OSSERVATORIO REGIONALE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO

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1 OSSERVATORIO REGIONALE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO Anno1I Numero 01 EDITORIALE Sommario: di studio destinate agli studenti capaci e meritevoli bisognosi di sostegno economico La spesa regionale per il Diritto allo Studio nel 2008 e 2009 e tipologia degli interventi Università: autonomia come possibilità di differenziazione La borsa di studio è uno strumento fondamentale della politica pubblica per il sostegno economico degli studenti capaci e meritevoli che dimostrino di avere difficoltà nel sostenere i costi per lo studio universitario. Regione Lombardia si è sempre di più impegnata affinché l erogazione di tali borse raggiunga la totalità degli studenti richiedenti, in possesso dei requisiti di merito e di reddito necessari. Questo è avvenuto nonostante i tagli dei trasferimenti statali per il diritto allo studio. Per la copertura dell intero fabbisogno di risorse necessarie per erogare le borse, vengono ripartiti tra le università (soggetti gestori dei servizi connessi a diritto allo studio, a seguito della soppressione degli ISU) oltre 51 milioni di euro. La borsa di studio può essere erogata ad intero o ad ridotto. E utile spiegare in che cosa consista la differenza tra borse ad intero e borse ad ridotto, nonché accennare alla normativa che regola le situazioni in cui è possibile assistere alla riduzione dell della borsa di studio. Agli studenti iscritti ai corsi di laurea, di laurea specialistica ed ai corsi di specializzazione è concessa una borsa di studio secondo le modalità descritte dall articolo 9 del DPCM 9 aprile La definizione dell delle borse di studio persegue l obiettivo della copertura delle spese di mantenimento sostenute dagli studenti nelle diverse sedi. Le regioni possono diversificare gli importi sia in ragione delle condizioni economiche degli studenti, che dei livelli di spesa necessari nelle diverse sedi. Il legislatore stabilisce l minimo delle borse; le regioni e le province autonome possono ridurre tale se, dopo adeguate indagini per la individuazione dei costi di mantenimento nelle diverse città, il costo di mantenimento risulti inferiore al livello minimo dell della borsa definito dal legislatore. Qualora le regioni e le province autonome siano in grado di assicurare il servizio abitativo e di ristorazione gratuitamente e con adeguata fruibilità rispetto alla sede del corso di studi, l minimo delle borse per gli studenti fuori sede è ridotto. La borsa verrà corrisposta integralmente agli studenti il cui Indicatore della situazione economica equivalente del nucleo famigliare convenzionale sia inferiore o uguale ai due terzi del limite massimo di riferimento previsto dal legislatore. Per valori superiori, sino al raggiungimento del predetto limite, la borsa viene gradualmente ridotta sino alla metà dell minimo. Alcuni dati, riportati nell articolo che segue, risultano essere significativi in particolare gli importi delle borse di studio in Lombardia nell a.a. 2008/09 e la distribuzione delle borse negli atenei lombardi per l a.a. 2008/09.

2 Pagina 2 di studio destinate agli studenti capaci e meritevoli bisognosi di sostegno economico L ammontare delle borse di studio è differenziato in base sia alla fascia corrispondente all I.S.E.E. corretto del nucleo familiare sia alla diversa provenienza geografica dello studente, come si può vedere nella tabella. Gli importi delle borse di studio in Lombardia, a.a. 2008/09 Fuori sede Pendolari Sede I fascia II fascia III fascia Fonte: Regione Lombardia, 2009 Gli importi minimi previsti dal MIUR, a.a. 2008/09 fs Euro 4.523,78 p Euro 2.493,88 s Euro 1.705,11 Fonte: DM 29 gennaio 2008, MIUR Tabella 15. Le fasce di reddito I.S.E.E. per il calcolo dell delle borse di studio, 2008/09 Valori I.S.E.E. corretto I FASCIA Da 0,00 a ,00 II FASCIA Da ,01 a ,00 III FASCIA Da ,01 a ,00 Fonte: schema di bando, Direzione generale IFL della Regione Lombardia, Nella tabella successiva si riporta la distribuzione delle borse negli atenei lombardi per l anno accademico , disaggregato per tipologia (in sede, fuori sede e pendolari) e per della borsa (intero o ridotto). Come si può notare, gli studenti pendolari rappresentano la quota maggiore di studenti che risultano idonei alla borsa; questo connota anche un trend da parte degli studenti interregionali a frequentare le università lombarde, ed è quindi indice (indirettamente) anche della loro attrattività. L andamento delle specifiche sedi rispetto alla media regionale presenta situazioni fortemente differenziate. Ciò evidenzia un potenziale punto di approfondimento a livello regionale nell ottica dell opportunità di prevedere modelli di intervento differenziati per sede e per tipologia di idonei. Come si può vedere, il dato presentato disaggrega il numero dei beneficiari, oltre che tra pendolari, in sede e fuori sede, anche tra borse ad intero e borse ad ridotto.

