CHE COSA SAREBBERO LE LINGUE SCANDINAVE SENZA IL TEDESCO?

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1 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 97 CHE COSA SAREBBERO LE LINGUE SCANDINAVE SENZA IL TEDESCO? Il panorama linguistico scandinavo durante l ultimo millennio è mutato notevolmente, ma più che il cambiamento in sé, che dopo un lasso di tempo tanto lungo era da aspettarsi, desta notevole interesse, unito ad un certo stupore, la frattura che si viene a creare a mano a mano tra le varietà scandinave parlate dai discendenti dei coloni vichinghi delle isole nordatlantiche e quelle usate dalle popolazioni scandinave della madrepatria. La linguistica storica tradizionalmente etichetta le lingue scandinave di origine germanica (danese, norvegese, svedese, islandese e faroese) come germanico settentrionale e, in base a leggere divergenze, riguardanti principalmente la fonologia storica, suddivide a sua volta questa compagine linguistica in nordico occidentale e nordico orientale, rendendo conto di una situazione dialettale venutasi a creare durante il periodo vichingo e ancora evidente agli esordi letterari delle lingue scandinave, cioè nei secoli immediatamente successivi al fatidico anno mille. Fino a qui la storia delle lingue scandinave appare piuttosto lineare, a cominciare dalle prime attestazioni epigrafiche runiche fino ai primi testi letterari, ed essa è Quaderni DI.S.C.LI.C., n. 13, pp

2 98 caratterizzata da una notevole unitarietà linguistica e da una quasi totale intelligibilità reciproca, nonostante le piccole differenze dialettali tra l ovest e l est. Ma a partire dal XIII sec., quando ormai l intera Scandinavia è già da tempo cristianizzata e le imprese vichinghe non sono che un ricordo lontano, avvolto dalla leggenda, si affacciano all orizzonte delle coste scandinave nuove imbarcazioni, cariche di merci e di uomini stranieri, che sbarcano e percorrono le rotte commerciali fino al cuore della Scandinavia, fino ad allora più avvezza a colonizzare, che ad essere a sua volta colonizzata. Questi mercanti e navigatori hanno un asso nella manica: usano navi grandi, stabili e panciute, molto più capienti per il trasporto delle mercanzie rispetto alle celebri snelle imbarcazioni scandinave, certamente più agili, ma anche più fragili e minute, ottimi strumenti per gli attacchi pirateschi, ma incapaci di sostenere la mole del flusso commerciale che comincia a profilarsi sulle rotte baltiche nel basso medioevo. Gli scandinavi si vedono battuti sul loro stesso terreno: l egemonia dei traffici marittimi sulle rotte settentrionali. Era iniziata un epoca nuova per la Scandinavia, era giunta anche fin lassù l eco dei profondi rivolgimenti socio-economici che andavano ristrutturando il Vecchio Continente durante il basso medioevo. All Europa cristiana si erano aperte nuove rotte commerciali verso l oriente a seguito delle crociate, la cultura scritta non era più appannaggio esclusivo degli uomini di Chiesa, erano sorte le università, il ceto mercantile e gli artigiani erano in ascesa sociale e diventarono un fattore politico importante che determinò il rifiorire della vita cittadina. Il mediterraneo stava di nuovo riprendendo il ruolo di sponda privilegiata dell Occidente, fonte di ricchezza e di progresso culturale, in gran parte grazie agli stimoli derivanti dal contatto con il mondo arabo, insistente sullo stesso mare. Ancora una volta nella storia da sud giungono nuove im-

3 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 99 portanti innovazioni culturali in terra scandinava, ma stavolta il fenomeno si accompagna alla presenza fisica consistente degli stessi latori dei fermenti culturali. Sono i mercanti delle rive settentrionali della Germania, quelli che secoli prima erano stati i vicini meridionali sassoni dei danesi dello Jutland, che nel frattempo, all ombra del Sacro Romano Impero, hanno fondato città portuali costiere, in cui le nuove classi emergenti, della borghesia mercantile e dell artigianato si sono dotate di autonomia politica e decisionale contrastando validamente la tradizionale egemonia dell aristocrazia terriera. Parlano il basso tedesco, una lingua derivante direttamente dall antico sassone dell alto medioevo. La familiarità linguistica e culturale di questa gente con l entroterra della Germania li porta ad essere i mediatori ideali verso il Nord delle innovazioni culturali che si vanno diffondendo nell Europa di allora. Un flusso di merci, uomini e idee s insinua a macchia di leopardo nel vasto territorio scandinavo, privilegiando le coste e le rotte commerciali. 1 Non che fosse la prima volta che gli scandinavi entrassero in contatto diretto con chi parlava il basso tedesco; ma mentre in precedenza i contatti più intensi avvenivano soprattutto nelle piazzaforti commerciali, geograficamente confinanti con l area linguistica basso-tedesca e per lo più sotto la regia delle autorità danesi, come nel caso dell insediamento mercantile di Hedeby, presso Schleswig, 2 proprio nel punto di congiunzione 1 Lo schizzo di ricostruzione storica qui tratteggiato riguardo all affermazione dei commercianti e degli artigiani basso-tedeschi nel contesto socio-economico e culturale nordico è, in sintesi, ricavato dal modello ricostruttivo generalmente adottato dagli studiosi del contatto linguistico tra tedesco e scandinavo. Si veda ad es., M. Engelbrecht, Mitteleuropäisch-skandinavischer Kontakt zwischen 800 und 1600 aus historischem Blickwinkel, in K. Braunmüller-W. Diercks, Niederdeutsch und die skandinavischen Sprachen I, C. Winter, Heidelberg 1993, Sulla storia, il ruolo socio-economico, strategico e politico di Hedeby si

