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1 Sibylle e la città versioni piacentine dall idea del femminile Una mostra con: Massimo Bersani Romano Bertuzzi Giorgio Betti Maurizio Calza Chiara Camoni Tiziano Carboni Filippo Falaguasta Giuseppe Ferri Mauro Pecorini Paolo Poggioli Milena Prandi Mauro Sargiani Federica Segalini a cura di Eugenio Gazzola a Piacenza, marzo 2004, Galleria d Arte Moderna Ricci Oddi

2 PROVINCIA DI PIACENZA Assessorato Pari Opportunità Sibylle e la città Versioni piacentine dall idea del femminile Impaginazione grafica del catalogo e allestimento mostra: studio&tre Coordinamento: In copertina particolare da Mode, um 1960, William Klein (Colonia, Museo Ludwig) Copyright agli autori Finito di stampare nel marzo 2004 da Tipolito Farnese

3 Il percorso proposto avviato nel corso del 2002 (Una stanza tutta per sé), proseguito nel 2003 (natura-nature), che ha visto anche il grande evento Foppiani, femmine.. (dicembre 2003 gennaio2004 Sala Consiglio della Residenza Provinciale) conclude questo ciclo ideale nel 2004 in occasione della festa internazionale dedicata alle donne, 8 marzo, in ricordo del sacrificio delle operaie della Filanda Cotton di New York. Il ciclo chiude simbolicamente con l incontro/confronto tra l universo maschile e l universo femminile: ri-visitare il femminile, così come emerge dalle diverse espressioni artistiche di donne e uomini, mantenendo il doppio registro, sia di valorizzazione del contesto artistico moderno, sia di promozione delle avanguardie contemporanee. La rassegna 2004 Sibylle e la città - versioni piacentine dall idea di femminile è dedicata alle avanguardie della nostra città e, attraverso un ventaglio ampio di strumenti e linguaggi, intende sostenere la valenza atemporale dell immagine femminile. Particolarmente evocativo il richiamo, nel titolo, alla figura oracolare della Sibilla, a suggerire la persistenza nella storia e nella società contemporanea, di una forma originaria di alterità del femminile; così come tramandato nelle trascrizioni, ora simboliche, ora metafisiche o religiose. Da Sibilla, donna interprete della parola divina, non soggetta al tempo, appartata rispetto al frastuono del mondo, alle Sibylle, Donne Metropolitane, soggetti molteplici che progettano alternative di vita e di relazioni, impegnate nel nostro tempo, nel e per il cambiamento. Di Donne infatti ancora una volta vogliamo raccontare, che abitano la città, luogo d incontro con l altro, attraverso il potente medio dell arte contemporanea. Grazie a Eugenio Gazzola, che ha saputo così felicemente cogliere le ragioni e i contenuti del percorso dell Assessorato Pari Opportunità della Provincia di Piacenza, impegnato a dare spazio e visibilità alla creatività femminile e al femminile ; a coniugare ancora una volta simbolicamente, Sotto l albero del Melograno, della Galleria d Arte Moderna Ricci Oddi, Arte e Femminile. I nostri ringraziamenti vanno anche a tutti coloro che in questo percorso hanno creduto e con noi hanno collaborato; il Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Prof. Giancarlo Mazzocchi; la Presidente dell Editoriale Libertà, Donatella Ronconi; Il Comm. Lino Gallarati, Presidente della Galleria d Arte Moderna Ricci Oddi e dell Associazione Amici dell Arte ; il Liceo Artistico Bruno Cassinari Adriana Bretoni Assessora Pari Opportunità della Provincia di Piacenza

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5 Sibylle e la città versioni piacentine dall idea del femminile di Eugenio Gazzola allora, Permane anche nell immediato del mondo un rallentamento, poi una pausa un improvviso stallo. Da una piega della realtà corrente sporgono le forme appena leggibili degli idoli, intuiamo il ferro del mito e vediamo statue disposte lungo vie di sabbia. Ricompaiono così l ombra degli oracoli, il colonnato di Tebe, il cieco dell universo, e sono per noi disagio e domanda: un implacabile fermoimmagine che ci guarda negli occhi; dentro negli occhi. I Perché in ogni modo, e in ogni mondo, le donne indossano un velo che nessuno ha mai alzato e che a loro stesse è impedito togliere. Sono così, e per altro appaiono, non per esse. Incontriamo ogni giorno sibylle inconsapevoli nei volti metropolitani ondeggianti. Diciamo di vederle in fogge impreviste, tra il pensato e l immaginazione: di rimando in rimando dalle plance pubblicitarie ai truismi della lingua di consumo. Un labirinto in cui cadono imprigionate le profetesse che sostano sulle strade dei quartieri industriali, così come quelle che scendono improvvise dagli schermi televisivi o - 5 -

6 d altro genere. Profetesse camminanti e passanti nel primo travestimento elusivo e altero, distanti perché ferme indietro alla partenza. Sono l oracolo metropolitano, le figlie della donna vista per caso, figlie della «fuggitiva beltà»: «per il cui sguardo all improvviso sono rinato, non potrò vederti che nell eternità? In un altro luogo, ben lontano da qui, e troppo tardi, mai, forse! Perché ignoro dove fuggi, e tu non sai dove io vado, o te che avrei amata, o te che lo sapevi!» (C. Baudelaire, A una passante) Ma più di un secolo dopo, ecco sibylle dentro i film d amore, ritagliate dai giornali, ingrandite sui monitor d ufficio, immaginate; donne annotate nei taccuini. «Che bellissimo film avresti avuto! Dòride! Che bellissimo corpo avresti avuto Secoli prima della cinepresa! Non si contano i colori della tua stanza rosa! Non si contano i colori della tua veste semichiusa! Venivi avanti attraverso i colori della tua stanza rosa attraverso i colori rosa dei tuoi fiori venivi nella stanza a preparare i fiori attraverso i colori della tua veste semichiusa!» Versi di Corrado Costa, (Ritratto in Technicolor di una bellissima donna incontrata per caso nell antologia Palatina) suggeriti dalle passanti di oggi, immateriali ma uguali, immaginate e non incontrate, però vedute e abbracciate. Ma ora, come lontana inscrizione nel mito, come ferma presenza irriducibile ai giorni, la sibylla volge la schiena alla luce per conservare all ombra i propri misurati gesti, il tratto di matita del profilo. Tratto, ritratto, appunto, che è tanto: la chimera di Campana, «di lontananze ignote», e «musica fanciulla esangue», al pari della sua donna di mare - 6 -

