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1 TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO 108

2 Claudio Giardini Guercino nella chiesa di San Pietro in Valle* Tra i diversi procuratori che a partire dal 1642 erano soliti frequentare direttamente in Bologna la bottega di Giovan Francesco Guerrieri si muoveva anche padre Ettore Ghisilieri dell Ordine di San Filippo Neri (Oratoriani): Guercino riceve infatti nel 1661 una commissione da parte sua per la realizzazione di un San Giovanni nel deserto quale agente della Congregazione oratoriana fanese, che a sua volta intermediava per conto della nobile famiglia fanese degli Alavolini, novelli titolari di una cappella di juspatronato, la seconda a destra entrando nella Chiesa oratoriana di San Pietro in Valle di Fano. Il dipinto risulta già pagato nell ottobre di quell anno: Adì 16. di Ottobre Dal Molto R.do Pre: Etore Ghiselieri si e ricevuto Ducatoni Cento quaranta, per il Quadro del San. Giovani nel deserto fatto per la Città di Fano. fano in tutto L. 700 che sono Scudi a leggere le registrazioni contabili così meticolosamente in uso nell atelier guercinesco 1. La somma, trascritta come d abitudine nelle diverse valute, risulta un po al di sopra del normale mercato delle opere guercinesche che dal 1643 al 1666 si aggirava intorno ai scudi per una figura intera: il problema dei prezzi e delle monete utilizzate nel Libro dei Conti della bottega del Guercino è particolarmente complicato (scudo romano, scudo di paoli (utilizzato dal Malvasia = 4,5 lire bolognesi), lira centese, lira bolognese, ducatoni ); questo tipo di contabilità consentiva a volte, soprattutto al Malvasia, di far da mediatore con il pittore centese per ottenere dei prezzi al ribasso o delle agevolazioni per il cliente/committente 2. Ettore Ghislieri, incaricato di far arrivare il danaro da Fano a Bologna, apparteneva ad una delle famiglie senatorie più influenti ed importanti della città felsinea ed era anche un collezionista d arte, nonché amico e mecenate del Guercino; oltre a commissionargli egli stesso diversi dipinti tra cui un S. Giovanni Battista nel 1644, un S. Giuseppe nel 1649 ed una Madonna col Bambino nel 1662 quale integrazione apicale ad una pala raffigurante la Visione (o Estasi) di S. Filippo Neri dipinta una quindicina di anni prima ( ) per gli Oratoriani nella chiesa bolognese della Madonna di Galliera, lo aveva chiamato ad insegnare presso l Accademia, detta anche degli Ottenebrati, da lui fondata a Bologna nel 1646, pare su consiglio e suggerimento del canonico Malvasia. In questa Scuola artistica del nudo, organizzata e sistemata nel proprio palazzo di città, si sarebbero alternati, quali maestri e regolatori, anche artisti come Alessandro Tiarini, Francesco Albani, Giovanni Andrea Sirani e Michele Desubleo. La scuola rimase operativa per circa sei anni, fino verso il 1652, quando il nobile bolognese decise di entrare nell ordine degli Oratoriani 3 ed a lui si rivolsero, appartenendo allo stesso Ordine religioso, i confratelli fanesi per agevolare la commissione dei nobili Alavolini: la chiesa fanese di S. Pietro in Valle era di pertinenza infatti della congregazione oratoriana che si era insediata in città fin dai primi anni del Seicento - la Bolla papale di approvazione è del e per tutto il secolo si prodigò nella costruzione, decorazione, abbellimento e completamento di essa, delle attigue case di ospitalità e, dal 1681, anche dell annessa biblioteca mentre gli Alavolini proprio in quel tempo ( ) vi stavano sistemando la cappella di famiglia appena ottenuta in juspatronato, come attestano due lapidi ancora in loco recanti le date del 1660 e del 1661, citanti l una Lorenzo Alavolini e la moglie Gentile Bertozzi e l altra il figlio Papirio e la moglie Giulia Uffreducci intenti, soprattutto i secondi, ad esaudire i voti per la realizzazione di un luogo ove esercitare la pietas familiare. La tematica raffigurativa era stata indirizzata, su suggerimento degli stessi padri filippini, verso le storie di S. Giovanni Battista fin dal 1628, quando la cappella, a seguito della morte della proprietaria, la vedova di Giovan Battista Vignattoli che l aveva acquistata qualche anno prima, intorno al 1624, era rimasta senza ornamenti, senza decoro, rozza e disdicente : essi si erano quindi indirizzati verso un tal Nicola A fronte G. F. Barbieri detto Guercino, San Giovanni Battista alla fonte, 1661, particolare ( Musée Fabre de Montpellier Agglomération - foto Frédéric Jaulmes) 109

3 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO G. F. Barbieri detto Guercino, San Giovanni Battista alla fonte, 1661 ( Musée Fabre de Montpellier Agglomération - foto Frédéric Jaulmes) 110

4 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE stuccatore e ne affidavano la gestione in condivisione con le Monache del Convento del Corpus Domini in quanto, essendo la cappella inalienabile per testamento, queste si erano accollate l organizzazione per l officiatura di quattro messe. La scelta per rendere appunto la cappella meno rozza e disdicente era caduta sul pesarese Gian Giacomo Pandolfi, pittore dai colori assai sfumati ma anche un po truci se non violenti e crudi che spesso pareva compiacersi nell esecuzione di scene forti come quelle del martirio di santi, cui era stato affidato il compito di illustrare il sacello con cinque opere: due poste ai lati, di spalla, raffiguranti la Nascita e la Decollazione, mentre tre venivano collocate sulla volta tra le cornici modanate degli stucchi con Scene della predicazione per la somma di ottanta scudi oltre agli azzurri fini e le mance. Intorno al , essendo l altare centrale passato per cinquanta scudi alla nobildonna Chiara Sperandio, questa si accollava il compito