IL PIANO ENERGETICO COMUNALE

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1 UNIVERSITA MEDITERRANEA DEGLI STUDI DI REGGIO CALABRIA FACOLTA DI ARCHITETTURA CORSO DI LAUREA IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE URBANISTICA ED AMBIENTALE CORSO DI FONDAMENTI DI PIANIFICAZIONE SETTORIALE A.A. 2008/09 DOCENTE: MAURIZIO FRANCESCO ERRIGO DISPENSA N. 3 IL PIANO ENERGETICO COMUNALE

2 Il contesto internazionale ed europeo La necessità di integrare i propri strumenti di pianificazione urbanistica con un piano relativo all uso delle fonti rinnovabili di energia può rappresentare per un Comune l opportunità di rispondere efficacemente ad alcuni obiettivi di contenimento e riduzione di emissioni inquinanti e climalteranti così come previsto dai numerosi accordi internazionali e comunitari, che hanno visto il nostro Paese tra i principali e più convinti fautori: la Risoluzione di Lussemburgo del 29/10/1990, in cui l UE si è posta l obiettivo della stabilizzazione entro il 2000 delle emissioni di CO2 ai livelli del la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1994), che l Italia ha sottoscritto, insieme ad altri 165 Paesi, e recepito con la Legge 15 gennaio 1994, n. 65, e che, tuttavia, anche se entrata in vigore come atto di diritto internazionale, non vincola realmente i Paesi industrializzati a ridurre o contenere le emissioni di CO2, ma si limita ad auspicarne la stabilizzazione per prevenire gravi ed irreversibili mutamenti climatici. Tale Convenzione, assieme alla Dichiarazione di Rio ed all Agenda XXI, sono state recepite nel Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell Agenda XXI con Deliber 28/12/1993 da parte del CIPE. In detto Piano, oltre a richiamare gli obiettivi dell Agenda XXI, si riprendono gli obiettivi del Piano Energetico Nazionale (PEN) del 1988, della Legge n. 9 del 1991, della Legge 10 del 1991 e del provvedimento CIP 6/92, regolarmente utilizzato fino al 1997 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di assimilabilità alle fonti rinnovabili. Il documento di livello internazionale più impegnativo per l Italia (anche dal punto di vista economico) è il Protocollo di Kyoto, sottoscritto dall Italia, per la riduzione dei 6 gas ritenuti maggiormente responsabili dell effetto serra (CO2, CH4, N2O, HFC, SF6), che prevede un forte impegno di tutta la Comunità Europea nella riduzione delle emissioni di gas serra (-8% nel 2010 rispetto ai livelli del 1990). L accordo prevede entro il 2010 la riduzione dell 8-14% del riscaldamento globale rispetto al tasso attuale tendenziale. Il Protocollo, in particolare, individua le seguenti azioni da realizzarsi da parte dei Paesi Industrializzati: incentivazione all aumento dell efficienza energetica in tutti i settori; sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; incremento delle superfici forestali per permettere la diminuzione del CO2 atmosferico; riduzione delle emissioni metanigene degli allevamenti e promozione dell agricoltura sostenibile;

3 limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici; La Normativa italiana e regionale in campo energetico. L. 10 del Norme per l attuazione del nuovo piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia D.P.R. 26 agosto 1993, n Regolamento recante norme per la progettazione, l installazione, l esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici. Dlgs 626 del sulla sicurezza

