanto riguarda i maschi, invece, le quote di atipico sono decisamente inferiori: solo l 8,9% dei lavoratori maschi ha un occupazione non standard. Questi dati mostrano differenze di genere molto marcate, soprattutto nella categoria degli occupati part-time a tempo indeterminato (qui si ritrovano quasi esclusivamente donne: l 89%); nel lavoro a termine, invece, c è anche una componente maschile (56% donne contro 44% uomini). Le diverse forme di lavoro atipico si distribuiscono a livello territoriale in modo disomogeneo. In particolare, nelle province romagnole la quota di lavoratori atipici sul totale è decisamente più alta rispetto alle province emiliane. Questa differenza è da collegarsi con il ruolo che il settore turistico svolge in queste zone, nelle quali il ricorso a modalità di lavoro non standard è molto frequente. Le province che al contrario presentano le quote più basse di lavoro atipico in relazione agli occupati sono quelle di Reggio Emilia e Piacenza. Quota di occupati atipici per provincia Reggio Emilia Piacenza Parma Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Part-timer a tempo indeterminato Altri atipici I dati della nuova indagine Istat hanno permesso di quantificare la diffusione del lavoro atipico in provincia di Piacenza. Alla luce delle informazioni in nostro possesso, ci pare di poter affermare che la stima della categoria altri lavoratori atipici risulti sottodimensionata: essa infatti dovrebbe ricomprendere i lavoratori parasubordinati (collaboratori occasionali e lavoratori a progetto), i lavoratori a termine (con contratti a tempo determinato, di apprendistato, di lavoro somministrato) e gli autonomi a tempo parziale. Secondo i dati del Censimento, nel 2001 i collaboratori coordinati e continuativi e quelli a termine ammontavano a circa unità, con un incidenza sugli occupati totali pari al 13%; a questi vanno ancora aggiunti i collaboratori occasionali e gli autonomi parttime. 16

15 Considerando che negli anni successivi all indagine censuaria si è verificato un vero e proprio boom di questi lavoratori, tenendo anche conto del numero di iscritti alle gestione separata Inps e dei dati relativi agli avviamenti al lavoro presso i Centri per l Impiego, stimiamo che gli altri lavoratori atipici complessivamente si aggirino attorno alle 18mila unità (contro i 12mila stimati dalla Regione), e rappresentino il 16% circa degli occupati complessivi. I dati Istat recentemente pubblicati mostrano nel 2006 rispetto all anno precedente una fortissima espansione dell occupazione (+4mila occupati), che ha interessato in particolare la componente femminile (+3mila donne occupate). L espansione della popolazione occupata si è accompagnata ad una diminuzione di circa 2mila unità delle persone in cerca di lavoro, che si attestano ad un livello pari a 3mila unità. La crescita rilevata nel numero di occupati e il contestuale calo di persone in cerca di occupazione ha determinato un incremento delle persone attive sul mercato del lavoro, misurato dall aggregato forze di lavoro, di 2mila unità. Nella media del 2006 il tasso di attività è risultato pari al 68,2%, un punto e mezzo percentuale in più rispetto all anno precedente; tale crescita ha riguardato unicamente la componente femminile, mentre quella maschile si è mantenuta sugli stessi livelli osservati nell anno precedente. La crescita di circa tremila donne occupate produce un notevole innalzamento sia della quota di occupate che del tasso di partecipazione della componente femminile, da sempre svantaggiata nel mercato del lavoro provinciale. Aumentano infatti sia il tasso di attività che di occupazione femminile (rispettivamente di 2,9 e 3,5 punti percentuali). La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro ha fatto ridurre il tasso di disoccupazione (-1,2 punti percentuali), che si attesta a livelli inferiori addirittura alla media regionale, mentre l aumento dello stock di occupati ha fatto crescere in modo significativo il tasso di occupazione (+2,4 per cento rispetto all anno precedente). Provincia di Piacenza: forze di lavoro e tassi di disoccupazione, occupazione e attività, 2004/ OCCUPATI maschi femmine PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE maschi femmine TOTALE FORZE DI LAVORO maschi femmine TASSO DI DISOCCUPAZIONE 3,4 4,0 2,6 maschi 2,2 3,3 1,7 femmine 5,0 5,1 3,9 TASSO DI OCCUPAZIONE anni 63,5 64,0 66,4 maschi 74,9 75,2 76,5 femmine 51,8 52,4 55,9 TASSO DI ATTIVITA' anni 65,8 66,7 68,2 maschi 76,6 77,8 77,9 femmine 54,5 55,3 58,2 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle forze di lavoro Le somme possono non coincidere con i totali a causa degli arrotondamenti Il confronto con le province vicine fa emergere un miglioramento della posizione della provincia di Piacenza rispetto agli anni passati. Fino al 2005 la nostra provincia si posizionava nei tassi di attività e di occupazione sui livelli inferiori sia rispetto alla media regionale che alle province limitrofe. Ora invece Piacenza si colloca in una posizione intermedia tra le province più forti sul 17

