Marco Ranieri

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1 Università degli studi di Torino Tesi di ricerca in Politica economia dal titolo: Gli investimenti diretti esteri in Romania: il ruolo degli investitori italiani, discussa in data 5/4/2004. Voto: 110/110 e Lode Marco Ranieri ranieri.marco@unito.it La tesi analizza gli investimenti diretti esteri (Ide), in particolare italiani, in Romania: dati quantitativi e qualitativi, apporti teorici ed empirici (tra cui indagini ed interviste da me svolte in Italia ed in Romania) 1 forniscono una panoramica ampia e dettagliata del fenomeno e della sua evoluzione, e ne indicano i possibili sviluppi. La tesi è nel contempo teorica ed empirica, in quanto l analisi compiuta sui dati empirici è usata per verificare le teorie economiche sugli Ide che ho adottato come background teorico. Il primo capitolo discute le principali teorie macroeconomiche e microeconomiche che hanno avuto come oggetti di studio gli Ide e l internazionalizzazione delle imprese. La teoria del ciclo di vita del prodotto sembra essere valida nella parte in cui R. Vernon descrive la fase di declino del ciclo, quella con un prodotto ormai maturo e standardizzato che l impresa decide di produrre all estero a costi minori, delocalizzando la produzione attraverso Ide in paesi a basso costo del lavoro. Questa parte della teoria trova riscontro nella realtà rumena negli Ide effettuati dalle imprese come quelle italiane - che operano in settori tradizionali largamente standardizzati, quali il tessile e le calzature. La teoria di Vernon ha perso molta della sua valenza esplicativa perché non tiene in considerazione molti fenomeni che si sono verificati nella realtà economica negli ultimi decenni, ma mantiene una validità nelle parti che sono state riprese dal paradigma eclettico, ovvero l idea dell esistenza di vantaggi specifici derivanti dalle caratteristiche del paese ricevente gli Ide (location advantages). Anche i contributi di S. Hymer, di C. Kindleberger e la teoria dell internalizzazione di P.J. Buckley e M. Casson hanno un riscontro solamente parziale con la realtà degli Ide in Romania. 1 Per le indagini in Romania ho fatto uno stage di 6 settimane alle Camera di commercio di Bucarest; contestualmente ho intervistato molti rappresentanti di enti pubblici e privati, italiani e rumeni, e visitato diverse imprese italiane a Bucarest e Timisoara. 1

2 Il paradigma eclettico di John Dunning invece riesce ad analizzare e spiegare gli Ide in Romania in un modo più ampio e approfondito, anche se ancora parziale. Esso trova un ampio riscontro con la realtà quando spiega i vantaggi location specific (sia di natura economica, che socio-culturale, che politica) che in Romania sono indubbiamente presenti (basso costo degli input in senso lato, vicinanza culturale con l Italia 2, varie forme di incentivo all investimento). Il paradigma ha invece un riscontro solamente parziale con la realtà in esame quando spiega i vantaggi internalization specific, cioè derivanti dallo sfruttamento delle imperfezioni di mercato che rendono più conveniente all impresa internalizzare le transazioni piuttosto che farle passare per il mercato. Le imprese italiane sempre più spesso coinvolgono nel processo produttivo anche unità produttive locali ed inoltre, poiché esse sono per la maggior parte Piccole e medie imprese (Pmi), non hanno la capacità economica di acquistare imprese locali per internalizzare i costi di transazione al fine di agire attraverso la gerarchia dell impresa. Il paradigma eclettico ha un riscontro ancora minore con la realtà in analisi quando spiega i vantaggi ownership specific: essi sembrano più adatti a spiegare gli Ide effettati dalle grandi imprese più che dalle Pmi. Anche due derivazioni del paradigma eclettico hanno un buon riscontro, anche se in entrambi i casi parziale, con la realtà degli Ide in Romania: la Idp theory ( The investment development path of nations Idp), che lo stesso Dunning sviluppa con l altro economista R. Narula, e la location theory di D.J. Lecraw applicata al caso rumeno. Tra le nuove teorie, quelle macroeconomiche hanno un riscontro buono con la realtà in esame: i gravity models prevedono che i flussi di Ide dipendono dall ampiezza del mercato del paese ricevente, dalla domanda potenziale dei consumatori locali, dalla distanza geografica tra il paese ricevente ed il paese di origine degli Ide e dal basso costo del lavoro. Tutte queste variabili sono effettivamente alla base degli Ide in Romania e si può affermare che i gravity models predicono con un buon grado di efficienza i flussi commerciali e di Ide nel paese. A livello microeconomico invece, la nuova teoria che meglio spiega gli investimenti in Romania è quella delle opzioni reali: essa infatti a differenza del modello dei costi di transazione include valutazioni intertemporali tra le determinanti degli Ide e, a differenza della teoria del valore attuale netto, tiene in considerazione l importanza crescente che la classe manageriale assume nella gestione dei progetti di investimento all estero. 2 Tale fattore viene citato più volte dagli imprenditori italiani come un vantaggio importante. 2