4 Piano Eneretico Comunale (PEC) L articolo 5 della Legge 10/91, al comma 5, stabilisce che i Piani Regolatori Generali dei Comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti debbano prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo all uso delle fonti rinnovabili di energia, ossia un Piano Energetico Comunale (PEC). Il Piano Energetico Comunale è uno strumento pianificatorio che si affianca al Piano Regolatore Generale e che comporta la misura dei consumi di energia della città, suddivisi per settori, l analisi di questi dati e l individuazione degli interventi di risparmio di combustibili tradizionali (petrolio, benzine, carbone, metano) e la promozione dell utilizzo delle fonti rinnovabili. Il Piano Energetico rappresenta, senza dubbio alcuno, uno strumento di collegamento tra le strategie di pianificazione locale e le azioni di sviluppo sostenibile, in quanto traduce operativamente gli indirizzi dell'amministrazione in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili, sensibilizzazione degli utenti all'uso razionale dell'energia, informazione degli stessi strumenti di governo del territorio ai principi del consumo razionale e sostenibile delle risorse energetiche. I principali obiettivi che si pone il PEC riguardano da un lato il miglioramento della qualità ambientale della città e dall altro il contributo agli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni di CO2. I campi di applicazione nei quali finalizzare le politiche di risparmio analizzate sono i seguenti: il settore residenziale e produttivo la mobilità l illuminazione Il ciclo ambientale dei rifiuti la corretta informazione dei consumatori Il Piano differenzia le aree secondo la diversa Pressione energetica, per favorire azioni sempre più capillari di politica energetica che tengano conto delle specificità di ogni area. Ciò consente una migliore integrazione tra tecnologie tradizionali ed uso delle risorse rinnovabili e quindi una più sostenibile pianificazione dello sviluppo e della trasformazione della città. Il PEC è dunque uno strumento utile per lo sviluppo sostenibile del nostro territorio.

5 La fase di pianificazione a livello comunale assume il significato di valorizzare in modo adeguato l esistenza di un livello di razionalità, riferita sia sul versante della domanda di energia (i consumi) che su quello dell offerta (la produzione), che si colloca sul territorio urbano unitariamente considerato, allo stesso modo e con le stesse motivazioni e obiettivi del Piano Regolatore Generale. La legge n.10/91 dispone, infatti, che i piani regolatori generali [...]prevedano uno specifico piano a livello comunale relativo all uso delle fonti rinnovabili di energia. Con il Piano Energetico Comunale viene elaborato uno strumento che introduce il fattore efficienza energetica come indicatore di qualità sia delle scelte strategiche di sviluppo territoriale ed urbanistico sia di quelle gestionali ed amministrative soprattutto sul patrimonio edilizio di proprietà pubblica. Legge 10/91 "Norme in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia". La legge propone un percorso per la valutazione del bilancio energetico invernale di un edificio in cui vi sono apporti di calore e dispersioni di calore: la loro somma algebrica rappresenta il bilancio energetico. La legge impone anche la verifica della "tenuta" dell'isolamento di pareti e tetto al fine di non disperdere calore inutilmente: l'obiettivo è proprio quello di mantenere il più possibile il calore senza disperderlo, per risparmiare energia. Un ulteriore punto in cui la legge è molto rigorosa è il rendimento: al di sotto di certi valori non avviene il risparmio energetico prefissato. In una conversione di energia il rendimento o efficienza termodinamica è il rapporto tra il lavoro compiuto e l'energia fornita al sistema: La legge impone di redigere a cura di un professionista una relazione tecnica da depositare nel comune dove ha sede l'edificio in quattro copie (una di solito viene restituita timbrata). Sono soggette tutte le abitazioni; per quelle di nuova costruzione la relazione va redatta e consegnata prima dell'avvio dei lavori di costruzione. Nel 2005 recependo una direttiva europea (2002/91/CE) è stato emanato il Decreto Legislativo , n. 192 che pone limiti al valore del fabbisogno di energia primaria, espresso in kwh/m2anno. Tale decreto rende ancora più rigida la redazione delle relazione tecnica da depositare in comune prevista dalla legge poiché i calcoli si dovranno fare anche per il periodo estivo; con questa legge comincia a nascere l'idea di edificio certificato sotto il profilo energetico.(ad

6 Es.come gli Elettrodomestici). A partire dal 2 febbraio 2007 è entrato in vigore il Decreto legislativo n.311 contenente disposizioni correttive ed integrative al Dlgs n L'energia è definita come la capacità di un corpo o di un sistema di compiere lavoro Ai fini della presente legge sono considerate fonti rinnovabili di energia o assimilate: - il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Sono considerate altresì fonti di energia assimilate alle fonti rinnovabili di energia: - la cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore recuperabile nei fumi di scarico e da impianti termici, da impianti elettrici e da processi industriali

