Il Lazio e la Strategia di Lisbona. Innovazione, Competitività, Occupazione Rapporto 2006

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1 REGIONE LAZIO Quaderni dello Sviluppo Economico Innovazione, Competitività, Occupazione Rapporto 2006 Un analisi sul posizionamento competitivo della Regione Lazio rispetto alle altre regioni italiane in relazione agli obiettivi della Strategia di Lisbona, a supporto delle decisioni politiche e strategiche che incidono sul benessere e sullo sviluppo sociale ed economico del territorio. 1

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3 REPORT IL LAZIO E LA STRATEGIA DI LISBONA Innovazione, Competitività, Occupazione Rapporto 2006

4 Il presente rapporto sullo stato di attuazione della Strategia di Lisbona nel Lazio è stato realizzato da Sviluppo Lazio su impulso e con il coordinamento della Direzione Regionale allo Sviluppo Economico, Innovazione, Ricerca e Turismo della Regione Lazio (Direttore Arch. Domenica Calabrò) Coordinamento Pier Luigi Cataldi Direzione Sviluppo Economico, Innovazione, Ricerca e Turismo Stefano Gasparri Sviluppo Lazio Gruppo di lavoro Gianfranco Cataldi Sviluppo Lazio Andrea Morgia Sviluppo Lazio Elisabetta Paladini Sviluppo Lazio Giaime Gabrielli Sviluppo Lazio Silvano Paone Direzione Sviluppo Economico Innovazione, Ricerca e Turismo Gabriella Reddavide Direzione Sviluppo Economico, Innovazione, Ricerca e Turismo Progetto grafico Stefano Bruno Sviluppo Lazio

5 PREFAZIONE La Strategia di Lisbona dal 2000 ha segnato tutte le scelte politiche adottate dall Unione Europea ed ora, a tre anni dall obiettivo finale, questa strategia si conferma sempre più necessaria per rimanere competitivi sui mercati internazionali. Conoscenza, innovazione, competitività, occupazione, sono infatti diventate le linee guida della nuova fase di programmazione dei Fondi Strutturali, del 7 Programma Quadro della Ricerca, del nuovo Programma Quadro Competitività e Innovazione. In questo contesto il Lazio, grazie alla volontà del Presidente Marrazzo, ha voluto costituire, con questo Assessorato, una cabina di regia ad hoc sulla ricerca e l innovazione, temi che, in linea con l obiettivo di Lisbona, potranno concorrere a promuovere uno sviluppo economico sostenibile basato sulla conoscenza. Attivare un sistema di controllo che consenta di verificare il posizionamento del Lazio all interno della Strategia di Lisbona assume un grande significato politico, circa la volontà di seguire le fasi che accompagneranno il territorio fino al Questa pubblicazione, che sarà la prima di un nuovo percorso che intendiamo avviare sui temi dello sviluppo economico regionale, è il primo tentativo di monitorare lo stato di attuazione della Strategia di Lisbona nel Lazio, e valutare, attraverso l analisi degli indicatori previsti dall Unione Europea, il contributo della nostra regione ad una politica che vuole fare dell Europa l area con l economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Raffaele Ranucci Assessore allo Sviluppo Economico, Ricerca, Innovazione e Turismo REGIONE LAZIO

6 indice Quaderni dello sviluppo economico INTRODUZIONE 6 PARTE PRIMA - LA STRATEGIA DI LISBONA 1. LA STRATEGIA DI LISBONA 8 2. IL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA (PNR) PARTE SECONDA LA SITUAZIONE DEL LAZIO (GLI INDICATORI DI LISBONA E GLI OBIETTIVI DEL PRN NAZIONALE) 1. METODOLOGIA GLI INDICATORI DI LISBONA 31 PARTE TERZA GLI OBIETTIVI DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA (PRN) E L ANALISI DEGLI INDICATORI A. OBIETTIVO MIGLIORARE IL FUNZIONAMENTO DEI MERCATI 46 Indicatore Tasso di natalità netta delle imprese 48 Indicatore Produttività del lavoro nel Commercio 50 Indicatore Produttività del lavoro nel Turismo 52 Indicatore Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali 54 Indicatore Produttività del lavoro in agricoltura 56 Indicatore Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese 58 Indicatore Indice di diffusione dell informatizzazione nei comuni 60 Indicatore Capacità di esportare 62 Indicatore Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività 64 Indicatore Grado di indipendenza economica 66 Indicatore Capacità di attrazione di investimenti esteri 68 B. OBIETTIVO FAVORIRE LA RICERCA E L INNOVAZIONE 70 Indicatore Tasso di disoccupazione giovanile 72 Indicatore Tasso di disoccupazione 74 Indicatore Tasso di occupazione 76 Indicatore Incidenza della disoccupazione di lunga durata 78 Indicatore Produttività del lavoro nell industria in senso stretto 80 Indicatore Produttività del lavoro nell industria manifatturiera 82 Indicatore Produttività del lavoro nelle PMI 84 Indicatore Addetti alla Ricerca e Sviluppo 86 Indicatore Incidenza della spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo 88 Indicatore Incidenza della spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo 90

7 C. OBIETTIVO FAVORIRE L INVESTIMENTO IN CAPITALE UMANO 92 Indicatore Tasso di abbandono al primo anno delle scuole secondarie superiori 94 Indicatore Laureati in scienza e tecnologia 96 Indicatore Occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione 98 Indicatore Non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione 100 Indicatore Adulti che partecipano all apprendimento permanente 102 Indicatore Intensità brevettuale 104 D. OBIETTIVO MIGLIORARE LE INFRASTRUTTURE MATERIALI ED IMMATERIALI106 Indicatore Indice del traffico merci su strada 108 Indicatore Indice del traffico delle merci in navigazione di cabotaggio 110 Indicatore Indice del traffico aereo 112 Indicatore Utilizzo di mezzi pubblici di trasporto 114 Indicatore Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti 116 Indicatore Grado di utilizzo di Internet nelle imprese 118 E. OBIETTIVO CONCILIARE TUTELA AMBIENTALE E SVILUPPO TECNOLOGICO 120 Indicatore Indice di povertà 122 Indicatore Capacità di sviluppo dei servizi sociali 124 Indicatore Indice di criminalità violenta 126 Indicatore Difficoltà delle famiglie nel raggiungere i supermercati 128 Indicatore Irregolarità nella distribuzione dell acqua 130 Indicatore Nuove superfici boscate 132 Indicatore Indice di domanda culturale 134 Indicatore Incidenza della spesa per ricreazione e cultura 136 Indicatore Grado di partecipazione del pubblico agli spettacoli teatrali e musicali 138 Indicatore Tasso di crescita dell agricoltura 140 Indicatore Raccolta differenziata dei rifiuti urbani 142 Indicatore Energia prodotta da fonti rinnovabili 144 Indicatore Verde pubblico nelle città 146 DOCUMENTAZIONE DI RIFERIMENTO 148