7 - «Tu mi portasti un po d alga marina Nei tuoi capelli, ed un odor di vento, Che è corso di lontano e giunge grave D ardore, era nel tuo corpo bronzino: - Oh la divina ( )» (D. Campana, Donna genovese) Femminile è appunto quell odore di vento che è corso di lontano, e così è non altrimenti l immagine di una altra metà del cielo. Perché Femminile è il segno della forma ancora mitica ancora persistente nell età contemporanea, così come è il volto dell altro che ho davanti, lo sguardo che mi coglie. È una parola attesa, allora, è legge, indicazione per proseguire fino a quando il promesso svelamento, l immagine pensata chiara, l evidenza, non rivela che la nuova proroga dell enigma. Donne rimesse all idea di femminile si riallineano pigre su una linea di ossessione: labbra sottolineate; seno percorso; gambe colte un istante prima di levare il passo. L idea femminile è un ritratto, scomponibile in parti, di donne dai pochi cenni, che abitano la città sfiorando il poeta nella strada, luogo di incontro con lo sguardo che perseguita, non dà tregua. Entrano e escono cambiandosi d abito in fretta come indossatrici alle sfilate, per darsi in Antigone o Bovary, Santa Teresa e Margherita, Medea o Violetta Valery, Madre Courage e Condoleeza Rice. E insomma non mutano la via una volta che l hanno presa, non dimenticano la porta aperta né la luce accesa. L arte è formula dell oracolo, prima parola senza oggetto; profezia, approdo pre-detto all uomo. Questa parola è sibilla, attrice agìta, parola non soggetta al tempo. Poiché persistenza dell enigma e figura del mito, allora anche femminile è l idea dell arte e è l arte - 7 -

8 stessa che è soglia, divenire, passato e stato, altrove. La parola è sibilla, scrittura. «( ) chiamami, e rendi inaccessibile l ombra intransitabile, non mentire un mistero che è stato sottratto al grande trascorrere dell indifferente, dell ambiguo dell inulta dynamis.» (Emilio Villa, Sibylla (Burri)) Qui terminiamo per una volta con l idea di natura che nella donna si accorpa, la prima, con la morte che le fa cornice e albergo. «E si va per ossari» (Zanzotto). Natura e morte parlano tra loro dietro il muro. Entrambe hanno sembiante femminile, una voce estrema - testimonianza senza eco - e sono infine grembo, rifugio, transito per l età senza misura. Parola finale che in sé trattiene l ombra, l immagine. II Intro Il compimento nella voce di Suor Maria Teresa dell Eucarestia, dalla celebre intervista di Sergio Zavoli (Clausura, 1959) prodotta dalla RAI: parola profetica, parola poetica più di tutte, voce da un altro dove che non si genera o si perde ma solo si attinge: qui la natura dell arte si dà nel suono senza corpo, puramente. Le opere riprodotte in questo libro sono state realizzate in occasione della mostra intitolata Sibylle e la città. Versioni piacentine dall idea del femminile, allestita presso la Galleria d Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel marzo del La loro presenza non esaurisce il panorama dell allestimento, ma nel contempo lo supera integrandolo con testi, immagini, evocazioni che nella mostra non hanno avuto parte

9 L idea iniziale di queste Sibylle era di offrire alla rappresentazione personale di ciascun visitatore l idea di femminile, cosa che si è voluto attuare mediante la traduzione di un immagine archetipa (la profetessa, appunto, se non addirittura la profezia) nella fenomenologia urbana contemporanea, vale a dire nel mondo così come immediatamente lo viviamo. Naturalmente occorreva rimanere lontani dal riuscirvi, giacché, se l obiettivo fosse stato raggiunto, avremmo con esso annullato l idea stessa da cui eravamo partiti, ovvero il femminile. Le opere realizzate per la mostra (a sua volta inserita come parte di un complesso di iniziative con cui l Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Piacenza visita annualmente il territorio della conoscenza femminile sui mezzi dell arte contemporanea) non dichiarano immediatamente com è ovvio e forse opportuno la propria ragione d essere, ma piuttosto fanno sì che essa sia rinvenuta tanto nella confusione dei segni e delle lingue che giacciono esausti, quanto tra i rumorosi vessilli sollevati al di sopra della normale comunicazione umana, con ridondanza, un istante prima della morte, vale a dire dell esaurimento semantico. Così, scuotendo da un sonno ormai lungo la parola, o l immagine e il contesto, ogni volta che la luce si accende su un piano, una parete, un vuoto, una figura, un corpo o un sogno, le opere perpetuano il sacrificio della scena. Autori di queste opere, artisti piacentini in vario modo rappresentativi di un pensiero che si pone costantemente al di fuori della tregua e della remissione. Ciascuno di loro è introdotto da una nota. Basti quella per sedere davanti alle sibylle

10 III Sono stanco di parlare di te. Tu sei morta. (Antonio Delfini)

11 IV Note per l uso della mostra e la conoscenza degli artisti «( ) Io gli dissi: Signore, adesso (dimmi): colui che vede la visione, la vede (attraverso) l anima oppure (attraverso) lo spirito? Il Salvatore rispose e disse: Egli non vede attraverso l anima, né attraverso lo spirito, ma la mente, che si trova tra i due, è quella che vede la visione ( )». Vangelo di Maria, (Papiro 8502) L ordine alfabetico, lo avvertiamo lo sentiamo nelle reni, come si dice -, è stupido: è un ordinamento veramente stupido. E tuttavia: come procedere in altro modo sapendo che un ordine di consultazione ci sarà richiesto; che l alfabeto nasconde, mimetizza bene supremazie e capacità, doni della natura e pregi dell età; sapendo che se non è questo dovrà essere un altro, ma che un ordine ci vorrà pure? E allora partiamo dagli ultimi comparsi su questa scena: vuol dire elencare gli artisti rovesciando l ordine di apparizione, ovvero salendo dagli esordi recenti ai più lontani. Facciamo questo perché crediamo di esser vivi, in qualche modo, solo se avvertiamo scorrere i fenomeni dall epifania alla storia

12 Federica Segalini Una fotografa molto giovane che raccoglie sguardi dalla strada come fossero i suoi, come collezionista di esseri umani. Sguardi in cui lei non è mai rientrata, vale a dire casuali e distanti, aperti su altro e lontani dall immediato e dal presente, occhi che lei vede non vista. Sono gli altri posti in successione come esempi del possibile, letture e disposizioni. Lo sguardo è principio dell inizio, Sguardo,

13 come lo è l azione del Faust al posto della parola ( All inizio era l atto ), germe della creazione. Sguardo,

14 Tiziano Carboni Una cassettiera di minuscoli stipetti, ciascuno dei quali conserva un enigma: decine di anagrammi della medesima frase: sfiga della suora, domanda, nome, risonanza, simbolo, scherzo, ritratto, ricordo, gioco, figura, allegoria, detto, motto. Una trama stellare divinatoria tesa per punti cardinali come una mappa, ma meglio: come un albero lulliano, questa opera diventa sistema di conoscenza e sistema a se stesso, prova del mondo, exemplum. Una Wunderkammer rinchiusa in un urna, nella quale si conservano uno a fianco dell altro alfabeti ideografici, resti di classificazione naturalistica, qabbalah popolare e radici di scrittura a metà tra il gabinetto medico e lo sberleffo. Perché anche con Carboni ci pieghiamo al desiderio di svelare la natura togliendole gli orpelli che la vietano alla comprensione, cosicché la possiamo rileggere come fenomeno mimetico, libro di formazione che scioglie un enigma per porne continuamente un altro, senza pace. Apparecchio per divinazioni, 2004 Legno, vernici, 34 disegni china su tavola, 34 frasi anagrammi di sfiga della suora