7 IL PIANO ENERGETICO COMUNALE Oggi si stanno adottando delle strategie energetiche volte ad una migliore gestione delle risorse disponibili, al fine di: Rendere sostenibile la produzione di energia; Ridurre il consumo di energia fossile sostituendola con fonti energetiche alternative rinnovabili; Contenere il consumo di energia nei vari settori (domestico, produttivo, dei trasporti ). Inoltre avendo accertato che le maggiori consumatrici di energia sono le città- dove i consumi elettrici crescono con la presenza di attività produttive e terziarie, oltre che con la dimensione demografica- conviene valutare l opportunità di frenare la tendenza alla crescita delle città o comunque intervenire attraverso la pianificazione urbana, la politica del trasporto urbano e la tecnologia costruttiva degli edifici, secondo un approccio ecologico. La legge 10/1991 dispone che i comuni con popolazione > abitanti devono dotarsi di un Piano energetico comunale (PEC) in attuazione del Piano energetico nazionale (PEN), affinchè lo sviluppo urbanistico sia il più possibile collegato alla reperibilità e riproducibilità delle risorse rinnovabili. La pianificazione urbanistica ha 2 obiettivi: 1. BILANCIO ENERGETICO (ed uso delle risorse rinnovabili); 2. COMPATIBILITA AMBIENTALE. Il Comune deve quindi individuare le risorse energetiche esistenti sul suo territorio o nel suo intorno territoriale e valutare quali di tali risorse sono economicamente fruibili. Il PEN è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nel Il PEC è lo strumento tecnico del risparmio energetico. La legge 142/1990 attribuisce alle Province la competenza sulla tutela e valorizzazione delle risorse energetiche. Il PEC deve contenere: Il bilancio energetico comunale, che confronta il fabbisogno energetico con la reperibilità dell energia; L individuazione di fonti energetiche tradizionali e/o innovative, che possono essere: a) Rinnovabili(sole, vento, idraulica, geotermia, maree, moto ondoso); b) Assimilate (alle fonti rinnovabili- cogenerazione(produzione combinata di energia elettrica e calore, vapore e d aria compressa) e l energia di processo cioè il calore recuperabile nei fumi di scarico e da impianti termici); c) Virtuali (sono i risparmi di energia conseguibili dalla razionalizzazione dei consumi). Gli interventi da attuare; Le misure di tutela dell ambiente; Le direttive per l adeguamento degli edifici.

8 Un PEC consta di 3 parti: 1. PARTE CONOSCITIVA; 2. PARTE PROPOSITIVA; 3. PARTE ATTUATIVA. La PARTE CONOSCITIVA mira a definire il bilancio energetico comunale (domanda e offerta). Fondamentale è l analisi di efficienza energetica degli edifici. Per valutare la domanda di energia si suddivide il territorio in aree di domanda e si costruiscono le serie storiche dei consumi energetici. Le sorgenti energetiche si distinguono in: - Areali; - Puntiformi; - Lineari (legate al traffico veicolare). La PARTE PROPOSITIVA fa riferimento ad una tavola di azzonamento energetico, si individuano gli obiettivi del PEC e si illustrano gli interventi così raggruppabili: impiantistici- sui combustibilirifiuti- trasporti- protezione ambientale. La PARTE NORMATIVA prevede prescrizioni sull involucro edilizio (coibentazione di muriintercapedini- solette e tetti- efficienza dei serramenti- cassonetti- doppi vetri), sull impianto di riscaldamento e climatizzazione e sull impianto di illuminazione. ELABORATI: DI STUDIO 1. Bilancio energetico; 2. Consumi delle infrastrutture; 3. Consumi settore trasporti; 4. Emissioni industrie; 5. Emissioni traffico; 6. Tavola meteo climatica. DI PROGETTO 1. Azzonamento energetico; 2. Piano conservazione energetica degli edifici pubblici; 3. Piano razionalizzazione energetica pubblica illuminazione; 4. Norme attuazione; 5. Relazione tecnica illustrativa.

