Segmento Avanzato Corso Antincendio Boschivo

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Segmento Avanzato Corso Antincendio Boschivo"

Transcript

1 Protezione Civile & CML Segmento Avanzato Corso Antincendio Boschivo A cura di Ing. Rossano Ruggieri

2 Sommario INTRODUZIONE... 4 DEFINIZIONE DI BOSCO...4 DEFINIZIONE DI INCENDIO BOSCHIVO... 5 Definizione tipologica degli incendi...5 Elementi di criticità nell interfaccia urbano-foresta... 5 IL NUOVO APPROCCIO DELLA LOTTA AGLI INCENDI...6 L APPROCCIO PREVISIONALE...7 L IMPORTANZA DELLA PREVISIONE DEL PERICOLO E RISCHIO...7 L USO DELLA CARTOGRAFIA...8 GLI INDICI DI RISCHIO... 8 LA LOTTA PREVENTIVA PREVENZIONE E LOTTA PASSIVA GLI INTERVENTI SELVICOLTURALI...14 OPERAZIONI NELL INTERFACCIA URBANO-FORESTALE...14 OPERAZIONI LUNGO LE STRADA INTERVENTI DI LOTTA PASSIVA I VIALI TAGLIAFUOCO LA VIABILITA DI SERVIZIO...18 LE RISERVE IDRICHE...19 L AVVISTAMENTO I SISTEMI FISSI I SISTEMI MOBILI FORMAZIONE ADDESTRAMENTO E SELEZIONE DEL PERSONALE ATTIVITA DI SESIBILIZZAZIONE...22 TIPOLOGIA DI INCENDIO E FATTORI PREDISPONENTI I FATTORI PREDISPONENTI:analisi dei fattori ambientali...26 RELAZIONE TRA CLIMA E INSORGENZA INCENDI CONDIZIONI ATMOSFERICHE VS UMIDITA DEI COMBUSTIBILI L EFFETO DEL VENTO L EFFETTO DEL VENTO IN FUNZIONE DEL TERRENO...28 VALUTAZIONE DEI RISCHI IN FUNZIONE DELLA VEGETAZIONE ELEMENTI DI UN INCENDIO RELAZIONE ALTEZZA O LUNGHEZZA DI FIAMMA/INTENSITÀ LA COMBUSTIONE CICLO DELLA CARBONIZZAZIONE...37 CICLO DELLA COMBUSTIONE VIVA FASI EVOLUTIVE DELL INCENDIO...39 TECNICHE DI SPEGNIMENTO ATTACCO INDIRETTO...48 LA NATURA DELLE CAUSE ATTACCO DIRETTO... 41

3 CAUSE NATURALI CAUSE INVOLONTARIE CAUSE VOLONTARIE...52 EQUIPAGGIAMENTO PERSONALE...53 APPENDICE TECNICHE DI CONTROFUOCO RACCOLTA DATI ANTINCENDIO BOSCHIVO...58

4 INTRODUZIONE Il piano Antincendi Boschivi (AIB) è principalmente uno strumento di supporto alle decisioni, ai fini del coordinamento delle attività e degli interventi di prevenzione e di lotta antincendio. Tali attività devono essere definite e dimensionate in funzione dei principi e della misura con cui si vuole proteggere il patrimonio boschivo, ossia accettando un certo livello di danni. In Italia, la difesa dagli incendi boschivi è stata da sempre condotta mirando a una protezione del territorio che prevede lo spegnimento, sempre e comunque e laddove possibile, di ogni tipo di incendio. Non avendo ancora completamente adottato i criteri pianificatori di difesa dagli incendi boschivi, vengono talvolta ancora proposti dei piani in cui tutta l impostazione è basata sul rapido intervento da parte di una struttura resa efficace solo per effettuare l estinzione. Con questa impostazione si propone un apparato «di attesa» spesso incrementato in periodi di massima frequenza senza collegamenti concreti con la prevenzione selvicolturale. Questo criterio di lotta, definito fire control, deve essere gradatamente abbandonato a favore di un diverso criterio basato sulla difesa del territorio dal fuoco mediante la gestione dell elemento fuoco (fire management). La protezione totale del territorio risulta, infatti, di difficile realizzazione, sia in termini operativi che economici; è pertanto opportuno prevederla solo per aree ristrette del territorio, di particolare importanza, mentre per la restante porzione di area sottoposta a difesa in fase di pianificazione viene ammessa la possibilità del passaggio del fuoco, in certe aree e per un limite di superficie prescritto. Si definisce bosco qualunque superficie ricoperta da specie legnose forestali a portamento arboreo od arbustivo, di origine naturale od artificiale, in qualunque stadio di sviluppo. Conservano qualità di bosco le superfici private, per qualsiasi causa, della copertura forestale (articolo 5, Legge Regionale 18/1/2000 n. 6). Si considerano, altresì, come bosco: 1. i castagneti da frutto; 2. i popolamenti ripari e rupestri; 3. la vegetazione dunale litoranea; 4. qualsiasi radura purché la superficie sia inferiore a mq 2000; 5. qualsiasi radura che sviluppandosi secondo una direzione prevalente e di qualsiasi superficie; 6. abbia una larghezza inferiore a m 20; 7. impianti arborei di specie autoctone, realizzati secondo una normativa o autorizzazione DEFINIZIONE DI BOSCO

5 regionale, statale o comunitaria che prevede un vincolo di destinazione del soprassuolo a bosco. Non sono da considerarsi bosco: 1. le aree che, pur avendo i requisiti di cui al primo punto, hanno una superficie inferiore a mq 2000, purché ubicate ad una distanza non inferiore a m 70 da altre superfici boscate; 2. i pioppeti artificiali; 3. i noccioleti ed i noceti da frutto; 4. le colture di specie legnose a rapido accrescimento per la produzione di legname pregiato e gli impianti arborei realizzati secondo una normativa o autorizzazione regionale, statale o comunitaria che prevede l età o il turno per l utilizzazione definitiva dell impianto; 5. i filari e le fasce di piante, purché la loro larghezza non sia superiore a m 20; 6. i terreni abbandonati e cespugliosi, i pascoli ed i prati, sui quali l insediamento della copertura di interesse forestale, intesa come proiezione al suolo delle chiome, non superi il 25% dell area; 7. i giardini ed i parchi urbani; 8. qualsiasi popolamento arbustivo o arboreo insediatosi sui tratturi. DEFINIZIONE DI INCENDIO BOSCHIVO Per incendio boschivo si intende un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree (articolo 2 Legge 21/11/2000 n. 353). Definizione tipologica degli incendi Incendio di bosco: si intende quell incendio che interessa le superfici di cui alla definizione della legge 353/2000. Incendio di interfaccia con l urbano: si intende quell incendio di bosco in prossimità di centri urbanizzati o industriali. Gli incendi boschivi non preoccupano soltanto per gli effetti devastanti sulla vegetazione e sull'ambiente: spesso colpiscono anche fabbricati e impianti e minacciano l'incolumità delle persone. La situazione si è aggravata in tutti le nazioni industrializzate, a seguito dell'urbanizzazione di vaste zone di boschi e macchie e dello sviluppo delle attività turisticoricreative. Elementi di criticità nell interfaccia urbano-foresta

6 Sono definite d'interfaccia le aree abitate comprese entro una distanza inferiore a m nel punto di raggio minimo dalla possibile sorgente di propagazione di un incendio boschivo. Sono riconducibili alle seguenti due situazioni: gli insediamenti abitativi accorpati che confinano direttamente con il bosco: in questo caso, fronti di fiamma vasti possono mettere in situazione di rischio molte case, situazione frequente su tutto il territorio italiano; gli insediamenti abitativi o case sparse frammiste alla vegetazione boscata: in questo caso, sono costruzioni singole che vengono direttamente minacciate dalle fiamme: si tratta frequentemente di seconde case, di edifici destinati al turismo oppure abitati stagionalmente; altre volte sono costruzioni rurali che oggi svolgono solo parzialmente la funzione cui erano destinate un tempo, oppure sono abbandonate. In queste situazioni il rischio cambia connotazione rispetto al caso precedente, poiché di solito gli edifici interessati sono uno o pochi ma, per contro, le condizioni di estinzione sono più difficili poiché l'incendio, specialmente se intenso, tende a circondarli; inoltre, in tali casi la viabilità è meno sviluppata di quella degli insediamenti più vasti, e quindi l'uso di mezzi di estinzione pesanti risulta meno agevole. In passato, l unico approccio utilizzato era quello diretto, attivato solo ad incendio avvenuto con l intervento di mezzi terrestri e mezzi aerei. Attualmente, invece, grazie all utilizzo di software sempre più sofisticati e al reperimento sempre più facile di dati la lotta agli incendi avviene anche preventivamente, mediante: 1. la raccolta dei dati, 2. lo studio del fenomeno, 3. la redazione di indici di pericolo e/o rischio, 4. i modelli di propagazione, 5. le cartografie tematiche. Queste attività sono considerate di supporto per una organizzazione di attività antincendio più complessa ed articolata. Affinché si perseguano gli obiettivi di prevenzione e lotta agli incendi, è indispensabile organizzare una pianificazione antincendio opportuna ed efficace, secondo le seguenti modalità: 1. Forme di lotta preventiva (analisi delle cause, mappe del pericolo, ecc.); 2. Interventi preventivi attivi (sorveglianza continua, impiego di mezzi e uomini, ecc.); 3. Interventi colturali che mirino ad attenuare il pericolo di incendio mettendo in pratica i principi enunciati dalla selvicoltura preventiva, con lo scopo di ridurre la IL NUOVO APPROCCIO DELLA LOTTA AGLI INCENDI

7 combustibilità delle formazioni forestali per accrescerne la resistenza all avanzamento del fuoco; 4. Lotta attiva con mezzi terrestri ed aerei. L APPROCCIO PREVISIONALE Attraverso la pianificazione antincendio nell ottica della gestione e della prevenzione dell emergenza si perseguono gli obiettivi di un tipo di approccio previsionale grazie alla creazione di modelli specifici per le formazioni presenti nei diversi contesti regionali. Il nuovo criterio metodologico è basato sull implementazione di una base territoriale di simulazione dell evolversi di un incendio che possa innescarsi e svilupparsi in condizioni di pericolo/rischio massimizzate attraverso l uso di Sistemi Informativi Territoriali, di avanzate capacità di calcolo e di attuali tecnologie di raccolta dati. Tali strumenti, oltre a favorire la gestione in tempo reale, permettono di ottenere una previsione sufficientemente attendibile del pericolo giornaliero e/o settimanale. Il pericolo d'incendio misura la probabilità che accada un incendio in una data zona, considerando solo i fattori predisponenti; mentre il rischio d'incendio, oltre a questi ultimi, considera anche l'incidenza delle cause determinanti. Sono state definite delle linee guida relative ai piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi D. P. C. M. del G.U.R.I 26 febbraio 2002, n. 48. L IMPORTANZA DELLA PREVISIONE DEL PERICOLO E RISCHIO La valutazione del grado di rischio attribuibile alle diverse formazioni forestali, vale a dire la loro propensione a essere percorse più o meno facilmente dal fuoco, deve tenere conto delle caratteristiche peculiari della vegetazione, di quelle geomorfologiche e meteo-climatiche, nonché del fattore antropico nelle accezioni del comportamento umano, del grado di urbanizzazione, della viabilità e del livello socio-economico della zona. La previsione del pericolo costituisce un utile indicazione per pianificare le operazioni di allerta e di controllo degli incendi e soprattutto per la scelta del più idoneo metodo di estinzione, ottimizzando l efficacia di tutti gli interventi. Per meglio fronteggiare la situazione di emergenza, le attività dell antincendio boschivo si basano su un sistema di previsione tale da garantire in anticipo il grado di pericolosità.

8 Figura 1 Stratificazione delle variabili predisponenti il rischio incendio L USO DELLA CARTOGRAFIA L uso congiunto della cartografia e dei sistemi informativi territoriali, consentono la produzione di carte tematiche derivate, che consentono l identificazione delle aree critiche e la successiva pianificazione delle azioni di prevenzione e di estinzione. Figura 2 - Esempio di mappa tematica sul grado di rischio incendio La determinazione di un indice assume significato solo nell ambito di una organizzazione matura dell attività antincendio nella quale le diverse componenti del sistema di difesa siano equilibrate e contemporaneamente presenti, secondo i seguenti steps: GLI INDICI DI RISCHIO

9 PREVENZIONE CONTROLLO ESTINZIONE. In una organizzazione di tipo stagionale, la determinazione di un indice non porta a nessun vantaggio reale. L obiettivo ultimo nella definizione degli indici è di graduare oggettivamente e non soggettivamente le condizioni di ALLERTA, ALLARME, INASPRIMENTO DEI DIVIETI, ORGANIZZAZIONE DI ATTIVITA POTENZIALMENTE PERICOLOSE. In Canada e negli Stati Uniti, il sistema è molto complesso ed assume il nome di N.F.D.R.S., acronimo di National Fire Danger Rating System. In Australia, esiste un sistema di elaborazioni di modelli matematici che calcolano gli indici misurando la probabilità di occorrenza di un incendio boschivo in quel momento ed in quel luogo, tenendo conto di fattori predisponenti quali: condizioni meteo, orografia, vegetazione, giornate di vento passate, velocità attuale del vento, umidità del suolo e della biomassa vegetale, quantità di pioggia caduta in un periodo campione e classi di combustibile presenti nel territorio. Gli indici di rischio considerano anche le cause determinanti, ovvero la somma di fattori antropici e fattori naturali Ad ogni indice corrispondono classi di pericolo o di rischio, contrassegnate da un intervallo di valori; ad esempio negli Stati Uniti: Low, Medium, High, VeryHigh, Extreme. Generalmente, questi indici sono redatti e pubblicati giornalmente in modo da essere utilizzati dagli addetti ai lavori, cioè dai corpi specializzati addetti alla prevenzione e alla lotta antincendio. Per ogni realtà territoriale deve essere studiato e calibrato un algoritmo che tiene Figura 3 - esempio di classe di pericolo giornaliero

10 conte delle peculiarità del luogo, dato che i fattori di pericolo e di rischio cambiano da luogo a luogo. Si riporta una tabella riassuntiva delle caratteristiche di alcuni tra i principali indici di previsione esistenti. In pratica, la previsione del comportamento del fuoco trova applicazione nelle seguenti attività: 1. Redazione dei piani antincendio, 2. Informazioni di natura operativa da impiegare nella fase di estinzione dell incendio, 3. Programmazione del fuoco prescritto, 4. Previsione del grado di danno che un incendio è in grado di produrre sul soprassuolo, 5. Valutazione della vulnerabilità delle diverse tipologie forestali, 6. Individuazione dei più adeguati metodi di prevenzione basati sulla riduzione del carico di combustibile, 7. Definizione degli interventi di recupero post-incendio. Il comportamento del fuoco può essere conosciuto preventivamente valutando i fattori predisponenti: temperatura, umidità relativa dell aria, velocità del vento, pendenza del terreno, tipo e qualità del combustibile. Grazie allo studio di tali fattori è possibile individuare le caratteristiche dell incendio, definendo: 1. il tipo di incendio, 2. l estensione, 3. l intensità, 4. la pericolosità. Secondo Anderson (1982), il combustibile è diviso in 13 modelli suddiviso in quattro gruppi a seconda della propagazione di un eventuale incendio: 1. pascolo, Figura 4 - principali indici di previsione

11 2. cespugliame o fogliame sotto i cespugli, 3. fogliame sotto alberatura (lettiera), 4. residui di utilizzazione. I 13 modelli standard e rappresentano le proprietà di tutti i combustibili superficiali presenti in natura. Il loro diverso comportamento dipende: dal carico di combustibile dalla sua distribuzione per classi dimensionali o time-lag (specificato nelle pagine seguenti). Figura 5 - Classificazione secondo modelli della tipologia vegetazionale Secondo Rothermel (1972) e Albini (1976), il materiale combustibile è suddiviso per tipologie standardizzate descrittive dei tempi di combustibili differenti per quantità e qualità: Pascoli modelli 1,2,3 Cespuglieti modelli 4,5,6,7 Lettiere di boschi modelli 8,9,10 Residui di utilizzazioni 11,12,13 I 13 modelli standard descrivono qualitativamente e quantitativamente le forme fisionomico strutturali di vegetazione secondo i parametri di: Potere calorico, Contenuto Sali minerali, Umidità di estinzione, Carico combustibile vivo o morto per classi di dimensione, Rapporto superficie/volume, Profondità media dello strato.