3 Come visto, ciascuna delle teorie presentate analizza e mette il luce particolari aspetti del fenomeno oggetto di studio e sebbene vi siano stati tentativi di raggrupparle in un unico approccio (il paradigma eclettico e le sue derivazioni), quello che si è guadagnato in sintesi e sistematizzazione è stato perso in valore euristico. Probabilmente - data la complessità del fenomeno degli Ide - le teorie continueranno ad essere aggiornate per includere sempre nuovi fenomeni che si presenteranno nel panorama economico globale, ma esse si evolveranno su linee che, nonostante i punti di contatto, continueranno ad essere distinte. Il secondo capitolo, dopo una breve descrizione della transizione ed un paragrafo introduttivo dedicato ai contributi teorici che hanno indagato le determinanti degli Ide nei Paesi dell Europa centro-orientale (Peco), analizza a fondo l economia rumena. Il capitolo presenta dati macroeconomici reali e finanziari (tra cui l andamento della bilancia dei pagamenti, con particolare riguardo alla bilancia commerciale), la struttura produttiva (con un analisi del ruolo che hanno in essa le Pmi), distributiva e finanziaria della Romania, la sua competitività e l andamento del processo di privatizzazione dall inizio della transizione fino ad oggi. Questi dati sono utili per comprendere e spiegare sia gli Ide, italiani in particolare, già presenti nel paese, sia le possibilità future di investimento. Dopo un decennio di incertezza economica ed una seconda recessione transizionale negli anni la Romania sembra aver raggiunto dal 2000, in concomitanza con l elezione del nuovo governo, una crescita stabile. Nel 2002 il Pil ed il Pil pro capite sono cresciuti e così anche la produzione industriale e le esportazioni. L inflazione è stata contenuta al 18 per cento e il deficit statale è intorno al 3 per cento del Pil. Anche la disoccupazione è calata, nel 2002 era circa l 8 per cento 3. La crescita tuttavia si è accompagnata ad un crescente indebitamento verso l estero e ad un peggioramento della bilancia dei pagamenti e della bilancia commerciale (le importazioni tendono a crescere più delle esportazioni). Il tasso di cambio si è costantemente deprezzato, rendendo le importazioni sempre più costose. L assistenza finanziaria da parte dell Unione europea è costantemente cresciuta, ed i finanziamenti a fondo perduto dei tre principali programmi di pre-adesione 4 dell Ue (Phare 5, Ispa 6 e Sapard 7 ) hanno portato nel paese solamente Insse. 4 Dal 2000 il volume finanziario totale dell assistenza comunitaria è circa 630 milioni di Euro all anno. 5 Il programma Phare è volto a fornire supporto per lo sviluppo istituzionale e sostegno finanziario ai preparativi all adesione, secondo le seguenti aree prioritarie: (a) rafforzamento istituzionale e dello stato di 3