9 LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI In materia di certificazione energetica degli edifici, la normativa di riferimento è rappresentata dal D.Lgs 192/05 così come modificato dal D.Lgs 311/06 che considera i seguenti aspetti: il calcolo integrato dell energia del sistema edificio/impianto; i requisiti minimi in materia di rendimento energetico negli edifici di nuova costruzione e nella ristrutturazione di edifici di grande superficie; la certificazione energetica degli edifici; l ispezione periodica delle caldaie e dei sistemi di condizionamento con potenza superiore a 12 kw Il calcolo del rendimento energetico degli edifici sarà eseguito con metodologie che prendono in considerazione i seguenti aspetti: la coibentazione, l esposizione, il clima; il tipo di impianto di riscaldamento, condizionamento e illuminazione artificiale (per il solo terziario); l impiego di fonti di energia rinnovabili e le caratteristiche architettoniche dell'edificio. Gli obiettivi della Certificazione energetica degli edifici sono i seguenti: definire un indicatore del consumo energetico dell edificio nell interesse dell utente; rendere più trasparenti i rapporti con i fornitori di energia e di servizi energetici; identificare gli edifici che necessitano di interventi diagnostici più approfonditi; fornire elementi sulla necessità di prevedere i primi interventi di risparmio energetico.

10 In futuro, con l attestato di certificazione energetica, due edifici apparentemente simili potranno avere valori immobiliari molto differenti, proprio in funzione della qualità energetica attestata con la certificazione. Ciò favorirà la diffusione della qualità energetica anche come plus al mercato immobiliare. L attestato di certificazione energetica degli edifici dovrà indicare i dati che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico degli edifici. La certificazione energetica sarà in grado di fornire informazioni oggettive sulle prestazioni energetiche degli edifici all atto della loro costruzione, compravendita o locazione, contribuendo alla trasparenza sul mercato immobiliare ed incoraggiando gli investimenti nel risparmio energetico.

11 IL RISPARMIO ENERGETICO NELL ILLUMINAZIONE Secondo alcuni studi, quasi il 30% dell energia elettrica necessaria al funzionamento degli impianti di illuminazione per esterni viene sprecato, nel cattivo orientamento del fascio di luce, che sembra voler illuminare il cielo. Un ulteriore spreco, di circa il 30%, é determinato dal mancato utilizzo di lampade efficienti e di sistemi per il contenimento dei consumi energetici L adozione di una strategia di risparmio energetico, nell ambito dell illuminazione potrebbe arrivare a definire un vero e proprio Piano comunale dell illuminazione pubblica, per perseguire i seguenti obiettivi: la sicurezza del traffico veicolare e delle persone - è il compito principale dell illuminazione pubblica, a prescindere dalle considerazioni di natura economica. il miglioramento della qualità della vita e delle condizioni dei centri urbani e dei beni ambientali, monumentali e architettonici - l illuminazione può assumere un carattere promozionale ai fini turistici e favorisce la socializzazione; il risparmio energetico l individuazione di soluzioni tecnologiche relative al sistema di illuminazione: orientando in maniera razionale i fasci luminosi, adottando sistemi di temporizzazione più flessibili ed efficaci; NELLA MOBILITA La mobilità, delle persone e delle merci, é responsabile per oltre un terzo dei consumi finali dell energia e dell inquinamento atmosferico ed acustico della città. Agire sul trasporto delle persone e delle merci risulta pertanto fondamentale. Il Piano Energetico fornisce le seguenti indicazioni. Il car sharing: è un servizio di uso collettivo di un parco di autoveicoli tra persone che hanno aderito ad un apposita associazione. Nell ambito cittadino rappresenta un alternativa efficace e utile all uso dell auto privata e all idea corrente di mobilità. Il car pooling e il taxi collettivo: Con tali termini si intendono servizi di utilizzo collettivo dei veicoli privati attraverso l impiego condiviso di autovetture sia pubbliche che private per il trasporto di più persone, per compiere un percorso che abbia una parte comune (almeno il 50%) a più utenti. Il taxi collettivo si configura come un servizio pubblico, mentre il car pooling può essere gestito sia da privati (amici o colleghi che lavorano vicini, che vanno in vacanza nella stessa località, che portano i figli alla stessa scuola, ecc)) che da enti o aziende interessate e che organizzano il servizio per i propri collaboratori (car-pooling aziendale).

