ROBERTO BENASCIUTTI MUSSOLINI: L UOMO E IL MITO

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1 ROBERTO BENASCIUTTI MUSSOLINI: L UOMO E IL MITO

2 2 A mia madre Amalia

3 Tutti i diritti sono riservati all autore Benasciutti Roberto Copyright 2004 Via Borgo Dora, Torino - 011/ Il disegno della copertina, dal titolo il Mussolini di Sacchetti, tratto dall Illustrazione italiana, è contenuto nel libro Il Cesare di cartapesta di Gec, pubblicato a Torino nel

4 NOTE SULL AUTORE Roberto Benasciutti è nato a Padova il 6/12/1951 e vive a Torino sin dall età di dieci anni. Laureatosi presso l Università degli studi di Torino nel 1984, ha svolto diversi lavori fra i quali spicca l attività d insegnante di francese e inglese per una decina d anni. ELENCO CRONOLOGICO DEGLI SCRITTI 1. La tentazione di Kampala (racconto sull Uganda in rovina), 1990 (pubblicato a spese dell autore) 2. L inganno dei tropici (romanzo breve sull immigrazione filippina nel mondo), 1997 (pubblicato a spese dell autore) 3. Il libro delle cento favole, 2002 (pubblicato a spese dell autore) 4

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6 PREFAZIONE Mi sono prefisso con questo scritto di esprimere la mia opinione sull argomento IL MITO DI MUSSOLINI che richiederebbe una trattazione più ampia, riproponendomi di approfondire il tema anche grazie al contributo dei miei lettori. A questo scopo, invito chiunque lo desideri a scrivermi per aprire un proficuo e costruttivo dibattito. ROBERTO BENASCIUTTI 6

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8 I CAPITOLO Mussolini, il fascismo e l Italia fra le due guerre mondiali ( ). Benito Mussolini nacque nel villaggio di Dovia, frazione di Predappio di Forlì, nel 1883 da una famiglia di modeste origini. Nel 1901, all età di diciotto anni conseguì il diploma di maestro. La sua giovinezza fu ca ratterizzata dall attiva militanza nelle fila del Partito Socialista Italiano (P.S.I.). Nel 1911 il giovane rivoluzionario socialista si adoperò anche con mezzi violenti contro la ventilata guerra di Libia e nell ottobre dello stesso anno fu arrestato assieme a Pietro Nenni. Mussolini scontò cinque mesi e mezzo di carcere, ma grazie a questa esperienza, cominciò a farsi un nome negli ambienti socialisti della Romagna, che venne valorizzato in qualche modo dal congresso nazionale del P.S.I. di Reggio Emilia del 1912, durante il quale manifestò tendenze radicali. Chiamato in seguito alla direzione del quotidiano del partito, L Avanti, si distinse nel propagandare il socialismo con uno stile nuovo che si basava sull appello diretto alle masse e sull uso di formule agitatorie e rivoluzionarie. Gli anni dal 1912 al 1919 evidenziarono sia il suo desiderio di cambiare profondamente le cose, sia la sua personalità complessa e contraddittoria. Infatti, relativamente al conflitto mondiale, egli passò dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante, il che voleva dire essere a favore dell intervento italiano. Questo mutato atteggiamento gli procurò l espulsione dal P.S.I. 8

9 Nel 1914 egli fondò il quotidiano Il popolo d Italia in cui espresse più volte forti tendenze interventiste. Nel 1915 Mussolini si arruolò volontario, ed il 23 febbraio 1917 fu ferito abbastanza gravemente dallo scoppio di un lanciabombe durante un esercitazione. Mussolini annotò le sue vicissitudini militari nel Diario di guerra ed essendo dichiarato inabile a riprendere il servizio, riassunse la direzione de Il popolo d Italia. Nel 1919 fondò in Piazza S. Sepolcro a Milano i fasci di combattimento assieme ad un centinaio di seguaci. Politicamente il nuovo movimento si schierò a sinistra, proponendo audaci riforme sociali e assumendo tinte repubblicane, anticapitalistiche e anticlericali. Contemporaneamente i fasci di combattimento ostentarono un acceso nazionalismo e una notevole avversione verso i socialisti. Ciò che contraddistinse la nuova formazione politica fu il suo stile aggressivo e violento che spesso si traduceva in azione diretta contro gli oppositori. Nel II congresso dei fasci, che si tenne a Milano nel 1920, Mussolini rinnegò il suo repubblicanesimo ed invitò i partecipanti a difendere la borghesia. E a quel periodo che si fa risalire l inserimento dei fasci nel sistema, che si accompagna ad una graduale accettazione della società borghese e della Chiesa cattolica. Nel 1921 i fasci di combattimento si trasformarono in Partito Nazionale Fascista (P.N.F.), che raccoglieva oltre iscritti. Il periodo / 26, che ebbe come evento centrale la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, fu segnato fra l altro dall instabilità delle Istituzioni e da una grave crisi economica, entrambe nefaste conseguenze della I guerra mondiale. Quello che occorre sottolineare è che, nell Italia di allora lacerata da insanabili conflitti sociali e dalla povertà dilagante, il popolo doveva scegliere fra il fascismo ed il socialismo massimalista. 9

10 I movimenti moderati come il Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo, che pure aveva un buon seguito, non riuscivano a placare la paura della borghesia e di una parte del popolo verso l ipotetica rivoluzione socialista. Fu così che nella situazione politico-sociale del primo dopoguerra si prospettarono due soluzioni alternative: l ipotesi rivoluzionaria che proponeva cambiamenti radicali e il progetto fascista che col suo patriottismo e nazionalismo, unito al rispetto per la Chiesa cattolica, si rifaceva in qualche misura alle nostre tradizioni culturali. Forse tra comunismo e fascismo la maggioranza degli Italiani considerò il secondo il male minore, nonostante il clima di violenza voluto dai fascisti. Durante il quinquennio , dopo le leggi repressive del governo del che pongono fine alle libertà politiche, sindacali e di riunione, Mussolini e i suoi collaboratori si dedicano alla costruzione dello Stato fascista, di natura autoritaria. Esso si basa su due figure chiave: il Re, capo dello Stato e il Duce, capo del governo. Dalla diarchia Re-Duce e dai due rispettivi sistemi gerarchici, dipende tutto il sistema politico, sociale ed economico della Nuova Italia. Nel settore pubblico si assiste ad un notevole rafforzamento degli apparati statali, sia di natura burocratica sia per quanto concerne l estensione delle loro competenze. Si ricordi a tal proposito la creazione di vari enti per le bonifiche, per la previdenza sociale e per gli interventi nell economia. Politicamente la vita del Paese s incentra sull attività del P.N.F., il cui organo centrale è il Gran Consiglio, e sulle sue organizzazioni parallele. Mussolini intende creare uno Stato totalitario, ma si tratta in realtà di un totalitarismo imperfetto. Esso è infatti limitato sia dall autorità della Corona, sia - dopo la stipulazione dei Patti Lateranensi del dall attività estesa e capillare delle associazioni cattoliche che dipendono dalla Santa Sede. Giuridicamente i sindacati fascisti sono ormai gli unici a poter stipulare contratti con le organizzazioni imprenditoriali; di 10

