Perché Mafia e non Criminalità organizzata?
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- Pasquale Volpi
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1 Perché Mafia e non Criminalità organizzata? Storicamente e geograficamente sono state e sono presenti, ovunque nel mondo, forme di criminalità organizzata. Dove più persone si associano al fine di commettere delitti, là costituiscono, anche temporaneamente, un associazione criminale. Se il fatto di associarsi agevola e potenzia le capacità delinquenziali dei singoli, è ragionevole ritenere che l associazione sia mantenuta. Paradossalmente, anche un movimento rivoluzionario o terroristico, in quanto associazione di persone per commettere atti che comunque sono contrari alla Legge, costituisce crimine organizzato. La distinzione viene fatta per fini logici e pratici. La Mafia è una forma di criminalità organizzata che si distingue da tutte le altre per il forte radicamento sul territorio, per l alto numero di persone coinvolte, per la complicità ed il favoreggiamento di ampie fasce della società, dell economia e delle istituzioni. Ma, soprattutto, si contraddistingue per l accettazione passiva e la sottomissione psicologica da parte della quasi totalità della popolazione del territorio ove essa opera. Il concetto di Mafia come sistema sociale ancor prima che criminale. La Mafia controlla uomini, mezzi, denaro, amministrazioni, economie lecite ed illecite, si configura quindi come un vero e proprio potere che nasce e si pone non già per contrastare lo Stato e la Legalità ma per colmarne le assenze e sostituirsi ad esso. La mentalità mafiosa permea tutti gli strati della società e viene percepita e perpetuata dai cittadini insieme e parallelamente ai criminali mafiosi. Alla base di tutto il meccanismo sta il ruolo del mafioso che si pone come centro di scambi di favori, sblocco di pratiche, mediazioni finanziarie e di economia illecita, amministrazione della giustizia. Il tutto, ovviamente, illecitamente, per fini personali o dell associazione e di lucro, in violazione della maggior parte delle Leggi dello Stato, calpestando i diritti costituzionalmente riconosciuti agli altri cittadini.
2 Esempio tipico di situazione mafiosa : ad un cittadino, ignoti ladri, rubano un automobile. Stato di Diritto: il cittadino si rivolge alla Polizia (o Carabinieri), fa una formale denuncia. Le forze di Polizia svolgono le indagini ed effettuano le ricerche. In caso di individuazione dell oggetto lo restituiscono al legittimo proprietario. Se individuano gli autori del reato li arrestano e li fanno processare. Stato Mafioso: il cittadino non sporge denuncia e si fa presentare, tramite un intermediario conosciuto per vox populi, al Boss della sua zona. Il Boss, se decide di aiutarlo fa svolgere indagini agli appartenenti all associazione mafiosa, suoi sottoposti. L automobile viene recuperata e restituita al legittimo proprietario che è costretto a pagare una somma in denaro e viene ritenuto in obbligo a restituire il favore quando il Boss ne richiederà uno. Gli autori del furto non vengono arrestati, lasciandoli liberi così di continuare a commettere reati e dando così la possibilità al Boss di intervenire nuovamente ed ottenere altro denaro e favori. Se il danneggiato dal furto dell automobile è un altro mafioso o un personaggio talmente importante che il Boss spera di poter sfruttare molto, allora i ladri vengono puniti, spesso duramente, anche con la morte. La genesi e le motivazioni della mentalità mafiosa: La Sicilia è stata, fra le regioni d Italia, sicuramente quella sottoposta più a lungo e al maggior numero di dominazioni straniere. In un territorio che vedeva autoctoni i popoli Elimi, Siculi e Sicani, secoli prima di Cristo, si sono aggregati i Greci, Per quanto questa prima si potrebbe anche non considerare dominazione in quanto, sebbene le popolazioni locali erano sottoposte all autorità greca, questa ha fatto fiorire realtà eccellenti. Prima fra tutte Siracusa. E poi, Cartaginesi, Romani, Arabi, Sacro Romano Impero (Federico II), Normanni, Spagnoli, Francesi, Borboni e Regno delle Due Sicilie, Regno d Italia (al quale la Sicilia venne consegnata da Garibaldi), i Tedeschi e gli Americani. Fino ad approdare all attuale democratico Stato italiano. Per più di due millenni la Sicilia è stata assoggettata a dominazioni che, tranne rare eccezioni come quella rappresentata da Federico II, hanno sfruttato ed impoverito il territorio, facendo sedimentare nella psicologia della popolazione l indole di assoggettati senza speranza di riscatto. Deleted: Il peso della sconfitta nei Vespri: L unico serio tentativo di liberarsi dall oppressione si registra durante la dominazione Francese, forse la più vessatoria nei confronti della Sicilia e dei Siciliani.