12 Ogni forma fisionomica caratterizza un diverso insieme di parametri, come indicato nella seguente tabella. Modell o Praterie Cespugliati Lettiere di boschi Descrizione Pascoli e prati naturali o artificiali, costituiti da erbe fini, con tessuti senescenti o morti, di altezza inferiore ai cm, che ricoprono completamente il suolo. Possono essere presenti sporadicamente arbusti molto bassi o piante arboree comunque occupanti meno di un terzo della superficie. Pascoli e prati naturali o artificiali, costituiti da erbe fini, con tessuti senescenti o morti, di altezza inferiore ai cm, che ricoprono completamente il suolo. Sono presenti specie legnose che occupano da uno a due terzi della superficie, ma la propagazione del fuoco è sostenuta dallo stato erbaceo. Pascoli e prati naturali o artificiali, costituiti da erbe dense, con tessuti senescenti o morti, di altezza superiore al metro. È il modello tipico della savana e delle zone umide con clima temperato-caldo. I campi di cereali non mietuti sono rappresentativi di questo modello. Macchia o piantagione giovane molto densa, di altezza pari o superiore ai due metri. I rami morti presenti all interno contribuiscono in maniera significativa ad aumentare l intensità delle fiamme. La propagazione del fuoco avviene a carico delle chiome. Macchia densa e verde, di altezza inferiore al metro; la propagazione del fuoco è sostenuta principalmente dalle lettiera e dallo strato erbaceo presenti. Simile al modello 5 ma costituito da specie più infiammabili. II fuoco e sostenuto dallo strato arbustivo ma richiede venti moderati o forti. Una ampia gamma di situazioni di macchia bassa è rappresentabile con questo modello. Macchia costituita da specie molto infiammabili che costituiscono il piano inferiore arbustivo di boschi di conifere, di altezza variabile tra 0,5 c 2 m di altezza. Bosco denso, privo di sottobosco arbustivo. Propagazione del fuoco sostenuta dalla lettiera compatta, costituita da aghi o foglie di ridotte dimensioni. I boschi densi di pino silvestre o di faggio sono esempi rappresentativi. Bosco denso, privo di sottobosco arbustivo ma con lettiera meno compatta del modello 8, costituita da conifere ad aghi lunghi e rigidi o da latifoglie a foglia grande. Sono esempi rappresentativi i boschi di pino marittimo e di castagno. Bosco con grandi quantità di biomassa bruciabile a terra (rami, alberi schiantati) accumulatasi a seguito di eventi quali forti venti, attacchi parassitari, ecc. Grupp o

13 Residui di utilizzazioni forestali Bosco rado o fortemente diradato. Residui dispersi di spalcature o diradamenti, frammisti ai ricacci delle piante erbacee I residui prevalgono sugli alberi in piedi ricoprendo tutto il suolo in conseguenza di potature intense o diradamenti. Grande accumulo di residui di grosse dimensioni che ricoprono completamente il suolo. 13 LA LOTTA PREVENTIVA La lotta preventiva si basa sull analisi dei fattori predisponenti e mira a modificare i fattori modificabili, cercando di comprendere come quelli non modificabili agiscono sul fenomeno incendio. La lotta preventiva si esercita attraverso l insieme di azioni coordinate e pianificate finalizzate a sopprimere e/o modificare le cause degli incendi, limitandone gli effetti dannosi. Ciò si attua dotando il territorio delle necessarie infrastrutture di difesa e/o creando le migliori condizioni di lotta attiva. Gli obiettivi principali della prevenzione sono: 1. Evitare il verificarsi di un fenomeno, 2. Ridurre al massimo le conseguenze. La prevenzione può essere distinta come: 1. INDIRETTA, ovvero azioni dirette sulle cause determinanti, mediante una opportuna opera di educazione e informazione della popolazione. 2. DIRETTA, ovvero attraverso interventi eseguiti in bosco modificando le cause predisponenti, al fine di diminuire l intensità di eventuali fronti di fiamma e facilitare le eventuali operazioni di spegnimento. Gli interventi di prevenzione sono finalizzati ad ostacolare l insorgenza del fuoco e la sua propagazione. Essi si distinguono in: 1. Interventi di lotta passiva a. Attività di avvistamento b. Attività di sorveglianza c. Impiego di infrastrutture (viali parafuoco, viabilità di servizio, riserve idriche) 2. Interventi selvicolturali per ridurre il quantitativo del combustibile vegetale; 3. Formazione e selezione del personale 4. Attività di propaganda e campagne educative. PREVENZIONE E LOTTA PASSIVA

14 GLI INTERVENTI SELVICOLTURALI La selvicoltura preventiva può essere definita come l insieme degli interventi con finalità di ridurre la combustibilità di strutture vegetali forestali per accrescerne la resistenza all avanzamento del fuoco. Tra gli interventi tradizionali possiamo annoverare gli sfolli, i diradamenti e le ripuliture, ossia tutti interventi impiegati per ridurre la biomassa combustibile più pericolosa aumentando la resistenza dei popolamenti forestali. Tra le operazioni effettuate frequentemente ci sono: La regolazione della distribuzione nello spazio dei diversi tipi di combustibile, riducendo l accumulo di quelli pericolosi e creando soluzioni di discontinuità sia in senso verticale che in senso orizzontale. La riduzione della monospecificità, con la creazione di un mosaico ad infiammabilità differente. L impiego di specie vegetali a bassa infiammabilità, preferendo le latifoglie alle conifere; Gli interventi di potature periodiche con l obiettivo di eliminare le parti malate, creando discontinuità tra gli strati verticali dell arbusto stesso. I diradamenti periodici dal basso quando la densità è eccessiva per ridurre il combustibile presente e allontanare le piante tra loro. La zona di interfaccia urbano-forestale è costituita dalla fascia in cui l interconnessione tra le strutture abitative e la vegetazione è molto stretta. Si distinguono diversi tipi di interfaccia: Interfaccia classica: insediamenti di piccole dimensioni quali periferie, frazioni, piccoli villaggi, ecc., formati da numerose strutture e abitazioni a diretto contatto con il territorio circostante ricoperto da vegetazione. Tale conformazione genera maggiori problemi a cose e persone. Interfaccia occlusa: zone vegetate più o meno vaste (parchi urbani, giardini di una certa dimensione ecc) circondate da zone urbanizzate. Un eventuale incendio è agevolmente controllabile. Interfaccia mista: strutture o abitazioni isolate distribuite sul territorio a diretto contatto con vaste zone a vegetazione arbustiva e arborea. In questa conformazione solo poche strutture sono in pericolo in caso d incendio di vaste dimensioni. E molto importante definire una corretta tipologia costruttiva mediante l utilizzo di opportuni materiali capaci di ridurre la possibilità di accensione. Molto importante è il materiale OPERAZIONI NELL INTERFACCIA URBANO-FORESTALE

15 impiegato nella costruzione del tetto, nonché la sua tipologia costruttiva. È opportuno che il tetto sia spiovente e con strati di lamiera zincata che impediscono la penetrazione delle braci nel sottotetto. Aperture esterne quali abbaini, prese d aria e ventole devono essere riparate con opportune reti metalliche a maglie fitte per evitare l ingresso di scintille o braci incandescenti. Specie in condizioni di zona boscata o in presenza di alberi le grondaie devono essere sempre pulite dal materiale combustibile ivi accumulato. Anche il giardino può essere un arma nella prevenzione antincendio, infatti, può costituire una fascia tagliafuoco tra la costruzione e l esterno; pertanto, occorre: nel periodo estivo, bagnare lo strato erbaceo ed arbustivo per aumentare l umidità dei combustibili; eliminare la vegetazione dalla costruzione in modo da mantenere il calore di irraggiamento sotto i 12,5 Kw/mq. o Cespuglio con diametro 0,5 m distanza sicurezza 1,2 metri; o Cespuglio con diametro 1,0 m distanza sicurezza 2,4 metri; o Cespuglio con diametro 3,0 m distanza sicurezza 7,2 metri; Eventuali zone incolte a ridosso delle abitazioni devono essere decespugliate pr un minimo di 10 metri ad un massimo di 30 metri; l altezza dei cespugli deve essere minore di 0,50 m specie per le strutture esposte a fronti che si propagano con pendenze favorevoli. In caso di abitazione direttamente circondata dal bosco: Si deve effettuare un diradamento e una spalcatura della vegetazione arborea tale da limitare il rischio di incendio di chioma; Si deve eliminare il sottobosco arbustivo per una distanza sufficiente dall abitazione; Si deve evitare che gli alberi siano troppo vicini all abitazione stessa e che i rami sovrastino il tetto. OPERAZIONI LUNGO LE STRADA Le strade devono essere costeggiate per tutta la loro lunghezza da una fascia di sicurezza su entrambi i lati, con larghezza variabile compresa tra 1 e 5 metri. Molto importante è l eliminazione degli strati erbacei secchi o i combustibili minuti soggetti facilmente ad innesco per mozziconi di sigaretta e/o per sosta di automezzi con marmitta catalitica calda. La lotta passiva si esercita attraverso la realizzazione di infrastrutture che facilitano l organizzazione sul territorio degli interventi di estinzione e coadiuvano lo svolgimento degli interventi di estinzione. Le principali infrastrutture sono: Viali tagliafuoco, INTERVENTI DI LOTTA PASSIVA

16 Viabilità di servizio, Riserve idriche. I VIALI TAGLIAFUOCO Essi sono costituiti dalla semplice discontinuità della vegetazione che viene eliminata o, più spesso, fortemente ridotta. La loro dislocazione mira esclusivamente a: garantire l arresto del fronte di fiamma, diminuire la potenza dell incendio. Oltre all impiego dei viali tagliafuoco è necessario dislocare opportune opere di supporto all estinzione come i viali attivi utili per: vasche di rifornimento idrico, piazzole per atterraggio degli elicotteri. I viali parafuoco possono essere distinti in passivi ed attivi. Quelli passivi servono ad arrestare definitivamente l eventuale propagazione dell incendio, quindi: la vegetazione deve essere totalmente eliminata, la larghezza deve essere compresa tra 100 e 200 m. Figura 6 - esempio di viale tagliafuoco passivo Quelli attivi, in cui la vegetazione deve essere ridotta per una larghezza compresa tra 15 e 60 metri, rallentano il fuoco e consentono l intervento delle squadre di terra per l estinzione dell incendio.

17 Figura 7 - esempio di viale tagliafuoco attivo Esiste anche un altra tipologia di viale tagliafuoco in cui non è eliminata la vegetazione adulta all interno di tale fascia, ma viene eliminata solamente la biomassa bruciabile costituita dalla copertura arbustiva ed erbacea. Generalmente i viali tagliafuoco devono avere una larghezza almeno quattro volte l altezza degli alberi e comunque non inferiore a 15 metri. La larghezza dipende anche dalla pendenza del viale, essa deve essere tanto più grande quanto più la zona è pendente. Tali viali devono essere disposti in maniera trasversale alla direzione preponderante dei venti con un angolo al massimo di 45 a tale direzione. La progettazione dei viali tagliafuoco deve avere come obiettivo quello di trasformare un ipotetico incendio di chioma in un incendio radente e una lunghezza di fiamma sempre inferiore alla larghezza del viale stesso.

18 Figura 8 - visione satellitare dei viali tagliafuoco L introduzione di un solo viale tagliafuoco molto spesso non è sufficiente per garantire una corretta difesa affidabile, per cui si realizzano sistemi di viali composti da una dorsale principale posta perpendicolarmente alla ventilazione prevalente, a cui si congiungono viali secondari che dividono la foresta in settori realizzati preferenzialmente sui displuvi. LA VIABILITA DI SERVIZIO Per aumentare l efficacia delle azioni di prevenzione ed estinzione degli incendi boschivi è necessaria la presenza della viabilità forestale per: 1. agevolare tutte le operazioni di sorveglianza e pattugliamento mobile da terra; 2. intervenire nel modo più tempestivo possibile e quindi nella fase primordiale dell incendio, riducendo il tempo di estinzione; 3. facilitare le operazioni di difesa al fine di rendere minimi i danni all ambiente; 4. agevolare l accesso ai punti di approvvigionamento idrico, alle torri di avvistamento, ecc.; 5. definire le linee di sicurezza dalle quali far partire le eventuali operazioni di controfuoco; 6. costituire anche un ostacolo all avanzamento del fuoco. È importante che le strade e le piste siano percorribili nella loro massima capacità da tutti i mezzi antincendio, per cui è necessaria la presenza diffusa di piazzali e piazzole di scambio con larghezza sufficiente al transito degli automezzi.