di far dipingere e collocare il quadro dell altare raffigurante S. Giovanni Battista, a perenne ricordo e memoria del marito Giovan Battista Vignattoli, ad un pittore monaco camaldolese indicato come padre Venanzo l eremita 5. Le difficoltà economiche incontrate determinarono la necessità di ricorrere addirittura all aiuto di papa Alessandro VII che con Breve del 15 luglio 1660 mise a disposizione ulteriori trentanove scudi e cinquanta centesimi ed inoltre costrinsero i confratelli, sempre nello stesso anno, ad aggirare il testamento col permettere che la cappella fosse aggiudicata in proprietà al nobile fanese Lorenzo Danieli Alavolini, che nello sposare Costanza Danieli aveva assunto anche il nome del casato della moglie per mancanza in esso di discendenza maschile, ed a suo figlio Papirio 6. Questi nell ottemperare ai desideri del padre morto in quello stesso anno all età di 73 anni e lì sepolto nella cappella di famiglia appena acquisita, provvide a sostituire con il dipinto del Guercino quello precedente di Venanzio, molto probabilmente ritirato dai padri filippini, preferendosi avere l opera di un artista più à la page e già introdotto nel milieu culturale e nobiliare cittadino ed anche marchigiano. Non sarà inutile ricordare come a Fano fossero infatti già presenti tre dipinti del pittore centese: l Angelo custode del 1641, commissionato e pagato direttamente da Vincenzo Nolfi per la Cappella di famiglia nella Chiesa di S. Agostino (già S. Lucia); lo Sposalizio della Vergine del 1649 commissionato e saldato da Francesco Sperandio, Auditore in Bologna della Sacra Rota, a nome del cognato Alessandro Mariotti per la Cappella di famiglia nella Chiesa di S. Paterniano, ed una S. Maria Maddalena del 1652 commissionato da una monaca nipote di Vincenzo Nolfi per un altare laterale della chiesa del convento di S. Daniele e molto probabilmente saldato dal nobile fanese, andato in seguito spostato nel convento dei Ss. Filippo e Giacomo e poi disperso. Saranno complessivamente una trentina i dipinti commissionati a Guercino per queste nostre zone. Ciò evidenzia con buona certezza come i rapporti dell artista con il territorio a sud di Bologna comprenden- G. F. Barbieri detto Guercino, Maddalena penitente,

5 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO te le Marche non disgiunte dalle contigue Romagne, siano stati stretti, intensi e proficui, soprattutto quando, dopo la morte di Guido Reni (1642), egli decise di spostare la sua bottega oramai capace di un grande volume di lavoro da Cento a Bologna ed anche dopo la scomparsa del pesarese Simone Cantarini (1648) che determinò la conseguente mancanza di artisti locali oramai annegati nel calderone romano. E interessante seguire la dinamica delle commissioni che dalle Marche salivano a Cento, prima, ed a Bologna poi sulla medesima scia che era stata utilizzata per arrivare in precedenza a Ludovico Carracci, Guido Reni e quindi al Domenichino, a Francesco Albani, ad Alessandro Tiarini - per richiedere opere d arte ad un pittore oramai famoso ed affermato e nel contempo vedere come Guercino acquisisse al raggio d azione della propria clientela queste zone ritenute fertili per il mercato della produzione devozionale, alla luce di assenza pressoché totale di concorrenza 7. Per il S. Giovanni Battista alla fonte, invece, la lettura delle due lapidi presenti nella cappella Alavolini fornisce una migliore comprensione degli avvenimenti: D[eo]. T[emporis]. V[ictori]. / LAVRENTIVS. FAN[ensis]. PATR[icius]. QVEM. ATTILIVS. MILITIAE. DVX /AB. ANTIQVA. CLARA- QVE. ORTVS. ALAVOLINOR[um]. FAMI- LIA/ ATQVE. CONSTANTIA. DANIELLIA. GENVERE. SACELLVM/ HOC. MAGNIFI- CENTIVS. INTEGRANDVM. CVLTVQVE/ REI. SACRAE. AVGENDVM. SVSCEPIT/ SED. AD. COELVM. EVOCATVS. PIVM. OPVS. PAPYRIO/ EX. GENTILI. BERTO- TIA. VXORE. FILIO. CONFICIENDVM/ LEGAVIT. POSTREMO. VIAS. SVAS. OPTI- ME. DIRECTAS/ CLAVSIT. IN. SEPVLCRO. ANNO. MDCLX/ AETATIS. SVAE. LXXIII. (A Dio vincitore del tempo(?). Lorenzo patrizio fanese, nato dal condottiero Attilio della nobile e antica famiglia Alavolini e da Costanza Danieli, fece rimettere splendidamente a nuovo questa cappella Qui e nella pagina a fronte Le due lapidi nella cappella Alavolini 112

6 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE abbellendola di ornamenti sacri. Chiamato però in cielo lasciò per testamento che questa pia opera fosse portata a termine da Papyrio, [suo] figlio nato dalla moglie Gentile Bertozzi, cosicché dopo aver ottimamente percorso il proprio cammino [terreno] lo concluse [qui] nel sepolcro nell anno 1660, settantatreesimo della sua vita). D[eo]. T[emporis]. V[ictori]. / EN. SACEL- LVM. VBI PAPYRIVS ALAVOLINVS I[uris ].V[triusque].I[lle].C[onsultus]./ PATERNAE. PIETATIS. ET. SVA. VOTA. PERSOLVIT/ IAM INSIGNI PRAECVRSORIS EFFIGIE/ ARAM EXORNAVIT/ ET. MISSAM. QVO- TIDIE. CELEBRANDAM. CVRAT/ INTE- RIM. IPSE. AC. IVLIA. VFFREDVCCIA. CONIVX/ A. DIVO. QVI. FVIT. LVCERNA. ARDENS/ PRIVSQVAM. SOLVANTVR. IN. CINERES/ SVPERNI. AMORIS. IGNEM. EXPOSCV[N]T. MDCLXI. (A Dio vincitore del tempo(?). Ecco la cappella dove Papyrio Alavolini, esperto di entrambi i diritti, sciolse i voti della devozione paterna ed anche i suoi: ha già ornato l altare con lo straordinario ritratto del Precursore [di Cristo] e ha cura che una messa sia celebrata tutti i giorni. Inoltre egli e la moglie Giulia Uffreducci prima di dissolversi nelle ceneri implorano il fuoco dell amore divino dal Santo [Giovanni Battista] che fu lucerna ardente La commissione che gli perveniva da Fano attraverso l amico Ettore Ghislieri intorno alla figura di un S. Giovanni Battista dovette suscitare particolare attenzione in Giovan Francesco che si era cimentato non poco in una siffatta raffigurazione da far ritenere che il Battista fosse uno dei suoi Santi prediletti, pur in una dinamica di scelta altrui. Risultano infatti direttamente conosciute o connesse almeno otto realizzazioni a figura intera mentre nove sono quelle a mezza figura ed altrettante in scene più articolate della vita del Battista. Esse coprono tutto l arco della poetica matura di Guercino, all incirca dal 1632 al 1661, terminando proprio con l anno del dipinto collocato in S. Pietro in Valle, a significare 113