3 La rivolta, denominata successivamente i Vespri Siciliani, sembrava avviata al successo ma l intervento delle truppe dello Stato Pontificio, restituisce la Sicilia ai Francesi ed alla loro crudele vendetta, frustrando così per altri secoli a venire le pulsioni autonomiste e libertarie dei Siciliani. Secoli dopo, con lo sbarco a Marsala e la campagna condotta con i Mille, culminata nella battaglia di Calatafimi, Giuseppe Garibaldi, l eroe dei due mondi strappava la Sicilia al Regno Borbonico delle due Sicilie e lo consegnava nelle mani di Vittorio Emanuele e del Regno Sabaudo che diventerà presto il Regno d Italia. Per i Siciliani non cambia nulla, passano da una dominazione all altra. Di questo se ne accorge anche lo stesso Garibaldi che, terminate le campagne militari, viene nominato deputato del Parlamento della neonata Monarchia Costituzionale. In una lettera all amatissima moglie Anita egli scrive: ora che siedo fra questi banchi, mi accorgo degli errori che ho commesso e dell inganno in cui ho gettato il popolo di Sicilia, il quale mi illudevo di avere liberato ed al quale con il mio impegno personale avevo promesso libertà, prosperità e sviluppo. Ora mi accorgo che nulla è cambiato e che a nulla saranno valsi i miei sforzi. Il Regno d Italia utilizza la Sicilia (ed il meridione tutto) come serbatoio di truppe per le guerre di indipendenza contro gli Austriaci ed i Francesi nonché per la I guerra mondiale. Nasce il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini maggiorenni di sesso maschile. Ovviamente, a partire per prestare il servizio militare e successivamente per andare in guerra, sono prevalentemente i contadini e gli operai, che non hanno accesso ai privilegi che consentono di evitare il servizio di leva e che, partendo, privano le loro famiglie di quella che spesso è l unica fonte di reddito. Esplode il fenomeno del brigantaggio. Gli uomini disertano e diventano briganti. Ma il termine brigantaggio ha dato per tutto il secolo successivo l idea di un fenomeno episodico e limitato, portato avanti da poche bande, invero molto violente, ma dall azione circoscritta, ed ha tentato di dare all azione repressiva delle truppe del Regno d Italia il segno di un azione di ripristino dell ordine pubblico in favore della popolazione residente. Se si guardano le cifre del fenomeno ci si accorge subito che si trattava in realtà di una rivolta popolare di proporzioni molto vaste e che l azione del Re volgeva esclusivamente a riportare la
4 Sicilia sotto il controllo del Regno, per il quale i Siciliani non avevano, naturalmente, alcuna intenzione né di dare la vita sotto il piombo austriaco né di affamare le proprie famiglie. Il feudo o latifondo, la figura del campiere, le rivolte contadine. Alla fine della I guerra mondiale la Sicilia è ancora divisa in feudi. Come nel medioevo, vastissime estensioni di terreno erano di proprietà dei signori locali, i quali mantenevano intatti i titoli nobiliari. I contadini erano braccianti o, quando andava bene, affittuari dei terreni che coltivavano. Ma mai proprietari Il latifondista, attingendo anche alle risorse dei vecchi briganti, usava il campiere per mantenere l ordine, riscuotere gli affitti, accumulare il raccolto, dirimere le controversie. In questo contesto, con la figura del campiere si forma l archetipo del mafioso. Il contadino e l operaio, gli ultimi anelli della catena sociale, non hanno e non possono avere un rapporto diretto con lo Stato e le Autorità. Il loro unico interlocutore, ancor prima che il Signore delle terre che abitano è, appunto, il campiere. A lui si rivolgono per esprimere le proprie necessità, lui viene incaricato di dirimere le controversie, da lui ricevono la paga e quella che viene percepita come giustizia o punizione in base alle decisioni del latifondista (o del campiere stesso). Questa condizione di assoggettamento è ovviamente mantenuta con la violenza (si riscontrano racconti di ius primae noctis anche fino al 1930). Fortunatamente si notano anche le prime rivolte contadine, ma l avvento della Dittatura Fascista manterrà lo status quo fino alla sua caduta alla fine della II Guerra Mondiale. La democrazia abolisce il latifondo ed i titoli nobiliari. I contadini cominciano ad essere proprietari delle terre (alcuni latifondi vengono confiscati a chi aveva sposato la causa fascista e distribuiti ai mezzadri). Il campiere si deve riciclare come figura e mette a frutto la sua rete di complicità e potere cominciando a interessarsi di affari a tutto campo, compresi quelli illeciti. I capi cominciano a reclutare i soldati e nasce l organizzazione con le sembianze più simili a come la conosciamo ora. La Mafia soppianta la Baronia, e si pone come interlocutore per il Governo Regionale nei rapporti con la popolazione, potendo controllare e monitorare il territorio in maniera capillare. Questo ruolo e questo potere erano, fra l altro, stati riconosciuti ufficiosamente alla Mafia dagli USA tramite l OSS per agevolare lo sbarco alleato in Sicilia nel 44.
5 Addirittura i mafiosi vengono legittimati nel loro ruolo di potenti dall Amministrazione provvisoria americana che, subito dopo la liberazione e fino alle prime elezioni democratiche, per ricompensarli dei servigi resi alle truppe durante lo sbarco, li nomina Sindaci ed Amministratori comunali. Alla fine della guerra e con la nascita della democrazia, la Mafia diventa anche una entità politica perché controlla le masse di voti, potendo condizionare la neonata base elettorale composta prevalentemente da analfabeti che si ritrovano improvvisamente, grazie al suffragio universale, a dover esercitare il diritto-dovere del voto. L eccezione che conferma la regola: Salvatore Giuliano e la strage di Portella delle Ginestre. Durante gli anni 50 la Sicilia centrale è attraversata da una stella cometa criminale. Salvatore Giuliano e la sua banda. A metà fra capo mafioso, brigante old style e prototipo del gangster, Giuliano tiene in scacco le autorità per anni, imperversando e controllando una ampia porzione di territorio dove fa letteralmente il bello ed il cattivo tempo. Tale è il suo potere che, per contrastare il nascente comunismo che fomentava le masse contadine contro i proprietari terrieri, i poteri forti siciliani compiono il primo atto di quella che diventerà una lunga serie di patti scellerati con la criminalità organizzata. Giuliano e la sua banda, a seguito di accordi e promesse di impunità e vantaggi, attaccano una folla di contadini ed operai che si erano riuniti a manifestare a Portella delle Ginestre il 1 maggio E una strage con più di 10 morti. In seguito a questa azione, Giuliano, che era diventato per la gente una specie di eroe romantico, diventa un personaggio odiato ed è facile per i suoi mandanti organizzarne la fine. Verrà tradito dal suo stesso luogotenente e cugino Gaspare Pisciotta che lo uccide e ne consegna il cadavere ai Carabinieri che poi inscenano un finto conflitto a fuoco e ne rivendicano l uccisione. Pisciotta viene arrestato ed ucciso in carcere con un famigerato caffè avvelenato, diventato poi segno distintivo di altri delitti utili per chiudere la bocca a persone che sapevano troppo, che non avevano niente da perdere e che avrebbero chiamato a rispondere persone molto potenti ed in vista. La Mafia alla conquista degli USA.