4 100 tra la penisola dello Jutland e il Continente, ora invece gli scambi e le relazioni si concertavano in molti luoghi contemporaneamente, all interno dell area culturale e linguistica scandinava, seguendo le rotte commerciali. Di conseguenza l influsso linguistico del medio basso tedesco sulle lingue scandinave continentali fu esercitato parallelamente a partire dai molti punti di contatto sparsi su tutte le aree costiere e le rotte commerciali della Scandinavia e della Danimarca, con simile grado d intensità. Tranne il caso dello Jutland meridionale, 3 dove il contatto fu ovviamente particolarmente diffuso ed intenso, costituendo la cerniera geografica tra l area linguistica scandinava e quella basso-tedesca (Niedersächsisch), nel resto della Danimarca, in Norvegia e in Svezia esso ebbe più o meno il medesimo carattere. Nel lungo periodo che va dal 1250 circa al 1500 circa il contatto tra i due gruppi etnici si fa sempre più intenso, sia quantitativamente che qualitativamente, e la presenza delle comunità linguistiche basso-tedesche si fa sempre più stabile e radicata, assumendo i connotati di una minoranza linguistica e culturale integrata nel panorama etnico locale e costituendosi come fattore sociale e politico di grandissimo rilievo. 4 L eleveda ad es. P. Sawyer, Da Danmark blev Danmark. Fra ca. år 700 til ca. 1050, Gyldendal og Politikens Danmarkshistorie, 3 (1988), Per un excursus sulla questione delle specificità del contatto linguistico con il basso tedesco nello Jutland meridionale si veda I.L. Pedersen, Tidligere forskning i kontakten mellem nedertysk og dansk, in E.H. Jahr, Språkkontakt i Norden i middelalderen, særlig i Hansatida, Nordisk Ministerråd, København 1998, Una fonte interessante è il resoconto di Pietro Querini, comandante di una nave mercantile, diretta nelle Fiandre, che finì per naufragare presso le isole Lofoten nel Egli oltre a darci una testimonianza unica della vita nei villaggi settentrionali norvegesi nel 400, ci testimonia della presenza di un prete tedesco nel villaggio di Røst, il quale poté comunicare con un marinaio fiammingo della nave italiana, risolvendo gli ovvi problemi di comunicazione che si erano creati. Tale testimonianza conferma in pieno la qualità culturale raggiunta

5 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 101 mento etnico basso-tedesco spicca non solo nell ambito delle relazioni commerciali e delle arti e mestieri, ma viene mano a mano ad inserirsi negli ambiti sociali più vari: tra gli artisti, i corsari, i funzionari regi, nelle relazioni dinastiche, ecc. Nei centri cittadini questa minoranza basso-tedesca è tanto consistente e politicamente influente da indurre talvolta la dirigenza scandinava a prendere provvedimenti che la limitino, come ad es. la quota massima del 50% di tedeschi nei consigli comunali (Stoccolma), 5 oppure si tenta di spingere le comunità bassotedesche ad integrarsi giuridicamente obbligandole a seguire le stesse leggi degli scandinavi, come una sorta di naturalizzazione forzata, tesa anche ad allentare i vincoli di tali comunità con il più ampio contesto politico della Lega Anseatica, che costituiva una forza centrifuga rispetto agli intenti accentratori del potere regio nei vari paesi scandinavi. Col costituirsi delle monarchie nazionali, durante i primi decenni del 1500, il controllo dell amministrazione statale sulla società si fa capillare e per quanto riguarda la questione etnica basso-tedesca si cerca di regolamentare il flusso migratorio per arginarlo, ma nello stesso tempo i punti di contatto linguistico in territorio scandinavo si sono ulteriormente dilatati e la stessa qualità del contatto si è ulteriormente arricchita. Adesso s importano esperti di primordine in varie branche del sapere umano. Questo periodo è di cruciale importanza per lo sviluppo culturale dei paesi nordici per la concomitanza di fattori socio-politici, tecnologici, culturali che entrano in gioco; come ad es. l avvento della stampa, che favorisce la standardizzazione delle lingue nazionali scandinave, la riforma dal contatto tra mondo tedesco e scandinavo a l epoca e indica magistralmente quanto la lingua tedesca sia stata importante come mediatrice degli scambi culturali a livello internazionale. Vedi N.M. Knutsen, Mørkets og kuldens rike, Cassiopeia Forlag, Tromsø 1993, Vedi Engelbrecht, Mitteleuropäisch-skandinavischer Kontakt..., cit., 47.

6 102 protestante, che rafforza i legami culturali con la Germania, la nascita dello stato pre-moderno. Vedremo poi meglio che questo periodo segna uno spartiacque nella tipologia dell influsso linguistico dalla Germania, con il tramonto del prestigio del basso-tedesco e l orientamento linguistico verso il modello letterario luterano di matrice alto-tedesca, che si diffonde rapidissimamente in tutte le terre tedesche del nord, attraverso la predicazione e la redazione di testi liturgici, andando immediatamente ad interessare anche le comunità basso-tedesche insediate da secoli in Scandinavia. Un idea immediata della conseguenze, in termini d influsso linguistico, di questo processo storico di contatto culturale si ha già confrontando, a titolo d esempio, un passo delle Sacre Scritture in varie lingue europee. Si veda la tav. 1 nella pagina seguente. Si notino le numerose corrispondenze lessicali afferenti alla terminologia religiosa cristiana tra il testo tedesco e quelli danese e svedese. In buona parte i termini danesi e svedesi che mediano il messaggio evangelico trasmettendone i suoi specifici valori culturali sono ricalcati sul modello tedesco: ermahne, Barmherzigkeit, Opfer, ecc., quanto quelli inglesi lo sono sul modello francese. Dal passo corrispondente islandese emerge invece una sostanziale diversità lessicale nella resa della terminologia cristiana rispetto alle lingue scandinave continentali, che conferma l alto grado di autarchia linguistica e di autorevolezza letteraria della lingua d Islanda. L unico termine religioso comune a tutte le lingue germaniche rappresentate nell esempio della tav. 1 è quello designante il concetto di sacro, basilare per ogni religione e quindi ereditato dal comune passato culturale pre-cristiano dei popoli di origine germanica: ingl. holy, ted. heilig, isl. heilagr, dan. hellig, sv. helig. Gli studi linguistici sull influsso (basso)tedesco in Scandi-