19 Figura 9 - Viabilità di servizio LE RISERVE IDRICHE Nella fase di pianificazione e gestione del piano antincendio è necessaria la dislocazione di punti di approvvigionamento dimensionati rispetto alle esigenze della difesa antincendio allo scopo di ridurre i tempi di approvvigionamento dei mezzi utilizzati per le operazioni di spegnimento a terra (autobotti) e dei mezzi utilizzati dalle squadre (pompe a spalla). Figura 10 Botte per riserva idrica Le zone morfologicamente depresse si prestano molto bene alla realizzazione di piccoli laghi artificiali della capacità compresa tra 20 e 30 mc, che consentono il recupero di acqua piovana. All occorrenza, e specie nei periodi più a rischio, vengono disposte delle vasche mobili e delle autobotti in punti strategici, per garantire un rapido supporto al rifornimento idrico. La dislocazione deve essere tale da sostenere una presenza omogenea sul territorio e più concentrata nei luoghi a maggior rischio.

20 Figura 11 - Laghetto artificiale per rifornimento idrico elicotteri L AVVISTAMENTO L avvistamento si colloca tra la prevenzione e l estinzione. Il personale impiegato a tale scopo percorre il territorio nei periodi di maggior pericolo ed eventualmente staziona in località sopraelevate rispetto alla zona da controllare. Figura 12 - Zona sommitale di avvistamento Lo stesso scopo può essere raggiunto mediante l installazione di telecamere poste su postazioni fisse e comandate dalla sala operativa; talvolta esse possono essere dotate di sensori ad infrarosso in grado di registrare le emanazioni termiche e di conseguenza rilevare l eventuale incendio e attivare, automaticamente, il segnale di allarme. Figura 13 - Telecamera telecontrollata con dispositivo ad infrarosso

21 I SISTEMI FISSI Le torri di avvistamento sono apposite strutture con presenza di vedette in grado di individuare il luogo dell inizio del fuoco anche attraverso l ausilio di carte topografiche a grande scala ed eventualmente binocoli e ricetrasmittenti. Le torri devono essere disposte in punti panoramici strategici tali da consentire la massima visibilità rendendo minime le zone d ombra. La loro costruzione è preferibile in materiale ignifugo comunque non impattante visivamente; per una maggiore protezione si elimina la vegetazione nella zona circostante la torre. Figura 14 - Torre di avvistamento I SISTEMI MOBILI Oltre ai sistemi fissi la prevenzione viene affidata anche all utilizzo di sistemi mobili mediante l impiego di pattuglie motorizzate dotate di attrezzature di primo intervento antincendio; solitamente si usa un mezzo fuoristrada avente un impianto di irrorazione di miscela d acqua e ritardanti. Figura 15 - Mezzo fuoristrada leggero

22 Figura 16 - Mezzo fuoristrada pesante FORMAZIONE ADDESTRAMENTO E SELEZIONE DEL PERSONALE Affinché la lotta contro gli incendi boschivi sia efficace, è opportuno formare il personale impiegato in tali attività. Risulta, dunque, di vitale importanza l attivazione di corsi di formazione specifici per ogni tipologia di mansione svolta dal personale sia esso coordinatore che addetto allo spegnimento o alla bonifica. Oltre ai cicli teorici e di meeting, l addestramento deve prevedere anche moduli di esercitazioni pratiche in cui vengono simulati le varie tipologia di interventi e le principali ed indispensabili regole antinfortunistiche e di coordinamento. Figura 17 - Manovre di addestramento ATTIVITA DI SESIBILIZZAZIONE Può sembrare banale ma anche la pubblicità persegue un effetto preventivo per la lotta antincendio sia attraverso l uso di spot televisivi e radiofonici sia attraverso campagne pubblicitarie e messaggi di propaganda antincendio.

23 Figura 18 - Esempio di campagna pubblicitaria televisiva Figura 19 - Campagna pubblicitaria mediante tabellonistica È buona norma dotare il territorio, specie quello più sensibile al rischio incendio, di cartellonistica informativa su argomenti relativi al problema degli incendi. Figura 20 - Esempio di tabellonistica di prevenzione Per sensibilizzare tutta la popolazione è opportuno prevedere anche delle giornate di prevenzione antincendio organizzate allo scopo di far partecipare attivamente i visitatori e le scolaresche durante le operazioni in campo di ripuliture di materiale altamente combustibile.

24 TIPOLOGIA DI INCENDIO E FATTORI PREDISPONENTI Gli incendi boschivi, a seconda della gravità e delle modalità di sviluppo, possono essere distinti in: Incendio Sotterraneo: è un tipo di incendio molto improbabile in Italia. Esso è caratterizzato dalla propagazione del fuoco sotto i primi strati del terreno in cui sono presenti radici e torba. La sua espansione è molto lenta ed essendo invisibile è molto insidioso. Figura 21 - Incendio sotterraneo Incendio di Superficie: questa tipologia di incendio è molto diffusa; si localizza negli strati bassi della vegetazione in cui bruciano foglie, rami morti, erbe ed arbusti del sottobosco senza che le fiamme interessino le chiome degli alberi; Figura 22 - Incendio di superficie

25 Incendio di Chioma: è un incendio che trova origine in un incendio di superficie, ma successivamente, con condizioni favorevoli, interessa gli strati più alti della vegetazione trasformandosi in un incendio di chioma, molto catastrofico. L incendio di chioma può evolvere in incendio di barriera tipico della macchia alta, estremamente intenso e distruttivo. Figura 23 - Incendio di chioma Figura 24 - Incendio di barriera Per fattori predisponenti si intendono tutti gli aspetti che favoriscono l innesco di un incendio e la sua propagazione,ma non ne sono causa. Figura 25 - Servizio informativo antincendio giornaliero

26 Possono essere classificati in due categorie principali: 1. Fattori ambientali: a. Meteo climatici b. Geomorfologici c. Vegetazionali d. Legati alla struttura o governo del bosco 2. Fattori antropici: a. Legati alle attività produttive b. Legati alle attività turistico-ricettive c. Di conflittualità e di malcontento della popolazione o di singoli individui su questioni pubbliche e/o private La prima fase della pianificazione delle attività di prevenzione e difesa dagli incedi boschivi è rappresentata proprio dall analisi delle cause predisponenti. Lo studio infatti: mira all individuazione della pericolosità del fenomeno dell area oggetto di pianificazione; mira a conoscere la propagazione del fuoco; si incentra sulle difficoltà di contenimento degli incendi boschivi; cerca di programmare specifiche attività di lotta preventiva al fuoco. I fattori ambientali che caratterizzano il grado di rischio di una zona sono: 1. fattori climatici: α. temperatura, β. umidità atmosferica, da cui dipende il grado di umidità del materiale combustibile per cui più è secco, più il rischio innesco è alto, χ. velocità e direzione del vento; 2. Fattori topografici α. Esposizione dei versanti, β. Pendenza, χ. Morfologia del terreno; 3. Caratteristiche intrinseche della copertura vegetale α. Specie particolarmente infiammabili, β. Presenza di lettiera secca e compatta, χ. Accumulo di materiale morto di diverse dimensioni; 4. Caratteristiche dei soprassuoli boschivi α. Composizione specifica dei popolamenti arbustivi, β. Governo e trattamento dei popolamenti arbustivi, χ. Continuità dei popolamenti arbustivi, δ. Densità delle chiome, ε. Altezze dendrometriche, φ. Altezze di inserzione delle chiome; 5. Aspetti selvicolturali I FATTORI PREDISPONENTI:analisi dei fattori ambientali

27 α. Ridotti interventi selvicolturali, β. Abbandono di residui delle cure colturali, χ. Esistenza di aree ad alto rischio quali coltivi, pascoli ed aree incolte. RELAZIONE TRA CLIMA E INSORGENZA INCENDI Il fattore climatico è il principale tra i fattori predisponenti che influisce, dall inizio, alla propagazione dell incendio a causa di eventuali condizioni di aridità, molto accentuate in alcuni periodi dell anno. Il picco si verifica al sud nei mesi estivi ed al nord nei mesi invernali. Figura 26 - Andamento climatico Sulla base dell'analisi dei dati disaggregati per regione è possibile separare in senso temporale le due stagioni di pericolosità, come segue: stagione di incendi estiva:tipica delle regioni a clima mediterraneo, con periodo di maggiore pericolosità da giugno a ottobre. stagione di incendi invernale:tipica delle regioni a clima temperato, con periodo di maggiore pericolosità da novembre a maggio Le caratteristiche climatiche delle regioni a maggior pericolo incendio sono: 1. Aridità estiva generata dalle temperature elevate e dalle scarse precipitazioni; 2. Irregolare distribuzione delle piogge, concentrate esclusivamente nel periodo autunnale ed invernale; 3. Presenza nei mesi estivi di ventilazione proveniente da S e S-E che aggrava ulteriormente le condizioni di forte aridità e siccità, unitamente alle elevate temperature e allo scarso contenuto di umidità. Per tali ragioni, gli eventi sono concentrati nel periodo estivo con il picco massimo nel mese di agosto nelle zone meridionali; il massimo relativo nel periodo freddo è quello intorno a marzo-aprile che si manifesta, con minore pericolosità, nelle regioni settentrionali.

28 CONDIZIONI ATMOSFERICHE VS UMIDITA DEI COMBUSTIBILI Le condizioni atmosferiche (temperatura e umidità relativa dell aria) influiscono sul contenuto d acqua presente nei vegetali e nel suolo; rilevando la stretta correlazione tra il contenuto di umidità dei combustibili e la loro infiammabilità. In estate, se il bilancio idrologico esprime valori bassi, il pericolo di incendi si attesta su livelli alti La propagazione del fuoco è inversamente proporzionale al contenuto d acqua dei combustibili. Tale contenuto dipende da: 1. quantità e concentrazione delle precipitazioni, 2. temperatura dell aria; il riscaldamento del combustibile lo essicca e si raggiunge facilmente l umidità di accensione, 3. umidità atmosferica, che influenza il contenuto di acqua nel combustibile, 4. ventilazione, che apporta grandi quantità di aria e quindi di comburente, essicca i materiali combustibili facendo evaporare l acqua, trasporta i tizzoni ardenti, impone la velocità e la direzione di avanzamento del fuoco. L EFFETO DEL VENTO In assenza di vento e in condizioni di suolo pianeggiante il fuoco tende ad espandersi in tutte le direzioni in forma circolare. In condizioni di vento preponderante, il fuoco assume una forma ellittica allungata in direzione opposta al vento. In condizioni di vento variabile si alternano diverse direzioni preferenziali del fuoco. L EFFETTO DEL VENTO IN FUNZIONE DEL TERRENO L effetto del comportamento del fuoco dovuto all azione del vento è funzione degli ostacoli presenti sul territorio, della morfologia e della pendenza. Figura 27 - Propagazione ascendente del fuoco in presenza di vento favorevole

29 In presenza di un incendio, si generano delle correnti di aria locali di tipo ascensionale che si aggiungono all effetto dei venti prevalenti nella diffusione del fuoco. Mentre l aria riscaldata sale, si genera un richiamo di aria fresca verso la base che alimenta ed ossigena la combustione, incrementando l incendio. Figura 28 - Condizioni variabili di pendenza e ventilazione Nelle ore più calde del giorno, il calore del sole riscalda il terreno e l aria in prossimità del terreno si riscalda a sua volta e sale, generando correnti d aria che risalgono le valli lungo le Anche la pendenza del terreno gioca un ruolo fondamentale nell evoluzione dell incendio. Specie se l incendio ascende il versante e il vento va dal basso verso l alto, si assiste al fenomeno del preriscaldamento, ovvero la fiamma preriscalda il combustibile posto immediatamente a monte tanto da ridurre al massimo la presenza di umidità nel combustibile facilitando così l avanzata dell incendio verso le zone più alte. La pendenza causa anche il rotolamento di materiali vegetali non stabili infiammati che determinano lo spostamento più a valle di possibili altri focolai. Se la direzione del vento è quella di risalita, il fuoco è più rapido in salita che in discesa. In caso di incendio discendente, la velocità di propagazione si abbassa e il tempo di residenza, ovvero il tempo di permanenza del fuoco in un certo punto, aumenta, apportando ulteriori conseguenze e maggior danno sul suolo e sulla vegetazione. La disposizione del terreno rispetto ai punti cardinali gioca un ruolo fondamentale. Infatti, l esposizione determina il grado di soleggiamento giornaliero del combustibile, influendo sulla temperatura e sull umidità: l esposizione a sud ovest è la più calda e pericolosa. Anche la morfologia del terreno influisce sul contenuto di acqua dei combustibili: durante il giorno, a causa dell irraggiamento solare, l aria si riscalda maggiormente nel fondovalle e sale verso le zone più alte. In condizioni di burroni, crepacci o strettoie, il fuoco avanza con la massima rapidità per l effetto esaltato dell aria calda.

30 pendici. Durante la notte, ossia con il raffreddamento dell aria, avviene l effetto opposto, ovvero si generano correnti discendenti verso il fondovalle. Figura 29 - Riscaldamento giornaliero Figura 30 - Inversione termica notturna È fondamentale tenere presente queste situazioni per un buon esito di progettazione di un attacco all incendio. Assenza di vento e terreno pianeggiante: il fuoco tende ad espandersi in tutte le direzioni in forma circolare.