4 circa 600 milioni di Euro. Sono state messe in atto misure specifiche per aiutare le Pmi che, pur tra molte difficoltà, stanno comunque diventando una parte sempre più importante del sistema-romania. Nonostante i risultati positivi, la Romania devo ancora portare a termine importanti riforme per arrivare allo status di economia di mercato pienamente funzionante. L accelerazione delle privatizzazioni e l incremento di flussi di investimenti esteri in entrata sono due delle priorità del governo. Altra priorità è la lotta alla corruzione, fenomeno endemico e diffuso a tutti i livelli. Nelle interviste da me condotte in loco presso alcuni investitori italiani il fenomeno della corruzione é stato citato molte volte, ma piuttosto come realtà con la quale convivere che come ostacolo determinante per gli investimenti. Altri gravi problemi da affrontare sono l alta percentuale di popolazione che vive in stato di povertà, la scarsità e il basso livello qualitativo delle infrastrutture e dei servizi pubblici. L analisi dei dati empirici presentati nel secondo capitolo mostra che naturalmente le teorie nate per spiegare le determinanti degli Ide nei Peco sono più adatte delle generiche teorie sugli Ide, illustrate nel primo capitolo, per spiegare gli investimenti effettuati in Romania. I contributi di Resmini 8 ed Altomonte 9 enfatizzano vantaggi location specific e firm specific che sono effettivamente alla base degli Ide in Romania: il grande processo di privatizzazione 10, il potenziale mercato di sbocco, la prossimità fisica tra il paese ricevente gli Ide ed il paese dell investitore (ciò è mostrato in maniera esemplare dal fatto che gli Ide italiani del Nord-Est si sono collocati preferibilmente nel Nord-Ovest della Romania) 11, l atteggiamento verso gli Ide che il paese comunica agli investitori esteri 12. diritto (b) rafforzamento delle misure relative all adesione al mercato interno (c) rispetto degli obblighi derivanti dall acquis comunitario (d) coesione economica e sociale. 6 Il programma Ispa (Instrument for structural policies for pre-accession) mette a disposizione fondi per i trasporti e l ambiente. Il programma ha come beneficiari principali gli enti locali impegnati nel settore ambientale e le autorità centrali operanti nei trasporti. Al fine di aiutare il governo nei suoi sforzi per l adozione degli standard comunitari, Ispa concentra il suo aiuto negli investimenti particolarmente ingenti (trattamento delle acque reflue e delle acque potabili, inquinamento atmosferico, gestione dei rifiuti ecc.). 7 Il programma Sapard (Special accession programme for agricolture and rural development) ha l obiettivo di incrementare la competitività nel settore agroalimentare, di migliorare le infrastrutture rurali, di sviluppare le risorse umane e l economia rurale, anche attraverso una sua diversificazione. Il programma ha anche il compito di preparare il paese alla partecipazione alla Politica agricola comune (Pac). 8 Resmini (2000). 9 Altomonte (1998). 10 Anche se minore che in altri Peco. 11 Va ricordato che i governi rumeni (compreso l attuale) avrebbero preferito che l industrializzazione portata dagli Ide si fosse concentrata nella zona meridionale del paese. 12 Vanno letti con questa chiave interpretativa gli enormi sforzi che il governo sta facendo anche attraverso l Aris per migliorare l immagine internazionale del paese e - a nostro giudizio - anche il fatto che la Romania si è schierata al fianco degli anglo-americani nella recente guerra all Iraq. Tale decisone è seguita 4

5 Anche le variabili sector specific che Altomonte e Resmini individuano sono riscontrabili negli Ide italiani: essi infatti si concentrano in settori tradizionali a bassa intensità di capitale che usano forza lavoro poco costosa e non adeguatamente protetta. Infine anche la teoria di Baldone, Sdogati e Zucchetti sull outward processing trade (traffico di perfezionamento passivo) trova una ampia conferma nei dati empirici che descrivono il comportamento degli investitori italiani, soprattutto quelli del settore tessile e calzaturiero. Il terzo capitolo è il core del testo: esso analizza gli Ide in Romania attraverso dati qualitativi e quantitativi, anche alla luce delle politiche messe in atto dal governo rumeno per attrarli e garantirli. Particolare attenzione è dedicata agli investimenti italiani (ed alle politiche volte a favorire l internazionalizzazione delle imprese italiane); poiché questi ultimi sono effettuati in maggioranza da Pmi il capitolo inizia con una panoramica delle teorie sull internazionalizzazione di questo tipo di imprese. E presente anche un altra parte teorica, riguardante il modello di sviluppo del distretto industriale italiano e la possibilità di una sua eventuale riproduzione nel contesto economico rumeno. Sono poi analizzati gli effetti che gli Ide hanno sull economia e la società rumena. Il capitolo termina con la verifica delle congruenze tra le teorie sugli Ide ed i dati empirici sulla Romania. Interviste, sia citate nelle fonti 13 sia personalmente condotte da me, ad imprenditori italiani attivi in Romania già da un decennio, confermano che il fattore principale che li ha spinti a delocalizzare la produzione o parte di essa - è il basso costo del lavoro e delle materie prime per i settori della lavorazione del legno. Il secondo fattore è legato alla provenienza di molte imprese italiane da aree distrettuali: le imprese che per prime hanno delocalizzato in Romania hanno attratto altre imprese italiane, spesso provenienti proprio dallo stesso distretto industriale. Le imprese del Nord-Est tendono a concentrarsi nella Regione Vest della Romania, e in quella regione vi è la tendenza a conservare modalità operative e relazionali già presenti nel distretto di partenza; esse hanno rapporti commerciali sia con altre imprese a capitale italiano (o capitale estero in generale), sia con imprese locali. all ingresso della Romania nella Nato, effettuato anch esso per dare l immagine di un paese sicuro per gli investitori. 13 Velo e Majocchi (2002). 5