16 piano economico ed occupazionale, come Milano e Parma, e le altre province, come Pavia e Cremona. Indici del mercato del lavoro per province, provincia di Piacenza e confronti territoriali anno 2006 TASSO DI ATTIVITA' anni TASSO DI OCCUPAZIONE anni TASSO DI DISOCCUPAZIONE PROVINCE: TOTALE Piacenza 68,2 66,4 2,6 Parma 72,2 70,2 2,7 Cremona 67,1 64,1 4,5 Lodi 70,0 67,7 3,2 Pavia 67,0 64,1 4,3 Milano 70,8 68,1 3,9 EMILIA ROMAGNA 71,9 69,4 3,4 ITALIA 62,7 58,4 6,8 MASCHI Piacenza 77,9 76,5 1,7 Parma 80,7 78,8 2,3 Cremona 76,9 74,6 3,0 Lodi 81,5 79,8 [2] Pavia 75,7 73,5 2,9 Milano 78,3 75,6 3,4 EMILIA ROMAGNA 79,3 77,1 2,6 ITALIA 74,6 70,5 5,4 FEMMINE Piacenza 58,2 55,9 3,9 Parma 63,5 61,4 3,2 Cremona 56,8 53,0 6,6 Lodi 57,9 55,0 5,1 Pavia 58,1 54,5 6,2 Milano 63,3 60,5 4,4 EMILIA ROMAGNA 64,3 61,5 4,3 ITALIA 50,8 46,3 8,8 Fonte: Istat, Rilevazione Continua sulle forze di lavoro Osservando la sola componente maschile si conferma per il tasso di attività la posizione intermedia, mentre nel tasso di occupazione la provincia di Piacenza supera addirittura i livelli di Milano e si avvicina ai valori medi regionali. Per quanto riguarda la componente femminile, invece, i grossi progressi compiuti nel corso dell ultimo anno fanno sì che la nostra provincia si mantenga nei tassi di attività ed occupazione femminili a livelli superiori rispetto a Cremona, Lodi e Pavia. I tassi di disoccupazione provinciali, infine, hanno raggiunto nel corso del 2006 livelli bassissimi, tanto che nel confronto territoriale Piacenza si attesta su livelli inferiori sia nel tasso complessivo che in quello maschile, e tra i più bassi anche con riferimento alla componente femminile, insieme a Parma. Fatta eccezione per il tasso di disoccupazione, infine, va sottolineato come la situazione occupazionale provinciale mantenga divari piuttosto elevati con i tassi medi regionali, specialmente con riferimento alla componente femminile. Infatti, mentre la componente maschile mostra nei livelli occupazionali e di partecipazione al mercato del lavoro valori inferiori di 1-2 punti percentuali rispetto ai dati medi regionali, quella femminile si mantiene su livelli inferiori di 5-6 punti. 18