15 Apparecchio per divinazioni, 2004 Legno, vernici, 34 disegni china su tavola, 34 frasi anagrammi di sfiga della suora

16 Paolo Poggioli Paolo Poggioli non c entra con Marcel Duchamp più di quanto c entri tutta l arte contemporanea, naturalmente. Però lui ruba costantemente oggetti dalla loro collocazione abituale: in questo caso è un parchimetro al quale egli muta apparenza per donargli un aspetto; così facendo vi ritrova alla fine i tratti femminili e un corpo di pupazzo animato. Dunque Poggioli costruisce oggetti paralleli mediante unioni innaturali, svelando la loro complessa natura di confine: oggetti sempre colti un attimo prima di essere stati altro da quello che sono; oppure un centimetro dopo essere mutati da quel che erano. (Come se dicesse a un parchimetro di essere pur sempre stato costruito a immagine di una donna, mentre sarebbe difficile fare il contrario). Poggioli è anche autore di un album di fumetti intitolato Boneless: storie periferiche, primitive: disegni rozzi, collages di cartine e fotografie; copie fotostatiche ritagliate e incollate; scritture elementari e sigle demoniache che perseguitano il cielo di personaggi in gita infernale. Nell ultimo di questa serie, confezionato in una pellicola di domopak domestico, è contenuto un cd musicale da attivare in corrispondenza del simbolo Play, al termine della pagina finale della storia. Come se uscendo dalla stanza del parchimetro tettuto si udisse una danza ungherese di Brahms. Senza titolo,

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18 Chiara Camoni Le foto segnaletiche mostrano i volti di individui reduci dal concitato finale di partita che la città inscena da ogni tramonto a ogni aurora. È segnaletica di confine dell oscuro: ninfe e satiri dopo il pomeriggio mallarmeano protrattosi fino al giorno dopo. Chiara Camoni ha maturato negli ultimi anni una certa dimestichezza con i simbolismi e con la tradizione popolare e, in alcuni casi, ermetica come spiega da sé in altra pagina napoletana. Per altro, essa ha in corso fin dalle prime mostre nella seconda metà degli anni Novanta la redazione metodica di proposizioni sulla natura della natura: la forma sorgente da cui la serie trae inizio per il proprio ricorrere ossessivo nelle forme e nei tempi successivi. Ciò che allora interessa è un ipotesi possibile solo all arte perché pre-scientifica: è l individuazione di un momento mancante nel passaggio tra l indistinto naturante e la chiarezza, vale a dire tra quando il nome aderisce a una natura che è forma stessa del linguaggio, e quando invece la consapevolezza del proprio dire instaura la differenza con le cose e i fenomeni. In questo senso hanno funzionato i primi clarini per api di cera multicolore, perché fissati in un dato formalmente astratto; e poi le ripetizioni in calco delle forme vegetali; lo studio delle ricorrenze alchemiche; la distinzione evolutiva; l identificazione di sé nelle materie dell origine; il proprio vedersi nella manifestazione naturale più semplice (le coppie di opposti) o in quelle più complesse (le coppie di identici). Neppure è lontano da questi significati il celebre bestiario fantastico disegnato dalla nonna dell artista per sfuggire alla malinconia: perché il disegno risale da solo alla sua fonte immaginante quanto più possibile isolato da influssi esterni: perché anche questa è una lingua primaria e primitiva distesa sulla schiena delle cose. Atto unico con: Giuseppe Cinel Carlo Pagani Davide Dabusti Alessandra Repetti Barbara Mozzi Federica Ferzoco Liza Schiavi Mariangela Granelli Marigiò Bignami Roberto Dadà Rossana Chiarabini Sergio Anelli Silvia Pagani James Elisa Brigati

19 Sibilla Metropolitana La Sibilla con la bocca della follia dà suono a parole che non hanno sorriso né abbellimento né profumo e giunge con la sua voce al di là di mille anni, per il nume che è in lei. Plutarco, Gli oracoli della Pizia E parlando, davanti alle porte, d un tratto, né il volto le resta, né uno il colore, non pettinati i capelli, ma gonfia il petto d affanno, fiero il cuore si riempie di rabbia, è più grande a vedersi, né umana suona la voce, appena la investe la forza, ormai vicina, del dio. Virgilio, Eneide È esistito un tempo in cui era possibile scorgere nei boschi le ninfe, magari rincorse da qualche satiro, in cui Orfeo incantava persone, animali e persino pietre con le sue musiche, le baccanti correvano nude nei prati in preda al delirio, Senza titolo,

20 le divinità scendevano fra gli uomini e di loro si innamoravano, le profetesse erano possedute, cadevano in trance e rivelavano verità. Spesso per lavoro mi reco a Napoli e il viaggio non è mai solo in termini di spostamento fisico. Demetra, Iside, Dioniso sono ancora là.. Due anni fa, circa, una giornata di sole. Al mattino ho passeggiato intorno al lago Averno e nel pomeriggio ho proseguito il mio piccolo pellegrinaggio a Cuma. Siamo saliti su di un promontorio, il mare era appena sotto, si sentiva il suo rumore. C era vento e una luce abbagliante. E poi l antro della Sibilla. Non è difficile capire perché proprio lì. Lo stato di trance si manifestava attraverso movimenti del corpo scomposti e concitati, lo scuotimento dei capelli e un flusso di parole a stento comprensibile. La possessione è sempre descritta in termini quasi sessuali, in alcuni casi piuttosto violenti: la divinità si impadronisce di lei, la riempie con la propria forza e la rende folle agli occhi degli uomini. Per facilitare l atto profetico si bruciavano essenze aromatiche e si ingerivano sostanze allucinogene. Si aggiungevano preghiere ripetute, rituali di purificazione, musiche e movimenti ritmati. La follia e l alterazione erano valori, porte di accesso ad una dimensione altra. Forse la Sibilla, le ninfe e le maghe se ne sono andate. O, forse, siamo noi che dobbiamo imparare nuovamente a vedere e ascoltare. Chiara Camoni