7 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 103 Tav. 1 EPISTOLA AD ROMANOS 12,1 Lat. (Vulgata) Dan. (1933) Sv. (1917) Isl. Deu. (Luth.) Eng. (E.S.Vs.) obsecro itaque Jeg formaner Så förmanar ví bry@ni ég Ich ermahne I appeal to you vos fratres per eder altså, jag nu eder, y ur, bræ ur, euch, liebe therefore, misericordiam Brødre! ved mina bröder, a ér, vegna Brüder, durch brothers, by Dei ut Guds vid Guds miskunnar die the mercies of exhibeatis Barmhjertighed, barmhärtighet, Gu s, bjó i Barmherzigkeit God, to present corpora vestra til at att frambära fram sjálfa Gottes, daß your bodies as hostiam fremstille eder edra kroppar y ur a lifandi, ihr eure Leiber a living viventem Legemer som till ett levande, heilagri, Gu i begebet zum sacrifice, holy sanctam Deo et levende, heligt och Gud óknanlegri Opfer, das da and acceptable placentem helligt, Gud välbehagligt fórn. a er lebendig, to God, which rationabile velbehageligt offer eder sönn og rétt heilig und Gott is your obsequium Offer; dette er andliga gu sdy@rkun af wohlgefällig spiritual vestrum eders tempeltjänst. y ar hendi. sei, welches sei worship fornuftige euer Gudsdyrkelse. vernünftiger Gottesdienst.

8 104 navia, si sono inizialmente incentrati sul lessico; 6 in primo luogo cercando di identificare il cospicuo numero di prestiti accolti nelle lingue scandinave. Si tratta in questo caso soprattutto di sostantivi, aggettivi e verbi che mostrano una diretta derivazione alloglotta, le cui forme non hanno riferimenti immediati al patrimonio lessicale nordico originario. Si noterà che il più delle volte tali lemmi sono assenti in islandese. Sono, ad es., da ascrivere a questa categoria i seguenti lemmi: dan. lygte, sv. lykta, norv. lykt lampada < mbted. luchte (cf. ted. Leuchte); dan., sv., norv. billig conveniente < mbted. billich (cf. ted. billig); dan., norv. bringe, sv. bringa portare < mbted. bringen (cf. ted. bringen); la cui resa in islandese moderno potrebbe essere rispettivamente la seguente: isl. ljósker, ódy@r, færa. Si noti che, in questo caso, le forme islandesi sono costituite da materiale lessicale ancora presente nelle stesse lingue scandinave continentali, al punto che, in danese ad es., potrebbero esser trasposte letteralmente come: dan. lys-kar, u-dyr, føre; ma dal punto di vista semantico esse risulterebbero a dir poco criptiche, significando rispettivamente pressappoco: il contenitore della luce, non caro, condurre. 6 Cf. ad es. C. Holst, Studier over middelnedertyske laaneord i dansk i det 14. og 15. aarhundrede, Grøndahl & Søns Bogtrykkeri, Kristiania 1903; D.A. Seip, Laaneordstudier 1-2, Aschehoug & Co., Kristiania ; E. Wessén, Om det tyska inflytandet på svenskt språk under medeltiden, Nordisk Tidsskrift, 5 (1929),

9 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 105 L ultima forma tuttavia è ancora in gran parte corrispondente anche semanticamente. La ricerca dei termini presi in prestito dal medio basso tedesco però si è presto imbattuta in casi etimologicamente molto più complessi, in cui le relazioni interlinguistiche si manifestano in modo più indiretto, più nascosto, talora più controverso, e certamente non si spiegano nel senso di una semplice opposizione binaria tra due lingue diverse. Per fare un esempio di questo genere di problematica, si prenda il caso del prefisso verbale be- che dal 300 in poi 7 si fa strada nel lessico scandinavo continentale attraverso l accoglimento di prestiti basso tedeschi, del tipo: mbted. betalen > dan., norv. betale, sv. betala pagare. Con l andare del tempo la frequenza del prefisso di origine tedesca nel lessico scandinavo si fa tanto massiccia che i parlanti cominciano ad usarlo attivamente nella formazione di verbi e sostantivi deverbativi con una funzione morfosemantica del tutto simile a quella che esso assume nella lingua tedesca. In altre parole si rendono ora possibili formazioni verbali come ad es.: dan., norv. belyse, sv. belysa illuminare, etimologicamente ibride, essendo formate da un prefisso storicamente tedesco innestato su una radice verbale schiettamente scandinava, la quale ricorre anche come verbo semplice: dan., norv. lyse, sv. lysa = isl. ly@sa emanare luce. 7 Sulla datazione dell ingresso di tale prefisso nel lessico scandinavo cf., ad es., K. Hyldgaard-Jensen, Mittelniederdeutsch und die skandinavischen Sprachen, in G. Cordes D. Möhn, Handbuch zur niederdeutschen Sprach- und Literaturwissenschaft, Erich Schmidt Verlag, Berlin 1983, (673); E. Simensen, Einige Bemerkungen zur Geschichte der mit be- präfigierten Wörter in Norwegen, in L. Elmevik K.E. Schöndorf, Niederdeutsch in Skandinavien, 3 (1992),

