Corte di Cassazione - copia non ufficiale

Transcript

1 Civile Sent. Sez. 3 Num Anno 2015 Presidente: SEGRETO ANTONIO Relatore: SESTINI DANILO Data pubblicazione: 27/03/2015 SENTENZA sul ricorso proposto da: IORIO GIOVANNI ANTONIO RIOGNN47H131151Q, domiciliato ex lege in ROMA, presso la CANCELLERIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall'avvocato ANNA IOSSA giusta procura in calce al ricorso; - ricorrente - R.G.N /2011 Cron. Rep. Ud. 20/01/2015 PU contro ISTITUTO SUOR ORSOLA BENINCASA ente morale in persona del legale rappresentante pro tempore Presidente del Consiglio di Amministrazione Prof. PIERO CRAVERI, domiciliato ex lege in ROMA, presso la CANCELLERIA 1

2 DELLA CORTE DI CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall'avvocato MAURIZIO MAIELLO giusta procura speciale a margine del controricorso; - controricorrente - avverso la sentenza n. 3605/2010 della CORTE D'APPELLO di NAPOLI, SEZIONE AGRARIA depositata il 17/11/2010, R.G.N. 4696/2007; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 20/01/2015 dal Consigliere Dott. DANILO SESTINI; udito l'avvocato ANNA IOSSA; udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. TOMMASO BASILE che ha concluso per l'accoglimento del ricorso; 2

3 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO L'Istituto Suor Orsola Benincasa convenne in giudizio Giovanni brio per ottenere il rilascio di un fondo rustico dallo stesso condotto in affitto, deducendo che il contratto era scaduto alla data del o, in subordine, che doveva essere dichiarato risolto per grave inadempimento dell'affittuario. Lo brio propose domanda riconvenzionale di pagamento dell'indennità per le migliorie realizzate in epoca antecedente all'anno 1971, quantificandola in oltre 200 mila euro. Il Tribunale di Nola, Sezione Specializzata Agraria ordinò il rilascio del fondo, dichiarando risolto il contratto alla data del , e accolse solo in parte (per l'importo di poco più di euro) la domanda riconvenzionale. La Corte di Appello di Napoli ha confermato l'importo riconosciuto a titolo di indennità, salvo dichiarare dovuti -in aggiunta- gli interessi legali. Ricorre per cassazione lo brio, affidandosi a due motivi illustrati da memoria; l'intimata resiste a mezzo di controricorso. MOTIVI DELLA DECISIONE 1. La Corte di Appello ha rilevato che, non essendovi stata impugnazione in punto di an debeatur, il residuo contrasto concerneva la sola quantificazione dell'indennità per miglioramenti spettante all'affittuario; ciò premesso, ha 3

4 affermato che, "ai fini del calcolo dell'indennità... va applicata la normativa in vigore alla data della cessazione del rapporto e, dunque, l'art. 17 della L. 203/82, trattandosi nella specie di contratto scaduto nel novembre 1992", precisando che occorreva "calcolare la differenza tra il valore di mercato del fondo alla data di cessazione del rapporto... e il valore del medesimo fondo, alla stessa data, ove non fosse stato trasformato"; ha, peraltro, escluso che si potesse tener conto del fabbricato ad uso abitativo realizzato dall'affittuario, dal momento che risultava "eccedente rispetto ai normali fabbisogni del fondo e non proporzionato alle esigenze dello stesso", tenuto conto della superficie utile del fabbricato (111 mq) e di quella del fondo all'epoca della cessazione del contratto (pari a circa 1207 mq) e considerato che lo Tono non aveva provato la regolarità amministrativa della costruzione. 2. Entrambi i motivi del ricorso deducono "violazione degli artt. 11 prel. in relazione al principio tempus regit actum, 1592, 1593, 1632, 1633, 1651, 2909 c.c., falsa applicazione dell'art. 17 L. n. 203/82 in relazione all'art. 360 nn. 3 e 5 C.P.C.". Col primo, il ricorrente censura la sentenza per avere "erroneamente e falsamente ritenuto applicabile... la normativa dettata dall'art. 17 della legge n. 203/82, laddove l'unica normativa 4