3 Pagina 3 Le borse di studio a intero e ridotto per tipologia in Lombardia, a.a. 2008/09 intero FS intero P intero S ridotto FS ridotto P ridotto S Totale idonei Milano Brescia Bergamo Politecnico Milano Università Bocconi IULM Milano Università Cattolica S.Raffaele Pavia LIUC Castellanza Sc. Sup. Med. Lin. C. BO Accademia di Brera Accademia NABA Accademia B.A. S. Giulia Accademia B.A. Aldo Galli Libera Accademia B.A Accademia Carrara B.A Accademia B.A. "ACME" Cons. Musica Milano Cons. Musica Como Cons. Musica Brescia Ist. Musicale G. Donizetti Ist. Musicale F. Vittadini Società Umanitaria Sc. Sup. Med. Lin. Varese Fond. Sc. Civiche Milano LOMBARDIA

4 Pagina 4 La spesa regionale per il Diritto allo Studio nel 2008 e 2009 e tipologia degli interventi L anno 2007 e 2008 sono gli anni che hanno registrato il calo più sensibile delle risorse statali per il DSU. Infatti, dall anno della sua istituzione il Fondo integrativo è stato sempre incrementato tramite la legge finanziaria, fatta eccezione per gli anni e (figura sottoriportata). Il Fondo statale integrativo per la concessione di borse di studio e di prestiti d onore 1997/06 (migliaia di euro nominali) Tipologia degli interventi: Gli interventi attuati dalla regione in materia di diritto allo studio possono distinguersi in tre macro-tipologie, in relazione ai destinatari dell intervento: interventi destinati agli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi;interventi destinati alla generalità degli studenti. La terza tipologia riguarda interventi attivati ad hoc per studenti con particolari esigenze, per esempio i disabili o gli stranieri. Tra gli interventi destinati agli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi rientrano i seguenti strumenti: - le borse di studio; - i prestiti fiduciari; - i contributi per programmi di mobilità internazionale; - il servizio abitativo e i contributi alloggio; - le attività di collaborazione a tempo parziale; - i contributi per gli studenti diversamente abili; - i contributi per gli studenti stranieri. Occorre precisare che, nonostante la tendenza a distinguere gli interventi in base ai destinatari, molte di tali azioni possono essere rivolte a più tipologie di studenti. Alla categoria degli interventi destinati alla generalità degli studenti, appartengono tutti gli interventi accessibili a tutti gli studenti a prescindere dalla condizione economica e dal merito. Tali interventi si coniugano nei seguenti strumenti: il servizio di ristorazione; le sale studio;il servizio di prestito libri;l assistenza sanitaria; altri interventi di tipo finanziario (borse post-lauream o altro).

5 Pagina 5 Università: autonomia come possibilità di differenziazione Come gli enti territoriali, le Università sono realtà rappresentative di una comunità di riferimento, nello specifico una comunità di studiosi e studenti. A differenza però delle collettività delle autonomie locali, che vengono identificate dalla stabile e naturale appartenenza ad un territorio, quelle universitarie hanno carattere transitorio e si costituiscono al fine di realizzare le finalità istituzionali riconosciute agli atenei dall ordinamento statale. Proprio l aspetto finalistico costituisce un ulteriore elemento di differenziazione tra enti territoriali ed Università: i primi perseguono fini di carattere generale, volti a rispondere alla totalità dei bisogni che sorgono all interno della comunità della quale sono enti esponenziali; le seconde invece sono istituite per l esercizio di fini tipici e prefissati, per lo svolgimento di una funzione pubblica (l insegnamento e la ricerca scientifica) loro affidata in via pressoché e- sclusiva e che non possono nè dismettere, né sostituire. In definitiva, a fronte di tali sostanziali differenze, non sembra ultimamente condivisibile la posizione, sostenuta da autorevole dottrina, che riconduce l - autonomia universitaria nell alveo dell autonomia politica. Ancor meno sostenibile appare l assimilazione dell Università alla categoria dei cd. enti strumentali dello Stato, dotati di autonomia tecnica, che costituiscono un mero completamento dell organizzazione dell ente principale in tutto sottoposti alla direzione di questo e da questo controllati. L Università costituisce invece un ordinamento autonomo, incastonato in quello statuale che lo accoglie, lo riconosce e ne rende possibile lo sviluppo, in funzione della realizzazione di uno scopo che travalica gli interessi degli appartenenti alla comunità universitaria: ovvero il migliore svolgimento di compiti che sono affidati come compiti di interesse generale. In sintesi, l autonomia universitaria sembrerebbe costituire un genus del tutto particolare e distinto che, in un ideale continuum dell autonomia si colloca tra quella politica degli enti territoriali e la mera autonomia tecnica degli enti strumentali dello Stato, avvicinandosi tuttavia più alla prima che a quest ultima. E proprio tali peculiari implicazioni hanno portato la dottrina e la legislazione più recente a definire l Università come autonomia funzionale, in quanto ente esponenziale di una comunità di settore, dotato di poteri di autonormazione e autoamministrazione, al fine di garantire indipendenza e maggiore funzionalità nell esercizio delle funzioni tipiche ad esso attribuite. Cogliere questi aspetti risulta indispensabile per identificare una fondamentale implicazione dell autonomia, la quale, in ultima istanza, si declina nella possibilità per le diverse realtà che ne sono titolari di adottare modelli differenziati (in termini di organizzazione, obiettivi, risultati) al fine di realizzare al meglio la funzione pubblica di cui sono investite. Nel caso delle Università, dunque, dall affermazione della natura di autonomie funzionali, e dal riconoscimento di poteri di auto-normazione e auto-governo, dovrebbe conseguire la possibilità per gli atenei di adottare assetti differenziati, rimanendo pur sempre nell orizzonte definito dalla funzione pubblica la cui realizzazione è loro affidata: sembra risiedere in questo non facile (e non ancora realizzato) equilibrio il cuore pulsante dell autonomia.