10 106 È intuitivo che, in qualche modo, tale genere di composti verbali risentano del modello alloglotto, costituito dal (basso)- tedesco, in cui a tutt oggi osserviamo un analogo meccanismo di derivazione nelle due forme verbali equivalenti: ted. leuchten = dan., norv. lyse, sv. lysa ted. be-leuchten = dan., norv. be-lyse, sv. be-lysa. Ma il tipo di influsso linguistico che entra in gioco stavolta è ben più profondo del semplice accoglimento di un prestito lessicale, poiché in questo caso si è definitivamente affermato un nuovo principio di derivazione verbale come elemento strutturale produttivo e stabile nelle lingue scandinave continentali. In altre parole si è preso in prestito, non già una singola ed isolata voce lessicale, ma una regola grammaticale ed essa, perfettamente integrata nel sistema linguistico scandinavo, può essere usata ormai autonomamente dal modello linguistico originario donde storicamente è sorta; come certamente nel caso del verbo danese: dan. be-brejde rimproverare, che anticamente, nello stesso significato, era usato nella forma semplice: adan. breyde (cf. isl. breg a um, ingl. upbraid) sv. förebrå; ma, ad un certo momento della storia della lingua danese, il significato transitivo del verbo viene ad essere marcato dal prefisso be-, che vi viene preposto senza alcun riferimento diretto ad un modello tedesco. Si noti, al riguardo, che il verbo sv. corrispondente per significato före-brå si presenta invece strutturalmente simile al ted. vor-werfen, per quanto esso sia costituito da elementi lessicali di derivazione scandinava. Ma come è stato possibile arrivare ad integrare un prefisso di origine straniera nella morfologia delle lingue scandinave?

11 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 107 La strada percorsa dal prefisso be- è sicuramente passata attraverso i numerosissimi casi in cui il verbo bassotedesco preso a modello aveva una radice comune a quello scandinavo, come nel caso di: dan., norv. vise, sv. visa indicare = mbted. wîsen = isl. vísa, dan. norv. be-vise, sv. be-visa dimostrare < mbt. be-wîsen isl. sanna, sy@na. La corrispondenza formale e semantica tra mbted. e scandinavo del verbo di base ha agevolato l identificazione e l importazione della regola morfologica di derivazione verbale che prevede l impiego del prefisso be-. Negli ultimi decenni gli studi riguardo all influsso tedesco sulle lingue scandinave hanno esteso i propri orizzonti, andando oltre la pura descrizione e catalogazione delle varia tipologia semantica e lessicale in cui si manifesta il suddetto influsso. Infatti, grazie al contributo interdisciplinare da parte della sociolinguistica e dei recenti studi sul fenomeno del contatto interlinguistico, ci si sono posti nuovi interrogativi e si sono aperti nuovi ambiti d interesse scientifico. Muovendo dal materiale linguistico enucleato dalla tradizionale ricerca descrittiva dell influsso tedesco, concentrata soprattutto sull individuazione dei prestiti, si è cominciato a render conto dei processi di mutamento linguistico, visti come possibile conseguenza del contatto tra le lingue, nonché di fattori sociolinguistici, oltre che dei rapporti interni al dato sistema linguistico. È insorta quindi l esigenza di rianalizzare le fonti avvalendosi di nuove metodologie e teorie. Merita menzione, a questo proposito, l attività di un gruppo di ricerca presso l Università di Amburgo, diretto da Kurt Braunmüller, sulla questione del contatto linguistico tra me-

12 108 dio basso tedesco e lingue scandinave nel periodo storico della Lega Anseatica, come esempio attuale di metodologia d indagine e di impostazione teorica rinnovate. 8 Gli studi condotti dai ricercatori di Amburgo intendono superare il modello ricostruttivo tradizionale, 9 secondo cui il prestigio esercitato dal bassotedesco sulle lingue scandinave di allora avrebbe determinato l insorgere di lingue miste, caratterizzate da molti prestiti lessicali. La visione tradizionale viene soprattutto criticata per la sua eccessiva semplicità ed imprecisione. La revisione delle fonti e una maggior consapevolezza sui processi di acquisizione linguistica, portano gli studiosi di Amburgo a scartare la possibilità che l influsso bassotedesco 8 Ci si riferisce in particolar modo al progetto denominato Nedertysk in Skandinavien ( ) che ha visto riuniti studiosi prevalentemente nordeuropei e che, tra l altro, ha dato i suoi frutti sia in forma di pubblicazioni scientifiche che come fondamento di una nuova prospettiva di ricerca linguistica nell ambito generale dei rapporti culturali tra la Scandinavia e il Continente. Per una sintesi sugli obiettivi e sulle ipotesi di lavoro del suddetto progetto si veda: K. Braunmüller, Sprogkontakt i Hansetiden en sammenfattende oversigt over Hamborg-projektet, in Jahr, Språkkontakt i Norden, cit., In seguito a ciò altre università hanno inaugurato progetti di ricerca tematicamente simili, come quello recente (1997) dell Università di Tromsø Språkhistoriske prinsipper for lånord og neologismer i nordisk språk (med utgangspunkt i nedertyske lånord), inserito nel contesto più ampio del programma di ricerca patrocinato dal Nordisk Ministerråd, denominato: Norden og Europa ( ). 9 In questo ambito di studi viene posto particolarmente sott accusa il modello strutturalista di stampo saussuriano che ha consolidato in generazioni di studiosi la convinzione che l uomo sia un essere sociale monolingue, mentre i ricercatori di Amburgo fondano la loro indagine sul presupposto contrario, secondo cui, essendo il processo di comunicazione interattivo, l uomo esercita alternamente le sue competenze innate di parlante e di ascoltatore in funzione del contesto ed è un essere potenzialmente poliglotta. Questa visione deriva dalle riflessioni sociolinguistiche di Eugenio Coseriu, che opera con il concetto fondamentale di alterità del parlato, che implica un reciproco adattamento linguistico tra i parlanti in comunicazione, secondo i due principi del parlare come l altro e del parlare per l altro. Vedi anche E. Coseriu, System, Norm und Rede, in Sprachtheorie und allgemeine Sprachwissenschaft. 5 Studien, Internationale Bibliothek für allgemeine Linguistik, 2, W. Fink, München 1975,