6 Quest ultimo fenomeno è recente, ma si sta sempre più diffondendo: le imprese italiane fanno sempre più spesso contratti con produttori locali dell area del protodistretto 14 per la fornitura o l assemblaggio di componenti di beni strumentali. Un esempio di proto-distretto esiste nell area di Timisoara, zona in cui gli imprenditori italiani concentrano gli Ide: l area è di antica tradizione industriale (anche se statalista ) e conta 21 mila aziende che danno lavoro a molti dei 700 mila abitanti della zona. Circa 5 mila imprese sono estere, e di queste circa 1500 italiane. Gli imprenditori italiani (del Nord-Est per la stragrande maggioranza) hanno generalmente investito nella formazione della forza lavoro e - sebbene sia ancora un processo in fieri - nella creazione di nuove infrastrutture (materiali ed immateriali) utili per replicare il loro modello di partenza e per realizzare una massa critica che permetta loro di relazionarsi in modo forte ed unitario con gli interlocutori locali (pubblica amministrazione in primis). Il proto-distretto di Timisoara è nato da sè in un area già industrializzata (anche se con il tempo i progetti di sviluppo e la volontà degli imprenditori italiani ne hanno costituito e ne costituisco l ossatura) per accumulazione di imprese, investimenti e conoscenze, soprattutto italiane. Studi 15 suggeriscono però che l area di Timisoara e Arad ha sì alcune caratteristiche tipiche del distretto industriale italiano, ma che esse sono marcate per i settori tessile e calzaturiero, ma molto deboli per altri settori (ceramiche, marmi). Ecco perché si è scelta la denominazione di proto-distretto : paradossalmente l elemento che ancora manca in tutti i casi è la consapevolezza da parte delle imprese dell area (italiane e rumene) di appartenere ad un sistema distrettuale, ossia manca quella identità sistemica che è la coscienza del distretto. Forse questa mancanza deriva anche dal fatto che il distretto rumeno nasce come proiezione internazionale del distretto italiano, o meglio di diversi distretti italiani specializzati in produzioni diverse; questo provoca nell area una pluralità di produzioni che oggettivamente rendono l identificazione con un tutto alquanto difficile. Per tentare la riproduzione dei distretti industriali italiani, ovvero una esportazione del distretto industriale 16 alcune guidelines utili potrebbero essere: 14 Si è scelto di denominare questo tipo di aree proto-distretti perché esse non sono ancora classificabili come veri distretti industriali; si veda la spiegazione alla pagina seguente. 15 Velo e Majocchi (2002). 16 Si vuole intendere qui l esportazione del modello di sviluppo del distretto industriale, ossia il coinvolgimento sempre maggiore fino ad essere in prospettiva idealmente quasi esclusivo di imprese, pubblica amministrazione, associazioni ed enti locali rumeni in esso. Durante le nostre interviste è invece emerso che il concetto di esportazione del distretto industriale in alcuni casi concreti significa 6