8 INTRODUZIONE 6 Con la Strategia globale concertata nel 2000 a Lisbona, l'unione europea si è prefissata l'obiettivo strategico di diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale"; ciò implica non solo che siano avviate una serie di riforme strutturali nei relativi ambiti del sociale interessati, ma anche che siano stabiliti, a livello nazionale, degli obiettivi settoriali necessari al soddisfacimento dell'obiettivo generale. In particolare, la Strategia di Lisbona è incentrata sulla realizzazione di obiettivi concreti da realizzare entro il 2010: raggiungere un tasso medio di crescita economica del 3% circa; portare il tasso di occupazione al 70%; far arrivare il tasso di occupazione femminile al 60%. Alcuni di questi obiettivi vengono esplicitati in termini quantitativi mentre per altri vengono delineate alcune linee-guida che si rifanno a parametri prevalentemente qualitativi. Gli Stati membri si sono dunque impegnati a intraprendere riforme strutturali essenziali al raggiungimento degli obiettivi, che vengono monitorati nel corso di successivi Consigli Europei. Nel giugno 2001, il Consiglio europeo di Göteborg, ha integrato tale Strategia con l'obiettivo dello sviluppo sostenibile. I successivi Consigli europei hanno evidenziato una serie di ulteriori linee di intervento, tra cui lo sviluppo della società dell'informazione, la costituzione di uno spazio europeo della ricerca, il sostegno all'innovazione e l'ammodernamento dei sistemi di protezione sociale. Nel marzo 2005 nella riunione di primavera il Consiglio europeo, a distanza di cinque anni dalla sua adozione, ha dato luogo alla revisione intermedia della Strategia di Lisbona, riorientando le priorità verso la crescita e l'occupazione; gli asset principali possono essere riassunti nei seguenti punti: conoscenza e innovazione; crescita e occupazione al servizio della coesione sociale; spazio attraente per investimenti e lavoro.

9 La Regione Lazio, avendo fatto propri gli obiettivi generali suggeriti dalla Strategia di Lisbona, intende condurre appropriate analisi sul territorio volte a fornire l'attuale quadro sociale relativo agli ambiti previsti dagli accordi di Lisbona e monitorare le politiche messe in atto per il conseguimento degli obiettivi strategici di cui sopra. Rientra in questa ottica la redazione del presente Rapporto attraverso cui si desidera analizzare il posizionamento del Lazio rispetto alle altre regioni italiane per 5 ambiti o dimensioni, che si rifanno agli obiettivi di Lisbona individuati nel Programma Nazionale di Ricerca denominato Piano per l'innovazione, la Crescita e l'occupazione del 2005, e 46 indicatori, relativamente al valore di ciascun indicatore e del trend di crescita. La conoscenza del posizionamento competitivo della Regione Lazio rispetto alle altre regioni italiane costituisce, dunque, un elemento fondamentale di riferimento per chi deve prendere quotidianamente decisioni politiche e strategiche che incidono sul benessere e sullo sviluppo sociale ed economico del territorio. Per posizionamento competitivo non si intende semplicemente la individuazione della posizione che occupa la Regione Lazio rispetto alle altre regioni, ma si è pensato di indicare, relativamente agli indicatori presi in esame, quali regioni hanno un posizionamento migliore del Lazio cercando di comprenderne le ragioni per la eventuale attivazione di nuovi politiche che potrebbero migliorare quel posizionamento negli anni successivi. In concomitanza con la pubblicazione di questo Rapporto, la Regione Lazio ha provveduto a mettere a punto un sito web ( per dare ampia visibilità a quanto si sta facendo nel Lazio per l'attuazione della Strategia di Lisbona. Il sito, oltre a contenere il testo integrale di questa pubblicazione, offre una vasta gamma d'informazioni sui fattori politico-economici che hanno portato l'unione europea a definire la Strategia di Lisbona e sulle sue evoluzioni dal 2000 ad oggi; in particolare è stata prestata particolare attenzione nel predisporre un database che raccoglie l'intera documentazione comunitaria e nazionale di riferimento nonché una serie di studi e pubblicazioni su alcuni settori chiave del Lazio quali l'economia, ICT, imprese, lavoro e trasporti. 7

10 PARTE PRIMA 1. LA STRATEGIA DI LISBONA 1.1 PREMESSA 8 All inizio del nuovo millennio, l Unione europea si è trovata dinanzi alla difficile sfida rappresentata dalla globalizzazione dell'economia mondiale. Era chiaro che i cambiamenti in corso avrebbero nel giro di pochi anni interessato e modificato ogni aspetto della vita delle persone portando ad una trasformazione radicale dell'economia europea. Era quindi urgente non subire passivamente queste trasformazioni ma adottare una nuova strategia non solo per poter tenere il passo dell'economia mondiale ma soprattutto per riuscire a cogliere tutte le nuove opportunità che il nuovo scenario avrebbe determinato. 1.2 LE ORIGINI La necessità per l'unione di stabilire un obiettivo strategico chiaro e di concordare un programma ambizioso al fine di creare le infrastrutture del sapere, promuovere l'innovazione e le riforme economiche, e modernizzare i sistemi di previdenza sociale e d'istruzione si è tradotto nelle Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo riunitosi in sessione straordinaria a Lisbona il 23 e 24 marzo del In questa occasione, i capi di Stato e di Governo al fine di sostenere l'occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un'economia basata sulla conoscenza hanno adottato quella che oggi viene comunemente definita la Strategia di Lisbona (d ora in avanti la Strategia), ossia una strategia da rea- 1 Conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo Lisbona 23 e 24 marzo