11 conseguenza i sindacati non fascisti sono destinati a scomparire. Nel volgere di qualche anno, il fascismo da ideologia dominante diventa un sistema politico, economico e sociale, una filosofia, grazie soprattutto al contributo del filosofo idealista Giovanni Gentile ( ) e, infine, una cultura. Ciò è in parte dovuto al pensiero, all azione e allo stile di vita di Mussolini che già da qualche anno si fregia del titolo di Duce. Egli si avvale dell opera di molti collaboratori nei campi specifici della politica, dell economia, della filosofia e del diritto, ma è certo che la sua figura traspare spesso dietro gli eventi e le manifestazioni intellettuali di quegli anni. Per fornire, sia pure sinteticamente, una visione complessiva del periodo in questione è opportuno citare la Carta della scuola del 1923 e la Carta del lavoro del Con l emanazione del primo documento, proposto da Giovanni Gentile, il governo crea un solido sistema scolastico che sopravvive a lungo alla caduta del Regime. Con l entrata in vigore del secondo documento, il governo getta le basi del sistema corporativo che dovrebbe eliminare, o per lo meno ridimensionare, gli interessi egoistici sia dei datori di lavoro sia dei lavoratori dipendenti nell interesse superiore della Nazione. In questo quinquennio ( ) nasce e si sviluppa il mito di Mussolini. Perché non è nato prima? Anzitutto si può notare che il periodo è troppo turbolento per permettere il sorgere di culti della personalità. In secondo luogo diversi uomini politici attirano l interesse dell opinione pubblica. Basti menzionare, fra gli altri, Giacomo Matteotti ( ), Antonio Gramsci ( ), Giovanni Amendola ( ) e Piero Gobetti ( ). Già nel periodo socialista Mussolini intuisce che bisogna appellarsi al popolo, ed in seguito si rivela un trascinatore di masse, ma nei primi anni venti la competizione dei suoi rivali si fa sicuramente sentire. Dopo le leggi fascistissime del 1926, il Duce finisce per non avere 11

12 più avversari: la strada del culto della personalità è ormai spianata. A questa punto ci si può chiedere se il capo del fascismo abbia creato il culto e il mito di se stesso oppure se essi siano stati imposti dal Regime fascista. L intensa attività politica ed intellettuale del Duce dimostrano che ci si trova di fronte a un personaggio eccezionale (nel bene e nel male). Al riguardo, è sufficiente ricordare i suoi numerosi scritti, le sue biografie, che cominciano ad essere esposte nelle vetrine delle librerie, il suo dinamismo nella gestione del partito e del governo, la sua partecipazione in prima persona ad eventi, manifestazioni e cerimonie d interesse nazionale: a titolo d esempio citiamo il suo lavoro come mietitore durante la campagna del grano del Da quanto esposto appare evidente che Mussolini si sia costruito da sé il suo culto. Ma si può anche ipotizzare la tesi opposta, oppure complementare, e cioè che il suo culto sia stato imposto agli Italiani, anzitutto tramite la graduale fascistizzazione di tutta la vita pubblica. Infatti, i ritratti del Duce venivano esposti nelle scuole e negli uffici e campeggiavano nelle strade in larghi cartelli. I muri erano istoriati da scritte che riportavano celebri frasi del capo del fascismo firmate con la sigla M. In occasione delle sue visite in grandi e piccole città, il P.N.F. gli rendeva omaggio mobilitando le folle. I suoi discorsi venivano trasmessi alla radio e pubblicati sui giornali e la sua immagine appariva sovente nei cinegiornali dell era fascista. Si scrivevano e si ascoltavano canzoni inneggianti a lui, al Re, al fascismo ed alla patria. In conclusione, è corretto affermare che in parte il Duce creò il culto di se stesso, in parte lo impose tramite il Regime. Negli anni lo stato fascista poggia su basi istituzionali molto solide da un punto di vista politico, sociale, economico e giuridico. Rimane ancora da risolvere l annoso problema dei rapporti con la Chiesa cattolica, che rappresenta una grande spina nel fianco della classe politica italiana fin dal Risorgimento. 12

13 Ancor prima che da un ottica istituzionale, la questione religiosa si pone per Mussolini da un punto di vista personale. Nonostante la sua educazione cattolica, durante il periodo socialista egli si era dichiarato ateo, ed aveva esternato il suo anticlericalismo sia in alcuni scritti, sia con gesti e comportamenti volgari e deprecabili. Il suo atteggiamento verso il Cattolicesimo comincia a cambiare dal 1915, cioè dall anno della sua partecipazione come volontario alla Ia guerra mondiale. Ciò è documentato fra l altro da alcune note contenute nel suo Diario di guerra in cui si avverte l affiorare del suo interesse per la religione cattolica ed il suo centro, Dio, non più concepito come il fantasma di Dio dell irrequieto periodo della sua giovinezza, ma come una presenza misteriosa che inizia a farsi sentire nella vita di trincea durante i rari momenti di tregua che scandiscono le azioni belliche. Secondo Don Ennio Innocenti il processo di conversione del Duce fu molto lungo, graduale e sofferto, ma è ipotizzabile supporre che ai suoi ripensamenti interiori corrispondano dei cambiamenti esteriori sia a livello familiare, sia nell ambito delle relazioni sociali. Infatti egli si sposa in Chiesa con Rachele Guidi a Milano nel 1925, e insieme impartiscono ai figli un educazione cattolica. Dai primi anni venti negli ambienti del P.N.F. si nutre una considerazione sempre maggiore per la curia romana e nel 1923, già a capo del governo, Mussolini riconosce la funzione universale della Chiesa cattolica. Per riassumere, si ha l impressione che il Duce si prepari prima come cristiano e poi come uomo politico a dialogare con le autorità ecclesiastiche. Condotte segretamente per anni, le trattative fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica si conclusero l 11 febbraio del 1929 con la stipulazione dei Patti Lateranensi, che comprendevano: 1) un trattato riguardante la questione romana (cioè la Conciliazione) 2) un concordato che regolava i rapporti fra Stato e Chiesa 13