31 Vento costante in una direzione: l'incendio ha una caratteristica forma allungata ellittico - ovale. Vento variabile: si preferenziali del fuoco. alternano diverse direzioni Pendenza del terreno: esalta il preriscaldamento per l'apporto di calore esterno, i materiali vengono gradualmente riscaldati ed essiccati, scompare l'acqua, la temperatura raggiunge i 100 C e si facilita l'avanzata dell'incendio verso le zone più alte. Sul crinale il fuoco ha un andamento quasi verticale, con la convezione (il calore viene asportato da gas o liquidi in movimento, le differenze di densità dovute alle temperature producono dei moti) si ha un richiamo di aria in senso opposto all'altro versante. La morfologia del terreno: influisce in vario modo sulla propagazione dell'incendio. Durante il giorno per l'irraggiamento solare l'aria si riscalda maggiormente nel fondovalle e sale verso le zone più alte, durante le ore notturne si ha il fenomeno inverso. V = velocità di propagazione di un incendio - con pendenza da 0 a 5% = V - con pendenza del 30% = 2V - con pendenza del 55% = 4V

32 Figura 31 - Sperimentazione dell'evoluzione del fuoco 1 Figura 32 - Sperimentazione dell'evoluzione del fuoco 2 Figura 33 - Sperimentazione dell'evoluzione del fuoco 3 Nella fase iniziale dell incendio il combustibile è costituito prevalentemente da necromassa: rametti, lettiera, vegetali in decomposizione, sottobosco. VALUTAZIONE DEI RISCHI IN FUNZIONE DELLA VEGETAZIONE

33 Anche altri fattori influenzano la propagazione del fuoco: Potere calorifico del combustibile, ovvero la quantità di calore che si sviluppa dalla combustione completa a pressione costante di un kg di combustibile; esso influisce direttamente sull intensità del fronte di fiamma. Carico del combustibile, ovvero la quantità di combustibile per unità di superficie;si esprime in t/ha; maggiore sarà tale rapporto, maggiore sarà la predisposizione di quell ambiente al verificarsi di incendi. Grado di compattazione del materiale combustibile. Quanto più il combustibile è compatto, tanto meno ossigeno è presente e tanto più la combustione viene inibita. Continuità orizzontale del combustibile: è una condizione predisponente la propagazione orizzontale dell incendio. Disposizione verticale del combustibile: condizione predisponente la propagazione verticale dell incendio. La vegetazione vivente che subisce l incendio non sempre prende parte attivamente allo sviluppo dello stesso. La pericolosità del combustibile dipende essenzialmente da: 1. quantità, 2. qualità, 3. disposizione spaziale. Nel processo di combustione, la necromassa è molto più importante della fitomassa. Infatti, i tessuti morti non hanno acqua di costituzione e la percentuale d acqua è correlata esclusivamente al grado di umidità ambientale. L incendio si propaga con maggiore rapidità e con fronti di fiamma a maggiore caloria nei periodi dell anno in cui la vegetazione viva è normalmente più povera d acqua ovvero nel periodo di riposo vegetativo: inverno ed estate. In base alla loro dimensione, i combustibili morti possono essere classificati in: I classe 0.5<x<2.5 cm II classe 2.5<x<7.5 cm III classe > 7.5 cm Come in precedenza detto, l umidità del combustibile morto dipende dall umidità atmosferica che può raggiungere anche valori prossimi allo 0%. Il tempo che l'umidità presente nel combustibile morto impiega a perdere circa il 63% della differenza tra la sua umidità iniziale e l'umidità dell'aria è definito timelag (tempo di latenza) ed è strettamente correlato alla dimensione del combustibile. Si riporta la suddivisione del combustibile per tempo di latenza: Combustibili a 1 ora: sono raggruppati tutti i combustibili di piccolo e piccolissimo diametro (0,5<d>2,5 cm); essi bruciano rapidamente, con bassa caloria. Sono anche detti flash fuel (combustibile lampo); Combustibili a 10 ore: sono compresi i combustibili aventi un diametro tra 2,5<d>7,5 cm; Combustibili a 100 ore: sono i combustibili con diametro maggiore a 7,5 cm e rappresentano la maggior parte dei combustibili importanti per il propagarsi dell'incendio.

34 Contenuto di oli essenziali e/o altre sostanze altamente infiammabili incidono abbassando la temperatura d'ignizione di alcuni combustibili e facilitando il propagarsi dell'incendio (vegetazione mediterranea, mentre troviamo le resine, altamente infiammabili ed a elevato potere calorico, nelle conifere). ELEMENTI DI UN INCENDIO In un fronte di incendio possono essere distinti: Fianco Testa Lingua Coda Faville Figura 34 - Componenti di un fronte di fiamma Il calore per unità di superficie esprime il calore rilasciato per mq di combustibile presente nella zona di fiamma. Esso viene espresso in cal/cmq oppure in Kcal/mq. L intensità lineare esprime l energia emanata nell unità di tempo e di spazio e si definisce lineare, in quanto costituisce il calore rilasciato per secondo da una sezione di combustibile larga un metro che si estende dal fronte di fiamme alla sua parte posteriore viene espressa in kcal/m s o in kw/m s Con l espressione di Byram è possibile calcolare il numero di Kcal emanate in ogni metro lineare di lunghezza del fronte in funzione dei parametri che influiscono direttamente sull intensità del fronte. In cui: C potere calorifico del combustibile espresso in cal/g, P quantità di materiale consumato durante la combustione espressa in g, V velocità di avanzamento del fronte di fiamma espressa in m/min oppure in m/ora I= C*P*V

35 A seconda della velocità di spostamento del fronte di fiamma viene definito 1. Il tipo di incendio, 2. La pericolosità dell incendio, 3. La diffusibilità dell incendio. La velocità di spostamento dipende: 1. dalla quantità di biomassa che partecipa alla combustione, 2. dalla velocità dal vento, 3. dal basso contenuto di umidità dei combustibili. La lunghezza di fiamma corrisponde all altezza di fiamma quando la colonna di convezione tende ad essere verticale, ovvero in assenza di vento laterale, condizione molto improbabile, e dipende: Vento, Altezza vegetazione, Velocità di propagazione e intensità del fronte di fiamma. RELAZIONE ALTEZZA O LUNGHEZZA DI FIAMMA/INTENSITÀ Dall altezza di scottatura sulla chioma si può risalire all intensità lineare (I) attraverso varie espressioni empiriche che la legano alla lunghezza (L) o l altezza (H) della fiamma, come quelle di Nelson ed altri: I = 511,07*L 2 I = 213,97*L1.5 I = 273*L2.17 I = 3*(10*H)2 In caso si assenza di vento lunghezza e altezza di fiamma corrispondono. Figura 35 - Dimensione del fuoco H=L

36 È possibile definire la gravità di un incendio secondo una classificazione basata sulla velocità di avanzamento del fuoco espressa in metri/minuto. Per cui: da 0 a 2 LENTA da 2 a 10 MEDIA da 10 a 70 ALTA > 70 ESTREMA Se si tiene presente contestualmente sia la velocità di avanzamento che l intensità lineare di fiamma, si ha: Velocità Intensità lineare Classe Gravità m/minuto kw/m 1 bassa < 0, media 0,762 3, alta 3,810 7, estrema >7,620 > 3459 A seconda della gravità dell incendio è opportuno intraprendere una giusta metodologia di intervento.

37 LA COMBUSTIONE La degradazione termica del legno avviene essenzialmente in due modalità: 1. Carbonizzazione o pirolisi quando siamo in assenza di aria, 2. Combustione viva o rapida in presenza abbondante di aria. CICLO DELLA CARBONIZZAZIONE L incendio si avvia con una fase preliminare, di preriscaldamento ad una temperatura compresa tra 70 e 100 C, in cui viene somministrato calore e si determina una perdita di acqua. E una fase reversibile poiché riguarda solamente la perdita di acqua da parte del legno. Tra 150 e 200 C ha inizio la distillazione con imbrunimento dei tessuti e formazione di CO 2 e CO; somministrando ulteriormente energia, questa fase si sviluppa all interno mentre all esterno subentra la perdita di acqua di costituzione. Tra 240 e 280 C avviene la combustione solida parziale con distillazione di prodotti condensabili o succo pirolegnoso sviluppando: Acqua, Acido acetico, Acido formico, Acido propionico, Acidi grassi superiori, Alcol metilico, Gas non combustibili, Anidride carbonica, Monossido di carbonio. Oltrepassando la temperatura di 280 C la reazione da ENTOTERMICA diventa ESOTERMICA sviluppando circa kcal/kg. Dopo tale fase, si ha una rapida elevazione della temperatura che arriva a 450 C con emissione di gas combustibili quali: Metano, Formaldeide, Acido acetico, Acido formico, Metanolo, Vapori di idrogeno, Vapori di acqua, Anidride carbonica, A C si osserva la massima emissione di fumo e gas e a 500 C la fase di combustione termina con il residuo di carbone.

38 CICLO DELLA COMBUSTIONE VIVA Il processo ha inizio come la carbonizzazione: Perdita di umidità del legno, Perdita dell acqua di costituzione, Imbrunimento dei tessuti, Perdita di peso per volatilizzazione gas. Rispetto alla carbonizzazione la fase esotermica viene anticipata a C con sviluppo di notevole energia termica, circa Kcal/kg. La combustione solida parziale avviene tra 200 e 280 C producendo la demolizione dei carboidrati in CO e CO2. Tra 280 e 500 C, anziché distillazione che produce residuo fisso viene prodotta: Combustione di sostanze volatili in presenza di una fiamma pilota che incendia i gas combustibili, catrame, acido acetico, acidi grassi e alcol metilico. Produzione a circa C di fiamma luminosa, ossidazione accelerata e completa del carbone quando l ossigeno perviene a contatto con il carbone (fase di ignizione) o della brace con emissione di calore oltre 500 C, ma non di luce, con la produzione di un residuo costituito dalle ceneri. Allora, se nella carbonizzazione si consuma il combustibile per ottenere un residuo fisso, anch esso combustibile, gas combustibili e modesta emissione di calore, nella combustione libera si ha emissione diretta di energia termica in dipendenza del calore di combustione dei gas formatisi con livelli termici elevati. La propagazione o la trasmissione di calore si ha tra punti di uno stesso corpo o tra corpi diversi a temperatura più alta che cedono calore a quelli a temperatura più bassa fino al raggiungimento di una temperatura finale uguale per tutti, purchè non avvengono fenomeni capaci di svolgere o assorbire in modo continuo. La trasmissione di calore può avvenire in tre modi diversi: 1. CONDUZIONE: quando il calore passa da più punti caldi a più punti freddi attraverso una catena ininterrotta di mezzi materiali, senza provocare trasporto di materiale; 2. CONVEZIONE: è caratteristica dei fluidi dove il trasporto avviene mediante un movimento di materia; il calore si propaga da punti caldi a punti freddi del mezzo fluido perché porzioni di questo si spostano verso punti più freddi, creando correnti che rimescolano continuamente il fluido e ne mantengono uniforme la temperatura; 3. RADIAZIONE O IRRAGGIAMENTO: propagazione dell energia mediante onde elettromagnetiche in particolare attraverso i raggi infrarossi presenti nello spettro solare e in quello dei solidi incandescenti che vengono rilevati per il loro effetto termico ovvero il calore raggiante. La propagazione del calore nella maggior parte dei casi avviene successivamente o contemporaneamente in tutti e tre i modi.

39 FASI EVOLUTIVE DELL INCENDIO Fase iniziale: Accensione incontrollata: è il principio dell incendio ed è caratterizzata da una accelerazione contenuta (initial build-up). La bassa intensità del fronte, pur auto-mantenendo la fiamma, non è ancora in grado di fornire una sufficiente energia per il preriscaldamento di una grande quantità di combustibile e pertanto l accelerazione risulta contenuta. La velocità evolutiva è molto variabile e dipende da molti fattori che influiscono sulla fiamma stessa, in funzione soprattutto delle caratteristiche del combustibile. La fase iniziale è più veloce nelle zone aperte a vegetazione erbacea che nelle zone con copertura boscata. Pochi sono gli esempi di incendi con tale fase molto celere, mentre al contrario molti sono quelli con una fase iniziale di lunga durata. Molti principi di incendio vengono, difatti, bloccati in tale fase evolutiva, spesso anche con necessità di esigue forze d intervento. Fase di transizione: Aumento delle dimensioni delle fiamme e accelerazione elevata. L intensità del fronte è notevolmente incrementata e s individuano un aumento della larghezza del fronte di fiamma, nonché un emanazione termica sufficiente ad un rapido preriscaldamento del combustibile antistante, con l inclinazione della fiamma ancora protesa verso la zona incombusta. In questa fase, inoltre, iniziano a verificarsi moti convettivi che, a livello del suolo, rinforzano le correnti verso l incendio. Fase di decadimento: Fase di decelerazione delle fiamme Tale fase può essere considerata inversa rispetto a quelle sopra descritte. L intensità del fronte decresce in relazione alla diminuzione di influenza dei fattori meteorologici, topografici o alla variazione del carico d incendio. Tale fase può essere sia graduale che improvvisa, ma in ogni modo, porta ad una regressione dell incendio da fenomeno tridimensionale a fenomeno a due dimensioni e, soprattutto, a fasi di propagazione del fronte con minori intensità, per cui la lotta al fuoco risulta decisamente più facile. Esempi di tale fase sono facilmente riscontrabili Fase finale: Formazione di colonne convettive (incendio indipendente dai fenomeni esterni). Nella fase finale l intensità del focolaio è ormai giunta ai vertici della propria possibilità evolutiva, dato che il fuoco e il microclima connesso all incendio hanno acquistato una propria individualità ed interdipendenza. Caratteristici di questa fase sono alcuni comportamenti del fuoco evidenziabili in formazione di colonna convettiva organizzata, dotata di una propria individualità, e associata al verificarsi di fenomeni di vortici (spotting). In questi casi, l incendio assume spesso un comportamento proprio, per certi versi indipendente da fattori esterni, che, in condizioni normali, influenza l evolversi delle fiamme. In tale fase, le forze d intervento non sono in grado di fronteggiare l avanzamento del fuoco. In tali condizioni il fuoco mantiene costantemente l iniziativa, percorrendo in poche ore estensioni di migliaia di ettari e causando danni di estrema gravità, data la violenza del fronte avanzante.

40 durante la tarda serata e nelle ore notturne, oppure con la cessazione di periodi a forte ventosità e con variazioni della direzione del vento. In funzione dei fattori topografici, tale fase si verifica nel momento in cui il fronte raggiunge la cresta o lo spartiacque, quindi, è costretto a proseguire il suo avanzamento in contropendenza. Altro caso caratteristico è quello in cui le fiamme, incontrando zone non boscate, popolate da specie vegetali meno infiammabili o con differenti stratificazioni o disposizione orizzontale del combustibile, subiscono drastiche riduzioni sia nei loro parametri morfologici che di propagazione. Figura 36 - Evoluzione dell'incendio TECNICHE DI SPEGNIMENTO Affinché l azione di spegnimento sia efficace, economica e tempestiva è importante prevedere il comportamento dell incendio, ossia la sua intensità, e lo sviluppo del fuoco nello spazio e nel tempo. Base fondamentale è la conoscenza del territorio: ciò permette la lotta attiva attraverso l avvistamento e lo spegnimento. La tecnica di spegnimento si basa sul principio di rompere almeno uno dei lati del "triangolo del fuoco", mediante: - eliminazione del combustibile; - eliminazione dell aria; - raffreddamento della combustione.