11 lizzarsi nel periodo con l obiettivo primario quello di far diventare l Unione un'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Il perseguimento dell obiettivo di cui sopra, sulla base di quanto discusso a Lisbona, sarebbe dovuto passare attraverso l implementazione di una strategia globale volta ad assicurare: il passaggio verso un'economia e una società basate sulla conoscenza migliorando le politiche in materia di società dell'informazione e di ricerca e sviluppo, nonché garantire l accelerazione del processo di riforma strutturale ai fini della competitività e dell'innovazione e il completamento del mercato interno. In particolare, il passaggio ad un'economia digitale indotta da nuovi beni e servizi, nelle previsioni del Consiglio, avrebbe messo a disposizione un potente motore per la crescita, la competitività e l'occupazione volto anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini e l'ambiente. Da tutto ciò è sorta la necessità di garantire che ogni cittadino possedesse le competenze necessarie per vivere e lavorare in questa nuova società dell'informazione dove avrebbe avuto importanza fondamentale la lotta all esclusione dall informazione e contro l'analfabetismo; la modernizzazione del modello sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l esclusione sociale. Partendo, infatti, dal presupposto che le persone sono la principale risorsa dell Europa e su di esse dovrebbero essere imperniate le politiche dell Unione si è considerato necessario investire nelle persone e sviluppare uno Stato sociale attivo e dinamico affinché l affermarsi di questa nuova economia non aggravasse i problemi sociali esistenti rappresentati dalla disoccupazione, dall esclusione sociale e dalla povertà; un contesto economico sano e un sostegno alle prospettive di crescita favorevoli applicando un adeguata combinazione di politiche macroeconomiche. Più in dettaglio, la Strategia mirava a garantire, tra gli altri, la creazione di una società dell'informazione per tutti, uno spazio europeo della ricerca e dell'innovazione, un ambiente favorevole all'avviamento e allo sviluppo di imprese innovative specialmente di PMI, l adozione di riforme economiche per un mercato interno completo e pienamente operativo, un istruzione per vivere e lavorare nella società dei saperi, posti di lavoro più numerosi e migliori per l'europa e l inclusione sociale. Infine, il Consiglio ha disposto che l'attuazione dell'obiettivo strategico doveva essere agevolata dall applicazione di un nuovo metodo di coordinamento aperto inteso come strumento per diffondere le buone prassi e conseguire una maggiore convergenza verso le finalità principali dell'ue. Tale metodo è stato concepito per assistere gli Stati membri nell'elaborazione progressiva delle loro politiche attra- 9

12 verso la definizione di orientamenti dell'unione in combinazione con calendari specifici per il conseguimento degli obiettivi da essi fissati a breve, medio e lungo termine e la determinazione di indicatori quantitativi e qualitativi e di parametri di riferimento ai massimi livelli mondiali, commisurati alle necessità di diversi Stati membri e settori, intesi come strumenti per confrontare le buone prassi. A questo riguardo la Commissione e il Consiglio hanno compilato di comune accordo una lista di 14 indicatori, di cui si parlerà in modo più dettagliato in seguito, per valutare i progressi fatti nell ambito della Strategia. Al fine di garantire la trasposizione di detti orientamenti europei nelle politiche nazionali e regionali è stato stabilito lo svolgimento di periodiche attività di monitoraggio, verifica e valutazione, organizzate nel quadro di un processo di apprendimento reciproco. In tal modo ha preso forma la Strategia, ossia un insieme completo di riforme interdipendenti, che parte dal presupposto che gli interventi di un singolo Stato membro sarebbero ancora più efficaci se sostenuti dall azione collettiva degli altri Stati membri. 1.3 LA RELAZIONE DI KOK 10 Esattamente 4 anni dopo, al fine di verificare lo stato di avanzamento del processo di attuazione della Strategia, il Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles ha invitato la Commissione a creare un gruppo ad alto livello, presieduto da Wim Kok, ex primo ministro dei Paesi Bassi, incaricandolo di eseguire un analisi indipendente per contribuire alla revisione intermedia sul conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Strategia. Il gruppo ad alto livello, si è riunito sei volte tra maggio e ottobre 2004, presentando la sua relazione finale 2 alla Commissione europea il 3 novembre Da essa si evince che a prescindere dall influenza negativa degli avvenimenti esterni verificatisi dal 2000 ad 2004, l Unione europea e i suoi Stati membri hanno indiscutibilmente rallentato il conseguimento degli obiettivi fissati per la scarsa determinazione dimostrata nell attuare gran parte della Strategia. La relazione ha stabilito che le ragioni di questo risultato deludente risiedono essenzialmente nell assenza di un'azione politica risoluta a cui si è aggiunto anche il fatto che la Strategia si è rivelata un programma d'azione troppo denso, con un coordinamento insufficiente e priorità incompatibili. 2 Relazione del Gruppo ad alto livello