14 3) una convenzione finanziaria con la quale lo Stato italiano s impegnava a corrispondere alla Santa Sede una ingente somma di denaro, per indennizzarla delle ferite inferte in seguito agli eventi del 20 settembre del 1870 (Breccia di Porta Pia). Con i Patti Lateranensi si assiste alla nascita dello Stato della Città del Vaticano, si ottiene una completa riappacificazione religiosa in Italia, ed essendo da allora stipendiato dallo Stato italiano, il Clero, libero da preoccupazioni finanziarie, può occuparsi completamente della sua missione pastorale. Struttura di base della Chiesa, la parrocchia col suo parroco, le sue organizzazioni e i suoi limitati beni immobili (in genere gli edifici annessi al luogo di culto), diventa un attiva realtà locale in diversi settori religioso, educativo e sociale della vita culturale della Nazione. Per concludere, l esito positivo del processo di conciliazione rafforza sia l autorità dello Stato italiano, sia il prestigio della Chiesa cattolica. Nel Palazzo del Laterano la curia romana si organizza come Stato indipendente e si dedica fondamentalmente alla conservazione e alla diffusione della fede cattolica nel mondo. Nel 1932 Mussolini fa visita a Pio XI e questi dichiara che il Duce è l uomo della Provvidenza. L appellativo di uomo della Provvidenza si diffonde rapidamente e rafforza il prestigio di Mussolini la cui famiglia vive secondo i dettami della Chiesa cattolica, come quella di suo fratello Arnaldo. Anche a livello teorico il Duce ammette il suo mutato atteggiamento nei confronti della Chiesa cattolica. Infatti, nelle interviste concesse allo scrittore ebreo Emil Ludwig e raccolte nel libro Colloqui con Mussolini del 1932 il Duce afferma metaforicamente che Cesare è inferiore a Cristo. Per quanto riguarda il campo del diritto, nel 1931 entrano in vigore il nuovo codice penale e di procedura penale, frutto della riflessione dei fratelli Rocco. Riguardo al primo, si tratta di un codice di stampo autoritario che si ispira al concettualismo d impronta tedesca e che introduce, fra l altro, la pena di morte. Entrambi ben concorrono a creare e a 14

15 garantire il clima di ordine e sicurezza che il fascismo si era ripromesso di assicurare agli Italiani. Riferendosi al periodo , lo storico revisionista Renzo De Felice usa l espressione gli anni del consenso per indicare l adesione di milioni di Italiani alla politica fascista. In effetti l attività delle centinaia di antifascisti che si trovavano in Italia e all estero scalfiva solo marginalmente l operato di Mussolini ed il crescendo di certezza che si diffondeva nel popolo nei confronti dei progetti governativi. Lo storico menzionato fa iniziare il periodo in questione nel 1929, anno di stipulazione dei Patti Lateranensi, ma gli anni del consenso si potrebbero retrodatare al 1927, quando fu emanata la Carta del lavoro. Analogamente, De Felice li fa finire nel 1936 dopo la conquista dell Etiopia, ma li si potrebbe postdatare al 1939, anno in cui si insedia la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Al di là dei problemi di periodizzazione storica del Ventennio, è opportuno porsi la seguente domanda: quali sono gli eventi e i conseguenti mutamenti di atteggiamento dell opinione pubblica verso il fascismo che giustificano l espressione coniata da Renzo De Felice? Si è già notato che i Patti Lateranensi rappresentano un successo politico e personale del Duce che, come capo del governo, deve in seguito porre rimedio alle ripercussioni italiane della crisi economica mondiale provocata dal crollo della borsa americana di Wall Street del L Italia punta su un massiccio intervento dello Stato nell economia, e così facendo si allinea all azione dei governi americano e tedesco. A tal proposito, si ricordi fra l altro la creazione dell Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.) nel 1931 e dell Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.) nel Negli anni trenta il detto evangelico crescete e moltiplicatevi predicato dal Clero tende ad armonizzarsi con la politica demografica del Regime che mira appunto all aumento della natalità. L orientamento del governo era ben sintetizzato dalla frase mussoliniana il numero è potenza. 15

16 Quindi, il Duce vide nella conquista dell Abissinia uno sbocco per la nostra emigrazione presente e futura, legata al previsto aumento della natalità. I risvolti internazionali del conflitto etiopico furono complessi e sofferti e misero l Italia in contrasto con la Società delle Nazioni. Inizialmente, il governo fascista non propendeva per una soluzione militare. Si pensava di poter giungere a un compromesso lasciando in carica l Imperatore d Etiopia Haile Selassie, detto il Negus, e sfruttando contemporaneamente il vastissimo territorio soggetto alla sua giurisdizione con l apporto del lavoro e dei capitali italiani. Ma per diverse ragioni l ipotesi di compromesso col Negus fallì e lo scoppio delle ostilità fu la conseguenza di tale disaccordo. Da un punto di vista morale e politico, l Italia aggredì una Nazione pacifica. Ma una parte degli Italiani considerò il conflitto come una guerra umanitaria per liberare la popolazione indigena da un Regime feudale, corrotto e schiavista. Il corpo di spedizione italiano, composto da circa uomini, ebbe la meglio sul malequipaggiato esercito etiopico. Le ostilità durarono dal 3 ottobre 1935 al 5 maggio 1936 e si conclusero con l entrata delle truppe italiane comandate da Badoglio in Addis Abeba. L impresa etiopica suscitò l entusiasmo e la partecipazione emotiva della maggior parte degli Italiani, che credevano fermamente nelle prospettive mussoliniane di sfruttamento e valorizzazione della nuova Colonia e nella diffusione della Civiltà di Roma presso le popolazioni autoctone. Nel 1936, dopo il risorgere dell Impero su i colli fatali di Roma, il mito di Mussolini raggiunse l apogeo. Nel 1937 Filippo Speciale, un insegnate elementare della provincia di Belluno, scrive un saggio dal titolo Augusto fondatore dell Impero romano il Duce fondatore dell Impero italiano col quale si prefigge di informarci sui motivi per cui il capo del fascismo è diventato un mito. Prima di illuminarci sul parallelo fra Augusto e Mussolini, l autore 16