12 Il park and ride: sistema costituito da un parcheggio scambiatore dotato di un servizio di noleggio di un veicolo a basso impatto ambientale (bicicletta, scooter elettrici, ecc.) con cui l utente può muoversi liberamente nella città. Il trasporto pubblico urbano: l incremento dell utilizzo del trasporto pubblico comporta una riduzione delle emissioni inquinanti ed energetiche, sia per la capacità di trasportare grandi numeri di passeggeri che per la capacità di trasformare il proprio parco mezzi con il criterio della riduzione dell impatto ambientale NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI La raccolta dei rifiuti solidi urbani e la loro forma di gestione finale attraverso il recupero, la valorizzazione e lo smaltimento, è in grado di incidere sui consumi energetici complessivi. Si evidenzia come il solo recupero energetico attraverso la produzione di energia elettrica dalla combustione dei rifiuti porti ad una minore emissione di anidride carbonica ( t/a), consentendo una riduzione dell effetto serra come previsto dagli obiettivi del protocollo di Kyoto.

13 AZIONI PIANIFICATORIE PER IL RISPARMIO ENERGETICO Azione n 1: Revisione del Regolamento Edilizio Urbanistico (REU) Revisionare l attuale REU al fine di introdurre criteri per il contenimento dei consumi energetici nei processi di programmazione e progettazione urbanistica ed edilizia Azione n 2: Incentivazione della bioediliza Introduzione di incentivi economici per la realizzazione di edifici ecocompatibili Azione n 3: Promozione della Certificazione energetica degli edifici pubblici Definizione di un metodo condiviso di certificazione energetica. Azione n 4: Sviluppo del Teleriscaldamento Individuare possibili direttrici per lo sviluppo dell attuale rete di teleriscaldamento cittadina, che ottimizzi e distribuisca le opportunità di produzione di energia derivanti dal potenziamento dell impianto di termovalorizzazione. Azione n 5: Piano comunale dell illuminazione pubblica e semaforica Avviare la classificazione delle strade, per individuare tratte stradali con possibile riduzione dell Illuminazione Pubblica. Azione n 6: Risparmio nell utilizzo di attrezzature elettrico elettroniche Sensibilizzare i cittadini e la pubblica amministrazione sull importanza del risparmio energetico con riduzione programmata dei consumi. Azione n 7: Campagna di promozione delle lampade a basso consumo Promozione dell illuminazione ad alta efficienza nel settore domestico e civile. Abbassamento della potenza di picco serale invernale. Riciclo lampade fluo dismesse. Azione n 8: Riduzione delle dispersioni termiche negli edifici di proprietà comunale Riduzione del fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento degli edifici pubblici, tramite la riduzione delle dispersioni termiche degli edifici stessi. Azione n 9: Accordi volontari tra scuole ed amministrazione comunale Revisione degli accordi con le scuole per rilanciare la cultura del risparmio energetico e della sostenibilità in ambito scolastico - Campagne informative di educazione al risparmio energetico Azione n 10: Promozione della micro cogenerazione Individuare all interno del territorio comunale edifici o comparti adatti all installazione di impianti di cogenerazione di piccola taglia.