7 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Documento conservato nell Archivio Storico Diocesano di Fano datato 6 febbraio 1661 comprovante il passaggio di proprietà della Cappella di S. Giovanni Battista in S. Pietro in Valle dalle monache del Convento del Corpus Domini alla nobile famiglia Danielli-Alavolini 114

8 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE come l espressione artistica del pittore centese, pur esclusivamente tesa ad una tematica religiosa e sacra in tale figura e soggetto, nell occasione fanese abbia completato una poetica artistica preferenziale; Guercino com è noto morirà di lì a cinque anni nel Almeno in sei dipinti dei nove usciti dall atelier guercinesco con soggetto il profeta Precursore di Cristo credo possa cogliersi la connaturata e profonda dimostrazione di questa sua intimistica devozionalità, in una tangenza figurativa straordinaria nonostante alcune obbligate varianti, a riprova di un archetipo mentale ben fissato nella concezione artistica del pittore. Non è da escludere, inoltre, come Guercino possa aver intrapreso le poetiche esecutive a seguito dell osservazione di un dipinto di Giuliano Bugiardini del primo quarto del XVI secolo e raffigurante il Battista, posto ai suoi tempi, a seguito della donazione del poeta Giovanni da Casio della nobile famiglia de Pandolfi da Casio, nella sagrestia del complesso di S. Stefano a Bologna: il precursore di Cristo è infatti collocato all aperto e seduto su una pietra, nell atto di bere da una ciotola i. Ciò detto, i riferimento vanno dal S. Giovanni nel deserto eseguito nel 1641 per l Imperatore d Austria ed oggi conservato al Kunsthistoriches Museum di Vienna; a quello del 1650 per i Redolfini di Cento, da collocare nella loro cappella nella chiesa del SS. Rosario di Cento ed oggi nella Pinacoteca Civica della medesima città; a quello del 1652 per il Cardinal Fabrizio Savelli poi passato ai Ludovisi Albergati per essere infine donato a Papa Innocenzo X (Pamphili) ed oggi conservato nella Galleria Doria Pamphili a Roma; a quello ancora del 1652 di ispirazione personale realizzato, infatti, quale componente di una serie penitenziale di quattro dipinti per arredare le pareti della casa bolognese e forse oggi, dopo diverse vicissitudini mercantili, individuabile nel dipinto della Richard L. Feigen & Co. Art Gallery di New York; a quello del per la chiesa di S. Giovanni Battista in Feliceto dei Frati Francescani Minori Cappuccini di Forlì che, scampato alla concentrazione braidense successivamente al dissolvimento del napoleonico Regno d Italia, oggi si trova conservato nella Pinacoteca Civica di Forlì; a quello del 1661 per gli Alavolini di Fano da collocare nella loro cappella di juspatronato nella chiesa di S. Pietro in Valle di Fano che, enlevèe nel 1797 e non fortunato come il confratello forlinese fu, infatti, usato da Canova, come molti altri, in scambio per ottenere la buona disposizione di Luigi XVIII oggi si trova al Museo Fabre di Montpellier. La rappresentazione del Battista con il mantello rosso simbolo del martirio che assorbe ed annulla completamente la descrizione evangelica, appena relegata ad un accenno figurativo, che lo voleva vestito di peli di cammello e di una cintura di pelle attorno ai fianchi (Marco: 1,6); comune è anche la allogazione scenografica che pur dovendo evidenziare il deserto mostra invece un cielo azzurro e le nuvole grigie con accenno alla configurazione naturale di una grotta. In due dipinti, tra cui quello fanese, Guercino aggiunge una pecora, posta obliquamente in quello di Forlì mentre frontale risulta in quello di Stemma patrizio della Famiglia Alavolini di Fano 115

9 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Fano. A completare queste segnalazioni porrei l accento anche sul fatto che nelle tre edizioni oggi a Vienna, Cento e Forlì, Giovanni è raffigurato con il braccio destro alzato ed il dito rivolto in alto ad indicare il cielo (il luogo della Trinità) mentre in altre tre, oggi a Roma, New York e Montpellier, il Battista è intento con una ciotola a raccogliere l acqua sgorgante dalla roccia, venendo quindi identificato con la realtà del suo nome: se è vero che l acqua lo dissetò durante la sua penitenza nel deserto, è anche vero che il pensiero da trasmettere a chi osserva è che con quell acqua egli battezzò Gesù Cristo, il figlio di Dio, azione principale della sua vita. Nell esame di queste parametrazioni non posso infine esimermi dall evidenziare come nei dipinti di Cento, Forlì e Montpellier (già a Fano) la postura del Santo, che è ritratto seduto, è alquanto dubbia con un incrocio di gambe poco verosimile e precario da rendergli difficile la staticità ii. Dei quadri presenti in città il S. Giovanni Battista alla fonte del Guercino unitamente alla Consegna delle chiavi di Guido Reni entrerà da subito nella visite odeporiche settecentesche del Gran Tour, usufruendo ovviamente del richiamo del completamento dell acconciatura barocca della chiesa di S. Pietro in Valle (1710) che ottenne così la preferenza e la promozione da parte dei viaggiatori-visitatori i quali si potevano avvalere in città anche di una guida fresca di stampa (1740 ca.) seppure anonima di redazione, realizzata, oltre che per una conoscenza generale..sicchè