17 paragona quest ultimo ad altri personaggi storici. Vale la pena di riportare detti paragoni in ordine cronologico. 1) MOSE MUSSOLINI come Mosè per ordine di Dio liberò il popolo d Israele dalla schiavitù dell Egitto, così il Duce, ispirato dall Altissimo ha tratto il popolo d Italia dalla schiavitù del bolscevismo e lo ha guidato verso la conquista (dell Impero) ad onta di 52 Stati invidiosi della nostra ascesa. 2) NAPOLEONE MUSSOLINI 5 maggio 1821: Napoleone ( ) morì prigioniero degli Inglesi a S. Elena; 5 maggio 1936: gli Etiopici videro gli Italiani entrare in Addis Abeba. L Inghilterra, grande protettrice dell Impero schiavista (l Etiopia), vide nel Duce Napoleone redivivo. 3) GARIBALDI MUSSOLINI Mussolini agì come l eroe dei due mondi. (Giuseppe Garibaldi: ) 4) S. GIOVANNI BOSCO MUSSOLINI come S. Giovanni Bosco ( ) sofferse miseria e disprezzo Storicamente incongrui, questi paralleli ci suggeriscono tuttavia che il mito del Duce comincia a radicarsi nell animo di molti Italiani. Come si è sottolineato, l accostamento fondamentale del libro è fra Cesare Augusto e Mussolini. Vediamo con Filippo Speciale due eventi che accomunano i due capi-popolo. Augusto (30 a.c. 14 d.c.) fu l uomo della Provvidenza che strappò all anarchia la repubblica romana e le diede tranquillità. Rafforzò i confini (.). 17

18 Allo stesso modo il Duce con la Marcia su Roma (.). Augusto protegge la religione dello Stato. Il Duce migliora i rapporti con la Santa Sede e rende più solido il sentimento religioso della Nazione. In sintesi, Mussolini come Augusto difende la famiglia, i buoni costumi, la religione ufficiale, il diritto romano, la patria e l Impero. Fra i paragoni proposti dall autore, quello fra Augusto e Mussolini è il più interessante, anche se i due protagonisti vissero in contesti culturali completamente opposti. Per concludere il breve discorso sull avventura etiopica, è utile soffermarsi sulla testimonianza di Giovanni Artieri, che vi partecipò e che scrisse il libro Le guerre dimenticate di Mussolini Etiopia e Spagna. Egli ammette apertamente che il Duce permise l uso di gas lacrimogeni e di iprite (o gasmostarda) per l artiglieria e l aviazione. Si trattò comunque di un uso limitato nel tempo e nello spazio, effettuato dai reparti di Badoglio e non da quelli di Graziani, e finalizzato alla prevenzione di una lunghissima resistenza (o guerriglia) nelle caverne, forre, anfratti, macchie, boschi, foreste dell immenso territorio. Relativamente alla valutazione complessiva della guerra d Etiopia, Giovanni Artieri sostiene che nel 1935 il capo del fascismo non poteva rendersi conto dello sfaldamento dei grandi Imperi coloniali esistenti, anche perché questo processo non era ancora visibile. Ma l opinione or ora formulata contraddice l azione di Mussolini che tende a favorire di lì a poco l inizio del processo di liquidazione del colonialismo inglese in India e in Africa. Per quel che riguarda la penisola indiana, basti ricordare il pensiero e l attività di Chandra Subhas Bose ( ) che si ispirava più al modello politico-sociale proposto dal fascismo italiano che a quello propugnato dal nazismo tedesco. Bose intendeva reagire alla dominazione inglese con la lotta armata. Durante la II guerra mondiale, divenuto capo di un esercito ostile all egemonia britannica e composto da soldati, Bose si mantenne in contatto con Mussolini, Hitler e Hirokito, fu 18

19 aiutato militarmente dalle forze dell Asse e si sacrificò per i suoi ideali nel 1945 durante i tragici giorni della disfatta delle potenze amiche. Per quanto concerne l Africa e il Medio Oriente, è opportuno rammentare che nel marzo del 1937 Mussolini si recò in Libia e durante una manifestazione, a cavallo, impugnò teatralmente la spada dell Islam per simboleggiare la sua solidarietà verso i popoli musulmani insoddisfatti del colonialismo inglese e francese. Dopo la conquista dell Impero, resasi nemica dell Inghilterra e della Francia, l Italia si avvicina alla Germania. Durante l arco del Ventennio la politica estera di Mussolini fu sovente mutevole, ma a partire dagli anni il suo orientamento filo-tedesco è ormai evidente. Il Duce era convinto che prima o poi in Europa sarebbe scoppiata la guerra e che il III Reich avrebbe finito per soggiogare il continente europeo. Da questa premessa scaturisce l intenzione del capo del fascismo di legarsi a Hitler. La seconda metà degli anni trenta è caratterizzata dall intervento italiano nella guerra di Spagna ( ) e dall emanazione delle leggi razziali del Per quanto attiene alla guerra civile spagnola, fu la falange capeggiata dal Generalissimo Franco a chiedere aiuti all Italia. Poteva Mussolini rimanere indifferente di fronte alle difficoltà dei falangisti? Contemporaneamente i repubblicani spagnoli chiedevano soccorso alle forze di sinistra europee, e in particolare al governo francese. Il cruento conflitto registrò atrocità da ambo le parti e si concluse con la vittoria dei franchisti nel Alla fine delle ostilità il Paese era semidistrutto; complessivamente le vittime superarono il mezzo milione. Per quanto concerne la promulgazione delle leggi razziali, l atteggiamento del capo del fascismo, ancora una volta, fu contraddittorio e discutibile. Ne I colloqui con Mussolini di Emil Ludwig del 1932, il Duce afferma che in Italia non esiste un problema razziale, 19

20 vista l esiguità della comunità ebraica. La tesi di Mussolini si modifica radicalmente nella II metà degli anni trenta. Secondo la storiografia antifascista, il fascismo assume allora un volto esplicitamente e inequivocabilmente razzista. Il punto di vista di Renzo de Felice è diverso. In sostanza, lo storico revisionista ritiene che sia difficile capire i motivi che hanno indotto il Duce a cambiare idea. Don Ennio Innocenti, autore del saggio Disputa sulla conversione di Mussolini sostiene che il capo del fascismo non aveva niente contro gli Ebrei come razza o come popolo; la sua avversione era diretta contro le logge massonico-giudaiche molto potenti in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti, da lui ritenute propugnatrici di un capitalismo senza regole che sfruttava i deboli. Uno dei problemi fondamentali sulle persecuzioni antiebraiche in Italia è questo:furono causate dalle leggi razziali applicate fino al 25 luglio del 1943? E, se lo furono, in quale misura? Sulla questione, il dibattito fra storici nonrevisionisti e revisionisti è tuttora aperto. Forse la guerra di Spagna aveva favorito la diffusione del mito del Duce: per vincere ci vogliono i leoni di Mussolini, diceva un inno dei combattenti fascisti, e negli ambienti cattolici la considerazione verso il Duce si era accresciuta, visto che i repubblicani spagnoli si erano dimostrati nemici dichiarati del Clero e dei Gesuiti. Ma è certo che l emanazione delle leggi razziali lese il prestigio di Mussolini e suscitò irritazione e scontento da parte del Vaticano, che mal tollerava l orientamento razzista, palese od occulto, del governo italiano a partire dal Già anticipato dalla guerra civile spagnola, nel 1939 si respira in Europa un clima di guerra voluto e alimentato dal III Reich che con l aggressione alla Polonia del settembre dello stesso anno, scatenò quello che da molte parti fu definito l immane conflitto. 20