41 Figura 37 - Triangolo del fuoco: combustibile, comburente, calore Per effettuare lo spegnimento di un fuoco si può procedere impostando un attacco di tipo diretto o indiretto. ATTACCO DIRETTO Attacco diretto terrestre con: 1. Uso di soffiatori, 2. Uso di flabelli, 3. Uso di rastro, 4. Uso di piccozze, zappe, ecc., 5. Uso di acqua o altro estinguente. Attacco diretto L attacco diretto terrestre consiste nell estinguere direttamente il fronte di fiamma e ridurre al minimo l area bruciata. Gli operatori sono però esposti al calore e al fumo e, per tale motivo, sono necessarie particolari condizioni. L attacco di tipo diretto può, infatti, essere attuato se l inclinazione del terreno è limitata, se l intensità lineare risulta bassa, in presenza di ridotta velocità di avanzamento, se l altezza della fiamma non presenti particolari picchi e il fronte di combustione non sia molto esteso. Attacco diretto aereo con: 1. Acqua, 2. Schiume, 3. Ritardanti, Attacco indiretto, 1. Costruzione di linea tagliafuoco, 2. Controfuoco, 3. Spargimento di ritardante.

42 Le tecniche che si possono adottare nell attacco diretto sono riassunte come segue: Tecnica di attacco dalla testa. L attacco diretto inizia dalla testa, procedendo in senso opposto a quello di avanzamento del fronte di fiamma, spostandosi, man mano, verso i fianchi. Tecnica di attacco dai fianchi. Tecnica di attacco dalla coda, seguendo l avanzamento del fuoco. I vari attrezzi sono utilizzati in misura diversa secondo la diversità dei fronti di fiamma e nelle diverse condizioni topografiche e vegetazionali. Uso del soffiatore Con incendio radente, se la lettiera del bosco di latifoglie non è ancora compattata, si usa con successo il soffiatore che, con la propulsione di un piccolo motore a scoppio, emana un getto violento d aria con cui si ripulisce una striscia nella quale il fuoco rallenta o si ferma, sempre se si tratta di un evento di debole intensità. In tal caso il getto d aria può infatti essere utilizzato per estinguere direttamente le fiamme. Figura 38 - Esempio di utilizzo del soffiatore Uso del flabello Con incendio radente, se la lettiera è compatta o in presenza di erbe basse o sottobosco ci si avvale con successo del flabello battifuoco, realizzato con strisce di tessuto, preferibilmente ignifugo, fissate ad un manico. Quest attrezzo viene utilizzato battendo per compattare il combustibile che sta bruciando.

43 Figura 39 - Esempio di utilizzo del flabello Uso del rastro Sulla vegetazione costituita da cespugli bassi e radi si può usare il rastro, una specie di rastrello dotato di denti triangolari. Con tale attrezzo si possono frantumare o tagliare i cespugli, permettendo un migliore lavoro agli operatori che subentrano nella seconda fase, avendo in precedenza utilizzato gli attrezzi sopra descritti (soffiatori e flabello). Uso di piccozze, zappe, zappacette e macchine per movimento di terra Gli incendi sotterranei si fermano effettuando trincee sufficientemente profonde in modo da arrivare allo strato minerale, quindi incombustibile, utilizzando mezzi manuali quali picconi, zappe, zappaccette, e macchine per movimento di terra. In genere queste ultime sono difficilmente utilizzabili a causa delle condizioni orografiche del territorio. Con irrorazione di acqua Tale metodologia si attua mediante linee di manichette di diametro vario, munite di lance irroratrici che normalmente partono da autobotti. Di questi mezzi antincendio, di cui vi è un ampia gamma di modelli, i più pesanti sono le autobotti con capacità fino a l di acqua, in genere dotate di quattro ruote motrici. Sono disponibili anche autobotti leggere con allestimenti scarrabili che permettono l adattamento operativo alle situazioni diverse.

44 Figura 40 - Esempio di intervento diretto con lancia Per affrontare incendi di maggiore intensità, si utilizzano anche pompe spalleggiate, manuali o a motore, che lanciano acqua il più possibile nebulizzata per sfruttarne la funzione raffreddante. In questo modo si abbassano le fiamme e si permette agli operatori, che agiscono con mezzi manuali, di lavorare più agevolmente. Tutte queste attrezzature possono essere o no utilizzate contestualmente ai mezzi aerei. Se il territorio non è ancora attrezzato, altra soluzione è quella di utilizzare vasche mobili (smontabili), la cui alimentazione avviene da qualunque presa d acqua con portata di qualche litro al secondo. Attacco diretto aereo I mezzi aerei (velivolo ad ala mobile e velivolo ad ala fissa) sono frequentemente impiegati per l estinzione con attacco diretto utilizzando diverse tecniche, in rapporto al tipo di velivolo, orografia, ventosità, presenza di ostacoli per il volo a bassa quota ecc. Mezzi aerei ad ala fissa Il riempimento può avvenire sia a terra che su una superficie di acqua con una operazione detta in termine tecnico flottaggio o scooping (caricamento dinamico su specchio d acqua). In questa fase della durata di circa 10 secondi, apposite sonde (una per serbatoio) vengono abbassate e convogliano l acqua all interno del serbatoio dell aereo, che viaggia a circa 120 km/ora.

45 Figura 41 - Fase di rifornimento idrico di un Canadair Il flottaggio può avvenire su tutte le superfici d acqua che abbiano almeno 1500 m di lunghezza, senza onde: se il vento è a prora, lo spazio può essere ridotto a m. Il lancio viene effettuato ad una velocità di circa 180 km/ora e ad una altezza di circa 30 m dalle chiome degli alberi. In tali condizioni si lancia circa 1 litro/mq. I serbatoi possono essere vuotati contemporaneamente o in tempi successivi. Nel primo caso l area interessata è di circa 80 m x 20 m, mentre nel secondo 140 m x 12 m. L impiego dei Canadair deve essere limitato alle zone entro 25 km dagli specchi di acqua, poiché, in caso contrario, la cadenza di lancio sarebbe insufficiente. Mezzi aerei ad ala mobile Le attività che l elicottero può eseguire durante un incendio sono molteplici, come qui riportate: Figura 42 - Momento dello sgancio della sostanza estinguente

46 RICOGNIZIONE, al fine di individuare le caratteristiche dell incendio e quindi le tecniche di attacco più idonee; TRASPORTO DI SQUADRE E DI ATTREZZATURE, in quei luoghi raggiungibili solo dopo lunghi tragitti pedonali; ESTINZIONE DIRETTA, impiegando le specifiche attrezzature. Usualmente l attrezzatura utilizzata per il trasporto d acqua è una benna di varia capacità o un serbatoio ventrale. Il fattore limitante nell uso degli elicotteri è la possibilità di rifornimento. L acqua deve essere vicina al luogo delle operazioni di spegnimento; per assicurare, infatti, una continuità del lavoro è necessaria una dislocazione adeguata dei rifornimenti idrici da prevedere anche in sede di pianificazione. I lanci devono avvenire con una frequenza non inferiore a 15 lanci all ora. L uso della schiuma è utile sia per l impiego terrestre sia aereo. Talvolta si usano ritardanti pure nell attacco diretto. Figura 43 - Momento dell'apertura del cestello

47 La quantità di acqua teoricamente necessaria è elevata: negli incendi boschivi le schiume servono per compensare la carenza di acqua. Le schiume, infatti, sono bolle di gas (aria) che, permanendo sul combustibile, si oppongono alla combustione stessa. La schiuma può essere utilizzata lanciandola direttamente sulle fiamme oppure, più frequentemente, in attacco indiretto, realizzando delle barriere dove il fuoco non è ancora arrivato, tenendo presente che esalta la funzione soffocante dell acqua, mantenendo quella raffreddante. L applicazione si esegue soprattutto in quei luoghi dove sono previsti fronti di fiamma intensi e il rifornimento idrico è difficile. Il tipo di schiuma utilizzata in A.I.B. è quella cosiddetta meccanica, meno costosa e più facilmente ottenibile, impiegando particolari lance con una pressione di alcune atmosfere. La percentuale di concentrato da aggiungere all acqua varia dal 3 al 6%. Le schiume ottenute con prodotti proteinici (derivati da proteine animali) sono definite a bassa espansione, mentre quelle ad alta espansione sono ottenute con formulati sintetici e miscele di tensioattivi. A causa dell effetto di deriva del vento è bene non utilizzare prodotti ad elevata espansione, ma è comunque importante tenere in dovuta considerazione la viscosità del prodotto. Il tempo impiegato dalle bolle di aria a rompersi e a rilasciare il liquido viene definito come vita della schiuma : l azione soffocante, quindi, diminuisce progressivamente nel tempo. Per l attacco di tipo indiretto è necessario che questo valore sia elevato. La vita o drenaggio della schiuma dipende, oltre che dalle caratteristiche del prodotto, anche dalle condizioni ambientali, quali la secchezza dell aria e il vento. Sono le stesse condizioni atmosferiche che favoriscono il propagarsi della fiamma, essendo responsabili di una minore stabilità della schiuma. Le schiume possono essere classificate in funzione della loro capacità di rilasciare l acqua: schiume secche, che rilasciano lentamente l acqua e schiume bagnate, che rilasciano più velocemente l acqua. Per l attacco diretto si deve preferire la schiuma bagnata, essendo importante favorire la copertura di tutto il combustibile e non il tempo di drenaggio. Ciò vale soprattutto per gli incendi su lettiera compatta o che rischiano di diventare sotterranei. Nell attacco indiretto si prediligono invece le schiume secche da cospargere su una superficie con larghezza pari a circa 2,5 volte l altezza prevista di fiamma,interessando le chiome dei cespugli presenti nel sottobosco.

48 Figura 44 - Rifornimento del cestello ATTACCO INDIRETTO Costruzione di linea tagliafuoco Le modalità esecutive per costruire una linea tagliafuoco sono diverse in funzione delle condizioni orografiche e del comportamento del fuoco. Importante, a livello operativo, è localizzare la fascia di controllo. Tendenzialmente, per la realizzazione della fascia s individua un area in cui la massa di combustibile è minima se non nulla, in modo da impedire l avanzamento del fuoco, permettendo l attacco diretto al fronte di fiamma con più facilità: si fissa quindi il punto di inizio della fascia ad una strada o ad una barriera naturale (corso d acqua, crinale) in modo da ridurre la possibilità che tale fascia sia aggirata dall incendio. La sua larghezza deve essere proporzionata al fronte di fiamma, approfondendola fino a raggiungere il terreno minerale. Quando l attacco diretto non è possibile, si può eseguire quello indiretto realizzando, lungo l incendio, una fascia di sicurezza priva di combustibile che impedisce l avanzamento del fuoco. L attacco indiretto viene utilizzato quando l emanazione termica è così elevata da impedire di lavorare nelle strette vicinanze del fronte di fiamma. Anche l accidentalità del terreno o la velocità di avanzamento del fronte consigliano di optare per questa forma di attacco. L attacco indiretto consiste nel realizzare condizioni di estinzione più facili, impedendo la propagazione prima che il fuoco si avvicini.

49 Le tecniche per la realizzazione delle fasce tagliafuoco sono molteplici. Esse possono essere eseguite con mezzi meccanici, tipo apripista, o con escavatori o, anche, manualmente. In quest ultimo caso si può operare mediante l avanzamento a tratti o in continuo: Avanzamento a tratti. Nell avanzamento a tratti, tutti gli operatori eliminano il combustibile, ognuno lavorando su un tratto di metri. Tale procedimento può essere eseguito se la biomassa è limitata. Avanzamento continuo. Nell avanzamento continuo ogni operatore esegue un lavoro specifico da realizzare con un determinato attrezzo (motosega, decespugliatore, zappe, roncole, rastrelli, pale ecc.). Questa tecnica si utilizza se le biomasse da asportare sono in quantità elevata. Il rendimento è massimo se gli operatori sono in grado di utilizzare le varie attrezzature con possibilità di compiere turnazioni ai vari attrezzi. Il Controfuoco Nell attacco indiretto il controfuoco è una delle tecniche più importanti e più efficaci per lo spegnimento di un incendio. Essendo una tecnica molto complessa, deve essere attuata solo da operatori specializzati. Il controfuoco consiste nel bruciare deliberatamente la vegetazione davanti all incendio in modo da esaurire preventivamente il combustibile ed arrestare il processo di combustione di un fronte di incendio avanzante. Si procede ad un opportuna distanza, nella zona che verrebbe presto percorsa, creando un fronte di fiamma che elimina, bruciandolo, tutto il combustibile compreso tra il fronte d incendio avanzante e una fascia tagliafuoco. Il controfuoco ha intensità limitata ed avanza verso l incendio anche per effetto del movimento di aria fredda, radente al terreno, richiamata dalla colonna di convezione ascendente. Il fronte di fiamma deve procedere verso l incendio generalmente contro vento, partendo da una linea di sicurezza che può essere naturale (un corso d acqua, una strada, ecc.) oppure artificialmente aperta nella vegetazione. La larghezza della fascia da bruciare preventivamente tra la linea di difesa ed il fuoco principale dipende: Figura 45 - Metodo del controfuoco