13 Inoltre, le carenze strutturali e la bassa domanda hanno negativamente inciso, negli anni , sui risultati economici nazionali, rendendo ancor più difficile l applicazione della Strategia. Il rallentamento della crescita ha, quindi, impedito ad alcuni governi di onorare adeguatamente gli impegni assunti. La relazione ha evidenziato come il forte rallentamento della creazione netta di posti di lavoro verificatosi negli ultimi anni ha posto seri dubbi sulla possibilità di centrare l obiettivo di un tasso di occupazione del 70% entro il Ciò è valso anche per il traguardo del 50% per i lavoratori anziani. Per la spesa destinata alla ricerca e sviluppo, il gruppo di esperti ha fatto notare come essa abbia superato il 3% del PIL solo in due paesi, dove le imprese hanno stanziato per questo settore l equivalente del 2% del PIL. Anche la formazione informatica degli insegnanti ha lasciato molto a desiderare. Solo cinque paesi hanno superato il tasso di recepimento fissato come obiettivo per le direttive Ue sul mercato interno. Sul fronte ecologico, si è riusciti solo in parte a dissociare i risultati economici dagli effetti negativi sull ambiente. Il volume del traffico veicolare in Europa, ad esempio, è cresciuto più del PIL, con un conseguente aumento della congestione e dell inquinamento, sia atmosferico che sonoro, continuando a danneggiare la natura. Comunque la revisione intermedia condotta dal Gruppo ad alto livello non ha emesso solo giudizi negativi, riconoscendo quanto fatto di positivo dai governi europei sia per la promozione dell occupazione che la diffusione delle nuove tecnologie. Ciò ha portato ad un incremento dell occupazione, il cui tasso è passato dal 62,5% nel 1999 al 64,3% nel Per quanto riguarda le TIC ed Internet, gli Stati membri hanno fortemente promosso il loro uso nelle scuole, nelle università, nelle amministrazioni e nel commercio così che ben 12 Stati membri, nel 2004, avevano già raggiunto gli obiettivi relativi alla diffusione di Internet a livello familiare IL PIANO DI RILANCIO DELLA STRATEGIA Nel marzo 2005 la Commissione, al fine di dare un nuovo impulso all implementazione della Strategia, ha inviato al Consiglio per la riunione di primavera una comunicazione denominata Lavorare insieme per la crescita e l occupazione Il rilancio della Strategia di Lisbona 3 in cui viene ribadita con forza la necessità di non abbandonare le sfide poste dal raggiungimento degli obiettivi della Strategia; sfide che appaiono ancora più urgenti di fronte al fenomeno dell invecchiamento della 3 Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo di primavera (COM/2005/24)

14 12 popolazione e alla concorrenza su scala mondiale. Con essa, la Commissione ha confermato la necessità di impegnarsi a superare tali ostacoli, con rinnovato slancio e azioni maggiormente mirate, altrimenti il modello di società europea, le pensioni, la qualità di vita potrebbero ben essere rimessi in discussione. Tra le priorità individuate dalla Commissione vi è il bisogno di un economia dinamica per nutrire le più vaste ambizioni in campo sociale e ambientale, ed è per questo che la Strategia necessita di un rinnovo e di un rilancio incentrati sulla crescita e l occupazione. Per conseguire tale obiettivo, sarà necessario adoperarsi per realizzare quanto segue: rendere l Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro; promuovere conoscenza e innovazione, fulcro della crescita europea; elaborare politiche che consentano alle imprese europee di creare nuovi e migliori posti di lavoro. Considerare la crescita e l occupazione come un traguardo immediato va di pari passo con la promozione di obiettivi sociali e ambientali. La Strategia viene, quindi, considerata una componente essenziale dell obiettivo più vasto dello sviluppo sostenibile sancito nel trattato, vale a dire una migliore protezione sociale e un più elevato tenore di vita per le generazioni presenti e future. Sia la Strategia che la strategia di sviluppo sostenibile contribuiscono al conseguimento di tale obiettivo: rafforzandosi reciprocamente, esse mirano a realizzare iniziative complementari, si servono di strumenti differenti e producono i rispettivi risultati in tempi diversi. La Commissione si è pienamente impegnata a garantire uno sviluppo sostenibile, come pure nell opera di modernizzazione e di promozione del modello sociale europeo obiettivi impossibili da raggiungere senza maggiore crescita e occupazione. Da qui emerge la proposta di un partenariato per la crescita e l occupazione, sostenuto da un programma d azione dell Unione e da programmi d azione nazionali che comportano impegni ben precisi. La revisione della Strategia è stata imperniata dalla Commissione su tre principi fondamentali: anzitutto, le iniziative europee devono risultare maggiormente mirate. È necessario concentrare tutti gli sforzi nell effettiva attuazione di politiche capaci di avere la maggiore incidenza possibile sul territorio. Questo significa mantenere gli impegni presi, elaborare iniziative a partire dalle riforme già in corso in ciascuno Stato membro e avviare nuove azioni quando si renda necessario in funzione del conseguimento dell obiettivo prefisso. Occorre una rigorosa selezione delle priorità da parte della Commissione e tale processo deve ricevere un deciso sostegno da parte del Consiglio e del Parlamento europeo.

15 in secondo luogo, è fondamentale sostenere il cambiamento. Creare una vasta ed efficace partecipazione e condivisione degli obiettivi della Strategia è il modo migliore per far sì che le dichiarazioni d intenti si trasformino in risultati. Tutte le parti interessate, a ogni livello, al successo della Strategia devono essere implicate nell attuazione delle riforme, le quali devono diventare un argomento di discussione nel dibattito politico dei singoli Stati membri. in terzo luogo, occorre semplificare e razionalizzare la Strategia: occorre cioè definire con chiarezza i diversi livelli di responsabilità, semplificare le modalità di elaborazione e di presentazione delle relazioni e dare sostegno a un attuazione efficiente della Strategia mediante il programma d azione dell Unione e i programmi d azione nazionali. L azione di ciascuno Stato membro dovrebbe essere inquadrata da una serie integrata di «orientamenti» per la Strategia, mentre, quali misure d accompagnamento, sarebbero previste una sola relazione a livello dell Ue e un altra relazione a livello nazionale per illustrare i progressi realizzati. L onere di elaborazione e presentazione delle relazioni che grava sui singoli Stati membri verrebbe così ad essere considerevolmente ridotto. 1.5 CRESCITA E OCCUPAZIONE: I NUOVI PILASTRI DELLA STRATEGIA 13 Quanto proposto dalla Commissione è stato accolto nel corso della riunione di primavera con le Conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo 4 e successivamente a giugno 2005 il Consiglio ha provveduto all approvazione della Dichiarazione sui principi guida dello sviluppo sostenibile 5 in cui l Unione europea ed i suoi Stati membri si sono impegnati ad attuare taluni obiettivi chiave (come la tutela ambientale, l equità e coesione sociale e la prosperità economica, etc.) e a rispettare dei principi guida che d ora in avanti costituiranno la base della nuova strategia in materia di sviluppo sostenibile, che comprenderà specifici obiettivi ed indicatori. Il Consiglio europeo ha ritenuto, quindi, indispensabile rilanciare senza indugi la Strategia e procedere a un riorientamento delle priorità verso la crescita e l'occupazione. Ha parimenti concluso che per 4 Conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo, 23 marzo Conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo giugno