6 Nel frattempo, a partire dalla fine del 1800, i Siciliani come moltissimi altri Italiani, a fiumi emigrano per cercare lavoro e benessere. Fra i vari flussi migratori, uno dei più importanti è verso gli Stati Uniti d America. Il flusso migratorio esporta ovviamente il modello sociale della madre patria ed ecco che, di conseguenza anche negli stati uniti nascono le famiglie mafiose, che proliferano dove le comunità siciliane sono più forti e presenti. Ecco una cartina che rappresenta sinteticamente le città e le zone di insediamento delle famiglie negli USA.
7 La Mafia Usa non nasce come esportazione di un modello criminale bensì come la replica di un modello sociale già consolidato nella patria Sicilia. Il Siciliano che emigra nel paese delle grandi opportunità non conosce la lingua ed è soggetto allo sfruttamento dei potenti. Il modello mafioso viene posto in essere da vere e proprie famiglie che si basano, come in Sicilia sull organigramma della famiglia di sangue. Queste famiglie
8 forniscono ai Siciliani nuovi giunti negli USA, sistemazione, appoggi, informazioni, i primi capitali (ad interessi usurari) per iniziare una attività economica, protezioni. Fungono da intermediari fra i poveri ed i poteri di questo sconosciuto Stato straniero. Nasce la Mano Nera, nome e simbolo piuttosto pittoreschi per una organizzazione che, ben presto, per ottenere enormi profitti si getta a capofitto nelle attività illegali. Edilizia, prostituzione, gioco d azzardo, estorsioni, usura, alcolici (durante il Proibizionismo ) ed infine la droga. Il potere e l influenza che gli enormi guadagni, danno a questi personaggi, li rende quasi personaggi pubblici o, comunque, di riferimento. Lucky Luciano uno dei più famosi ed influenti Boss italo-americani, verrà utilizzato dagli USA tramite l OSS per stabilire contatti con la Mafia siciliana e agevolare lo sbarco degli alleati in Sicilia nel Luciano, tenterà addirittura di dar vita ad un movimento politico che, fortunatamente fallisce per la sua morte avvenuta per infarto all aeroporto di Napoli. Intanto negli USA altri picciotti diventano ricchissimi e potentissimi. Fra questi Al Capone che, responsabile di decine di omicidi, alla fine verrà arrestato, processato, condannato ed incarcerato soltanto per evasione fiscale. Si assiste al risveglio delle autorità americane le quali non possono più chiudere gli occhi di fronte agli sfrontati episodi di violenza ed agli omicidi che insanguinano le strade principali delle maggiori città d America da New York a Chicago. L escalation di violenza di quegli anni si spiega con il fatto che la Mano Nera, la Mafia americana, si scontra con le altre forme di criminalità organizzata a carattere etnico come la Mafia Irlandese e la Mafia Ebrea. In tutti quegli anni e addirittura fino al 1990, i picciotti americani cioè i giovani delle famiglie mafiose destinati a prendere da adulti un ruolo nell organizzazione vengono inviati in Sicilia per studiare come diventare un vero mafioso dai boss dei paesi d origine delle famiglie. I boss siciliani li istruiscono, li affiancano ai picciotti locali, e li rimandano negli USA già pronti per essere impiegati negli affari di famiglia. In cambio fortificano i rapporti criminali con le famiglie USA con le quali fanno affari d oro prevalentemente con il traffico di droga. I grandi traffici internazionali. Droga: la gallina dalle uova d oro.