50 dalla velocità di avanzamento e dall intensità dell incendio; dalla densità della vegetazione; dalla distribuzione della vegetazione; dal tipo di vegetazione; dal numero di uomini a disposizione. Non è indispensabile che il controfuoco consumi totalmente il combustibile e blocchi completamente l incendio, basta che ne riduca sensibilmente l intensità e ne renda più facile lo spegnimento con attacco diretto. In genere risulta particolarmente efficace appiccare il controfuoco di notte e nelle prime ore del mattino quando è presente una maggiore umidità relativa e la combustione è meno intensa. Se il vento è forte il controfuoco diventa pericoloso. Quando la linea di arresto è artificiale il controfuoco si appicca dopo che essa è stata aperta. I modi di eseguire il controfuoco sono i seguenti: 1. appiccare il fuoco dal bordo interno della linea di arresto (più sicuro per il personale); 2. realizzare accensioni secondo una linea parallela davanti al fronte delle fiamme (per gli incendi di chioma); 3. accendere strisce perpendicolari alla linea di arresto. Oltre che in corrispondenza del fronte (cioè la parte del margine dell incendio a maggior velocità di diffusione) il controfuoco può essere fatto in corrispondenza dei "fianchi" o della "coda". Spargimento di ritardanti Nella lotta contro il fuoco possono essere usati composti chimici che inibiscono la combustione. La funzione dei ritardanti è di diminuire l intensità dell incendio abbassando l altezza delle fiamme. I ritardanti adatti in ambiente forestale possono essere individuati in due gruppi: a breve termine e a lungo termine. I ritardanti a breve termine possono migliorare la funzione raffreddante dell acqua, che sottrae calore, attraverso l evaporazione, oppure con funzione soffocante, isolando il combustibile dall atmosfera, cioè sottraendo ossigeno. Tendenzialmente, per trattenere più acqua sulla vegetazione, si cerca di aumentare la sua tensione superficiale utilizzando tensioattivi o ancora meglio viscosanti e gelificanti (carbossilmetilcellulosa e idroetilcellulosa). I ritardanti offrono la massima utilità se adoperati dai mezzi aerei. I ritardanti a lungo termine inibiscono la combustione indipendentemente dall acqua usata per fiamma. Si chiamano ritardanti a lungo termine giacché protraggono la loro funzione anche quando l acqua è evaporata, essendo indipendenti da questa. Il ritardante costituisce delle barriere sul vegetale attraverso le quali l incendio non è in grado di diffondersi. Nelle operazioni a terra sono più utilizzati i ritardanti a lungo termine sia in attacco diretto sia indiretto, cioè ad una certa distanza dal fuoco. veicolarli. Si sommeranno quindi le azioni dell acqua e del composto chimico nell estinzione della

51 I ritardanti a lungo termine sono essenzialmente sostanze a base di fosfato di ammonio, talvolta associato al solfato di ammonio. In agricoltura sono utilizzati come concimi; non sussistono preoccupazioni sulla loro tossicità per la vegetazione. Il loro impiego è comunque abbastanza costoso poiché tali sostanze devono essere utilizzate ad una concentrazione di circa 10-15% nella miscela. LA NATURA DELLE CAUSE Molto spesso gli incendi sono sintomo di problemi socio-economici legati ad una complessa serie di circostanze: spopolamento di vaste aree, abbandono dell agricoltura, distribuzione di nuovi insediamenti nell ambiente rurale, diffusione delle infrastrutture di trasporto, nascita di interessi conflittuali, ecc. Le cause possono essere distinte in: NATURALI, INVOLONTARIE, VOLONTARIE e NON CLASSIFICABILI. CAUSE NATURALI Gli incendi sono legati a fattori naturali quali: fulmini, eruzioni vulcaniche e autocombustione. fulmini I fulmini sono inneschi molto particolari poiché possono sviluppare un incendio solo in particolari condizioni meteorologiche e vegetazionali, più frequenti in montagna. Di seguito si riporta un esempio di densità di scariche elettriche atmosferiche. eruzioni vulcaniche Figura 46 - Mappa della concentrazione delle scariche elettriche atmosferiche

52 In Italia, il rischio incendi derivante dall eruzioni vulcaniche è circoscritto solo nelle zone di particolare conformazione geologica come Etna e Stromboli. L autocombustione è un fenomeno fermentativo di origine enzimatica con produzione di calore a carico di masse vegetali erbacee, fenomeno molto remoto alle nostre latitudini. Essa si genera quando il processo di combustione non è attivato da una sorgente di energia esterna (fiamme, scintille, contatto con corpo incandescente), ma da una reazione di ossidazione o da un processo di fermentazione con produzione di calore, che, non essendo disperso a causa della scarsa conduzione del materiale, provoca un aumento localizzato della temperatura fino al valore di autoaccensione. In foresta le condizioni fisiche affinché si possa attivare il fenomeno di autocombustione è molto limitata o quasi assente. CAUSE INVOLONTARIE Le cause involontarie sono legate all imprudenza, alla negligenza e/o alla disattenzione degli uomini che involontariamente provocano un incendio. Tra le cause più frequenti si annoverano: 1. il mozzicone di sigaretta lanciato dal viaggiatore automobilistico. Se il mozzicone dovesse depositarsi su un combustibile facilmente infiammabile, si possono innescare incendi di proporzioni devastanti. 2. fuochi di pic-nic realizzati con scarsa attenzione nei boschi. 3. attività agricole per la bruciatura delle stoppie dopo la mietitura di cereali. 4. incendi appiccati per il miglioramento dei pascoli o per snidare la selvaggina. 5. pulitura delle scarpate delle strade e delle ferrovie, se non eseguita con la dovuta attenzione. 6. discariche ubicate in prossimità di zone boscate, se mal gestite, possono provocare incendi incontrollabili. 7. azione dei raggi del sole concentrati da bombole aerosol ovvero da frammenti di vetro che funzionano da specchio ustorio. 8. azione delle marmitte catalitiche Sono ritenute cause involontarie tutte le cause connesse all inosservanza delle norme di sicurezza in una situazione di alto rischio per gli incendi boschivi, laddove si è in assenza di specifica volontà di provocare un incendio. CAUSE VOLONTARIE Nel caso in cui vi è l espressa volontà di arrecare danno all ambiente, alle cose ed alle persone vi è il dolo. Esistono diverse tipologie di motivazioni: Incendi di cui gli autori sperano di trarre profitto: o Distruzione di massa forestale per la creazione di terreni coltivabili e di pascolo a spese della superficie boscata; o Bruciatura senza l utilizzo di tecniche adeguate di residui agricoli, quali stoppie e cespugli per la pulizia del terreno in vista della semina;

53 o Incendio del bosco per la trasformazione del terreno agricolo in terreno edificabile; o Incendi appiccati per la creazione di posti di lavoro in relazione alle attività di ricostruzione e spegnimento da parte di ditte private; o Impiego del fuoco per le operazioni colturali nel bosco per il risparmio di manodopera; o Incendio per perseguire approvvigionamento di legna. Incendi da cui gli autori non sperano di ritrarre un profitto concreto: o Risentimento contro azioni di esproprio o altre iniziative dei pubblici poteri; o Rancori privati; o Proteste contro le attività venatorie; o Proteste contro la creazione di aree protette e imposizione di vincoli ambientali; o Atti vandalici. Le azioni condotte dai piromani hanno motivazione di origine patologico o psicologico. Gli incendi in cui non esistono riscontri per l individuazione della causa oggettiva rientrano nei casi di cause non classificabili. EQUIPAGGIAMENTO PERSONALE Il personale operativo addetto deve essere sempre ben equipaggiato per l efficacia dell intervento, ma, soprattutto, per la propria sicurezza. Si descrive sinteticamente la dotazione minima personale:

54 APPENDICE

55 TECNICHE DI CONTROFUOCO

56

57

58 RACCOLTA DATI ANTINCENDIO BOSCHIVO

59

60

Impianti e dispositivi di protezione antincendio. Impianti e dispositivi di protezione antincendio

Impianti e dispositivi di protezione antincendio. Impianti e dispositivi di protezione antincendio Impianti Meccanici 1 Danni provocati dagli incendi negli stabilimenti : - diretti : distruzione di macchinari, impianti, merci. - indiretti : mancata produzione Mezzi di prevenzione e Provvedimenti di

Dettagli

Impianti e dispositivi di protezione antincendio. Impianti industriali 2-2012 1

Impianti e dispositivi di protezione antincendio. Impianti industriali 2-2012 1 Impianti industriali 2-2012 1 RIFERIMENTI NORMATIVI D.M.10/03/98 Criteri generali di sicurezza e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro D.M.04/04/98 Elenco attività normate (soggette a CPI)

Dettagli

Antincendio. Corso per Volontari Operativi Generici di Protezione Civile

Antincendio. Corso per Volontari Operativi Generici di Protezione Civile Antincendio Corso per Volontari Operativi Generici di Protezione Civile realizzato secondo gli Standard Regionali in materia di Formazione per la Protezione Civile D.G.R. 4036/2007 - Scuola Superiore di

Dettagli

La scuola integra culture. Scheda3c

La scuola integra culture. Scheda3c Scheda3c Gli ELEMENTI DEL CLIMA che caratterizzano le condizioni meteorologiche di una regione sono: la temperatura, la pressione atmosferica, i venti, l umidità e le precipitazioni. La temperatura è data

Dettagli

SICUREZZA DELLE VIE DI FUGA NEI PICCOLI LUOGHI DI LAVORO

SICUREZZA DELLE VIE DI FUGA NEI PICCOLI LUOGHI DI LAVORO SICUREZZA DELLE VIE DI FUGA NEI PICCOLI LUOGHI DI LAVORO Le vie di esodo costituiscono il primo problema da affrontare quando si progetta la sicurezza di un edificio. Infatti, la sicurezza delle persone

Dettagli

L incendio Incendio a bordo 1 La normativa nel campo marittimo cura, in particolar modo, tutto quanto può essere connesso con il sinistro marittimo più frequente: l incendio a bordo. Sono previsti, nella

Dettagli

I Biomi. Corso di Ecologia Applicata - Prof. Simona Castaldi Dipartimento di Scienze Ambientali - SUN

I Biomi. Corso di Ecologia Applicata - Prof. Simona Castaldi Dipartimento di Scienze Ambientali - SUN I Biomi Corso di Ecologia Applicata - Prof. Simona Castaldi Dipartimento di Scienze Ambientali - SUN La vita delle piante e degli animali delle comunità naturali è determinata principalmente dal clima

Dettagli

RELAZIONE CALCOLO CARICO INCENDIO VERIFICA TABELLARE RESISTENZA AL FUOCO **** **** **** D.M. Interno 09 Marzo 2007 D.M. 16 Febbraio 2007 L.C.

RELAZIONE CALCOLO CARICO INCENDIO VERIFICA TABELLARE RESISTENZA AL FUOCO **** **** **** D.M. Interno 09 Marzo 2007 D.M. 16 Febbraio 2007 L.C. RELAZIONE CALCOLO CARICO INCENDIO VERIFICA TABELLARE RESISTENZA AL FUOCO **** **** **** D.M. Interno 09 Marzo 2007 D.M. 16 Febbraio 2007 L.C. 15/02/2008 L.C. 28/03/2008 GENERALITA' COMPARTIMENTI La presente

Dettagli

REGIONE LIGURIA Protezione Civile

REGIONE LIGURIA Protezione Civile ALLEGATO 2 REGIONE LIGURIA Protezione Civile INCENDIO DELLE ZONE DI INTERFACCIA DEFINIZIONE SCENARI Febbraio 2007 2 DEFINIZIONE SCENARIO DI INCENDI DI INTERFACCIA Per valutare il rischio conseguente agli

Dettagli

Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali

Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali Scopo della prevenzione incendi è il conseguimento della sicurezza contro gli incendi mediante la determinazione degli strumenti idonei ad ottenere:

Dettagli

Piano formativo AVT/129/11II Formare per crescere finanziato da. Presentazione. Avviso 5/2011 II scadenza

Piano formativo AVT/129/11II Formare per crescere finanziato da. Presentazione. Avviso 5/2011 II scadenza Piano formativo AVT/129/11II Formare per crescere finanziato da Presentazione Avviso 5/2011 II scadenza Corso di formazione per ADDETTI ALLA PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE

Dettagli

IL RISPARMIO ENERGETICO E GLI AZIONAMENTI A VELOCITA VARIABILE L utilizzo dell inverter negli impianti frigoriferi.

IL RISPARMIO ENERGETICO E GLI AZIONAMENTI A VELOCITA VARIABILE L utilizzo dell inverter negli impianti frigoriferi. IL RISPARMIO ENERGETICO E GLI AZIONAMENTI A VELOCITA VARIABILE L utilizzo dell inverter negli impianti frigoriferi. Negli ultimi anni, il concetto di risparmio energetico sta diventando di fondamentale

Dettagli

Il RAPPORTO COMUNE è diviso in due parti

Il RAPPORTO COMUNE è diviso in due parti Il RAPPORTO COMUNE è diviso in due parti 1 Parte Le circostanze della catastrofe a) il tunnel del Monte Bianco nel 1999 b) consegne di sicurezza e regolamento di circolazione c) organizzazione della sicurezza

Dettagli

CAODURO spa - Cavazzale (VI) Via Chiuppese fraz. Cavazzale 36010 Monticello C. Otto tel. 0444.945959 fax 0444.945164 info@caoduro.it - www.caoduro.

CAODURO spa - Cavazzale (VI) Via Chiuppese fraz. Cavazzale 36010 Monticello C. Otto tel. 0444.945959 fax 0444.945164 info@caoduro.it - www.caoduro. Le Prove di GENT Prove realizzate nella primavera del 1998 a Gent in Belgio in un edificio lungo 50 m, largo 20 m e alto 12 m costruito appositamente per prove di grandi incendi. Dotato di impianto di

Dettagli

Oggi finalmente la tecnologia ci permette di realizzare impianti, che consentono di non doversi più preoccupare del rischio di incendio.

Oggi finalmente la tecnologia ci permette di realizzare impianti, che consentono di non doversi più preoccupare del rischio di incendio. Oggi finalmente la tecnologia ci permette di realizzare impianti, che consentono di non doversi più preoccupare del rischio di incendio. Le esperienze maturate in 50 anni di ricerca e sviluppo di nuove

Dettagli

Prevenzione Formazione ed Informazione

Prevenzione Formazione ed Informazione Il Rischio Sismico Prevenzione Formazione ed Informazione Giuseppe Licata Esperto in Sistemi Informativi Territoriali e Telerilevamento. Laureando in Scienze Geologiche, curriculum rischi geologici Il

Dettagli

Sistema di Controllo Incendi Boschivi

Sistema di Controllo Incendi Boschivi Sistema di Controllo Incendi Boschivi INTRODUZIONE: Negli ultimi vent anni in Europa gli incendi boschivi hanno colpito circa 29 milioni di persone, causando 90 mila vittime e danni economici per 211 miliardi

Dettagli

Anno 2014. Rapporto ambientale

Anno 2014. Rapporto ambientale Anno 2014 Rapporto ambientale 1 ANNO 2014 Nell anno 2005 la SITI TARGHE S.r.l. ha ottenuto la certificazione ambientale secondo la norma internazionale ISO 14001:2004, rinnovata nel 2008, nel 2011 e nel

Dettagli

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A.