16 14 conseguire tale obiettivo è necessario mobilitare maggiormente tutti i mezzi nazionali e comunitari appropriati, compresa la politica di coesione, nelle tre dimensioni della Strategia, ossia quella economica, quella sociale e quella ambientale, sviluppando le sinergie tra tali dimensioni. In tale contesto, il Consiglio ha anche approvato Gli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione ( ), che constano degli indirizzi di massima per le politiche economiche, i quali garantiscono la coerenza finanziaria generale delle tre dimensioni della Strategia, e degli orientamenti per l'occupazione. La revisione della Strategia mira, quindi, a dare un nuovo impulso all'economia e agli obiettivi di politica sociale ed ambientale. Le novità di questo rilancio sono rappresentate dall'aggiustamento del meccanismo di controllo in quanto viene stabilita una chiara distinzione delle responsabilità a livello nazionale e comunitario al fine di migliorare la coerenza negli incarichi e nelle responsabilità. Altro elemento innovativo è l obiettivo di accrescere il dialogo fra la Commissione e gli Stati membri nella stesura dei Programmi di Riforma Nazionali (d ora in avanti PRN). Con tali orientamenti il Consiglio ha gettato le basi per i PRN dei singoli Stati membri sullo sviluppo e l'occupazione. Il progetto e la realizzazione delle politiche macroeconomiche, microeconomiche e delle politiche del lavoro dovranno, pertanto, essere implementati dagli Stati membri e definite nei PRN. La Commissione presenterà, da parte sua, come corrispondente dei PRN, un Programma comunitario di Lisbona comprendente l insieme delle azioni da intraprendere a livello comunitario al servizio della crescita e dell occupazione tenendo conto della necessità di convergenza delle politiche. I progressi realizzati da ogni Stato membro sia a livello nazionale che comunitario saranno sottoposti ad una valutazione annuale attraverso la stesura di una relazione sullo stato di avanzamento. Sulla base di questa valutazione annuale, la Commissione riferirà sull attuazione della Strategia nelle sue tre dimensioni. Sulla base dell analisi della Commissione, il Consiglio europeo passerà in rassegna, ogni primavera, i progressi compiuti e si pronuncerà sugli adeguamenti degli orientamenti integrati che si rivelassero necessari. L auspicio è che tutti gli organismi dell Unione europea e i PRN agiscano in sinergia, elemento indispensabile al successo della nuova Strategia. Significativo sarà anche il contributo che il Comitato europeo delle Regioni (d ora in avanti CER) apporterà a questo processo; il CER, il cui ruolo primario è di avvicinare le istituzioni europee al cittadino, nella Risoluzione in merito agli obiettivi politici del Comitato per il periodo ( ) 6 del feb- 6 Risoluzione del Comitato Europeo delle Regioni in merito agli obiettivi politici del Comitato per il periodo , Bruxelles 27 febbraio 2006 (2006/C 192/07)

17 braio 2006 ha evidenziato l importanza che il ruolo degli enti locali e regionali europei riveste nel garantire la coerenza tra i progetti finanziati dai fondi strutturali e la Strategia. Ha, inoltre, chiesto che gli enti locali e regionali partecipino a pieno titolo al processo di revisione degli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione e all attuazione dei PRN dei rispettivi Stati membri, impegnandosi a contribuire a tal fine organizzando un dialogo territoriale in vista delle riunioni del Consiglio europeo di primavera dedicate alle riforme economiche e sociali dell'ue. In vista del Consiglio di primavera del 2006, la Commissione ha inviato la comunicazione denominata E ora di cambiare marcia: Il nuovo partenariato per la crescita e l occupazione 7 in cui lo invita a impegnarsi ad avviare una serie di azioni mirate, e di durata limitata, in tutti i settori seguenti: spesa per la ricerca e l istruzione, sostegno alla creazione e allo sviluppo delle imprese, sostegno all inserimento dei disoccupati nella vita attiva, strutture per la custodia dell infanzia, politica integrata dell energia a livello europeo. Per la ricerca, l appello della Commissione ha proposto la creazione di un contesto favorevole affinché la ricerca sfoci nell innovazione e stimoli la crescita evitando che il frutto dell eccellenza nel settore della ricerca vada perso a causa di ostacoli inutili al suo uso commerciale o per i vincoli imposti alle università, attraverso un netto incremento degli investimenti per la ricerca e l'innovazione che permetta all Europa di soddisfare la domanda di beni e servizi dei cittadini. Per sfruttare appieno il potenziale commerciale dell Europa, si suggerisce la creazione di un contesto favorevole alla creazione e allo sviluppo delle imprese sostenendole in tutte le fasi del loro sviluppo e riducendo le procedure burocratiche per incentivare l attività delle Piccole e Medie Imprese (d ora in avanti PMI) sia a livello nazionale che all estero, adottando misure concrete per facilitarne l accesso ai necessari finanziamenti. Infine, la Commissione ritiene che un approvvigionamento energetico sicuro e abbordabile sia indiscutibilmente un trampolino di crescita; pertanto, ha consigliato l adozione di una politica dell energia per garantire un vero mercato interno ottimizzando così i vantaggi connessi all uso razionale dell energia e alle fonti di energia rinnovabili e tutelando l offerta all interno dell Unione e al di là delle sue frontiere. Nel marzo 2006, il Consiglio europeo di Primavera ha salutato con favore la comunicazione della Commissione "È ora di cambiare marcia" 8 e il fatto che tutti gli Stati membri abbiano rapidamente elaborato i loro PNR in base agli orientamenti integrati, anche se ha sottolineato come i PNR di alcuni Stati membri avrebbero dovuto comprendere obiettivi e calendari più specifici ed essere più dettagliati per quanto riguarda la competitività e la rimozione degli ostacoli di accesso al mercato Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo, Bruxelles 23 e 24 marzo Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo di primavera (COM/2006/30)