quando uno voglia osservarli [i Quadri], abbia comodamente sotto gli occhi, e i luoghi dove si trovano, e i Nomi degli Autori, che li colorirono, anche ad uso dei visitatori di passaggio.. a quei Forestieri vaghissimi, per altro, di considerare ogni cosa per maggiormente accrescere la loro erudizione 10. Non sarà difficile ipotizzare quindi come le requisizioni napoleoniche che imperverseranno di lì ad una quindicina d anni siano proprio frutto dell attenta lettura che i commissari fecero di queste Guide, locali e non, con la sottolineatura che i resoconti d oltralpe per la città di Fano citavano quasi esclusivamente la chiesa dei Padri Filippini e, in essa, la Consegna delle chiavi di Guido Reni ed il S. Giovanni Battista alla fonte del Guercino, segnandone il destino perchè questi furono i due quadri asportati ed inviati al Louvre. Fu infatti il francese Joseph-Nicolas Cochin nella sua venuta in Italia del 1749 come accompagnatore, con altri, del marchese de Vandières, fratello della potente M.me de Pompadour, il primo straniero, poco meno di novant anni dopo la sua realizzazione, a segnalare il dipinto nei resoconti di viaggio, pur non apprezzandolo (Second autel à droite, un S. Jean- Baptiste, dit du Guerchin, mou, trop rouge, point beau.) 11. Si accodò nelle medesime impressioni critiche circa vent anni dopo ( ) un altro francese, l astronomo Joseph-Jerome Lalande di ritorno da Napoli nella sua obliqua risalita lungo la costa adriatica al suo passaggio per Fano (Au seconde autel de la nef à droite, un S. Jean du Guerchin, figure roide, dure de dessain & de couleur) 12. Toccò invece a Tommaso Massarini nella sua Cronaca fanestre registrare da subito la notizia dell asportazione della tela guerciniana dalla Chiesa di S. Pietro in Valle di Fano raffigurante S. Giovanni alla fonte ad opera degli agenti della Commissione Monge, aggregata alle truppe napoleoniche che seguivano il Generalissimo di ritorno da Tolentino subito dopo la firma del Trattato di Pace con la Santa Sede (19 Febbraio 1797): 21 Febbraio [1797]. Portarono via questa mattina tutti li Argenti rimasti con due Quadri ch erano in Chiesa ai Filippini ; l Altro era il San Giovanni al fonte, opera del Guercino 13. Seppure non ci fosse nessun dubbio sul risultato, infatti, bisognava pur aspettare la firma reale del trattato, rispettarne le risultanze e quindi dare seguito alle conseguenze che per i dipinti e le opere d arte in genere significavano requisizioni [ ] dovremo quindi tornare sui nostri passi per prelevare, nelle città di Ancona, Fano, Pesaro, Rimini, Ravenna, Cesena, Faenza e Imola. A detta del matematico Gaspard Monge, coordinatore della Commission pour la recherche des objets de Science et de l Art voluta dal Direttorio al fine di regolamentare con sistematicità le requisizioni artistiche dopo le asportazioni decisamente velleitarie della campagna di Belgio, 116

10 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE Olanda e Germania ( ) conseguenti alla battaglia di Fleurus del 26 giugno/8 pratile da subito il S. Giovanni, unitamente ad altre 78 opere provenienti dallo Stato della Chiesa (Marche, Umbria e Roma) e dalla Repubblica di Venezia, già smontate dagli altari, dopo un periodo di concentrazione a Bologna, stava per iniziare il suo interminabile viaggio verso la Francia lungo la direttrice viaria attraverso Genova, Nizza, Antibes, Digne, Gap, Grenoble, Lione, Digione, Parigi 15 che durò quasi quattordici mesi per arrivare al Louvre tra il 27 e 28 luglio 1798 in uno spettacolare corteo trionfale che ci è stato tramandato sia attraverso la stampa di uno di quei cataloghi (Notice), antesignani delle moderne pubblicazioni di divulgazione museale sia in stampe d epoca ed anche in un interessante vaso di circa un metro di altezza in porcellana di Sèvres e bronzo dorato realizzato nel 1813 dal pittore Antoine Beranger su disegno dello scultore Achille Joseph Etienne Valois ed entrambi, vaso e disegno, conservati al Museo Internazionale della Ceramica di Sèvres 16. Nel 1801, rientrando nel novero di quelli che venivano scelti dall Amministrazione centrale come envoi d Etat, opere d arte cioè giudicate importanti al fine di costituire ed ampliare le collezioni dei musei periferici, il S. Giovanni Battista alla fonte veniva spostato a rafforzare i dipinti seicenteschi del costituendo Museo di Strasburgo, per rientrare comunque al Louvre poco più tardi, verso il Nelle ricognizioni canoviane supportate dagli elenchi (note) portati dal segretario generale dei Musei Vaticani Alessandro D Este ([ ] fu perciò di concerto col cardinale Consalvi commesso al mio figlio Alessandro [ ] di attendere a compilarle con sollecitudine e diligenza e poi di raggiungere il Canova a Parigi con esse note, insieme con quelle già conosciute pel trattato di Tolentino.) 17 nell ottobre del 1815 risulta infatti ancora a Strasburgo ([ ] Pesaro et Fano [ ] Saint Jean, du Guerchin Au Musée de Strasbourg) 18 quando entrerà nella lista di scambio per consentire il ritorno in Italia ad altre opere d arte entrate a suo tempo nelle forzose condizioni del Trattato di Tolentino. Nel 1820 tornerà ad essere ricollocato nella sezione barocca della scuola italiana (Ecole d Italie) ove viene segnalato, seppure degradato : 944. S. Jean dans le désert. Il tien de la main gauche une croix formée d un roseau, et de la droite une coupe dans la quelle il recoit l eau qui jaillit d un roscher. Tableau de l école du Guerchin 19. Nel 1896 viene staccato dal Louvre ed inviato quale prestito di Stato (Dépot de l Etat; inv. n. 88) in Linguadoca, ancora una scelta periferica dopo Strasburgo, col compito di corroborare la formazione di una buona consistenza di arte italiana antica all interno delle collezioni