21 Giorgio Betti Giorgio Betti entra in collisione - più che in contatto - con la grammatica del video d arte quando decide di condurre una personalissima indagine sui diversi composti (testuali, semantici, oggettuali, iconografici, ecc.) dell opera cinematografica oggi, vale a dire nell epoca della tecnologia digitale. Tecnologia che ha indotto, com è noto, alla nascita di una nuova tecnica e - per estensione - di una nuova lingua. E dunque, ciascun filmato da Millenium suite a oggi (vale a dire dal 2000) è una parte del composto data in contorni chiusi, che rimanda di suo a una forma di autonomia tanto rispetto ai presupposti teorici che l hanno provocato, quanto nei confronti delle successive disarticolazioni in nuovi elementi Frame da Concerto Sibylla per voce e palazzi,

22 costitutivi. Funzionano secondo questa forma di autonomia disarticolata le parti teatrale, testuale, fotografica, registica, eccetera. Per autonomia dell opera cinematografica, Betti intende quel tanto di naturalità, di magico e, come dire, di ovvio che prevale sempre in qualsivoglia meccanismo creatore di immagini complesse. Linguisticamente, Betti utilizza di buon grado un gesto di qualità essenzialmente pittorica, un gesto alla Jarman per una immagine pura senza contesto. Frames da Concerto Sibylla per voce e palazzi,

23 Mauro Sargiani Convive da molto tempo con strumenti divinatori: potrebbe rimanere questa la descrizione necessaria. Da molto tempo costruisce sistemi di orientamento poggianti sui dettati, sui credo, delle pratiche visionarie. Dapprima ha tracciato una mappatura del territorio per mezzo della scrittura, circoscrivendo figure, luoghi, stati in potenza che appartengono al suo al nostro, poi, a conti fatti esserci in questo brano di mondo. Quindi ha costruito sui punti cardinali, sugli snodi della tessitura, corpi articolati e semoventi, che come animali semiautomatici potessero reagire all umore della guida e della direzione, alla forza del morso. Di ciascun punto ha fatto una struttura autonoma che autonomamente si ridisegna ogni volta: mulini a vento, selve di aste, tavoli e alterità, vale a dire sculture, mobili, piani che agiscono come interrogativi silenziosi e frontali, fermi. Punti di discussione, cioè questioni aperte. Disegni preparatori

24 autoritratto con sibilla testo teorico e di progettazione. appunti per un ragionamento entropico, contrario alla struttura come alla forma, spinto dalla fame di pensiero, mai rassegnato e fortemente motivato a combattere il cosiddetto vizio seduttivo di chi conosce soltanto per esercitare un potere: il potere della nozionistica civile e libresca, quanto di più basso fra le innumerevoli bassezze l istituzione abbia saputo escogitare ai danni della collettività. amen Giordano Bruno, Ludwig Wittgenstein, Georges Perec: queste sono le tre radici del territorio entropico, le fondamenta instabili, tre tipologie di volontà etica: a. volontà immaginativa, ascendente, verticale, luce e sensucht b. volontà linguistica, sistole diastole, centrifuga centripeta c. volontà enumerativa, orizzontale, visione parola persona mondo intero nell albero da lì cresciuto ho cercato di innestare l Ecclesiaste, in qualità di fioritura definitiva, ma non credo di esserne capace, provo imbarazzo per la fatica e dolore anche poiché non riesco a immaginare le forze necessarie, provo a dirlo almeno e senza speranza alcuna di salvezza. havèl havalìm a. osservare e congiungere e passare di parola in parola fino a portarne una, noi siamo portatori di parola, fino a una luce si spera b. dire con proprietà ciò che si vede, nel mondo come nel proprio pensiero, fino alla fine sapendo che non arriveremo mai a sapere c. guardare tutta la quantità del vivente, pensare al sé come a un accessorio senziente dell organismo sconosciuto di cui facciamo parte, cancellare la parola qualità se proviene soltanto dall uomo e per niente dalle cose e dagli animali il testo si configura come rebus, bisogna mettere vicino le varie caselle fino a che non si trova la combinazione giusta: allora la domanda diventerà chiara e bisognerà rispondere, ognuno per sé nel momento in cui arriva: la sibilla, come al solito, indica un metodo e stare nel metodo significa accettare finalmente l enigma, assumerlo a livello biologico e disciplinarsi di conseguenza, l enigma contiene la misura di ogni profezia e lì dentro il destino personale è soltanto un accidente linguistico, stelle rapide, fuggitive: questo fatto non bisognerebbe mai dimenticarlo, e cioè che facciamo tutti parte di una lingua sterminata che c era prima di noi e continuerà a estendersi, qualunque sia la volontà dominatrice e demiurgica della nostra, ripeto, accidentale soggettività. noi abitiamo in un campo di concentramento dove quotidianamente vengono mandate al massacro le immagini e le parole, il metodo che vige in questo territorio dell assassinio è una forma ordinata e coprente di pornografia macellaia: ogni cosa del cuore del cervello e del corpo intero deve essere vista, nella sede dove lavora, nel meccanismo che la muove e nella rete di significati che vuole raggiungere, noi siamo gli uomini vuoti, siamo gli uomini impagliati che appoggiano l un l altro la testa piena di paglia secondo questo violento metodo pornografico ogni fenomeno fisico o sentimentale o immaginativo deve andare a far parte di una struttura chiara, percorribile in ogni momento senza lo scandalo proprio della conoscenza, dove l eversione del senso

25 costituita dall apparire del nostro corpo nel mondo deve essere manomessa da raffinatissimi strumenti indagativi ed esegetici, e consegnata quindi pulita ravviata e inoffensiva nelle apposite receptions approntate dal fottutissimo leviatano economico: prenda esso il nome di stato o scuola o chiesa o famiglia o sfilata di moda o esposizione artistica non ha per questi appunti entropici alcuna importanza, il dato essenziale da considerare è che in questo campo di concentramento vogliono uccidere l enigma che muove la parola e la visione, macellarlo più propriamente, secondo una tassonomia crudele di pezzi più o meno pregiati, fino a raggiungerli tutti e per sempre per ogni tempo a venire. ogni fenomeno deve essere visto, letto, interpretato e mandato a bruciarsi di rogo suo autonomo affinché il consorzio civile appaia chiaro e trasparente nelle sue pulsioni,e risolto anche per via delle grandi qualità che possiamo acquistare andando a ingrossare le fila del suddetto consorzio. la sibilla dovrebbe essere in realtà la figura privilegiata dall episteme del nostro tempo, il segnale di una libertà combinatoria e alchemica che dovremmo portare a compimento con la nostra vita, perché soltanto nella domanda che arriveremo a rappresentare con la vita del nostro corpo e del nostro pensiero possiamo andare a far parte delle innumerevoli acque linguistiche che animano la cosamondo nutro una feroce ripulsa per i coatti ermeneutici, i cottimisti dell esegesi istantanea o stagionale o al massimo quinquennale e plenipotenziaria, voglio rimanere imprigionato al mio enigma, il mio corpo è il mio testo, con lui e attraverso le sue parti devo apprendere, e ritenere ciò che ho appreso, secondo legge mia di sponte e di sentimento. voglio stare fra le rive del mio enigma perché è lì che nascono e prendono parola le mie sibille, quelle che accendono le fantasie dell intelletto nell aperto, a seguito di un fiume interminabile anche nel suo delta, fuori dalla famiglia fuori dalla scuola dalla chiesa e dallo stato. di conseguenza volendo io sottoscritto rimanere di proprietà del mio enigma vado a distinguere le mie radici simboliche primarie, quelle che sono pertinenti al mio asse biologico e muovono il mio lavoro. la prima sibilla è saldamente ancorata al fegato etrusco, alla sua ipotesi divinatoria, composita nell astrazione degli elementi e sicuramente proto alchemica nelle intenzioni combinatorie: la grammatica implicita in questo reperto archeologico mi ha spinto a costruire un tavolo da conversazione, con caratteristiche