13 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 109 abbia indotto la formazione di miscele casuali di lingue, mentre si configura una situazione di mutamenti tipologici sistematici in progressione che hanno coinvolto sistemi linguistici già simili in partenza, essendo le lingue in contatto geneticamente imparentate. A questo punto è importante sottolineare che, secondo questa nuova prospettiva, più che di contatto interlinguistico si sarebbe trattato di contatto interdialettale, 10 ritenendosi che le lingue coinvolte nel processo fossero in gran misura reciprocamente comprensibili, quasi quanto lo sono oggi il danese e lo svedese. Tale modo d intendersi reciprocamente, con tutti i problemi connessi, era già stato definito da Einar Haugen 11 come semicomunicazione : l idea di fondo è quella di una forma di comunicazione in cui, in virtù di vari fattori, sia linguistici che contestuali, si ha la possibilità e la volontà d intendersi senza ricorrere ad una terza lingua; quale potrebbe essere una lingua franca oppure un pidgin. I fattori determinanti in tale processo comunicativo, per quanto riguarda il bassotedesco in Scandinavia, sono soprattutto la forte affinità genetica e tipologica tra le lingue scandinave e il bassotedesco stesso (fattore linguistico) e inoltre, la forte motivazione di carattere economico e culturale al contatto con i mercanti e gli artigiani anseatici, costituenti un modello di organizzazione socioeconomica e politica vincente (fattore extralinguistico). Il contatto viene quindi favorito dalle circostanze storiche, in una situazione si squilibrio culturale tra l Europa continentale e la Scandinavia, che vede quest ultima in ritardo e in 10 Nei termini impiegati da P. Trudgill, Language contact and dialect contact in linguistic change, in U. Kotsinas-J. Helgander, Dialektkontakt, språkkontakt och språkförandring i Norden, Institutionen för nordiska språk, Stockholm 1994, 13-22: Dialect contact I define as involving mutually intelligible varieties, while language contact is concerned with non-mutually intelligible varieties (13). 11 Vedi E. Haugen, Semicommunication: the language gap in Scandinavia, Sociological inquiry, 36 (1966),

14 110 svantaggio su tutti gli ambiti fondamentali: la missione religiosa, l istruzione, l amministrazione, l acquisizione di una cultura letteraria, ecc., ecc. Anche lo sviluppo socio-economico si trova in posizione d inferiorità rispetto al Continente. Occorre, però, a questo punto fare un ulteriore distinzione all interno dello stesso mondo scandinavo di allora: la Scandinavia orientale: Svezia e Danimarca, è particolarmente arretrata sul piano della cultura letteraria anche rispetto alla stessa Scandinavia occidentale: Islanda e Norvegia, dove invece si sviluppò una fervida e ricca letteratura in lingua norrena, caratterizzata da una forte autonomia sia linguistica che culturale rispetto al modello continentale. Stante tale situazione, il contatto diretto con le prestigiose comunità di lingua bassotedesca sparse nel territorio scandinavo produsse nel tempo, in virtù della parentela stretta tra le lingue, un fenomeno di transfert a tutti i livelli linguistici, non solo a livello lessicale. Tuttavia determinati mutamenti strutturali, come la tendenza alla semplificazione morfologica, insorsero per la convergenza tipologica delle lingue in contatto, che ebbero uno sviluppo simile poiché simili erano le premesse strutturali già in partenza. Non si può d altronde tacere che, per quanto la semplificazione flessionale si sia imposta come denominatore comune delle lingue scandinave continentali moderne, essa non di meno si sia affermata con diversa velocità nelle varie regioni scandinave. L andamento storico della semplificazione morfologica e flessionale vede chiaramente lo Jutland danese in prima posizione, seguito a ruota dalle varietà danesi insulari, poi dai dialetti danesi della Scania, per risalire in Svezia. 12 Il danese antico è tanto precoce nella semplificazione morfologi- 12 Sull andamento storico della semplificazione morfologica nelle lingue scandinave vedi anche L. Panieri, Il germanico settentrionale e la riduzione della varietà flessionale, Lingua e Letteratura, (1990),

15 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 111 ca da mostrare già alla metà del XIII sec. una situazione non troppo distante da quella moderna, in un epoca in cui lo svedese aveva invece mantenuto grosso modo la morfologia e la flessività caratteristica della fase antico nordica, ancora oggi in gran misura preservata in islandese. È evidente che in questo caso il nesso tra l influsso bassotedesco, lingua che fra l altro mostra un livello di flessività simile a quello del tedesco moderno, e la semplificazione flessionale scandinava non è chiaro e certamente non è diretto, dato che, mentre in ambito lessicale l influsso bassotedesco mostra di avvenire, grosso modo, in contemporanea nelle lingue scandinave continentali ed è esercitato policentricamente sull intero territorio, la morfologia danese appare invece già nettamente semplificata in un epoca in cui l influenza del bassotedesco era ancora scarsa, come si può dedurre dal lessico ancora fortemente nordico dei primi testi giuridici danesi. Realisticamente si può pensare che il contatto con il medio basso tedesco avvenne inizialmente nel contesto della comunicazione orale, in un quadro linguistico caratterizzato da notevoli sfumature dialettali. Quindi non, come il più delle volte si verifica oggi, tra lingue standard o comunque tra lingue con una tradizione scritta normalizzata. Almeno all inizio del periodo anseatico i mercanti si spostavano nei vari luoghi ed acquisivano una competenza multidialettale passiva che apriva la strada della semicomunicazione, cioè il contatto tra le parti avveniva, per lo più, usando ognuno la propria varietà linguistica parlata. La lingua di cultura scritta dominante è ancora il latino. Dato che il contatto linguistico avveniva contemporaneamente in molti luoghi, lungo le coste e le rotte commerciali, nelle città portuali, ecc., si può immaginarlo come un contatto incontrollato, cioè non sottoposto a condizionamenti normalizzanti. In tale situazione di fluidità linguistica e di mancanza