9 Si mette a punto un sistema su scala mondiale per far scorrere un fiume di droga che dall Asia e dall America del Sud, passando prevalentemente per la Sicilia, inonda il continente nordamericano ed europeo. Uno dei protagonisti indiscussi di questa colossale operazioni criminale è Gaetano Badalamenti da Cinisi (Palermo), Siciliano e Mafioso D.O.C., che alla fine si ridurrà a scontare una pena a 40 anni di carcere negli USA, proprio per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Gaetano Badalamenti è un personaggio esemplare che non parla per ottenere sconti di pena e, gravemente malato, muore in carcere portandosi nella tomba tutti i suoi segreti, fra cui la verità sull omicidio di Peppino Impastato, mascherato da fallito attentato terroristico (film I cento passi). I profitti sono incalcolabili. Il volume d affari delle famiglie mafiose è sufficiente per ripianare il debito pubblico di alcuni Stati europei. I boss si ritrovano fra le mani un enorme quantità di denaro che devono ripulire, impiegare cioè in attività legali per poterli poi reimpiegare. A questi capitali praticamente inesauribili accorrono tutti: politici che vogliono vincere le elezioni, piccoli imprenditori con sogni di grandezza, grandi imprenditori con mire di monopolio e le grandi
10 banche. Ovviamente ognuno di loro pagherà un prezzo per aver ricevuto questa illimitata disponibilità economica. I politici dovranno restituire i favori facendo leggi ad hoc e concedendo autorizzazioni e concessioni. Gli imprenditori ripagano i finanziamenti con enormi interessi o, addirittura, consentendo l ingresso in azienda dei mafiosi stessi. Le banche concedono ai mafiosi (ai loro prestanomi) di entrare in società e concedono prestiti legali ai mafiosi, senza controlli e ad interessi molto bassi. L apparato dello Stato Italiano viene infiltrato e corrotto ad ogni livello. Una storia esemplare: in Sicilia ai cugini Ignazio e Nino Salvo, che tutti sanno essere Mafiosi, viene data in concessione esclusiva la riscossione delle tasse nell intera regione. Lo Stato affida ai Mafiosi la riscossione dei tributi in una propria regione! A Palermo avviene quello che passerà alla storia come Il Sacco di Palermo (il saccheggio). L amministrazione comunale totalmente corrotta, il cui Sindaco, Vito Ciancimino, sarà in seguito condannato per Mafia, concede ai Mafiosi ed alle loro imprese edili di abbattere le splendide palazzine Liberty che caratterizzavano la città e di edificare palazzi enormi senza verde, trasformando la città in un incubo edilizio e facendo fare ai Mafiosi altri enormi profitti. In questo clima da sviluppo economico euforico si affacciano sulla scena coloro che cambieranno violentemente, radicalmente ed irrimediabilmente il volto della Mafia: i Corleonesi, che meritano però un capitolo a parte. Nel frattempo che fa la AntiMafia. Chi sono, cosa fanno? La prima figura rilevante nella storia dell antimafia è Cesare Mori, inviato da Mussolini per risolvere una volta e per tutte il problema della Maffia, ribattezzato il Prefetto di ferro. Siamo negli anni 20. L azione di Cesare Mori è prettamente militare. Interi paesi considerati roccaforti dei Mafiosi vengono circondati, stretti d assedio, attaccati e posti sotto il controllo dell Esercito e delle Forze di Polizia. La maggior parte dei cittadini maschi, pregiudicati, sospetti e non vengono arrestati e mandati al confino. Il risultato è apprezzabile perché sottrae alla Mafia una delle sue caratteristiche principali che poi è la sua vera forza: il controllo del territorio. Ma poi Cesare Mori decide di utilizzare le confessioni di quelli che, causa la durezza della repressione, decidono di collaborare e vuole iniziare ad arrestare gli uomini potenti ed i politici. Improvvisamente viene promosso di grado per
11 meriti e richiamato a Roma. Benito Mussolini il Duce e la sua propaganda, pubblicano proclami nei quali annunciano che la Maffia è stata sconfitta!. La guerra dà a tutti troppi altri problemi di cui preoccuparsi e sostanzialmente tutti si dimenticano del problema. Dopo l accordo con le Forze Armate Americane la Mafia rialza la testa e ricomincia a spadroneggiare. A questo punto cominciano, grazie anche al nuovo Codice Penale (Codice Rocco del 1934, dal nome del giurista che l aveva concepito) ad agire dei magistrati e dei poliziotti coraggiosi. E inizia la lunga serie di fatti di sangue che, con un escalation crescente di violenza porterà l Italia ad assomigliare ad un campo di battaglia. Le famiglie mafiose, accecate dall enorme fiume di denaro della droga, abbandonano il Codice d Onore ed iniziano le lotte che, di fatto, saranno delle guerre. Nella sola Palermo si contano più di 100 morti all anno. Lo Stato reagisce e i giudici riescono ad arrestare quasi 110 mafiosi ed a farli processare. E il maxiprocesso di Catanzaro che si svolge nel capoluogo calabrese per evitare violenze e condizionamenti che a Palermo sarebbero inevitabili. Non basta. Al processo non passa la teoria dell accusa e i giudici non riconoscono agli imputati il ruolo di complici per tutti quei reati a cui loro effettivamente spesso non avevano preso materialmente parte, ma che avevano certamente voluto ed ordinato. Una enorme lacuna della cultura giuridica di quegli anni era rappresentata dall elemento psicologico. Per il Codice Penale italiano la presenza dell elemento psicologico cioè la volontà di un soggetto di commettere