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22 22 II CAPITOLO La IIa Guerra Mondiale: l alleanza Italia - Germania (giugno luglio 1943 ). L armistizio, La Repubblica sociale Italiana (R.S.I. ) e il Regno del Sud ( ). 1) L Italia in guerra ( ). Durante gli anni del consenso ( ) il fascismo aveva mostrato all Italia più il suo volto civile che quello militare. In questo contesto rientrò anche la conquista dell Etiopia: nel progetto mussolinario, dopo la guerra ( ) avrebbe dovuto fiorire un Impero di pace. Tuttavia, nel corso degli anni trenta le caratteristiche di stampo militare, paramilitare e disciplinare del regime si accentuarono anche se nel contempo le Istituzioni civili continuarono a garantire un ordinato progresso della società italiana. Adolf Hitler salì al potere nel 1933 e da quell anno gradualmente la Germania cercò d affermare la sua presenza politica e militare nel vecchio continente. Nel complesso gioco delle alleanze in Europa e in quello delle rivendicazioni territoriali del III Reich, Mussolini si propose come mediatore, ottenendo però scarsi risultati. Ciò dipendeva in ultima analisi dal fatto che la Germania voleva la guerra a tutti i costi per imporre la sua supremazia. Nella Ia metà degli anni trenta la scelta di una politica filo-tedesca da parte del Duce si basava sulla considerazione che la guerra sarebbe scoppiata nel giro di qualche anno e che il III Reich l avrebbe vinta. La stipulazione del Patto d Acciaio, firmato a Berlino nel 1939, rafforzò ulteriormente l alleanza militare fra la Germania e l Italia. Nel settembre del 1940, per occupare il corridoio di Danzica, i Tedeschi aprirono le ostilità invadendo la Polonia e provocando l intervento di Francia e Gran

23 Bretagna in difesa della sovranità della Nazione amica. Provata dalla conquista dell Impero, dal mantenimento delle Colonie e dalla guerra di Spagna, l Italia rese subito palese la sua non-belligeranza. In quei mesi tormentati, a livello diplomatico il nostro Paese fece di tutto per evitare il conflitto. Ma il 10 giugno 1940, quando la Francia era ormai prossima alla capitolazione, l Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna: ancora una volta il capo del fascismo manifestò atteggiamenti complessi e contraddittori. A proposito dell immane conflitto, possiamo porci alcune domande: 1) In Italia, fu il solo Mussolini a volerlo? 2) Quale fu l atteggiamento della Corona, delle alte sfere militari, dei gerarchi fascisti nei confronti del Duce e della sua decisione di aprire le ostilità? In pochi mesi il conflitto si estese a macchia d olio. Mussolini iniziò a condurre una sorta di guerra parallela a quella del Fuhrer concentrando la sua azione nei Balcani ( invasione della Grecia ) e in Africa ( contro gli Inglesi ). Il 22 giugno 1941 il III Reich attaccò inaspettatamente la Russia, violando l accordo di non aggressione fra le due Nazioni sottoscritto da Ribbentrop e Molotov il 23 agosto La guerra parallela voluta da Mussolini che fra l altro rivestiva l incarico di comandante supremo delle forze armate non procedeva bene né nei Balcani né in Africa: in entrambi i territori l esercito italiano registrò diverse sconfitte ed in quel periodo la popolarità del Duce cominciò ad incrinarsi seriamente. Agli inizi del 1943 le sorti della guerra volgevano decisamente a favore degli Alleati ( le forze anglo-americane ) e della Russia. Le truppe italo - tedesche avevano abbandonato l Africa, riuscivano a reggere in Europa e nei Balcani, ma si erano ritirate da una parte della Russia. Con l invasione della Sicilia del giugno 1943 ad opera degli Alleati, iniziò il collasso politico-militare del Regime fascista. Per rovesciare Mussolini alcuni gerarchi tramarono una cospirazione, d intesa col Re e le alte sfere militari. Nel 23

24 realizzare questo complotto, i capi fascisti si attennero al rispetto delle norme dello Statuto Albertino. In data 24 luglio 1943 si giunse alla convocazione del Gran Consiglio, organo supremo del Regime, e Dino Grandi presentò il suo ordine del giorno. Il documento prevedeva che il Duce rimettesse il suo incarico di comandante supremo delle forze armate al Sovrano, che doveva assumersi totalmente la responsabilità politica e militare di fronte alla Nazione, martoriata fra l altro dai bombardamenti dell aviazione anglo-americana. Dopo una lunga e animata discussione si pervenne alla votazione dell ordine del giorno Grandi: si registrarono 19 si, 7 no e una sola astensione. Nel concludere la seduta, Mussolini esclamò: Voi avete provocato la crisi del Regime. Il giorno dopo il Duce chiese udienza al Re, che accettò d incontrarlo nel pomeriggio: era la domenica del 25 luglio. Il Sovrano accettò le dimissioni di Mussolini. Da quel momento per quest ultimo iniziò una serie di peregrinazioni durante le quali dalla condizione di protetto per motivi di sicurezza passò a quella di prigioniero. Mussolini fu trasportato in autoambulanza dapprima in una caserma romana, dove trascorse tre giorni, poi fu imbarcato per l isola di Ponza. Successivamente egli fu reimbarcato per la Maddalena ed infine trasportato in idrovolante nella penisola, per essere di nuovo condotto in autoambulanza in una caserma dei carabinieri sul Gran Sasso, in località Campo Imperatore a metri d altezza, il 28 agosto In quei giorni Vittorio Emanuele III e Badoglio completavano il piano di rovesciamento delle alleanze. L otto settembre 1943 il nuovo governo proclamò l armistizio, provocando confusione, smarrimento e paura nelle forze armate e nella popolazione: l Italia era diventata ormai un campo di battaglia fra i Tedeschi e gli Alleati. Il 12 settembre 1943 un reparto d assalto tedesco comandato dal Capitano Otto Skorzeni liberò Mussolini prigioniero al Gran Sasso senza incontrare la minima resistenza da parte dei suoi carcerieri e lo fece portare in Germania con un piccolo aereo da ricognizione. In quel periodo l Italia venne divisa in due, militarmente e 24