14 Indicatori ambientali urbani Anni I 103 capoluoghi di provincia includono il 29,2% della popolazione totale del paese (circa 17 milioni di persone) e il 6,1% del territorio italiano. La densità media della popolazione in questi comuni è pari a 928,8 abitanti per km2: quella massima si registra a Napoli con abitanti per km2, quella minima ad Enna con 79,3 abitanti per km2. Gli indicatori analizzati evidenziano la costante presenza di fattori di pressione ambientale, ma anche un crescente impegno degli amministratori comunali verso i problemi dell ambiente. Nel periodo diminuisce dell 1,5% il tasso di motorizzazione (numero di autovetture per mille abitanti), mentre aumenta il numero di passeggeri trasportati dai mezzi pubblici (+3,2%), la quantità di rifiuti urbani raccolti (+7,0%), la densità di verde urbano (+31,4%), il consumo di energia e gas metano per uso domestico e riscaldamento (rispettivamente del 5,5% e dell 8,9%); viene incrementato, inoltre, il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti (oltre il 50% in più rispetto al 2000). Nel comuni si sono dotati di un Piano Energetico Comunale (PEC)2; nel 2000 quelli che disponevano di un tale piano erano solo 14. Il dato positivo del 2005 è rafforzato dalla dichiarazione di altri 27 comuni di essere in fase di progettazione o approvazione del PEC. INQUINAMENTO ATMOSFERICO Tra il 2000 e il 2005 si registra comunque una diminuzione di tale indicatore sia nell Italia Settentrionale (-4,5%) che in quella Centrale (-0,4%), mentre un consistente incremento caratterizza i comuni dell Italia Meridionale (+22,7%). INQUINAMENTO ACUSTICO L analisi per ripartizione geografica indica una maggiore concentrazione di interventi nell Italia settentrionale che raggiunge il valore medio più elevato nel 2004 con 0,75 km per 100 km2. L Italia meridionale si è attivata maggiormente nel 2005 con 0,13 km di interventi per 100 km2 RIFIUTI La raccolta di rifiuti urbani nel complesso dei 103 capoluoghi di provincia per l anno 2005 è pari a 626,8 kg per abitante (+1,1% rispetto al 2004). Il servizio di raccolta differenziata è ormai presente in tutti i comuni analizzati, anche se permangono delle differenze nella copertura del servizio; nel 2005 i comuni con popolazione totalmente servita da raccolta differenziata sono saliti al 74,8% (erano il 67,3% nel 2000). Dal 2000 al 2005 il 55,6% dei comuni del Mezzogiorno ha raddoppiato la quota di raccolta differenziata. Tra questi Crotone, che nel 2000 non effettuava alcun tipo di raccolta differenziata, arriva ad una percentuale del 21,9% nel 2005; Vibo Valentia passa dallo 0,2% del 2000 al 7,9% del 2005; Cagliari dallo 0,4% al 5,9%; Nuoro dall 1,5% al 15,5%; e Brindisi dall 1,7% al 16,8%. ENERGIA Nel 2005 il consumo pro-capite di gas metano per uso domestico e per riscaldamento è aumentato del 2,3% rispetto all anno precedente, raggiungendo il valore di 429,1 m3 per abitante. Il consumo procapite di energia elettrica per uso domestico è invece aumentato dello 0,2%, attestandosi sui 1.228,7 KWh per abitante. Reggio Calabria, per contro, è il comune con il consumo pro-capite di gas metano più basso (1,8 m3 per abitante), avendone iniziato la distribuzione nel 2004; Sassari, Nuoro e Oristano non hanno invece una rete di distribuzione. Tra il 2000 e il 2005 Reggio Calabria (12,5%), Roma (12,2%) e Cagliari (12,1%) presentano nel consumo pro capite di energia elettrica incrementi superiori a quello della media complessiva.

15 Glossario ARIA Centraline di monitoraggio della qualità dell aria: postazioni fisse e permanenti, coordinate e gestite da un unico centro operativo in base a criteri omogenei, dove sono istallati strumenti automatici (sensori), ciascuno dei quali misura la concentrazione di uno specifico inquinante. Gli indicatori analizzati si riferiscono al numero di centraline per abitanti e per 100 km2 di superficie comunale. ENERGIA Consumi di energia elettrica per uso domestico: si riferiscono ai consumi di energia elettrica fatturati per la categoria d uso domestico. L indicatore analizzato si riferisce ai consumi di energia elettrica (in KWh) per abitante. Consumi di gas metano per uso domestico e riscaldamento: si riferiscono ai consumi di gas metano per le utenze di uso domestico e di riscaldamento (individuale e centralizzato). Il riscaldamento individuale è quello previsto per ogni singolo appartamento ad uso di civile abitazione, mentre il riscaldamento centralizzato è previsto per fabbricati comprendenti più appartamenti ad uso di civile abitazione. L indicatore analizzato si riferisce ai consumi di gas metano (in m3) per abitante. Piano Energetico Comunale (PEC): la Legge n. 10 del 9/1/1991 prevede un obbligo per i Comuni con popolazione superiore ai abitanti di predisporre un Piano Energetico. Tale Piano è diretto ad individuare linee di indirizzo strategico nel settore dell'energia, a verificare l'esistenza delle condizioni e delle risorse per la loro attuazione e a monitorare nel tempo la loro effettiva realizzazione. L indicatore analizzato riporta lo stato di attuazione del PEC. RIFIUTI Raccolta di rifiuti urbani: si riferisce al complesso dei rifiuti indifferenziati e differenziati raccolti nel territorio comunale. Essi comprendono: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e) (decreto legislativo 22/1997, decreto Ronchi). L indicatore analizzato riporta la quantità dei rifiuti urbani raccolti (in kg) per abitante. Raccolta differenziata: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee. Il decreto legislativo 22/1997 (decreto Ronchi) stabilisce che in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: a) 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del decreto; b) 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del decreto; c) 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del decreto. Gli indicatori analizzati riportano la percentuale di raccolta differenziata rispetto al totale di rifiuti urbani raccolti e la percentuale di popolazione servita dalla raccolta differenziata.