18 1.6 GLI ORIENTAMENTI STRATEGICI COMUNITARI IN MATERIA DI COESIONE Infine, nel 2006 il Consiglio europeo, congruentemente con gli orientamenti integrati per la crescita e l occupazione previsti dall agenda di Lisbona rinnovata, ha deciso che i programmi sostenuti dalla politica di coesione economica, sociale e territoriale devono cercare di indirizzare le risorse verso le seguenti tre priorità: rendere più attraenti gli Stati membri, le regioni e le città migliorando l accessibilità, garantendo una qualità e un livello adeguati di servizi e tutelando l ambiente, promuovere l innovazione, l imprenditorialità e lo sviluppo dell economia della conoscenza mediante lo sviluppo della ricerca e dell innovazione, comprese le nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione, nonché creare nuovi e migliori posti di lavoro attirando un maggior numero di persone verso il mercato del lavoro o l attività imprenditoriale, migliorando l adattabilità dei lavoratori e delle imprese e aumentando gli investimenti nel capitale umano. In linea con il rilancio dell agenda di Lisbona, la nuova politica di coesione si incentrerà maggiormente sulla conoscenza, sulla ricerca, sull innovazione e sul capitale umano aumentando considerevolmente le risorse finanziarie stanziate a favore di questi settori d intervento. Gli Stati membri e le regioni dovranno ispirarsi alle buone prassi che hanno dato visibili risultati positivi in termini di crescita e di occupazione e perseguire l obiettivo dello sviluppo sostenibile favorendo le sinergie tra la dimensione economica, sociale e ambientale. Inoltre, gli Stati membri e le regioni dovranno puntare alla parità tra uomini e donne in tutte le fasi della preparazione e dell attuazione dei programmi. Quest obiettivo può essere conseguito con misure specifiche volte a promuovere la parità e tenendo debitamente conto delle eventuali ripercussioni per entrambi i sessi degli altri progetti e della gestione dei fondi. 1.7 STRUMENTI D ACCOMPAGNAMENTO ALL ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA DI LISBONA Tra gli strumenti europei che accompagnano l implementazione della Strategia, assume particolare rilevanza il Programma Quadro per la Competitività e l Inno- 9 Decisione del Consiglio europeo sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione (2006/702/CE)

19 vazione 10 (d ora in avanti CIP) che la Commissione europea ha proposto nel 2005 alla Presidenza e al Consiglio al fine di riunire in un quadro comune i specifici programmi comunitari e parti pertinenti di altri programmi comunitari in settori chiave per la promozione della produttività, della capacità d innovazione e della crescita sostenibile europea. Nelle intenzioni della Commissione, e coerentemente con gli obiettivi della Strategia rinnovata, il CIP avrebbe dovuto fornire una base giuridica importante e coerente per le azioni comunitarie che si prefiggevano l obiettivo di aumentare la competitività e l innovazione in maniera complementare alle attività improntate alla ricerca promosse dal programma quadro comunitario di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione. Per contribuire ad accrescere la competitività e la capacità innovativa della Comunità, il progresso della società della conoscenza e uno sviluppo sostenibile basato su una crescita economica equilibrata, in accordo con il Consiglio, il Parlamento nel 2006 ha adottato 11 definitivamente il Programma CIP che a partire dal 1 gennaio 2007, con una dotazione superiore a 3 miliardi di euro, sosterrà misure volte a migliorare la produttività, la capacità di innovazione e la crescita sostenibile, prestando particolare attenzione alle esigenze delle PMI. Il CIP oltre a prevedere specifiche azioni nei tre sottoprogrammi (Imprenditorialità e innovazione, Sostegno della politica delle tecnologie dell'informazione, Energia intelligente per l'europa), introduce nuove azioni di sostegno destinate in particolare alle PMI. Ad esempio sono contemplati uno strumento di capitale di rischio per le imprese innovative a forte crescita (SIC 2) e uno strumento di cartolarizzazione del portafoglio dei crediti delle banche a favore delle PMI, che permetterà di aumentare la capacità delle piccole banche o delle banche regionali di concedere prestiti alle PMI. In particolare, i tre sottoprogrammi del CIP prevedono le seguenti azioni: Imprenditorialità e innovazione. Esso prevede azioni destinate a sostenere, migliorare, incoraggiare e promuovere l accesso al credito per l avviamento e la crescita delle PMI e per l investimento in progetti di innovazione, la creazione di un ambiente favorevole alla cooperazione - soprattutto transfrontaliera - tra le PMI, ogni forma di innovazione e l eco-innovazione, la cultura dell imprenditorialità e dell innovazione e, infine, le riforme economiche ed amministrative a favore delle imprese e dell innovazione Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma quadro per la competitività e l innovazione ( ) (COM/2005/121) 11 Risoluzione legislativa del Parlamento europeo sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma quadro per la competitività e l innovazione P6_TA(2006)0230