PO 01 Rev. 0. Azienda S.p.A. INDICE 1 GENERALITA... 2 2 RESPONSABILITA... 2 3 MODALITA DI GESTIONE DELLA... 2 3.1 DEI NEOASSUNTI... 3 3.2 MANSIONI SPECIFICHE... 4 3.3 PREPOSTI... 4 3.4 ALTRI INTERVENTI FORMATIVI... 4 3.5 DOCUMENTAZIONE

Dettagli

1RUPHJHQHUDOLGLFRPSRUWDPHQWRLQFDVRG LQFHQGLR

1RUPHJHQHUDOLGLFRPSRUWDPHQWRLQFDVRG LQFHQGLR 1RUPHJHQHUDOLGLFRPSRUWDPHQWRLQFDVRG $WWHQ]LRQH: alle superfici vetrate: a causa del calore possono rompersi alle bombole/recipienti con gas o liquidi in pressione ai liquidi infiammabili: possono riaccendersi

Dettagli

SymCAD/C.A.T.S. modulo Canali Schema

SymCAD/C.A.T.S. modulo Canali Schema SymCAD/C.A.T.S. modulo Canali Schema Il modulo Ventilazione Standard permette di effettuare la progettazione integrata (disegno e calcoli) in AutoCAD di reti di canali aria (mandata e ripresa). Il disegno

Dettagli

7.2 Controlli e prove

7.2 Controlli e prove 7.2 Controlli e prove Lo scopo dei controlli e delle verifiche è quello di: assicurare che l ascensore sia stato installato in modo corretto e che il suo utilizzo avvenga in modo sicuro; tenere sotto controllo

Dettagli

Le guide degli alberghi. La prevenzione incendi Il registro dei controlli

Le guide degli alberghi. La prevenzione incendi Il registro dei controlli Le guide degli alberghi La prevenzione incendi Il registro dei controlli INTRODUZIONE L art. 5 del D.P.R. n. 37/98, disciplinando i principali adempimenti gestionali finalizzati a garantire il corretto

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

PREVENZIONE INCENDI norme e procedure

PREVENZIONE INCENDI norme e procedure PREVENZIONE INCENDI norme e procedure dott. ing. Gioacchino Giomi COMANDANTE VIGILI DEL FUOCO ROMA 1 abitazione 2 fabbrica 3 albergo 4 albergo 5 CHE COSA E LA PREVENZIONE INCENDI è una funzione di preminente

Dettagli

Produzione del caldo e del freddo: energia dal sole e dalla terra

Produzione del caldo e del freddo: energia dal sole e dalla terra Produzione del caldo e del freddo: energia dal sole e dalla terra Impianto fotovoltaico L impianto fotovoltaico, posto sulla copertura dell edificio, permette di trasformare l energia solare in energia

Dettagli

GUIDA ALL INSTALLAZIONE DI UN SISTEMA FISSO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE E ALLARME D INCENDIO

GUIDA ALL INSTALLAZIONE DI UN SISTEMA FISSO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE E ALLARME D INCENDIO GUIDA ALL INSTALLAZIONE DI UN SISTEMA FISSO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE E ALLARME D INCENDIO La presente guida mette in risalto solo alcuni punti salienti estrapolati dalla specifica norma UNI 9795 con l

Dettagli

Rapporto ambientale Anno 2012

Rapporto ambientale Anno 2012 Rapporto ambientale Anno 2012 Pagina 1 di 11 1 ANNO 2012 Nell anno 2005 la SITI TARGHE srl ha ottenuto la certificazione ambientale secondo la norma internazionale ISO 14001:2004, rinnovata nel 2008 e

Dettagli

Attenzione. Allerta. Allarme. da adottare nel monitoraggio del movimento di versante per il

Attenzione. Allerta. Allarme. da adottare nel monitoraggio del movimento di versante per il Individuazione delle soglie di Attenzione Allerta Allarme da adottare nel monitoraggio del movimento di versante per il Piano di Protezione Civile di S. Maria Maddalena di Ripoli in comune di San Benedetto

Dettagli

IL LEGNO: REAZIONE AL FUOCO

IL LEGNO: REAZIONE AL FUOCO PREMESSA Il legno è un materiale che, impiegato nelle costruzioni con diverse finalità (ad es. strutturali, decorativi o di arredamento ecc.), ha sempre posto il problema della sua combustibilità, intesa

Dettagli

Erickson. Le carte geografiche, il tempo e il clima, il paesaggio italiano. Scuola primaria. Carlo Scataglini. Collana diretta da Dario Ianes

Erickson. Le carte geografiche, il tempo e il clima, il paesaggio italiano. Scuola primaria. Carlo Scataglini. Collana diretta da Dario Ianes Strumenti per la didattica, l educazione, la riabilitazione, il recupero e il sostegno Collana diretta da Dario Ianes Carlo Scataglini GEOGRAFIA facile per la classe quarta Le carte geografiche, il tempo

Dettagli

Innovazioni in campo energetico per le produzioni florovivaistiche in serra

Innovazioni in campo energetico per le produzioni florovivaistiche in serra Innovazioni in campo energetico per le produzioni florovivaistiche in serra Attività svolte dalla Comunità Montana Ponente Savonese Giacomo Roccaforte Descrizione Sperimentazione Presso il Vivaio Isolabella

Dettagli

6.5. Risultati simulazioni sistema rifiuti e riscaldamento

6.5. Risultati simulazioni sistema rifiuti e riscaldamento Capitolo 6 Risultati pag. 301 6.5. Risultati simulazioni sistema rifiuti e riscaldamento Come già detto nel paragrafo 5.8, i risultati riportati in questo paragrafo fanno riferimento alle concentrazione

Dettagli

03. Il Modello Gestionale per Processi

03. Il Modello Gestionale per Processi 03. Il Modello Gestionale per Processi Gli aspetti strutturali (vale a dire l organigramma e la descrizione delle funzioni, ruoli e responsabilità) da soli non bastano per gestire la performance; l organigramma

Dettagli

La quantificazione dei benefici di BIOCASA sui consumi energetici ed emissioni di CO 2

La quantificazione dei benefici di BIOCASA sui consumi energetici ed emissioni di CO 2 La quantificazione dei benefici di BIOCASA sui energetici ed emissioni di CO 2 Rapporto di Sostenibilità 2011 I benefici di BIOCASA su energetici e emissioni di CO 2 Il Progetto BIOCASA è la risposta di

Dettagli

C E INCENDIO E INCENDIO

C E INCENDIO E INCENDIO C E INCENDIO E INCENDIO Generalmente si distinguono due tipi di incendio per stabilire chi deve intervenire per lo spegnimento: incendi che bruciano le cose dell uomo - si chiama ed intervengono i incendi

Dettagli

SCHEDA PROGETTO: Il Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana SIF-RS

SCHEDA PROGETTO: Il Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana SIF-RS SCHEDA PROGETTO: Il Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana SIF-RS Finalità del SIF-RS Il Sistema Informativo Forestale della Regione Siciliana è un progetto finanziato dal POR-Sicilia 2000-2006,

Dettagli

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p

Dettagli

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007 Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione M&IT Consulting s.r.l. Via Longhi 14/a 40128 Bologna tel. 051 6313773 - fax. 051 4154298 www.mitconsulting.it info@mitconsulting.it SVILUPPO,

Dettagli

Come valutare le caratteristiche aerobiche di ogni singolo atleta sul campo

Come valutare le caratteristiche aerobiche di ogni singolo atleta sul campo Come valutare le caratteristiche aerobiche di ogni singolo atleta sul campo Prima di organizzare un programma di allenamento al fine di elevare il livello di prestazione, è necessario valutare le capacità

Dettagli

COMPORTAMENTO AL FUOCO DI PAVIMENTI RESILIENTI A BASE DI PVC (M. Piana G. Vidotto)

COMPORTAMENTO AL FUOCO DI PAVIMENTI RESILIENTI A BASE DI PVC (M. Piana G. Vidotto) COMPORTAMENTO AL FUOCO DI PAVIMENTI RESILIENTI A BASE DI PVC (M. Piana G. Vidotto) - 1 - Milano, giugno 2004 1) Leggi e classificazione italiana ed europea di comportamento al fuoco dei pavimenti resilienti

Dettagli

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE. d iniziativa del deputato NASTRI

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE. d iniziativa del deputato NASTRI Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N. 1590 PROPOSTA DI LEGGE d iniziativa del deputato NASTRI Norme concernenti la concessione di agevolazioni per la sostituzione di caldaie in

Dettagli

Domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell art. 269, D.lgs. 152/2006 (stabilimenti anteriori al 2006).

Domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell art. 269, D.lgs. 152/2006 (stabilimenti anteriori al 2006). Marca da Al SUAP del Comune di Bollo Domanda di autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell art. 269, D.lgs. 152/2006 (stabilimenti anteriori al 2006). Il/la sottoscritto/a nato/a a il residente

Dettagli

www.andreatorinesi.it

www.andreatorinesi.it La lunghezza focale Lunghezza focale Si definisce lunghezza focale la distanza tra il centro ottico dell'obiettivo (a infinito ) e il piano su cui si forma l'immagine (nel caso del digitale, il sensore).

Dettagli

LA COMPARTIMENTAZIONE LE DISTANZE DI SICUREZZA

LA COMPARTIMENTAZIONE LE DISTANZE DI SICUREZZA Ordine degli Ingegneri della provincia di Taranto Corso di specializzazione in prevenzione incendi ai sensi della Legge 818/1984 e del D.M. 25/3/1985 MODULO C Tecnologie dei materiali e delle strutture

Dettagli

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE. d iniziativa del deputato NASTRI

CAMERA DEI DEPUTATI PROPOSTA DI LEGGE. d iniziativa del deputato NASTRI Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati CAMERA DEI DEPUTATI N. 3063 PROPOSTA DI LEGGE d iniziativa del deputato NASTRI Norme concernenti la concessione di agevolazioni per la sostituzione di caldaie in

Dettagli

I collettori solari termici

I collettori solari termici I collettori solari termici a cura di Flavio CONTI, ing. LUVINATE (Varese) Tel. 0332 821398 Collettori solari a BASSA temperatura I collettori solari a bassa temperatura utilizzati normalmente negli impianti

Dettagli

TESTO. Art. 2. Sono abrogati i decreti ministeriali 10 gennaio 1950 e 2 agosto 1956. ALLEGATO

TESTO. Art. 2. Sono abrogati i decreti ministeriali 10 gennaio 1950 e 2 agosto 1956. ALLEGATO Decreto del Presidente della Repubblica n 1208 del 05/09/1966 Modifiche alla vigente disciplina normativa in materia di apparecchi di alimentazione per generatori di vapore aventi potenzialità specifica

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

Affinché un incendio si sviluppi, è necessario che si verifichino tre condizioni indicate nel "cerchio del fuoco".

Affinché un incendio si sviluppi, è necessario che si verifichino tre condizioni indicate nel cerchio del fuoco. Via Tatti, 5 20029 Turbigo (MI) Ing. Marco Cagelli Teoria della combustione Nozioni base Il cerchio del fuoco Affinché un incendio si sviluppi, è necessario che si verifichino tre condizioni indicate nel

Dettagli

Per lo sviluppo del teleriscaldamento: l acqua di falda come fonte energetica.

Per lo sviluppo del teleriscaldamento: l acqua di falda come fonte energetica. 1 Per lo sviluppo del teleriscaldamento: l acqua di falda come fonte energetica. A2A Calore & Servizi, società del gruppo A2A attiva nella gestione del teleriscaldamento nelle città di Milano, Brescia

Dettagli

MODALITA DI UTILIZZO DEL TELEDISTACCO APPLICATO AD IMPIANTI DI PRODUZIONE DA FONTE EOLICA

MODALITA DI UTILIZZO DEL TELEDISTACCO APPLICATO AD IMPIANTI DI PRODUZIONE DA FONTE EOLICA MODALITA DI UTILIZZO DEL TELEDISTACCO APPLICATO AD IMPIANTI DI PRODUZIONE DA FONTE EOLICA 2 INDICE 1. PREMESSA... 3 2. SCOPO... 4 3. UTILIZZO DEL TELEDISTACCO DA ATTUARE IN MODALITA LENTA. 4 3.1 PROCEDURA

Dettagli

PREVENZIONE INCENDI. PREVENZIONE PROTEZIONE Misure precauzionali d esercizio

PREVENZIONE INCENDI. PREVENZIONE PROTEZIONE Misure precauzionali d esercizio PREVENZIONE INCENDI PREVENZIONE PROTEZIONE Misure precauzionali d esercizio Attiva Passiva PREVENZIONE INCENDI 1. Riduzione al minimo delle occasioni di incendio. Stabilità delle strutture portanti per

Dettagli

Analisi e diagramma di Pareto

Analisi e diagramma di Pareto Analisi e diagramma di Pareto L'analisi di Pareto è una metodologia statistica utilizzata per individuare i problemi più rilevanti nella situazione in esame e quindi le priorità di intervento. L'obiettivo

Dettagli

Gli impianti di scarico Indicazioni, vincoli e requisiti di progettazione

Gli impianti di scarico Indicazioni, vincoli e requisiti di progettazione Gli impianti di scarico Indicazioni, vincoli e requisiti di progettazione Riferimento normativo Per la progettazione degli impianti di scarico si fa riferimento alla normativa europea composta da 5 parti.

Dettagli

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente La sicurezza sul lavoro Concetti di base e accenni alla normativa vigente BENVENUTI! Contenuti: - Cenni storici; - Concetti di base: Infortunio e Malattia lavoro-corr. Pericolo Rischio Valutazione dei

Dettagli

Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute

Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute Atto di indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall alto nei lavori in quota della Regione

Dettagli

Il clima delle Alpi e della Valle d Aosta

Il clima delle Alpi e della Valle d Aosta Il clima delle Alpi e della Valle d Aosta Il clima delle Alpi Il clima della Valle d Aosta Precipitazioni durante l alluvione del 2000 Temperature estreme registrate in Valle d Aosta Il ruolo delle montagne

Dettagli

Cos è una. pompa di calore?