17 3. Il mercato del lavoro provinciale nel contesto regionale, nazionale ed europeo Risulta interessante osservare come la situazione occupazionale provinciale si collochi all interno del mercato del lavoro regionale e, più in generale, nel quadro nazionale e comunitario. Il Servizio Lavoro della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Cras, ha rielaborato i dati Istat relativi al mercato del lavoro, mettendo a disposizione delle Province dei dati aventi un maggior livello di dettaglio. Tali dati hanno consentito di completare la conoscenza del mercato del lavoro locale avendo come riferimento gli indicatori relativi alla Strategia Europea dell Occupazione. Occorre tenere presente che queste stime si basano su un indagine campionaria, che presenta a livello provinciale un tasso di errore piuttosto elevato. Tali dati, perciò, devono essere letti tenendo presenti questi limiti e, specie con riferimento alle persone in cerca di lavoro, vanno integrati con le informazioni desunte dall elenco degli iscritti presso i Centri per l Impiego che, grazie alla ripulitura degli archivi in seguito all applicazione del D.Lgs.297/2002, consentono di individuare in modo puntuale i soggetti effettivamente alla ricerca di un occupazione. Vengono dapprima riportati i principali indicatori occupazionali per genere e ripartizione provinciale, relativi all anno I dati relativi al tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni mostrano come la nostra provincia sia ancora lontana dagli obiettivi europei fissati dalla Strategia Europea dell Occupazione per il 2010, in modo particolare per la componente femminile (-7,6 punti). Tasso di occupazione (15-64 anni) e genere, provincia di Piacenza e confronti territoriali Maschi Femmine Totale Piacenza 75,2 52,4 64,0 Parma 77,3 57,5 67,5 Reggio Emilia 81,7 59,5 78,8 Modena 77,7 62,0 70,0 Bologna 75,6 63,2 69,4 Ferrara 74,7 60,6 67,6 Ravenna 74,4 62,0 68,3 Forlì-Cesena 74,3 59,0 66,7 Rimini 76,4 55,3 65,8 Emilia-Romagna 76,6 60,0 68,4 Italia 69,7 45,3 57,5 UE 15 72,9 57,4 65,2 UE 25 71,3 56,3 63,1 Target Europa al ,0 70,0 Fonte: elaborazione CRAS su dati ISTAT Le tabelle seguenti mostrano i tassi di occupazione giovanile ed anziana delle province emilianoromagnole, confrontate con la media regionale, nazionale ed europea. La provincia di Piacenza si caratterizza per bassi livelli di partecipazione al mercato del lavoro della popolazione in età giovanile: si tratta di un fenomeno in gran parte legato agli alti livelli di permanenza nel sistema formativo da parte dei giovani residenti sul territorio provinciale. Ancora più ampi sono i divari registrati nei livelli occupazionali della popolazione di età anziana: la provincia di Piacenza si caratterizza infatti per tassi inferiori sia alla media regionale che nazionale. In particolare, rispetto all obiettivo della SEO per il 2010 di un tasso di occupazione della popolazione anziana del 50%, la provincia di Piacenza dovrebbe colmare in 5 anni un divario di oltre 20 punti percentuali. 19

18 Tasso di occupazione giovanile (15-24 anni) e genere, Piacenza e confronti territoriali Maschi Femmine Totale Piacenza 38,2 22,0 29,7 Parma 34,0 23,0 28,8 Reggio Emilia 56,0 28,0 42,4 Modena 45,7 34,6 40,5 Bologna 32,9 34,7 33,8 Ferrara 39,6 19,6 29,1 Ravenna 35,4 30,0 32,9 Forlì-Cesena 28,9 37,3 33,3 Rimini 37,4 37,8 37,6 Emilia-Romagna 39,3 30,8 35,1 Italia 30,4 20,8 25,7 UE 15 42,7 36,8 39,8 UE 25 39,7 33,8 36,8 Fonte : elaborazione CRAS su dati ISTAT Tasso di occupazione anziana (55-64 anni) e genere, Piacenza e confronti territoriali Maschi Femmine Totale Piacenza 39,3 16,9 27,7 Parma 47,4 26,3 36,6 Reggio Emilia 53,4 22,9 37,5 Modena 42,1 27,0 34,5 Bologna 37,2 27,6 32,2 Ferrara 38,2 24,5 31,5 Ravenna 35,5 17,2 26,2 Forlì-Cesena 46,4 24,5 35,2 Rimini 52,2 24,2 37,5 Emilia-Romagna 42,7 24,5 33,4 Italia 42,7 20,8 31,4 UE 15 53,1 35,4 44,1 UE 25 51,8 33,7 42,5 Target Europa al ,0 Fonte : elaborazione CRAS su dati ISTAT Le tabelle seguenti sintetizzano il posizionamento di ogni provincia rispetto ad ognuno degli indicatori occupazionali considerati, nonché gli scostamenti dalla media regionale. I dati mostrano chiaramente la situazione di svantaggio della provincia di Piacenza, che si colloca all ultimo posto nei livelli di occupazione delle fasce anni e anni, con riferimento sia al totale della popolazione che alla sola componente femminile. Anche nei livelli di occupazione giovanile la provincia di Piacenza occupa le ultime posizioni, sia con riferimento alla componente femminile che rispetto al totale maschi e femmine. Principali indicatori occupazionali per sesso e ripartizione provinciale, Graduatorie provinciali Provincia Tasso di occupazione (15-64) Tasso di occupazione giovanile (15-24) Tasso di occupazione anziana (55-64) maschi femmine totale maschi femmine totale maschi femmine totale Piacenza Parma Reggio-Emilia Modena