16 RUMORE Zonizzazione acustica del territorio: La Legge Quadro del 26 ottobre 1995 n. 447 sull'inquinamento acustico prevede l obbligo per i comuni, già precedentemente introdotto con il DPCM 1 marzo 1991, di procedere alla zonizzazione acustica ovvero assegnare porzioni omogenee di territorio ad una delle sei classi indicate dalla normativa, sulla base della prevalente ed effettiva destinazione d uso del territorio stesso. La legge n. 447/1995 prevede, inoltre, l obbligo per le regioni di definire i criteri in base ai quali i comuni debbono procedere alla zonizzazione. Le sei classi individuate sono: aree particolarmente protette, aree destinate ad uso prevalentemente residenziale, aree di tipo misto, aree di intensa attività umana, aree prevalentemente industriali, aree esclusivamente industriali. L indicatore analizzato riporta lo stato di attuazione della zonizzazione acustica. Interventi di bonifica da rumore sulle reti stradali ed autostradali: si riferiscono alla lunghezza degli interventi realizzati per la bonifica da rumore, quali ad esempio, la posa in opera di asfalto fonoassorbente, la creazione di barriere autostradali antirumore o di barriere ferroviarie. L indicatore analizzato riporta i km di intervento per 100 km2 di superficie comunale. TRASPORTI Tasso di motorizzazione: si riferisce al numero di autovetture private circolanti ogni abitanti. Domanda di trasporto pubblico: si riferisce al numero dei passeggeri trasportati nell anno dai mezzi di trasporto pubblico in ambito urbano (autobus, tram, filobus, metropolitana e funicolare). L indicatore analizzato riporta il numero di passeggeri trasportati per abitante. Piano Urbano del Traffico (PUT): strumento tecnico-amministrativi "finalizzato ad ottenere il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale, la riduzione degli inquinamenti acustico ed atmosferico ed il risparmio energetico, in accordo con gli strumenti urbanistici vigenti e con i piani di trasporto e nel rispetto dei valori ambientali, stabilendo le priorità e i tempi di attuazione degli interventi. Il piano urbano del traffico prevede il ricorso a adeguati sistemi tecnologici, su base informatica di regolamentazione e controllo del traffico, nonché di verifica del rallentamento della velocità e di dissuasione della sosta al fine anche di consentire modifiche ai flussi della circolazione stradale che si rendano necessarie in relazione agli obiettivi da perseguire"( D.Lgs. 30 Aprile 1992, n. 285, art. 36). L adozione del PUT è obbligatoria per i comuni con popolazione residente superiore a trentamila abitanti, al fine di migliorare le condizioni di circolazione e della sicurezza stradale. Il PUT dovrebbe essere aggiornato ogni due anni, per adeguarlo agli obiettivi generali della programmazione socioeconomica e territoriale. L indicatore analizzato riporta lo stato di attuazione del PUT. VERDE URBANO Piano del verde urbano: è uno strumento integrativo del Piano Regolatore Generale (P.R.G.) per la creazione di un sistema del verde in ambito urbano. Il piano del verde è istituito con un apposita deliberazione comunale. L indicatore analizzato riporta lo stato di attuazione del piano del verde urbano. Aree verdi: si considerano le superfici di aree verdi a gestione comunale, per le seguenti tipologie: Verde attrezzato: costituito dal verde delle circoscrizioni attrezzato con giochi per bambini, campi polivalenti, piste ciclabili, ecc.; Parchi urbani: aree tutelate a norma delle disposizioni dell'art. 136, Capo II Titolo I Parte III, del D. Lgs 22 gennaio 2004, n. 42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio": ville, giardini e parchi, non tutelati dalla Parte II del presente decreto, che si distinguono per la loro non comune bellezza. Aree sottoposte precedentemente ai vincoli delle Leggi 1497/39, 431/85 e del D. Lgs. 490/99;