25 politicamente. Il nord ed il centro della penisola, Roma compresa, caddero nelle mani dei Tedeschi; nel meridione si stanziarono gli Alleati. Nel nord, a Salò, nei pressi del lago di Garda, si insediò il governo della Repubblica Sociale Italiana ( R.S.I. ) con a capo Mussolini, alleato, se non controllato, dai nazisti. Da Roma il governo Badoglio si trasferì nel sud, creando il Regno del Sud con capitale Napoli. I Tedeschi riuscirono a fermare l avanzata degli Alleati, attestandosi su una linea difensiva ( la linea Gustav ) che da Gaeta raggiungeva la foce del Sangro ( nell area di Pescara ) e che aveva il suo centro nella zona di Cassino, nelle vicinanze di Roma. 2) I seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana e lo sfacelo del fascismo: Mussolini meno Duce e più uomo L arco di tempo è fondamentale per comprendere la storia del XX secolo. In quegli anni funestati dall immane conflitto, il progetto e la realizzazione di un Nuovo Ordine auspicato dalle Nazioni del cosiddetto Patto Tripartito ( Italia, Germania e Giappone ) vennero cancellati per sempre. Secondo il Duce, in relazione a questo disegno l Italia doveva ritagliarsi uno spazio imperiale nei Balcani ed in Africa, ed in questi territori il fascismo avrebbe fatto rifiorire la Civiltà di Roma. La sconfitta dei tre volti del fascismo, cioè: fascismo, nazismo ed action français ( per usare la terminologia dello storico tedesco Ernst Nolte ), e quella dell imperialismo giapponese del 1945, assunse un carattere epocale. Il periodo in questione è pure importante per cercare di capire lo sviluppo della personalità di Mussolini, sia nei suoi aspetti umani sia in quelli mitici. Il 29 luglio 1943 il fondatore del fascismo compiva 60 anni, proprio nei giorni in cui era prigioniero del governo Badoglio. Già da anni soffriva di un ulcera duodenale, e, a causa dell andamento disastroso della guerra, si considerava ed era considerato politicamente finito. A proposito delle sue 25

26 condizioni psicologiche, nei Pensieri pontini e sardi scritti in cattività a Ponza ed alla Maddalena, riferendosi implicitamente ai grandi uomini, egli annota: la caduta nella polvere li riconduce all umanità, a quella umanità che si potrebbe definire elementare. Il 1943 segnò uno spartiacque nella storia del mito di Mussolini. Sempre nel volumetto succitato, egli infatti osserva: Negli ultimi tempi la richiesta di mie fotografie erma molto diminuita E ancora: sentivo che queste fotografie sarebbero state stracciate o nascoste, un giorno. La scrittrice di sinistra Camilla Cederna curò nel 1989 un antologia di lettere di donne italiane indirizzate al capo del fascismo dal titolo Caro Duce. Si contavano a centinaia di migliaia le missive che le donne scrivevano a Mussolini e questo flusso epistolare s interruppe nel 1943 quando, per parafrasare Camilla Cederna, le masse cretinizzate dalla propaganda fascista si svegliarono. Nella riunione del Gran Consiglio del fascismo del 24 luglio 1943, Mussolini disse: In questo momento io sono certamente l uomo più detestato, anzi odiato in Italia, il che è perfettamente logico, da parte delle masse ignare, sofferenti, sinistrate, denutrite, sottoposte alla terribile usura fisica e morale dei bombardamenti liberatori ed alla suggestione della propaganda nemica Da una parte queste frasi evidenziano la drammatica situazione del popolo italiano che piange i suoi innumerevoli morti nei diversi fronti e nella penisola; dall altra esse mettono in luce la profonda crisi del mito. Con l avvento al potere del governo del Maresciallo Badoglio, nelle principali città vengono abbattute e defenestrate statue e fotografie del Duce. Nel 1944 Mussolini scrive un libro dal titolo: Il tempo del bastone e della carota in cui, parlando in terza persona, in relazione agli avvenimenti degli ultimi giorni del luglio 1943, osserva: la folla scorrazzò per le strade commise violenze sulle persone, cancellò con un iconoclastia feroce e stupida tutto ciò che poteva ricordare Mussolini e il fascismo. 26

27 In sintesi, una furia iconoclasta si abbatté sul mito, accompagnata da anatemi e maledizioni. Mussolini accettò di diventare il capo della Repubblica Sociale Italiana, che formalmente si strutturava come uno Stato indipendente, e che contava circa 1 milione di soldati repubblicani. Perché lo fece, se già prima del 25 luglio 1943 si considerava un uomo finito? Ne Il tempo del bastone e della carota egli scrisse di essere disponibile a trasferirsi nella sua residenza di Predappio, chiamata La Rocca delle Camminate nel caso di una sua sostituzione. Allora, perché assecondò i piani di Hitler per l Italia? Secondo gli storici antifascisti, Mussolini accettò l incarico del Fuhrer per continuare a governare e ad imporre il fascismo all Italia, sia pure sotto il controllo tedesco. L opinione degli storici revisionisti e fascisti è che il Duce si rese docile al volere dei nazisti per alleviare le sorti della popolazione dell Italia del centro - nord. Insomma, la scelta era: o il governo di Mussolini in collaborazione con i Tedeschi, oppure il tallone tedesco premuto sulla popolazione italiana del centro-nord sino a schiacciarla. Il 23 settembre 1943 il capo del fascismo annunciò la formazione del nuovo governo. Il suo programma era: costituente - riconciliazione - socializzazione. Nei seicento giorni della Repubblica di Salò, nessuno di questi tre punti programmatici fu realizzato. Il Duce lavorò sul progetto di socializzazione che prevedeva fra l altro, un ampia partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese con il godimento degli utili. Ma le sue formulazioni teoriche non trovarono alcun riscontro fra le masse operaie dei grandi stabilimenti industriali del nord, ormai stanche della guerra e del fascismo. Il Partito Fascista Repubblicano, erede del Partito Nazionale Fascista, si riunì a Verona a metà novembre del 1943, ed emise un documento di stampo tanto ideologico quanto programmatico passato alla Storia come il Manifesto di Verona. Nell Italia repubblicana anzitutto comandavano i Tedeschi, che applicavano contro i partigiani le loro ferree leggi militari, poi 27