ovvero far commettere un reato è fondamentale per condannarlo. Quindi ci si aspettava di trovare le prove del fatto che il Padrino della famiglia avesse detto al Picciotto : vai ed ammazza questo poliziotto. In realtà, proprio per le caratteristiche di stretta gerarchia ed assoggettamento all interno delle famiglie, unite alla proverbiale capacità dei Siciliani di comunicare con gli sguardi e con i gesti, bastava che, ad una cena, il Padrino dicesse: questo sbirro ci ha scassato i cabasisi (questo poliziotto ci ha rotto le scatole ed il Picciotto capiva che quello era diventato un personaggio scomodo per il boss che, con quella frase che apparentemente esprimeva mero fastidio, in realtà ne richiedeva ed autorizzava l eliminazione, quindi procedeva a pianificare ed eseguire l omicidio. Lavorano e cominciano ad ottenere risultati i primi Giudici solitari, ma proprio perché la loro azione non è supportata dal
12 consenso popolare e dal sostegno incondizionato delle istituzioni, questi diventano anche facili bersagli per la Mafia. Cadono: Cesare Terranova, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, GianGiacomo Ciaccio Montalto ed altri. Un altro esempio del disprezzo della Mafia per l autorità dello Stato è rappresentato dalla strage di viale Lazio, nella quale, per assassinare un boss rivale che era stato arrestato e che aveva deciso di parlare i mafiosi non esitano ad uccidere 5 fra poliziotti e carabinieri della scorta, in una via centralissima di Palermo. Parallelamente procede quella che poi verrà ricordata come la stagione dei delitti eccellenti. E importante ricordare che la Mafia, come una parte piuttosto importante dei Siciliani, non riconosce l autorità dello Stato Italiano o, al limite, la accetta in parte e con molto fastidio, assimilandolo all ennesima dominazione straniera, ultima fra le decine di quelle che si erano succedute nei millenni. Nel segno di questo evidente disprezzo vengono decisi ed eseguiti i delitti di Poliziotti, Carabinieri, Giudici, Politici, Amministratori, Giornalisti, Medici, tutti colpevoli di non avere accettato o addirittura di avere indagato e combattuto la Mafia. Pio La Torre, Deputato Regionale e sindacalista comunista, Piersanti Mattarella Presidente della Regione, Claudio Fava giornalista, Ernesto Basile Capitano dei Carabinieri, Boris Giuliano Commissario della Polizia di Stato, Don Giuseppe Pino Puglisi Sacerdote della Chiesa Cattolica. Ognuno di essi rappresenta un esempio, purtroppo non l unico delle categorie colpite. Viene ucciso anche un parlamentare europeo l Onorevole Salvo Lima, ma questo è un delitto che come si scoprirà più tardi è stato commesso da mafiosi ai danni di un mafioso che non riusciva ad assecondare i bisogni di chi lo aveva fatto eleggere. Resta comunque l alto impatto emotivo sull opinione pubblica di un omicidio che colpisce la più alta carica politica ma i attaccata in Sicilia. Lo Stato risponde con una mossa apparentemente clamorosa e forte. Manda in Sicilia il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa nominandolo Prefetto con poteri speciali per la lotta alla Mafia. Il Generale Dalla Chiesa è già un eroe vivente. E l ideatore e l esecutore della strategia investigativa che ha consentito all Italia di sconfiggere la follia terrorista delle Brigate Rosse.
13 Arriva a Palermo deciso ad indagare sulle coperture politiche della Mafia e sui flussi di denaro. Chi meglio di lui? Invece dura dolo 100 giorni (da cui anche il titolo di un famoso film di Francesco Rosi). Viene ucciso sotto casa a colpi di Kalashnikov insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e ad un agente di scorta Domenico Russo. Questo delitto come tanti altri è circondato da molti misteri ancora irrisolti. Uno per tutti: poche ore dopo l omicidio, uomini non identificati che si presentano come funzionari di Polizia (tipica copertura dei Servizi Segreti) entrano nel Palazzo della Prefettura di Palermo (villa Whitaker) ed aprono la cassaforte del Generale. Sparisce così senza tornare mai più alla luce l agenda personale del Generale Dalla Chiesa. Nel frattempo le strade di Palermo non sono insanguinate solo da questi morti eccellenti. Si è scatenata una nuova guerra di Mafia, la più cruenta e sanguinosa, che verrà per necessità cronologiche poi denominata la terza guerra di Mafia. La guerra è scatenata dai Corleonesi di Salvatore Totò Riina e Bernardo Zù Binno Provenzano. Chiamati così proprio perché provenienti dalla piccola Corleone, attaccano la struttura stessa della Mafia ed eliminano uno dopo l altro i boss più famosi, sostituendoli con uomini di loro fiducia. In precedenza avevamo affermato che l ascesa dei Corleonesi avrebbe trasformato violentemente ed irrimediabilmente la Mafia. Questo avvenne perché i Corleonesi attaccarono militarmente usando cioè, il fuoco delle armi per eliminare fisicamente nemici ed oppositori e l arte della menzogna (dove invece vigeva uno strettissimo obbligo di dire la verità) per confondere, disorientare e mettere l uno contro l altro coloro che prima erano amici e complici. L affermazione ed il delirio di onnipotenza dei Corleonesi lascia sul campo più di 1300 morti accertati. La grande maggioranza è costituita da Mafiosi, ma molti sono gli uomini (e le donne) delle istituzioni. La Mafia impone un vero e proprio controllo militare della Sicilia e del suo territorio. Tutto questo sangue non poteva non avere conseguenze ed inizia inevitabilmente l effetto boomerang ed iniziano le prime vere collaborazioni. Viene arrestato in Brasile, in circostanze non ancora del tutto chiare Tommaso Don Masino Buscetta. Questi dichiarandosi disgustato per la violenza ed il tradimento dei Corleonesi, avvia una ampia e profonda collaborazione con il