artistiche figurative del Musée Francois-Xavier Fabre di Montpellier (Ecoles d Italie), andando ad affiancare un altro importante dipinto del Guercino, un opera giovanile ( ) raffigurante S. Francesco in meditazione già presente al Museo fin dal 1828, anno della sua fondazione, quando il pittore Francois-Xavier Fabre decise di donare gran parte delle sue opere ed anche le collezioni artistiche di sua proprietà alla città natale. Una ulteriore importante citazione il S. Giovanni Battista alla fonte di Fano/Montpellier la ritrova nel 1988 quando Luigi Salerno, con la collaborazione di Denis Mahon, pubblica il suo lavoro su tutta l opera pittorica del Guercino e per il dipinto fanese ricostruisce, con l assistenza dello studioso inglese, una seppur stentata quanto imprecisa segnalazione storica 20, mentre nello stesso anno (1988) Stephane Loire lo rimarca, in contrapposizione all imminente apertura della mostra Seicento al Grand Palais di Parigi (11 ottobre gennaio 1989), in uno studio comprendente anche altri dipinti guercineschi peu connus: La préparation d une exposition consacrée à la peinture italienne du XVII siecle d après les collections des musées de province a fourni l occasion de revoir systématiquement tous les fonds de ces musées [ ] Cette étude voudrait, en complément des tableaux présenté à l exposition, apporter quelque précisions concernant certaines des oevres des collections francaises 21. Il dipinto trova ancora una veloce citazione nel lavoro sul- 117

11 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO la catalogazione dei disegni di Guercino e della sua scuola, ben 826 in totale di cui 348 ascrivibili al maestro, già appartenuti a Re Giorgio III e poi conservati nelle Collezioni reali inglesi della Royal Library al Castello di Windsor che vede la luce nel 1989 per opera di Denis Mahon e Nicholas Turner 22. Un ulteriore contributo (Le Guerchin en France) è portato nel 1990 con una interessante mostra al Pavillon de Flore (31 maggio-12 ottobre) ancora da Stephane Loire che, in qualità di conservatore al Museo del Louvre per la pittura italiana bolognese di epoca barocca, sviluppa con competenza il discorso avviato nel saggio precedente del 1988 intorno alle poetiche guerciniane del periodo tardo, ove la realizzazione del S. Jean-Baptiste à la source di Montpellier (già a Fano, aggiungerei), sottoposto per l occasione ad un intervento di restauro e quindi reso maggiormente leggibile 23, egli ritiene manifesti il riassunto pittorico dell esperienza artistica di tutta una vita celle d un peintre dont les dons les plus exceptionnels furent toujours mis au service d une des très haute conception de son art, vecue pourtant avec semplicité et la plus fervente sincérité 24 - con una propensione vicina a quella evidenziata e profusa dall artista centese nella tela da appendere alle pareti della propria casa bolognese: Cinq années avant sa mort, le Guerchin est, une nouvelle fois, parvenue à conjuguer, comme dans une version de ce meme sujet peinte vers pour orner sa propre maison 25. L anno seguente (1991) il S. Giovanni Battista ebbe ancora una citazione nel catalogo completo dei dipinti guercineschi redatto da David M. Stone 26 : tutti contributi che per certi versi segnarono in Italia come in Francia, con G. F. Barbieri detto Guercino, Angelo custode, 1641 G. F. Barbieri detto Guercino, Sposalizio della Vergine,

12 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE Stone addirittura in Nord-America, l approssimarsi della grande mostra di Bologna curata da Denis Mahon nel 1991 nell ambito delle celebrazioni per i 400 anni della nascita di Guercino ( ) e delle programmazioni espositive volute ed organizzate dalla Soprintendenza bolognese a partire dal 1950 che giunsero fino al 2001, in un crescendo storico artistico che ha connotato in maniera impressionante la vita culturale della città felsinea, portandola nel contempo ad una esaltante ribalta internazionale 27. Denis Mahon nello stendere la scheda sul S. Giovanni Battista alla fonte che era stato concesso come prestito e poteva così rientrare in Italia e farsi osservare nella sede espositiva bolognese del Museo Civico Archeologico, esplicava in maniera molto pratica le consonanze intraviste nella resa del paesaggio (Abbiamo già visto l interesse del Guercino per l ambientazione paesaggistica nei dipinti eseguiti per la propria casa.) tra questo dipinto e altri due dipinti presenti in mostra facenti parte dei famosi quattro, eseguiti da Guercino pro domo sua cui anche Loire aveva appalesato la vicinanza attraverso un S. Giovanni Battista la cui assenza nelle pertinenze contabili del Libro dei conti asseverava ancor di più l appartenenza al gruppo famigliare 28. I padri filippini da parte loro provvidero a surrogare l enlevement guercinesco del 1797 con un dipinto di Sebastiano Ceccarini (Natività del Battista) unitamente ad un altro (S. Giovanni predica alle turbe) avendo in mente da qualche tempo di sostituire i lavori del Pandolfi, ritenuti non tropo adatti. Il secondo dipinto verrà comunque collocato in sacrestia 29. Nel 2011 comunque una serie di ottime circostanze ha consentito, a distanza di 20 anni dell evento bolognese del 1991, ma addirittura dopo ben 214 anni dallo strappo napoleonico, il ritorno pur temporaneo del S. Giovanni alla fonte a Fano, città per cui nel 1661 quasi una intera congregazione religiosa quella dei Reverendi Padri Filippini ed un prestigioso casato nobiliare quello degli Alavolini-Danieli - si erano mossi tra Fano e Bologna a richiedere ad uno dei maggiori pittori di dipinti d altare dell epoca, in ottemperanza al voto di una promessa di pietas filiale, l ulteriore coronamento al completamento dell acconciatura barocca di una delle più belle chiese dello Stato pontificio, quantomeno delle odierne Marche