16 112 di riferimenti ad uno standard si creano forti fenomeni d interferenza, ma ne deriva anche una notevole creatività linguistica. Lo sforzo di adeguamento linguistico, tipico della semicomunicazione dialettale, comporta l impiego di strategie per facilitare la mutua comprensione. Ancora oggi, ad es., quando un danese cerca di farsi intendere da uno svedese eviterà di usare i numerali halvtreds, tres, halvfjerds, firs, halvfems, pressoché imcomprensibili al suo interlocutore scandinavo, sostituendoli con le forme femti, seksti, syvti, otti, niti, ricalcate sul modello delle lingue scandinave peninsulari, e quindi perfettamente comprensibili dall altro. In questo caso il parlante danese ha adeguato il proprio uso linguistico al modello del suo interlocutore, forzando l inventario lessicale della propria lingua mediante l uso di un calco, che consiste nella traduzione letterale del termine dall altra lingua. La scelta di questa soluzione è dettata da esigenze pratiche di economia dello sforzo comunicativo, giacché i numerali danesi adeguati femti, ecc. sono semanticamente trasparenti e foneticamente simili a quelli svedesi e quindi permettono la reciproca comunicazione. In un contesto comunicativo al di fuori della standardizzazione ufficiale, che vede coinvolte lingue imparentate sussiste il rischio che talune forzature di adeguamento non vengano scoperte e quindi corrette subito. In questo genere di rapporto interlinguistico insorge la possibilità di andare ben oltre l accoglimento di semplici prestiti lessicali specialistici, bensì si giunge all importazione di modelli di formazione lessicale, di costruzioni sintattiche e fraseologiche Negli ultimi decenni ha preso corpo una tradizione di studi comparativi sulle corrispondenze fraseologiche tra le lingue d Europa che ha aperto nuovi orizzonti alla comprensione della dinamica del contatto linguistico e ha gettato luce sul processo storico di avvicinamento strutturale tra le diverse tradizioni linguistiche quale fenomeno di progressiva integrazione culturale. Per una visione d insieme su tali studi v. E. König M. Haspelmath, Der europäische Sprach-

17 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 113 La nuova visione sul rapporto storico tra il tedesco e le lingue scandinave parte dunque dal presupposto che già al momento iniziale del contatto le due tradizioni linguistiche condividessero una gran parte di caratteristiche e che ciò determinasse la possibilità di forme di comunicazione paragonabili, per livello d intelligibilità, a quelle che sussistono oggigiorno tra i parlanti della Scandinavia. Ritengo utile pertanto accennare in generale alle somiglianze strutturali tra il medio basso tedesco e le varietà danesi e svedesi allora contemporanee, sia che si tratti di tratti linguistici ereditati dalla comune origine germanica delle lingue, sia che si tratti di parallelismi nello sviluppo tipologico delle stesse. Nel sistema vocalico vi è una situazione simile per quanto riguarda il mancato dittongamento delle vocali originarie /uo/ ed /ie/; che nei dialetti altotedeschi si sviluppano in /uo/ ed /ie/. Le vocali alte lunghe /u /, /y / e /i / non si dittongano, come invece avvenne nell altotedesco letterario a partire dal sec. XIV. I dittonghi originali /ai/ ed /au/ si sviluppano in vocali lunghe, mentre sia in alto tedesco che nelle parlate scandinave occidentali e nel dialetto dell isola di Gotland si mantengono realizzazioni fonetiche dittongate. Nel sistema consonantico vi è una notevole corrispondenza, dovuta alla conservazione di caratteristiche originarie, mentre i dialetti alto-tedeschi sono caratterizzati da una peculiare ristrutturazione articolatoria del consonantismo, che si rispecchia nella situazione dello standard tedesco odierno. Vi sono poi fenomeni simili di caduta della nasale davanti a spiranti sorde, nello scandinavo però limitati alla /s/. Nella morfologia flessionale sono interessanti gli sviluppi convergenti delle due tradizioni linguistiche, che si realizzano nel corso del periodo storico di contatto; come la progressiva bund, in N. Reiter, Eurolinguistik Ein Schritt in die Zukunft, Harrassowitz, Wiesbaden 1999,

18 114 tendenza all eliminazione dell opposizione nom. / dat. / acc. nei pronomi, sostituita dall opposizione binaria caso retto / obliquo. La tendenza all eliminazione delle desinenze segnacaso nella flessione nominale, con eccezione del genitivo. Simile è anche la morfologia dei pronomi personali, dei numerali ed in parte, dei dimostrativi. Si tende ad eliminare la congruenza tra soggetto e predicato, ciò che favorisce lo sviluppo successivo di una flessione verbale semplificata. Nella sintassi le analogie non sono meno stringenti: l ordine di base è rigidamente SVO (soggetto verbo oggetto) e ciò tipologicamente spiega anche la presenza in entrambe le tradizioni linguistiche del fenomeno dell inversione del soggetto e dell ordine oggetto indiretto che precede l oggetto diretto. La sintassi della frase secondaria è ancora relativamente libera in entrambe le tradizioni linguistiche e, anche se in scandinavo la posizione finale del verbo finito non diventa mai la norma, tuttavia tale evenienza rientra tra le varianti sintattiche possibili, per quanto marcate. Le analogie lessicali, già in partenza, sono molto accentuate, poiché entrambe le tradizioni linguistiche sono storicamente correlate dalla comune origine germanica e quindi condividono una parte cospicua del lessico ereditario. A tal proposito è importante sottolineare che il contatto interlinguistico finì per avvicinare ulteriormente i dialetti scandinavi alla struttura composizionale bassotedesca anche attraverso l accoglimento di alcuni nuovi morfemi suffissali, come ad es. sv., norv. -het, dan. -hed, per formare sostantivi astratti, nonché attraverso l adozione di prefissi verbali atoni, quali ad es. be-, i quali erano pressoché scomparsi nelle lingue scandinave d epoca vichinga. Questi importanti tratti morfologici, che oggi appaiono perfettamente integrati nella struttura linguistica dello svedese, del danese e del norvegese e che rendo-