14 Giudice Giovanni Falcone e svela innanzitutto il vero nome dell organizzazione mafiosa che è: Cosa Nostra poi ne spiega l organizzazione territoriale e la gerarchia. Per la prima volta si chiarisce che cosa nostra è una organizzazione a struttura piramidale alla cui base ci sono le famiglie, cioè un gruppo di mafiosi, spesso imparentati fra loro che controllano un pezzo di territorio (un piccolo paese o un pezzo di una grande città) ed al vertice c è la Commissione Regionale, un organo collegiale che decide, interviene ed autorizza tutte le grandi attività criminali dell isola e delle famiglie siciliane nel mondo. A seguito di queste rivelazioni si aprono ampi squarci di luce sulla vera natura della Mafia. Si dimostra finalmente dopo più di un secolo di scetticismo che la Mafia è una vera e propria organizzazione e non una serie di gruppetti criminali slegati fra loro. Si capisce che per poterla combattere occorre affrontare il problema in maniera organica. Nasce il Pool AntiMafia, un gruppo di giudici che si occupa solo di Mafia senza essere distratto da processi per delitti di altro tipo. Questa esperienza, dopo alterne fortune si consoliderà e diventerà un modello di lotta alla Mafia permanente, vengono istituite infatti in tutta Italia, in ogni capoluogo di Regione, le DDA, Direzioni Distrettuali AntiMafia, gruppi di Giudici appunto che si occupano solo di reati di Mafia. Il pool realizza i maxiprocessi e vince. Grazie alle rivelazioni di Don Masino Buscetta, il Pool AntiMafia riesce ad indagare a tutto campo e ad istruire quello che passerà alla storia come il primo maxiprocesso, chiamato così perché nelle gabbie si conteranno più di 100 imputati. Vengono arrestati moltissimi boss, molti dei quali erano anche personaggi pubblici rispettati e con ruoli di primo piano nella politica e nell economia Siciliana. Cosa Nostra reagisce nel modo peggiore. Dal rumore delle armi da fuoco, già inaccettabile in un paese che si definisce civile e democratico si passa ai boati delle esplosioni. Una autobomba uccide il Giudice Rocco Chinnici e la sua scorta e poi le stragi più tristemente famose: la strage di Capaci, dove 700 kg di TNT cancellano le vite del Giudice Giovanni Falcone, ormai diventato un simbolo della lotta alla Mafia, di a moglie Francesca Morvillo e di 5 uomini della scorta; la strage di via D Amelio dove un atra autobomba stronca il Giudice Paolo Borsellino, intimo amico e collaboratore di Falcone ed altri 4 uomini e donne della
15 scorta. Lo Stato vacilla e sbanda. Incredibilmente i Giudici superstiti continuano a lavorare. Lo Stato fa una scelta senza precedenti: manda l Esercito a presidiare il territorio e a difendere gli obiettivi sensibili quali Tribunali, abitazioni di Poliziotti e Giudici, sedi istituzionali, consentendo di svincolare centinaia di agenti delle forze dell ordine che possono essere reimpiegati nella lotta a Cosa Nostra. Cosa Nostra sotto la guida sanguinaria e cieca dei Totò Riina, Bernardo Provenzano e dei Corleonesi esporta la guerra alo Stato fuori dai confini della Sicilia. Esplodono due bome a Roma, una tenta di uccidere il noto giornalista impegnato Maurizio Costanzo e un altra devasta la preziosa chiesa di S. Giovanni in Laterano. Un altra bomba che doveva fare strage di Carabinieri fuori dallo Stadio Olimpico in occasione di una partita di calcio, non esplode per un difetto tecnico. Poi un altra bomba a Milano e una a Firenze, in via dei Georgofili che, oltre provocare vittime, attacca e danneggia uno dei patrimoni artistici più preziosi dell Italia: la Galleria degli Uffizi. Durante questa sanguinosissima serie di eventi, un pugno di Carabinieri sotto il comando del Capitano Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, applica contro Cosa Nostra tutte le tecniche militari di controllo capillare del territorio e mette a segno l arresto del secolo: Totò Riina, dopo 27 anni di indisturbata latitanza viene arrestato senza sparare un colpo e, poco dopo fotografato in caserma sotto la foto del Generale Dalla Chiesa del quale, come per centinaia di altri, aveva decretato ed ordinato la morte. A questo punto esplode il fenomeno del pentitismo. I mafiosi arrestati decidono di collaborare e ne fanno arrestare decine di altri. Fra questi, altri decidono di collaborare con lo Stato per ottenere sconti di pena e ne fanno arrestare altri, in un effetto domino che porterà centinaia di arresti pesanti. Cosa Nostra cerca di bloccare il fenomeno mettendo in atto una serie feroce di vendette trasversali sui familiari dei collaboratori. Don Masino Buscetta perde 15 parenti. A Francesco Marino Mannoia vengono uccise in un solo attacco la madre, la zia e la sorella, a Giuseppe Di Matteo viene sequestrato il figlio piccolo Santino che viene tenuto prigioniero per tre mesi poi strangolato e sciolto nell acido solforico da Giovanni Brusca, boss di S. Giuseppe Jato (PA), mafioso di razza, figlio di Bernardo Brusca e Corleonese fedelissimo. Era stato lui a premere il pulsante del radiocomando che aveva attivato l esplosione della strage di Capaci, in cui fu ucciso il Giudice Falcone.