26 quasi fisse che elenco qui di seguito. è un tavolo di legno basso, rettangolare o quadrato e la misura minima di un lato dovrebbe essere almeno di un metro ; la superficie è divisa in tre parti identiche, due sono d appoggio, abitabili e portano una tarsia di legni differenti e colori a tempera disposti secondo una regola eraclitea, la terza,centrale, è congegnata per aprirsi e rivelare uno spazio interno e sottostante senza pareti continue ma misurato da un certo numero di colonne concomitante alla misura del piano superiore, questo sottopiano deve essere di colori squillanti e di intenzioni araldiche, la bandiera del profondo che vuole respirare al seguito delle colonne; le gambe devono essere potenti e fortilizie, di volontà farnesiana e quindi ultratettonica, possono essere anche più di quattro a causa della suddetta volontà. per questa mostra avevo escogitato un tavolo sempre in legno alto a filo piano circa due metri con nove gambe alfabetiche e un piano, animato da una sorta di tarsia luminosa, di due metri e mezzo per due metri e settanta ; gli intervalli tra le nove gambe li avevo previsti di misura diversa e comunque percorribile, ogni colonna destinata a un alfabeto autonomo di segni colorati, nodi di corda, specchi e aperture con ritmo asimmetrico su tutte le facce, a turno: queste aperture dovevano nelle mie intenzioni permettere una quantità di punti di vista differenti, una specie di ossessione olandese per gli strumenti ottici e l inquadratura degli spazi a disposizione dell occhio genitore. Questo tavolo era propriamente il tavolo della sibilla e suo compito e destino quello di porre una domanda durante l attraversamento della selva di gambe, una domanda a piacere che ognuno organizza secondo i suoi occhi. la seconda sibilla si affidava con fierezza alla mia personale mitologia riguardante la luce elettrica, ed era costituita da un doppio fronte a sfinge congegnato per sostenere verso l alto un meccanismo totemico destinato alla produzione di energia; questo meccanismo secondo il disegno era costituito da sei tubi/silos di rame e legno disposti a forchetta, di eguale altezza di metri tre e mezzo, a sezione tonda o quadra e comunque che non oltrepassi i sette centimetri di lato o diametro, con delle linguette di giunzione a punta tonda nelle parti in rame, da rivettare.questa breve grammatica della potenza doveva cercare in qualche modo di arrivare- e questa era la sua domanda araldica- a un lungo e basso bacile colmo d acqua, anch esso di rame e lungo circa un metro e largo trentacinque centimetri, sostenuto a sessanta centimetri da terra dalle spalle del fronte a sfinge, i bordi devono essere bassi, quanto necessario perché l acqua rimanga nei confini e fra le sue rive: queste rive però devono essere assolutamente aleatorie, probabili vittime anche di un solo minimissimo sgocciolamento, questo bacile dovendo infatti funzionare soprattutto come severa bilancia e lavorare di conseguenza. come da accordo consegno almeno i disegni preparatori, e questo è quanto. Aviano, febbraio 2004 mauro sargiani

27 Milena Prandi I lavori di Milena Prandi sono abitati per sempre da figure senza contorno. Fossero pure i visibilissimi morti di ieri come le abbaglianti forme in luogo di oggi abbagli, scherzi della luce, credute manifestazioni dell altre sponde che fronteggiano il camminatore come un edicola mariana. Sono immagini provenienti da due serie lungamente trattenute: le prime intitolate Fecondazione e le seconde Gravidanza. In esse è la terra, madre comprensiva, a farsi sibylla del mondo, ponte tra l origine e il futuro. Sono opere nuove disposte in circolarità su un tratto di strada già passato per forme di devozione familiare materializzate in fotografia, pittura e frottage; passato per la costruzione di templi spiralidei dedicati a Mnemosyne; per volti dei defunti emergenti dall acqua; per oggetti d affezione, di un collezionismo infantile ostentati come propri in corpo, disegno e fotografia. Anche ora, l effetto è di sostanziale imprendibilità, inconservabilità dell immagine: ombre eppure cose. Diversamente, tuttavia, le apparizioni rientrano da sè nel loro mondo, annunci inascoltati. Fecondazione,

28 Spirito della terra Quale strano pensiero si diffonde per l aria? Quale messaggio, quale rimembranza? Chi spalanca la porta del mio cuore? Chi mi appare fra i rami e poi scompare? Cosa illumina l acqua del mio fiume? E la pietra del monte? E la campagna satura di messi? Fra le spighe mature, fra le zolle; fra gli alberi del bosco, dentro il mare e un brulichio di voci, di sussurri, di segreti sopiti, tra le pieghe del vento. Io ti sento, talvolta, come un canto solenne, e affascinata mi affido alla magia del tuo mistero. Spirito della terra! La mia mente si annulla, si allontana dalle cose consuete. Si perde nell immenso divenire. Spirito della terra Spirito della terra, quando a sera Ricami tra le foglie il tuo ritratto E accendi il bosco e il fiume e la campagna Di fulgida energia, io mi sorprendo per la meraviglia per la magia che emani, per il fuoco del tuo talento. Fecondazione,

29 Quando sento il tuo canto melodioso Assorbo tutto quanto il tuo sapere E solo allora io mi accorgo Di essere soltanto un seme Che attende di esser fecondato. Spirito della terra Spirito della terra Che fecondi le messi, che diffondi la tua energia nei solchi affaticati, che nascondi elfi e folletti fra le fronde, nei boschi. Spirito delle acque Che sprofondi nei verdi fiumi, nell azzurro mare e affiori dai rigagnoli inzuppato di fango. Quando a me ti riveli Io rimango incantata E mi allontano dalle cose del mondo. Spirito delle acque Spirito delle acque Che sali in superficie Dagli abissi E illumini di luce E di magia Queste povere menti addormentate. Spirito delle acque, Meraviglia Che desta all improvviso La saggezza perduta Dell antico sapere. Gravidanza,