28 venivano alcuni reparti speciali della R.S.I. Nullo o quasi era il potere di Mussolini, che tuttavia divenne presto una sorta di punto di riferimento, se non un simbolo, difficilmente sostituibile. Egli trascorreva la maggior parte del tempo nella sua residenza, a Villa Feltrinelli a Gargnano. Le sue giornate erano intense: riceveva capi militari e funzionari civili, fascisti, uomini di cultura e religiosi che gli erano rimasti amici nella sventura: scriveva articoli per giornali, pur essendo la sua salute precaria. Raramente usciva per ispezionare alcuni reparti dell esercito repubblicano, e limitato era il tempo che dedicava all amante, Claretta Petacci, nonostante si sia romanzato molto sul loro amore. Politicamente il Duce rimaneva il capo teorico di una Repubblica di fedelissimi, che quotidianamente subiva sia l azione militare degli Alleati, che miravano a sfondare la linea Gustav all altezza di Cassino, sia gli attacchi dei partigiani. Dopo il crollo della linea Gustav, nell autunno del 1944 l offensiva anglo - americana s arrestava sulla cosiddetta linea gotica, cioè su quel sistema di fortificazioni costruite e difese dai Tedeschi e dai repubblichini, che congiungeva Rimini a La Spezia. I nazisti e i fascisti ripresero fiato e il 16 dicembre 1944 Mussolini tenne al Teatro Lirico di Milano il suo ultimo discorso, in cui apparve rinfrancato e in gran forma. Egli dichiarò che le armi segrete avrebbero condotto le forze dell Asse alla vittoria ed enfatizzò le prospettive del fascismo repubblicano che s incentravano sulla formazione di una nuova costituente, a guerra finita, e sul trinomio: Italia. Repubblica Socializzazione. A proposito del fervore suscitato dall oratoria del Duce fra i Milanesi, Giovanni Artieri, scrittore e giornalista di destra, osservò che il successo del discorso del Teatro Lirico è inspiegabile, anche a molti anni di distanza. Nell aprile del 1945 gli Alleati ripresero l offensiva per distruggere la linea gotica fiancheggiati indirettamente dai gruppi partigiani, che operavano un po ovunque. L esercito tedesco era in rotta in tutta Europa e a Milano Mussolini cercò 28

29 di trattare la resa con i capi della resistenza, facendo leva sulla mediazione ecumenica del Cardinale Schuster, Arcivescovo della città. Ma la negoziazione ebbe un esito negativo perché il Comitato di Liberazione nazionale Alta Italia (C.L.N.A.I.) aveva già deciso che il Duce dovesse morire. Il 27 aprile Mussolini fuggì verso la Valtellina con Claretta Petacci ed alcuni gerarchi, unendosi ad una autocolonna tedesca. Catturato da un gruppo di partigiani comandati dal Colonnello Valerio, il 28 fu giustiziato assieme a Claretta Petacci ed ai gerarchi. Il 29 le salme vennero trasportate a Milano, appese per i piedi ad un distributore di benzina in Piazzale Loreto ed esposte alla barbara violenza della folla. 3) L avventura militare della Repubblica Sociale Italiana e la conversione di Mussolini. Mussolini decise di accogliere la proposta di Hitler di diventare il capo della R.S.I. per alleggerire il peso dell occupazione tedesca, o forse per evitare che il Fuhrer facesse tabula rasa dell Italia. Ma il suo rientro sulla scena politica fu una delle cause dello scoppio della guerra civile, perché divise il centro-nord della penisola tra fascisti da una parte e antifascisti dall altra. Che cosa sarebbe successo se il Duce si fosse ritirato dalla vita politica? Probabilmente Hitler avrebbe dato l incarico di guidare la neonata Repubblica ad Alessandro Pavolini o ad un altro gerarca fedele all alleanza con i nazisti come, ad esempio, Roberto Farinacci. Ma né l uno né l altro possedevano il carisma del fondatore del fascismo. Ci si può dunque chiedere: La guerra civile sarebbe ugualmente scoppiata? In caso affermativo, essa avrebbe assunto proporzioni meno estese? La breve odissea della Repubblica di Salò coinvolse Mussolini a livello familiare con il processo di Verona del gennaio del 1944, in cui i membri del Gran Consiglio del fascismo, accusati di tradimento per aver votato a favore dell ordine del giorno Grandi, furono condannati a morte. 29

30 Tredici di loro riuscirono a sfuggire all autorità repubblicana: ricordiamo almeno Grandi, Bottai e Federzoni; sei furono arrestati, fra i quali Galeazzo Ciano, genero del Duce. Edda Ciano si adoperò in ogni modo col padre per salvare il marito. Secondo Paolo Alatri, autore di una biografia tascabile di Mussolini pubblicata nel 1995, pare che la domanda di grazia inoltrata al Duce dai condannati a morte non sia mai pervenuta a destinazione. Egli precisa: La questione è rimasta misteriosa e controversa. Durante il conflitto, a più riprese Mussolini fu accusato di essere un dittatore sanguinario per aver mandato al fronte centinaia di migliaia di giovani. Ora, se avesse graziato Ciano, avrebbe dovuto render conto anche dell accusa di nepotismo : a questo punto il suo ritratto di despota orientale avrebbe raggiunto l apice. Durante la sua permanenza a Gargnano, il Duce s incontrava con Claretta Petacci. Alcuni storici sostengono che questa donna fu il più grande amore della sua vita. Sergio Luzzato nel suo libro Il corpo del Duce ritiene che la sua amante svolgesse un ruolo determinante nella creazione del clima di basso Impero che permeava l ambiente repubblicano del Lago di Garda. Altri storici, fra cui Don Ennio Innocenti, affermano invece che la Petacci si limitasse a ritagliarsi un piccolo spazio nella vita del capo del fascismo. Il sacerdote in questione, nella Disputa sulla conversione di Mussolini scrive che quest ultimo diverse volte si era proposto di lasciare l amante, giungendo persino a preparare, nel gennaio del 1945, un decreto per far espatriare la famiglia Petacci; ma il provvedimento non fu attuato. La Petacci fece di tutto per rimanere nelle vicinanze della residenza del Duce, suscitando l irritazione e la gelosia di donna Rachele. Leggendo i libri di Mussolini: Vita di Arnaldo (1932) e Parlo con Bruno (1941), scritti rispettivamente in occasione della morte del fratello e del figlio, si può notare che il senso della famiglia è un valore molto importante nella sua vita. Quindi è logico ipotizzare che Benito amasse profondamente Rachele, che gli aveva dato cinque figli. Egli era un uomo 30