16 Cambio di strategia: Bernardo Provenzano e la Mafia silenziosa. L ondata di arresti consentita dalla collaborazione dei pentiti decapita moltissime famiglie e dà l illusione che Cosa Nostra sia prossima alla sconfitta. Ed è allora che Bernardo Provenzano, l ultimo dei grandi Boss rimasti, adesso latitante da 40 anni, l uomo più ricercato d Italia, impone ai suoi uomini l inabissamento. Si abbandona la strategia di scontro frontale con lo Stato che si è rivelata fallimentare, si fanno tacere le armi e si fanno i soldi con i sistemi tranquilli. Appalti e lavori pubblici, sanità, smaltimento dei rifiuti, speculazioni edilizie, traffici internazionali. Palermo, quasi improvvisamente si sveglia in un silenzio irreale. Dai 100 e più omicidi l anno si passa a meno di 10. La Mafia decide di fare affari e di cercare e comprare complici e soci anche nella parte sana dello Stato e dell Economia. Si smette di minacciare e si ricomincia a comprare le persone. La strategia funziona. Calano leggermente i profitti ma diminuiscono drasticamente anche le inchieste e gli arresti. L attenzione dell opinione pubblica viene attirata da altre problematiche: la crisi economica, l immigrazione clandestina e le altre forme di criminalità organizzata ma meno rigidamente gerarchizzata, che in altre regioni d Italia continuano a mietere vittime in guerre intestine per il predominio. Ndrangheta in Calabria, Sacra Corona Unita in Puglia e Camorra in Campania. In Sicilia la vicenda che fa più clamore in assoluto è il Processo dei Processi. Il Processo all Onorevole Giulio Andreotti, gigante (a dispetto della sua reale statura) della politica italiana, più volte è stato Presidente del Consiglio (la massima carica politica), spesso Ministro in altri Governi, sempre Deputato al Parlamento ed infine Senatore a vita. Con lui è tutto lo Stato che viene messo alla sbarra (sotto processo). I collaboratori lo accusano di essere stato in stretti rapporti con la Mafia ai tempi in cui il suo partito politico, la Democrazia Cristiana, in Sicilia, raccoglieva quasi il 50% dei voti. Tramite il numero uno della DC in Sicilia, Salvo Lima, o spesso direttamente in prima persona avrebbe preso accordi per sfruttare il serbatoio di voti controllato da Cosa Nostra in cambio di favori di ogni genere e di tentativi di aggiustare (condizionare) i processi. Il Processo Andreotti rischia di rappresentare una svolta epocale. I Giudici tentano di fare passare la teoria del concorso esterno in associazione mafiosa, cioè aver favorito ed aver concorso a fare
17 gli interessi dell associazione stessa senza però fare organicamente parte. Inoltre, si sostiene, il Senatore Andreotti non poteva non sapere quale fosse l origine di un tale strapotere della Democrazia Cristiana in Sicilia e chi fossero in realtà i suoi Grandi Elettori. Se passasse questa tesi intere generazioni di uomini politici e delle istituzioni dovrebbero essere processati e in Italia avverrebbe un terremoto politico paragonabile ad una rivoluzione. Invece il Senatore viene assolto. Il mondo politico senza distinzione di colore e di schieramento si congratula, la Chiesa Cattolica si compiace, tutti tirano un sospiro di sollievo..e tutti vissero felici e contenti?. No, perché nella motivazione della sentenza, che viene depositata settimane dopo, si legge qualcosa di clamoroso e cioè che il Senatore è stato assolto perché per molti dei reati commessi è intervenuta la prescrizione, sono cioè passati troppi anni dall epoca dei fatti e non può più essere processato. Si legge anche che il Senatore era consapevole di chi fossero in realtà gli amici della Democrazia Cristiana in Sicilia ma che egli badò solo agli interessi del suo partito, indifferente al fatto che la maggioranza dei voti li portasse la Mafia e che questa poi avrebbe presentato il conto ai politici eletti, vendicandosi quando questi favori non sarebbero stati restituiti, anche con la morte (omicidio Salvo Lima). Altre pagine oscure cominciano ad essere aperte. Viene alla luce che negli anni delle stragi Cosa Nostra nella persona del suo capo assoluto, Totò Riina e lo Stato tramite il Generale dei Carabinieri Mario Mori (un altro Mori protagonista della lotta alla Mafia) con l intermediazione dell allora Sindaco (mafioso) di Palermo, Vito Ciancimino, avrebbero tentato di accordarsi per una sorta di tregua. Questa vicenda meglio nota come la Trattativa è ancora oggetto di indagine e sarà oggetto di un processo per cui non è possibile parlarne in questa sede.. La Mafia oggi. Sono quasi terminati gli omicidi. Non si sentono più le bombe. La Mafia dorme? Niente affatto. Non bisogna dimenticare le migliaia di miliardi di vecchie lire che la Mafia ha accumulato negli anni dei grandi traffici internazionali di droga. Con questi ha accumulato patrimoni immobiliari, ha acquisito attività economiche ed industriali, ha comprato intere classi dirigenti