30 Spirito delle acque La quiete della mente si frantuma improvvisa allo schianto di una luce che risveglia l eco di eternità dimenticate. Spirito della spuma delle onde La mia mente risponde Alla tua voce S illumina d incanto E di stupore. Spirito della terra Spirito della terra Nel buio e nel silenzio della terra nera, sprazzi di luce fulgida di eterni bagliori, squarciano l alba. Sale dal suolo nudo La rivelazione Di un divenir solenne. Spirito della terra Un sotterraneo sole Mi risveglia Da un letargico sonno. Ora, nell imbrunir Tutto è svelato. Spirito della terra Nel mattino assonnato La campagna Arresta il suo torpore E all improvviso Scoppia la luce. Spirito della terra Che risvegli Le folte spighe E le speranze umane Accendi la mia luce! versi di Milena Prandi gennaio 2004 (Collaborazione tecnica di Giancarlo Carraro) Gravidanza,

31 Romano Bertuzzi Un luogo conchiuso di preghiera e un inginocchiatoio disperante. Preghiera che si dà solo nel gesto, nel corpo che si dispone semplicemente all atto. Fuori, le tavole di un dittico rimettono al mondo: è la madre mentre impasta farina, acqua e uova con gesti ben conosciuti. Spostamenti sul piano del sacro sono abituali per questo artista, forse più frequenti in tempi recenti, quando le iconografie etniche e familiari sono divenute parte evidente e costitutiva della sua rappresentazione. Romano Bertuzzi ha iniziato più di dieci anni fa a dialogare fittamente con il suo passato contadino abitante dell appennino creandosi quell alter ego dell homo selvadego cha ha conservato in vita per tutti gli anni Novanta. È servita, quella creatura creata due volte, a mostrare tra quali riti fummo fatti nel lavoro, nella religione, nel porsi agli altri e alla natura. Bertuzzi ha portato all arte il processo Senza titolo, 2004 matita e carbone cm 52x

32 di fabbricazione degli alimenti, dal germe del grano al pane, dal latte al formaggio; ha mostrato lo svolgimento di un rito che sorprendentemente si rivela archetipo del fare quotidiano. Da una natura che scolpisce gli uomini e il loro tempo e che l uomo s ingrazia replicandola otteniamo nuovi modelli di comportamento fondati sulla cellula che lavora e, più ancora addentro, sulla regola. Senza titolo, 2004 matita e carbone cm 85x

33 In una notte nera Su un sasso nero Dio vede una mosca nera. La preghiera serve per entrare in un altro tempo Prega! Lavora e sarai una persona nuova. Viaggio nel bosco, nella nebbia e sotto la neve. Manto bianco, le mie impronte che mi lascio alle spalle. Un silenzio apparente e menzognero irrompe dentro di me. Il rumore dei fiocchi canta melodie fra i rami. Brume di nevischio e dissolvenze armoniose mi avvolgono in un velo di miele, mi sento come una matita che disegna il mio percorso. Mi corico nella neve e sembra che tutti i fiocchi vogliano entrare nei miei occhi. Non so più se l infinito e l immenso sono fuori o dentro di me. Il cuore e la mente si nutrono della gioia dell anima. Il volto dell amore mi abbraccia come la nebbia avvolge il tutto. Bianco su bianco, nulla su nulla, vita, morte, la stessa identica cosa. Dalla mia bocca escono parole che non ascolto e non conosco, è poesia pura che comunica con l infinito, che dialoga con il cuore della terra. Divento fiocco di neve e vado a posarmi nell acqua di un piccolo rigagnolo vicino, Viaggio nel viaggio, l acqua mi porta a valle, mi sento come un entità molle che scivola cantando su superfici dure e morbide. Ritorno nel mio corpo e sento piacevolmente di essere bagnato con la netta percezione del cambiamento di tempo. Senza titolo, 2004 Nel viaggio ordinario di ritorno molti pensieri affollano la mia mente, tra questi il lavoro sulla Sibilla. Soffermandomi profondamente su ciò ho avuto la netta sensazione che la Sibilla è solo dentro di noi, è la magia che dobbiamo imparare a conoscere: cerchiamola tutti i giorni! Romano Bertuzzi (Foto di P. Bellardo e G.Carraro)

34 Mauro Pecorini Altrove mi era piaciuto chiamarlo lunatico costruttore di macchine, fabbricatore di teatri padani da cui l incanto è fuggito cedendo al grottesco e allo scherzo. Ora Mauro Pecorini utilizza un distributore di palle, di quelli in funzione fuori da alcuni negozi, che un tempo apparivano perfino belli, ma che ora ci sembrano tristi anche per i bambini (così accade dei congegni che invecchiano con noi). Nelle palle si trova il responso, sentenza o consiglio, indicazione. È un distributore di promesse e predizioni del mondo. Ma c è un respiro più drammatico ora, in questa macchina infantile, rispetto alle macchine ubbidienti o rifiutate di prima, assemblate in leve, ingranaggi e camme e catene, carrucole e cilindri, meccanismi di recupero: congegni che funzionano nel gioco impertinente di una fiera di paese che dobbiamo immaginare, improbabile, di quelle che abbandonano la piazza prima del risveglio. Pupazzi e bandiere, ruote e sonagli azionati l uno dall altro, che insieme affollano, rischiarandola, la corte notturna. È il perdurante gioco nascosto dentro la prima macchina, quello che la spiega sulla punta del naso da furetto, dello sguardo acuto coglionante, imprevisto

35 Distributore di palle Il distributore di palle è un oggetto che vive e fa parte della Città. La Città parla di tutto e dice tutto. Basta poca attenzione per trovare messaggi ovunque: sui muri, sui portoni, sui cartelli, nei muri, nei palazzi, nelle strade, nelle strutture tecnologiche, nei rumori, nei suoni.. Lui ascolta. La Sibilla è un mezzo che conduce dalla domanda alla risposta: la macchina è Sibilla. Sorprese, incognite sferiche, il distributore di palle sputa e si concede attraverso bolle apribili che ospitano la risposta già nota alla domanda non fatta. Se anche tu hai una domanda e vuoi una risposta dalla Sibilla, puoi inserire una moneta ottenendo il tuo personale e casuale responso, portando a casa un pezzo del Distributore di Palle. Distributore di palle, 2004 Le Fonti: - la mia sorellina Manuela che mi aiuta molto - strade delle città di Pavia, Parma e Piacenza - libri di favole - libri di poesie - raccolte di aforismi - testi di fisica - opere d arte. Mauro Pecorini febbraio