17 Verde storico: aree tutelate a norma delle disposizioni dell'art. 10, Capo I Titolo I Parte II, del D. Lgs. 22 gennaio 2004, "Codice dei beni culturali e del paesaggio": ville, parchi e giardini che abbiano interesse artistico o storico. Aree sottoposte precedentemente ai vincoli della Legge 1089/39 e del D. Lgs. 490/99); Aree di arredo urbano:sono costituite dalle aree verdi create per fini estetici e/o funzionali, quali ad esempio, zone alberate, rotonde, aree di sosta, ecc. Aree speciali: fanno riferimento alle aree verdi che hanno particolari modalità di fruizione come: giardini scolastici, orti botanici e vivai, giardini zoologici, cimiteri ed, inoltre, includono categorie residuali di verde. Gli indicatori analizzati sono relativi alla densità di verde urbano, espressa come percentuale di aree verdi rispetto alla superficie comunale, e la disponibilità di aree verdi, espressa in m2 di aree verdi per abitante. Gas ad effetto serra Biossido di carbonio (CO2) Metano (CH4) Ossido di azoto (N2O) Idrofluorocarburi (HFC) Perfluorocarburi (PFC) Esafluoro di zolfo (SF6) Tecnologie Cogenerazione e trigenerazione: tecnologie tramite le quali è possibile produrre in contemporanea due tipologie di energia, energia elettrica ed un fluido caldo (acqua calda o vapore). Entrambi questi prodotti potranno alimentare impianti elettrici specifici, la rete elettrica, teleriscaldamento, impianti termici, impianti di processo. Un impianto di trigenerazione è simile ad uno di cogenerazione, ma oltre a produrre fluido caldo nel periodo estivo, può produrre anche fluido freddo per il condizionamento. Teleriscaldamento: è una rete che collega un gruppo di edifici ad un unica centrale per la produzione dell energia. L energia prodotta dalla rete permette di produrre acqua calda ad uso sanitario, riscaldarsi nel periodo invernale e raffrescarsi nel periodo estivo utilizzando un refrigeratore ad assorbimento. Solare Fotovoltaico: sono pannelli costituiti da speciali materiali che, colpiti dalla luce solare, producono energia elettrica. I pannelli, per ottenere il miglior risultato, devono essere installati in posizione soleggiata con esposizione privilegiata verso sud, sud-est; i raggi solari colpendo il pannello producono corrente continua che tramite un inverter viene trasformata in corrente alternata per l utilizzo. Solare termico: il sistema solare termico è simile al solare fotovoltaico, con la differenza che sono finalizzati solo alla produzione di acqua calda.

18 La caldaia a condensazione: riesce a trasformare il vapore d acqua in acqua allo stato liquido (da cui il nome condensazione). Particolarità di questo tipo di impianto è il rendimento che può oscillare anche oltre il % rispetto ad un % delle caldaie tradizionali. La pompa di calore: è un sistema che prevede di prelevare energia da un ambiente e portarla in un altro. Ovvero, la pompa di calore sottrae calore ad un ambiente e, attraverso un sistema di compressori e gas particolari, lo trasferisce ad un altro locale o a un fluido. Generatori di calore ad alto rendimento: generatori di calore (caldaie, generatori di aria calda, ecc ) non a condensazione che abbiano rendimenti superiori al 90%. Contabilizzazione del calore: solitamente associato ad un impianto centralizzato per suddividere l energia effettivamente consumata da ogni utilizzatore. (ad esempio per suddividere consumi e costi tra condomini) Termoregolazione: strumenti che rilevano la temperatura in un determinato ambiente e, raggiunto un valore pre impostato, bloccano l afflusso di energia in quella determinata zona o stanza. Questo permette di regolare gli impianti termici aumentando il livello di comfort e riducendo i consumi.

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