20 18 Sostegno alla politica in materia di TIC". Esso, oltre a contribuire alla realizzazione degli obiettivi dei programmi eten, MODINIS, econtent in conformità alla nuova strategia i2010 (European Information Society 2010), prevede misure intese a sviluppare lo spazio unico europeo dell informazione e rafforzare il mercato interno dei prodotti e servizi TIC e dei prodotti e servizi basati su di esse, a stimolare l innovazione incoraggiando una più ampia adozione delle TIC e maggiori investimenti in queste tecnologie e, da ultimo, a creare una società dell informazione aperta a tutti, sviluppare servizi più efficienti ed efficaci in settori d interesse generale e migliorare la qualità della vita. Energia intelligente per l'europa". Questo programma oltre a concorrere a garantire un energia sicura e sostenibile per l Europa, rafforzandone la competitività, prevede misure dirette in particolare a incoraggiare l efficienza energetica e l uso razionale delle risorse energetiche, a promuovere le fonti d energia nuove e rinnovabili e incoraggiare la diversificazione energetica e, infine, a promuovere l efficienza energetica e l uso di fonti d energia nuove e rinnovabili nei trasporti. Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse finanziarie, il primo programma potrà beneficiare del 60% della dotazione globale, di cui circa un quinto sarà dedicato alla promozione dell'eco-innovazione mentre il restante 40% sarà ripartito in parti uguali tra gli altri due programmi. Un altra iniziativa di rilevanza significativa, che mira a rafforzare il contributo della politica di coesione europea alla realizzazione degli obiettivi della rinnovata agenda di Lisbona, è quella denominata Regioni per il cambiamento economico 12. Con essa la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, intende indirizzare nel periodo due strumenti della politica regionale europea (cooperazione interregionale e rete di sviluppo urbano) verso l individuazione della migliore prassi per la modernizzazione economica e il miglioramento della competitività. La dotazione di bilancio totale corrisponderà a circa 375 milioni di euro. Nell ambito di questa nuova iniziativa, la cooperazione interregionale e il programma relativo alla rete di sviluppo urbano continueranno ad operare nello stesso modo. Le reti volontarie di Stati membri, regioni e città partecipanti selezioneranno le tematiche di sviluppo cui sono interessate e le perseguiranno mediante reti congiunte, cofinanziate dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (d ora in avanti FESR). Gli Stati membri, le regioni e le città partecipanti continueranno a ricoprire un ruolo preminente nell animazione e nel lavoro della rete. Un nuovo elemento per il periodo è rappresentato dal fatto che la 12 Comunicazione della Commissione: Regioni per il cambiamento economico (COM/2006/675)

21 Commissione stessa offrirà alle reti una serie di tematiche incentrate sulla modernizzazione economica e sulla rinnovata agenda di Lisbona. Se gli Stati membri, le regioni e le città scelgono di perseguire tali tematiche, essi avranno la possibilità di lavorare a più stretto contatto con la Commissione. La seconda novità importante riguarda l introduzione nell iniziativa Regioni per il cambiamento economico di un opzione accelerata, che assegna alla Commissione il ruolo principale nella prova di alcune idee selezionate, al fine di consentire una rapida disseminazione mediante i programmi della politica regionale europea sostenuti dal FESR, i cosiddetti programmi principali. Saranno istituite reti volontarie riguardanti le tematiche selezionate, e la Commissione sarà responsabile dell animazione e del riassunto dei risultati. In tal modo la Commissione disporrà di un campo di prova per le idee di modernizzazione economica che rientrano nelle tematiche stabilite. Le tematiche saranno scelte e i programmi saranno animati grazie ad uno sforzo coordinato dei servizi della Commissione. Due altre novità mirano a rafforzare la comunicazione e la disseminazione dei risultati delle prassi migliori, in particolare per quanto riguarda i progetti che contribuiscono chiaramente all agenda dell Unione europea sull'occupazione e sulla crescita: la prima riguarda l'introduzione di una conferenza annuale delle Regioni per il cambiamento economico, con relativi sito web e pubblicazioni, che dovrà tenersi in modo da coincidere con il Consiglio europeo di primavera a partire da marzo 2007; la seconda, l introduzione di premi annuali per le migliori idee di progetto per le diverse categorie di modernizzazione economica. Si propone inoltre, se del caso, di presentare al Consiglio europeo una relazione relativa all'iniziativa Regioni per il cambiamento economico nell ambito delle relazioni annuali della Commissione sullo stato di avanzato della rinnovata agenda di Lisbona. Il lavoro dei servizi della Commissione, degli Stati membri, delle regioni e delle città sarà coordinato in modo da garantire un ampio sostegno per l iniziativa Regioni per il cambiamento economico e la sua opzione accelerata. Si prevede che le prime reti tematiche siano operative entro il Infine anche il VII Programma Quadro (d ora in avanti VII PQ), che prenderà avvio nel 2007 e si concluderà nel 2013, sarà teso al rilancio della Strategia. Nel 2005 la Commissione ha presentato al Parlamento e al Consiglio una proposta di decisione relativa al VII PQ di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione ( ) 13 che costituisce lo strumento finanziario per eccellenza attraverso cui l Unione sostiene le attività di ricerca e sviluppo coprendo gran parte delle discipline scientifiche. Sulla base della proposta della Commissione, il VII PQ Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione ( ) (COM/2005/119)

22 20 è articolato in quattro programmi specifici che corrispondono a quattro obiettivi fondamentali della politica europea di ricerca. Essi sono: Cooperazione. Beneficerà di un sostegno l intera gamma di attività di ricerca svolte nell'ambito della cooperazione transnazionale, dai progetti e le reti in collaborazione al coordinamento dei programmi di ricerca. La cooperazione internazionale tra l Ue e i paesi terzi è parte integrante di questa azione. Idee. Sarà istituito un Consiglio europeo della ricerca autonomo destinato a sostenere la ricerca di frontiera avviata su iniziativa dei ricercatori e svolta da équipe individuali in competizione tra loro a livello europeo, in tutti i settori scientifici e tecnologici, ivi compresi le scienze ingegneristiche, economiche e umane. Persone. Le attività a sostegno della formazione e dello sviluppo professionale dei ricercatori, definite azioni Marie Curie, saranno potenziate con un orientamento più marcato sugli aspetti chiave delle capacità e dello sviluppo professionale e collegamenti più stretti con i sistemi nazionali. Capacità. Beneficeranno di finanziamenti gli aspetti chiave delle capacità europee di ricerca e innovazione: infrastrutture di ricerca; ricerca a vantaggio delle PMI; cluster regionali orientati alla ricerca; valorizzazione dell intero potenziale di ricerca nelle regioni comunitarie della convergenza ; questioni legate alla problematica scienza nella società ; attività orizzontali di cooperazione internazionale. Mediante questi quattro programmi specifici si mira a consentire la creazione di poli di eccellenza europei. È previsto, inoltre, un programma specifico per le Azioni non nucleari del Centro comune di ricerca. In particolare, il programma concernente la cooperazione sarà suddiviso in sottoprogrammi, il più possibile autonomi sul piano operativo, ma nello stesso tempo uniformi e coerenti, in modo da consentire l attuazione di strategie comuni e interdisciplinari per i temi di ricerca di interesse comune. I nove temi individuati per la parte Cooperazione sono: salute; alimentazione, agricoltura e biotecnologie; tecnologie dell'informazione e della comunicazione; nanoscienze, nuovi materiali e nuove tecnologie di produzione; energia; ambiente (inclusi i cambiamenti climatici); trasporti (inclusa l aeronautica); scienze socioeconomiche e studi umanistici; spazio e ricerca sulla sicurezza.