19 Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Fonte : elaborazione CRAS su dati ISTAT Principali indicatori occupazionali per sesso e ripartizione provinciale, Scostamenti dalla media regionale Provincia Tasso di occupazione (15-64) Tasso di occupazione giovanile (15-24) Tasso di occupazione anziana (55-64) maschi femmine totale maschi femmine totale maschi femmine totale Piacenza -1,4-7,6-4,4-1,1-8,8-5,4-3,4-7,6-5,7 Parma 0,7-2,5-0,9-5,3-7,8-6,3 4,7 1,8 3,2 Reggio-Emilia 5,1-0,5 10,4 16,7-2,8 7,3 10,7-1,6 4,1 Modena 1,1 2,0 1,6 6,4 3,8 5,4-0,6 2,5 1,1 Bologna -1,0 3,2 1,0-6,4 3,9-1,3-5,5 3,1-1,2 Ferrara -1,9 0,6-0,8 0,3-11,2-6,0-4,5 0,0-1,9 Ravenna -2,2 2,0-0,1-3,9-0,8-2,2-7,2-7,3-7,2 Forlì-Cesena -2,3-1,0-1,7-10,4 6,5-1,8 3,7 0,0 1,8 Rimini -0,2-4,7-2,6-1,9 7,0 2,5 9,5-0,3 4,1 Fonte : elaborazione CRAS su dati ISTAT Dopo aver esaminato gli indicatori occupazionali suddivisi per genere e fasce di età si considerano i dati relativi alla disoccupazione in provincia di Piacenza confrontati con le altre province e con le medie regionale, nazionale e comunitaria. I dati riportati nella tabella seguente mostrano per la provincia di Piacenza un tasso di disoccupazione pari al 4,0%, di poco superiore al dato medio regionale; tra gli uomini è pari al 3,3% (superiore alla media regionale, 2,7%), tra le donne, invece, è attestato al 5,1%, di poco inferiore al 5,3% medio regionale. Tasso di disoccupazione (15-64 anni) e genere, provincia di Piacenza e confronti territoriali Maschi Femmine Totale Piacenza 3,3 5,1 4,0 Parma 2,6 6,0 4,1 Reggio Emilia 1,7 5,4 3,2 Modena 2,9 4,7 3,7 Bologna 1,9 3,7 2,7 Ferrara 4,5 7,4 5,8 Ravenna 3,2 5,4 4,2 Forlì-Cesena 2,7 6,2 4,3 Rimini 3,3 6,7 4,7 Emilia-Romagna 2,7 5,3 3,8 Italia 6,2 10,1 7,7 UE 15 7,1 9,0 7,9 UE 25 7,9 9,9 8,8 Fonte: elab. CRAS e Servizio Lavoro Regione Emilia Romagna su dati ISTAT I dati relativi alla disoccupazione giovanile, mostrano per la provincia di Piacenza un tasso più alto della media regionale (15,7% contro 10,7%), con livelli particolarmente elevati per la componente femminile, che si attesta su valori doppi rispetto a quello maschile (22,1% contro 11,1%). 21

20 Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) e genere, Piacenza e confronti territoriali maschi femmine totale Piacenza 11,1 22,1 15,7 Parma 13,2 24,3 18,0 Reggio Emilia 1,2 12,1 4,9 Modena 10,3 11,9 11,0 Bologna 5,6 3,1 4,4 Ferrara 11,6 38,0 23,2 Ravenna 5,1 27,0 14,8 Forlì-Cesena 10,2 9,0 9,5 Rimini 7,8 8,4 8,1 Emilia-Romagna 7,8 14,2 10,7 Italia 21,5 37,4 24,0 UE 15 15,9 16,5 16,2 UE 25 18,2 18,9 18,5 Fonte: elab. CRAS e Servizio Lavoro Regione Emilia Romagna su dati ISTAT I dati messi a disposizione dal CRAS e dalla Regione mostrano un incidenza dei disoccupati di lunga durata sul totale delle persone in cerca di lavoro - 43,3% - ben superiore rispetto alla media regionale (32,2%) e tra le più alte tra le province emiliano-romagnole. Incidenza della disoccupazione di lunga durata e genere, Piacenza e confronti territoriali maschi femmine totale Piacenza 43,4 43,3 43,3 Parma 22,2 37,9 32,0 Reggio Emilia 54,4 41,9 45,6 Modena 24,3 38,9 32,5 Bologna 23,0 52,2 41,1 Ferrara 21,7 27,6 25,1 Ravenna 21,7 26,9 24,7 Forlì-Cesena 12,6 21,2 18,1 Rimini 14,1 34,1 26,1 Emilia-Romagna 25,2 36,8 32,2 Fonte: elab. CRAS e Servizio Lavoro Regione Emilia Romagna su dati ISTAT 22

Tasso di occupazione per fasce di età. Provincia di Piacenza, 2009 90,3 83,1 77,7 27,6 16,4. 15-24 anni. 25-34 anni. 45-54 anni.

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