13 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Note * Questo contributo recupera ed aggiorna il saggio Osservazioni, riferimenti e commenti al San Giovanni Battista alla fonte dipinto dal Guercino per Fano nel 1661 e enlevée le 3 ventose, 5éme année de la Republique [21 febbraio 1797], da me steso per il catalogo della mostra Guercino a Fano tra presenza ed assenza, curato da Maria Rosaria Valazzi, Fano 2011, pp Attraverso la lettura di un registro di commissioni e contabilità tenuto inizialmente dal fratello Paolo Antonio ad alla sua morte (1649) dal Guercino stesso e negli ultimi anni di vita dell artista ( ) dal nipote Benedetto Gennari, è possibile seguire con quotidianità l attività di Giovan Francesco riferita alle commissioni ricevute con date, nomi e prezzi di vendita: v. B. Ghelfi (a cura di), Il Libro dei conti del Guercino , Bologna 1997; il S. Giovanni Battista fanese è citato al conto n. 570 (p. 193). Sulla storiografia artistica del dipinto e relativa bibliografia di riferimento si veda per tutti il mio recente saggio C. Giardini Osservazioni, riferimenti e commenti al San Giovanni Battista alla fonte dipinto dal Guercino per Fano nel 1661 e enlevée le 3 ventose, 5éme année de la Republique [21 febbraio 1797], in M. R. Valazzi (a cura di), Guercino a Fano tra presenza e assenza Fano 2011, pp Il libro dei Conti (1997), pp Il prontuario che prevedeva 100 scudi per la figura intera, 50 per la mezza figura e 25 per una testa, sempre tradotti dal biografo bolognese in scudi di paoli (Il libro dei Conti 1997, pp ) era stato già indagato da Denis Mahon il quale riteneva che Malvasia poteva muoversi come mediatore per avere accesso ad una lista di ordini piuttosto che al Libro dei Conti di Guercino (D. Mahon, a cura di, Il Guercino. Catalogo critico dei dipinti, Bologna 1968, pp. 2-3: qui il maggior studioso del Guercino riprendeva supposizioni da lui stesso esternate precedentemente, D. Mahon, Guercino s change of style: its nature and origines in Studies in Seicento Art Theory, London 1947, pp , nota 74). Per gli appassionati di economia monetaria del periodo segnalo per l imprescindibile utilità il saggio di B. Salvioni, Il valore della lira bolognese dal 1626 al 1650 in Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Romagne,IV, XV, 1925, pp in seguito egregiamente interpretato, commentato e applicato al caso dell attività del Guercino da O. Bonfait, Il pubblico del Guercino. Ricerche sul mercato dell arte nel XVII secolo in Storia dell Arte, 68, 1990, p. 71 e p. 72, nota 3 anche in una stesura francese dell anno dopo, Idem, Le public du Guerchin. Recherches sur le marché de l art a Bologne au XVII siecle in Revue d histoire moderne et contemporaine, XXXVIII, 1991/3 (luglio-settembre) 1991, p. 401 e p. 402 nota Cfr. C. C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite de pittori bolognesi, Bologna 1678 [ed. a cura di G. Zanotti, Bologna 1841], p Sul conte bolognese poi passato alla vita religiosa e sui dipinti citati vedi F. Landolfi La Quadreria di padre Ettore Ghisilieri ( ): vicende di una ricostruzione in Accademia Clementina. Atti e memorie, 35-36, [1996], p. 146 nota 10 e p. 155; inoltre D. Mahon, a cura di, Il Guercino: Giovan Francesco Barbieri , cat. Mostra, Bologna 1991, p. 217, pp , pp e pp Archivio Notarile di Fano in Sezione Archivio di Stato di Fano (ANF/ SASF), notaio Antonio Sperandio, vol. K [1604], cc.139v-140r. Le vicende fanesi della congregazione oratoriana e della loro chiesa sono narrate in maniera estremamente particolareggiata da uno dei confratelli: v. G. Ligi, Congregazione dell Oratorio di Fano, ms. Federici/76, 1711, conservato presso la Biblioteca Federiciana di Fano. Sulla storia della annessa Biblioteca, invece, v. F. Battistelli (a cura di), Biblioteca Federiciana di Fano, Firenze La figura del pittore camaldolese Venanzio da Subiaco è stata esaustivamente indagata, ricomposta e dipanata da una quindicina d anni a questa parte e, tra le esaurienti notizie rintracciate nell Archivio di Camaldoli, Fondo Camaldoli, ms. 159 (v. L. Conigliello, a cura di, Da Antiveduto della Grammatica a Venanzio l eremita, Firenze 1993, pp ) compare nella lettura degli atti capitolari generali dal 1635 al 1655 l indicazione che tra l aprile del 1641 e il settembre del 1642 il monaco Venanzio è eletto e nominato priore dell Eremo di S. Salvatore di Monte Giove presso Fano; e questa dovette essere l occasione da parte di famiglie nobili fanesi, conosciutane la versatilità, di commissioni artistiche come il dipinto d altare con S. Giovanni Battista della cappella Vignattoli, poi Alavolini, in S. Pietro in Valle: questo traspare all esame della nota di pagamento di circa due anni dopo ( 4 dicembre 1644) comprendente anche il saldo per altri due dipinti raffiguranti Storie di S. Filippo Neri eseguiti per la cappella Petrucci della medesima chiesa (Ligi 1711, cc ). 6. Per il superamento del testamento della vedova Vignattoli e la possibilità di concedere in juspatronato ai Danieli-Alavolini la Cappella di S. Giovanni Battista in S. Pietro in Valle, v. la precisa e puntuale ricostruzione di G. Boiani Tombari, Il Guercino a Fano. Segni d arte e di nobiltà nelle cappelle del patriziato cittadino. Le fonti in Valazzi 2011, pp (Il San Giovanni Battista già nella Chiesa di S. Pietro in Valle). 