23 Per quanto riguarda la dotazione finanziaria del VII PQ, la Commissione ha proposto una copertura per il periodo di circa 72 miliardi di euro così ripartiti: 44 miliardi di euro per la Cooperazione ; 11 miliardi di euro per le Idee ; 7 miliardi di euro per le Persone ; 8 miliardi di euro per la Capacità ; 2 miliardi di euro per la Azioni non nucleari del Centro Comune di Ricerca. Attualmente il VII PQ è in fase di approvazione secondo le modalità previste dalla procedura di codecisione; un grosso passo in avanti è stato fatto il 24 luglio 2006 quando il Consiglio a maggioranza qualificata ha raggiunto un accordo politico 14 sui contenuti del VII PQ di attività comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico per il periodo , nonostante il voto contrario delle delegazioni austriaca, maltese, lituana e slovacca. In base a tale accordo, il Consiglio definirà la sua posizione comune e la trasmetterà al Parlamento europeo per la seconda lettura permettendo così il varo ufficiale del VII PQ per il 1 gennaio Nella stessa occasione il Consiglio ha confermato quanto proposto dalla Commissione col documento VII PQ di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione ( ) prevedendo però un budget di circa 50 miliardi di euro così ripartiti: 32 miliardi di euro per la Cooperazione ; 7 miliardi di euro per le Idee ; 5 miliardi di euro per le Persone ; 4 miliardi di euro per la Capacità ; 2 miliardi di euro per la Azioni non nucleari del Centro Comune di Ricerca riunione del Consiglio Competitività (mercato interno, industria e ricerca), Bruxelles 24 luglio

24 2. IL PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA (PNR) Fino al 2005 il nostro Paese non ha considerato gli obiettivi fissati dall Agenda di Lisbona una vera e propria priorità; conseguentemente dal 2000 al 2005 sono state adottate a livello nazionale un limitato numero di azioni concretamente mirate a conseguire tali obiettivi. 2.1 PICO 22 A seguito dell adozione del piano di rilancio della Strategia da parte dell Unione europea e soprattutto in risposta alla richiesta del Consiglio europeo ai paesi membri di presentare un loro PNR di attuazione tenendo conto delle peculiarità economiche e sociali nazionali è stato istituito un comitato interministeriale ad hoc, coadiuvato da un comitato tecnico di alto livello, con la responsabilità politica di redigere il PNR italiano, denominato Piano per l Innovazione, la Crescita e l Occupazione 15 (d ora in avanti PICO). Successivamente, il PICO è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 14 ottobre 2005 ed inviato alla Commissione europea, rispettando la scadenza del 15 ottobre indicata dal Consiglio europeo. I lavori svolti in preparazione del PICO hanno avuto come base di partenza le 24 linee-guida contenute negli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione ( ) adottati, come detto precedentemente, in occasione del Summit del giugno 2005 del Consiglio europeo. Delle 24 linee-guida, le prime 6 riguardano le politiche macroeconomiche da perseguire nel quadro dei vincoli imposti dall Unione monetaria e dal Patto di stabilità, un secondo gruppo di 10 prevedono le misure microeconomiche di promozione della competitività, dell'innovazione e dell'uso sostenibile delle risorse, un terzo gruppo di 8 misure volte a promuovere il pieno impiego. 15 Piano per l Innovazione, la Crescita e l Occupazione, Roma 14 ottobre

25 Il PICO avendo l obiettivo di migliorare in modo permanente la posizione competitiva del nostro Paese e perseguendo l avanzamento della frontiera della tecnologia intesa nel senso più ampio del termine, ha individuato 5 obiettivi prioritari che costituiscono la sintesi delle 24 linee-guida assegnate al rilancio della Strategia. Essi sono: - l ampliamento dell area di libera scelta dei cittadini e delle imprese; - l incentivazione della ricerca scientifica e dell innovazione tecnologica; - il rafforzamento dell istruzione e della formazione del capitale umano; - l adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali; - la tutela ambientale. Per quanto riguarda le risorse finanziarie messe a disposizione per il conseguimento delle priorità stabilite dal PICO, il bilancio statale italiano ha messo a disposizione circa 46 miliardi di euro comprensivi degli stanziamenti di cassa previsti in bilancio fino al 2005 e quelli di competenza previsti per il triennio , nonché delle dotazioni aggiuntive per la politica di coesione comunitaria e, per la parte aggiuntiva, di fondi provenienti dalla cessione di attività reali dello Stato stimati nell ordine dell 1% del PIL per il triennio di Piano (equivalenti a 13 mld di euro), di cui 3 mld nel Gli interventi previsti dal PICO per realizzare il rilancio della Strategia nel nostro Paese consistono in provvedimenti aventi validità generale per il sistema economico e progetti specifici con l auspicio che producano ricadute positive sulla produttività e competitività dell economia italiana PRIMO RAPPORTO SULLO STATO D ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RICERCA Nel 2006, il nostro Paese, individuando nella persona del Ministro per le Politiche Comunitarie il soggetto che deve soprintendere all implementazione dell Agenda rinnovata di Lisbona, ha dimostrato di credere fermamente nei suoi principi cardine accrescendone quindi l importanza all interno della vita politica italiana. Il compito di indirizzo politico sulla Strategia è stato assunto dal Comitato Interministeriale Affari Comunitari Europei (d ora in avanti CIACE), presieduto dal su citato Ministro. Sia il CIACE che il suo Comitato tecnico sono organismi permanenti previsti dalla Legge 11/ , cui partecipano anche le regioni e il Ministero 16 Legge N. 11/2005 "Norme generali sulla partecipazione dell'italia al processo normativo dell'unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari"

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