5 correttamente applicabile alla fattispecie era quella codicistica". Col secondo motivo, lo brio si duole che la Corte abbia "escluso, dal calcolo dell'indennità spettante al fittavolo, il fabbricato siccome ritenuto 'eccedente' rispetto ai normali fabbisogni del fondo e non proporzionato alle esigenze dello stesso". In relazione ad entrambi i profili dedotti con i due motivi, il ricorrente lamenta altresì l'insufficienza della motivazione. 3. Il primo motivo è fondato, alla luce del consolidato indirizzo di legittimità secondo cui il diritto dell'affittuario di un fondo rustico all'indennità per miglioramenti apportati prima dell'entrata in vigore delle leggi n. 11/1971 e n. 203/1982 è disciplinato dalle norme codicistiche, ossia, per i miglioramenti apportati con il consenso del concedente, "dalle norme di cui agli artt. 1591, 1632 e 1633 cod. civ., riferibili tanto al contratto di affitto a non coltivatore diretto, quanto a quello di affitto a coltivatore diretto" (Cass. n. 8071/2001) e, per quelli "che non siano stati autorizzati né concordati con il locatore,... in forza dell'art cod. civ." (Cass. n /2013). 4. Parimenti fondato -nei termini che seguono- è il secondo motivo. Va innanzitutto rilevato che l'eccedenza o superfluità dell'opera -che comporta l'esclusione 5

6 dell'indennizzo (cfr. Cass. n. 405/2002)- dev'essere valutata in riferimento alla situazione del fondo al momento dell'esecuzione dell'intervento, non potendo tenersi conto di eventuali modifiche qualitative o quantitative del fondo medesimo che siano intervenute successivamente. Nel caso di specie (in cui il ricorrente assume che, all'epoca della ristrutturazione del rudere, il terreno affittato aveva un'estensione di circa mq, che era risultata successivamente ridotta a seguito di occupazione d'urgenza disposta dal Presidente della Giunta Regionale), dovrà dunque valutarsi se, in relazione alla estensione effettiva del fondo all'epoca della realizzazione del fabbricato, lo stesso risultasse o meno proporzionato rispetto alle esigenze di conduzione. Va inoltre rimarcato che, nella valutazione dell'eventuale "eccedenza" o "superfluità", deve osservarsi il criterio secondo cui il fabbricato destinato ad abitazione del coltivatore deve comunque rispondere agli standards urbanistici minimi di abitabilità (considerato anche il rapporto persone/spazi abitabili), non potendosi far discendere automaticamente dalla ridotta estensione del fondo un dimensionamento del fabbricato al di sotto dei limiti di abitabilità. Ciò premesso, deve peraltro rilevarsi che condizione necessaria per il riconoscimento 6

7 dell'indennizzo è la regolarità urbanistica dell'immobile (affermata dal ricorrente e contestata dalla controricorrente): nessun indennizzo può -infatti- essere preteso da chi abbia realizzato, sul fondo altrui, opere in violazione della normativa edilizia, in quanto "quell'indennizzo sarebbe in contrasto con principi generali dell'ordinamento ed in particolare con la funzione dell'amministrazione della giustizia" (Cass. n /2011), tanto più che le opere non sanabili non sono idonee ad integrare un effettivo aumento di valore del fondo. 5. Accolto il ricorso, nei termini di cui alla motivazione che precede, la causa va rimessa alla Corte di Appello perché rivaluti le questioni incidenti sulla quantificazione dell'indennizzo alle luce dei criteri e principi sopra indicati. 6. La Corte di rinvio provvederà anche sulle spese del presente giudizio. P.Q.M. la Corte accoglie il ricorso nei termini di cui in motivazione, cassa in relazione e rinvia, anche per le spese di lite, alla Corte di Appello di Napoli, in diversa composizione. Roma,