19 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 115 no tali lingue così strutturalmente simili al tedesco, sono stati acquisiti durante il basso medioevo per diretto influsso bassotedesco e sono assenti in islandese. Si osservi ora il grado di parallelismo lessicale e strutturale raggiunto all intorno del 1500 tra le lingue scandinave e il medio basso tedesco, attraverso l esempio di un brano letterario di un poema redatto sia in danese (corsivo) che in basso tedesco (tondo): Tha wi komme bode i huseth ind Do wj quemen beide tho deme huse in tha worth ieg æn saa tijl sind Do wart ick dar noch so to sin Ieg spranck ther op wppaa en stooll Ick spranck dar vp ein stol och sammen slo myne hender oc gool Vnde sloch mine hende to samen mit rop vnde schrol (Den danske Rimkrønike, vv ) 14 Come precedentemente accennato, l affermazione della riforma luterana nei paesi nordici ebbe forti ripercussioni sulla storia delle lingue scandinave, già durante lo stesso XVI secolo. Ma stavolta l influsso linguistico fu esercitato attraverso i canali della cultura scritta, soprattutto come conseguenza dell accoglimento dei moduli stilistici caratteristici della lingua letteraria altotedesca della nuova chiesa protestante. L adesione ad un modello culturale e religioso sorto in Germania significò dunque anche un adeguamento stilistico alla lingua scritta mediante la quale tale modello si diffondeva nelle terre nordiche Il testo è ricavato da H. Toldberg (ed.), Den danske Rimkrønike, I-II, J.H. Schultz Forlag, København Sull intera complessa questione dell influsso alto tedesco in Scandinavia

20 116 I paesi scandinavi si stavano allora trasformando in monarchie nazionali, accentuando sempre più il potere centrale dello Stato. Tali circostanze politiche favorirono la formazione di lingue nazionali sovradialettali di uso scritto, impiegate nelle redazioni di atti ufficiali con dignità paragonabile a quella del latino. Questa sorta di presa di coscienza nazionale risultò naturalmente in un maggior controllo monopolistico dell economia sotto la regia della Corona e contribuì decisamente al declino della Hansa, che per secoli aveva dominato il circuito economico nei paesi nordici, costituendo un elemento politicamente, culturalmente e linguisticamente trasversale rispetto alle particolarità locali. Paradossalmente però fu proprio questa prestigiosa presenza linguistica bassotedesca, diffusa ed uniforme, che, in un certo senso, fornì o comunque fu il catalizzatore di un modello strutturale fondamentalmente simile per tutte le lingue scandinave continentali. Che l influsso del medio basso tedesco avvenisse policentricamente e contemporaneamente in tutti i paesi scandinavi è confermato anche da dati statistici dei quali riporto, a titolo esemplificativo, quelli ricavati da uno studio di Birgit Christensen (1982) 16 sui prestiti lessicali nel periodo attorno al Nei documenti ufficiali del periodo redatti in danese, che la studiosa prende in esame, figurano il 14% di prestiti, costituiti quasi per metà da sostantivi, 1/3 da verbi e il 18% da aggettivi, avverbi ed altre categorie grammaticali. Non viene fornita la percentuale di calchi. Sui 275 prestiti osservati ben 270 sono presenti anche in svedese. Quando il prestigio sociale della tradizione linguistica bassotedesca venne meno, ormai le lingue scandinave ne avevano dalla Riforma in poi vedi H.P. Naumann-S. Müller (a c. di), Hochdeutsch in Skandinavien, A. Francke Verlag, Tübingen/Basel B. Christensen, Die mittelniederdeutschen Lehnwörter in dänischen Urkunden aus dem Zeitraum , Kopenhagener Beiträge 20 (1982), 1-66.

21 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 117 assorbito una tal quantità di elementi, lessicali, sintattici, morfologici, fraseologici, da trovarsi pronte a recepire una nuova ondata di influssi dalla Germania, stavolta di matrice altotedesca. Il terreno era quindi ben preparato. L avvento stesso della stampa, in questo periodo, favorisce la selezione di modelli espressivi ed ortografici sempre più unitari, si va a sfrondare la selva di varianti linguistiche e grafemiche caratteristica dei testi manoscritti dell epoca precedente. Si consideri poi che i primi stampatori nelle terre nordiche sono spesso di origine tedesca e ciò non fa che favorire l affermazione degli stilemi della loro tradizione letteraria. In questo clima culturale, appena due anni dopo la traduzione in tedesco della Bibbia di Martin Lutero (1522), nella stessa Wittenberg, ove si trovava esule il re danese Cristiano II, fu intrapresa dai suoi cortigiani stessi la traduzione danese del Nuovo Testamento (1524), poi in svedese ad opera di uno studente svedese della stessa Wittenberg: Olavus Petri (1526). A seguito di queste prime traduzioni nello spirito della riforma, i sovrani scandinavi patrocineranno la traduzione integrale della Bibbia, prima in Svezia, sotto re Gustavo Vasa (1541), poi in Danimarca (1550), per iniziativa del sovrano Cristiano III. Siamo in una nuova epoca. L adesione alla riforma, ebbe come conseguenza la diffusione, ad uso privato, delle nuove traduzioni in lingua nazionale della Bibbia e di altri testi religiosi, come il Catechismo di Martin Lutero, che imposero alla lingua dei testi sacri il modello stilistico dell alto tedesco letterario. Dal linguaggio della religione, attraverso la lettura e la predicazione, la nuova ondata di influssi tedeschi si andò affermando nella lingua quotidiana e nel linguaggio filosofico e scientifico. Questo processo d integrazione di elementi linguistici tedeschi fu inizialmente in gran parte mediato dalla presenza ancora massiccia di comunità di lingua bassotedesca nelle città scandinave. La comu-