6 Pagina 6 Il nodo cruciale è allora quello di identificare fino a che punto può spingersi l autonomia universitaria, e specularmente fino a dove il potere centrale può circoscriverla e delimitarla. Come osservato in dottrina si deve ritenere che allo Stato spetti predeterminare solo i tratti unitari indispensabili a garantire l uguale godimento del diritto all istruzione superiore in tutto il territorio, ma che alle Università debba essere riconosciuta in quanto enti titolari in via esclusiva della funzione e ad autonomia costituzionalmente garantita, una più ampia possibilità di differenziare sia del cosa (l offerta formativa) sia, e soprattutto del come (l organizzazione e le modalità di azione). In particolare lo Stato dovrebbe occuparsi delle procedure di istituzione di nuove Università, delle modalità di accesso alla comunità di riferimento e della definizione dei tratti essenziali dell organizzazione interna. Ma anche relativamente a quest ultimo aspetto, nella disciplina generale sarebbe auspicabile introdurre ulteriori livelli di differenziazione che riflettano le caratteristiche dimensionali e strutturali degli atenei (distinguendo almeno tra la disciplina organizzativa dei cd. mega-atenei e delle realtà di medio-piccole dimensioni), come del resto già è avvenuto, per alcuni limitati aspetti, per gli enti locali con la legge 142/1990: tale soluzione non farebbe che rispondere ad una della esigenze costituitive dell autonomia, che, per poter declinarsi pienamente, come misura del grado di differenziazione consentito a determinati soggetti nella disciplina della loro organizzazione, richiede leggi che siano sì generali, ma per categorie omogenee di situazioni. A seguito dell attuazione legislativa del disposto costituzionale, soprattutto ad opera della legge 168/1989 si è incominciato a scardinare il tradizionale assetto monolitico del sistema universitario - inteso come servizio pubblico offerto in modo uniforme su tutto il territorio nazionale - attraverso la definizione di un modello basato su una rete di atenei, anche strutturalmente diversi nei quali prevale l elemento locale e la comunità che si auto-amministra e che è in grado di esercitare l autonomia normativa in materie determinate, a tal fine esprimendo propri interessi differenziati e peculiari forme di rappresentanza. Tuttavia, tale modello previsto sulla carta non è stato realizzato sino in fondo e ad oggi permangono numerosi punti di resistenza verso l autentica affermazione di un sistema universitario differenziato. OSSERVATORIO REGIONALE DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO Comitato Scientifico dell Osservatorio È composto da: prof.ssa Lorenza Violini (Università degli studi di Milano - Statale), Coordinatore del Comitato; dr.ssa Paola Bernardi (Collegio Nuovo Pavia), prof. Giuseppe Catalano (Politecnico di Milano), prof. Giuseppe Faita (Università di Pavia), prof. Luigi Filippini (Università Cattolica di Milano), prof. Roberto Moscati (Università degli studi di Milano Bicocca). Segreteria Tecnica: è istituita presso Agenzia Regionale per l Istruzione la Formazione e il Lavoro. Contatti: Telefono: 02/667431

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