7. Per la storia artistica e le esaustive indicazioni bibliografiche relative ai dipinti fanesi, vedi: a) Il libro dei Conti 1997, p. 110 (conto n. 260): Il dì 12.Ottobre [1641] Dal Sig.r Vincenzo Nolfi da Fano si è riceuto per il Quadro del Santo Angelo Custode, Schudi di Paoli n.180 quali fano di moneta nostra Schudi 232.1/2 e M. Polverari, Il Guercino. I dipinti nelle Marche, Ancona 1991, pp ; inoltre AA.VV. La Pinacoteca Civica di Fano, Cinisello Balsamo, 1993, pp (Scheda n. 41 a cura di D. Mahon). b) Il libro dei conti 1997, p. 142 (conto n. 404): Il dì 15 Marzo [1649] Dal Sig.r Auditore Fran.co Sperandio si è riceuto Schudi 300 di Paoli per il Quadro di Fano cioue del Sposalizio della Beata Vergine con San Gioseppe che fano L e soldi 10. Schudi 363 L 0,10 e Polverari 1991, pp ; inoltre AA.VV. La Pinacoteca Civica.. pp ( Scheda n. 508 a cura di D. Mahon) e F. Battistelli, La Quadreria della Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano, Fano 1999, pp c) Il libro dei Conti 1997, pp (conto n. 453): Adì 11. Marzo, 1652-Dal Mol.o R.do P: D: Leone di S: Paolo si è riceuto, per Saldo et ultimo pagamento per la S: Maria Madalena fatto ad instancia del Eme.mo Santa Croce ducatoni n:o 67 fa:no L.335- Auendo ancora pagate la zuro oltra:no che ui ne ando in opra due onze, Costo L.20- per la Tella, per il Medemo quadro, Costo L. 12- la Casetta, per Mandar a fano il quadro L. 4- fano poi in Tutto ducatoni n:0 7. L.1 fa:no L. 371 che fano in Tutto, Schudi 92 L La caparra di ungari n.0 34 et L.1 che fano ducatoni n.0 58 era stata versata otto mesi prima, il 9 agosto del 1651, sempre dallo stesso religioso don Leone di S. Paolo senza citare il Santacroce (Il libro dei Conti 1997, p. 154). Per la commissione e le vicissitudini di questo dipinto, v. Giardini in Valazzi, 2011, pp e note a p. 94 e M. M. Paolini, Apparati/Fano in B. Cleri, C. Giardini, a cura di, L Arte Confiscata, Ancona 2011, p Segnalo per esaustività l elenco dei dipinti marchigiani di Guercino ad oggi conosciuti: 1.San Nicola da Tolentino del 1637 conservato a Tolentino in collezione privata; 2. L Annuncio a Sant Anna del 1640 conservato a Tolentino nella Basilica di S. Nicola; 3. L Angelo custode del 1641 conservato a Fano nella Pinacoteca Civica; 4. La Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena del 1642 conservata ad Osimo nella Chiesa di S. Marco; 5. Madonna col Bambino e Sant Anna del conservata a Senigallia nella Chiesa di S. Martino; 6. San Michele Arcangelo del 1644 conservata a Fabriano nella Chiesa di S. Nicolò; 7. Lo Sposalizio della Vergine del 1649 conservato a Fano nella Pinacoteca S. Domenico della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano; 8. L Immacolata Concezione del 1656 conservata ad Ancona nella Pinacoteca Civica; 9. Santa Lucia del 1658 conservata a Recanati nella Pinacoteca Diocesana; 10. Santa Palazia del 1658 conservata ad Ancona nella Pinacoteca Comunale; 11. San Giovanni Battista alla fonte del 1661 conservato a Montpellier nel Museo F.-X. Fabre; 12. L Annunciazione del 1662 conservato ad Ancona nella Chiesa di S. Domenico: cfr. P. Zampetti, Pittura nelle Marche, III, Firenze , pp qui lo storico dell arte usa l espressione calderone romano! - e M. Polverari, Il Guercino. I dipinti nelle Marche, 1991, pp che forniscono, comple- 120

14 GUERCINO NELLA CHIESA DI S. PIETRO IN VALLE tandosi, sia le precedenti citazioni bibliografiche che le originarie destinazioni dei dipinti. 8. La traduzione è mia con la collaborazione di Vittorio Ciarrocchi che ringrazio della disponibilità e cortesia. 9. Per più ampie e complete notizie su tutti questi dipinti, v. F. Gozzi Guercino ed il suo Santo protettore, in D. Dotti (a cura di), Guercino. Un inedito San Giovanni Battista nel deserto, Bentivoglio 2010, pp Non mi sento di computare nel novero delle esecuzioni autografe guercinesche dei S. Giovanni Battista a figura intera l inedito oggetto del catalogo a cura di Davide Dotti, ritenendolo piuttosto opera ragguardevole della bottega. Porrei l attenzione sull illanguidimento dello sguardo rivolto verso il cielo che è un atteggiamento troppo teatrale da poterlo ricondurre alla pietas guerciniana oltre a tutta la composizione della figura che appare un po troppo molliccia rispetto alla forza ed alla fierezza di un Giovanni ben conscio del ruolo di predicatore e precursore di Cristo che Guercino nelle sue raffigurazioni ha saputo dargli. Punterei quindi ancora sulla paternità artistica indicata dalla riproduzione fotografica della fototeca zeriana e da un disegno piersantiano che indicano e conducono, più verosimilmente, l opera verso i pennelli di Benedetto Gennari: cfr. Scheda n busta 549, fasc.2 Bologna, Fototeca della Fondazione Federico Zeri, segnalato come copia da Guercino (cfr. Dotti 2010, p. 25, fig. 14 e p. 30 fig. 2) ed inoltre P. Zampetti, M. Cegna, M. Rotili (a cura di), Guida la Museo Piersanti di Matelica, Fabriano 1998, pp ove un disegno a sanguigna (mm. 420x290), preparatorio del dipinto è segnalato come Scuola del Guercino. Addirittura alcune assonanze nella realizzazione del viso, assai tondo e paffuto, rimandano ad un opera partecipante dello spirito poetico della bottega guerciniana come la pala d altare con S. Sebastiano dipinta da Benedetto Gennari poco oltre il 1652 per la Chiesa parrocchiale di S. Sebastiano a Renazzo di Cento, peraltro copia pressoché coeva di un S. Sebastiano di Guercino oggi a Pitti (cfr. N. Roio, Benedetto Gennari in E. Negro, M. Pirondini, N. Roio, La scuola del Guercino, Modena 2004, p. 136, fig.305). 