18 anche in paesi esteri. Gli affari continuano grazie ai paradisi fiscali, le Società economiche offshore ed altro. I mafiosi hanno al loro servizio colletti bianchi che fanno fruttare i loro soldi senza bisogno di far sentire la voce delle armi da fuoco. Questa apparente prosperità economica che si tenta di contrabbandare come benefica per tutti è in realtà un sistema economico malato, dove prevalgono quegli operatori che, disponendo di capitali illimitati ed incontrollabili, acquisiscono il monopolio in alcuni settori dell economia impedendo così la libera concorrenza. A contrasto di questi fenomeni la Legge Italiana usa alcuni strumenti giuridici potenzialmente molto efficaci: L art. 416 bis, del Codice Penale che punisce la semplice appartenenza all Associazione Mafiosa anche se non si sono commessi reati (norma unica al mondo). L art 41 bis, del Regolamento Penitenziario che stabilisce il carcere duro per i mafiosi condannati, prevedendo un rigido isolamento che impedisca loro dall interno del carcere di continuare a dirigere gli affari di famiglia. La normativa anti riciclaggio e reimpiego di capitali sporchi, per colpire e sequestrare i capitali di provenienza criminale quando questi compaiono sul mercato. Queste ultime norme sono abbastanza ampiamente applicate anche all estero mentre invece resta reale, la difficoltà ad affermare la punibilità dell associazione mafiosa. Molti Stati sovrani reputano anticostituzionale condannare un cittadino che non abbia commesso reati, solo per il fatto di fare parte di una associazione criminale. Gli USA, la Francia e la Gran Bretagna sono fra questi. Forse queste eccezioni costituzionali sono giuridicamente fondate, ma nella realtà si rivelano pericolose. Il fenomeno mafioso si caratterizza proprio per la sua difficoltà ad essere inquadrato, capito, indagato e punito. Così facendo si è data ampia possibilità di manovra sia a Cosa Nostra ma anche a tutte le altre mafie del mondo. Mafija Russa, Triadi Cinesi, Yakuza Giapponese, Mafia Turca, Mafija Balcanica. Tutti fenomeni criminali con origini differenti ma con una radice comune: la tendenza a costituirsi come potere assoluto in sostituzione del potere costituzionalmente legittimo. E questo il pericolo che deve essere capito ed affrontato oggi nel mondo.è vero la Mafia non spara più alle persone nei barber shop di Chicago né spara a lupara nei vicoli di Palermo, però è
19 capace di far eleggere un deputato o un senatore o un Sindaco, di controllarlo e tramite questi acquisire enormi vantaggi illeciti. Conclusioni: lo Spirito dei Siciliani e le prospettive della lotta alla Mafia. Leonardo Sciascia dice: in Sicilia ognuno è e fa isola di se stesso ed un famoso proverbio siciliano recita: calati junco ca passa a china (chinati giunco che passa la piena) - significando che il Siciliano tende a isolarsi da tutto il contesto che lo circonda e che è incapace di agire per un fine comune. Questo concetto nella maggioranza dei casi è stato dimostrato, grazie anche al sentimento di profonda prostrazione indotto nella popolazione da tutti gli eventi a cui si è accennato in questa relazione e che si sono succeduti ininterrottamente per tutta la storia della Sicilia. Ma bisogna dire con la stessa onestà che, gli uomini migliori dell antimafia sono stati espressi dagli stessi Siciliani. I Siciliani sono quelli che nelle fabbriche di Torino, a Milano, a New York, a Caracas, a Rio De Janeiro e in cento altri posti nel mondo hanno lavorato e lavorano duramente per contribuire a fare primeggiare quelle economie. I Siciliani in Sicilia, primeggiano nella cultura con una delle percentuali di giovani laureati più alte d Italia, nella gastronomia, nella viticoltura e nelle iniziative turistiche. La Mafia e l AntiMafia fanno parte, insieme a molti altri, degli elementi caratteristici delle radici dei Siciliani e senza radici non c è identità e senza identità un posto vale l atro e in tutti i posti si vive con il rischio di essere spazzati via alla prima folata di vento. Simbolo delle capacità di reazione dei siciliani sono le iniziative sociali contro la Mafia. I Siciliani sono stanchi della Mafia e cominciano a spuntare alcuni fiori dove prima c era il deserto i beni confiscati alla Mafia vengono utilizzati per fini sociali I terreni confiscati ai mafiosi vengono coltivati da cooperative di giovani che imparano un lavoro onesto e legale. Gli immobili confiscati ai mafiosi vengono utilizzati dallo Stato che li destina ad Uffici Pubblici, scuole, caserme dei Carabinieri, comunità di recupero per tossicodipendenti, centri di accoglienza, case famiglia.
20 Significativa e segno di speranza è una frase del Giudice Giovanni Falcone la Mafia è un fenomeno umano e come ogni fatto umano ha un suo inizio e avrà anche una sua fine. Bibliografia: Max Weber Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino, Henner Hess Mafia, traduzione in Italiano con prefazione di Leonardo Sciascia, Laterza, Roma-Bari, Giovanni Falcone Cose di Cosa Nostra, Intervista a Marcelle Padovani, Rizzoli, Milano, La Mafia ha vinto, Tommaso Buscetta, intervista di Saverio Lodato, Mondadori, Milano, Joseph Bonanno Uomo d onore, traduzione in Italiano, Mondadori, Milano, Saverio Lodato La Mafia invisibile. La nuova strategia di Cosa Nostra, Mondatori, Milano, 2000.
21 Daniele Billitteri Homo Panormitanus, Sigma Edizioni, Palermo, Francesco Forgione Amici come prima. Storie di Mafia e politica nella Seconda Repubblica, Editori Riuniti, Roma, Lodato, Travaglio Intoccabili, Bur Rizzoli, Milano, Come Mafia comanda LIMES Gruppo Editoriale L Espresso, Roma, Siti: melatento@tiscali.it address di Paolo Tranchida Ringraziamenti: Alla Professoressa Elvira Di Fabio dell Università di Harvard, per l opportunità offertami. Ai Marescialli dei Carabinieri: Giovanni Di Dio Ciantia Freezer, Roberto Galletta, Mezcal e Armando Esposito Jena, per gli insegnamenti, i consigli, le correzioni ed il materiale fornitomi. Ad Elgin K. Eckert perché esiste e rende più bella la mia vita.
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