7 a) creare, seguendo l esempio italiano, dei sistemi associativi di imprese; b) replicare le politiche per l accesso al credito; c) adeguare l istruzione tecnica e la formazione professionale nell area del distretto ad ambiti legati alla produzione dello stesso 17. I dati empirici esposti nel capitolo riguardo agli investimenti italiani effettuati da Pmi, suggeriscono che la teoria più appropriata per spiegare il fenomeno sia quella del network. Le teorie basate sugli Ide non sono adatte ed anche gli stage models, sebbene possano essere validi per le imprese che vengono in contatto con l estero (con la Romania) prima attraverso il commercio e solamente in un secondo tempo attraverso gli Ide, non sembrano adatte a spiegare l internazionalizzazione delle Pmi italiane nel paese, né attraverso il modello di Uppsala né tanto meno con il innovation-related internationalisation model. Ancora meno adatte appaiono la inward internationalisation theory e soprattutto la international new venture theory. La teoria del network invece trova un riscontro empirico nei dati esposti in questo testo perché le Pmi italiane in Romania effettivamente interagiscono tra loro e con enti pubblici e privati di vari tipo, anche attraverso la relazioni personali che i manager o i proprietari delle imprese hanno tra loro e con altre persone appartenenti a vario titolo al processo produttivo 18. Come detto, infatti, le imprese italiane di distretti industriali tendono ad internazionalizzarsi oltre che per sfruttare al meglio i fattori di produzione - seguendo l esempio di un impresa leader con cui esse già operano e spesso riproducono in Romania lo stesso tipo di network esistente in Italia, allargando però i nodi della rete anche ad imprese e enti locali 19 ; è quello che succede nell area industriale di Timisoara e soprattutto quello che si tenta di fare per il progetto di distretto industriale di Brezoi. materialmente spostare la produzione e la rete di relazioni (e dunque di indotto a monte ed a valle) che erano precedentemente presenti nel distretto in Italia, nel nuovo proto-distretto in Romania. Questo processo è negativo per l Italia perché lascia un vacuum nella zona di partenza (che si traduce in perdita di posti di lavoro, know how, spinta all innovazione, e tutti gli effetti negativi derivanti dalla chiusura di un impresa). 17 A Timisoara è in corso un progetto simile patrocinato dall Italy point; per maggiori informazioni si rimanda al sito internet dell organizzazione. 18 Tra le varie componenti del network ci sono anche associazioni di imprenditori italiani e camere di commercio italiane in Romania. 19 E un tipo di Ide definibile strategic asset seeking, ovvero che persegue obiettivi strategici di mantenimento e sviluppo di relazioni con imprese italiane, rumene, enti locali di vario genere presenti sul territorio. 7

8 L ultimo capitolo della tesi evidenzia le tendenze dell economia rumena per il 2004 e per gli anni successivi e fornisce una panoramica su quelli che presumibilmente saranno i settori più profittevoli per gli investitori italiani, sia nuovi sia già presenti nel paese. Gli investimenti italiani in Romania si sono finora concentrati in settori labour intensive in settori tradizionali in cui l Italia è competitiva: tessile-abbigliamento, calzature, macchine utensili, meccanica ed elettromeccanica, lavorazione del legno ed il metodo di produzione maggiormente usato è stato finora il traffico di perfezionamento passivo (ovvero quell outward processing trade analizzato dalla teoria di Baldone, Sdogati e Zucchetti che ha trovato una ampia conferma nei dati empirici). Ide ed interscambio commerciale sono strettamente connessi nel caso degli investimenti italiani in Romania, essi creano un circolo virtuoso che da un lato ha permesso alle imprese italiane soprattutto Pmi - di continuare ad essere competitive, e dall altro ha permesso alle zone interessate dagli Ide (ed alla Romania in generale) di svilupparsi e ammodernare la sua struttura produttiva ed il capitale umano. Oggi però il sistema - all inizio pionieristico - che ha funzionato per più di dieci anni si trova di fronte a nuove sfide: il processo di allargamento dell Ue e la concorrenza internazionale proveniente dalla Repubblica popolare cinese e dal Sud-Est asiatico in generale (con prodotti a prezzi molto competitivi e di qualità crescente) non renderanno possibile ancora a lungo la sopravvivenza di Ide fatti semplicemente per ridurre l incidenza dei costi da lavoro sul prezzo finale del prodotto. Gli Ide potranno continuare nei settori tradizionali, ma le Pmi italiane dovrebbero avere la lungimiranza di fare anche investimenti strategici ed orientati al mercato rumeno e in generale ex-comunista anche in settori a più elevato valore aggiunto e che sono in crescita nella quota di importazioni del sistemamondo. Una chiave per il successo potrebbe essere come si sta cercando di fare replicare il modello di sviluppo italiano, quello del distretto di Pmi. Esse dovrebbero fare sistema tra loro e con enti locali, nazionali ed internazionali che possono contribuire alla loro crescita all estero (banche, assicurazioni, associazioni di categoria, enti pubblici italiani ecc.). Se gli imprenditori non riusciranno ad affrontare il cambiamento e sfruttarlo a loro favore, c è il rischio che le posizioni raggiunte in questi anni in Romania non si traducano nella conquista di quote di mercato importanti che si svilupperanno in tutta l area excomunista. 8

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