36 Filippo Falaguasta Falaguasta è a confronto con l opera di Wiliam Xerra, piegata a dire l esserci invisibile della sibylla: Vive e non mento. Due luoghi del percorso di Xerra riuniti a significare l impossibilità di udire la voce attesa salire dal corpo della sibylla: si raffigura così anche l impotenza dell artista a rappresentarla, a dirla agli uomini pur avendone incontrata l eco, il segno, il rimando. Oggi il lavoro corrente di Falaguasta si svolge all interno delle case, nell anima delle pareti che riveste rifacendosi a una delle più antiche pratiche decorative dell edilizia emiliana: dopo essere risalito alla lezione dei maestri della scagliola e del finto marmo, dopo averli incontrati negli altari e nei tavoli, nei soffitti dei saloni, ne ha proiettato all oggi la lezione facendone pratica preziosa e facendosi artigiano. A ben vedere è l artista in quanto uomo che lavora tra gli uomini. La pratica del finto marmo rivestimenti marmorei eseguiti manualmente a fresco, impermeabili e ecologici, resistenti e variamente assimilabili sul piano funzionale a partire da un composto in polvere che sembra replicare processi alchemici - è stata così rinnovata con l utilizzo di materiali ecologici e biocompatibili, con l inserimento di raffigurazioni graffite o texture nel più puro segno decorativo, eco sensuale. Questa è la momentanea deriva in cui ritroviamo la pratica più nota dell artista, vale a dire la collocazione a mercato della propria opera secondo gli usi e le esigenze della committenza privata e pubblica. Anche qui, nell assunzione della committenza come bussola operativa, è facile notare la riproposizione aggiornata di una figura antica mai lasciata del tutto: quindi il porsi a metà tra l obbligo e il desiderio

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38 Giuseppe Ferri È riflesso di lontananze inaudite, di viaggi lunghissimi, di una natura sempre straniera: la sua voce rimane nel corpo, nelle scarpe, non esce dal contorno dell immagine, perché lei non parla ma indica solamente. Esempio del nuovo corso fotografico di Giuseppe Ferri: non più rielaborazione e riuso di immagini, bensì riprese nuove e a soggetto, inaugurate dalla Jaje, 2004 fotografia digitale, cm 80x

39 il delitto non c è stato profetessa metropolitana. Una svolta rispetto al passato, il primo segnale di un desiderio di immagini nuove. Ferri ha utilizzato per molto tempo ritagli provenienti dalla comunicazione giornalistica, poi riutilizzate in altri contesti e in altri rapporti semantici in luogo di una loro creazione ex nhili,con cui realizzare pannelli di sequenze fumettistiche, didascalie grottesche o improbabili alla cronaca. Un lavoro di manipolazione che prevedendo una rigorosa selezione del monte-immagini disponibile, si collocava tra le prime forme di riuso dell ammasso massmediale come un ipotesi tecnica di salvezza del nostro sguardo. Ero a letto e mi volevano uccidere. Ti ringrazio di avermi avvisato con la tua sfera di cristallo da zingara che avevi lasciato sul mio comodino. Il delitto non c è stato e forse non volerò più. La calce dei muratori mi sporcava tutte le ossa di zucchero e catrame. Sentieri di Rugiada di Mario Benatti Jaje, 2004 fotografia digitale, cm 80x60

40 Massimo Bersani Ecco la forma del ritratto, che è il manifesto primigenio della sibylla e la sua forma interrogante: nel ritratto femminile agiscono i rimandi impossibili dell immagine sacra: alterità, inconoscibilità, opacità della scrittura, mondi lontani, divinazioni inquietanti, senso della caduta, Da sinistra in alto, in senso orario, Alessandra Claudia Willie Letizia Fotografie,

41 abbandono, incompletezza - eppure rifugio. Sono immagini che rimangono parzialmente inconsapevoli del mondo che li guarda, comunque di confine. Bersani è fotografo di professione, generalmente lontano dal circuito dell arte propriamente intesa. Come sempre avviene, è quest ultima che si interessa di altro per non morire soffocata. Da sinistra in alto, in senso orario, Angelo con candele Angelo Cristo crocefisso Putto Fotografie,

42 Maurizio Calza Un asilo materno, un luogo accogliente, un abbraccio che poi nasconde al suo interno tocchi di pericolo, minacce impreviste. Un posto che sembra null altro che ombra senza corpo. E opera consueta per Maurizio Calza, questa coesistenza di madre e di orrore, di Dio e paura, di natura e vergogna. La sua opera emerge ormai stabilmente dal senso della territorialità, dell appartenenza e condivisione, identità e rispetto. È proposta di rappresentazioni continue della storia umana nel mondo, dipinta tra i simboli della perdita e del dolore; scene cui accediamo d improvviso scostando la tenda, spingendo la porta, orientando differentemente un fascio di luce, scenari di sospensione del tempo storico (De Martino) come forma di protezione e distanza dal mondo moderno. Accessi a un cosmo che si trova perennemente in stato ansioso; forme arcaiche di riconoscibilità tra uguali, momenti di devozione, paura della morte, sguardi che spiano la tragedia degli esseri piccolissimi; drammi umani meschini gettati contro fatalità cosmiche: attori fermi nell ombra

43 Come la Sibilla concede i suoi presagi e i suoi oracoli ispirata da Apollo a cui è consacrata, così l artista, quello autentico, che vede il futuro rispecchiarsi nel passato, svela l Alterità che infonde energie, conoscenze e saperi nuovi. Le parole della Sibilla sono criptiche, sibilline appunto, per preparare, durante il percorso interpretativo, lo spirito dell uomo alle spesso devastanti profezie del Dio. Così l arte procede in modo sghembo, laterale, affermando una cosa e il suo contrario perché le verità Vieni, ma stai lontano, 2003 cm 230x130x100 legno, acciaio, olio

44 sono molteplici e, a seconda delle situazioni e dei tempi, prevale l una o l altra. L arte emoziona cognitivamente e innesca dei percorsi che spesso l artista abbandona al critico, al filosofo, allo scienziato o al politico. Quando si verifica il contrario, quando addirittura è l artista ad assumere le presunte verità delle scienze e della filosofia, dell estetica come guida del suo operare, il Dio e la Sibilla tacciono. Oggi dove tutti fanno arte, tutto è arte, come dice Baudrillard, viviamo in una sorta di complotto in cui tutti sono complici, chi genera arte e chi la fruisce, viviamo in una situazione ipocrita e feticista dove proliferano sedicenti artisti che, innescando continue e gratuite provocazioni, non per modificare l esistente, come vorrebbero far credere, ma per consolidarlo e prevenirlo nelle sue esigenze, producono opere senza significato, producono spettacolo e moda. Sia questi, che sono all origine di quell accademismo avanguardista concettuoso ed intellettualistico, sia coloro che incoraggiati dalla vuotezza dei primi, praticano il culto di quell accademismo forse ancora più deteriore, riproponendo pedissequamente i valori estetici più tradizionalisti, sia i cultori della bella scultura di quell informale romanticheggiante, non fanno altro che riciclare vecchie premonizioni, verità desuete o scontate, allineandosi a posizioni imposte dal sistema e disponendosi in modo didascalico al politicamente corretto. Per costoro sembra veramente realizzarsi la preconizzazione della morte del Dio, per costoro si è già realizzata la morte dell arte, per costoro la Sibilla tace. Maurizio Calza