10. Anonimo Pitture d Uomini Eccellenti che si vedono in diverse chiese di Fano, Fano, per la Stamperia di Andrea Donati, s. d. (ma 1740 ca.), pp Guida che è stata riprodotta da F. Battistelli, Pitture d Uomini Eccellenti nelle Chiese di Fano in Quaderno di Nuovi Studi Fanesi, 1995 ove peraltro, in una interessante composizione miscellanea, sono pubblicate altre due guide: una del 1730 ca., precedente quindi di un decennio quella pubblicata dallo stampatore Donati, era già stata pubblicata dal Mariotti, cui era pervenuta manoscritta, nel 1909 (Catalogo delle Pitture esistenti nella Città di Fano, edizione a cura di R. Mariotti, Fano 1909); l altra, invece, posteriore di una quarantina d anni e quindi verso il , conservata nel Fondo Castellani della Biblioteca Federiciana di Fano (ms. 38) è stata anche questa già pubblicata: v. N. Cecini Quadri e pitture che vi sono nelle chiese di Fano/Appendice in I. Amaduzzi, N. Cecini, L. Fontebuoni, a cura di, Collezioni private a Fano, Fano 1983, pp Seguendo lo schema di Franco Battistelli il nostro S. Giovanni alla fonte compare nella Guida del 1730 ca. (A) in maniera molto scarna: S. Giovanni del Guercino. In quella del 1740 ca. (B) la mezzariga si allunga: Il Guercino da Cento ha dipinto il Quadro nella Cappella di S. Giovanni Battista e torna a contrarsi leggermente nella Guida del : Il Quadro della Cappella di S. Gio: Batta è del Guercino (Pitture d Uomini Eccellenti nelle Chiese di Fano 1995, pp ). 11. C. N. Cochin Voyage d Italie, Parigi 1758, p. 94: è l unico quadro di S. Pietro in Valle che non gli aggrada; per altri dipinti spende infatti parole come..un beau tableau du Guide.. la tete du Crist est belle. Celle du S. Jean est admirable,..il y a plusieurs tetes d apotres très-belles. Deux autres tableaux dans le meme sanctuaire [sono il S.Pietro risana lo storpio di Simone Cantarini e il S.Pietro resuscita Tabita di Matteo Loves, entrambi oggi nella Pinacoteca Civica], bons. Première autel à droite [è l altare della cappella Marcolini di destra], une Vierge & un éveque [si tratta della Madonna col Bambino e S. Filippo Neri di Luigi Garzi oggi alla Pinacoteca Civica], assez bien &gracieux. (Cochin 1758, ivi). 12. J.-J. Le Francois De Lalande Voyage d un Francois en Italie, VII, Yverdon 1770, p Lalande è severo anche su altri dipinti che vede nella chiesa..au maitre-autel J.C. qui remet les clefs à S. Pierre, tableau du Guide, tresfroid & gris de couleur. Les deux tableaux des cotès du sanctuaire ne sont pas mauvais; ils sont de Cantarini, Venitien [sic]: celui de la droite [S. Pietro resuscita Tabita] paroit meilleur que celui de la gauche [S. Pietro risana lo storpio] (Lalande 1770, p. 253). Simone Cantarini, il Pesarese, viene indicato come pittore veneziano ed autore di entrambi i dipinti, molto probabilmente su indicazione di qualche padre della Congregazione oratoriana che non era a conoscenza della disgiunzione dell autore, tra Simone Cantarini ed il guercinesco Matteo Loves, operata già da un po di anni (1711) proprio da un confratello, seppure con non corretta indicazione e trascrizione del nome (vedi Ligi 1711 citato a nota 4). 13. T. Massarini, Cronaca Fanestre o siano memorie delle cose più notabili occorse in questi tempi nella città di Fano, a cura di G. Boiani Tombari, in Nuovi Studi Fanesi, Quaderno n. 6 (2001), p G. Monge, Dall Italia ( ), Palermo 1993, pp e p Monge porta a conoscenza della moglie oltre ai vari movimenti delle opere d arte per raggiungere la Francia anche delle vittorie di Napoleone sugli austriaci in Carinzia. 15. Cfr. M. L. Blumer, Le transport en France des objets d art cedés par le Traité de Tolentino in Revue des études italiennes, I, 1936, pp Andrà menzionato inoltre il tentativo della pittrice Marie Hadfield Cosway ( ) di realizzare un album illustrato ad acqueforti riproducenti i dipinti, soprattutto quelli provenienti dall Italia, collocati nella rinnovata Grand Galerie du Louvre di cui fu prodotto un solo volume (1802): cfr. P. Wescher, I furti d arte. Napoleone e la nascita del Louvre, Torino 1988, pp Cfr. inoltre F. Buranelli, P. Liverani, A. Nesserlath (a cura di), Laocoonte: alle origini dei Musei Vaticani, Roma 2006, p A. D Este, Memorie della vita di Antonio Canova, Firenze 1864, p D Este 1864, p. 230; v. anche F. Boyer Le Musée du Louvre àpres les restitutions d oevres d art de l étranger et les Musées des départements (1816), in Bulletin de la Société de l Histoire de l Art Francais,35,[1969] 1970 pp : il Saint Jean Baptiste à la source, rimasto in scambio, è citato a p Notice des tableaux exposés dans la Galerie du Musée Royale, Parigi 1820, p. 197, n L. Salerno, I dipinti del Guercino, Roma 1988, p. 400 n S. Loire, Le Guerchin et la France: quelques tableaux peu connus in Revue du Louvre, 38 (1988), p D. Mahon, N. Turner, The Drawings of Guercino in the Collection of her Majesty the Queen at Windsor Castle, Cambridge 1989, p S. Loire, Le Guerchin en France, Parigi 1990, p. 82: [ ]La composition n etant plus lisibile, la purification de la couche picturale [strato pittorico] a constitué l essentiel de l intervention avec l enlèvement de généreuses retouches masquant des alteration acquises au cours de temps[ ]. 24. Loire 1988, pp Loire 1990, p D. M. Stone, Guercino: catalogo completo dei dipinti, Firenze 1991, p A. Emiliani, M. Scolaro (a cura di), L Arte. Un universo di relazioni. Le mostre di Bologna , Milano Il Guercino 1968, p B. Cleri, Sebastiano Ceccarini, Fano 1992, pp L occasione è stata determinata dalla possibilità di poter esporre le tre opere guercinesche fanesi, delle quattro conosciute (l Angelo Custode, lo Sposalizio della Vergine e il S. Giovanni Battista alla fonte), nella propria Pinacoteca S. Domenico ad opera della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano che si è avvalsa della collaborazione e competenza della Soprintendenza urbinate per aggregare intorno allo Sposalizio della Vergine di sua proprietà il prestito del S. Giovanni Battista alla fonte dal Museo di Montpellier e quello congiunto tra Comune di Fano e Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola per la disponibilità dell Angelo Custode dal Museo Civico fanese, ove dal 1943 trovavasi temporaneamente depositato. 121

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