Cos è una. pompa di calore? Cos è una pompa di calore? !? La pompa di calore aria/acqua La pompa di calore (PDC) aria-acqua è una macchina in grado di trasferire energia termica (calore) dall aria esterna all acqua dell impianto

Dettagli

uniformità di indirizzi e di livelli di sicurezza semplicità in fase di progettazione e di controllo

uniformità di indirizzi e di livelli di sicurezza semplicità in fase di progettazione e di controllo L approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio e le procedure di deroga Ing. Gianfranco Tripi 06/09/2013 1 APPROCCIO PRESCRITTIVO VANTAGGI: uniformità di indirizzi e di livelli di sicurezza semplicità

Dettagli

IMPIANTO PREVENZIONE INCENDI

IMPIANTO PREVENZIONE INCENDI 21% 19% 17% 15% 13% IMPIANTO PREVENZIONE INCENDI FIREFIGHTER Oggi finalmente la tecnologia ci permette di realizzare impianti, che consentono di non doversi più preoccupare del rischio di incendio. Un

Dettagli

APPLICATION SHEET Luglio

APPLICATION SHEET Luglio Indice 1. Descrizione dell applicazione 2. Applicazione - Dati 3. Selezione del prodotto e dimensionamento 4. Soluzione Motovario 1. Descrizione dell applicazione Gli schermi per campi da cricket fanno

Dettagli

ANALISI DI RISCHIO SEMIQUANTITATIVA IN SUPPORTO ALLE VALUTAZIONI IN PRESENZA DI ATMOSFERE ESPLOSIVE (ATEX)

ANALISI DI RISCHIO SEMIQUANTITATIVA IN SUPPORTO ALLE VALUTAZIONI IN PRESENZA DI ATMOSFERE ESPLOSIVE (ATEX) ANALISI DI RISCHIO SEMIQUANTITATIVA IN SUPPORTO ALLE VALUTAZIONI IN PRESENZA DI ATMOSFERE ESPLOSIVE (ATEX) T. Pezzo *, D. Vannucci *, G. Uguccioni + * D Appolonia SpA, Genova + D Appolonia SpA, San Donato

Dettagli

ErP. I nuovi regolamenti europei dei generatori di calore

ErP. I nuovi regolamenti europei dei generatori di calore cod. 27008600 - rev.0 02/2014 ErP I nuovi regolamenti europei dei generatori di calore Etichettatura energetica dei prodotti Etichettatura di sistema Requisiti minimi di efficienza www.riello.it ErP: Energy

Dettagli

TECNICHE E STRATEGIE DI ATTACCO

TECNICHE E STRATEGIE DI ATTACCO TECNICHE E STRATEGIE DI ATTACCO Tratto da Tecniche di Attacco Dott S. Cabiddu CFVA 1. STRATEGIA: processo valutativo globale effettuato dal DOS che individua obiettivi e priorità 2. TATTICA: metodi in

Dettagli

RISCHIO INCENDIO NEI CANTIERI

RISCHIO INCENDIO NEI CANTIERI RISCHIO INCENDIO NEI CANTIERI Normalmente poco considerato nei cantieri. Tuttavia possono costituire fonte di innesco con conseguenze devastanti: - Uso fiamme libere per operazioni di impermeabilizzazioni

Dettagli

INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI

INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI L.P. 5 SETTEMBRE 1991, N. 22 articolo 99, comma 1, lettera e bis) INDIRIZZI PER L INSTALLAZIONE DI PANNELLI SOLARI TERMICI E FOTOVOLTAICI (testo approvato con deliberazione della Giunta provinciale n.

Dettagli

I FATTORI CHE DETERMINANO IL CLIMA

I FATTORI CHE DETERMINANO IL CLIMA UNITA N 10 I FATTORI CHE DETERMINANO IL CLIMA Quali sono i fattori che influenzano il clima? Si chiamano fattori climatici le condizioni che producono variazioni negli elementi del clima. Molto importante

Dettagli

DEFINIZIONE DI WIND SHEAR

DEFINIZIONE DI WIND SHEAR DEFINIZIONE DI WIND SHEAR Una variazione nella velocità e/o nella direzione del vento, includendo correnti ascendenti o discendenti. La definizione è tratta dalla Circolare ICAO 186 del 1987, che descrive

Dettagli

IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE

IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE parti 3 4 1 IMPIANTO TERMICO In generale si può pensare articolato nelle seguenti parti: Generatore uno o più apparati che forniscono energia termica ad un mezzo di trasporto

Dettagli

TAV. 1 Popolazione residente nelle Province della Regione Sardegna nel 2001 fonte: Istat

TAV. 1 Popolazione residente nelle Province della Regione Sardegna nel 2001 fonte: Istat Assessorato dei Trasporti PROVINCIA DI RBONIA-LESIAS TAV. 1 Popolazione residente nelle Sardegna nel 2001 fonte: Istat Variazione percentuale della popolazione delle Province della Regione Sardegna dal

Dettagli

Applicazioni della Termochimica: Combustioni

Applicazioni della Termochimica: Combustioni CHIMICA APPLICATA Applicazioni della Termochimica: Combustioni Combustioni Il comburente più comune è l ossigeno dell aria Aria secca:! 78% N 2 21% O 2 1% gas rari Combustioni Parametri importanti:! 1.Potere

Dettagli

Il sistema monetario

Il sistema monetario Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti

Dettagli

2.2.4 Distanze di sicurezza UNI EN ISO 13857:2008, UNI EN 349:1994

2.2.4 Distanze di sicurezza UNI EN ISO 13857:2008, UNI EN 349:1994 2.2.4 Distanze di sicurezza UNI EN ISO 13857:2008, UNI EN 349:1994 2.2.4.1 Descrizione L uso delle distanze di sicurezza rappresenta un modo per garantire l integrità fisica dei lavoratori in presenza

Dettagli

352&(662',&20%867,21(

352&(662',&20%867,21( 352&(662',&20%867,21( Il calore utilizzato come fonte energetica convertibile in lavoro nella maggior parte dei casi, è prodotto dalla combustione di sostanze (es. carbone, metano, gasolio) chiamate combustibili.

Dettagli

Alto livello igienico

Alto livello igienico La separazione fra aree che necessitano livelli igienici diversi viene definita zoning. Lo studio del zoning diventa molto importante nella prevenzione contro l entrata di potenziali contaminanti in specifiche

Dettagli

IMPIANTI RISCALDAMENTO Descrizione

IMPIANTI RISCALDAMENTO Descrizione Corso di IMPIANTI TECNICI per l EDILIZIA IMPIANTI RISCALDAMENTO Descrizione Prof. Paolo ZAZZINI Dipartimento INGEO Università G. D Annunzio Pescara www.lft.unich.it Impianto termico : Impianto tecnologico

Dettagli

Tali fluidi, utilizzati in prossimità del punto di produzione, o trasportati a distanza, possono essere utilizzati per diversi impieghi:

Tali fluidi, utilizzati in prossimità del punto di produzione, o trasportati a distanza, possono essere utilizzati per diversi impieghi: LA COGENERAZIONE TERMICA ED ELETTRICA 1. Introduzione 2. Turbine a Gas 3. Turbine a vapore a ciclo combinato 4. Motori alternativi 5. Confronto tra le diverse soluzioni 6. Benefici ambientali 7. Vantaggi

Dettagli

Le correnti e le maree. Liceo Antonio Meucci Dipartimento di Scienze. Prof. Neri Rolando

Le correnti e le maree. Liceo Antonio Meucci Dipartimento di Scienze. Prof. Neri Rolando 1 Le correnti e le maree Liceo Antonio Meucci Dipartimento di Scienze Prof. Neri Rolando Le correnti marine Le correnti marine sono spostamenti orizzontali di ingenti masse di acqua che seguono direzioni

Dettagli

Le nuove esigenze normative: il progetto del Testo Unico di Prevenzione Incendi (TUPI) e i suoi principi ispiratori

Le nuove esigenze normative: il progetto del Testo Unico di Prevenzione Incendi (TUPI) e i suoi principi ispiratori 15 Salone della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro Bologna, 22-24 ottobre 2014 Le nuove esigenze normative: il progetto del Testo Unico di Prevenzione Incendi (TUPI) e i suoi principi ispiratori Mercoledi

Dettagli

Gestione Turni. Introduzione

Gestione Turni. Introduzione Gestione Turni Introduzione La gestione dei turni di lavoro si rende necessaria quando, per garantire la continuità del servizio di una determinata struttura, è necessario che tutto il personale afferente

Dettagli

Essiccatori ad adsorbimento rigenerati a caldo

Essiccatori ad adsorbimento rigenerati a caldo Essiccatori ad adsorbimento rigenerati a caldo Soluzioni di sistemi innovativi Perché l aria compressa pulita e asciutta è importante In quasi tutti i settori dell industria l aria compressa è uno strumento

Dettagli

Relazione Tecnica Progetto dell Impianto Elettrico

Relazione Tecnica Progetto dell Impianto Elettrico Relazione Tecnica Progetto dell Impianto Elettrico Rotatoria ingresso cittadella universitaria Premessa: La presente relazione tecnica è finalizzata ad indicare la caratteristiche dei principali componenti

Dettagli

È assolutamente vietato utilizzare apparecchiature elettriche non a norma. Evitare l uso di prese multiple. Non utilizzare apparecchiature

È assolutamente vietato utilizzare apparecchiature elettriche non a norma. Evitare l uso di prese multiple. Non utilizzare apparecchiature LAVORO ELETTRICO In Italia la norma CEI 11-48 del 1998 stabilisce le prescrizioni generali per l esercizio sicuro degli impianti elettrici e per l esecuzione dei lavori su od in prossimità di tali impianti.

Dettagli

Impianti per lo scarico di fumo e calore

Impianti per lo scarico di fumo e calore Impianti per lo scarico di fumo e calore CORSO 818 Vicenza, 13 novembre 2007 ing. Giuseppe Ruffino Vigili del Fuoco Vicenza 13 novembre 2007 ing. Giuseppe Ruffino 1 Impianti per lo scarico di fumo e calore

Dettagli

Sommario PREMESSA... 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO... 1 CALCOLO ILLUMINOTECNICO... 4

Sommario PREMESSA... 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO... 1 CALCOLO ILLUMINOTECNICO... 4 Relazione di calcolo illuminotecnico Sommario PREMESSA... 1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO... 1 CALCOLO ILLUMINOTECNICO... 4 PREMESSA Oggetto del seguente lavoro è il calcolo illuminotecnico da effettuarsi nel

Dettagli

IL GLOBAL SERVICE, servizi complessivi

IL GLOBAL SERVICE, servizi complessivi IL GLOBAL SERVICE, servizi complessivi Il G.S. è inoltre lo strumento più idoneo con cui attivare un insieme di servizi quali: - reperibilità (24h/24h per 365 gg/anno) e pronto intervento (rimozione situazioni

Dettagli

LE FINESTRE E L ISOLAMENTO ACUSTICO

LE FINESTRE E L ISOLAMENTO ACUSTICO LE FINESTRE E L ISOLAMENTO ACUSTICO Roberto Malatesta. William Marcone Ufficio Tecnico (giugno 2008) LA PROTEZIONE DAL RUMORE DEGLI EDIFICI, LA NORMATIVA NAZIONALE La maggior sensibilità delle persone

Dettagli

Estratto Elaborato A7 PIT. Localizzazione siti oggetto di osservazione COMUNE DI EMPOLI. Servizio Urbanistica

Estratto Elaborato A7 PIT. Localizzazione siti oggetto di osservazione COMUNE DI EMPOLI. Servizio Urbanistica 12 13 11 4 5 Estratto Elaborato A7 PIT 10 6 7 3 2 8 9 1 1) Località Terrafino 2) Località Terrafino 3) Località Castelluccio 4) Località Avane 5) Località S. Maria 6) Empoli centro 7) Empoli centro 8)

Dettagli

La valutazione del rischio chimico

La valutazione del rischio chimico La valutazione del rischio chimico Introduzione Per sua stessa definizione, l agente chimico è una sostanza o un preparato di natura chimica. L agente chimico può presentarsi sotto forma di gas, vapore,

Dettagli

CAPO IV - PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI

CAPO IV - PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI CAPO IV - PROTEZIONE DEI AVORATORI DAI RISCHI DI ESPOSIZIONE A CAMPI EETTROMAGNETICI Articolo 206 - Campo di applicazione 1. Il presente capo determina i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori

Dettagli

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Articolo 1 (Campo di applicazione) Il presente decreto si

Dettagli

1. PREMESSA 2. CALCOLI E VERIFICHE FOGNATURA ACQUE REFLUE

1. PREMESSA 2. CALCOLI E VERIFICHE FOGNATURA ACQUE REFLUE 1. PREMESSA La presente verifica idraulica fa riferimento alla precedente verifica allegata al progetto preliminare approvato con Deliberazione del Giunta Municipale n. 113 del 19.09.2011, con la quale

Dettagli

La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti

La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti Alessandro Mazzeranghi, Rossano Rossetti MECQ S.r.l. Quanto è importante la manutenzione negli ambienti di lavoro? E cosa

Dettagli

Programma di sperimentazione

Programma di sperimentazione Programma di sperimentazione 1 GENERALITÀ Dopo avere valutato quanto indicato nel Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 22/10/97 con riferimento alla Guida ai programmi di sperimentazione allegata

Dettagli

Periodo di potature? Fate attenzione...

Periodo di potature? Fate attenzione... Periodo di potature? Fate attenzione... Gli alberi non sono tutti uguali e non si potano tutti allo stesso modo o con la stessa frequenza. La potatura delle specie arboree viene, infatti, effettuata per

Dettagli

Il controllo dei gas di combustione degli impianti termici

Il controllo dei gas di combustione degli impianti termici AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIRO L Landesagentur für Umwelt PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE Agenzia provinciale per l ambiente Il controllo dei gas di combustione degli impianti termici Nel

Dettagli

LA CORRENTE ELETTRICA

LA CORRENTE ELETTRICA L CORRENTE ELETTRIC H P h Prima che si raggiunga l equilibrio c è un intervallo di tempo dove il livello del fluido non è uguale. Il verso del movimento del fluido va dal vaso a livello maggiore () verso

Dettagli

STABILIMENTO DI TARANTO. Febbraio 2007. Allegato D10

STABILIMENTO DI TARANTO. Febbraio 2007. Allegato D10 STABILIMENTO DI TARANTO Febbraio 2007 Analisi energetica dello Stabilimento Siderurgico ILVA di Taranto Lo stabilimento siderurgico di Taranto consuma, nel suo assetto attuale, c.a. 181.000 Tj/anno in

Dettagli

SCALA ED ECOLOGIA: Scala: dal latino scala,, collegato con scandere (scandire, misurare i versi)

SCALA ED ECOLOGIA: Scala: dal latino scala,, collegato con scandere (scandire, misurare i versi) SCALA ED ECOLOGIA: Scala: dal latino scala,, collegato con scandere (scandire, misurare i versi) Lo studio della struttura spaziale (pattern) e del dominio spaziale (scala) dei fenomeni costituisce un

Dettagli