22 118 ne confessione religiosa delle due componenti etniche favorì l affermazione di numerose corrispondenze lessicali e strutturali nell ambito del linguaggio religioso e la stretta parentela del bassotedesco con la lingua altotedesca della tradizione luterana ne favorì l integrazione nel lingue scandinave, che già da tempo si trovavano in rapporto di semicomunicazione con il bassotedesco e ne avevano importato non pochi tratti linguistici. L influsso altotedesco è quindi soprattutto quello di una lingua di cultura, che in seguito alla riforma luterana diviene la lingua scritta comune di tutte le genti di origine tedesca, mentre il bassotedesco rapidamente va a ridursi a mera variante dialettale di quella stessa lingua di cultura. Quindi in Scandinavia il carattere dell influsso tedesco cambiò conseguentemente di orientamento, trasformandosi da quello che inizialmente era stato un qualcosa di paragonabile al contatto interdialettale al livello della comunicazione parlata, al rapporto interlinguistico tra lingue nazionali: il tedesco e le varie lingue scandinave, attraverso i canali della cultura scritta, che nell evo moderno assumono sempre più importanza come fattori normativi della lingua parlata. Una delle conseguenze, osservabile fin dalle prime traduzioni svedesi e danesi della Bibbia, è l introduzione di espressioni, fino ad allora, pertinenti al linguaggio cancelleresco cittadino nella lingua sacra e il contemporaneo abbandono dello stile e del lessico che precedentemente aveva caratterizzato la letteratura religiosa in Scandinavia. In questo caso più che di vere innovazioni linguistiche si tratta di un ampliamento delle preesistenti possibilità espressive della lingua scritta ad altro contesto comunicativo. Ovviamente dal pulpito al linguaggio usato dagli stessi fedeli la distanza è più breve che dall archivio della cancelleria alle piazze cittadine, specialmente in un epoca in cui la predicazione religiosa era il canale di comunicazione di massa da cui si formava il consenso sociale e politico, oltre

23 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 119 che religioso. A ciò si deve la definitiva affermazione nel lessico scandinavo di verbi quali: sv. befalla, dan. befale cf. ted. befehlen besöka besøge besuchen begära begære begehren förvandla forvandle verwandeln förnimma fornemme vernehmen förföra forføre verführen Ma non sempre le lingue scandinave hanno accolto di pari passo le innovazioni linguistiche tedesche, così nel mentre il verbo sv. fråga (cf. ted. fragen) e il sostantivo fönster (cf. ted. Fenster) entrano stabilmente nel lessico quotidiano, il danese usa ancora le forme nordiche spørge (< spyrja) e vindue (< vindauga). In altri casi è successo che le nuove forme di origine tedesca, dopo aver quasi scalzato le corrispettive forme originarie scandinave siano poi di nuovo uscite dall uso quotidiano cedendo il posto a quelle storicamente più antiche; come, ad es., i verbi svedesi begynna e förgäta, forme derivate dal medio bassotedesco che per la loro corrispondenza con i verbi ted. beginnen e vergessen guadagnano popolarità dopo la riforma protestante, per essere successivamente rimpiazzate dalle originarie forme scandinave: börja e glömma. In questo caso il danese usa ancora comunemente la forma storicamente tedesca begynde, ma la forma nordica glemme. Anche per quanto riguarda l integrazione nella morfologia scandinava della possibilità di formare composti con prefissi atoni, 17 le lingue mostrano di aver reagito con diversa prontez- 17 Per un approfondimento sull influsso bassotedesco nell uso di prefissi e suffissi derivazionali nelle lingue scandinave si veda: W. Diercks, Zur Verwendung prä- und postmodifizierender Morpheme im Mittelniederdeutschen und

24 120 za. Il danese infatti mostra una certa maggior resistenza ad adeguarsi al modello tedesco, che prevede la possibilità di formare sostantivi da verbi composti con prefissi atoni mantenendo la stessa distribuzione dell accento. Come ad es.: ted. verkehren trasformare, circolare Verkehr traffico. Tale modello di struttura composizionale e derivazionale, pur presente in certa misura anche in danese, lo si ravvisa più frequentemente in svedese ed è impiegato anche senza riferimento diretto ad una forma tedesca originale: sv. förbjuda proibire förbud divieto förbinda collegare förbund associazione försvara difendere försvar difesa dan. forbyde forbud forbinde forbund forsvare forsvar Nella lingua danese questi sostantivi composti, malgrado derivati da verbi che hanno acquisito la stessa struttura a prefisso atono di origine tedesca come in svedese (cf. ted. verbieten, verbinden, ecc.), si sono adeguati alla regola originaria scandinava, vigente tutt oggi in islandese, secondo cui in un composto nominale il primo membro porta l accento principale anche quando si tratta di un prefisso: dan. forbud, isl. forbo sv. förbud, ted. Verbot Ma al di là della vicenda storica delle singole parole, l influsso tedesco sulle lingue scandinave continentali, prolungain den skandinavischen Sprachen, in Braunmüller Diercks, Niederdeutsch und die skandinavischen Sprachen, cit.,

25 Che cosa sarebbero le lingue scandinave senza il tedesco? 121 tosi fino al XIX sec., indusse, a livello generale, la propensione a plasmare il lessico e la fraseologia in funzione del modello tedesco. In tale modello si ravvisa il principale veicolo di diffusione verso nord di una cultura linguistica di respiro europeo. Nella maggioranza dei casi il lessico moderno astratto della filosofia, della scienza, della tecnica, della religione si è conformato al modello tedesco, in modo parallelo e simile in tutte le lingue scandinave continentali e spesso questo influsso si realizza attraverso la scelta di modelli composizionali o derivazionali simili, in sistemi linguistici già da secoli strutturalmente vicini, che durante il lungo periodo del contatto linguistico elaborarono, come strategia comunicativa, un codice linguistico quasi corrispondente nelle modalità espressive a quello tedesco. Ciò, anche nelle epoche più recenti, in cui il contatto linguistico diretto non era più tanto frequente né intenso, impresse un alto grado di permeabilità da parte delle lingue scandinave continentali verso i moduli espressivi della tradizione linguistica tedesca, che in virtù del principio generale di economia dello sforzo comunicativo continuò ad essere il modello più idoneo a veicolare i concetti e le idee che nei secoli andavano a formare e caratterizzare la cultura europea.

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