REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia. sezione staccata di Brescia (Sezione Seconda)

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1 N /2016 REG.PROV.COLL. N /2016 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia sezione staccata di Brescia (Sezione Seconda) ha pronunciato la presente SENTENZA ex art. 60 cod. proc. amm.; sul ricorso numero di registro generale 89 del 2016, proposto da: **, rappresentato e difeso dagli avv. Filippo Pancera, Rinaldo Pancera, con domicilio eletto presso Rinaldo Pancera in Brescia, Via IV Novembre,3 (Fax=**); contro Ministero dell'interno - Questura di Brescia - Prefettura di Brescia, rappresentato e difeso per legge dall'avvocatura Distrettuale Stato, domiciliata in Brescia, Via S. Caterina, 6; per l annullamento, previa sospensione,

2 del provvedimento 12 novembre 2015 prot. P BS L Q , comunicato il giorno stesso, con il quale il Dirigente dello Sportello unico immigrazione presso la Prefettura della Provincia di Brescia ha respinto la richiesta di una quota di conversione del permesso di soggiorno lungosoggiornanti di altro Paese membro dell Unione europea- UE ovvero di nulla osta al lavoro autonomo per stranieri muniti di permesso di soggiorno UE presentata nell interesse della ricorrente; di qualsiasi atto presupposto, prodromico, concorrente o conseguente; Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero dell'interno - Questura di Brescia - Prefettura di Brescia; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 17 febbraio 2016 il dott. Francesco Gambato Spisani e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.; Ritenuto: - che la ricorrente impugna il provvedimento con il quale la Prefettura di Brescia ha respinto la sua richiesta di una quota di conversione del permesso di soggiorno lungosoggiornanti di altro Paese membro dell Unione europea- UE ovvero di nulla osta al lavoro autonomo per stranieri muniti di permesso di soggiorno

3 UE, nei termini che seguono (doc. 1 ricorrente, copia provvedimento impugnato); - che, come risulta dal provvedimento stesso la ricorrente è titolare di un permesso di soggiorno UE per lungosoggiornanti rilasciatole dal Regno di Spagna, è titolare di un codice fiscale italiano ed è socia di una società commerciale italiana qui attiva in Manerbio. L amministrazione, ciò posto, motiva il diniego osservando da un lato che la ricorrente non avrebbe presentato alcuna dichiarazione dei redditi in Italia; dall altro, non avrebbe specificato che attività autonoma andrebbe qui ad esercitare; - che a sostegno dell impugnazione la ricorrente deduce quattro censure, riconducibili ad un unico motivo di violazione degli artt. 9 bis d. lgs. 25 luglio 1986 n 286 e 8 D.P.R. 31 agosto 1999 n 394, sostenendo che si tratterebbe di circostanze non ostative, dato che ella sarebbe soggetto di imposta nel Regno di Spagna e intenderebbe svolgere l attività di gestione di bar e ristoranti, come risulterebbe per implicito dall oggetto sociale della società citata; - che il ricorso è infondato e va respinto. Va premesso il principio, ribadito da costante insegnamento giurisprudenziale (già C.d.S. parere su ricorso straordinario sez. I 30 novembre 2009 n 3426), secondo il quale per la conservazione del provvedimento amministrativo sorretto da più ragioni giustificatrici tra loro autonome e non contraddittorie è sufficiente che sia fondata anche una sola di esse. Ciò posto, la ragione fondata sulla mancata specificazione dell attività che

4 la ricorrente vorrebbe esercitare in Italia è esaustiva. Dispone infatti l art. 9 del T.U. che lo straniero il quale, come nella specie, intenda convertire in permesso italiano altro permesso rilasciatogli da altro Paese dell Unione per esercitare attività autonoma, deve anzitutto dimostrare di disporre di risorse adeguate per l'esercizio dell'attività che intende intraprendere in Italia; di essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge italiana per l'esercizio della singola attività, compresi, ove richiesti, i requisiti per l'iscrizione in albi e registri; di essere in possesso di una attestazione dell'autorità competente in data non anteriore a tre mesi che dichiari che non sussistono motivi ostativi al rilascio dell'autorizzazione o della licenza prevista per l'esercizio dell'attività che intende svolgere, in una parola presentare una sorta di piano industriale, che nella specie manca completamente. La ricorrente da un lato afferma (ricorso, p. 6 quarto rigo) che l attività di suo interesse è intuibile, essendo lei socia di un bar, ma ciò all evidenza non soddisfa il disposto dell art. 9 citato; dall altro, fornisce un elemento contraddittorio, perché la promessa da lei depositata (doc. 7 ricorrente, copia di essa), in cui il titolare della società si dichiara disposto a inquadrarla come barista a titolo di socio lavoratore, ma con garanzia di un reddito minimo, appare riconducibile non ad un attività autonoma, ma ad un lavoro dipendente; - che le spese seguono la soccombenza e si liquidano come da dispositivo;

5 P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia sezione staccata di Brescia (Sezione Seconda) definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge. Condanna la ricorrente a rifondere all amministrazione intimata le spese del presente giudizio, spese che liquida in (millecinquecento/00) oltre accessori di legge, se dovuti. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Brescia nella camera di consiglio del giorno 17 febbraio 2016 con l'intervento dei magistrati: Alessandra Farina, Presidente Stefano Tenca, Consigliere Francesco Gambato Spisani, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 22/02/2016 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)