31 esuberante ed un peccatore, ma combatteva le sue debolezze e alla fine ritornava al nido familiare. Negli anni la crisi religiosa di Mussolini divenne più intensa e sofferta. Anche in quel biennio travagliato e fino alla morte la sua personalità manifestò degli aspetti mitici che saranno ampiamente affrontati nell ultimo capitolo. Ora è opportuno approfondire la sua evoluzione religiosa nel più vasto quadro del processo di conversione che inizia negli anni venti. Già nel suo Diario di guerra ( ) si possono sottolineare alcune note che, sia pure in modo vago, richiamano alla mente la misteriosa presenza di Dio. Durante i primi anni venti il suo atteggiamento verso la Chiesa, sia a livello personale, sia a livello sociale, comincia a cambiare. Se il giovane rivoluzionario socialista forse si compiaceva di commettere atti profanatori e di pronunciare discorsi sprezzanti contro i religiosi, il più maturo Benito si ravvede e guarda con crescente attenzione al Clero ed alle sue Istituzioni, che svolgono una costante opera di mediazione fra i partiti politici in lotta. L animo di Mussolini era reso inquieto sia dalla passione politica, sia dalla incessante riflessione sul Cattolicesimo che certamente leniva in parte le sue ambizioni di potere. In questa situazione spirituale, dominata dalla ricerca di Dio, si può ipotizzare che il Duce fosse il mandante dell assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti? Ma ora non possiamo diffonderci su questo argomento, che riprenderemo nel prossimo capitolo. Possiamo tracciare a grandi linee l itinerario spirituale di Mussolini analizzando alcuni suoi scritti. Ne La Dottrina del fascismo (1932), egli scrive: Il fascismo è una concezione religiosa, in cui l uomo è veduto nel suo immanente con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale. La Vita di Arnaldo non è solo una biografia del fratello del Duce, scomparso nel La narrazione affronta anche la morte di Sandrino, figlio di Arnaldo. La fine prematura del giovane sconvolge la vita del padre che trova la forza di continuare a 31

32 vivere solo pregando e confidando in Dio. Dalla lettura di questo tragico evento si trae l impressione che anche Benito sia coinvolto nel particolare clima religioso in cui vive la famiglia di Arnaldo. Nella II a metà degli anni trenta le velleità politiche e militari della Germania mettono in crisi l equilibrio europeo. In questo periodo, la figura del Duce cambia. Nel libro Le guerre dimenticate di Mussolini, a proposito del Duce, l autore, Giovanni Artieri, scrive: dopo la proclamazione dell Impero e sino al 25 luglio 1943 l uomo cambiò, rimodellato da un culto della personalità che fu caratteristica comune delle dittature europee. E lecito chiedersi se in questo arco di tempo ( ) il processo di conversione di Mussolini si sia arrestato. Certamente il periodo in questione fu uno dei più oscuri della sua vita di cristiano e di statista. Ora, ritornando all analisi dei libri del Duce, è opportuno riassumere e commentare brevemente Parlo con Bruno (1941). Benito rievoca la scomparsa del figlio Bruno, che si era arruolato nell aviazione. Il padre racconta la carriera militare del figlio, premiata con diversi riconoscimenti al merito. Bruno muore durante un esercitazione nel La narrazione assume un tono commosso e lirico che raggiunge l apice nella pagina di congedo : Una sola goccia di sangue che sgorgò dalle tue tempie lacerate e scorse sulla tua faccia impallidita, vale più di tutte le mie opere presenti passate future. Poiché solo il sacrificio del sangue è grande; tutto il resto è effimera materia. Solo il sangue è spirito, solo il sangue conta nella vita degli individui e in quella dei popoli: solo il sangue dà la porpora alla gloria. Queste frasi sono pervase da un forte afflato di spiritualità. Esse non evidenziano un atteggiamento cristiano, però sottolineano che lo spirito è superiore alla materia: il Duce sta percorrendo dunque la via che porta a Cristo. Nel biennio il processo di conversione di Mussolini raggiunge il culmine. Quali sono le ragioni che lo inducono a convertirsi? Se ne possono individuare almeno tre, legate fra loro: 32

33 1 ) la prematura scomparsa del figlio Bruno; 2 ) la morte di centinaia di migliaia di Italiani, al fronte e in Italia per causa sua : 3 )la considerazione che la maggior parte degli Italiani erano convinti che lui fosse il solo responsabile dell entrata in guerra dell Italia e delle relative conseguenze. Nei Pensieri pontini e sardi il capo del fascismo scrive: Due libri mi hanno molto interessato in questi ultimi tempi: La vita di Gesù di G. Ricciotti e Giacomo Leopardi di Saponaro. Anche Leopardi è stato un po crocifisso! (pensiero n 5) Sempre riferendosi alla sua permanenza nell isola di Ponza, ne Il tempo del bastone e della carota, il Duce narra in terza persona: Mussolini trascorse le giornate di Ponza in perfetta solitudine, traducendo in tedesco le Odi barbare di Carducci e leggendo la Vita di Gesù di Giuseppe Ricciotti, che poi lasciò in dono al parroco dell isola. Nella Disputa sulla conversione di Mussolini Don Ennio Innocenti, riportando la testimonianza del parroco di Ponza, annota le frasi di quest ultimo riferite al Duce: Avrebbe voluto parlarmi. La crisi dello spirito era fortissima. Lo seppi. Sollecitai il colonnello dei carabinieri al quale avevo chiesto di far visita al relegato, ma non mi fu concesso. La crisi interiore del Duce era dovuta anche al timore di essere consegnato agli Inglesi, essendo noto che egli avrebbe preferito darsi la morte piuttosto di cadere nelle mani dei suoi nemici. Don Ennio Innocenti prosegue: Dunque Mussolini, caduto in disgrazia, è stato portato in alto da quel libro. L incontro fra il relegato e il parroco non avvenne. La detenzione nell isola non garantiva la sicurezza del Duce: i Tedeschi, infatti, stavano cercando ovunque il prigioniero. Egli fu quindi reimbarcato per la Maddalena. A proposito della permanenza del Duce nell isola, Don Ennio Innocenti specifica: di qui, presumibilmente, quella smagliatura dei controlli verificatasi alla Maddalena che permise a Mussolini un prolungato e costruttivo incontro con il parroco Don Capula, verso il quale il Duce conservò sentimenti di stima e di gratitudine. (cfr. Il 33

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