45 V Epilogo «In tutte le sue imprese, la ragione deve sottomettersi alla critica, e non può usare alcun divieto per limitare la libertà di tale critica, senza danneggiare se stessa e attirare su di sé un sospetto pericoloso. Non vi è nulla di così importante (rispetto all utilità), non vi è nulla di così sacro, che possa sottrarsi a questa indagine, la quale esamina e ispeziona, senza alcun riguardo per le persone. Su questa libertà si fonda l esistenza stessa della ragione: (...)». (I. Kant, Critica della ragion pura, Dottrina trascendentale del metodo, cap. I) Duecento anni fa, il 12 febbraio del 1804, moriva a Koninsberg Immanuel Kant. Nelle giornate delle celebrazioni, giornate come queste per altro così lievi di ragione, ci pare naturale e per una volta gradevole conformarci al costume e chiamarlo a chiudere queste pagine dedicate alle sibylle cittadine. Pare senza senso, chiamare proprio lui a una festa dell immaginazione o del mito, eppure le sibylle sono state per noi ben di più dell immagine che la tradizione ha condotto fin qui dal crinale del mondo: sono oggi il nome dell arte, la sua figura, il suo modo di darsi, voce di un assente già veduto e pensato. Creature di un mondo per l altro, in buona sostanza, che non avremmo conosciuto senza la libertà di farne a meno

46 Massimo Bersani (Castelsangiovanni, 1957) svolge l attività di fotografo nei campi della moda, della pubblicità e del reportage. All inizio degli anni Novanta inizia a ottenere diversi riconoscimenti in campo nazionale e internazionale, tra cui la selezione nelle Stagioni del ritratto, concorso promosso dalla Kodak. E, sempre per la Kodak, nel 1996 è selezionato fra i migliori fotografi ritrattisti italiani del concorso European gold award. Al concorso per fotografi ritrattisti italiani indetto dalla Agfa nel 1997, un suo ritratto vince il terzo premio. Una serie di immagini femminili è selezionato all Austrain Hasselblad Circuit, selezione delle migliori opere 2000 in Austria. Interpretando fotograficamente lo stile di alcuni grandi pittori viene selezionato fra i migliori 40 italiani per una mostra itinerante organizzata dalla Hasselblad. Menzione d onore al Nikon International Photo Contest Con una serie di immagini panoramiche al PanHoramary of Finland vince il primo premio. Varie foto sono state selezionate per mostre e biennali di fotografia in Italia, Spagna, Inghilterra, Israele e Francia, dove a San Maxime vince con un ritratto il primo premio quale migliore opera in concorso. Dal 2000 lavora e espone periodicamente in Giappone. Romano Bertuzzi (Coli, PC, 1956) Principali mostre personali e collettive 1993, Arca di Noè, Trevi Flash Art Museum, Trevi. In quella occasione Bertuzzi propone una azione viva in cui, a partire dalla mungitura, crea formaggi, burro e ricotta che vengono offerti direttamente ai visitatori. 1994, I maccheroni, fondazione Mudima, Milano. In questa azione la tradizione pasta italiana viene prodotta a mano, cucina e offerta al pubblico. 1995, Il rosario, Trvi Flash Art Museum, Trevi. Un gruppo di colonne del luogo, recita preghiere utilizzando la tradizionale collana del rosario. 1195, Il pollaio, presso spazio Halifax, Piacenza. L azione ha luogo in un negozio di abbigliamento cittadino, in cui un locale viene trasformato in pollaio, secondo le forme abituali del mondo contadino. 1995, Homo Selvadego, presso Stazione Centrale di Milano. Bertuzzi incarna il mito dell Homo Selvadego portandolo a confronto con la civiltà odierna, così evoluta da essere inconsapevole delle proprie radici; durante l azione venivano distribuite ai presenti immaginette votive recanti la figura dell Uomo Selvatico. 1996, Orto, nella collettiva Um Fontana, Schirn Kunsthalle, Frankfurt. Viene creato un orto coltivato con fagioli, mais e orzo che nell arco di tre mesi giungono a maturazione. Il solco al centro del piccolo campo coltivato è il richiamo formale al tipico taglio della tela di Fontana. 1996, La pigiatura dell uva, fondazione Mudina, Milano. Il percorso del vino, dalla raccolta dei grappoli, alla imbottigliatura finale del vino. 1998, Dall aratura al pane, Comune Aglio di Coli, Piacenza. In questa operazione, Bertuzzi recupera il ciclo della produzione del pane. 1998, La stalla e il formaggio, collettiva Natural Reality, Ludwig Forum Museum, Aachen. La slitta carica di foglie secche, galleria Marazzani-Visconti Terzi, Piacenza. Una coppia di buoi trascina per le strade cittadine una slitta di legno carica di foglie secche. 2000, Pagliaio e Homini Selvadeghi, Bergamo. Festival Mitomodernismo. Realizza un grande pagliaio in una delle piazze principali della città. 2002, La Cantina, Galleria d Arte Moderna Ricci Oddi. 2003, G 2003 Un villaggio e un borgo accolgono l arte, Ascona e Vira Gambaragno (Svizzera). 2003, Verifica dei dintorni, Modena, 52ª Festa provinciale de l Unità. 2004, Museo laboratorio Città S.Angelo (Pescara) e Galleria Desart (Brescia). Giorgio Betti (Castelsangiovanni, PC, 1970) Collabora con diverse riviste del settore artistico e recentemente ha pubblicato L Italiana che inventò il Free Cinema Inglese su Lorenza Mazzetti (Ed. Vicolo del Pavone). Affianca all attività di teorico quella di videomaker sperimentale e di regista pubblicitario. Nel 1993 presenta al Festival Fedil di San Giovanni Valdarno Le Trecarte, ma successivamente la sua ricerca di continua destrutturazione del linguaggio cinematografico lo porta a prediligere per l esposizione i circuiti propriamente artistici, pur (ri)tenendosi fuori dalla videoarte propriamente intesa e continuando a collocarsi nel panorama cinematografico contemporaneo, seppur in una posizione di avanguardia rispetto ai canoni consolidati e tradizionali della sua disciplina. Tra la fine del 2003 e l inizio del 2004 realizza un nuovo film, questa volta un lungometraggio, dal titolo Dentro l isola. Maurizio Calza (Piacenza, 1952) Compie gli studi presso l Istituto Gazzola di Piacenza, il Liceo Artistico e l Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1993 insegna Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Piacenza. Principali mostre personali e collettive. 1972, I Premio (Ex aequo) al concorso Durini per gli studenti dell Accademia di Belle Arti di Brera 1976, Personale alla Galleria Braga (già Galleria Il Gotico ), Piacenza 1977,

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